La scuola è iniziata, ma non per tutti

La scuola è iniziata, ma non per tutti. Ecco cosa manca agli studenti con disabilità

L’Osservatorio Scuola di AIPD fa un bilancio del primo giorno di scuola, dopo sei mesi di chiusura: “Sia garantita in via prioritaria la didattica in presenza per gli alunni con disabilità e siano studiati accomodamenti ragionevoli. E poi ci sarà il nuovo PEI, in attesa di modifiche”.

Roma, 16 settembre 2020 – La scuola riparte, ma ancora con tante incertezze e carenze: se da un lato la riapertura dei cancelli, in gran parte d’Italia, è certamente un segnale positivo, dall’altro “sappiamo che non tutte le scuole sono pronte per accogliere i propri alunni nei tempi previsti e alcune hanno già deciso nella propria autonomia di rimandare l’inizio delle lezioni, anche nelle regioni dove non si era deciso di posticipare l’inizio dell’anno scolastico”. E’ quanto riferisce l’Osservatorio Scuola dell’AIPD, facendo un sintetico bilancio del primo giorno di scuola e, soprattutto, di ciò che ancora manca “all’appello”.

Se molte criticità – come i ritardi nella comunicazione e nell’organizzazione, la mancanza di banchi e insegnanti – accomunano tutti gli studenti, ce ne sono alcune che riguardano in particolare gli alunni con disabilità. AIPD ricorda quindi quali sono le indicazioni specifiche per assicurare l’inclusione scolastica, sulla base dei documenti del Comitato Tecnico Scientifico del Governo, il Piano Scuola 2020-21 e il Protocollo sulla sicurezza per la ripresa di settembre del Ministero dell’Istruzione.

Didattica in presenza. Sia garantita “in via prioritaria la didattica in presenza” per gli alunni con disabilità. AIPD suggerisce di “richiedere progetti d’istruzione domiciliare o di didattica a distanza limitatamente ai casi in cui vi siano reali e documentate condizioni di fragilità sanitaria, per non privare ulteriormente i nostri alunni con disabilità dell’esperienza concreta della vita a scuola con i propri coetanei a cui hanno già dovuto rinunciare per molti mesi”.

Mascherina.“Non sono soggetti all’obbligo di utilizzo della mascherina gli studenti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina”. Per quanto è possibile, tuttavia, AIPD suggerisce “di insegnare ed abituare gli alunni con disabilità ad utilizzare questo dispositivo che garantisce senz’altro una maggior sicurezza per sé e per gli altri. Inoltre ricordiamo che per tutti l’obbligo della mascherina a scuola è solo durante gli spostamenti e se non si riesce a mantenere la distanza di sicurezza di 1 metro”.

Accomodamenti ragionevoli. “Per alcune tipologie di disabilità, sarà opportuno studiare accomodamenti ragionevoli” che devono necessariamente essere condivisi con le famiglie e indicati nel PEI di ciascun alunno.

E nel caso in cui, “per specifiche condizioni individuali o di contesto, non sia possibile garantire la frequenza scolastica agli alunni con disabilità, il coinvolgimento delle figure di supporto messe a disposizione dagli Enti locali […] contribuirà ad assicurare un alto livello di inclusività agli alunni con disabilità grave, collaborando al mantenimento della relazione educativa con gli insegnanti della classe e con quello di sostegno”.

Soggetti fragili. “Al rientro degli alunni dovrà essere presa in considerazione la presenza di “soggetti fragili” esposti a un rischio potenzialmente maggiore nei confronti dell’infezione da COVID-19. A tal proposito, “le specifiche situazioni degli alunni in condizioni di fragilità saranno valutate in raccordo con il Dipartimento di prevenzione territoriale ed il pediatra/medico di famiglia, fermo restando l’obbligo per la famiglia stessa di rappresentare tale condizione alla scuola in forma scritta e documentata”

Istruzione a domicilio. Per gli alunni (con o senza disabilità) che hanno patologie specifiche che comportano l’impossibilità certificata di frequentare la scuola, è sempre possibile richiedere l’istruzione a domicilio che può prevedere sia il collegamento con la propria classe tramite le nuove tecnologie, sia l’intervento a domicilio di docenti e assistenti all’autonomia e alla comunicazione (art. 16 del D.Lgs. N° 66/2017).

Il nuovo PEI. A queste misure generali per l’emergenza COVID-19, per gli alunni con disabilità si potrebbe aggiungere anche la novità dei nuovi modelli di PEI che, come preannunciato dal Ministro Azzolina prima dell’estate, forse entreranno in vigore già da questo mese di settembre. Durante il periodo estivo AIPD Nazionale ha lavorato con grande impegno in seno al Gruppo Scuola della FISH e dell’Osservatorio Permanente per l’Inclusione Scolastica del Ministero per fornire pareri e proposte di modifica a questi nuovi modelli di PEI e alle relative Linee Guida. Circa una settimana fa però il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha subordinato il proprio parere positivo a questi nuovi documenti all’accoglimento di numerose proposte di modifica, che spesso convergono con quelle della FISH. Ora si è in attesa di sapere se il Ministero deciderà di accogliere queste proposte ed emanare subito i nuovi modelli oppure se rimanderà la loro emanazione, come suggerito espressamente dal CSPI. Se decidessero di emanare i nuovi modelli di PEI, per gli alunni con disabilità si aggiungerebbe quindi anche questa ulteriore novità, tra le molte che già sono previste in questo anno scolastico per far fronte all’emergenza COIVD-19.

AIPD, nell’augurare buon anno scolastico a tutti e promettere continui aggiornamenti sul tema, invita tutti a raccontare i primi giorni di scuola dei propri figli, scrivendo a scuola@aipd.it. E ricorda che sul sito del Ministero dell’Istruzione è costantemente aggiornata la raccolta di tutte le misure e gli atti emanati dalle diverse Istituzioni per la ripresa della scuola.

Buon anno scolastico

L’AIPD Nazionale augura a tutti gli alunni, ed in particolare a quelli con sindrome di Down, un buon anno scolastico!

Infatti, dopo il lookdown e la pausa estiva, oggi la maggior parte delle scuole italiane riprendono la didattica in presenza che molto è mancata a tutti, ma soprattutto agli alunni con disabilità intellettiva e relazionale.

La vita a scuola è importante non solo per l’apprendimento, ma anche per la crescita globale di ciascun bambino o ragazzo.

Purtroppo sappiamo che non tutte le scuole sono pronte per accogliere i propri alunni nei tempi previsti e alcune hanno già deciso nella propria autonomia di rimandare l’inizio delle lezioni, anche nelle regioni dove non si era deciso di posticipare l’inizio dell’anno scolastico.

