Scuola: ancora troppi i problemi da risolvere

Scuola: ancora troppi i problemi da risolvere,
prima di tutto le cattedre vuote

Sono tanti i provvedimenti che mancano, a pochi giorni dall’inizio della scuola, per assicurare il rientro in sicurezza e garantire il diritto allo studio e non si tratta solo di mascherine e di banchi monoposto, anche se ad oggi ne abbiamo disponibili solo 100.000 su 2.400.000.

Siamo davanti innanzitutto all’enorme problema dei posti vuoti, effetto anche dell’impuntatura del Ministro Azzolina, che non ha voluto assumere con procedura semplificata il personale con tre anni di servizio per poi procedere successivamente alla sua selezione e che in tal modo ha allontanato la possibilità di avere 32.000 posti docenti in più coperti a settembre.
Dai decreti pubblicati sui siti ufficiali degli uffici scolastici regionali emerge che le immissioni in ruolo, ad oggi, sono poco più di 22.000 su un contingente di 85.000, meno del 30% dunque di quanto autorizzato, mentre le richieste per la call veloce come era largamente previsto, superano di poco le 2.000 unità.
Il numero delle supplenze per quest’anno forse non arriverà a 250.000 come sostiene Azzolina, ma di sicuro raggiungerà l’altrettanto spaventosa cifra di 200.000 unità.

Sono necessari provvedimenti straordinari sugli organici, anche su quello ATA, che, vista l’esigenza di costante igienizzazione richiesta dalla pandemia, va profondamente rivisto assicurando in ognuno dei 42.000 plessi scolastici italiani, almeno 1 collaboratore scolastico in più.

Per i docenti dell’organico aggiuntivo bisogna eliminare la stortura che ne consente il licenziamento senza alcun indennizzo in caso di didattica a distanza e superare le norme che impediscono di convocare un supplente fin dal primo giorno di assenza del titolare (questa possibilità non deve valere solo per gli eventuali supplenti nominati per l’emergenza COVID).

Tantissime segreterie sono senza direttore dei servizi, il concorso per queste figure ha coperto solo 1.100 posti sui 3.378 disponibili. Va risolta questa annosa questione facendo subito il concorso riservato ai Facenti Funzioni DSGA con tre anni di incarico.

I numerosi errori contenuti nelle nuove graduatorie per le supplenze (GPS) stanno mettendo a dura prova la tenuta dell’intero sistema, anche per l’indisponibilità del MI a correggerli centralmente invece di scaricare quest’onere, in un periodo di per sé complicato, sugli uffici territoriali e sulle scuole.

Mancano le disposizioni per utilizzare i “lavoratori fragili” anche laddove emergesse l’esigenza di mettere in quarantena il personale. Il Ministero batta un colpo e concordi per via contrattuale questa materia, come da impegno preso nel protocollo sulla sicurezza del 6 agosto scorso.

Occorrono misure rapide ed efficaci e relazioni sindacali costanti e corrette. Se è vero che la riapertura delle scuole in presenza e in sicurezza è la priorità delle priorità per il Paese, serve un’assunzione di responsabilità da parte del governo nel suo complesso per affrontare e risolvere questi problemi aperti.

NOMINE IN RUOLO: MANCA ORDINANZA MINISTERIALE

NOMINE IN RUOLO: MANCA ORDINANZA MINISTERIALE, POSTI AI SUPPLENTI

A causa delle mancanze del ministero dell’Istruzione, i docenti immessi in ruolo in questi primi giorni di settembre dovranno aspettare l’anno scolastico 2021/22 per prendere servizio. La denuncia arriva dalla Gilda degli Insegnanti, che spiega: il decreto scuola approvato il 6 giugno scorso prevedeva la possibilità di procedere con le nomine in ruolo spostando il termine dal 31 agosto al 20 settembre. Peccato, però, che a viale Trastevere abbiano dimenticato di emanare l’ordinanza con cui, secondo l’articolo 2 comma 1 lettera b del decreto, si sarebbe resa effettiva tale deroga.

In conseguenza di ciò, diversi Uffici scolastici regionali non possono assegnare le sedi agli insegnanti immessi in ruolo in questi giorni, le cui nomine avranno soltanto effetto giuridico a partire dal 1 settembre 2020, ed economico dal 1 settembre 2021. Tutti i posti che, dunque, risulteranno vacanti verranno coperti con incarichi a tempo determinato. E la ‘supplentite’ continua.

Scuola, il flop dei test sierologici Li ha fatti solo un docente su quattro

da la Repubblica

Michele Bocci

Le Regioni hanno fatto i test sierologici a circa un quarto degli operatori della scuola, ai quali viene offerto gratuitamente l’esame sugli anticorpi del coronavirus in vista della ripresa delle lezioni. I dati arrivano da una decina di realtà locali, dove vivono oltre 45 milioni dei cittadini, cioè tre quarti dei cittadini del Paese. Si tratta di Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia, Liguria, Toscana, Campania, Lazio e Sicilia. In tutto hanno somministrato 365mila test sui circa 1,5 milioni distribuiti a loro distribuiti (il totale nazionale è di 2 milioni). Non è un gran risultato se si considera che il giorno fissato dal ministero alla Salute per chiudere la campagna, iniziata il 24 di agosto, era ieri. Vista la situazione quasi ovunque si va avanti, e si faranno test fino alla prossima settimana.

