Inchiesta sulla didattica a distanza

Martedì 13 ottobre ore 15, presentazione in videoconferenza dei risultati dell’inchiesta sulla didattica a distanza promossa da FLC CGIL in collaborazione con Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Università degli studi di Roma “La Sapienza” e Università degli Studi di Teramo.

L’indagine è stata condotta durante la fase emergenziale della pandemia da COVID-19 e la conseguente sospensione delle attività didattiche in presenza. E’ stata rivolta ai docenti delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di tutto il paese e si è concentrata sui processi decisionali attuati nei contesti scolastici; l’esperienza pregressa di didattica a distanza e i percorsi formativi per i docenti; gli strumenti a disposizione e le modalità adottate per la didattica; la partecipazione degli studenti e le disuguaglianze; il carico di lavoro per i docenti e la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro; le difficoltà incontrate e il giudizio complessivo su questa esperienza.

risultati dell’inchiesta verranno presentati in videoconferenza martedì 13 ottobre dalle 15 e, a partire da essi, discuteremo le proposte della nostra organizzazione sul come regolare contrattualmente quella che attualmente viene chiamata Didattica Digitale Integrata.

Ne discuteranno, tra gli altri, Francesco Sinopoli, segretario generale FLC CGIL, Mimmo Carrieri, docente di Sociologia economica all’Università La Sapienza di Roma e Tania Scacchetti, segretaria confederale Cgil.

Elezione degli organi collegiali ancora in presenza

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Con la nota n. 17681 del 2 ottobre, il ministero dell’Istruzione ha fornito le istruzioni alle scuole per lo svolgimento delle elezioni degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica per l’anno scolastico 2020-2021.

L’attesa dei dirigenti scolastici
I dirigenti scolastici attendevano con ansia tali disposizioni ministeriali. Si è pensato che il dicastero di viale Trastevere, in piena emergenza sanitaria, trovasse soluzioni per evitare lo svolgimento in presenza delle assemblee dei genitori, situazione che potrebbe creare assembramenti pericolosi e difficili da gestire. Ci si aspettava, anche, una deroga alle elezioni consuete, limitando la tornata annuale solo per le classi iniziali e mantenendo, ove possibile, i rappresentanti in scadenza di mandato a anche per questo anno scolastico. Molte scuole, nell’attesa delle indicazioni ministeriali, hanno anche organizzato procedure a distanza, assemblee in videoconferenze e votazioni con moduli digitali testati che riescono anche a mantenere l’anonimato del votante. Tutte modalità che, non menzionate nella nota, si ritiene non possano essere attuate.

Le misure anti-Covid
La nota ha mantenuto le normali indicazioni operative degli anni precedenti con l’aggiunta di alcune indicazioni circa le misure di prevenzione dal rischio di infezione da Covid-19, da adottare in occasione dello svolgimento delle elezioni, tenendo a riferimento gli elementi informativi e le indicazioni operative per la tutela della salute e per la sicurezza dei componenti dei seggi elettorali e dei cittadini aventi diritto al voto predisposti dal comitato tecnico-scientifico presso il dipartimento della protezione civile.

Date e modalità di voto
Si confermano le istruzioni già impartite nei precedenti anni, sulle elezioni degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica. Le elezioni si svolgeranno secondo le procedure previste dalla Om n. 215/1991, modificata ed integrata da successive ordinanze.
Entro il 31 ottobre 2020 si dovranno concludere le operazioni di voto, con procedura semplificata, per gli organi di durata annuale e quelle per il rinnovo annuale delle rappresentanze studentesche nei consigli di istituto delle scuole superiori, non giunti a scadenza.
Entro domenica 29 novembre e lunedì 30 novembre 2020 si svolgeranno, con procedura ordinaria, le elezioni per il rinnovo dei consigli di circolo/istituto scaduti per decorso triennio o per qualunque altra causa, nonché le eventuali elezioni suppletive nei casi previsti. La data della votazione sarà fissata da ogni ufficio scolastico regionale per il territorio di rispettiva competenza, in un giorno festivo, dalle ore 8 alle 12 ed in quello successivo dalle ore 8 alle 13,30.
Nelle istituzioni scolastiche omnicomprensive (dall’infanzia alla scuola superiore) continuerà ad operare il commissario straordinario, non essendo ancora intervenuta una soluzione normativa circa la composizione del consiglio di istituto delle scuole in questione.