Tutto questo naturalmente crea confusione e incertezza tra le famiglie, spesso informate solo all’ultimo momento.

Inoltre sappiamo già che ci sono diverse criticità che creeranno ulteriori problemi per i nostri alunni: ritardi nella nomina dei docenti, discontinuità del personale rispetto allo scorso anno, ritardi nell’attivazione dei servizi di trasporto e assistenza all’autonomia e alla comunicazione da parte degli enti locali, ecc.

Queste purtroppo ogni anno sono criticità che non permettono in concreto agli alunni con disabilità di iniziare la scuola lo stesso giorno dei loro compagni. Speriamo che possano risolversi nel più breve tempo possibile, perché non è più accettabile che per questi alunni la scuola inizi ogni anno diverse settimane dopo gli altri!

Ma in particolare quest’anno ci auguriamo che tutte le scuole abbiano già previsto e condiviso con le famiglie le misure e l’organizzazione anti-COVID adeguate per accogliere i propri alunni con disabilità e garantire loro un pieno diritto allo studio nel rispetto del diritto alla salute.

Ricordiamo che i vari documenti del Comitato Tecnico Scientifico del Governo, il Piano Scuola 2020-21 e il Protocollo sulla sicurezza per la ripresa di settembre del Ministero dell’Istruzione, prevedono espressamente che:

  • venga garantita “in via prioritaria la didattica in presenza” per gli alunni con disabilità.
    Suggeriamo di richiedere progetti d’istruzione domiciliare o di didattica a distanza limitatamente ai casi in cui vi siano reali e documentate condizioni di fragilità sanitaria, per non privare ulteriormente i nostri alunni con disabilità dell’esperienza concreta della vita a scuola con i propri coetanei a cui hanno già dovuto rinunciare per molti mesi.
  • “Non sono soggetti all’obbligo di utilizzo della mascherina gli studenti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina”.
    Per quanto è possibile però suggeriamo di insegnare ed abituare gli alunni con disabilità ad utilizzare questo dispositivo che garantisce senz’altro una maggior sicurezza per sé e per gli altri. Inoltre ricordiamo che per tutti l’obbligo della mascherina a scuola è solo durante gli spostamenti e se non si riesce a mantenere la distanza di sicurezza di 1 metro.
  • “Per alcune tipologie di disabilità, sarà opportuno studiare accomodamenti ragionevoli” che devono necessariamente essere condivisi con le famiglie e indicati nel PEI di ciascun alunno.
  • “Ove, per specifiche condizioni individuali o di contesto, non sia possibile garantire la frequenza scolastica agli alunni con disabilità, il coinvolgimento delle figure di supporto messe a disposizione dagli Enti locali […] contribuirà ad assicurare un alto livello di inclusività agli alunni con disabilità grave, collaborando al mantenimento della relazione educativa con gli insegnanti della classe e con quello di sostegno”.
  • “Al rientro degli alunni dovrà essere presa in considerazione la presenza di “soggetti fragili” esposti a un rischio potenzialmente maggiore nei confronti dell’infezione da COVID-19. Le specifiche situazioni degli alunni in condizioni di fragilità saranno valutate in raccordo con il Dipartimento di prevenzione territoriale ed il pediatra/medico di famiglia, fermo restando l’obbligo per la famiglia stessa di rappresentare tale condizione alla scuola in forma scritta e documentata.”
  • Per gli alunni (con o senza disabilità) che hanno patologie specifiche che comportano l’impossibilità certificata di frequentare la scuola, è sempre possibile richiedere l’istruzione a domicilio che può prevedere sia il collegamento con la propria classe tramite le nuove tecnologie, sia l’intervento a domicilio di docenti e assistenti all’autonomia e alla comunicazione (art. 16 del D.Lgs. n° 66/2017).

Ricordiamo che sul sito www.istruzione.it/rientriamoascuola è costantemente aggiornata la raccolta di tutte le misure e gli atti emanati dalle diverse Istituzioni per la ripresa della scuola.

Ma in quest’anno scolastico così particolare, a queste misure generali per l’emergenza COVID-19, per gli alunni con disabilità si potrebbe aggiungere anche la novità dei nuovi modelli di PEI che, come preannunciato dal Ministro Azzolina prima dell’estate, forse entreranno in vigore già da questo mese di settembre.
Durante il periodo estivo AIPD Nazionale ha lavorato con grande impegno in seno al Gruppo Scuola della FISH e dell’Osservatorio Permanente per l’Inclusione Scolastica del Ministero per fornire pareri e proposte di modifica a questi nuovi modelli di PEI e alle relative Linee Guida.

Circa una settimana fa però il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha subordinato il proprio parere positivo a questi nuovi documenti all’accoglimento di numerose proposte di modifica, che spesso convergono con quelle della FISH.
Ora si è in attesa di sapere se il Ministero deciderà di accogliere queste proposte ed emanare subito i nuovi modelli oppure se rimanderà la loro emanazione, come suggerito espressamente dal CSPI.
Se decidessero di emanare i nuovi modelli di PEI, per gli alunni con disabilità si aggiungerebbe quindi anche questa ulteriore novità, tra le molte che già sono previste in questo anno scolastico per far fronte all’emergenza COIVD-19.

Naturalmente continueremo ad aggiornarvi sulle novità che riguarderanno questo nuovo anno scolastico.

Le Linee Guida del nuovo Piano Educativo Individualizzato che fanno discutere

Le Linee Guida del nuovo Piano Educativo Individualizzato che fanno discutere

Superando del 18/09/2020

di Salvatore Nocera

A proposito delle critiche di queste settimane alle Linee Guida per il nuovo PEI (Piano Educativo Individualizzato), che il Ministgero dell’Istruzione si appresta a varare, «sembra che – scrive Salvatore Nocera -, il Ministero abbia accolto le pressanti richieste della Federazione FISH e delle Associazioni ad essa aderenti, riguardanti la piena titolarità di partecipazione delle famiglie ai GLO (Gruppi di Lavori Operativi per l’Inclusione), sia in persona dei genitori che degli alunni con disabilità, secondo le indicazioni della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità»

Leggo in «Superando.it» «il timore e l’allarme» espresso dal Gruppo Caregiver Familiari Comma 255, per l’adozione del nuovo PEI (Piano Educativo Individualizzato) riguardante gli alunni e le alunne con disabilità, con le relative Linee Guida. A parere di tale Gruppo, esso si rifarebbe a «un modello che non riconosce la giusta centralità e importanza al volere dell’alunno/a con disabilità e della sua famiglia» [si legga in “I Caregiver Familiari Gruppo 255 sul nuovo Piano Educativo Individualizzato”, N.d.R.].

Su tale materia mi permetto di intervenire a titolo personale, avendo seguito i lavori dell’Osservatorio Ministeriale Permanente sull’Inclusione Scolastica.

