iPad come strumento di accessibilità ed inclusione

Associazione Italiana Dislessia promuove il webinar formativo gratuito
“iPad come strumento di accessibilità ed inclusione. Equilibrio tra didattica digitale e didattica tradizionale”.

L’appuntamento, fissato per il 30 settembre 2020 dalle h.17, vuole essere un supporto nelle attività di didattica a distanza, nel rispetto dei principi di inclusione e accessibilità attraverso gli strumenti digitali Apple
Arezzo, 16 settembre 2020 – Mercoledì 30 settembre 2020, la sezione di Arezzo dell’Associazione Italiana Dislessia, insieme a Rekordata, promuove il webinar formativo gratuito “iPad come strumento di accessibilità ed inclusione. Equilibrio tra didattica digitale e didattica tradizionale”, con l’obiettivo di supportare ragazzi, genitori ed insegnanti nelle attività di didattica a distanza, nel rispetto dei principi di inclusione e accessibilità, attraverso gli strumenti digitali Apple.

L’evento online si terrà mercoledì 30 settembre 2020, dalle ore 17.00 alle ore 19.00. La partecipazione è libera e gratuita, previa iscrizione online attraverso la pagina dedicata del sito AID: https://arezzo.aiditalia.org/it/news-ed-eventi/webinar-ipad-strumenti-accessibilita

Interverranno: Roberto Cutolo, Dirigente Ufficio III USR Toscana; Pierpaolo Infante, Direzione Generale Ufficio III USR Toscana; Roberto Cutolo, Dirigente Ufficio III USR Toscana; introduce: Pier Scotti, Apple Italia. Tra i relatori: Gabriele Cordovani, Responsabile Nazionale AID Giovani; Sauro Tavarnesi, Dirigente Scolastico IC Giorgio Vasari di Arezzo; Samanta Parise, Apple Distinguished Educator e Insegnante di Scuola Primaria. 

Al momento della registrazione, ogni utente riceverà un messaggio e-mail di conferma contenente informazioni dettagliate su come partecipare all’evento online.

Per maggiori informazioni: https://arezzo.aiditalia.org/it/news-ed-eventi/webinar-ipad-strumenti-accessibilita

AID: Associazione Italiana Dislessia ( http://www.aiditalia.org/it/ )
AID – Associazione Italiana Dislessia – nasce con la volontà di fare crescere la consapevolezza e la sensibilità verso il disturbo della dislessia evolutiva, che in Italia si stima riguardi circa 2.000.000 persone. L’Associazione conta oltre 18.000 soci e 98 sezioni attive distribuite su tutto il territorio nazionale. AID lavora per approfondire la conoscenza dei DSA e promuovere la ricerca, accrescere gli strumenti e migliorare le metodologie nella scuola, affrontare e risolvere le problematiche sociali legate ai DSA. L’Associazione è aperta ai genitori e familiari di bambini dislessici, ai dislessici adulti, agli insegnanti e ai tecnici (logopedisti, psicologi, medici).

Un emendamento per estendere il bonus 110% all’abbattimento barriere architettoniche

Un emendamento per estendere il bonus 110% all’abbattimento barriere architettoniche

Disabili.com del 16/09/2020

ROMA. Sul fronte abbattimento barriere architettoniche potrebbero esserci delle novità. La senatrice del Movimento Cinque Stelle Tiziana Drago ha presentato, anche su sollecitazione dell’ANGLAT (l’associazione che tutela la mobilità e l’accessibilità per le persone con disabilità), un emendamento per estendere i benefici introdotti dal governo anche per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

“Il bonus del 110% – ha spiegato Drago – è una misura importante da parte del Governo che però deve tenere conto della improcrastinabile tematica che concerne l’abbattimento delle barriere architettoniche. Per questo motivo ho ritenuto doveroso aggiungere, attraverso il mio emendamento, che nei benefici introdotti dal dl 34 rientrino i lavori di adeguamento per l’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici privati che fruiscono della detrazione ordinaria del 50% per la quota rimasta a carico del contribuente”.

Aggiunge la senatrice: “Inoltre la modifica proposta rappresenta un indubbio vantaggio per le persone con disabilità che sono inabili al lavoro e dunque, prive di reddito, sono incapienti sotto il profilo fiscale e non potrebbero beneficiare delle detrazioni ordinarie per i lavori di adeguamento delle loro case per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Ampliando il perimetro del bonus al 110% a tale tipologia di interventi si conferisce un aiuto sostanziale a molte persone con disabilità che altrimenti dovrebbero effettuare i lavori sopportandone il costo senza alcun beneficio fiscale. E’ stata prevista una copertura di 10 milioni per il 2020 e 15 milioni per il 2021”.

“In questo modo – conclude la senatrice – ho inteso raccogliere l’appello dell’ANGLAT che ha sollecitato con forza un intervento legislativo in favore delle persone con disabilità . La mobilità delle persone con disabilità è un diritto ed è compito del governo agevolare interventi in questo senso”.

SCUOLA: LA REALTÀ DEL RIENTRO

Videoconferenza stampa “SCUOLA: LA REALTÀ DEL RIENTRO”, promossa da FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams e moderata da Ilaria Venturi, giornalista del quotidiano la Repubblica, che si terrà mercoledì 16 settembre alle ore 10.30 su piattaforma Hangouts Meet.

La conferenza è l’occasione per i cinque segretari, Francesco SinopoliMaddalena  GissiPino TuriElvira Serafini e Rino Di Meglio, per fare il punto sull’avvio dell’anno scolastico e sugli interventi necessari per una piena ripresa in presenza.

