Diritto alla storia

Diritto alla storia

di Margherita Marzario

Abstract: L’importanza di conoscere la propria identità storica per vivere consapevolmente il presente e progettare il futuro

Più regnano l’incertezza e la precarietà e più cresce l’esigenza di conoscere e riconoscere la storia, quella storia che ha portato a scrivere la Costituzione repubblicana e la società democratica di oggi.

L’art. 9 della Costituzione recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. La Costituzione italiana, una grande pagina di storia, è una delle migliori, se non la migliore del mondo, ma la sua applicazione è una delle peggiori perché, per esempio, non si crede e non si investe nello sviluppo della cultura. L’Italia è stata culla di cultura e ora rischia di diventare solo una culla vuota.

Don Andrea Gallo, che è stato anche educatore, scriveva: “C’è il disprezzo dei giovani. Quando la civiltà cade, si va verso la barbarie. Viviamo in un mondo medievale, dove c’è l’imperatore che ha il potere e il danaro e poi i vassalli, valvassori e valvassini. E gli altri? Che vadano a ramengo! E allora si distruggono lo stare insieme, i cortei e si ha il monopolio dei mass media. Si salva un po’ il web. I giovani sono scoraggiati e, ovviamente, violenti. Non a caso è in aumento l’uso di droghe e alcol. Perché c’è assenza di futuro. Mi viene rabbia. Conoscete le statistiche dei suicidi?”. I giovani vanno allevati, elevati, entusiasmati alla storia. Perché a scuola non si insegnano la storia e la geografia in maniera originale? Come fa lo scrittore Erri De Luca: “L’Italia non è uno stivale, ma un braccio proteso con la mano aperta verso il Mediterraneo da cui ha preso la propria cultura”. La storia è un patrimonio, parola che deriva dal latino “pater”, padre: ogni cittadino si deve (o dovrebbe) sentire e fare “padre della cultura”, senza attendere iniziative statali o forme di ricompensa o gratificazione personale. In politica e nelle politiche si deve ritornare a pensare e agire come un “buon padre di famiglia” gestendo con cura l’inestimabile “patrimonio di famiglia”: i giovani.

“La frequenza della scuola e dell’università comporta ovviamente un aspetto di fatica, di vero e proprio lavoro, di impegno, ma rappresenta un’opportunità unica per la crescita umana, culturale e spirituale di chi vi si applica con il giusto amore. Non è un caso che il grado di civilizzazione di un Paese venga pure misurato in base al numero dei suoi laureati. Proprio per questo, anche in momenti di crisi economica, non dovrebbe mai essere penalizzato il capitolo di spese relativo all’istruzione. Investire sulla scuola e sull’università è la carta vincente per lo sviluppo di ogni nazione. Italia compresa” (don Armando Matteo, esperto di problematiche giovanili). Ricordando che molta parte della storia d’Italia è stata fatta da giovani, tra cui Raffaello Sanzio (1483-1520) e Goffredo Mameli (1827-1849), il semisconosciuto giovane autore di quello che è diventato l’inno d’Italia, e quei giovani adulti che hanno contribuito a scrivere la Carta costituzionale: tra le 21 “madri costituenti” Nilde Iotti (1920-1999) che, il 25 giugno 1946 al suo ingresso nell’Assemblea Costituente, aveva 26 anni e si impegnò soprattutto nella stesura dell’art. 3 della Costituzione.

Storia è anche politica e cinema e così si riesce ad appassionare i giovani per quello che è stato e che ha consentito o non consentito che il presente sia così e non diversamente. Tra i tanti che hanno segnato e disegnato la storia italiana, Aldo Moro (1916-1978), statista e, tra l’altro, autore dell’ossimoro “convergenze parallele”, e Vittorio De Sica (1901-1974), cineasta: due grandi figure del XX secolo, della stessa generazione e che hanno conosciuto la bruttura della seconda guerra mondiale, mossi da una passione che hanno trasfuso nella loro professione, che si sono spesi per gli altri. Storia non è solo fatti e misfatti ma parole di cui si è perso l’uso, come “statista” e “cineasta”, con un significato denso di storie, persone che hanno fatto la storia, che hanno cambiato la storia, che hanno vissuto la macrostoria.

Un altro merito dello statista Aldo Moro è stata l’introduzione dell’educazione civica nelle scuole con D.P.R. 13 giugno 1958, n. 585 con parole sempre attuali: “L’educazione civica si propone di soddisfare l’esigenza che tra Scuola e Vita si creino rapporti di mutua collaborazione. L’opinione pubblica avverte imperiosamente, se pur confusamente, l’esigenza che la Vita venga a fecondare la cultura scolastica, e che la Scuola acquisti nuova virtù espansiva, aprendosi verso le forme e le strutture della Vita associata” (dalla Premessa al D.P.R.).

La cultura italiana non è fatta solo di grandi figure, quali Dante o Leonardo o Michelangelo, per i quali è sufficiente ricordare solo il nome di battesimo ma da tante figure che hanno coltivato e arricchito l’italianità. Da menzionare, a titolo esemplificativo, Giorgio Bassani (1916-2000), scrittore appassionato e cultore di ogni forma di arte, dalla poesia al cinema.

Italianità è francescanesimo, spiritualità, genialità, letteratura, poesia, arte, creatività, ecletticità, cinematografia di qualità, impegno politico e civile.

Lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro scrive: “La maggioranza dell’umanità, quell’umanità composta da uomini e donne non illustri, se ne va in silenzio. Nell’ultimo viaggio saremo accompagnati dall’amore di chi ci ha voluto bene. E saremo ricordati non già nei libri di storia ma, si spera, nelle opere buone che abbiamo lasciato e nella memoria di chi ci ha conosciuto. Questa sì che sarebbe una bella fine”. Così dovrebbero essere ricordati pure educatori e insegnanti.

La storia di un Paese non è fatta solo di date, eventi bellici e personaggi noti ma di musica, arte, politica, cinema, persone che lottano e si appassionano quotidianamente: vita. Così la si può insegnare meglio ai giovani e risalire da fatti locali a quelli di più ampia portata. La storia è fatta di microstorie: così si possono appassionare anche i giovani. A scuola si dovrebbe insegnare di più o dapprima la storia locale, ricca di dettagli ed emozioni, per poi passare alla macrostoria: forse così i ragazzi l’apprezzerebbero. La storia non riguarda solo il passato, ma produce conseguenze su ogni altra dimensione temporale e spaziale. È continua produzione di cultura, emozioni e anche di turismo e, quindi, economia. Insegnare la storia oltre i libri di storia per allargare gli orizzonti e costruire nuovi ponti. La storia, etimologicamente “ricerca, indagine, cognizione”, non è una raccolta statica di informazioni ma la ricerca continua di ragioni e spiegazioni degli eventi e, nel caso di guerre, non è l’individuazione dei colpevoli ma di corresponsabilità e concatenazioni per evitare altra disumanità e disumanizzazione. Storia è ricordare, rimembrare, ripercorrere, ricostruire, non dimenticare, avere memoria di situazioni ed emozioni.

Nell’art. 9 comma 2 della Costituzione si parla di “patrimonio storico”, e non di “storia”, anche per sottolineare che quello che è successo e che ha lasciato traccia appartiene a tutti e  riguarda tutti. È diritto e dovere di ognuno conoscere la storia e riconoscere persone e avvenimenti che hanno fatto e cambiato la storia.

“La libertà personale è inviolabile” (art. 13 comma 1 Cost.): per far sì che la libertà sia tale (libertà da condizioni e condizionamenti e, conseguentemente, libertà di) è necessario anche conoscere la storia di quegli uomini che hanno perso la vita in nome della libertà, dal politico siciliano Piersanti Mattarella (1935-1980) al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (1920-1982). 

Conoscere la storia (art. 9 Cost.) è esercizio ed espressione di libertà, in particolare delle libertà inviolabili, da quella personale (art. 13 Cost.) a quella di corrispondenza e comunicazione (art. 15 Cost.).

Ricordare, far conoscere la storia è realizzare i valori costituzionali, tra cui la rimozione degli ostacoli di cui all’art. 3 comma 2 della Costituzione, per l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Avere memoria della storia è uno strumento di pace, perché contribuisce a ricordare la mestizia di quanto successo e a ripristinare la meraviglia della vita e dei suoi valori.

Bisogna conoscere la storia non per diventare storici o stoici ma per fare scelte e azioni meno stolte e meno storte. Perché la storia, soprattutto la brutta storia (come l’episodio del transatlantico tedesco St. Louis con a bordo 963 esuli ebrei, che cercavano di salvarsi dal nazismo, non fu fatto approdare dagli USA nel 1939) si può ripresentare all’infinito se l’uomo non va oltre il suo finito. Bisogna tener conto della storia senza replicare gli errori anche per uno sviluppo sostenibile dell’umanità.

Ricordare la storia, rimembrare le storie: ristrutturare il passato, risanare il presente, rispettare il futuro. Rinnegare, invece, le radici è cancellare la storia collettiva, vanificare la memoria personale.

Gli adulti abortiscono continuamente la vita, dal grembo materno al distruggere i sogni nascenti delle nuove generazioni. I giovani hanno diritto allo sviluppo della cultura e della ricerca e a un patrimonio storico e artistico, ovvero hanno diritto al presente e al futuro: è questo un atto di adultità e responsabilità che si deve loro.

Nuovi prof, il buco nell’acqua della «call veloce»: 3 prof per 5.000 posti in Lazio, 59 per 15 mila in Lombardia

da Corriere della sera

Doveva essere la grande novità nella tornata di assunzioni di quest’anno. Così, almeno, l’aveva raccontata la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. La «call veloce» che da quest’anno avrebbe consentito di riempire le cattedre rimaste scoperte dopo la prima fase di immissioni in ruolo con docenti disponibili a trasferirsi da altre regioni. Il Mef ne ha autorizzate quasi 85 mila per coprire il turnover, cioè i posti liberati da chi è andato in pensione, ma già l’anno scorso meno della metà era andata a buon fine. Da anni infatti soprattutto al Nord e per alcune classi di concorso come matematica italiano e sostegno tutte le graduatorie sono esaurite. E siccome nel frattempo non ci sono stati concorsi, le cose quest’anno sono andate anche peggio. Secondo una stima provvisoria fatta dalla Cisl, le cattedre rimaste scoperte sono più di due su tre.

