Riaprire le scuole in sicurezza

Riaprire le scuole in sicurezza devessere oggi lobiettivo di tutti Attacchi incomprensibili e infondati ai sindacati non aiutano a risolvere i problemi

Far ripartire le attività scolastiche in presenza è l’obiettivo per il quale da mesi stiamo lavorando, convinti che il diritto all’istruzione meriti di essere considerato da tutti un’assoluta priorità, da sostenere con forza non a parole, ma attraverso una politica di forte e significativo investimento, ancor più nel momento in cui è indispensabile adottare particolari modalità organizzative a tutela della salute dell’intera comunità sociale, non solo di quella scolastica.

Abbiamo per questo contribuito alla redazione del protocollo per il rientro a scuola in sicurezza il 1° settembre, ancora inattuato, così come avevamo a suo tempo collaborato attivamente alla stesura di quello che ha consentito di svolgere serenamente e positivamente gli esami di stato in presenza.

Si fa perciò molta fatica a trovare argomenti che possano giustificare i pesanti attacchi rivolti da più parti ai sindacati, tacciati ancora una volta, in modo generico e indistinto, di essere un freno ad un altrettanto generico e indecifrabile “cambiamento”. Difficile non cogliervi il tentativo di sviare l’attenzione dalle vere urgenze su cui oggi sarebbe necessario e doveroso concentrare l’attenzione, risolvendo le troppe incognite che tuttora permangono a pochi giorni dal rientro a scuola. Sviare l’attenzione dalle urgenze e dalle connesse responsabilità, che investono prima di tutto e soprattutto chi è investito di funzioni di governo.

Il sindacato, vale la pena ricordarlo, non possiede poteri decisionali, attribuiti a chi governa, ma esercita una rappresentanza sociale svolgendo in un contesto di libertà e pluralismo funzioni il cui valore è riconosciuto dalla Costituzione. Preoccupante che qualcuno consideri tutto questo come un fastidioso impiccio, paventando – come accade nei peggiori contesti totalitari – indimostrabili e inesistenti “sabotaggi”.

Su quale sarà la reale situazione alla ripresa delle attività scolastiche saranno poi i numeri a dire la verità: quanti insegnanti stabilmente al lavoro il prossimo 1° settembre, per accogliere le alunne e gli alunni, quante aule pronte con le distanze di sicurezza, quanti banchi monoposto arrivati in tempo nelle scuole.

Questioni note da tempo e per le quali abbiamo ripetutamente sollecitato interventi adeguati, che non possono certamente essere sostituiti da inaccettabili attacchi.

Al professor Galli della Loggia vogliamo dire che fra i tanti italiani che ignorano l’esistenza di uffici dei sindacati scuola nelle stanze del ministero ci siamo anche noi. Ammesso e non concesso che riservare uno spazio ai rappresentanti dei lavoratori sia da considerarsi illecito e/o disdicevole, non abbiamo infatti mai avuto, né abbiamo, uffici all’interno del Ministero. Li hanno, come previsto dalla legge 300 per chi rappresenta i lavoratori pubblici e privati, i sindacati che organizzano i dipendenti del Ministero, peraltro nel piano interrato e non al piano di ingresso. Noi non ne abbiamo e non ne avremmo bisogno, così come possiamo fare a meno delle lezioni del professore, quando sono così maldestramente imbastite. Ci serve invece trovare, al Ministero, spazi e occasioni di confronto nelle quali non abbiamo mai fatto “ostruzionismi” ma abbiamo sempre dato un positivo contributo alla soluzione dei problemi. Con osservazioni, proposte, accordi e intese, assunte sempre con chiarezza e responsabilità. Lo stesso che abbiamo fatto nei mesi di più acuta emergenza e vorremmo continuare a fare anche oggi, nell’interesse della scuola e del Paese.

Roma, 22 agosto 2020

Flc CGIL

Francesco Sinopoli

CISL Scuola

Maddalena Gissi

UIL Scuola Rua

Giuseppe Turi

SNALS Confsal

Elvira Serafini

GILDA Unams

Rino Di Meglio

Troppi problemi nelle nomine dei docenti

Gilda: troppi problemi nelle nomine dei docenti.

Gli uffici scolastici periferici sono impegnati con tutte le loro forze per terminare le operazioni di nomina in ruolo entro il termine perentorio stabilito dal Ministero per il prossimo 26 agosto.

I tempi ristretti e l’applicazione del nuovo sistema informatico stanno creando però una serie di gravi problemi, in particolare avviene che numerosi docenti vengano nominati in una provincia, diversa dalla propria, nell’ambito della regione, mentre dopo qualche giorno un collega dal punteggio anche decisamente inferiore trovi posto nel proprio stesso comune, in barba alla graduatoria.

Questo avviene per l’impossibilità, dell’amministrazione, di riuscire a registrare le rinunce alle nomine soprattutto dalle vecchie GAE, il fenomeno è particolarmente rilevante nella scuola primaria, per le rinunce di massa dei diplomati magistrali immessi nelle graduatorie con riserva. In Sicilia, addirittura, a causa degli errori si sono dovute rifare tutte le nomine.

“La Gilda degli Insegnanti -afferma Rino Di Meglio- aveva segnalato tale criticità al ministero e aveva suggerito di tenerne conto, magari chiedendo agli interessati di comunicare in anticipo la loro decisione di rinuncia alla nomina consentendo un immediato travaso di posti da GAE a Graduatorie di merito garantendo così maggior libertà di scelta a chi si trova posizionato meglio in graduatoria. Il Ministero, come da diversi mesi a questa parte, è rimasto sordo ai nostri suggerimenti”.