A seguito di insistenti richieste delle Associazioni, conseguenti all’ultima riunione dell’Osservatorio, tenutasi il 29 agosto scorso e relativa appunto alle Linee Guida sul nuovo Piano Educativo Individualizzato, sembra che il Ministero abbia accolto le pressanti richieste della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), relative alla piena titolarità di partecipazione delle famiglie ai GLO (Gruppi di Lavori Operativi per l’Inclusione), sia in persona dei genitori che degli alunni con disabilità, secondo le indicazioni della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.

Questo dopo avere già accolto la richiesta di eliminazione del passaggio in cui si prevedeva che gli alunni con disabilità del primo ciclo di istruzione potessero conseguire il diploma di terza media anche se esonerati dallo studio e dall’esame di qualche disciplina, norma già prevista dall’articolo 11, comma 13 del Decreto Legislativo 62/17 per gli alunni con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento), e sempre criticata dalla FISH.

Quanto alle tabelle allegate alle Linee Guida, esse hanno, a mio avviso, un valore indicativo e non imperativo; se fosse infatti imperativo, sarebbe in contrasto con la Sentenza 80/10 della Corte Costituzionale, secondo la quale proprio il numero delle ore di sostegno non può essere ridotto dall’Ufficio Scolastico Regionale a causa di motivi di bilancio.

E in ogni caso una valutazione più appropriata potrà essere fatta quando verranno pubblicati ufficialmente i testi definitivi.

Sul tema delle Linee Guida per il nuovo PEI (piano Educativo Individualizzato) si è pronunciato in questi giorni anche il CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), esprimendo il proprio parere negativo in una lettera inviata al Presidente della Repubblica, a quello del Consiglio e alla Ministra dell’Istruzione, con la richiesta di un incontro, «per esporre direttamente tutte le incertezze e le riserve che tali nuove regole, se così approvate, apporteranno alla delicatissima materia dell’inclusione scolastica dei propri figli».

«Il rischio di queste nuove regole – hanno ulteriormente aggiunto dal CoorDown – è che la voce degli studenti con sindrome di Down e delle loro famiglie sia messa a tacere, escludendoli dalle decisioni che riguardano direttamente le loro vite» (a questo link è disponibile il testo integrale del comunicato diffuso dal CoorDown).

Il ministero: «Nessun boom di supplenze: numeri in linea con lo scorso anno. Già oltre 110mila le assegnazioni»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«I dati relativi alle supplenze per l’anno scolastico appena iniziato sono del tutto in linea con quelli di un anno fa. Non c’è, di fatto, alcun boom». È quanto afferma il ministero dell’Istruzione in un comunicato diffuso ieri.

In particolare, i posti a tempo determinato, secondo la ricognizione effettuata ieri dal ministero, sono, quest’anno, poco più di 130 mila. Per coprirli, ad oggi, sono già state fatte oltre 110 mila assegnazioni, grazie al lavoro degli ambiti territoriali e delle istituzioni scolastiche, concentrate soprattutto nelle Regioni che sono già ripartite, fa sapere ancora Viale Trastevere.

Nel dettaglio: sono 66.654 i posti rimasti attualmente disponibili dopo la fase delle assunzioni a tempo indeterminato. Si tratta di posti che erano preventivati, a fronte del progressivo esaurimento delle graduatorie dei precedenti concorsi e di quelle ad esaurimento, e che sono destinati ad essere coperti dalle procedure concorsuali che sono state già bandite, nonostante il periodo di emergenza da Covid-19. I posti messi a bando con i concorsi sono 78 mila. Le prove partiranno nel mese di ottobre.

In particolare, «analizzando i dati, i 66.654 posti sono supplenze vere e proprie: mancando il docente titolare, viene sostituito con un supplente. Con contratti a tempo determinato vanno poi coperti anche i 14.142 posti di organico cosiddetto di fatto, che sono attivati in più, ogni anno, in risposta alle esigenze dei territori (ad esempio per lo sdoppiamento di classi necessario quando, per svariati motivi, aumentano gli alunni). Ci sono poi 51.351 deroghe sul sostegno. Si tratta anche qui di posti in più dati ogni anno (in deroga, appunto) per venire incontro alle esigenze delle studentesse e degli studenti con disabilità».

«Quest’anno c’è poi l’organico per l’emergenza, che è da considerare a parte in quanto straordinario e legato ad un periodo eccezionale. Si tratta di posti aggiuntivi, sempre a tempo determinato, mai attivati in passato che fanno registrare un aumento dell’organico disponibile per le scuole e delle opportunità lavorative per i docenti», conclude il comunicato.

L’Istruzione si riorganizza, a rischio scuola-lavoro e Its

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

In Germania esiste una cabina di regia che si occupa di scuola-lavoro e formazione duale. Un’analoga “direzione generale” dedicata all’istruzione tecnico-professionale è presente anche in Francia e Spagna, e in quasi tutti i paesi del Nord-Europa, dove il tasso di disoccupazione giovanile è bassissimo. In India è nato, addirittura, un ministero, il ministero delle Skill, per spingere le competenze trasversali e il dialogo, stabile, con il mondo imprenditoriale.

E in Italia? Non solo, dal 2013, non esiste più, la dg per la formazione e l’istruzione tecnica, cancellata da Maria Chiara Carrozza in ossequio a una (discutibile) operazione di spending review; ma ora con il nuovo regolamento che riorganizza il ministero dell’Istruzione, in corso di attuazione, la scuola-lavoro e l’istruzione tecnica, Its inclusi, rischiano di subire un nuovo pesante ridimensionamento. Alla faccia dei vari appelli, da Romano Prodi a Luigi Berlinguer, da Beppe Fioroni a Valentina Aprea, a non “abbandonare” l’istruzione tecnica e il dialogo con le imprese; appelli culminati poi nell’impegno assunto, nel 2014, da Stefania Giannini, e condiviso da Valeria Fedeli – che, peraltro, ha rafforzato gli Its e difeso la scuola-lavoro di qualità – di ripristinare una struttura (allora, si parlava di una struttura interdipartimentale) dedicata ai rapporti con il mondo del lavoro e i territori.

Ebbene, nel nuovo regolamento dell’Istruzione di tutto questo non c’è traccia. Il dicastero oggi guidato da Lucia Azzolina si articolerà in due dipartimenti, uno dedicato a Istruzione e formazione, con 4 dg (di cui una con competenze anche in tema di orientamento scolastico), e il dipartimento per le Risorse umane, finanziarie e strumentali, suddiviso in 3 dg.

La direzione per gli Ordinamenti, dove ora sono presenti due presìdi, peraltro con pochissimo personale, che si dedicano a Its e istituti tecnici e scuola-lavoro, passerà dalle 9 direzioni attuali a 6, costringendo quindi a degli accorpamenti (per far nascere uffici “monstre”).