Un buco nell’acqua

Che la call veloce potesse servire a tappare una falla di simili proporzioni è apparso fin da subito quanto meno irrealistico. Tanto più in piena emergenza Covid: che migliaia di insegnanti precari fossero disponibili, pur di ottenere il posto fisso, ad andare a lavorare lontano da casa con il rischio di ritrovarsi bloccati da nuovi lockdown, appariva già sulla carta alquanto improbabile. Non sorprende che, primi dati alla mano (le domande andavano presentate entro la mezzanotte del 2 settembre), la call veloce si sia risolta in un buco nell’acqua. In Lombardia – dove su quasi 20 mila posti vacanti ne sono stati assegnati solo 5.000 (5.500 i posti scoperti solo per il sostegno!) – di domande da fuori regione ne sono arrivate appena 59. In Lazio di domande ne sono arrivate solo 3 per 5.000 posti. In Piemonte con la call veloce si è messa una pezza al 2,47% delle disponibilità. In Puglia, tradizionale serbatoio di precari – le domande in uscita sono state solo 100. Risultato: ci sono 60 mila posti che avrebbero potuto andare a docenti di ruolo e invece verranno assegnati a dei supplenti. Nonostante le rassicurazioni del ministero, appare sempre più plausibile la cifra record di contratti a termine stimata dai sindacati: 250 mila su circa 800 mila insegnanti. Quasi uno su tre: proprio nell’anno del Covid.


Rientro a scuola, il pasticcio delle elementari. A fine anno giudizi ma a gennaio ancora i voti

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Che sia un anno scolastico difficile quello che sta per cominciare, non lo dubita più nessuno. Ma che oltre a tutte le complessità e ai problemi che inevitabilmente ci saranno a causa del Covid-19, anche il ministero dell’Istruzione ci mette del suo. Dal prossimo anno scolastico, secondo quanto è scritto nella legge approvata lo scorso giugno, cambierà il sistema di valutazione per le scuole elementari. Via i voti a fine anno al loro posto torneranno i «giudizi analitici». Peccato che la nuova norma, aggiunta in fretta e furia al decreto per l’emergenza, non contempli il cambio di sistema di valutazione anche per il primo quadrimestre, che dunque resterà espresso in numeri.

Il pasticcio

Purtroppo – spiega una circolare del ministero che è stata inviata ai presidi tre giorni fa – la norma «nulla dispone per quanto concerne la valutazione intermedia che resta dunque disciplinata con votazione in decimi». Salvo, precisa la circolare del capodipartimento «successive modifiche che potranno intervenire ».

Come saranno i giudizi?

Per quanto riguarda poi la definizione di questi nuovi giudizi per la fine dell’anno, per ora non si sa granché perché ha iniziato ad occuparsene un gruppo di lavoro coordinato dalla professoressa Elisabetta Nigris.


Lavoratori fragili, ecco la circolare interministeriale con tutti gli ultimi chiarimenti

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

Ecco la circolare n.13 del 4 settembre 2020 sui lavoratori fragili. Le attese indicazioni per il personale della scuola in vista del prossimo anno scolastico.

Ai lavoratori e alle lavoratrici deve essere assicurata la possibilità di richiedere al datore di lavoro l’attivazione di adeguate misure di sorveglianza sanitaria, in ragione dell’esposizione al rischio sanitario da Sars-Cov-2. Le eventuali richieste di visita dovranno essere corredate della documentazione relativa alla patologia diagnosticata.

Il concetto di fragilità va individuato in quelle condizioni dello stato di salute del lavoratore che potrebbero determinare un esito più grave o infausto.

Con specifico riferimento all’età va chiarito che tale parametro, da solo, non costituisce elemento sufficiente per definire uno stato di fragilità nelle fasce di età lavorative.

Al paragrafo 5 si specifica che le visite mediche si svolgono in un’infermeria aziendale o ambiente idoneo di metratura tale da consentire il necessario distanziamento. In occasione delle visite mediche è opportuno che anche il lavoratore abbia la mascherina.

Ritorno in classe, le risposte ufficiali del Ministero dell’Istruzione sul piano scuola per la ripartenza

da OrizzonteScuola

Di redazione

Nella rubrica sul sito ufficiale del Ministero dell’Istruzione, “Rientriamo a scuola”, spazio per le risposte alle domande più frequenti dei lettori.

Ecco quanto è previsto dal Piano Scuola per la Ripartenza.

Si tratta di 30 risposte. Eccole di seguito

  1. Quando si torna a scuola?

    Le lezioni riprenderanno per tutte le studentesse e tutti gli studenti il 14 settembre, come previsto dall’Ordinanza firmata dalla Ministra Lucia Azzolina lo scorso 24 luglio. Un numero marginale di Regioni ha deciso di discostarsi da questa data. Dal 1° settembre partono, invece, le attività di integrazione e recupero degli apprendimenti per tutte le studentesse e tutti gli studenti che non hanno raggiunto la sufficienza e per coloro che i docenti riterranno proficuo coinvolgere, anche in attività di consolidamento o potenziamento degli apprendimenti.