Va specificato che alcune circostanze alla fine renderanno i numeri un po’ meno peggiori. Intanto molte Regioni hanno già preso appuntamento con i lavoratori della scuola per i prossimi giorni e quindi il numero di esami è destinato a salire a breve. Basta pensare alla Lombardia, dove sono stati fatti 75 mila sierologici su 105 mila prenotati (in tutto i lavoratori della scuola sono 206 mila). Il Lazio è arrivato a circa 30 mila ma ne ha già fissati altri 20 mila (il totale delle persone alle quali fare il test in questa regione sarebbe 120 mila). Altro aspetto da tener presente riguarda i medici di famiglia. L’adesione alla campagna è arrivata da una sola sigla sindacale, anche se la più importante, cioè la Fimmg. Questo fa sì che in molte zone, esempio lampante è quello di Milano dove prevale un altro sindacato, lo Snami, i dottori non facciano test nei loro studi. Dove invece collaborano, svolgono un lavoro che spesso le Regioni non colgono, perché ne rendono conto direttamente a Roma. Così, tra prenotazioni da smaltire e attività svolta negli studi dei medici di famiglia, a fine settimana il 25% potrebbe salire, al 40-45% dei 2 milioni di test acquistati dal commissario straordinario Domenico Arcuri. La copertura non sembra comunque destinata ad essere alta. Oltre alle difficoltà con i medici, già illustrate, c’è da ricordare che molti operatori della scuola non vogliono fare il test. Altri invece si sono mossi tardi, forse perché volevano fare l’analisi più a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico, e in effetti in tante regioni si è visto proprio in questi giorni un aumento delle richieste.

Riguardo ai risultati arrivati fino ad ora, nella maggior parte delle regioni si è avuto tra lo 0,5% e l’1,2% dei test sierologici positivi. La Lombardia, dove come noto il coronavirus ha circolato molto più che altrove, è arrivato a 4,8% (3.662 su 74.841), L’Emilia-Romagna al 2,3% (1.158 su 49.208). A chi risulta positivo va poi fatto il tampone per verificare se la malattia è in corso oppure se si è manifestata in passato. Ecco, per avere un’idea di questo ulteriore dato, in Emilia- Romagna i positivi al tampone su quelle oltre mille persone sono stati appena 7.


La Campania rende obbligatori i test seriologici per i docenti

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Nel giorno in cui al Nord, da Bolzano a Milano, a Vo’ in Veneto, i primi studenti, tra ingressi scaglionati e un po’ di emozione, sono tornati in classe dopo sei mesi di chiusura delle scuole, la notizia arriva dal Sud, e in particolare dalla Campania, con il governatore, Vincenzo De Luca, che ha annunciato di voler rendere obbligatorio, nella propria regione, lo screening sierologico per tutto il personale scolastico, con risultati dei tamponi in 24 ore (al momento, a livello nazionale, i test sanitari sono previsti su base volontaria, e li stanno facendo pochi docenti).

De Luca, sempre ieri, ha formalizzato poi la decisione di far partire il nuovo anno il 24 settembre, dopo, quindi, la tornata elettorale, e ha stabilito, anche qui diversamente dalla indicazioni nazionali, di finanziare l’acquisto di termoscanner negli istituti «perché – ha spiegato il governatore campano – ci è parsa poco credibile l’idea del ministero dell’Istruzione di misurare la febbre a casa».

Il (nuovo) calendario scolastico

Con lo slittamento della riapertura delle scuole anche in Campania al 24 settembre, sono salite a sette le regioni che non rispetteranno la data, indicata lo scorso luglio, del 14 settembre. In Friuli Venezia Giulia la prima campanella suonerà il 16 settembre; in Sardegna il 22, in Puglia, Calabria, Basilicata, Abruzzo (e, appunto, Campania) il 24. Nelle restanti regioni (salvo ripensamenti dell’ultimo minuto) si partirà il 14. Ma i “malumori” non mancano; e ieri è andato in scena un botta e risposta tra Matteo Salvini e Lucia Azzolina. Con il leader della Lega, che ha annunciato di aver pronta al Senato la mozione di sfiducia nei confronti della ministra dell’Istruzione, che, dal canto suo, ha parlato invece di «accuse ingiuste», accusando l’esponente leghista di utilizzare l’istruzione come «clava elettorale», senza aver mai, realmente, collaborato con il governo.

I nodi ancora da sciogliere

Il punto è che a una manciata di giorni dalla ripresa delle lezioni sono ancora diversi i nodi da sciogliere, a cominciare da quelli più noti, mascherine, banchi, migliaia di cattedre vuote. Ieri l’Anci ne ha aggiunto uno, chiedendo al governo la deroga ai vincoli sui tetti di spesa per le assunzioni a tempo determinato per assicurare servizi e personale.

Un discorso a parte meritano gli spazi. Nonostante il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, rilevi che sul fronte aule la situazione stia migliorando rispetto alle 20mila che mancavano all’appello qualche settimana fa. Solo nel Lazio la settimana scorsa non si trovavano un migliaio di aule e non è un caso che 22 dirigenti scolastici del X municipio (Ostia) e del comune di Fiumicino abbiano chiesto (per ora senza risposta) di poter rinviare l’apertura al 24 settembre quando almeno i rebus su personale e banchi potrebbero essere stati risolti.

A proposito di spazi emerge qualche dettaglio in più sulle richieste degli enti locali. Ad aver chiesto i 70milioni del decreto Rilancio (a cui si aggiungeranno i 34 del Dl sul trasporto scolastico approvato giovedì scorso in Cdm) per affitti e spese vive di conduzione degli immobili da reperire all’estero sono stati 426. Come conferma l’elenco allegato al decreto ministeriale che ripartisce i fondi. Da cui emerge più di una curiosità. Ad esempio che il contributo più cospicuo riguarda la Città metropolitana di Messina con 2,6 milioni di euro, davanti a Bologna (2 milioni) e Palermo (1,9 milioni). Quasi il doppio di Napoli e Roma che si attestano, rispettivamente, poco sopra e poco sotto gli 1,1 milioni. Mentre passando alle Province – che insieme alle Città metropolitane gestiscono le scuole superiori – in testa troviamo Verona con 785mila euro per affitti e utenze, davanti a Frosinone (735mila) e Pescara (650mila). Mentre tra i Comuni spicca Reggio Calabria che con 1,2 milioni raddoppia Roma capitale che si ferma a 519mila euro. Appena 60mila euro in più di Trapani.