Il tema è delicato, specie oggi, con un mismacht dilagante proprio nei profili tecnico-scientifici, un abbandono scolastico in ripresa, in primis negli istituti professionali, e un tasso di disoccupazione giovanile che è tornato a superare il 30%. E la scelta suona un po’, anche, come “nota stonata”, visto l’impegno profuso, in controtendenza, da Mise, e di recente anche dal Lavoro, a rilanciare la filiera duale.

Quest’anno, scuola-lavoro (ore e fondi sono stati già dimezzati due anni fa) e istruzione tecnica rischiano di finire vittime indirette del Covid-19; ecco perché serve uno scatto di reni.

«Siamo in una fase cruciale, tra una crisi e una rivoluzione tecnologica, simile a quella del 2013 – ha spiegato Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano -. All’epoca tutti i paesi industrializzati hanno comunque investito sul collegamento tra formazione e lavoro, tutti tranne l’Italia che anzi ha fatto tagli di risorse e uffici. Gli effetti li stiamo vedendo: già oggi, nonostante la crisi innescata dal Covid-19, abbiamo forte carenza di tecnici specializzati e possiamo solo immaginare che mismatch ci sarà quando l’economia tornerà a crescere. Tra la pandemia e l’avanzare del 5G, è fondamentale avere una riconoscibile struttura di riferimento istituzionale, anche tra più dicasteri, che presidia i temi chiave per la crescita: alternanza, istruzione tecnica, IeFP, Its, apprendistato. Preoccupa la pars destruens della riorganizzazione del ministero dell’Istruzione e ci auguriamo che nella pars costruens il rapporto scuola-impresa trovi lo spazio che merita. O tra 3-5 anni non avremo mani e menti da inserire in azienda».

Anche la politica è in allarme: «Non possiamo permetterci passi falsi su scuola-lavoro e Its – ha detto l’ex sottosegretario, Gabriele Toccafondi, ora capogruppo Iv in commissione Cultura alla Camera -. Argomenti così delicati non possono essere affrontati senza coinvolgere maggioranza e Parlamento». Perplesso il Pd. «È difficile comprendere le ragioni pedagogiche e organizzative di un così ampio riordino del ministero dell’Istruzione – ha detto la senatrice dem, Vanna Iori, pedagogista all’università Cattolica di Milano, ed esperta di scuola -. Auspichiamo un confronto nell’esecutivo, aperto anche a eventuali modifiche».

Più dura Mariastella Gelmini, ex ministro, oggi capogruppo di Fi a Montecitorio: «È davvero assurdo che il governo possa anche solo pensare di cancellare, per una presunta razionalizzazione, le direzioni del ministero dell’Istruzione che si occupano in modo specifico dell’implementazione della scuola-lavoro e degli istituti tecnici superiori – ha chiosato al Sole24Ore -. Nel nostro Paese servono sempre più percorsi formativi professionalizzanti, che diano ai nostri giovani competenze e che abbiano un alto tasso di occupabilità. I 5 Stelle al governo, ancora una volta, confermano la loro miopia e la loro incapacità di immaginare e programmare un futuro di lavoro,crescita e sviluppo».

“Prof, i miei hanno il virus” E la scuola chiude dopo sei ore

da la Repubblica

Paolo Berizzi

CISLIANO (MILANO) — Quando domenica sera alle nove e mezza è arrivata la telefonata ed è scattato l’allarme, a Cisliano hanno avuto conferma che il tempo, oltre alla didattica, misura anche l’incertezza: appena sei ore di lezione — spalmate su due giorni per via dell’orario ridotto, giovedì e venerdì — , e il preside ha lasciato a casa due classi. Quarantadue studenti. Isolamento precauzionale. Una misura non obbligatoria, se si guarda alle direttive regionali lombarde, ma — dice Luciano Giorgi — «ho preferito intervenire subito. Per evitare qualsiasi tipo di rischio». Rischio che però, lo vedremo, non è scongiurato.

È successo questo. M. e T. sono due fratelli: 12 e 13 anni. Frequentano la scuola media dell’istituto comprensivo “Erasmo da Rotterdam”: uno è in seconda, l’altro in terza. Con i genitori egiziani si sono trasferiti da poco a Cisliano, quasi 5mila abitanti nell’hinterland sud-ovest di Milano. Sono proprio i genitori il punto centrale della storia. La mamma e il papà tra sabato e domenica scoprono di avere contratto il coronavirus: hanno fatto il tampone all’ospedale di Magenta. Non è ancora chiaro quando sia arrivato l’esito. Sta di fatto che domenica sera M. prende il telefono e chiama la sua insegnante di matematica. La mattina dopo si sarebbero visti in classe. «Prof, i miei genitori hanno il coronavirus, volevo avvisarla. Io sto bene, ma mi dica che cosa devo fare». L’insegnante contatta subito il preside che a sua volta telefona al vicesindaco di Cisliano, Domenico Schiavini (delega all’istruzione): è anche lui un genitore della scuola. «Non che fossimo l’unico caso in Italia, ma da noi è arrivato dopo solo sei ore di lezione ». Già. La prof di matematica espone la situazione alla collega di lettere (che insegna nella classe dell’altro fratello).

«All’inizio si è creato un po’ di subbuglio », raccontano. Il protocollo prevede che la scuola debba subito informare l’Ats. E dunque: il preside Giorgi si interfaccia con le autorità sanitarie. Ma intanto, d’accordo con il sindaco Luca Durè, decide in autonomia. Opta per l’isolamento di quarantadue ragazzi. «Ho fatto mettere l’avviso sul registro elettronico — spiega — . E con i rappresentanti di classe è partito il passaparola telefonico ». In pratica: per evitare che le due classi potessero trasformarsi in un focolaio, è stata ripristinata la didattica a distanza. Un brusco ritorno alle modalità scolastiche del lockdown. Ma veniamo a M. e T. Sono asintomatici. Ma fino a ieri mattina non erano stati tamponati. Il che, va detto, solleva un dubbio: perché, dopo la scoperta di due genitori positivi, Ats non ha sottoposto a tampone anche i due figli? Formalmente, sono “contatti stretti”. E “contatti stretti”, a loro volta, sono (per M. e T.) anche i compagni di classe. Ieri pomeriggio il Comune di Cisliano ha fatto fare (a proprie spese) l’esame ai due ragazzi in un laboratorio privato. «Non potevamo aspettare», dice il sindaco. Il tema adesso è il risultato. «Se sono negativi, mentre loro finiscono la quarantena precauzionale le due classi possono rientrare. Se invece sono positivi, anche tutti i compagni devono a loro volta continuare le lezioni da casa».