I piani di riapertura delle scuole

UNICEF/COVID-19: oggi 872 milioni di studenti – ovvero la metà della popolazione studentesca mondiale – in 51 Paesi non sono ancora in grado di tornare nelle loro aule

  • Almeno 463 milioni di bambini le cui scuole sono state chiuse a causa del COVID-19, non conoscono l’apprendimento a distanza.
  • Studio UNICEF sui piani di riapertura delle scuole di 158 Paesi: 1 paese su 4 non ha fissato una data per permettere ai bambini di tornare in classe.
  • Si prevede che almeno 24 milioni di bambini abbandoneranno la scuola a causa del COVID.
  • Presidente UNICEF Italia Francesco Samengo rilancia la Petizione“Sicuramente scuola. Per una scuola sicura, moderna e inclusiva”.

Dichiarazione di Henrietta Fore, Direttore generale dell’UNICEF, in occasione della presentazione della Guida aggiornata UNESCO-UNICEF-OMS sulle misure di salute pubblica legate alla scuola nel contesto del COVID-19.

16 settembre 2020 – “Al culmine della pandemia di COVID-19, le scuole hanno chiuso i battenti in 192 paesi, mandando a casa 1,6 miliardi di studenti. Oggi, a quasi nove mesi dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, 872 milioni di studenti – ovvero la metà della popolazione studentesca mondiale – in 51 Paesi non sono ancora in grado di tornare nelle loro aule. Milioni di questi bambini hanno avuto la fortuna di imparare a distanza – online, attraverso trasmissioni radiofoniche o televisive, o altro.

Tuttavia, i dati dell’UNICEF mostrano che, per almeno 463 milioni di bambini le cui scuole sono state chiuse a causa del COVID-19, non esisteva una cosa come “l’apprendimento a distanza”. Questo perché almeno un terzo degli scolari del mondo non ha potuto accedervi quando a causa del COVID-19 sono state chiuse le loro scuole, anche a causa della mancanza di accesso a internet, di computer o dispositivi mobili. L’enorme numero di bambini la cui istruzione è stata completamente interrotta per mesi non è nient’altro che un’emergenza educativa globale. 

Condivido un altro dato allarmante – e nuovo: l’UNICEF ha recentemente intervistato 158 paesi sui loro piani di riapertura delle scuole e ha scoperto che 1 paese su 4 non ha fissato una data per permettere ai bambini di tornare in classe. 

Sappiamo che la chiusura delle scuole per periodi di tempo prolungati può avere conseguenze devastanti per i bambini. Sono sempre più esposti alla violenza fisica e psicologica. La loro salute mentale ne risente. Sono più vulnerabili al lavoro minorile e agli abusi sessuali e hanno minori probabilità di uscire dal ciclo della povertà.  Per i più emarginati, perdere la scuola – anche se solo per poche settimane – può portare a risultati negativi che durano tutta la vita. Sappiamo che, al di là dell’apprendimento, le scuole forniscono ai bambini servizi vitali per la salute, la vaccinazione e la nutrizione, e un ambiente sicuro e solidale. Questi servizi sono sospesi quando le scuole sono chiuse. E sappiamo anche che più a lungo i bambini rimangono fuori dalla scuola, meno probabilità hanno di ritornarci.Si prevede che almeno 24 milioni di bambini abbandoneranno la scuola a causa del COVID.

Ecco perché esortiamo i governi a dare priorità alla riapertura delle scuole, quando le restrizioni saranno abolite. Li esortiamo a considerare tutte le cose di cui i bambini hanno bisogno – apprendimento, protezione, salute fisica, salute mentale – e a garantire che l’interesse superiore di ogni bambino sia messo al primo posto. Quest’ultima guida pubblicata da UNESCO, UNICEF e OMS offre suggerimenti su come possiamo riaprire le scuole mantenendo i bambini e le comunità al sicuro. E sappiamo che alcuni Paesi hanno già adottato misure per farlo.

In Senegal, per esempio, le scuole hanno distanziato le sedie delle classi per mantenere la distanza tra gli studenti. Il Ruanda sta costruendo nuove aule e sta assumendo altri insegnanti. L’Egitto ha creato classi più piccole e ha scaglionato gli orari scolastici in turni. Molti paesi hanno aumentato le postazioni per il lavaggio delle mani, hanno introdotto controlli sanitari e hanno spostato gli sport e altre attività all’aperto. Altri paesi stanno anche usando l’apprendimento misto: di persona e e a distanza.

Quando i governi decidono di tenere chiuse le scuole, li esortiamo ad aumentare le opportunità di apprendimento a distanza per tutti i bambini, specialmente per i più emarginati. Bisogna trovare modi innovativi – tra cui servizi online, TV e radio – per far sì che i bambini continuino ad imparare, a prescindere da tutto.

Prima della pandemia, il mondo si trovava ad affrontare una crisi dell’apprendimento – sia in termini di accesso all’istruzione che di qualità dell’istruzione per ogni bambino. Se non interveniamo ora, questa crisi non farà che aggravarsi. E i bambini pagheranno il prezzo più alto di tutti”. 

ITALIA – “In occasione della riapertura delle scuole nel nostro paese, l’UNICEF Italia ha rilanciato la Petizione ‘Sicuramente scuola. Per una scuola sicura, moderna e inclusiva’ per chiedere al Governo di mettere al centro dell’agenda politica i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza definendo un piano di riapertura in sicurezza che garantisca un’istruzione inclusiva e di qualità oltre l’emergenza, con interventi personalizzati e attenti ai singoli bisogni degli studenti”, ha ricordato il Presidente dell’UNICEF Italia Francesco Samengo.