  2. Sarà ancora prevista la didattica a distanza?

    Si tornerà in classe e il servizio scolastico sarà erogato con le lezioni in presenza. La didattica digitale potrà essere utilizzata in modo complementare e integrato nella scuola secondaria di secondo grado, come previsto nel Piano Scuola 2020/2021 del 26 giugno 2020 e come ribadito nelle Linee Guida per la Didattica Digitale Integrata. Solo in caso di una nuova sospensione delle attività in presenza, dovuta a motivi emergenziali, si renderà necessario il ricorso alla Didattica Digitale Integrata per tutti gli altri gradi di scuola.

  3. Le lezioni in aula si svolgeranno con la mascherina?

    Il Comitato Tecnico Scientifico per l’emergenza (CTS) nel verbale  n.100 del 12 agosto 2020 ribadisce che, nelle situazioni in cui non sia possibile garantire il distanziamento fisico descritto, sarà necessario l’utilizzo della mascherina per gli studenti di età superiore a 6 anni. È prevista una ulteriore decisione nei primissimi giorni di settembre.

  4. È vero che nelle scuole dell’infanzia non sono previste le mascherine?

    È vero. Come ribadito nelle Linee guida per il settore 0-6, per i bambini sotto i sei anni non è previsto l’uso delle mascherine che invece saranno indossate dal personale non essendo sempre possibile garantire il distanziamento, vista l’età degli alunni e la loro necessità di movimento. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il verbale n. 94 del Comitato Tecnico Scientifico del 7 luglio 2020.

  5. Nelle situazioni in cui non possa essere garantito il distanziamento prescritto, la mascherina può ritenersi una soluzione idonea allo svolgimento dell’attività scolastica?

    Sì, l’utilizzo della mascherina, possibilmente chirurgica, rappresenta un cardine della prevenzione, unitamente alla corretta igiene delle mani e degli ambienti e alla loro costante aerazione, così come ribadito nel verbale n.100 del Comitato Tecnico Scientifico del 12 agosto 2020.

  6. Sarà la scuola a fornire le mascherine agli studenti e al personale scolastico?

    Sì, la scuola fornirà quotidianamente le mascherine di tipo chirurgico a tutto il personale e agli studenti, grazie alla fornitura di 11 milioni di dispositivi al giorno messi a disposizione dal Commissario straordinario per l’emergenza.

  7. Gli alunni con disabilità dovranno indossare la mascherina?

    Se la disabilità non è compatibile con l’uso continuativo della mascherina non dovranno indossarla. Lo ricorda il verbale n. 94 del Comitato Tecnico Scientifico del 7 luglio 2020. Ad ogni modo le scuole e le famiglie sono invitate a concordare le soluzioni più idonee a garantire le migliori condizioni di apprendimento.

  8. Il personale che interagisce con alunni e alunne con disabilità deve indossare la mascherina?

    Per questo personale si potrà prevedere, in aggiunta alla mascherina, l’utilizzo di ulteriori dispositivi di protezione individuali per occhi, viso e mucose, tenendo conto della tipologia di disabilità e di ulteriori indicazioni fornite dalla famiglia dell’alunno/studente o dal medico. Indicazioni in merito sono contenute nel Protocollo di sicurezza per la ripresa di settembre.

  9. Se un alunno o un operatore scolastico ha la febbre può andare a scuola?

    No. Il Protocollo di sicurezza e le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico prevedono l’obbligo di rimanere a casa in presenza di temperatura oltre i 37,5° o altri sintomi simil-influenzali.

  10. Perché far misurare la temperatura agli alunni a casa e non a scuola?

    La misurazione a casa della temperatura corporea è una regola importante a tutela della salute propria e altrui, un gesto di responsabilità a vantaggio della sicurezza di tutti. Questa semplice misura di buon senso previene, infatti, la possibile diffusione del contagio che potrebbe avvenire nel tragitto casa-scuola, sui mezzi di trasporto, quando si attende di entrare a scuola o in classe.

  11. Se una scuola ha qualche dubbio in merito alle misure di sicurezza da adottare a chi si rivolge?

    Il Ministero dell’Istruzione ha attivato un help desk. Le scuole potranno chiamare al numero verde 800.90.30.80, dal lunedì al sabato, dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00. Il servizio raccoglie quesiti e segnalazioni sull’applicazione delle misure di sicurezza e fornisce alle istituzioni scolastiche assistenza e supporto operativo anche di carattere amministrativo.

  12. Le lezioni dureranno sempre 60 minuti?

    L’unità oraria può essere flessibile, quindi durare meno di un’ora, per una più efficace organizzazione delle attività didattiche, ma non si perderà neanche un minuto del monte orario previsto. La riduzione dell’unità oraria è già adottata in molte scuole, poiché prevista da più di venti anni dal Regolamento sull’Autonomia scolastica.

  13. È vero che si entrerà a scuola alle 7:00?

    No. A meno che, nel caso dei più piccoli, non sia previsto un servizio di pre-scuola a cui le famiglie decidano di aderire. Nel caso delle alunne e degli alunni più grandi le scuole potranno organizzare ingressi scaglionati per evitare assembramenti, ma sempre tenendo conto delle esigenze delle famiglie e degli studenti.

  14. È vero che avete obbligato le scuole a comprare una tipologia specifica di banco?