Ci sono inoltre mail con le istruzioni e i termini per scegliere le sedi che non arrivano ai destinatari, forse perché mai partite, oppure che arrivano solo a chi sta in coda alla graduatoria, Uffici territoriali che cancellano tutti gli avvisi già inviati.

A completare il quadro problematico, l’applicazione della famigerata norma che obbliga i neo assunti a restare per 5 anni nella stessa scuola, senza neppure la possibilità di un’assegnazione provvisoria.

“Peccato -sostiene di Meglio- che un evento importante e professionalmente appagante come l’assunzione a tempo indeterminato si trasformi per buona parte degli aspiranti insegnanti in un motivo di ansia e preoccupazione a causa della burocrazia ministeriale”.

La stessa fretta e frenesia si sta riscontrando nella gestione delle domande per le GPS (le graduatorie per le supplenze) la cui validazione è stata demandata, senza nessun preavviso alle segreterie delle scuole, cui va tutta la nostra solidarietà ed appoggio, che dovranno in pochi giorni tentare l’operazione impossibile di verificare la regolarità di quasi 2 milioni di domande.

Una percentuale molto alta delle domande vagliate contiene errori, ma alla fine gran parte delle domande resteranno prive del controllo preliminare. Inoltre agli interessati non è data alcuna possibilità di richiedere la correzione di errori, mediante la pubblicazione di una graduatoria provvisoria.

È sgradevole esser costretti a rilevare che il Ministero non accetti nessun ragionevole suggerimento, limitandosi a propagandare un’inesistente efficienza del nuovo sistema informatizzato, mentre invece la situazione reale è semplicemente drammatica.

Considerata la situazione che si è creata e a garanzia della massima trasparenza nelle operazioni -Rino Di Meglio- suggerisce al Ministero di consentire la partecipazione delle OOSS alle operazioni di assegnazione della provincia e della titolarità di scuola ai neoassunti, come sempre fatto in passato, e chiede la possibilità per i neoassunti, dopo il superamento del periodo di prova, di presentare la domanda di mobilità per ottenere la sede definitiva di titolarità.

Coronavirus, il documento dell’Iss: “La scuola deve ripartire, ecco come”

da la Repubblica

Michele Bocci

È diventato ufficiale il documento con le indicazioni per la gestione dei focolai di coronavirus nelle scuole anticipato da Repubblica. “In una prospettiva di possibile circolazione del virus a settembre e nei prossimi mesi è stato necessario sviluppare una strategia nazionale di risposta a eventuali casi sospetti e confermati in ambito scolastico o che abbiano ripercussioni su di esso, per affrontare le riaperture con la massima sicurezza possibile e con piani definitivi per garantire la continuità”, spiega il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro. “La necessità di riprendere le attività scolastiche è indicata da tutte le agenzie internazionali, tra le quali l’Oms, come una priorità ed è tale anche per il nostro Paese”.

Le raccomandazioni illustrano come si deve agire quando si trova un alunno, o un operatore della scuola, con sintomi compatibili con il virus (sono una lunga serie, dalla tosse, all’affanno, dalla diarrea ai dolori muscolari) o con la temperatura superiore a 37,5°. Nell’istituto, bisogna avere una stanza dove isolare l’allievo mentre si aspetta l’arrivo dei genitori. Sono loro a contattare pediatra o medico di famiglia che a sua volta, se lo ritiene necessario, richiede il tampone alla Asl. In caso di positività si valuta l’isolamento di tutti i compagni di classe e dei docenti che hanno avuto contatti con il contagiato nelle 48 ore precedenti. Con un caso, dicono gli esperti, non va automaticamente chiusa la scuola ma il dipartimento di prevenzione della Asl deve valutare la situazione anche in base alla circolazione del virus in quel momento nell’area dove si trova la scuola. Se viene contagiato un docente o un altro lavoratore scolastico si valuteranno i suoi contatti, sempre nei due giorni prima, e si avvieranno eventuali quarantene.

Tutte le scuole dovranno nominare un referente, che dialogherà con la Asl. Nei dipartimenti di prevenzione dovrà esserci un medico di riferimento per ogni istituto. Nelle scuole dovranno esserci registri che tengono conto di tutti gli spostamenti di docenti e supplenti nelle classi e di eventuali attività svolte da uno o più alunni fuori dalla propria aula. A ogni bambino verrà misurata la febbre dai genitori la mattina, prima dell’ingresso a scuola.

Il documento è stato messo a punto da Istituto superiore di sanità, ministero della Salute, ministero dell’Istruzione, Inail, Fondazione Bruno Kessler, Regione Veneto e Regione Emilia-Romagna.


Scuola, lo sdegno dei sindacati: “Non siamo dei sabotatori, Azzolina si assuma le sue responsabilità”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Promettono un documento unitario, ma intanto lo sdegno è alle stelle dopo le parole della ministra Lucia Azzolina nell’intervista a Repubblica contro i sindacati (“c’è chi rema contro”, sino ai sabotatori al loro interno). Reagisce Lena Gissi, segretaria della Cisl Scuola: “Nella scuola abbiamo un modello: lavorare di più e apparire di meno. Da sempre abbiamo imparato a remare per portare la nave in porto, ci rendiamo conto che la ministra vuole fare il comandante modello Schettino”.

Non da meno Francesco Sinopoli, segretario della Flc-Cgil: “Al netto del fastidio e dello sconcerto che proviamo il fatto grave è che di fronte a un disastro, che noi avevamo previsto e rispetto al quale abbiamo cercato di dare il nostro contributo per evitarlo, la ministra cerca di scaricare le responsabilità che sono le sue e del governo. Ma questo tentativo imbarazzante di attribuire la colpa al sindacato non funzionerà”.