Scuola, arrivano gli psicologi

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – Gli psicologi servono a questa scuola così stressata, già affaticata, ora di nuovo impaurita. Per l’anno scolastico in corso ogni istituzione ha 4.800 euro a disposizione per “attivare il supporto psicologico per studenti, insegnanti e genitori”. E’ una misura chiesta dalle stesse scuole, imposta al ministero dell’Istruzione dai sindacati e affidata per la realizzazione al Dipartimento risore umane. Il quadro c’è, dal 6 agosto scorso, e ora si è siglato anche un accordo formale con l’Ordine degli psicologi. Gli istituti più avanti sul piano dell’organizzazione hanno già fatto partire i bandi per il reclutamento del professionista, la maggior parte dei dirigenti, però, è ancora immersa nella gestione di un quotidiano fatto di docenti che mancano e positivi che salgono: non ci sono ancora le condizioni per far crescere il controllo del benessere psicologico degli attori scolastici.

Al ministero, dalla stagione 2016-2017, quella dei terremoti dell’Italia centrale, esiste una task force per le Emergenze educative chiamata a intervenire nelle situazioni di emergenza per garantire il diritto allo studio in tutti gli 8.290 istituti scolastici italiani. Per far fronte all’emergenza sanitaria da Covid-19, la task force ha realizzato – in collaborazione con l’équipe clinica e medico-psicologica dell’Ido di Roma, la Società italiana di Pediatria e il portale di informazione Diregiovani – una proposta di assistenza psicologica che si integri con la didattica curriculare.

Si affronterà, e in alcuni casi si sta già affrontando, l’emergenza con le sue conseguenze, pratiche, emotive e psicologiche. Le scuole che hanno aderito per prime al piano provengono dalle aree della Lombardia, innanzitutto la provincia di Bergamo, dal Veneto e dalla Sicilia, dove, si legge, “in un periodo di emergenza come questo si rischia di alimentare la demotivazione e il fenomeno della dispersione scolastica”.Neuropsichiatri e logopedisti

Un’équipe di psicologi, e psicologhe, dell’età evolutiva è a disposizione di giovani e delle famiglie per garantire, anche a distanza, il servizio dello sportello d’ascolto, peraltro esistente da tempo. Le indicazioni generali chiedono di tenere conto dello stress da studio nelle nuove condizioni di frequentazione della classe o di obbligo dell’apprendimento da remoto: per gli studenti sono a disposizione video e contenuti dedicati alla questione. Nel protocollo firmato a luglio si parla, quindi, di un gruppo multi-specialista “a supporto delle famiglie” per gestire e contenere, anche a distanza, difficoltà e bisogni specifici. Dal pediatra al neuropsichiatra, al logopedista, pensati in particolare per chi ha difficoltà di apprendimento o disabilità. Per i docenti è pronto un percorso di formazione a distanza che offrirà gli strumenti necessari per gestire l’ansia e lo stress dei discenti.

In questa rete, consolidata nel tempo e sulla quale si appoggiano adesso le nuove risorse, entrano anche gli educatori, protocollo quest’utimo del 27 agosto. Affiancheranno i docenti nel tentativo di far crescere il livello di gestione della classe, la crescita delle attività educative inclusive e speciali. Si legge, a questo proposito: “Bisogna avviare lo studio, la ricerca e l’applicazione di metodologie e buone pratiche per sostenere i processi apprenditivi, ridurre e prevenire i fenomeni del bullismo e del cyber bullismo, della violenza, del disagio giovanile, delle difficoltà specifiche nell’apprendimento e delle problematiche comportamentali”.

“Un euro investito, tre euro risparmiati”

David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine, spiega: “La presenza degli psicologi nella scuola è avvenuta sotto la spinta dei bisogni, dal basso, ma questo ha creato un panorama molto frammentato, a macchia di leopardo e spesso su bisogni specifici e limitati. Nel nostro Paese manca un supporto psicologico organico, diffuso e omogeneo sul quale studenti e docenti possano fare affidamento. Un soggetto con problemi psicologici può rinchiudersi in se stesso, sviluppare problematiche invalidanti, rendere molto meno sul piano dello studio e della vita. Tutto questo rappresenta un costo economico e sociale. Se affrontiamo il disagio al momento dell’insorgenza dei primi problemi è possibile minimizzare sia il malessere sia la ricaduta sulla collettività. Per ogni euro investito in psicologi la scuola ne risparmia da tre a sette. Un’indagine italiana realizzata su settemila genitori ha evidenziato problematiche psico-comportamentali in sei minori su dieci, con una correlazione significativa tra disagio psicologico nei genitori e presenza di problemi nei figli. Spesso i figli delle famiglie più svantaggiate sono quelli che hanno più problemi e meno opportunità di aiuto. La mancanza degli psicologi nel pubblico, nella scuola, è uno dei fattori che alimenta la disuguaglianza e il divario di opportunità”.