    No. Il Comitato Tecnico Scientifico per l’emergenza ha indicato il banco monoposto come una delle misure utili per consentire il distanziamento tra gli alunni. Oltre a garantire la sicurezza, l’acquisto dei nuovi banchi permette di rinnovare arredi spesso molto obsoleti. Per questo lo Stato ha deciso di avviare una gara europea, attraverso il Commissario straordinario di Governo, per un acquisto massivo di banchi monoposto. Le scuole hanno potuto scegliere fra quelli tradizionali e quelli innovativi attraverso una apposita rilevazione. Nessuna tipologia di banco è stata imposta.

  15. Perché investire soldi solo nei banchi?

    Il Governo, da gennaio ad oggi ha stanziato oltre 6 miliardi per la scuola, di cui 2,9 miliardi per la riapertura di settembre. Si sta investendo su edilizia scolastica, arredi, assunzioni di docenti e ATA, igienizzanti e tutto quello che servirà per la ripresa.

  16. Quando saranno consegnati i banchi monoposto alle scuole?

    Il Commissario straordinario per l’emergenza fornirà alle scuole circa 2,4 milioni di banchi monoposto (di cui circa 2 milioni tradizionali e circa 400.000 sedute innovative) per assicurare il rispetto del distanziamento interpersonale. La consegna degli arredi è partita dai primi giorni di settembre e proseguirà fino al mese di ottobre in base ai criteri prestabiliti, favorendo prioritariamente le aree che sono state più colpite dall’emergenza.

  17. Ci saranno insegnanti in più per garantire una ripresa in sicurezza?

    Sì. Nel Decreto Rilancio e nel Decreto Agosto sono state destinate cospicue risorse che consentiranno di avere circa 70mila docenti e ATA in più per la ripresa di settembre. Ogni Ufficio scolastico regionale, che rappresenta il Ministero dell’Istruzione sul territorio, avrà un finanziamento da utilizzare per assumere personale e sarà data priorità alle esigenze delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo, insomma, ai più piccoli. La Ministra Azzolina ha già firmato il decreto che ne ripartisce le risorse.

  18. È vero che alla scuola dell’infanzia e primaria saranno incaricati supplenti senza laurea?

    Le cattedre necessarie saranno assegnate in via prioritaria a supplenti abilitati, poi, in caso di esaurimento della graduatoria, saranno chiamati coloro che si stanno laureando in Scienze della formazione primaria. Si tratta di supplenze, e non di assunzioni a tempo indeterminato. Quindi giovani formati, che hanno svolto un tirocinio e che hanno scelto di fare l’insegnante. Già in passato i suddetti docenti venivano chiamati dalle singole scuole attraverso la c.d. “Messa a Disposizione” (MAD), ma da quest’anno questa procedura è disciplinata.

  19. È vero che non ci sarà più la mensa?

    Non è vero. La mensa, in quanto esperienza di valorizzazione e crescita costante delle autonomie dei bambini, sarà assicurata prevedendo differenti turni tra le classi. Ove i locali mensa non siano presenti o vengano “riconvertiti” in spazi destinati ad accogliere gruppi/sezioni per l’attività didattica ordinaria, il pasto potrà essere consumato in aula garantendo l’opportuna aerazione e sanificazione degli ambienti e degli arredi utilizzati prima e dopo il consumo del pasto.

  20. Saranno garantiti i servizi di pre e post scuola, laddove esistenti?

    Sì, questi servizi resteranno, rispettando le indicazioni organizzative generali, come per esempio la necessità di avere attività strutturate per gruppi/sezioni stabili, con i medesimi adulti di riferimento e nel rispetto delle regole previste per la riduzione del contagio.

  21. Come avverrà la fase dell’accoglienza per i bambini e le bambine di tre anni che iniziano a frequentare la scuola dell’infanzia?

    La scuola, compatibilmente con gli spazi a disposizione, organizzerà l’accoglienza negli spazi esterni facendo rispettare il distanziamento tra gli adulti e, ove si svolga in ambienti chiusi, curerà la pulizia approfondita e l’aerazione frequente e adeguata dei locali. L’accesso per l’accompagnamento è previsto solo per un genitore o persona maggiorenne delegata dai genitori o da chi esercita la responsabilità genitoriale, nel rispetto delle regole generali di prevenzione del contagio, incluso l’uso della mascherina durante tutta la permanenza a scuola. Le stesse indicazioni saranno valide per l’ambientamento.

  22. Come saranno organizzati i gruppi nella scuola dell’infanzia?

    Ci saranno gruppi/sezioni stabili con l’individuazione per ciascun gruppo del personale educativo, docente e collaboratore, al fine di semplificare l’adozione delle misure di contenimento conseguenti a eventuali casi di contagio e limitarne l’impatto sull’intera comunità scolastica.

  23. Si potranno portare giocattoli da casa?

    No, non si potranno portare giocattoli propri. Inoltre, il materiale ludico sarà assegnato in maniera esclusiva a specifici gruppi/sezioni.

  24. Ci sarà più personale che assicuri il regolare svolgimento del tempo scuola alla scuola dell’infanzia?

    Per garantire la ripresa e lo svolgimento in sicurezza dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia in presenza sono previste dotazioni organiche aggiuntive nei limiti delle risorse disponibili.

  25. Il personale sarà preparato per affrontare sia la quotidianità sia le emergenze?

    Sì, ciascuna scuola organizzerà la formazione/informazione specifica del personale, ma sono previsti anche momenti di formazione dedicati a genitori e alunni per  responsabilizzare ciascuno sulle regole di comportamento e di igiene da assumere.