Per aderire: www.unicef.it/sicuramentescuola

C. Läckberg, Tempesta di neve e profumo di mandorle

La Läckberg indaga nella vita

di Antonio Stanca

Alla serie “I delitti di Fjällbacka”, in particolare quella detta “Martin Molin”, che va dal 2002 ai nostri giorni, appartiene Tempesta di neve e profumo di mandorle, romanzo uscito nel 2013 e nel 2019 ristampato per la seconda volta dalla Feltrinelli nella “Universale Economica”.

Lo ha scritto Camilla Läckberg, nata a Fjällbacka, in Svezia, nel 1974 e residente a Stoccolma insieme a quattro figli. Dopo essersi laureata in Economia all’Università di Göteborg si era trasferita a Stoccolma dove si era applicata nel marketing. Da tempo, però, si dilettava a scrivere finché non lo avrebbe fatto in maniera esclusiva. Sarebbe successo intorno al 2000 e di genere “giallo” sarebbe stata la sua narrativa. Fin dagli inizi con opere quali Lo scalpellino (2005), L’uccello del malaugurio (2006) e Il bambino segreto (2007) avrebbe avuto successo, si sarebbe fatta conoscere anche all’estero, i suoi libri sarebbero stati molto tradotti, molto venduti oltre che trasposti in film. La televisione si sarebbe interessata a lei al punto da farle creare e condurre interi programmi. In molti altri sensi, libri per ragazzi, fumetti, libri di cucina, testi musicali, iniziative femministe, si sarebbe applicata la Läckberg. Un personaggio molto noto sarebbe diventata e i suoi romanzi avrebbero costituito il suo miglior segno di riconoscimento. Tra questi Tempesta di neve e profumo di mandorle si sarebbe distinto in modo particolare giacché ai caratteri del romanzo “giallo” avrebbe unito quelli del romanzo “di ambiente”, “di costume”. Attraverso quanto si vede, succede all’esterno la scrittrice avrebbe cercato altro, avrebbe messo in evidenza i segreti, gli intrighi che in un posto, in una casa, in una famiglia si possono celare fino a farne un luogo sinistro, pericoloso. Ha proceduto così anche in altre opere la Läckberg ma stavolta è riuscita meglio data la semplicità, la naturalezza con la quale si muove pur in una situazione molto complicata.

  Nell’opera dice che per festeggiare il Natale tutti i membri di una numerosa e ricca famiglia si sono riuniti in un albergo-ristorante gestito da due anziani coniugi e collocato sull’isola di Valö, una delle tante dell’arcipelago intorno a Fjällbacka, dove la scrittrice ha ambientato la maggior parte dei suoi romanzi. Mancano pochi giorni per Natale e Martin Molin, che fa parte della vicina stazione di polizia, è andato a Valö perché invitato dalla fidanzata, Lisette, che di quella famiglia fa parte. E’ nipote di Ruben, il vecchio patriarca che ha saputo costruire un’immensa fortuna e che durante il primo pranzo, mentre tutti stanno godendo della ricca tavola imbandita, non esita ad esprimere il suo disappunto per la maniera con la quale l’azienda, la fabbrica da lui creata viene condotta ora da figli e nipoti. Dice che stanno rovinando quanto da lui costruito e che ne avrebbe tenuto conto nel testamento. Accaldato, infervorato per l’agitazione chiede un bicchiere d’acqua e dopo averlo bevuto muore tra terribili spasmi. 

  Martin Molin, il poliziotto fidanzato di Lisette, scopre che è stato avvelenato dal cianuro contenuto nell’acqua appena bevuta e, pur trovandosi solo, senza colleghi,comincia il suo lavoro, si mette alla ricerca, cioè, delle tracce dell’accaduto e interroga i commensali ricevendoli, uno per volta, in una delle stanze dell’albergo. Fuori infuria una bufera di neve così violenta da aver abbattuto i pali del telefono e coperto l’isola e il mare intorno. Ogni collegamento con la terraferma è annullato e la situazione durerà per alcuni giorni anche perché vi si aggiungerà un temporale con tuoni che fanno paura. Molin dovrà, quindi, abituarsi all’idea di procedere da solo, farà sistemare il cadavere di Ruben nella cella frigorifera dell’albergo in attesadella fine del maltempo, dell’arrivo dei colleghi e della scientifica. Così farà pure quando, il giorno dopo, si scoprirà la morte di Matte, il nipote prediletto di Ruben, ucciso da un colpo di pistola. 

  L’atmosfera dell’albergo si tende sempre di più: dei membri di quella famiglia due sono stati uccisi e l’assassino o gli assassini stanno tra loro. Si diffonde uno stato di sospetto, di paura anche perché Molin, dagli interrogatori ai quali più volte ha sottoposto quelle persone, non riesce a risalire ai moventi, ai colpevoli. Intanto dalle loro deposizioni viene a sapere tutto di quella famiglia, i rancori, gli odi, gli inganni, i tradimenti, i segreti, le calunnie, le offese, le colpe che si celano dietro apparenze tranquille, le falsità che ci sonodietro vanità, esibizioni di ogni genere. I due “fattacci” servono alla scrittrice per far conoscere la vita nascostadella casa, le sue verità, per mostrare quanto di grave può essere pensato, compiuto senza che sia sospettato. E’ questo il proposito principale della Läckberg, indagare nella vita, nella società, nella storia, fare dei suoi commissari gli scopritori di cattiverie che si pensavano finite per sempre, di assurdità che si credevano superate. In atti di denuncia si trasformano le sue opere, in dichiarazioni di pericolo, in allarmi. Una funzione civile, morale assumono: vogliono far sapere affinché ci si impegni a non sbagliare, ci si salvi dal male. 