Effetto scuola sui contagi Triplicati gli studenti positivi

da la Repubblica

Michele Bocci

Il 14 settembre, giorno di apertura delle scuole nella maggior parte delle regioni italiane, i nuovi casi di positività al coronavirus furono 1.008. Era lunedì e come sempre i numeri erano un po’ bassi perché di domenica si analizzano da sempre meno tamponi. Comunque la media di quel periodo era di 1.400 casi quotidiani. Ieri, 24 giorni dopo, i contagi sono saliti a 4.458. Gli esperti studiano i numeri ma anche nel Cts ormai qualcuno ritiene che l’aumento sia anche l’effetto della partenza dell’anno scolastico. Non è un caso che molto spesso i positivi siano asintomatici o con pochi sintomi, il coronavirus provoca molto raramente danni seri a giovani e bambini, che adesso sono più coinvolti. «In questo momento l’epidemia legata alle scuole non riguarda solo gli studenti ma anche tutto ciò che gira intorno alle lezioni, dal traffico, ai mezzi pubblici, ai genitori che si ritrovano fuori da scuola — spiega Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive — L’epidemia si muove dentro le famiglie, il singolo caso di un bambino ne genera quattro o cinque tra i parenti».

Le classi in quarantena sarebbero in tutto 1.231 secondo la rilevazione dello studente di Economia a Torino Lorenzo Ruffino, che stima anche 231 scuole chiuse. Questi numeri non dicono tutto dell’effetto dell’apertura sui numeri, generato anche da ciò che si muove intorno agli studenti, come spiega Andreoni. E però in alcune regioni si inizia a vedere una crescita del numero di giovani contagiati. Ieri in Emilia e in Toscana i minorenni sono stati il 20% del totale dei nuovi casi. Stesso dato per l’area metropolitana milanese, mentre nell’intera Lombardia sono stati il 15%. Quella percentuale è la stessa registrata dall’Istituto superiore di sanità in Italia negli ultimi 30 giorni. Fino a luglio i minorenni erano il 5,6% dei contagiati. Ritiene che a far crescere i casi siano la trasmissione intra familiari magari avviata degli studenti Vittorio Demicheli epidemiologo e direttore sanitario dell’Ats di Milano. «Del resto questo tipo di contagi sono l’80% in Italia. E se hai un bambino di 5 anni in quarantena come fai a garantire che non entri in contatto con i genitori. È impossibile».

Per tenere meglio sotto controllo la situazione nelle scuole, nel Governo, a partire dalla ministra all’Istruzione Lucia Azzolina, si chiedono di fare i test salivari a scuola. Al ministero alla Salute pensano che siano utili soprattutto per i bambini più piccoli, perché meno invasivi dei tamponi rapidi. L’unica Regione ad utilizzare i salivari per ora è il Lazio. Il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma Enzo Vaia spiega: «Questi esami sono utili se devi controllare, dopo che si è scoperto un caso, una scuola intera. A chi risulta positivo facciamo poi il tampone». Anche il Cts e poi il ministero in una circolare, il 29 settembre, hanno sottolineato che i salivari possono funzionare negli screening ma richiedendo il laboratorio per l’analisi sono meno veloci dei test rapidi con il tampone (che invece danno il risultato subito dopo il prelievo). I salivari con risposta immediata invece non sono ancora validati «Adesso dal prelievo salivare alla risposta ci vogliono 12 ore — dice Vaia — La svolta arriverà quando avremo la versione rapida di questo tipo di test. Ci vorranno più o meno 15-20 giorni prima che siano disponibili. Quel tipo di esame è utilissimo per i più giovani». Intanto l’Italia fa scorta di tamponi rapidi. Le Regioni si sono già mosse comprando una decina di milioni di dosi e il commissario straordinario Domenico Arcuri ne ha ordinati 5 milioni, che come ha detto il premier Giuseppe Conte verranno anche dati ai medici di famiglia.