Sulla stessa linea il segretario della Uil Scuola Pino Turi: “Un classico italiano: gridare al complotto per nascondere le proprie inefficienze”.

Insomma per Sinopoli nulla di nuovo sotto il sole: “Si tratta della solita operazione politica. E’ un allarme per tutti l’aumento dei contagi, ma sappiamo benissimo che i ritardi accumulati sino ad ora sono difficilmente recuperabili, che le risorse stanziate, faticosamente recuperate grazie alla spinta dei sindacati e dei movimenti, non bastano. Inoltre continua la mancanza di coordinamento tra attori istituzionali. Questi i fatti che mostrano chiaramente di chi sono le responsabilità, la ministra si occupi di fare il suo lavoro, nel tempo ristretto che rimane, per la riapertura scuola”.

Certo è che le dichiarazioni di Lucia Azzolina gettano scompiglio, riaccendono uno scontro in atto da mesi, ben prima della pandemia, partito sui concorsi. Sulla ripartenza della scuola a settembre i sindacati ricordano il documento firmato il 6 agosto. “I sindacati non hanno alcun interesse a sabotare l’apertura della scuola – controbatte Lena Gissi – anche perché ci stanno già pensando i ritardi della gestione burocratica e amministrativa del ministero nonchè le difficoltà che ha rappresentanto il commissario Arcuri descrivendo i tempi di consegna dei banchi richiesti dalle scuole”.

Dai banchi monoposto ai trasporti, dalle aule mancanti agli organici: è tutto ancora un’incognita. “In un momento così importante per il paese, che vive un dramma di natura sociale ed economica, l’atteggiamento superficiale sul piano comunicativo della ministra ci preoccupa notevolmente” incalza la segretaria della Cisl Scuola. “Solo il nostro alto senso di responsabilità ci guida ancora una volta a portare la nave lontano dagli scogli, ma da soli sarà difficile. Per questo insieme alle famiglie e agli alunni continueremo a insistere e a lottare perché la scuola possa aprire e restare aperta per tutto l’anno in attesa di un possibile rimedio medico al virus”.

Lucia Azzolina contesta ai sindacati una “resistenza al rinnovamento”. Il tema? Concorsi, in riferimento a quello straordinario per chi ha più di 36 mesi di servizio nella scuola (medie e superiori), slittato ad ottobre. Una prova per soli titoli o di merito rispetto a insegnanti che hanno tenuto aperte le scuole in tutti questi anni? Lo scontro, presente anche in maggioranza, fu placato dalla mediazione del premier Conte.

Entriamo nel merito dello scontro – incalza Lena Gissi –  le nostre proposte vengono fuori dalla necessità di garantire la copertura delle cattedre vacanti, con docenti veri e non ologrammi, dal primo giorno, possibilmente in tutte le scuole italiane. Non abbiamo mai contrastato i concorsi ordinari, che fanno parte delle procedure previste dal nostro ordinamento: abbiamo sempre sostenuto che, vista l’emergenza dell’anno Covid, la selezione dei precari doveva essere ridefinita, con procedure in grado di far cominciare l’anno scolastico con tutto il personale in servizio”.

Francesco Sinopoli non ci sta: “Migliaia di cattedre vuote, che sarebbe stato un problema per l’avvio dell’anno scolastico, come accadrà. Questo volevamo evitare. L’ostinato tentativo di presentarci come quelli della sanatoria non funziona”.

“Possiamo finirla con la storia del ricatto sindacale?” tuona la Uil Scuola. “Mentre i nodi arrivano al pettine, assistiamo ad una reazione scomposta del ministro dell’Istruzione, che con il ricorso ad una serie infinita di luoghi comuni e stereotipi – le donne, il sessismo, la resistenza al cambiamento, il sindacato cattivo – si costruisce un ruolo di vittima sacrificale alla vigilia di una apertura della scuola che come un mantra ripete ossessivamente (chissà se ci crede anche lei)” il commento di Pino Turi.

“Bisogna trovare il colpevole – continua il segretario della Uil Scuola- Cosa c’è di più facile che individuarlo nel sindacato. Come se non sapesse – il ministro – che il sindacato ha una base di centinaia di migliaia di lavoratori, oggi disorientati dalle sue decisioni, che non si sentono rappresentati da un ministro autoreferenziale, che non tollera la critica”.

Dal primo settembre corsi di recupero PAI e PIA, retribuzione

da OrizzonteScuola

Redatti i modelli del Piano di Integrazione degli apprendimenti e del Piano di Apprendimento individualizzato, ai sensi degli artt. 3 e 6 dell’O.M. n. 11 del 16/05/2020, è giunto il momento, in moltissime scuole italiane, di dare risposte alle molteplici richieste di interventi finalizzati a “recuperare” ciò che, a detta di molti docenti, non è stato possibile fare in corso d’anno, per la molteplicità di concause note a tutti. Questa operazione, però, ha un costo. Quante scuole potranno sostenerli? Anche in questo viaggio ci lasceremo accompagnare da un dirigente scolastico, più volte nostro ospite gradito. Il dirigente scolastico dell’istituto Statale di Istruzione Superiore della Bassa Friulana di Cervignano del Friuli, il prof. Oliviero Barbieri, apprezzato e stimato per la sua professionalità.