  Così vuol fare pure con questo romanzo, dove mentre dice di Matte che, pregato dal nonno Ruben, vecchio e malato, lo uccide e poi, pentito, si toglie la vita, dice anche di quanto avviene dietro le apparenze, di quanto col tempo vi si è accumulato.

Un linguaggio libero, sciolto rende ancor più interessante l’opera, ne solleva il tono, la fa piacere.

In aula ogni giorno oltre 11 milioni di mascherine

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Niente termoscanner agli ingressi. La febbre andrà misurata a casa tutte le mattine perché con una temperatura superiore ai 37,5 a scuola non si entra. Farlo rientra nella responsabilità genitoriale come molte scuole stanno specificando nei patti con le famiglie. Tant’è che alcune Regioni stanno pensando di far firmare ai genitori una dichiarazione che attesti l’avvenuta misurazione. Ma ci sono altre due paletti da tenere presenti: non bisogna avere una sintomatologia respiratoria né essere stato a contatto nei 14 giorni precedenti con un soggetto positivo al Covid-19. In entrambi i casi l’accesso ai locali scolastici è vietato. Accesso – ed è un altro punto fermo – che deve avvenire indossando la mascherina (eccezion fatta per i bambini di età inferiori ai 6 anni o affetti da disabilità che ne renda incompatibili l’uso). A distribuirla ci penseranno invece i collaboratori scolastici. Ogni giorno a disposizione degli istituti italiani ci saranno 11 milioni di dispositivi di protezione di tipo chirurgico reperiti dal commissario straordinario all’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri.

Le disposizioni del Cts

La parola fine sulle mascherine l’ha scritta il Comitato tecnico scientifico (Cts) del ministero della Salute a fine agosto. Nel ribadire che andrà indossata da quando si varca il portone fino al momento in cui ci si siede al proprio posto il Cts ha individuato nei dispositivi di tipo chirurgico il sistema di protezione migliore rispetto alle mascherine lavabili (che saranno comunque ammesse purché sanificate ogni giorno). Affidare alle scuole il compito di distribuirle significa, per i tecnici, avere la certezza che gli alunni ne indossino una nuova ogni giorno. Con i problemi di smaltimento dei rifiuti che tutto ciò comporta. Ma non sono solo loro a doverla portare. Lo stesso obbligo vale per l’intero personale scolastico e per chiunque debba accedere all’istituto (genitori, fornitori eccetera). Fermo restando che tutti i documenti emanati nelle scorse settimane per disciplinare l’avvio delle lezioni suggeriscono di ridurre al minimo gli accessi dall’esterno e sempre previo appuntamento.

Ingressi e orari scaglionati

Se possibile i varchi di ingresso e di uscita devono essere diversi. Così come è previsto che ogni alunno acceda dall’ingresso più vicino alla sua aula. Sempre nell’ottica di limitare gli assembramenti sia fuori che dentro l’istituto, le linee guida ministeriali suggeriscono ai dirigenti scolastici di scaglionare gli orari di inizio e fine delle lezioni. Una soluzione che nasce dall’esigenza di decongestionare i mezzi di trasporto (siano essi autobus, metro o scuolabus), spalmando su un arco di tempo più lungo la classica ora di punta, e che molti presidi hanno deciso di accogliere. Soprattutto alle scuole superiori.

Un metro di distanza

All’interno degli edifici scolastici il criterio principe da rispettare è quello del metro di distanza. Da calcolare – sempre secondo le indicazioni del Cts riprese in toto dal ministero – in maniera statica. Cioè quando i ragazzi sono seduti e usando le bocche (le ormai celebri «rime buccali») degli alunni come punto di riferimento. Ogni volta che il metro di distanza tra le bocche c’è, al banco, la mascherina può essere abbassata; altrimenti va tenuta. A meno che una recrudescenza del quadro epidemiologico non obblighi (alle superiori) a tenerla anche al banco. E anche gli insegnanti, con la cattedra posta a due metri dalla prima fila, potranno fare lo stesso. Salvo rimetterla ogni volta che lasciano l’aula o si spostano tra una postazione e l’altra.

Due metri nelle palestre

Il metro di distanza è il parametro da rispettare in tutti gli ambienti scolastici. Anche nei laboratori, a mensa o in un’aula magna. Perfino davanti ai distributori di snack e bevande. Fanno eccezione le palestre dove il limite addirittura raddoppia. Anche l’ora di educazione fisica tornerà dunque a svolgersi in presenza, purché tra un alunno e l’altro ci siano sempre due metri.

Teatri, musei e parrocchie per fare lezione in sicurezza

da Il Sole 24 Ore

di Marta Casadei

Dalle sale della parrocchia ai padiglioni della Fiera, passando per strutture temporanee allestite fuori dagli istituti e musei. Sono queste le soluzioni, più o meno creative, che le scuole italiane, in collaborazione con gli enti locali, hanno trovato per riaprire in tutta sicurezza, rispettando le regole sul distanziamento che nei locali “originali” non avrebbe potuto essere mantenuto.

Il problema delle aule sovraffollate e delle strutture a capienza limitata sembra aver toccato soprattutto (ma non solo) le città metropolitane. Ecco alcune delle soluzioni che, a partire da agosto e fino a pochi giorni prima della partenza dell’anno scolastico, sono state messe a punto.

Firenze, scuola a teatro e al museo

Nel capoluogo fiorentino – oltre che nelle parrocchie – si andrà a scuola anche a teatro e al museo. Nello specifico, a ospitare gli studenti saranno il Museo della Matematica e il Teatro della Pergola. Quest’ultimo ospiterà tre classi della scuola media Carducci almeno fino a novembre, quando sarà pronta una struttura della Regione che si trova adiacente alla scuola.