Scuole, salgono i contagi: +800 casi in una settimana. Ma i focolai sono il 2,5 per cento

da Corriere della sera

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina è costretta ad accelerare e a fornire i dati sui contagi Covid a scuola con qualche giorno di anticipo su quello che sperava: si tratta sempre dei numeri della scorsa settimana, cioè dei contagi contati dai presidi fino al 3 settembre e inviati per mezzo di un questionario che devono compilare ogni settimana al ministero. Per ridurre la confusione e le paure che cominciano a circolare anche tra i professori, i maestri e i genitori, ecco dunque l’andamento dei contagi in classe secondo il ministero dell’Istruzione. La tendenza si conferma in crescita ma senza picchi: i casi passano da 1492 (fino al 26 settembre) a 2348, cioè dallo 0,021 per cento allo 0,037 tra gli studenti. Tra gli insegnanti i contagiati crescono a 402 casi, cioè lo 0,059 (erano 349, 0,047) mentre tra il personale scolastico la settimana scorsa sono stati in totale 144 cioè lo 0,079 per cento contro 116 di fine settembre (0,059 per cento).

Pochi focolai ma dati non aggiornati

I dati diffusi dal Miur – riferiti a una settimana fa e non divisi per tipo di scuola né per regione – seguono di poche ore quelli dell’Istituto superiore di Sanità che ha certificato che i focolai scolastici sono residuali, restando il 2,5 per cento di quelli totali. Ma danno modo alla ministra Azzolina di ripetere che «la scuola è un luogo più sicuro e più protetto di altri». «Perché a scuola – spiega – ci sono regole precise che studenti e studentesse stanno seguendo in maniera ordinata, grazie anche all’impegno di tutto il personale scolastico». Ma i sindacati sono critici e chiedono più trasparenza: con 223 scuole chiuse e almeno 1.493 quelle in cui si è verificato almeno un caso di coronavirus dall’inizio dell’anno scolastico (sono i numeri del sito di Vittorio Nicoletta e Lorenzo Ruffino) «sarebbe bene che il ministro, non dico ogni giorno – propone il segretario della Uil scuola Pino Turi – ma con una periodicità fissa, facesse conoscere i numeri del monitoraggio che ha attivato nelle scuole e che consente di dare i dati in tempo reale. La preoccupazione che ci viene raccontata ogni giorno ci sta portando a attivare un nostro monitoraggio proprio per capire le dimensioni reali del disagio – sia sanitario, sia di conseguenza organizzativo nelle scuole».

«I contagi ci saranno»

Come dice anche Azzolina «i casi di positività al virus ci sono e ci saranno, è inevitabile. Ma le misure che abbiamo introdotto ci permettono di individuarli tempestivamente, compresi i casi asintomatici che altrimenti potrebbero sfuggire al controllo». Resta da capire quanto si riuscirà a fare con i test rapidi, ancora poco diffusi e in alcuni casi poco attendibili. E infatti più che i contagi che sono limitati, per le scuole e per le famiglie il problema sono le quarantene spesso allungate dalla difficoltà delle Asl di dare risposte rapide e referti in tempi certi. Non resta che la prudenza, « non solo dentro ma anche e soprattutto fuori da scuola».

Tamponi agli alunni e i prof in isolamento I nodi della scuola

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

«Richiudere le scuole? Non se ne parla: se i contagi cresceranno ancora nel Paese bisognerà casomai intervenire sull’accesso ai mezzi pubblici, limitare le attività ricreative pomeridiane dei ragazzi, impedire le feste». È la risposta che la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ripete a chi le chiede che cosa cambierà per le scuole in queste prossime settimane: lo fanno colleghi di partito, parlamentari e presidi, dirigenti del ministero oltre che i numerosi genitori con i quali dialoga via Facebook. Dalla sua Azzolina ha i dati dell’ultimo monitoraggio ufficiale condotto dal suo ministero: 0,02 per cento di contagi. «La trasmissione nelle scuole — ha confermato il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro — è molto limitata». Peccato che i numeri siano un po’ vecchiotti perché si fermano al 26 settembre, quando le scuole delle regioni del Sud avevano riaperto da un paio di giorni.