All’Erasmo da Rotterdam la campanella è tornata a suonare il 10 settembre. Pensare che la ripartenza era stata preparata a lungo. «Abbiamo fatto cinque video-incontri informativi con genitori e insegnanti — ricorda Luciano Giorgi — . Il rischio maggiore non è che i ragazzi prendano il virus a scuola, quanto piuttosto che lo portino». Da fuori. Sono 1.100 studenti, suddivisi tra le due sedi di Cisliano e Albairate. Le medie hanno 11 classi. Due, adesso, fanno lezione da remoto. Un contrappasso inatteso: Cigliano è stato tra i primi comuni lombardi ad effettuare i test sierologici. «Li facevamo nella palestra della scuola», racconta il primocittadino. «Il paese è piccolo ed è normale che la gente si preoccupi ancora».

Il pasticcio banchi “Impossibile finirli entro ottobre”

da la Repubblica

di Giuliano Foschini Fabio Tonacci

ROMA — Quattromila camion in 44 giorni. Ecco cosa servirebbe per rispettare la deadline fissata dal commissario straordinario Domenico Arcuri per la consegna dei due milioni e mezzo di banchi monoposto. Quattromila camion in giro per la penisola, da oggi al 31 ottobre. Una missione ardua, tutta in salita, secondo gli interessati praticamente impossibile. «Poiché ogni tir contiene al massimo 500 banchi, vorrebbe dire essere capaci di far uscire dalle nostre fabbriche qualcosa come 90 autoarticolati al giorno. I quali poi devono raggiungere le città, entrare nei trafficati centri storici, scaricare i colli nelle scuole e, infine, montare i banchi», spiega Luca Trippetti. È il responsabile di Assufficio, la sezione di Federlegnoarredo che raggruppa le ditte che stanno lavorando al vero miracolo italiano: dare banchi e sedie ai nostri studenti ai tempi del Covid. «Appunto, parliamo di miracoli. E per questi non siamo ancora attrezzati», chiosa Trippetti.

Eppure non era questo che ci era stato assicurato. Il governo aveva detto che tutto sarebbe stato pronto per la prima campanella del 14 settembre. E invece, a oggi sono stati consegnati appena 200mila banchi (meno del 10 per cento del totale) in 1.300 scuole, con gli studenti in qualche caso limite costretti a scrivere in ginocchio appoggiati alle sedie. Perché? Chi ha sbagliato?

Il grande ritardo

Il pasticcio dei banchi monoposto comincia a materializzarsi il 30 giugno, quando il Comitato tecnico scientifico fissa in un metro la distanza minima da garantire in classe tra un alunno e l’altro, pena la mancata ripartenza della scuola. A quel punto il ministero dell’Istruzione interroga i dirigenti dei plessi sul territorio e, dopo un mese, elabora il fabbisogno: 2,4 milioni di banchi e 400 mila sedute innovative. Arcuri si mette al lavoro e ai primi di agosto, pur potendo procedere ad affidamenti diretti (i poteri da commissario glielo permettono) emana un bando europeo per selezionare le aziende disponibili a fabbricarli.

Arcuri è un uomo a cui non fa difetto l’ottimismo. «Entro fine ottobre, cioè in due mesi, li consegneremo tutti», dichiara in un’intervista a Repubblica alla vigilia dell’inizio dell’anno scolastico. Come detto, all’appuntamento con la riapertura il governo italiano si è presentato con un clamoroso ritardo. Le cui ragioni, a ben vedere, non sono da attribuire solo al Commissario.

Il fabbisogno gonfiato

Ballano infatti un milione di banchi in più rispetto al fabbisogno realmente necessario per garantire il distanziamento sociale in aula. La stima è dedotta in primo luogo dall’evidente sperequazione della domanda. Se la Valle d’Aosta ha chiesto solo l’8 per cento di banchi nuovi rispetto alla sua dotazione attuale, il Trentino il 12 per cento, il Veneto il 14 e l’Emilia Romagna il 15, altri hanno sfruttato l’occasione del Covid per rinnovare l’arredo scolastico: la Sicilia ne ha chiesti per il 69 per cento della sua dotazione, la Campania il 67 per cento, la Calabria il 56, il Lazio il 52. Un terzo dell’intero “parco banchi a rotelle” finirà in tre Regioni: Sicilia, Campania, Lazio.

Il caos del bando

Non è solo questione di fabbisogno gonfiato, però. C’è anche la burocrazia. È il 20 luglio quando gli uffici del commissario Arcuri, “su richiesta della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina”, pubblicano la gara per l’acquisto di 3 milioni di banchi. Il bando comprende “l’imballaggio, il trasporto, la consegna e il montaggio dei prodotti” da realizzarsi addirittura entro il 31 agosto. Con la sottoscrizione dei contratti al 7 agosto.

Nei giorni precedenti alla pubblicazione, una delegazione delle più importanti aziende italiane del settore ha incontrato gli stretti collaboratori di Arcuri. «Quel bando che avete pensato, è sbagliato», hanno avvertito i fabbricanti. «Ci sono requisiti che nessuna azienda ha. Il settore in Italia produce 200mila banchi all’anno, ci state chiedendo di fare in due mesi quello che facciamo in dodici anni. Non ce la facciamo».

Il bando viene pubblicato così com’è, senza modifiche. E qualche giorno dopo Arcuri è costretto alla prima rettifica: cambiano i requisiti di partecipazione. Poco dopo cambieranno anche i termini e la tempistica. E infine decide un ulteriore cambiamento, il terzo: passa alla trattativa privata con le aziende che hanno partecipato e predispone 11 contratti, di cui Arcuri non ha voluto rivelare i beneficiari. «Come prevede la legge, devono passare 30 giorni dalla firma del contratti per renderli pubblici», ha spiegato.

Ecco la lista delle aziende

Questo mese serve per consentirgli di non perfezionare accordi con aziende non in regola. È accaduto con la Nexus — un solo dipendente per una commessa da 45 milioni — e con una seconda società. Sono al lavoro, invece, raggruppate in un’Associazione temporanea di imprese, Vastarredo, Mobilferro, Siriani, Sudarredo, Arredalascuola, Paci e Biga per fornire mezzo milione di banchi e 300mila sedute. E inoltre: Quadrifoglio (400mila pezzi), Gonzagarredi (circa 100mila), Estel (200mila banchi con le rotelle). Ci sono poi altre cinque aziende straniere.

Il punto dolente, però, è un altro: non è ancora chiaro chi dovrà coprire il buco di 400mila banchi lasciato dalle due ditte escluse. Dalla struttura commissariale fanno sapere che le risorse produttive basteranno lo stesso. Però i dubbi, soprattutto sui tempi di consegna, sono molti. I contratti firmati prevedono delle penali in caso di ritardo. Le clausole sono riservate, ma, dicono fonti tra gli imprenditori, se riusciranno a rifornire tutte le scuole entro la fine del 2020, è assai probabile che non ci saranno multe da pagare.