Bologna, 70 aule in Fiera

A Bologna, invece, la campanella suonerà in Fiera: il padiglione 34 – circa 10mila metri quadrati – verrà riallestito per ospitare circa 70 tra aule e laboratori che accoglieranno, a partire dal 14 settembre, un totale di circa 1.600 studenti tra cui quelli del biennio dei licei Sabin, Minghetti e l’istituto di istruzione superiore Sirani. C’è poi l’iniziativa di educazione all’aperto dell’Istituto comprensivo 12: all’avvio del nuovo anno gli studenti torneranno a scuola sì, ma le lezioni si svolgeranno all’aperto, con banchi e sedute “speciali” realizzati con i tronchi d’albero. Sperando nella clemenza del meteo.

Sempre in Emilia-Romagna, ma questa volta a Reggio Emilia, ben 50 classi dovranno fare lezione in spazi non convenzionali. Alcune saranno ospitate all’interno degli spazi di Bankitalia, altre a Palazzo da Mosto, di proprietà della Fondazione Manodori, che affiancherà la funzione didattica a quella espositiva.

Moduli temporanei a Milano e Venezia

A Milano, invece, il Comune ha acquistato 50 moduli temporanei, costruiti da un’azienda di Bolzano, che saranno dati a supporto delle scuole che non hanno abbastanza spazi per ospitare gli alunni all’avvio dell’anno scolastico e, a emergenza finita, potranno essere utilizzati per far fronte a riduzione degli spazi di altri plessi in cui saranno programmati lavori di manutenzione straordinaria. Ad oggi i moduli (da un minimo di uno a un massimo di otto) sono stati assegnati – ma non ancora installati – a otto tra scuole e istituti comprensivi nei Municipi 6,7,e 8, mentre sei rimangono a disposizione del Comune per far fronte a ulteriori emergenze.

A Venezia si farà qualcosa di simile: non si tratta di un’iniziativa comunale, bensì di una soluzione trovata dal Convitto Foscarini, che riunisce scuole di diversi livelli, dalla primaria al liceo, e ha pensato di creare nuove aule assemblando prefabbricati trasparenti all’interno di una chiesa sconsacrata. Anche il Polo Museale del Veneto aveva avanzato la propria candidatura per ospitare le classi “orfane” a causa delle nuove regole legate al coronavirus.

Sono molti gli enti locali che hanno optato per tensostrutture o strutture temporanee da installare fuori dalle scuole: in Abruzzo, per esempio, a Giulianova verrà sistemata una struttura per dare spazio a cinque aule del liceo Marie Curie all’interno del parco circostante il polo scolastico.

Roma e Torino: a lezione nelle parrocchie

Il Comune di Roma, a fine luglio, ha siglato un protocollo d’intesa con il Vicariato per dare la possibilità agli studenti di frequentare le lezioni in spazi messi a disposizione dalle strutture ecclesiastiche.

La Regione Lazio, invece, il 6 agosto ha pubblicato online un avviso per raccogliere disponibilità di privati o imprese proprietari di immobili nuovi o ristrutturati che possano essere adibiti o adattati ad utilizzo scolastico. Secondo recenti dichiarazioni dell’assessore regionale all’Istruzione, Claudio Di Berardino, agli inizi di settembre il bando aveva raccolto 6 proposte relative ai Comuni di Roma, Falvaterra, Civitavecchia, Pomezia e Monterotondo.

Anche all’ombra della Mole, sul modello di quanto già fatto a Roma, l’ufficio scolastico regionale del Comune di Torino ha siglato un accordo con l’Arcidiocesi di Torino che metteràa disposizione delle scuole spazi di parrocchie ed enti religiosi dove fare lezione nel rispetto della normativa anti Covid-19. Per ora gli istituti alla ricerca di aule extra sono cinque.

Non sono certo solo le grandi città ad avvalersi di spazi messi a disposizione dalle istituzioni religiose. In Veneto, per esempio, le parrocchie ospiteranno alcune classi di scuole superiori di Vicenza e Bassano del Grappa. Poco distante, invece, a Valdagno, dovrebbe essere in corso la sottoscrizione di un contratto per l’affitto di uno spazio presso il Mumat, il Museo delle Macchine Tessili.

Sale a 104 milioni la dote per affittare spazi didattici all’esterno

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

Assicurare un metro di distazna tra gli alunni seduti al banco è soprattutto una questione di spazio. Lo sanno bene i presidi che, dopo aver utilizzato tutti gli strumenti a disposizione per calcolare gli ingombri (dal metro lineare al portale Spazio Scuola che la Fondazione Agnelli ha realizzato con Politecnico di Milano e università di Torino), si sono rivolti all’esterno perché non bastava passare ai banchi monoposto o alzare un tramezzo in classe per ospitare tutti gli alunni. Biblioteche, teatri, fiere, parrocchie, associazioni culturali, caserme: ogni opzione è stata scandagliata con l’aiuto dell’ente locale competente. A disposizione ci sono 104 milioni di euro che il Governo ha messo a disposizione in due tranche. Ma non è detto che bastino. Anche perché agli inizi di settembre erano anco ra 140mila gli alunni senza aula. Con il Sud messo peggio del Centro-Nord.

I fondi a disposizione

Gli affitti di spazi esterni sono stati finanziati con due distinti interventi. Il primo (70 milioni) è arrivato nel decreto Agosto; il secondo (34 milioni) con il Dl su trasporti ed edilizia approvato giovedì 10 settembre in Consiglio dei ministri. Questo secondo finanziamento consente di utilizzare per locazioni e spese vive sia le risorse originariamente finalizzate alla copertura dei canoni a favore dell’Inail per il programma scuole innovative sia i fondi genericamente destinati alla messa in sicurezza degli edifici scolastici. In totale dunque Province e Comuni hanno a disposizione 104 milioni per l’affitto di un locale esterno. A fronte di richieste arrivate al ministero dell’Istruzione per 300 milioni complessivi.