Studenti positivi, decidono le Asl

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Se uno studente, a scuola, mostra i sintomi di coronavirus è isolato e assistito da un adulto con la mascherina. I genitori vanno subito avvisati; una volta a casa si contatterà il pediatra o il medico di famiglia. Se il test è positivo, la parola passa al dipartimento di prevenzione della Asl che valuterà le decisioni da prendere: in base alle ultime indicazioni operative redatte, dopo Ferragosto, dagli esperti dell’Istituto superiore di sanità per la gestione, appunto, di casi e focolai di Sars-CoV-2 nelle scuole, si potrà prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della stessa classe (riprende la didattica a distanza) e agli eventuali insegnanti e operatori scolastici esposti che si configurino come “contatti stretti”. La quarantena – 14 giorni dalla data dell’ultimo contatto – scatta anche per i conviventi, eventuali sorelle e fratelli del ragazzo e per i suoi genitori (per questi ultimi, il governo sta pensando allo smart working o a nuovi congedi straordinari). Eventuali contratti stretti dell’alunno in quarantena (familiari o compagni di classi), o contratti stretti di contratti stretti, non necessitano di quarantena, a meno che la Asl non disponga diversamente (se ci sono altri positivi).

La chiusura di una scuola o parte della stessa dovrà essere valutata in base al numero di casi confermati e di eventuali cluster e del livello di circolazione del virus all’interno della comunità. Un singolo caso confermato in una scuola, almeno secondo le indicazioni attuali, non dovrebbe determinarne la chiusura soprattutto se la trasmissione nella comunità non è elevata. Lo studente positivo rientra a scuola solo quando c’è la guarigione clinica, vale a dire la totale assenza di sintomi. La conferma di avvenuta guarigione prevede l’effettuazione di due tamponi a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. Se entrambi i tamponi risulteranno negativi la persona potrà definirsi guarita, altrimenti proseguirà l’isolamento.

Se a essere contagiato, a scuola, è un docente deve rimanere con la mascherina ed è invitato ad allontanarsi dell’istituto. Se il test è positivo, scatterà la stessa procedura (medico di famiglia-Asl) per rintracciare i contatti stretti e decidere le eventuali quarantene. Se l’insegnante è in servizio su più classi, potrebbe essere disposta la quarantena per tutte quelle classi. Si rientra a scuola dopo il doppio tampone negativo. In caso di studente o personale scolastico positivo scatta, sempre, la sanificazione, che va effettuata se sono trascorsi 7 giorni o meno da quando la persona positiva ha visitato o utilizzato la struttura.

Arriva il nuovo piano sugli alunni disabili

da Il Sole 24 Ore

di Redazione scuola

Arriva il nuovo modello di piano educativo individualizzato per le alunni e gli alunni con disabilità. Il ministero dell’Istruzione lo ha messo a punto con la collaborazione delle federazioni delle Associazioni rappresentanti le famiglie degli studenti con disabilità ed è in procinto di inviarlo agli istituti dopo il necessario passaggio con il consiglio superiore della pubblica istruzione, a cui il documento è stato sottoposto in queste ore.

L’attività di confronto
Tutta la documentazione è stata predisposta e vagliata con l’Osservatorio nazionale permanente per l’Inclusione scolastica, già nel mese di luglio scorso. Proprio con le Federazioni delle Associazioni si è condiviso di introdurre il nuovo modello di PEI attraverso un solido contributo di Linee guida, per spiegare alle scuole in modo approfondito e argomentato la complessità delle innovazioni introdotte, che puntano ad una maggiore partecipazione delle famiglie e degli alunni stessi rispetto al passato.

Tra le novità del nuovo impianto inclusivo: il Gruppo di lavoro operativo funzionerà come un organo collegiale che si occuperà della progettazione degli interventi inclusivi per le alunne e gli alunni con disabilità. Al Glo, in piena coerenza con il principio di autodeterminazione sancito in sede di Convenzione internazionale per i diritti delle persone con disabilità, potranno partecipare anche studentesse e studenti, nel caso della scuola secondaria di secondo grado. Le famiglie godranno di pieno diritto di partecipazione e condivisione delle strategie inclusive, così come previsto dalle norme vigenti.

Nessuna riduzione dell’orario scolastico
Nel nuovo modello di Pei non vi sarà alcuna riduzione a prescindere dell’orario scolastico. Come da sempre previsto, ci sarà invece una puntuale pianificazione delle attività didattiche per alunne e alunni con disabilità, che potrà essere personalizzata rispetto all’organizzazione oraria dell’intero gruppo classe, nel pieno rispetto del principio di individualizzazione e personalizzazione del percorso scolastico. Questo nuovo modello di inclusione scolastica viene presentato dopo un’attesa durata tre anni, dovuta a una diversa sensibilità delle precedenti gestioni politiche.

Per i virologi riaprire le elementari non aumenta il rischio contagio

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Il rientro a scuola, almeno alle elementari, non dovrebbe aumentare il rischio contagio da Covid per i bambini o gli operatori. Ad aggiungersi alle dichiarazioni tranquillizzanti fatte anche recentemente in questo senso dagli esperti dell’Ecdc e dell’Oms c’è uno studio condotto in Inghilterra dall’agenzia Public Health England a giugno e luglio sui bambini più piccoli, anche se gli stessi ricercatori inglesi ammoniscono sul fatto che i risultati non sono estendibili alle scuole di ordini superiori, soprattutto perché, a differenza dei bambini, i ragazzi diffondono il virus probabilmente quanto gli adulti.