Contagi in crescita ma senza picchi

«Ma anche i dati della settimana successiva seguono un trend di crescita costante senza picchi», assicurano al ministero. Saranno resi noti la settimana prossima: e così, mentre sappiamo in diretta gli esiti dei tamponi giornalieri, per le scuole c’è un’attesa di dieci giorni almeno per capire che cosa succede con i contagi. Non solo, i dati arrivano con il contagocce e sarà probabilmente così per tutto l’anno: dopo un braccio di ferro con il ministero della Salute su chi dovesse fare il monitoraggio, alla fine saranno i presidi e non le Asl a fornire i numeri dei contagi nelle scuole. In diretta arrivano le notizie di cronaca e descrivono i primi limitati focolai anche nelle scuole: dieci contagiati in una scuola a Ferrara, 30 al Liceo Avogadro di Roma, una scuola chiusa a Molfetta per focolaio. «Rispettate le regole anche fuori così potremo tenere aperte le scuole», ha detto ieri Azzolina parlando agli studenti di un istituto agrario a Frosinone.

Poche regole e tanta confusione

La preoccupazione aumenta anche per il numero crescente di classi in quarantena insieme alla confusione sull’applicazione delle regole di prevenzione. A partire dall’uso delle mascherine che resta non obbligatorio quando gli studenti sono seduti al banco anche se sempre più professori chiedono di indossarle. A Fiano Romano, nel Lazio, dopo che il preside ha deciso di chiudere la sede distaccata dell’istituto comprensivo con 150 iscritti per un caso di Covid, i genitori sono andati dai carabinieri. Allo scientifico Vallisneri di Lucca invece hanno cambiato le regole in corsa: «Quando ci sono stati i primi casi a settembre, venivano messi in quarantena la classe e anche i professori, ma ultimamente — racconta Gustavo Micheletto, insegnante di filosofia — a noi prof hanno fatto firmare un’autodichiarazione che siamo stati alla cattedra, a due metri di distanza dai ragazzi, e non ci hanno fatto il tampone: è una procedura che la Asl ha convalidato, mi sembra un escamotage pericoloso. Sarebbe stato meglio metterci in isolamento fiduciario a fare didattica a distanza per qualche giorno».

I docenti in isolamento non possono insegnare

Più facile a dirsi che a farsi. Mario Rusconi, capo dell’Associazione presidi del Lazio, racconta: «I professori in isolamento fiduciario sono in malattia, così prevede la legge: se io preside li faccio lavorare, e molti di loro vogliono farlo, mi prendo la responsabilità di andare contro la legge». Guglielmo Caiazza, preside a Tor Bella Monaca, a Roma, ha dovuto lasciare a casa otto classi perché un professore è risultato positivo al tampone: «Per quanto tempo? La legge dice 14 giorni dalla comparsa dei sintomi e poiché di solito la risposta della Asl arriva una settimana dopo, la quarantena potrebbe durare una settimana o poco più. La Asl ha allestito un laboratorio nella palestra della scuola per fare i tamponi a tutti i contatti degli alunni e dei prof positivi evitando così che facessero code di ore al drive-in ma io ho una classe che è a casa dal 22 settembre perché la Asl non riesce a refertare i tamponi, sono oberati di lavoro».

Banchi e supplenti: calvario per gli studenti

Ma a parte rischi e contagi la situazione resta complicata in molte scuole in tutto il Paese: i supplenti arrivano con il contagocce. All’Ettore Conti di Milano e al Keplero di Roma si fanno ancora tre ore al giorno di lezione: al Conti in una prima c’è un professore solo, in tutto l’istituto ne sono arrivati 42 su cento. A Milano, dove il capo dell’Ufficio scolastico è l’ex ministro Bussetti, hanno trovato 6.500 supplenti su 10 mila. Per non dire dei nuovi banchi monoposto: a quasi un mese dall’inizio della scuola sono ancora centinaia di migliaia gli studenti senza tavolo, costretti ad alternarsi a gruppi a scuola o a stare sulle sedie senza banco. Il commissario straordinario Domenico Arcuri pur non fornendo dati conferma che «entro la fine del mese porteremo a termine questa operazione davvero complicata».

L’incognita concorso tra Covid e ricorsi

C’è molta apprensione anche per il concorso straordinario per i precari (32 mila posti per 64 mila domande) che è previsto per il 22 ottobre: il calendario è confermato e le misure di sicurezza hanno ottenuto il via libera. I candidati sosterranno una prova unica scritta divisi in piccoli gruppi e in più giorni fino al 16 novembre. Ma, visto che una prova suppletiva non è prevista, studi specializzati di avvocati stanno affilando le armi per possibili ricorsi di candidati che non potranno presentarsi perché con sintomi compatibili con il virus o anche in isolamento fiduciario o in quarantena.