Province (quasi) soddisfatte

Di «passo avanti importante» ha parlato il presidente dell’Unione delle Province, Michele de Pascale. Quantificando in 69 milioni il fabbisogno emerso «dalla rilevazione sugli affitti per gli spazi per le aule didattiche» delle scuole superiori delle province delle regioni a statuto ordinario». Pari cioè a 46.245 studenti delle superiori ancora in cerca di spazio. Rispetto a quei 69 milioni – ha spiegato de Pascale – il «bisogno riferito ai soli affitti di spazi o strutture è pari a 54,7 milioni». Ma bisogna comunque «verificare – ha concluso – se sono sufficienti per riportare tutti gli studenti in favore in presenza, compresi gli oltre 2 milioni e 500 mila studenti delle scuole superiori». Fermo restando che a beneficiare di quei 104 milioni sono anche le Città metropolitane e i Comuni per le sedi scolastiche di loro competenza. Risultato: la coperta rischia di essere corta lo stesso.

Scuola, l’incognita dei docenti: oltre 150mila ancora da nominare

da la Repubblica

Ilaria Venturi

La scuola è partita, ma mancano i docenti, lo si è visto dagli orari ridotti del primo giorno e di questa settimana: ogni istituto si è arrangiato come ha potuto – due-cinque ore di lezioni, giorni alternati per classi – mettendo anche docenti di religione su cattedre scoperte e insegnanti curriculari sul sostegno. Quanti ne mancano ancora? La stima la fanno i sindacati: almeno 150mila ancora da nominare. Non è più una corsa contro il tempo per arrivare pronti al suono della prima campanella, ma a gara già avviata. Almeno nelle regioni che hanno avviato ieri l’anno scolastico.

Ritardi che la scuola conosce da anni, purtroppo, ma che il nuovo sistema di graduatorie (Gps) ha allungato: sono da ricontrollare, al punto che ora il compito è stato affidato ai presidi. Risultato: così si tenta di accellerare le nomine per le supplenze annuali, ma gli insegnanti chiamati potrebbero poi in corso d’anno cedere il posto a chi magari vince il contenzioso avviato sugli errori nella posizione in graduatoria. Il rischio è la girandola dei supplenti. E poi, in emergenza sanitaria questa farraginosa macchina delle nomine dei supplenti ha effetti maggiormente pesanti, perchè mai come quest’anno ci sarebbe stato bisogno di avere in fretta tutti gli insegnanti al loro posto. Invece la partenza della scuola ad orari provvisori rischia di allungarsi a ottobre.

“Le nomine in ruolo sono andate peggio dello scorso anno” osserva Annamaria Santoro della Flc-Cgil, a fronte di un contingente autorizzato molto consistente, ben più elevato che in passato: 84.808 cattedre di ruolo. Solo che di queste ne sono state assegnate solo 24.400 – sempre secondo fonte sindacale – per mancanza di insegnanti assumibili nelle graduatorie di merito (quelle che derivano dai concorsi) e nelle Gae, graduatorie ad esaurimento.

Ai posti attivati nel 2019-20 –  862.623 in tutto – ipotizzando una loro sostanziale riconferma, si devono aggiungere quelli del cosiddetto “organico Covid”, desumibili dall’entità delle risorse stanziate con due decreti legge (Cura Italia e Decreto agosto) di quasi 2 miliardi. Qui la stima, secondo calcoli della Cisl Scuola, è di 50-60mila insegnanti che le scuole potranno chiamare con contratti di nove mesi. Personale sulla carta licenziabile in caso di un nuovo lockdown della scuola.

Insomma, per questo nuovo anno scolastico sarebbero attivati complessivamente 922.623 posti fra comuni e sostegno. Di questi, poco più di 200mila (22,45% del totale) sarebbero coperti da personale precario. Considerando che 60mila posti per le nomine su cattedre disponibili, sono già iniziate – ma non si sa quante ne sono state fatte in questi giorni – poi ci sono 77mila posti in deroga da assegnare per il sostegno e il personale Covid si arriva al contro di 150mila e oltre.”Cifre al ribasso, penso saranno anche di più”, commenta Pino Turi della Uil Scuola. I sindacati lamentano la mancanza di trasparenza sugli organici: “Quante nomine sono già state fatte? Il ministero continua a non darci i dati, a non dirci a che punto siamo con le immissioni” dichiara Lena Gissi, segretaria della Cisl Scuola. E ancora, nel merito: “I disabili che tornano a casa perché non ci sono docenti è il segnale più grave”.

Le scuole si sono arrangiate, ma fino a quando potranno durare senza tutti i docenti necessari? “La ripartenza della scuola ci racconta del grande senso di responsabilità e dell’impegno straordinario dei dirigenti, degli insegnanti, dei collaboratori scolastici, delle famiglie e degli studenti, che hanno fatto davvero ogni sforzo per riuscire a riaprire in presenza”, ha detto nel suo intervento  ieri all’assemblea generale della Cgil Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc-Cgil ricordando le denunce dei sindacati rispetto “alla vistosa perdita di tempo prezioso, all’incapacità di rispondere all’emergenza delle cattedre vuote con l’assunzione di personale in modalità semplificata”.

Aggiornamento anagrafe nazionale studenti 2020/21, funzioni SIDI aperte dal 16 settembre

da OrizzonteScuola

Di redazione

Aperte le funzioni per aggiornare i dati di frequenza degli alunni anno scolastico 2020/2021 nell’area Alunni – Gestione alunni del SIDI, a partire dal 16 settembre 2020. Nota 2308 del ministero dell’istruzione.