Lo studio britannico
La ricerca inglese è stata condotta su 131 scuole materne ed elementari aperte a giugno e luglio, per un totale di oltre 12mila bambini e operatori a cui è stato fatto un tampone. In totale sono stati trovati solo tre positivi, tutti poco sintomatici o asintomatici, e in nessuno dei tre casi è stato dimostrato che l’infezione è avvenuta a scuola. Inoltre una serie di test sierologici condotti su una parte del campione ha evidenziato che la percentuale di positivi riflette quello della comunità di appartenenza, senza differenze per chi ha frequentato o no la scuola. «Dalle evidenze che abbiamo finora sembra che i bambini fino a 12 anni abbiano in generale infezioni più blande, e siano molto meno contagiosi, mentre sopra questa età il comportamento del virus è simile a quello negli adulti – commenta il virologo dell’università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco -. Detto questo però bisogna comunque avere una grande prudenza, e rispettare tutte le norme messe in campo per una riapertura in sicurezza. Ragionando in termini solo probabilistici, ad un aumento dei contatti corrisponde un aumento del rischio di contagi, e bisogna tenere conto del fatto che non c’è solo il rientro in aula, c’è tutto il contorno fatto ad esempio dei trasporti, o degli incontri tra i genitori. Bisogna prepararsi e comportarsi come se stesse per arrivare una seconda ondata, tenendo conto del fatto che questo rimane lo scenario peggiore che può verificarsi».

Le conclusioni
I risultati dello studio inglese sembrerebbero dare ragione a quanto scritto dall’Ecdc e dall’Oms nelle scorse settimane. Secondo le agenzie infatti le scuole non sono tra i veicoli principali del contagio, e da tutti gli studi condotti in questi mesi soprattutto in Europa, dove diversi paesi hanno riaperto quasi subito gli istituti, non è emerso un aumento significativo dei focolai.

Il 71% degli studenti già aveva il banco singolo

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Ingressi scaglionati, classi divise, ricreazione in aula. È quanto prevedono i ragazzi per la riapertura delle loro scuole. Quanto ai banchi, il 71% afferma che già erano a disposizione della scuola i banchi singoli. Tremila alunni di medie e superiori hanno raccontato a Skuola.net cosa potrebbe accadere nella propria scuola alla riapertura: per 3 su 4 ingressi scaglionati, la metà vedrà la propria classe divisa, 2 su 3 faranno ricreazione in aula. Sempre secondo il sondaggio il 47% degli studenti prevede che ci saranno dei turni; il 37% sostiene invece che la sua classe verrà divisa in due gruppi, ognuno dei quali andrà fisicamente a scuola solo alcuni giorni alla settimana; per il 15% si procederà con un’alternanza mattina/pomeriggio. Il ricorso alla didattica digitale integrata non sarà l’eccezione ma, soprattutto per i ragazzi più grandi, quasi una regola. Solo per il 38% degli studenti delle superiori la Ddi verrà attivata solo in caso di necessità; per 6 su 10 le lezioni online partiranno sin da subito.

Banchi nuovi o rimodulazione degli spazi?
In base alle risposte degli studenti non sembra che gli istituti avessero tutto questo bisogno di cambiare i banchi. Solo il 38% ne avrà uno nuovo e, in 3 casi su 4, si tratterà di banchi monoposto classici e non dei tanto discussi banchi “a rotelle”. Il 71% degli studenti che ha partecipato al sondaggio afferma che già c’erano i banchi singoli. Quanto alle mascherine, il 35% si sta già preparando psicologicamente a non poterla togliere mai, o perlomeno questo gli è stato comunicato dalla scuola.

Educazione fisica stravolta
Non sarà tra le priorità ma l’emergenza sanitaria potrebbe stravolgere anche l’ora di educazione fisica. Il 38% degli studenti, infatti, ha saputo che almeno per le prime settimane di scuola ci si limiterà a fare lezioni teoriche. Non sono comunque pochi (62%) quelli che potranno continuarla a fare.

Azzolina: “Al banco senza mascherina. Questa riapertura segno di rinascita per il Paese”

da la Repubblica

“Abbiamo lavorato per trovare nuovi spazi e garantire il distanziamento di un metro in classe. Se c’è il metro di distanza la mascherina può non essere usata. Si deve usare nei momenti di dinamicità, quando si è in movimento, si va alla toilette, durante la ricreazione, certo non quando si mangia”. Lo ha detto la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, alla trasmissione Agorà su Rai 3.

“La riapertura delle scuole è un segno di rinascita per tutto il Paese”, ha proseguito Azzolina. Che sui mancati arredi delle scuole ha sottolineato: “Consegnare 2,4 milioni di banchi è uno sforzo enorme, è ingiusto essere accusati di ritardi. In due mesi li consegneremo. A settembre sarà quasi completamente coperta la primaria, poi entro ottobre tutto il resto”.

La ministra è tornata anche sulla questione dei docenti con fragilità: “Non c’è automatismo tra età e condizione di fragilità. Non basta avere 55 anni, bisogna avere determinate patologie: non si tratta di 300 mila insegnanti ma di poche centinaia, che per vedersi riconosciuta questa condizione dovranno sottoporsi a delle visite”. E sulle cattedre scoperte: “Se parliamo di supplenti e concorsi, ogni settembre, anche negli anni scorsi, i titoli sono sempre gli stessi, ‘caos scuola’. Le nomine dei supplenti si sono sempre fatte due-tre giorni prima dell’inizio della scuola, non è una novità di quest’anno”.

Per quanto riguarda l’emergenza sanitaria Azzolina ha detto: “Ci saranno spazi Covid ad hoc all’interno della scuola”. E ha spiegato la procedura in caso di sospetto contagio: “Si chiamano i genitori e si mettono in contatto con il Dipartimento di igiene territoriale, si farà il tampone e se c’è positività, grazie al registro dei contatti si capirà quante persone devono andare in quarantena. Gli studenti in quarantena cominceranno a fare didattica a distanza e ci sono contributi alle famiglie per lo smart working. Siamo l’unico Paese che distribuisce 11 milioni di mascherine gratis al giorno al personale scolastico e agli studenti, che per la ripartenza delle scuole ha messo soldi per l’edilizia e ha previsto 70 mila unità di organico in più tra docenti e Ata. Noi ci confrontiamo molto con i colleghi dell’Istruzione degli altri paesi, l’Italia viene fatta parlare sempre per prima, all’estero ci fanno i complimenti per come abbiamo gestito i problemi. Certo, si può fare sempre meglio”.