Anp sullo sciopero: si rischiano altre interruzioni

da La Tecnica della Scuola

Ma c’è  pure pronta una manifestazione nazionale del Comitato “Priorità alla scuola” a cui hanno aderito anche le Organizzazioni sindacali FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola RUA, SNALS Confsal e GILDA Unams per riaffermare, si legge nel comunicato congiunto: “il ruolo centrale e prioritario della scuola e della conoscenza come condizione di crescita del Paese e per denunciare ritardi e incertezze che accompagnano l’avvio dell’anno scolastico, rischiando di comprometterne la riapertura in presenza e in sicurezza, obiettivo principale dell’azione sindacale condotta nella prolungata fase di emergenza”.

Contestualmente, non bisogna scordare che  il prossimo 20-21 settembre circa il 50% delle scuole italiane sarà costretta a chiudere perché sedi di seggio elettorale  per via del referendum e delle amministrative, e dunque la scuola che, aveva aperto i battenti il 14, con tanto di dichiarazioni ottimistiche, rischia ora di richiudere, oltre che per causa di forza maggiore, anche  per via dello sciopero di due giorni:  “Non si può sapere per tempo la portata dell’adesione allo sciopero”, dice l’Anp, ma il rischio di altre interruzioni permane.

In un’intervista al Messaggero, l’Anp, per mezzo del suo presidente, Giannelli, ha puntualizzato: “indubbiamente la scuola potrebbe trovarsi nella condizione di non riuscire a garantire il servizio così come organizzato per portare avanti la didattica”, e dunque ciò “significa che se non ci sono i docenti a scuola, le lezioni non vengono svolte”.

“I ragazzi entrano ma non è possibile sapere poi durante la giornata se le lezioni possono essere garantire. Quindi potrebbe anche accadere che i genitori vengano chiamati per andare a prendere i ragazzi, nel caso degli alunni minorenni. In questa fase, con le regole del distanziamento e l’impossibilità di accorpare le classi, diventa tutto più complicato”.

In passato, infatti, “gli studenti rimasti senza docente venivano divisi in altre aule”, ma ora con le regole anti-coronavirus non è più possibile. “Presumo che i ragazzi dovranno uscire. Non ci sono infatti, in piena fase di avvio dell’anno, docenti in più nelle scuole a disposizione delle sostituzioni lampo. Lo sciopero rischia di danneggiare le frange sociali più deboli. Penso alle tante famiglie in cui i genitori devono recarsi per forza a lavoro”.

Educazione stradale: le iniziative formative per l’a.s. 2020/21

da La Tecnica della Scuola

Sulla piattaforma del Ministero dell’istruzione www.edustrada.it, finalizzata alla promozione e al monitoraggio delle iniziative di educazione stradale realizzate dalle principali istituzioni deputate alla sicurezza stradale sul territorio nazionale, è disponibile la nuova offerta formativa in materia di educazione stradale per l’a.s. 2020/21, rivolta alle scuole di ogni ordine e grado.

A seguito dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid19, diversi progetti didattici sono stati rimodulati secondo le modalità della didattica integrata (DDI) in modo da consentire la realizzazione del progetto anche in modalità webinar.

Le iscrizioni ai progetti didattici sono aperte fino al 31 ottobre 2020.

Per aderire ai progetti proposti i docenti interessati dovranno accedere alla piattaforma registrandosi esclusivamente tramite la propria mail personale e non più tramite il codice meccanografico dell’istituto scolastico.

Effettuata la registrazione sulla piattaforma, i docenti interessati potranno aderire ai progetti didattici di interesse presenti nella sezione “Offerta formativa”.

Sulla piattaforma è disponibile anche il progetto “ICARO”, realizzato dalla Polizia stradale.

TUTTE LE INFO

Inizio scuola, i banchi arriveranno entro ottobre?

da La Tecnica della Scuola

Il commissario straordinario per l’emergenza covid ha ribadito pochi giorni fa che i nuovi banchi monoposto e quelli innovativi saranno consegnati entro il mese di ottobre. Ma si apprende di come la macchina organizzativa della distribuzione possa rovinare i piani del commissario e del Governo.

Arriveranno in tempo i banchi

In base a quanto riferisce La Repubblica, la consegna dei banchi alle scuole entro la data prefissata potrebbe davvero avere tempi più lunghi. A spiegarlo è Luca Trippetti, il responsabile di Assufficio, la sezione di Federlegnoarredo che raggruppa le ditte che partecipano alla commessa dei banchi e degli arredi scolastici: “poiché ogni tir contiene al massimo 500 banchi, vorrebbe dire essere capaci di far uscire dalle nostre fabbriche qualcosa come 90 autoarticolati al giorno. I quali poi devono raggiungere le città, entrare nei trafficati centri storici, scaricare i colli nelle scuole e, infine, montare i banchi“.

Al momento, i banchi ordinati già consegnati alle scuole sarebbero circa solo 200.000 su 2.400.000, per un totale di circa 1300 scuole coperte dalla consegna.

Abbiamo riferito in precedenza che in questi primi giorni molte scuole non hanno ancora ricevuto i banchi nuovi, restando in molti casi, spiazzati per le attività didattiche.

Zanettin (Forza Italia) ha presentato una interrogazione parlamentare

E’ stata presentata il 16 settembre una interrogazione parlamentare presentata dal deputato di Forza Italia Pierantonio Zanettin che chiede chiarezza proprio su questo tema:

Il 14 settembre le scuole italiane hanno riaperto nel caos e nella disorganizzazione. In tutto il paese si segnalano gravi carenze di personale e strutture. Particolarmente grave appare la dotazione degli arredi scolastici. Ha avuto grande risalto mediatico la foto dei bambini di una scuola elementare di Genova inginocchiati a terra a scrivere sulle sedie, perché le sedie c’erano, ma mancavano i banchi. A Roma,al liceo classico Pilo Albertelli, i ragazzi sono stati invitati ad acquistare quaderni rigidi per poter scrivere più agevolmente sulle gambe.

Secondo la CgIl i banchi monoposto, in grado di garantire il distanziamento sociale, oggi disponibili nelle scuole italiane sono circa 200.000, a fronte di nn fabbisogno nazionale di 2.400.000 banchi.

Il ministro Azzolina ed il Commissario Arcuri, dal canto loro, continuano ad assicurare di aver già stipulato contratti per la fornitura di tutti i nuovi banchi, che saranno disponibili però soltanto alla fine del prossimo mese di ottobre.