Concorso straordinario insegnanti 2020 a rischio Covid. E’ fuga di candidati

da Corriere della sera

Gianna Fregonara e Orsola Riva

Il concorso per i precari della scuola per ora è confermato: si comincia il 22 ottobre e si va avanti secondo il calendario già pubblicato fino al 16 novembre. Le misure di distanziamento e i numeri esigui dei candidati in molte delle classi di concorso dovrebbero garantire le misure di sicurezza minime. Certo, se i contagi dovessero aumentare ancora e costringere il governo a misure più stringenti anche il concorso che ha raccolto oltre 64 mila domande per 32 mila cattedre potrebbe essere rinviato, come sta succedendo per altre assunzioni nella pubblica amministrazione.

Allarme sostegno

Ma per ora si va avanti. Se tutto procede come previsto, gli ultimi a sostenere la prova saranno gli insegnanti di sostegno di cui c’è assoluto bisogno – e cronica mancanza – nelle nostre scuole. In tutto sono in palio 5.669 posti, 4.069 per le scuole medie e 1.600 per le superiori. L’esame al computer della durata di un’ora e mezza è previsto il 12 novembre per quelli delle scuole medie e il 16 per quelli delle superiori. Il protocollo messo a punto dal ministero è stato pensato per assicurare la massima sicurezza ai candidati: i candidati svolgeranno le prove in giorni diversi a seconda della materia che insegnano; all’ingresso a scuola gli verrà provata la temperatura, dovranno indossare la mascherina per tutto il tempo e non saranno mai più di dieci per classe. Tutto bene, dunque? Niente affatto. Perché in realtà – più ancora delle disposizioni – a garantire il distanziamento ci penserà la penuria di candidati. In particolar modo proprio fra gli insegnanti di sostegno che in tutto hanno presentato 2.745 domande di partecipazione, pari alla metà dei posti a disposizione. Nella sola Lombardia su 1.680 cattedre a concorso i candidati sono soltanto 361. La situazione appare particolarmente allarmante alle medie: 261 candidati per 1.259 posti. Ed è lo stesso in Piemonte (58 candidati per 458 posti), Emilia Romagna (73 per 322 posti), Lazio: 173 per 564 posti. Fanno eccezione solo Abruzzo Molise, Puglia, Sicilia e Umbria. Va un po’ meglio alle superiori, ma solo al Centro-Sud (207 candidati per 43 posti in Lazio, 128 candidati per 9 posti in Sicilia, 215 per sei posti in Campania), mentre al Nord è un disastro: 52 candidati per 264 posti in Veneto, 68 per 287 in Piemonte, 100 per 421 in Lombardia.
Ad allarmare non è solo la mancanza di candidati per il sostegno. In realtà, a restare scoperte potrebbero essere anche molte cattedre «comuni», perché se è vero che in generale ci sono due candidati per un posto, le proporzioni variano tantissimo a seconda delle materie d’insegnamento: alcune – come diritto, arte e musica – hanno candidati in eccesso; altre – soprattutto quelle tecniche e di laboratorio, ma anche matematica e fisica – in alcune regioni sono al di sotto della soglia di sicurezza.

Dove sono gli insegnanti con la specializzazione?

Per quanto riguarda il sostegno, la mancanza di aspiranti alle cattedre che servono per garantire l’inclusione dei quasi 300 mila studenti con disabilità o bisogni speciali è cronica: da anni ormai, nella nomina dei supplenti, si procede per deroghe ripetute, permettendo che a ricoprire il ruolo siano professori non specializzati. Ad aggravare la situazione ha contribuito anche la distribuzione disomogenea dei posti in palio per i corsi di specializzazione: i cosiddetti Tfa (Tirocini formativi attivi). Si tratta di percorsi di formazione selettivi ad alta specializzazione (e a numero chiuso), svolti dalle università mescolando lezioni in presenza e tirocini, ma la maggior parte dei posti è concentrata al Sud, mentre il fabbisogno è soprattutto al Nord. Già sono pochi – gli insegnanti «titolati» – ma in più pochissimi di loro sono in possesso del requisito necessario per partecipare a questo concorso riservato ai precari: tre anni di servizio a scuola, di cui almeno uno specificamente sul sostegno. Il senatore pd Francesco Verducci, che da tempo è in rotta di collisione con la ministra Lucia Azzolina sul tema dei concorsi, prima dell’estate aveva presentato un emendamento in cui chiedeva la stabilizzazione automatica degli insegnanti con il «brevetto» del Tfa, in nome del fatto che questi docenti hanno già sostenuto diverse prove sia all’ingresso che in uscita dai corsi di specializzazione. Ma la ministra ha tirato dritto invocando il più generale principio costituzionale secondo cui ai posti pubblici si accede per concorso. E pazienza se a settembre dell’anno prossimo saliranno in cattedra meno della metà degli insegnanti di sostegno promessi. Quelli che hanno già la specializzazione ma non abbastanza mesi di servizio alle spalle, se vogliono, potranno partecipare al concorso ordinario da 33mila posti – ancora da indire – che fra prova preselettiva scritto e orale manderà in cattedra i primi prof a settembre 2021.