Il PIA

Il Piano di integrazione degli apprendimenti è il documento che i Consigli di Classe/docenti contitolari della classe hanno predisposto, in cui sono state individuate e progettate le attività didattiche eventualmente non svolte rispetto alle progettazioni di inizio anno ed i correlati obiettivi di apprendimento (ex art. 6 comma 2 dell’O.M. prot. 11 del 16/05/2020).

Il PAI

Il Piano di apprendimento individualizzato è stato predisposto dai docenti contitolari della classe o dal consiglio di classe per gli alunni ammessi alla classe successiva, (tranne che nel passaggio alla prima classe della scuola secondaria di primo grado ovvero alla prima classe della scuola secondaria di secondo grado), in presenza di valutazioni inferiori a sei decimi. Nel piano sono stati indicati, per ciascuna disciplina o aree disciplinari, gli obiettivi di apprendimento da conseguire, ai fini della proficua prosecuzione del processo di apprendimento nella classe successiva, nonché specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento. Il piano di apprendimento individualizzato è stato allegato al documento di valutazione finale, (ex art. 6 comma 1 dell’O.M. prot. n.11 del 16/05/2020); – le attività relative sia al Piano di integrazione degli apprendimenti sia al Piano di apprendimento individualizzato integrano ove necessario, il primo periodo didattico (trimestre o quadrimestre) e comunque proseguono, se necessari, per l’intera durata dell’anno scolastico 2020/2021 (ex art. 6 comma 3 dell’O.M. prot. n.11 del 16/05/2020) e costituiscono attività ordinaria (per gli alunni) a decorrere dal 1° settembre 2020 ai sensi dell’articolo 1, comma 2 del Decreto legge 8 aprile 2020, n. 22; 2.

Non esistono due PAI: il Piano Annuale di Inclusione non esiste più da un anno

Il Decreto Legislativo n. 96/2019 denominato “Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, recante: «Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera c), della legge 13 luglio 015, n. 107», ha introdotto il Piano d’Inclusione, di fatto portando in soffitta il precedente PAI. Dunque, nessuna possibilità di sbagliare parlando di PAI. Il Decreto Legislativo introduce, prioritariamente, al di là dell’aggiustamento della nomenclatura: l’utilizzo dei criteri dell’ICF; l’entrata in funzione del Gruppo per l’Inclusione Territoriale in riferimento all’assegnazione delle risorse per il sostegno; la definizione delle misure di accompagnamento per la formazione in servizio del personale scolastico.

Declinazione modulare del tempo scuola

Così come previsto nel “Adozione del Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l’anno scolastico 2020/2021”, gli strumenti di autonomia didattica e organizzativa previsti dagli artt. 4 e 5 del DPR n. 275/99 possono consentire un diverso frazionamento del tempo di insegnamento, più funzionale alla declinazione modulare del tempo scuola anche in riferimento alle esigenze che dovessero derivare dall’effettuazione, a partire dal 1 settembre 2020 e in corso d’anno 2020-2021, delle attività relative ai Piani di Apprendimento Individualizzati (PAI) e ai Piani di Integrazione degli Apprendimenti (PIA) di cui all’OM 16 maggio 2020, n. 11. Con particolare riferimento alle attività da porre in essere a vantaggio degli alunni ammessi all’anno scolastico 2020-21 con Piano di Apprendimento Individualizzato ed alle indicazioni della OM già richiamata, le istituzioni scolastiche hanno l’opportunità di coinvolgere a partire dal 1 settembre, in percorsi di valorizzazione e potenziamento, anche gli alunni che, pur non essendo esplicitamente destinatari di progetti finalizzati al recupero, siano positivamente orientati al consolidamento dei contenuti didattici e delle competenze maturate nel corso dell’a.s. 2019-2020, ferma restando la data ufficiale di inizio delle lezioni che sarà individuata e successivamente comunicata, per i diversi territori, dalle competenti Giunte regionali sulla base di quanto stabilito dall’ordinanza ministeriale attuativa dell’art. 2, comma 1, lettera a) del decreto legge 8 aprile 2020, n. 22 convertito con modificazioni dalla legge 6 giugno 2020, n. 41. 7 Tale programmazione sarà inserita nell’aggiornamento del Piano triennale dell’Offerta formativa per l’anno scolastico 2020-2021, nei termini già previsti dalla norma.

Attività didattica ordinaria per gli studenti, non per i docenti

Le attività relative al Piano di Integrazione degli Apprendimenti, nonché al Piano di Apprendimento Individualizzato, costituiscono attività didattica ordinaria per gli studenti e hanno inizio a decorrere dal 1° settembre 2020 e integrano, ove necessario, il primo quadrimestre e comunque proseguono, se necessarie, per l’intera durata dell’anno scolastico 2020/2021.

Resta l’obbligo della certificazione delle competenze alla fine della classe quinta primaria e terza secondaria di I grado (DM 742/2017). Per gli alunni con disabilità certificata ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, si procede alla valutazione sulla base del Piano Educativo Individualizzato (PEI) come eventualmente rivisto nel corso dell’anno che può essere integrato con il piano di apprendimento individualizzato in caso di carenze negli apprendimenti. Per gli alunni con disturbi specifici di apprendimento certificati la valutazione degli apprendimenti e legata al PDP, lo stesso per gli alunni con bisogni educativi speciali non certificati ma con PDP; per entrambe le categorie il PDP può essere integrato dal piano di apprendimento individualizzato.

Chi paga le attività?

Orizzonte scuola aveva già espresso una valutazione in merito nell’articolo “Corsi di recupero 1° settembre, attività da retribuire? Come? Il Collegio docenti decide modalità, strategie e attività” dell’Avv. Marco Barone, il quale, in esordio, si domandava proprio: “Cosa si intende per attività didattica ordinaria? E quale il personale coinvolto? E’ attività funzionale o aggiuntiva?”.