Dubbi sono sorti anche sulla qualità ed i costi, in particolare dei banchi con le rotelle, che a giudizio di alcuni attenti osservatori sarebbero identici, a taluni prodotti, realizzati in Cina e venduti sulle piattaforme on line a costi decisamente inferiori a quelli ipotizzati dal Ministero dell’Istruzione.

Per sapere

Il costi per unità di prodotto dei banchi monoposto, con e senza rotelle, che verranno acquistati dal nostro Paese.

Quanti di questi arredi sono realizzati in Italia,o in Europa, e quanti invece in Cina o nel sud est asiatico

I tempi di consegna previsti

Come il Governo pensa di smaltire i vecchi banchi che ora giacciono accatastati in tanti cortili Italiani.

L’INTERROGAZIONE ZANETTIN

Concorso scuola, in cosa consiste la preselettiva per la secondaria

da La Tecnica della Scuola

Le domande per il concorso ordinario scuola secondaria da 34 mila posti sono scadute il 31 luglio scorso: le domande pervenute al MI sono state in totale più di 430mila per la scuola secondaria di I e II grado.

I candidati che hanno presentato domanda sono ora in attesa di conoscere le date di avvio del concorso, che inizierà con una prova preselettiva.

L’avvio della procedura dovrebbe avvenire a partire dall’autunno. Il MI ha annunciato che partirà prima il concorso straordinario. Per la procedura ordinaria scuola secondaria al momento abbiamo soltanto riferimenti generici e il bando che disciplina i vari passaggi.

Quando è prevista la preselettiva

Può essere prevista una prova preselettiva qualora a livello regionale e per ciascuna distinta procedura, il numero dei candidati sia a 250 unità e a quattro volte il numero dei posti messi a concorso. Tale prova è finalizzata all’accertamento delle capacità logiche, di comprensione del testo, nonché di conoscenza della normativa scolastica.

Le date delle prove e delle eventuali preselettive saranno indicate “con avviso da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, 4ª Serie Speciale, Concorsi ed Esami”, almeno 15 giorni prima dello svolgimento delle stesse. Per la eventuale preselettiva, sempre con avviso in Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, 4ª Serie Speciale, Concorsi ed Esami”, verrà pubblicato l’archivio da cui sono estratti i quesiti almeno venti giorni prima dell’avvio della prova preselettiva.

Come si svolge la preselettiva

Si tratta di un test di preselezione computer-basedfinalizzato all’accertamento delle capacità logiche, di comprensione del testo, nonché di conoscenza della normativa scolastica.

La prova è costituita da 60 quesiti a risposta multipla con quattro opzioni di risposta, di cui una sola corretta, così ripartiti:

  • capacità logiche: 20 domande;
  • capacità di comprensione del testo: 20 domande;
  • conoscenza della normativa scolastica: 10 domande;
  • conoscenza della lingua inglese: 10 domande;

I quesiti saranno estratti da una banca dati resa nota tramite pubblicazione sul sito del Ministero almeno 20 giorni prima dell’avvio delle sessioni di preselezione.

DURATA: 60 minuti.

SUPERAMENTO DELLA PROVA: sono ammessi alla prova scritta un numero di candidati pari a tre volte il numero dei posti messi a concorso nella singola regione per ciascuna procedura. Sono inoltre ammessi coloro che, all’esito della prova preselettiva, abbiano conseguito il medesimo punteggio dell’ultimo degli ammessi, nonché i soggetti di cui all’art. 20, comma 2-bis della legge 5 febbraio 1992 n. 104.

TUTTO SUL CONCORSO ORDINARIO SECONDARIA

Covid scuola, 10 sintomi che giustificano il tampone

da La Tecnica della Scuola

Covid scuola. Come abbiamo spiegato più volte, per prevenire il Covid a scuola esiste una precisa procedura. I medici la chiamano anche percorso Covid.

Secondo quali criteri inserire un alunno in un percorso Covid?

Il primo passo spetta alle famiglie o alle scuole che, individuato un bambino o un ragazzo con sintomi sospetti, dovranno allertare il medico di base o il pediatra.

A questo punto il dottore cui venisse segnalato un bambino o un ragazzo con un sintomo o con più sintomi da Coronavirus, dovrà decidere se richiedere o meno il tampone.

Il tampone, infatti, non è automatico. Effettuarlo o meno è una valutazione che spetta al medico sulla base della sintomatologia riscontrata sul soggetto.

La sintomatologia Covid

E allora di quale sintomatologia parliamo? A seguire un breve elenco segnalato dalla Società italiana di pediatria (Sip).

  • Febbre superiore a 37,5
  • Brividi
  • Tosse di recente comparsa
  • Difficoltà respiratorie
  • Raffreddore
  • Naso che cola
  • Mal di gola
  • Diarrea
  • Perdita improvvisa dell’olfatto (anosmia) o diminuzione dell’olfatto (iposmia)
  • Perdita del gusto (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia)

Rientro in classe: la mappa dei contagi nelle scuole

da Tuttoscuola

A meno di una settimana dal suono della prima campanella è possibile contare già diversi casi di positività al Covid-19 a scuola che hanno portato a conseguenti tamponi a tappeto, quarantene di classi e, in alcuni casi, anche a chiusure di interi istituti. Vediamo insieme le regioni e le scuole che affrontano questo tipo di difficoltà a pochi giorni dalla ripartenza. La mappa dei contagi nelle scuole aggiornata al 18 settembre.

Friuli Venezia Giulia: studenti in quarantena e scuola dell’Infanzia chiusa

Sono ben 115 ragazzi dell’Isis Michelangelo Buonarroti di Monfalcone (Gorizia) sono stati posti in isolamento fiduciario dopo che un docente era risultato positivo al Coronavirus: risultati negativi al tampone, possono già tornare a scuola. Il caso di infezione derivava da un contatto indiretto che l’insegnante aveva avuto con una persona proveniente dall’Est Europa. In queste ore, aggiunge la Regione, anche una studentessa dell’Isis Dante Alighieri di Gorizia è stata posta in quarantena in attesa di essere eseguire l’esame del tampone. La misura preventiva, estesa anche ai familiari della ragazza, è stata adottata dall’Azienda sanitaria dopo che la studentessa è entrata in contatto con una persona positiva che non frequenta la scuola. Sempre in Friuli, un insegnante che risiede a Manzano (Udine) e lavora in una scuola materna di Gorizia, è risultato positivo al Covid-19.

Chiusa in via precauzionale la sezione dei “piccoli” della scuola dell’infanzia di Carlino (in provincia di Udine) dopo che è stato accertato un caso di Covid-19 in un bimbo che aveva accusato una leggera sindrome influenzale.

Anche un alunno della scuola Gaspardis di Trieste è risultato positivo al Coronavirus. L’alunno, 21 compagni di scuola e 3 docenti si trovano ora in quarantena.