Sugli attacchi da parte del leader della Lega: “Sono diventata il pane quotidiano di Matteo Salvini, vorrei chiedermi se anche lui si è impegnato un po’ per la ripartenza della scuola o se ha usato la scuola stessa come clava elettorale facendo propaganda e terrorizzando famiglie e studenti. Io sono sicura di avere lavorato in scienza e coscienza facendo tutto quello che si poteva fare, è stato fatto tutto il possibile, non saprei cosa fare di più anche se si può sempre migliorare. Salvini ce l’ha una coscienza? Ha collaborato o ha solo gettato nel panico le famiglie? Negli altri paesi le opposizioni hanno provato a collaborare un po’, qui da noi non è successo”.

Nomina del Referente d’Istituto per l’emergenza COVID-19 per l’a.s. 2020/2021

da OrizzonteScuola

Di Antonio Fundaro

Le indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di Sars-Cov-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia programmate dal gruppo di lavoro dell’Istituto Superiore di Sanità, dal Ministero della Salute, dal Ministero dell’Istruzione, dall’Inail, dalla fondazione Bruno Kessler, dalla Regione Emilia Romagna e dalla Regione Veneto vogliono dare un sostegno operativo ai dirigenti scolastici e, in generale parlando, agli operatori del settore scolastico e dei Dipartimenti di Prevenzione che, proprio a partire dal nuovo anno scolastico 2020-2021, saranno coinvolti nel monitoraggio e nella risposta a casi sospetti/probabili/confermati di COVID-19 e, naturalmente, nella concretizzazione delle strategie di prevenzione e, ragion forza, di intervento.

La gestione di eventuali casi

Le indicazioni, di fatto, forniscono dettagli pratici per la gestione di eventuali casi e focolai di SARS-CoV-2 che si dovessero verificare nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia mediante l’utilizzo di scenari ipotetici, in assenza, evidentemente, in questo preciso momento, di modelli previsionali solidi.

Nelle nostre scuole, commenta una guida operativa predisposta dalla CISL Scuola, ai fini dell’identificazione precoce dei casi sospetti sarà necessario prevedere, secondo le indicazioni operative:

  • un sistema di monitoraggio dello stato di salute degli alunni e del personale scolastico;
  • il coinvolgimento delle famiglie nell’effettuare il controllo della temperatura corporea del bambino/studente a casa ogni giorno prima di recarsi al servizio educativo dell’infanzia o a scuola;
  • la misurazione della temperatura corporea al bisogno (es. malore a scuola di uno studente o di un operatore scolastico), da parte del personale scolastico individuato, mediante l’uso di termometri che non prevedono il contatto, e che andranno preventivamente reperiti;
  • la collaborazione dei genitori nel contattare il proprio medico curante (Pediatra di Libera Scelta – PLS – o del Medico di Medicina Generale – MMG -) per le operatività connesse alla valutazione clinica e all’eventuale prescrizione del tampone naso-faringeo.

Le assenze e la loro gestione

È di vitale importanza per la gestione della didattica, inoltre, predisporre un sistema flessibile per la gestione della numerosità delle assenze per classe/sezione che possa essere utilizzato per identificare situazioni anomale per eccesso di assenze, per esempio, attraverso il registro elettronico o appositi registri su cui riassumere i dati ogni giorno.

La normativa

Sono il D.M. 6 agosto 2020, n. 87 recante il “Protocollo d’intesa per garantire l’avvio dell’anno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di COVID-19” e in particolare il documento contente le “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS CoV 2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”, Rapporto ISS COVID-19 n. 58/2020 che ravvisando l’esigenza primaria di garantire misure di prevenzione e mitigazione del rischio di trasmissione del contagio da SARS-CoV-2 prevedono la nomina, presso ciascuna istituzione scolastica del Referente COVID-19 di Istituto per l’anno scolastico 2020/2021.è necessario, comunque, che tali referenti scolastici per COVID-19 siano formati sulle varie procedure da seguire nei diversi possibili casi. E qui sorge tutta una serie di perplessità in ordine ad una figura che contrattualmente non esiste e di cui non si è provveduto ad individuare modalità di incarico, compiti, responsabilità, formazione.

La nomina del referente scolastico per COVID-19

La prima grossa ambiguità – precisa la Cisl Scuola – risiede nel fatto che le indicazioni operative da un lato raccomandano alle scuole e ai servizi educativi dell’infanzia di “identificare dei referenti scolastici adeguatamente formati…” (vedi paragrafo 1 delle indicazioni operative) e dall’altro, invece (paragrafo 1.3), dispongono che “in ogni scuola deve essere identificato un referente scolastico per COVID-19”. Da qui tutte le perplessità di carattere contrattuale per una figura finora non prevista e che, almeno per un certo verso, è riconosciuta in via precettiva dal documento. Nemmeno è dato capire se la figura dovrà necessariamente essere individuata all’interno dell’ambito scolastico ovvero se si tratti di una mera opportunità. Circa la procedura di nomina da parte del dirigente scolastico la CISL Scuola ritiene che sia indispensabile procedere all’individuazione del personale che abbia fornito la propria disponibilità ad adempiere al compito.

Le dimissioni da Referente

Come per ogni altro incarico conferito dal DS o elettivo del Collegio dei Docenti, anche in questo caso, con giustificati motivi è possibile avanzare legittime dimissioni, anche irrevocabili senza che alcuna motivazione di rigetto possa essere avanzata dal DS. A tale proposito, le indicazioni operative non escludono che la funzione di referente scolastico per COVID-19 possa essere svolta dallo stesso Dirigente scolastico. Le Indicazioni prevedono la nomina di un sostituto del referente (preferibilmente di plesso) per evitare sospensioni nel caso di assenza del referente stesso o dell’impossibilità di questo di spostarsi da un plesso all’altro.