L’avvocato Barone rappresentava, giustamente, che “Il comma 3 dell’OM del 16 maggio afferma che “Ai sensi dell’articolo 1, comma 2 del Decreto legge, le attività relative al piano di integrazione degli apprendimenti, nonché al piano di apprendimento individualizzato, costituiscono attività didattica ordinaria e hanno inizio a decorrere dal 1° settembre 2020”. Il DL del 22 aprile afferma: Le ordinanze di cui al comma 1 definiscono le strategie e le modalità dell’eventuale integrazione e recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019/2020 nel corso dell’anno scolastico successivo, a decorrere dal 1° di settembre 2020, quale attività didattica ordinaria”. Sarà necessaria una interpretazione autentica della norma? Si intende forse come attività funzionale del personale docente ai sensi dell’articolo 29 del CCNL scuola? Si intende attività obbligatoria per i soli studenti? Si intende attività obbligatoria che deve garantire la sola istituzione scolastica? E quale il personale che deve essere coinvolto in questa attività? Il docente che ha predisposto il piano di recupero o sulle discipline? E sulla base di quale criterio verrà individuato il personale docente? Se è attività funzionale, non potrebbe essere previsto alcun tipo di compenso accessorio, anche sotto forma di bonus per il personale coinvolto, se invece è da intendersi come attività aggiuntiva, che implica la necessità della disponibilità del personale coinvolto, andrà invece riconosciuta una forma di compenso prendendo anche in via analogica come riferimento la tabella 5 allegata al CCNL del 2006/2009. Nulla osta sul punto che in sede di contrattazione integrativa si possa disporre anche in tal senso. Da ribadire che il comma 5 dell’OM apre alla massima flessibilità con il personale interno della scuola e pertanto: Ai sensi degli articoli 4 e 5 del Regolamento sull’autonomia, le attività didattiche di cui al presente articolo sono realizzate attraverso l’organico dell’autonomia, adottando ogni forma di flessibilità didattica e organizzativa e facendo convergere sul prioritario sostegno agli apprendimenti le iniziative progettuali. Pertanto, si potrebbe desumere che sia necessaria la disponibilità del personale coinvolto a svolgere tale attività e che spetta comunque una pianificazione collegiale e non dirigenziale”.

Le attività vanno retribuite e a deliberare deve essere il Collegio del Docenti

Riteniamo, come il dirigente scolastico dell’istituto Statale di Istruzione Superiore della Bassa Friulana di Cervignano del Friuli, il prof. Oliviero Barbieri, che le attività finalizzate all’attivazione dei corsi PIA e PAI vanno retribuite e che i docenti, nell’approvazione del Piano delle attività devono assolutamente prevedere che i corsi siano da intendersi a pagamento e a prestazione volontaria, come d’altronde sono indirizzati la maggior parte delle scuole italiane, tranne che non si voglia articolare gli stessi all’interno del monte orario settimanale previsto per ciascun grado e ordine di scuola e per ciascun istituto, in piena autonomia organizzativa.

Norme contrattuali violate dall’OM 11

Il CCNL non inquadra i corsi di recupero PAI e PIA nella didattica ordinaria. Anzi, di più, li prevede giustamente come attività di insegnamento aggiuntiva e, dunque, non obbligatoria. L’introduzione del PAI e del PIA, se non remunerate, potrebbero violare il contratto di Lavoro e di fatto introdurre un nuovo servizio obbligatorio che aprirà, certamente, a contenziosi infiniti. L’unica via d’uscita è la delibera del Collegio dei docenti e del CdI, una revisione della contrattazione decentrata e, naturalmente, un inizio postergato dei corsi.

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Rientro a scuola: il docente può fare la DaD se è in quarantena?

da La Tecnica della Scuola

Tra le criticità segnalate nel documento “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”, realizzato da Istituto superiore della Sanità, Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, INAIL, Fondazione Bruno Kessler, Regione Veneto e Regione Emilia-Romagna, una riguarda la situazione del docente in quarantena e la possibilità di svolgere lezioni a distanza.

Viene infatti specificato che “dovrebbe essere identificato il meccanismo con il quale gli insegnanti posti in quarantena possano continuare a svolgere regolarmente la didattica a distanza, compatibilmente con il loro stato di lavoratori in quarantena”.

Ricordiamo che un lavoratore in quarantena è considerato in malattia, quindi il suo stato sarebbe incompatibile con lo svolgimento di qualunque attività lavorativa.

Dovrà essere pertanto chiarito il prima possibile se un docente che è posto in quarantena, ma non è di fatto malato, possa fare la DaD e come dovrà essere inquadrata la sua assenza.

Nel caso non fosse possibile fare lezione on-line, il docente dovrà essere sostituito da un supplente?

Insomma, gli interrogativi sono molti e dovranno ottenere quanto prima una risposta, per consentire il regolare avvio del prossimo anno scolastico.