I ricorsi

C’è un’ulteriore tegola che rischia di cadere sul concorso ai tempi del Covid e al ministero lo sanno bene, visto quello che sta succedendo in questi giorni con il concorso per presidi del 2017, quello tra l’altro che ha sostenuto la ministra attuale. Il rischio sono i ricorsi, quest’anno probabilmente più numerosi per coloro che dovessero non poter partecipare alla prova scritta perché in isolamento per il Covid, o anche solo per un raffreddore. Sono già pronti gli studi specializzati che raccomandano di mettere in mora il ministero inviando la comunicazione della propria impossibilità all’Usr e in caso di mancata risposta a ricorrere per via giudiziaria.

Azzolina: 2.894 contagi nelle scuole, resteranno aperte. Presidi, scudo penale o sciopero

da OrizzonteScuola

Di Ilenia Culurgioni

Sale la curva dei contagi, che oggi supera i 5000 casi positivi. L’Iss rileva un lieve aumento dei casi a scuola. Azzolina ritiene la scuola luogo più sicuro di altri e fornisce i dati al 3 ottobre. I presidi minacciano sciopero e chiedono scudo penale.

Il monitoraggio settimanale del ministero della Salute-Iss mostra un “lieve aumento di focolai in cui la trasmissione potrebbe essere avvenuta in ambito intra-scolastico“. Per l’Iss è perciò “essenziale mantenere l’attenzione sulle misure già introdotte per prevenire la trasmissione intra-scolastica, come lo screening, la rilevazione della temperatura giornaliera da parte delle famiglie e le procedure per la gestione di casi sospetti sintomatici in ambito scolastico“.

“I contagi tra i giovani stanno salendo e la situazione all’interno degli Istituti rischia di diventare ingestibile. Il Governo deve intervenire con una norma chiara nella prossima legge di bilancio entro fine mese”, dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Udir. “Ancora una volta – si legge in una nota del sindacato -, oggi nel Decreto agostano (DL 104/20), salta lo “scudo penale” al Senato perché non è stato recepito dal Governo nel maxi-emendamento nonostante diversi senatori avessero presentato uno specifico emendamento che ora è responsabilità del ministro dell’Istruzione inserire nel prossimo disegno di legge di Bilancio, se non vuole che la protesta dei dirigenti scolastici degeneri nell’astensione dal lavoro“.

Anche Paola Serafin, a capo dei dirigenti scolastici della Cisl, auspica lo scudo penale: “serve una modifica alla norma sulla responsabilità dei dirigenti scolastici, come è avvenuto per i medici. Evidentemente non c’è la volontà politica“.

Non sembra esserci al momento la possibilità di un nuovo lockdown e in particolare la chiusura delle scuole. “Se sarà necessario stringeremo ancora di più i bulloni, fermandoci alle cose necessarie: scuola, lavoro, ospedali“, ha affermato il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia.

Richiudere le scuole? Non se ne parla: se i contagi cresceranno ancora nel Paese bisognerà casomai intervenire sull’accesso ai mezzi pubblici, limitare le attività ricreative pomeridiane dei ragazzi, impedire le feste”, ha detto la ministra Azzolina, che poi ha fornito i dati relativi ai contagi nelle scuole aggiornati al 3 ottobre: in totale sono 2.894. I dati sono stati raccolti attraverso il monitoraggio realizzato con i dirigenti scolastici e confrontato con l’Istituto Superiore di Sanità.

Mattarella: la necessità di mantenere le scuole aperte implica la responsabilità dei singoli

da OrizzonteScuola

Di redazione

“La necessità di mantenere aperte le scuole, le fabbriche, gli uffici implica una maggiore responsabilità dei singoli nel prevenire e limitare i contagi”.

Così il presidente Sergio Mattarella nel corso di un colloquio al Quirinale con la presidente greca Katerina Sakellaropoulou.

“La libertà – ha aggiunto Mattarella – non è un fatto esclusivamente individuale, ma si realizza insieme agli altri, richiedendo responsabilità e collaborazione”.