  26. Verrà misurata la temperatura a tutti?

    Il Comitato Tecnico Scientifico non ha reputato opportuna la rilevazione della temperatura corporea all’ingresso né per gli alunni, né per il personale, ma non potrà accedere alla scuola chi manifesta sintomatologia respiratoria o temperatura corporea oltre i 37,5°C. È importante la responsabilizzazione di tutti per il rispetto delle indicazioni e la tutela della salute collettiva. Ci saranno campagne comunicative in tal senso. Verbale CTS n. 82 del 28 maggio 2020.

  27. Come verranno puliti gli spazi scolastici?

    Le scuole saranno pulite costantemente in base alle indicazioni fornite dal Comitato Tecnico Scientifico. A tal fine sono stati messi a disposizione delle scuole i fondi necessari per l’acquisto di prodotti igienizzanti, saponi e quanto necessario per assicurare la tutela della salute. In base al Protocollo di sicurezza per la ripresa di settembre si dovrà assicurare la pulizia giornaliera e la igienizzazione periodica di tutti gli ambienti, predisponendo un cronoprogramma ben definito, da documentare attraverso un registro regolarmente aggiornato.

  28. Chi sono gli alunni “fragili”?

    Al rientro a scuola è necessario affrontare le problematiche sottese alla presenza di alunni  c.d. “fragili”, cioè particolarmente esposti a un rischio potenzialmente maggiore nei confronti dell’infezione da COVID-19. Le specifiche situazioni degli alunni in condizioni di fragilità saranno valutate in raccordo con il Dipartimento di prevenzione territoriale ed il Pediatra/Medico di famiglia, fermo restando l’obbligo per la famiglia stessa di rappresentare tale condizione alla scuola in forma scritta e documentata, così come previsto dal Protocollo di sicurezza per la ripresa di settembre.

  29. Sono state programmate azioni di supporto psicologico per gli alunni e per il personale scolastico in considerazione dell’esperienza emergenziale vissuta?

    Per supportare alunni e personale scolastico già nel mese di maggio sono stati stanziati  3 milioni di euro per l’istituzione di sportelli di ascolto psicologico e per altre forme di intervento di aiuto socio-educativo sulla persona. Tantissime scuole hanno partecipato al bando e ottenuto i finanziamenti. Inoltre, il Ministero dell’Istruzione, sulla base della convenzione con il Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi, ha promosso azioni di sostegno psicologico per fronteggiare le situazioni di criticità conseguenti alla situazione di isolamento vissuta che saranno coordinate dagli Uffici Scolastici Regionali e dagli Ordini degli Psicologi regionali. Protocollo di sicurezza per la ripresa di settembre.

  30. Il personale scolastico verrà sottoposto a test sierologico?

    Il personale docente e non docente può sottoporsi, su base volontaria e gratuita, a uno screening preventivo che prevede due fasi:
    – somministrazione su richiesta del test sierologico;
    – successiva somministrazione obbligatoria del test molecolare a coloro che siano risultati positivi al test sierologico, per escludere un’infezione in atto.

Concorso ordinario scuola 2020, come si svolgerà la preselettiva per la secondaria

da La Tecnica della Scuola

Le domande per il concorso ordinario scuola secondaria da 34 mila posti sono scadute il 31 luglio scorso: le domande pervenute al MI sono state in totale più di 430mila per la scuola secondaria di I e II grado.

I candidati che hanno presentato domanda sono ora in attesa di conoscere le date di avvio del concorso, che inizierà con una prova preselettiva.

L’avvio della procedura dovrebbe avvenire a partire dall’autunno. Il MI ha annunciato che partirà prima il concorso straordinario. Per la procedura ordinaria scuola secondaria al momento abbiamo soltanto riferimenti generici e il bando che disciplina i vari passaggi.

Quando è prevista la preselettiva

Può essere prevista una prova preselettiva qualora a livello regionale e per ciascuna distinta procedura, il numero dei candidati sia a 250 unità e a quattro volte il numero dei posti messi a concorso. Tale prova è finalizzata all’accertamento delle capacità logiche, di comprensione del testo, nonché di conoscenza della normativa scolastica.

Le date delle prove e delle eventuali preselettive saranno indicate “con avviso da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, 4ª Serie Speciale, Concorsi ed Esami”, almeno 15 giorni prima dello svolgimento delle stesse. Per la eventuale preselettiva, sempre con avviso in Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, 4ª Serie Speciale, Concorsi ed Esami”, verrà pubblicato l’archivio da cui sono estratti i quesiti almeno venti giorni prima dell’avvio della prova preselettiva.

Come si svolge la preselettiva

Si tratta di un test di preselezione computer-based finalizzato all’accertamento delle capacità logiche, di comprensione del testo, nonché di conoscenza della normativa scolastica.

La prova è costituita da 60 quesiti a risposta multipla con quattro opzioni di risposta, di cui una sola corretta, così ripartiti:

  • capacità logiche: 20 domande;
  • capacità di comprensione del testo: 20 domande;
  • conoscenza della normativa scolastica: 10 domande;
  • conoscenza della lingua inglese: 10 domande;

I quesiti saranno estratti da una banca dati resa nota tramite pubblicazione sul sito del Ministero almeno 20 giorni prima dell’avvio delle sessioni di preselezione.