Trentino Alto Adige: 3 studenti positivi, 23 in quarantena

Sono 3 gli alunni risultati positivi nella Regione, di cui uno in una scuola materna dell’altopiano di Pinè, uno in una scuola primaria della val di Sole e uno in un istituto superiore di Rovereto. A Bolzano, invece, lunedì 14 settembre, uno studente dell’istituto tecnico “Max Valier” è risultato positivo al Coronavirus. I 23 compagni di classe e tre insegnanti sono in quarantena.

Lombardia: 4 classi in quarantena

Un bambino che aveva fatto il tampone il 3 settembre in Brianza, il 7, l’8 e il 9, è andato comunque a scuola, ed è poi risultato positivo. A Milano sono 6 i casi di tamponi positivi nelle scuole del capoluogo: 5 alunni e 1 insegnante. Si tratta di alunni di micronido (1 caso) e di scuola dell’infanzia (4 casi). Le classi dei 5 positivi sono state isolate. Il docente, invece, insegna in una scuola secondaria di primo grado. Non è stato disposto alcun isolamento nell’istituto del caso. Il 15 settembre, invece, si sono registrati i primi casi di positività tra gli alunni e gli operatori e le prime 4 classi in isolamento, a Milano. 

Piemonte: 5 studenti e operatori positivi

A questo numero ammontano i positivi dopo l”esito del test negli ‘hotspot scolastici’ allestiti dalla Regione per la diagnosi immediata di Coronavirus. Al test si sono rivolti fino a oggi 212 tra studenti e personale della scuola.

Veneto: casi di positività, maestre in quarantena

Gli alunni di due classi della provincia di Treviso sono stati posti in quarantena, a seguito dell’emergere di una positività rispettivamente in una Scuola Materna e in Istituto Superiore del Distretto. Alla Materna è scattata la quarantena anche per le maestre; nessun provvedimento restrittivo, invece, per i docenti della Scuola Superiore.

Liguria: una bambina e uno studente positivi

Al Gaslini di Genova risulta ricoverata da domenica, insieme alla mamma, una bambina di due anni originaria del Bangladesh: entrambe positive. La piccola aveva frequentato per qualche giorno un asilo genovese. La segnalazione è arrivata al Dipartimento di prevenzione della Asl3 che ha attivato tutte le procedure per identificare e tracciare i contatti stretti. Hanno quindi già eseguito il tampone un altro bimbo co-presente in asilo (classi al massimo con due bimbi) e 2 maestre, 1 ausiliario e 2 cuoche, tutti in isolamento. L’asilo non è stato chiuso.

Positivo anche uno studente dell’istituto tecnico ‘Liceti’ di Rapallo. Già prima della conferma della positività, il dirigente scolastico ha disposto che tutta la classe oggi non entrasse. Con la conferma è scattata la quarantena per tutta la classe e per le due insegnanti che avevano tenuto lezioni a quegli studenti.

Toscana: 2 bambini positivi. Classi in quarantena

Nella provincia di Lucca, il 16 settembre un bambino che frequenta la scuola primaria Felice Orsi di Porcari è risultato positivo. Scattata  la quarantena per 16 compagni, tre insegnanti e un collaboratore. Sono invece 42 i bambini risultati positivi al Coronavirus a seguito di tamponi richiesti a partire dal 14 settembre scorso. È quanto emerge dai dati in possesso della Regione Toscana. Diciotto alunni e 3 maestre di una scuola elementare nel comune di Fosdinovo, in provincia di Massa Carrara, sono in quarantena da lunedì 14 dopo che una bambina ha ricevuto l’esito del tampone risultato positivo.

Prato una studentessa si è presentata in classe per seguire il primo giorno di lezioni, ma non poteva farlo visto che era in attesa del tampone che poi si è rivelato positivo. Nessuna quarantena in classe, ma controlli per due compagni che sono stati vicini a lei. La preside furiosa si è scagliata contro la famiglia della ragazzina che adesso rischia una multa.

Emilia Romagna: studenti in isolamento

Alcuni studenti di due classi di un liceo scientifico di Rimini sono finiti in quarantena perché hanno avuto contatti ravvicinati con un giovane di un altro istituto risultato positivo al coronavirus prima di rientrare a scuola. Gli studenti posti in isolamento hanno ricevuto la comunicazione dal Servizio di Igiene pubblica nel weekend prima dell’inizio della scuola e, come precisa l’Ausl Romagna, non si sono mai presentati in classe. Al momento, dunque, non c’è nessun caso di positività tra gli studenti del liceo. A Ferrara, un insegnante di una scuola d’infanzia è risultato positivo: per 14 bambini e altri due componenti del personale educatore è scattato l’isolamento domiciliare in attesa di essere sottoposti a tampone.

Tre casi si positività si sono registrati in tre diversi Istituti di scuola secondaria di secondo grado a Bologna. Gli studenti, sono tutti asintomatici e frequentanti tre scuole diverse, il Liceo Ginnasio Statale M. Minghetti, il Liceo Linguistico Laura Bassi ed il Liceo Scientifico A. Righi. Attualmente i soggetti coinvolti, tra studenti e docenti, sono circa 30 per ogni Istituto.

Lazio: classe in quarantena

Uno studente di Monterotondo, in provincia di Roma, è risultato positivo: l’intera classe è stata messa in isolamento dalla Asl e dalla scuola stessa.

Puglia: rinviata apertura delle scuole a Bitonto

Il sindaco di Bitonto, Michele Abbaticchio, ha deciso di accogliere la richiesta dei dirigenti scolastici degli istituti comunali posticipando l’apertura prevista per il 24 al 28 settembre.

Sardegna: 20 studenti in isolamento

Una insegnante dei corsi di recupero positiva al Covid e una ventina di alunni, in quarantena, in attesa di tampone. È accaduto alla scuola media di viale Sardegna a Terralba. Il plesso scolastico è stato sanificato ed è aperto.

Sicilia: chiuse scuole di Casa Santa e Palermo

Una maestra della scuola dell’infanzia “Primavere” di Casa Santa è risultata positiva al coronavirus. La scuola ha chiuso e i bambini sono stati posti in quarantena in attesa di effettuare i test. A Palermo, il 15 settembre, sono stati chiusi due asili nido comunali in seguito al riscontro di positività effettiva o potenziale di adulti legati alle due scuole. In entrambi i casi sono state avviate le procedure di sanificazione, in attesa che l’ASP dia l’autorizzazione alla riapertura.

Lezioni sospese anche in una classe del liceo scientifico “Fardella” di Trapani, dopo che la mamma di uno studente è risultata positiva al Covid-19. Isolamento volontario per studenti e docenti del corso.