Rientro a scuola: i rischi professionali dell’insegnante

da La Tecnica della Scuola

A ridosso del rientro a scuola, il prossimo 14 settembre, mentre parliamo tanto (ma non abbastanza) di docenti fragili, a rischio di contrarre il Coronavirus, data l’anagrafica elevata che li rende particolarmente vulnerabili (oltre 300 mila docenti hanno più di 55 anni), ecco che ci imbattiamo in un’interessante ricerca sui lavori migliori e quelli peggiori dal punto di vista della salute. E come c’era da immaginare, accanto ai dati rassicuranti sui bassi rischi della professione insegnante quanto a salute generale, che colloca gli insegnanti di scuola media al settimo posto della classifica, tra i lavori tutto sommato più sicuri, specie in fatto di postura; dall’altra sponda ci preoccupano i dati riguardanti le probabilità di contrarre un’infezione da Coronavirus, laddove le condizioni di lavoro non consentissero, come temiamo, il rispetto delle precauzioni minime, quali il distanziamento, su cui tanto si argomenta in questi giorni.

Ma diamo un’occhiata alla classifica.

La classifica generale

I 10 lavori migliori per la salute generale sono:

1. Contabili
2. Programmatori
3. Manager Informatici
4. Marketing Manager
5. Avvocati
6. Fisici
7. Insegnanti di scuola media
8. Rivenditori al dettaglio
9. Architetti
10. Ricercatori scientifici

Come ci spiegano gli autori della ricerca, Kaizen e Lenstore, rispettivamente agenzia londinese di Digital PR e azienda produttrice di lenti a contatto, ciò che rende salutare il mestiere dell’insegnante (di scuola media) è il fatto che i docenti non siano soggetti a movimenti rischiosi per la postura e spendano gran parte del tempo (o così dovrebbe essere) in un ambiente sicuro e confortevole.

Le altre classifiche

Dal punto di vista dei problemi muscolari e delle articolazioni, addirittura, gli insegnanti sono i primi in classifica: ciò significa che hanno meno problemi degli altri. Quali variabili sono state prese in considerazione? Il tempo speso a piegarsi; il tempo speso a inginocchiarsi, accovacciarsi, strisciare; il tempo speso a ripetere gli stessi movimenti. E siamo certi, leggendo questi criteri, che i maestri di scuola primaria o di scuola dell’infanzia, non raggiungerebbero la vetta della classifica come hanno fatto i colleghi della secondaria.

Gli insegnanti di scuola media, inoltre, figurano decimi tra le professioni meno a rischio di incontrare pericoli. Coloro che praticano questa professione, infatti, non sono particolarmente esposti ad agenti contaminanti, radiazioni o attrezzi pericolosi.

Il rischio di infezione

Quanto ci turba, invece, come abbiamo preannunciato, è il risultato relativo al rischio di infezione, che prende in considerazione l’esposizione a malattie e infezioni e la prossimità fisica, criteri rispetto ai quali la professione insegnante si colloca al 25° posto su 48 professioni. La prossimità, sebbene sia la cifra della didattica, oggi diventa un pericolo.

Insomma, torniamo alla questione di sempre: mascherina o non mascherina, ciò che conta più di tutto è il distanziamento, è lì che ci giochiamo il meglio della nostra partita contro il virus.

Per l’infografica online della ricerca clicca qui: https://www.lenstore.it/ricerca/migliori-e-peggiori-lavori-per-la-salute/

Rientro, ogni scuola registrerà movimenti, contatti e assenze per motivi di salute

da La Tecnica della Scuola

Identificare un referente scolastico per il Covid-19 adeguatamente formato, tenere un registro degli eventuali contatti tra alunni o personale di classi diverse, richiedere la collaborazione dei genitori per misurare ogni giorno la temperatura del bambino, realizzare un registro delle eventuali assenze per motivi di salute riconducibili al Covid-19: sono i perni – a nostro avviso almeno in parte non facilmente realizzabili – del rapporto “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia” realizzato da Istituto superiore della Sanità, Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, INAIL, Fondazione Bruno Kessler, Regione Veneto e Regione Emilia-Romagna.

Isolare prima di tutto l’alunno con sintomatologia

Il documento, che contiene anche i comportamenti da seguire e le precauzioni da adottare nel momento in cui un alunno o un operatore risultino casi sospetti o positivi, indica che “se un alunno manifesta la sintomatologia a scuola, le raccomandazioni prevedono che vada isolato in un’area apposita assistito da un adulto che indossi una mascherina chirurgica e che i genitori vengano immediatamente allertati ed attivati”.

Ruolo attivo dei genitori

“Una volta” che l’alunno verrà “riportato a casa, i genitori devono contattare il pediatra di libera scelta o medico di famiglia, che dopo avere valutato la situazione, deciderà se è necessario contattare il contattare il Dipartimento di prevenzione (DdP) per l’esecuzione del tampone”.

Si prevede, quindi, “la collaborazione dei genitori nel contattare il proprio medico curante per le operatività connesse alla valutazione clinica e all’eventuale prescrizione del tampone naso-faringeo” dei ambini che presentino sintomi.

Le indagini “allargate”

Se poi “il test di un alunno è positivo” si svolgeranno “indagini sull’identificazione dei contatti e il Ddp competente valuterà le misure più appropriate da adottare tra le quali, quando necessario, la quarantena per i compagni di classe, gli insegnanti e gli altri soggetti che rientrano nella definizione di contatto stretto”.

“La scuola in ogni caso deve effettuare una sanificazione straordinaria. Fra i compiti degli istituti anche il monitoraggio delle assenze, indice di una diffusione del virus e che potrebbero necessitare di una indagine mirata da parte del DdP” ovvero il Dipartimento di prevenzione.

L’incidenza? Impossibile da valutare

Dal documento si evince che ad oggi risulta difficile stimare al momento quanto la riapertura delle scuole possa incidere su una ripresa della circolazione del virus in Italia.