DURATA: 60 minuti.

SUPERAMENTO DELLA PROVA: sono ammessi alla prova scritta un numero di candidati pari a tre volte il numero dei posti messi a concorso nella singola regione per ciascuna procedura. Sono inoltre ammessi coloro che, all’esito della prova preselettiva, abbiano conseguito il medesimo punteggio dell’ultimo degli ammessi, nonché i soggetti di cui all’art. 20, comma 2-bis della legge 5 febbraio 1992 n. 104.

Genitori non mandano i figli a scuola e chiedono la Dad: “Abbiamo paura del contagio”

da La Tecnica della Scuola

Le ripercussioni economiche e (ovviamente) di salute spaventano i genitori che non vogliono mandare i figli a scuola e chiedono la didattica a distanza.

Succede a Treviso dove due studenti sono stati ritirati dalla scuola in cui sono iscritti, il liceo statale “Canova”, dalle rispettive famiglie, allarmate dal rischio contagio coronavirus.

“Abbiamo paura del contagio”

Alla base del ritiro degli studenti ci sarebbero forti timori per le gravi conseguenze che la famiglia potrebbe incontrare: “Non possiamo permetterci che nostra figlia si infetti […] Il Covid ha messo in ginocchio il nostro negozio, non resisteremmo ad un’altra chiusura”, riporta il Gazzettino a proposito di una delle due famiglie coinvolte.

Invece, come riferisce la dirigente scolastica del liceo Canova, nell’altro caso “la preoccupazione è data dal fatto che nel nucleo famigliare c’è un elemento fragile e si teme che lo studente possa contagiare il congiunto”.

I genitori chiedono la Dad. Ma non si può

Per questo motivo entrambe le famiglie, spaventate dalla paura del possibile contagio e delle ripercussioni che questo potrebbe avere, hanno fatto richiesta della didattica a distanza: se i figli non vanno a scuola, questi almeno possono usufruire della Dad, così come è stato per gli ultimi mesi dello scorso anno scolastico? La risposta è no: “per legge questo è possibile solo se è il ragazzo a trovarsi in condizioni di fragilità”, dice la dirigente scolastica del Canova.

I genitori hanno molte preoccupazioni

Come abbiamo visto in precedenza, sono tante le preoccupazioni dei genitori in vista del ritorno a scuola: dal distanziamento in classe agli orari scaglionati delle lezioni, passando pure per i costi della mensa scolastica e i libri. A legare tali ansie è forse un clima di incertezza generale che attanaglia il ritorno a scuola: il Governo ha messo in moto tante iniziative e ha fornito molte indicazioni. Poi però bisogna calare il tutto in una realtà scolastica variegata e sempre diversa da territorio a territorio. Ed è qui che si riscontrano i maggiori problemi.

Commissioni sessione straordinaria, sostituire i docenti trasferiti e quelli in pensione se non danno il consenso

da La Tecnica della Scuola

Come abbiamo già scritto, la sessione straordinaria degli esami di Stato del secondo ciclo avrà infatti inizio il 9 settembre con l’avvio dei colloqui.

Le commissioni si insedieranno lunedì 7 settembre 2020, nella stessa composizione in cui hanno operato nella sessione ordinaria, presso gli istituti ove sono presenti candidati che hanno chiesto di sostenere gli esami nella sessione straordinaria e ove sono stati assegnati i candidati esterni da parte degli USR.

Con riferimento alle commissioni, il M.I., con nota 15700 del 3 settembre, ha fornito alcune precisazioni.

Innanzitutto, gli USR dovranno provvedere alla sostituzione dei commissari se trattasi di docenti trasferiti in altra istituzione scolastica, in un’ottica di semplificazione e di riduzione delle necessità di spostamento.

Inoltre, per i docenti in quiescenza dal 1° settembre, è necessario il consenso a fare parte della commissione in sessione straordinaria; in mancanza di tale consenso, debbono essere sostituiti.

Riapertura della scuole: 7 genitori su 10 preoccupati dal rientro

da Tuttoscuola

La riapertura delle scuole si fa sempre più vicina ma molti genitori vivono ancora nell’incertezza il momento della ripresa didattica. Secondo una nuova ricerca realizzata da Ipsos per Save the Children, “La scuola che verrà: attese, incertezze e sogni all’avvio del nuovo anno scolastico”, al momento dell’indagine il 66% dei genitori era a conoscenza della data di riapertura delle scuole, ma quasi 7 su 10 non avevano ricevuto alcuna comunicazione ufficiale sulle modalità organizzative per l’anno scolastico. Solo 1 genitore su 4 sapeva già se la classe del proprio figlio sarebbe stata divisa in gruppi.

Guardando al nuovo anno, 7 genitori su 10 dichiarano di avere preoccupazioni relative al rientro a scuola. Prima fra tutte l’incertezza circa le modalità di ripresa (60%), seguita dai rischi legati al mancato distanziamento fisico (51%) e quindi dalle possibili variazioni di orario di entrata/uscita da scuola che potrebbero non essere compatibili con gli impegni lavorativi dei genitori (37%), specialmente per i genitori di bambini di 4-6 anni (45%). In questo caso i nonni, per chi li ha, tornano ad essere il pilastro del welfare familiare, per il 22% dei genitori intervistati. Anche la rinuncia al lavoro o la riduzione dell’orario lavorativo sembra essere una delle opzioni delle famiglie, in particolare quelle con figli più piccoli: una scelta che però – confermando ancora una volta il gender gap del nostro paese – ricadrebbe principalmente sulle madri (23%) più che sui padri (4%).