Compiti del referente scolastico per COVID-19

I compiti del referente scolastico per COVID-19 consistono in tutte quelle azioni finalizzate alla creazione di un sistema flessibile di gestione della prevenzione dell’epidemia all’interno della scuola, di gestione dei casi eventualmente verificatesi all’interno dei locali scolastici, di informazione, di tracciabilità e di interconnessione con i responsabili del Dipartimento di Prevenzione.

Attività preventiva e di gestione “Casi Covid-19”

Secondo le indicazioni operative, il responsabile scolastico per COVID-19 deve:

Attività preventiva

  • conoscere le figure professionali del Dipartimento di Prevenzione che, in collegamento funzionale con i medici curanti di bambini e degli studenti (PLS e MMG), supportano la scuola e i medici curanti per le attività del protocollo e che si interfacciano per un contatto diretto anche con il dirigente scolastico e con il medico che ha in carico il paziente;
  • svolgere un ruolo di interfaccia con il Dipartimento di Prevenzione e creare una rete con le altre figure analoghe delle scuole del territorio;
  • comunicare al Dipartimento di Prevenzione se si verifica un numero elevato di assenze improvvise di studenti in una classe o delle assenze registrate tra gli insegnanti.
    fornire al Dipartimento di Prevenzione eventuali elenchi di operatori scolastici e/o alunni assenti;
  • indicare al Dipartimento di Prevenzione eventuali alunni/operatori scolastici con fragilità per agevolarne la tutela attraverso la sorveglianza attiva da concertarsi tra il Dipartimento medesimo, lo stesso referente scolastico per il COVID-19 e il Pediatra di Libera Scelta (PLS) e i Medici di Medicina Generale (MMG).

Gestione casi COVID-19

  • ricevere dagli operatori scolastici la segnalazione di un caso sintomatico di COVID-19;
  • telefonare immediatamente ai genitori o al tutore legale dello studente nei casi di sospetto COVID-19 interni alla scuola (aumento della temperatura corporea o sintomo compatibile con il virus);
  • acquisire la comunicazione immediata dalle famiglie o dagli operatori scolastici nel caso in cui un alunno o un componente del personale sia stato contatto stretto con un caso confermato di COVID-19;
  • fornire al Dipartimento di prevenzione l’elenco dei compagni di classe nonché degli insegnanti del caso confermato che sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi. Per i casi asintomatici, sono considerate le 48 ore precedenti la raccolta del campione che ha portato alla diagnosi e i 14 giorni successivi alla diagnosi. I contatti stretti individuati dal Dipartimento di Prevenzione con le consuete attività di contact tracing, saranno posti in quarantena per 14 giorni dalla data dell’ultimo contatto con il caso confermato. Il Dipartimento di Prevenzione deciderà la strategia più adatta circa eventuali screening al personale scolastico e agli alunni.

Pagamento

Per quanto riguarda il pagamento della nuova figura si può ipotizzare, sottolinea il vademecum della Cisl Scuola, un ricorso alle risorse del FIS (ai sensi dell’art.88 del CCNL 2006/2009) e in fase di Contrattazione di Istituto.

Il modello di decreto di nomina

Il dirigente scolastico professore Vincenzo Caico, ancora una volta vulcanico manager, a capo di un istituto importante del Friuli Venezia Giulia, l’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “Michelangelo Buonarroti” (istituto che si dona al territorio con qualificati licei: Liceo Scientifico, Liceo Scienze Applicate Liceo Sportivo e Liceo Linguistico) di Monfalcone (GO) ha predisposto un puntuale modello di “Decreto di nomina” del Referente COVID-19, che qui riproponiamo e adattiamo alle esigenze di quanti, avvolti dalla frenesia delle mille incombenze di inizio anno scolastico, vogliono utilizzare uno strumento agile e di pregevole fattura tecnica e normativa.

Decreto – Nomina Referente COVID-19

Conte firma Dpcm 7 settembre: le scuole continuano a garantire l’avvio dell’anno scolastico

da OrizzonteScuola

Di Ilenia Culurgioni

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha firmato il Dpcm che proroga al 7 ottobre le misure precauzionali per contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19 contenute nel Dpcm 7 agosto 2020.

Le misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale, di cui al decreto del presidente del consiglio dei ministri del 7 agosto, sono prorogate fino al 7 ottobre 2020.

Confermate le ordinanze del ministero della Salute del 12 e 16 agosto 2020.

Misure

Scuola – Al comma 4 dell’art. 1 vengono apportate modifiche al Dpcm del 7 agosto, in particolare sulle misure riguardanti la scuola : “Ferma restando la ripresa delle attività dei servizi educativi e delle attività didattiche delle scuole di ogni ordine e grado secondo i rispettivi calendari, le istituzioni scolastiche continuano a predisporre ogni misura utile all’avvio nonché al regolare svolgimento dell’anno scolastico 2020/21, anche sulla base delle indicazioni operative per la gestione dei casi e dei focolai di SARS-COV2, elaborate dall’Istituto superiore di sanità di cui all’allegato 21“.

Università – “Nelle università le attività didattiche e curriculari sono svolte nel rispetto delle linee guida del Ministero dell’università e della ricerca, di cui all’allegato 18, nonché sulla base del protocollo per la gestione di casi confermati di covid-19, di cui all’allegato 22“.

Linee guida trasporto scolastico – nel Dpcm vengono allegate le linee guida per il trasporto: la capienza massima consentita sui mezzi è dell’80%. Si può salire a bordo in assenza di sintomatologia  respiratoria o temperatura corporea oltre i 37,5°.

Scarica il Dpcm 7 settembre

Allegati

Referente Covid-19 nelle scuole, chi può essere e quali sono i compiti. Ecco come sarà formato

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

Il referente Covid-19 nelle scuole è una nuova figura introdotta negli istituti scolastico dal Rapporto dell’Istituto Superiore di sanità del 21 agosto scorso.

Così come segnala l’ANP, in un vademecum pubblicato per i propri iscritti, il referente può essere un dirigente scolastico, un docente o anche un collaboratore scolastico.