Prendono avvio le attività di aggiornamento dell’anagrafe nazionale degli studenti: da domani 16 settembre sono aperte le funzioni sul SIDI su “Alunni”-“Gestione alunni “-“Avvio anno scolastico”. L’aggiornamento andrà effettuato entro il 30 ottobre 2020.

La Guida Operativa con la descrizione di tutte le attività è consultabile nella sezione “Documenti e Manuali” del portale dei servizi SIDI. Una sintesi dei passaggi:

  • Fase A – definizione della struttura di base – da effettuare esclusivamente sul SIDI.
  • Fase B – comunicazione dei dati legati alle frequenze degli alunni (dati anagrafici e posizione scolastica).

Completate le due fasi occorre dichiarare la chiusura delle attività di avvio utilizzando la funzione “Chiusura attività di avvio”; si passa, così, alla gestione ordinaria dell’Anagrafe.

NOTA

Dsga neoassunti: il Ministero presenta piano formazione. Tre fasi, corsi conclusi entro 6 marzo

da OrizzonteScuola

Di redazione

Si è svolto oggi l’incontro tra Ministero dell’istruzione e sindacati durante il quale è stato presentato il piano di formazione per i Dsga neoassunti, ovvero per i Direttori dei servizi generali e amministrativi vincitori di concorso assunti nell’anno scolastico 2020/21.

La Flc Cgil ha illustrato i punti principali del piano:

  • le iniziative di formazione saranno suddivise in tre fasi fondamentali: incontri di formazione on-line; laboratori formativi dedicati on-line; redazione di un elaborato finale;
  • i contenuti formativi riguarderanno essenzialmente temi di carattere pratico quali, ad esempio, la gestione delle scuole in fase di emergenza e di rientro alla normalità, oppure gli strumenti e le modalità di lavoro agile, ecc…;
  • gli incontri saranno affidati a 18 scuole capoluogo di Regione e si avvarranno di formatori/facilitatori provenienti dalle istituzioni scolastiche e che verranno individuati attraverso avviso pubblico;
  • i corsi dovranno essere avviati entro il 15 novembre 2020 e dovranno concludersi entro il 6 marzo 2021.

L’elaborato finale, si apprende da Cisl, dovrebbe prevedere un impegno di tre ore e dovrebbe essere affrontato, con il coinvolgimento di docenti e Ds, un argomento o un problema pratico. In totale il piano di formazione dovrebbe essere di circa 23 ore.

Sciopero scuola 24 e 25 settembre dei sindacati di base

da La Tecnica della Scuola

Nelle sedi dei sindacati di base fervono i preparativi per lo sciopero del personale della scuola programmato per il 24 e 25 settembre prossimo.
A proclamarlo sono Unicobas, Cobas Scuola Sardegna e USB a cui va aggiunta anche la CUB per il giorno 25.

Nel pomeriggio di martedì 15 Unicobas ha già iniziato a scaldare i motori con una assemblea sindacale on line per la quale si sono registrati – afferma il segretario nazionale Stefano d’Errico – non meno di 6mila contatti con 35mila persone raggiunte.

La piattaforma delle rivendicazioni è ampia e in linea con le precedenti proteste dei sindacati stessi: massimo 15 alunni per classe ed assunzione di 240mila insegnanti, stabilizzazione dei 150 mila precari con tre anni di servizio attraverso un concorso accessibile a tutti, aumento degli organici della Scuola dell’Infanzia, stabilizzazione diretta degli specializzati di sostegno e percorsi di specializzazione per chi ha esperienza pregressa.

“Ma – aggiungono tutti e 4 i sindacati – chiediamo anche l’assunzione di almeno 50mila collaboratori scolastici per ricoprire i paurosi vuoti in organico per la vigilanza e garanzia del full time per tutti gli ex lsu-ata internalizzati, incremento di 20mila fra assistenti amministrativi ed assistenti tecnici, nonché di tutto il personale necessario per sopperire alle migliaia di soggetti fragili  che dovranno essere tutelati a partire da settembre.

Ma dove trovare le risorse per un piano così complesso?
La risposta è netta: “Sui 209 miliardi del Recovery Fund (82 dei quali a fondo perduto), almeno 7 vanno investiti per le assunzioni, 7 per il contratto ultra-scaduto, più i 13 necessari ad un piano pluriennale serio per porre in sicurezza l’edilizia scolastica”.

Allo sciopero si aggiungerà il giorno successivo sabato 26 una manifestazione nazionale del Comitato “Priorità alla scuola” alla quale hanno dato il loro sostegno anche i sindacati rappresentativi del comparto scuola.

Misure anti Covid, una check list per verificare di aver fatto tutto

da La Tecnica della Scuola

Sono molti gli adempimenti in questo periodo in carico alle scuole in materia di misure anti Covid-19.

Per accertarsi di aver effettuato tutte le operazioni l’USR Sicilia ha predisposto per le istituzioni scolastiche un’utile check list dal titolo “Lista di controllo per individuare le idonee misure di sicurezza e salute nelle scuole al fine di contenere la pandemia da covid-19“, che elenca quello che c’è da fare e fornisce anche indicazioni gestionali/operative.

Quindi, ad esempio, viene chiesto se sono state effettuate revisione ed integrazione del DVR inserendo le misure adottate anticovid, se sono stati aggiornati il regolamento di istituto, il patto educativo di corresponsabilità, se il personale è stato informato sulle misure adottate.

SCARICA LA CHECK LIST

Inizio scuola, Azzolina: “Non siate untori di ansie. I problemi li gestiamo”

da La Tecnica della Scuola

La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina vede il bicchiere mezzo pieno per quanto concerne la riapertura delle scuole e, come già il Governo al completo, anche lei esprime un giudizio positivo.