“In primo luogo – si legge – non è nota la trasmissibilità di Sars-CoV-2 nelle scuole. Più in generale, non è noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano Sars-CoV-2 rispetto agli adulti, anche se la carica virale di sintomatici e asintomatici, e quindi il potenziale di trasmissione, non è statisticamente differente. Questo non permette una realistica valutazione della trasmissione di Sars-CoV-2 all’interno delle scuole nel contesto italiano. Non è inoltre predicibile il livello di trasmissione (Rt) al momento della riapertura delle scuole a settembre”.

Monitoraggi assenze, referente per il Covid e registro contatti: pubblicate indicazioni ufficiali dell’ISS

da Tuttoscuola

Pubblicato il rapporto “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia” messo a punto da ISS, Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, INAIL, Fondazione Bruno Kessler, Regione Veneto e Regione Emilia-Romagna, che contiene anche i comportamenti da seguire e le precauzioni da adottare nel momento in cui un alunno o un operatore risultino casi sospetti o positivi. Tra le raccomandazioni: identificare un referente scolastico per il Covid-19 adeguatamente formato, tenere un registro degli eventuali contatti tra alunni e/o personale di classi diverse, richiedere la collaborazione dei genitori per misurare ogni giorno la temperatura del bambino e segnalare eventuali assenze per motivi di salute riconducibili al Covid-19.

Scarica il documento dell’ISS

“Questo documento è il frutto di un impegno condiviso tra molte istituzioni nazionali e Regioni e Province Autonome. La necessità di riprendere le attività scolastiche è indicata da tutte le agenzie internazionali, tra le quali l’Oms, come una priorità ed è tale anche per il nostro Paese – commenta il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro –. Pertanto, in una prospettiva di possibile circolazione del virus a settembre e nei prossimi mesi, è stato necessario sviluppare una strategia nazionale di risposta a eventuali casi sospetti e confermati in ambito scolastico o che abbiano ripercussioni su di esso, per affrontare le riaperture con la massima sicurezza possibile e con piani definiti per garantire la continuità”.

Il documento, di taglio operativo, descrive le azioni da intraprendere nel caso un alunno o un operatore scolastico abbia dei sintomi compatibili con il Covid-19, sia a scuola che a casa. Ad essere attivati saranno il referente scolastico, i genitori, il pediatra di libera scelta o il medico di medicina generale e il dipartimento di Prevenzione.

Se ad esempio un alunno manifesta la sintomatologia a scuola, le raccomandazioni prevedono che questo vada isolato in un’area apposita assistito da un adulto che indossi una mascherina chirurgica e che i genitori vengano immediatamente allertati ed attivati. Una volta riportato a casa, i genitori devono contattare il pediatra di libera scelta o medico di Medicina Generale che, dopo avere valutato la situazione, deciderà se è necessario contattare il Dipartimento di Prevenzione (DdP) per l’esecuzione del tampone. Se il test è positivo il DdP competente condurrà le consuete indagini sull’identificazione dei contatti e valuterà le misure più appropriate da adottare tra le quali, quando necessario, l’implementazione della quarantena per i compagni di classe, gli insegnanti e gli altri soggetti che rientrano nella definizione di contatto stretto. La scuola in ogni caso deve effettuare una sanificazione straordinaria. Fra i compiti degli istituti il documento prevede anche il monitoraggio delle assenze, per individuare ad esempio casi di classi con molti alunni mancanti che potrebbero essere indice di una diffusione del virus e che potrebbero necessitare di una indagine mirata da parte del DdP.

Il documento sottolinea che è difficile stimare al momento quanto la riapertura delle scuole possa incidere su una ripresa della circolazione del virus in Italia. “In primo luogo – scrivono gli esperti –, non è nota la trasmissibilità di SARS-COV-2 nelle scuole. Più in generale, non è noto quanto i bambini, prevalentemente asintomatici, trasmettano SARS-COV-2 rispetto agli adulti, anche se la carica virale di sintomatici e asintomatici, e quindi il potenziale di trasmissione, non è statisticamente differente. Questo non permette una realistica valutazione della trasmissione di SARS-COV-2 all’interno delle scuole nel contesto italiano. Non è inoltre predicibile il livello di trasmissione (Rt) al momento della riapertura delle scuole a settembre”. È previsto che il documento venga aggiornato per rispondere alle esigenze della situazione e alle conoscenze scientifiche man mano acquisite.

Responsabilità DS: scudo penale sì, scudo penale no

da Tuttoscuola

Una pacca sulla spalla, un grazie e un apprezzamento per l’impegno già profuso e per quello da assicurare per le prossime settimane non bastano certamente a tranquillizzare i dirigenti scolastici sotto attacco anche per le diffide che si stanno approntando nei loro confronti. Ci ha provato anche la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina a cercare di rasserenare gli animi, affidando al capo dipartimento Max Bruschi una nota di chiarimento in tal senso (prot. 1466 del 20 agosto 2020, “Responsabilità dei DS in materia di prevenzione e sicurezza”). Ma sembra che non abbia ottenuto l’effetto sperato, tanto che girano sul web le prime reazioni di molti DS che, senza mezzi termini, parlano di una “nota che vale 0”.

La tutela che anche i sindacati dei DS (Anp innanzitutto) chiedono da tempo è uno specifico scudo normativo che li metta al sicuro e che tenga conto della nuova particolare condizione in cui si troveranno ad operare per l’emergenza del Covid 19, considerando anche il contesto e l’utenza che hanno caratteristiche ben diverse da quelle degli altri datori di lavoro (pubblici e privati).

Ma finora le loro richieste sono cadute nel vuoto, così come non hanno trovato accoglimento in sede parlamentare proposte inserite nei numerosi provvedimenti legislativi degli ultimi mesi.