Il ruolo del referente Covid-19 è quello di svolgere un ruolo di interfaccia con il Dipartimento di prevenzione presso la ASL territorialmente competente e di creare una rete con le altre figure analoghe nelle scuole del territorio.

Il referente Covid-19 promuoverà, in accordo con il preside, azioni di informazione e sensibilizzazione rivolte al personale scolastico e alle famiglie sull’importanza di individuare precocemente eventuali segni/sintomi e comunicarli tempestivamente.

Riceverà comunicazioni e segnalazioni da parte delle famiglie degli alunni e del personale scolastico nel caso in cui un alunno o un elemento del personale scolastico risulti positivo al Covid-19.

Per quanto riguarda la formazione è utile precisare che il Ministero dell’Istruzione ha lanciato sul suo sito l’iniziativa di un percorso formativo rivolto a insegnanti e personale scolastico (ma anche a professionisti sanitari) per monitorare e gestire possibili casi di Covid-19 nelle scuole.

La formazione è proposta attraverso un corso gratuito che sarà disponibile on line e in modalità asincrona fino al 15 dicembre 2020, fruibile su piattaforma EDUISS.

Ai partecipanti che avranno completato tutte le attività previste e superato il test di valutazione finale (a scelta multipla) sarà rilasciato l’attestato di partecipazione. Ciascun corso avrà la durata di 9 ore.

Ministero: è pronto il nuovo modello PEI. Falso che sia previsto taglio orario

da OrizzonteScuola

Di redazione

Ministero istruzione – Scuola, è stato predisposto il nuovo modello di Piano educativo individualizzato per le alunni e gli alunni con disabilità. Il Ministero dell’Istruzione lo ha messo a punto con la collaborazione delle Federazioni delle Associazioni rappresentanti le famiglie degli studenti con disabilità ed è in procinto di inviarlo agli Istituti dopo il necessario passaggio con il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, a cui il documento è stato sottoposto in queste ore.

Tutta la documentazione è stata predisposta e vagliata con l’Osservatorio nazionale permanente per l’Inclusione scolastica, già nel mese di luglio scorso. Proprio con le Federazioni delle Associazioni si è condiviso di introdurre il nuovo modello di PEI attraverso un solido contributo di Linee guida, per spiegare alle scuole in modo approfondito e argomentato la complessità delle innovazioni introdotte, che puntano ad una maggiore partecipazione delle famiglie e degli alunni stessi rispetto al passato.

Tra le novità del nuovo impianto inclusivo: il Gruppo di lavoro operativo funzionerà come un organo collegiale che si occuperà della progettazione degli interventi inclusivi per le alunne e gli alunni con disabilità. Al GLO, in piena coerenza con il principio di autodeterminazione sancito in sede di Convenzione internazionale per i diritti delle persone con disabilità, potranno partecipare anche studentesse e studenti, nel caso della scuola secondaria di secondo grado. Le famiglie godranno di pieno diritto di partecipazione e condivisione delle strategie inclusive, così come previsto dalle norme vigenti.

Nel nuovo modello di PEI non vi sarà alcuna riduzione a prescindere dell’orario scolastico, come alcune forze politiche stanno facendo credere in queste ore, rilanciando false notizie. Come da sempre previsto, ci sarà invece una puntuale pianificazione delle attività didattiche per alunne e alunni con disabilità, che potrà essere personalizzata rispetto all’organizzazione oraria dell’intero gruppo classe, nel pieno rispetto del principio di individualizzazione e personalizzazione del percorso scolastico.

Questo nuovo modello di inclusione scolastica viene presentato dopo un’attesa durata tre anni, dovuta a una diversa sensibilità delle precedenti gestioni politiche.

In questi giorni in cui il Ministero e l’intero Governo sono impegnati per far ripartire la scuola in sicurezza, c’è chi continua a scegliere la strada della propaganda, in particolare sbandierando presunte discriminazioni in tema di diritti degli alunni con disabilità, a danno delle famiglie. Il Ministero e le scuole stanno operando nell’interesse di queste studentesse e di questi studenti, forti di una normativa sull’inclusione, quella italiana, che è fra le più avanzate nel mondo.

Docenti e personale Ata, causa Covid si prevede un netto aumento della malattia

da La Tecnica della Scuola

Durante l’anno scolastico 2020/2021 è previsto, causa la grande paura per un possibile contagio da Coronavirus, un netto aumento della percentuale delle assenze per malattia.

Malattia anche per un banale raffreddore?

Non è solo un problema di docenti fragili, ma molto più diffusamente di docenti impauriti di stare a contatto per almeno 4 ore al giorno con classi numerose. Lo hanno dichiarato anche il Premier Conte e la Ministra Azzolina che la scuola non è un luogo magico dove il contagio non entra, è scontato che i docenti e il personale Ata sono a rischio contagio più di altre categorie di lavoratori.

Il rischio del contagio è molto alto per i docenti che, notoriamente, ogni anno scolastico sono soggetti a raffreddori, influenze e contagi vari, per lo stretto contatto che hanno in classe con gli studenti.

Appare molto probabile, se non addirittura certo, che non appena un docente dovesse avere anche un semplice raffreddore si metta immediatamente in malattia fino alla completa guarigione. Questo comportamento volto a tutelare la salute del docente e anche del personale Ata, comporterà inevitabilmente un netto aumento delle assenze per malattia da parte di tutto il personale scolastico.

Normativa sulla malattia di docenti e Ata

Il riferimento normativo che regola le assenze per malattia degli insegnanti a tempo indeterminato è l’art.17 del CCNL scuola 2006-2009.

Per il personale assunto con contratto a tempo determinato per l’intero anno scolastico o fino al termine delle attività didattiche, si applica invece l’art.19 comma 3 del CCNL 27.11.2007. Per quanto riguarda il personale di ruolo bisogna dire che il dipendente assente per malattia ha diritto alla conservazione del posto per un periodo di diciotto mesi.