La ripartenza non era scontata

Lo ha ribadito il 15 settembre a Ravenna per la presentazione dei progetti scolastici dedicati a Dante, in occasione del settimo centenario della morte del poeta.

Non era facile la ripartenza di ieri che tanto ci ha emozionato: il bilancio è buono rispetto a una ripartenza che non era per niente scontata, anche perché noi ereditiamo una scuola che ha tanto sofferto, negli anni passati, per i tagli“, ha detto Azzolina.

So che sarà un anno scolastico complesso perché ci dobbiamo abituare anche a delle regole nuove, rigide”, ha precisato Azzolina rivolgendosi a studenti, personale e genitori, ricordando che tali regole sono state “stabilite e concordate con il Comitato tecnico scientifico per garantire una maggiore sicurezza alla scuola“.

Il lockdown è servito per riscoprire la scuola

Azzolina prova a tracciare un nuovo sguardo verso i mesi passati, verso quella chiusura delle scuole dolorosa ricordata anche in occasione dell’inaugurazione di Vo’ Euganeo. Una nuova riflessione che mette al centro la scuola nel dibattito pubblico: “forse, paradossalmente, è stato proprio il lockdown a far riscoprire all’Italia quanto la scuola sia importante, quanto, senza la scuola, il Paese non esiste, perché dalla scuola passano tutti, tutti si formano lì e poi si diventa poi cittadini“.

Infine a Ravenna, la Ministra Azzolina invita ad un clima più sereno e positivo: “Il rischio zero chiaramente non esiste, casi di Covid ci sono già stati ma li gestiamo, abbiate fiducia, non siate untori di ansie“, ha concluso Azzolina.

Il vero problema è quello delle assegnazioni delle supplenze

L’inizio del nuovo anno scolastico è stato contraddistinto da diversi problemi in effetti: dai problemi dei banchi e delle mascherine a quelli dei docenti mancanti. Su questo punto, il Ministero per la verità sta provando ad intervenire sulle singole questioni.

In serata si è aggiunta anche la “grana” dei bambini in ginocchio, questione su cui Azzolina si è soffermata: “Il dirigente scolastico ha già spiegato. Credo che ci sia stata molta strumentalizzazione di quella foto!. Inoltre, “si parla di bambini, quindi penso che tutto si dovrebbe fare tranne che strumentalizzare foto con bambini, tantomeno per tornaconto elettorali“, ha aggiunto la ministra.

Nel frattempo, nella giornata del 15 settembre, sono arrivati i banchi attesi alla scuola elementare Maria Mazzini. La dotazione è di circa 250 banchi, le operazioni di scarico sono durate circa un’ora, si legge sull’Ansa.

“Il dirigente scolastico ha già spiegato. Credo che ci sia stata molta strumentalizzazione di quella foto!” Lo ha detto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a margine di un incontro a Ravenna su Dante. “Si parla di bambini, quindi penso che tutto si dovrebbe fare tranne che strumentalizzare foto con bambini, tantomeno per tornaconto elettorali”, ha aggiunto la ministra.

Il vero problema resta quello delle assegnazione delle supplenze da Gae e Gps in effetti: in molti territori siamo davvero indietro tanto che migliaia di cattedre sono ancora scoperte. Si spera che entro il 24 settembre, come pronosticato dalla Ministra, tutti i docenti siano in cattedra.

Colloqui con i genitori ed elezioni degli organi collegiali: come svolgerli in tempo di Covid?

da La Tecnica della Scuola

Colloqui individuali e collettivi con i genitori ed elezioni degli organi collegiali in tempo di Covid: è da prediligere la modalità telematica.

L’indicazione è contenuta in alcune faq pubblicate dall’USR Veneto, aggiornate alle recenti disposizioni ministeriali e normative.

In particolare, queste sono le risposte date dall’Ufficio scolastico:

Come gestire i colloqui individuali e collettivi con i genitori?

Stante l’attuale situazione pandemica e le regole generali stabilite dal CTS, calate nella realtà scolastica attraverso il protocollo di sicurezza anti-contagio definito da ogni Istituzione scolastica, si suggerisce di evitare la programmazione di colloqui collettivi con i genitori, almeno per il primo periodo dell’anno scolastico. Si suggerisce inoltre di realizzare per quanto possibile i colloqui individuali in modalità telematica, potenziandone all’occorrenza la frequenza, anche impiegando le ore di ricevimento diversamente destinate ai colloqui collettivi, e valutandone la collocazione oraria in finestre di disponibilità compatibili con gli impegni lavorativi dei genitori.

Come gestire le elezioni degli Organi Collegiali? Si possono trovare sistemi sicuri e legittimi di elezione a distanza?

Risposta) Le elezioni degli Organi Collegiali (rappresentanti dei genitori nei Consigli di Classe, componenti del Consiglio d’Istituto, ecc.) generalmente richiedono la presenza contemporanea a scuola di un numero elevato di persone, anche quando fosse possibile distribuirle in diverse fasce orarie. Nell’attuale contingenza pandemica si suggerisce dunque di pensare di svolgerle “a distanza”, salvo diverse disposizioni che potranno essere impartite dal Ministero. Nell’effettuazione delle elezioni “a distanza” una possibilità è fornita dal sistema dei moduli Google (https://www.google.it/intl/it/forms/about/), che hanno il pregio di garantire l’anonimato di chi lo compila. In questo caso si suggerisce di costruire i moduli con alcuni accorgimenti tesi ad evitare, per quanto possibile, errori, quali la doppia votazione da parte della stessa persona, o votazione da parte di una persona che non ha titolo a farlo.