La preoccupazione dei dirigenti scolastici tiene conto anche di una consolidata esperienza negativa che, a fronte di cause civili intentate da genitori, non dispongono, come sarebbe logico, della difesa pubblica da parte della Avvocatura dello Stato che da anni ha rinunciato a difendere singoli dirigenti per l’impossibilità di far fronte a un contenzioso cresciuto nel tempo in forma esponenziale.

Nuovi cirenei e capri espiatori: lo sceriffo con la stella di latta ha una nuova configurazione.

Ritorno a scuola: la responsabilità dei DS in materia di prevenzione e sicurezza per Covid 19

da Tuttoscuola

La responsabilità del datore di lavoro è ipotizzabile solo in caso di violazione della legge o di obblighi derivanti dalle conoscenze sperimentali o tecniche, che nel caso dell’emergenza da COVID-19 si possono rinvenire nei protocolli e nelle linee guida governativi e regionaliGli ordinari criteri di imputazione della responsabilità possono ritenersi idonei a destituire di fondamento interpretazioni penalizzanti per i datori di lavoro. E’ quanto afferma la nota del Ministero dell’Istruzione sulla responsabilità dei DS in materia di prevenzione e sicurezza – Covid 19, inviata agli USR e ai dirigenti scolastici e firmata dal capo dipartimento Max Bruschi.

Leggi la nota integrale

La nota ha lo scopo di tranquillizzare i dirigenti scolastici in merito alla loro responsabilità qualora di verifichino casi di positività al Coronavirus a scuola. “In merito alle responsabilità dei dirigenti scolastici – spiega la nota -, già la circolare INAIL n. 22 del 20 maggio 2020, in premessa ricorda che ‘l’art. 42, comma 2, del decreto legge 17 marzo 2020, n. 18, ha chiarito che l’infezione da SARS-Cov-2 è tutelata dall’Inail quale infortunio sul lavoro e ciò anche nella situazione eccezionale di pandemia causata da un diffuso rischio di contagio in tutta la popolazione’, ma ha precisato che ‘il riconoscimento dell’origine professionale del contagio, si fonda in conclusione, su un giudizio di ragionevole probabilità ed è totalmente avulso da ogni valutazione in ordine alla imputabilità di eventuali comportamenti omissivi in capo al datore di lavoro che possano essere stati causa del contagio’. Non possono, perciò, confondersi i presupposti per l’erogazione di un indennizzo Inail (basti pensare a un infortunio in ‘occasione di lavoro’ che è indennizzato anche se avvenuto per caso fortuito o per colpa esclusiva del lavoratore), con i presupposti per la responsabilità penale e civile che devono essere rigorosamente accertati con criteri diversi da quelli previsti per il riconoscimento del diritto alle prestazioni assicurative”.

Il MI inoltre aggiunge che l’articolo 29-bis del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 convertito con modificazioni dalla legge 5 giugno 2020, n. 40 ha introdotto una disposizione che limita la responsabilità dei datori di lavoro per infortuni da Covid-19: “Ai fini della tutela contro il rischio di contagio da COVID-19, i datori di lavoro pubblici e privati (scil., dirigenti scolastici) adempiono l’obbligo di tutela della salute e sicurezza di cui all’articolo 2087 del codice civile mediante l’applicazione, l’adozione e il mantenimento delle prescrizioni e delle misure contenute nel Protocollo condiviso dal Governo e dalle parti sociali il 24 aprile 2020”, nonché delle eventuali successive modificazioni, “e degli altri protocolli e linee guida, nonché mediante l’adozione e il mantenimento delle misure ivi previste. Qualora non trovino applicazione le predette prescrizioni rilevano, in ogni caso, le misure contenute nei protocolli o accordi di settore stipulati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative sul piano nazionale”.

Il rischio di contagio e diffusione del Covid-19 comporta l’adozione di specifiche cautele e misure organizzative e protettive previste nei protocolli stipulati dal Governo e organizzazioni sindacali, nonché nei protocolli e linee guida adottati per lo specifico delle istituzioni scolastiche, la cui osservanza è idonea a rappresentare quali assolti gli obblighi richiamati, ex art. 2087 cc, da parte del datore di lavoro (e, nel caso specifico delle istituzioni scolastiche, da parte dei dirigenti scolastici).

In sostanza, i dirigenti scolastici possono veder escludere ogni timore di una semplicistica, ma errata, automatica corrispondenza tra malattia da Covid-19, infortunio sul lavoro, riconoscimento della responsabilità civile e penale del datore di lavoro applicando quanto previsto dal protocollo generale sulla sicurezza siglato in data 6 agosto 2020 e dallo specifico protocollo per i servizi educativi e le scuole dell’infanzia in via di pubblicazione; dal complesso delle disposizioni emanate e raccolte nella pagina https://www.istruzione.it/rientriamoascuola/index.html; dalle eventuali ulteriori disposizioni che il Ministero trasmetterà prontamente e ufficialmente, volte anche a considerare le specificità delle singole istituzioni scolastiche, opportunamente valutate e ponderate dai dirigenti medesimi.

A ulteriore tutela dell’azione dirigenziale, va sottolineato come l’articolo 51 del codice penale esclude la punibilità laddove “l’esercizio del diritto o l’adempimento di un dovere” sia “imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica Autorità”. 

I dirigenti scolastici dovranno osservare e curare l’osservanza degli atti prescrittivi e ai protocolli adottati. L’adempimento dei doveri d’ufficio rappresenta, di fatto, la garanzia rispetto a qualsivoglia “diffida”.