Ai fini della maturazione del predetto periodo, si sommano, alle assenze dovute all’ultimo episodio morboso, le assenze per malattia verificatesi nel triennio precedente.

Se per esempio il docente si assenta per malattia nel periodo che va dal 14 novembre al 23 dicembre 2020, per un totale, riferito a questo singolo episodio di malattia di 40 giorni; il periodo triennale di riferimento, ai sensi del comma 1 dell’art.17andrà dal 23 dicembre 2017 al 23 dicembre del 2020.

Nel triennio su evidenziato, il docente ha diritto a 18 mesi di malattia, i primi nove mesi pagati al 100%, dal decimo al dodicesimo al 90% e poi fino al diciottesimo al 50%. Quindi nel suddetto periodo tutte le assenze per malattia si sommano sia agli effetti della determinazione della durata massima di 18 mesi sia agli effetti della retribuzione.

Nel comma 2 dell’art.17 esiste un’altra tutela che consente all’insegnante, che ne faccia regolare richiesta, la possibilità di assentarsi per un ulteriore periodo di 18 mesi in casi particolarmente gravi e accertati dall’Amministrazione, senza diritto ad alcun trattamento retributivo.

Terminati questi ulteriori 18 mesi, come previsto dal comma 4 dell’art.17 CCNL scuola, l’insegnante può essere dichiarato permanentemente inidoneo a svolgere qualsiasi proficuo lavoro, l’amministrazione può procedere, salvo quanto previsto dal successivo comma 5, alla risoluzione del rapporto corrispondendo al dipendente l’indennità sostitutiva del preavviso.

Molto più ridotte sono invece le tutele per il diritto alla malattia per i docenti precari. Infatti nell’art.19 comma 3 è scritto che il personale docente ed ATA assunto con contratto a tempo determinato per l’intero anno scolastico o fino al termine delle attività didattiche, nonché quello ad esso equiparato ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, assente per malattia, ha diritto alla conservazione del posto per un periodo non superiore a 9 mesi in un triennio scolastico.

Per quanto attiene la retribuzione degli insegnanti precari è specificato nel comma 4 dell’art.19 suddetto che, fermo restando il limite dei 9 mesi in un triennio, in ciascun anno scolastico la retribuzione spettante al personale precario è corrisposta per intero nel primo mese di assenza, nella misura del 50% nel secondo e terzo mese. Per il restante periodo il personale anzidetto ha diritto alla conservazione del posto senza assegni.

Normativa malattia supplenze brevi

Nei casi di assenza dal servizio per malattia del personale docente, educativo ed ATA assunto con contratto a tempo determinato stipulato dal dirigente scolastico, si applica l’art. 5 del D.L. 12/9/1983, n. 463 convertito con modificazioni dalla legge 11/11/1983, n. 638. Tale personale ha comunque diritto, nei limiti di durata del contratto medesimo, alla conservazione del posto per un periodo non superiore a 30 giorni annuali,
retribuiti al 50%.

Il curricolo di Educazione civica, come declinarlo nei vari gradi di scuola

da La Tecnica della Scuola

Potere del popolo o potere dei cittadini? Si tratta della questione posta dal filosofo Norberto Bobbio che, analizzando le democrazie moderne, osserva che l’eccesso di enfasi sul potere del popolo abbia dato origine spesso ai populismi, laddove, invece, sarebbe stato più corretto parlare di potere ma anche di responsabilità dei cittadini, tra diritti e doveri. Cittadini più che popolo. Una differenza sottile ma non di poco conto, che deve essere messa in luce quando si fa educazione civica a scuola con i ragazzi.

Ma, esattamente, quale curricolo per l’educazione civica e come andrà declinato nei vari ordini di scuola, oggi che diventa obbligatorio dalla scuola dell’infanzia a quella secondaria?

Innanzitutto, ricordiamo, il curricolo sarà elaborato dai docenti dell’istituto in chiave progettuale, con la finalità di proporre un percorso formativo organico e completo adeguato all’ordine di scuola e alla classe cui si riferisce, e che agisca su vari livelli di competenze, da quelle più largamente riferite al senso civico, al rispetto degli altri, delle regole (comprese quelle relative al Covid) e dell’ambiente, a quelle più specificamente legate agli articoli di legge e alla Costituzione.

La legge 92/19

La legge 92/19 prende come punto di partenza la Costituzione come progetto di democrazia.Occorre conoscerne la storia e la struttura, l’ordinamento dello Stato, i diritti e i doveri, ma soprattutto occorre lavorarci in modo progettuale ed attraverso una ricerca trasversale, come progetto e non come acquisizione, per far sì che i ragazzi riflettano, lavorino, si formino, agiscano come cittadini.La prospettiva trasversale dell’insegnamento dell’Educazione Civica impone un approfondimento anche degli ordinamenti sovranazionali e internazionali, patrimonio di valori la cui conoscenza riveste un ruolo significativo per un’educazione alla cittadinanza globale.

Il corso

Sugli stessi argomenti il corso del nostro formatore Rodolfo Marchisio Costituzione, diritto, legalità, solidarietà, in programma dal 29 settembre al 13 ottobre, per un totale di 6 ore.

La mappatura delle competenze del corso

  1. Conoscenza attiva della Carta
  2. Consapevolezza di diritti e doveri, loro stato di realizzazione, debolezza o sospensione (Covid)
  3. Saper riflettere sulle esperienze vissute (Covid, DaD, limitazioni e nuove regole a scuola e nella realtà) in modo critico e atteggiamento attivo e responsabile.
  4. Saper lavorare sulla C. attraverso il web.
  5. Competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare: capacità di riflettere su se stessi, di gestire efficacemente il tempo e le informazioni, di lavorare con gli altri in maniera costruttiva, di mantenersi resilienti.
  6. Competenza di cittadinanza: capacità di agire da cittadini responsabili e di partecipare pienamente alla vita civica e sociale, in base alla comprensione delle strutture e dei concetti sociali, economici, giuridici e politici.