La preoccupazione per le condizioni economiche peggiorate negli ultimi mesi, si riflette anche sul rientro a scuola: 1 genitore su 10 crede di non potersi permettere l’acquisto di tutti i libri scolastici, 7 genitori su 10 fra coloro che usufruiscono del servizio mensa si dichiarano preoccupati della possibile sospensione del servizio a causa delle norme anti-Covid, mentre 2 genitori su 10 fra coloro che ne hanno usufruito negli anni passati per i propri figli di 4-12 anni, pensano di non poter sostenere le spese il prossimo anno. I primi effetti di questa situazione si fanno sentire sulle scelte dei ragazzi sul proprio corso di studi: l’8% dei genitori intervistati dichiara che il proprio figlio pensava di iscriversi al liceo ma, a causa delle difficoltà economiche che sta attraversando la famiglia, ha scelto una scuola professionale.

Ricordiamo che lo scorso luglio il Ministero dell’Istruzione ha stanziato risorse per garantire il diritto allo studio degli studenti delle secondarie di I e II grado in condizioni di svantaggio. Fondi con cui le scuole stanno acquistando libri di testo scolastici digitali e/o cartacei, dizionari, dispositivi digitali, materiali didattici per ragazzi con Bisogni Educativi Speciali (BES) o Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Le richieste pervenute dagli Istituti rispetto al budget totale consentiranno di dare libri gratis e dispositivi digitali a oltre 425 mila alunne e alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Tra le altre preoccupazioni che toccano le famiglie, secondo la ricerca di Save the Children ci sarebbe quella riguardante il rischio di incompatibilità fra orari scolastici dei bambini che frequentano elementari e medie e quelli di lavoro dei genitori. Le soluzioni previste dai genitori differiscono a seconda della fascia di età dei figli, ma ancora una volta emerge il ruolo fondamentale di madri (23%) e nonni (28%) nel supporto alla gestione della routine familiare nel caso di bambini più piccoli: un paradosso se si pensa che principalmente per proteggere i più anziani dal rischio di contagio, i bambini e gli adolescenti sono stati costretti a mesi di didattica a distanza e di lockdown.

La rinuncia al lavoro o la riduzione dell’orario lavorativo sembra essere una delle opzioni delle famiglie, in particolare quelle con figli più piccoli, che però – confermando ancora una volta il gender gap del nostro paese – ricadrebbe principalmente sulle madri (23%) più che sui padri (4%).

Nota 5 settembre 2020, AOODGPER 26841

Ministero dell’Istruzione Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione Direzione generale per il personale scolastico

Ai Direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Ai Dirigenti titolari degli Uffici scolastici Regionali per l’Umbria, la Basilicata e il Molise
LORO SEDI
p.c. All’Ufficio di Gabinetto SEDE
Al Capo Dipartimento del sistema educativo di istruzione e di formazione SEDE

OGGETTO: Anno scolastico 2020/2021 – Istruzioni e indicazioni operative in materia di supplenze al personale docente, educativo ed A.T.A.

Incontro in videoconferenza dei Ministri dell’Istruzione del G20

La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha partecipato nel pomeriggio del 5 settembre alla riunione in videoconferenza dei Ministri dell’Istruzione del G20 previsto dalla Presidenza di turno dell’Arabia Saudita.

L’incontro è stato aperto dal Ministro saudita Hamad Mohammed Al-Sheikh, hanno fatto seguito gli interventi dei Ministri dell’Istruzione dei Paesi G20 e quelli dei rappresentanti delle organizzazioni internazionali, l’Ocse, l’Unesco, l’Unicef e la Banca Mondiale.

La Ministra Lucia Azzolina ha iniziato il suo intervento ricordando, con riferimento all’emergenza sanitaria, che “la cooperazione tra gli Stati membri del G20 rappresenta, oggi più che mai, un valore. Siamo infatti chiamati ad assicurare la continuità di uno dei più importanti diritti umani, il diritto all’Istruzione”.

La Ministra ha poi continuato ponendo l’attenzione sull’importanza dell’ educazione digitale responsabile: “Le bambine e i bambini hanno bisogno di un sostegno esperto per poter scoprire il pieno potenziale delle tecnologie digitali, evitando i rischi nascosti.”

Al centro del confronto, anche il tema dell’internazionalizzazione dei sistemi educativi. Su questo fronte la Ministra ha sottolineato come ”l’esperienza condotta da tutti i Paesi presenti, durante il periodo della chiusura delle scuole e il passaggio alla didattica a distanza, possa condurre all’ideazione di nuovi approcci educativi”.

Un discorso, quello della Ministra Lucia Azzolina, ripreso, fra gli altri, anche nei loro interventi, dai Ministri dell’Istruzione francese, tedesco, argentino e degli Emirati Arabi Uniti con i quali la Ministra italiana ha avuto scambi di opinioni e confronti in questi mesi di emergenza sanitaria.