Aumentano intanto i contagi, ma rispetto a sette mesi fa sembra che il governo intenda procedere in maniera differente, mirando a tenere aperte le scuole anche in caso di ulteriori restrizioni. Fra pochi giorni arriverà il nuovo Dpcm.

Boccia: in caso di lockdown le scuole non chiuderanno

da OrizzonteScuola

Di redazione

“Sappiamo che lavoro e scuola sono i due pilastri da difendere contro avanzata del Covid. Non voglio un altro lockdown”.

“Se siamo a 5 mila contagi e altri paesi a 15 mila, è per misure anti contagio e per attenzione alla mobilità. Quindi, massimo rigore, se sarà necessario stringeremo ancora di più i bulloni, fermandoci alle cose necessarie: scuola, lavoro, ospedali”.

Così il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, a margine dell’inaugurazione della 90a Fiera Internazionale del Tartufo bianco, ad Alba (Cuneo) dove in precedenza ha incontrato il presidente della Regione Piemonte e i sindaci dei comuni colpiti dall’ultima alluvione.

Decreto Agosto: lavoratori fragili, supplenti Covid, lavoro agile. Cosa cambia con gli emendamenti. Scheda Uil

da OrizzonteScuola

Di redazione

La Uil Scuola anticipa in una scheda gli emendamenti approvati in Senato riguardanti la scuola del decreto Agosto ora all’esame alla Camera. Nei prossimi giorni il decreto dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Lavoro agile e congedo per figli in quarantena

Quando un figlio convivente e minore di 14 anni si ritrova in quarantena per casi di positività a scuola, uno dei due genitori può fruire del lavoro agile. Qualora non fosse possibile usufruire del lavoro agile, si può fruire del congedo straordinario. La misura è prevista fino al 31 dicembre. È prevista la sostituzione del personale che fruisce del lavoro agile o del congedo.

Edilizia scolastica

È previsto un fondo per gli enti locali finalizzato all’affitto di spazi e noleggio di strutture temporanee di:
▪ 3 ml di euro per il 2020;
▪ 6 ml di euro per il 2021.
Sono inoltre previsti, in aggiunta, ulteriori 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 a favore degli enti locali per interventi strutturali o di manutenzione straordinari degli edifici scolastici.

Dsga

È prevista l’assunzione dei vincitori del concorso Dsga anche nelle regioni le cui graduatorie sono pubblicate entro il 31 dicembre 2020, nel limite dei posti autorizzati per l’a.s. 2020/21. Sui posti in cui assumeranno servizio i nuovi Dsga saranno revocate le reggenze e gli incarichi di Dsga conferiti agli amministrativi facenti funzione, mentre continueranno a svolgere il proprio servizio gli assistenti amministrativi già nominati a tempo determinato in sostituzione dei facenti funzione.

Supplenti Covid

Viene eliminato il licenziamento in tronco, in caso di lockdown, per i supplenti Covid. Il personale potrà svolgere il lavoro in modalità agile. Restano alcuni dubbi in particolare per i collaboratori scolastici le cui mansioni non permettono il lavoro in modalità agile.

Lavoro agile docenti e Ata

Al personale scolastico e al personale coinvolto nei servizi erogati dalle istituzioni scolastiche in convenzione o tramite accordi, non si applicano le modalità di lavoro agile di cui all’articolo 263 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 tranne che nei casi di sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica”.

Giudizi alla primaria

La valutazione intermedia e finale degli apprendimenti degli alunni delle classi della scuola primaria, per ciascuna delle discipline di studio è espressa attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione e riferito a differenti livelli di apprendimento, secondo termini e modalità definiti con ordinanza del Ministro dell’istruzione.

Lavoratori fragili

Fino al 15 ottobre le assenze dal servizio dei lavoratori fragili sono equiparate alla malattia, con ricovero ospedaliero, prescritto dalle competenti autorità sanitarie, nonché dal medico di assistenza primaria che ha in carico il paziente, sulla base documentata del riconoscimento di disabilità o delle certificazioni dei competenti organi medico-legali. Non è comunque possibile monetizzare le ferie non fruite a causa di assenze dal servizio per immunodepressione, patologie oncologiche, terapie salvavita, disabilità con connotazione di gravità (legge 104/92)

Dal 16 ottobre e fino al 31 dicembre 2020 è previsto che i lavoratori fragili, se non inibiti completamente dal servizio, possano svolgere diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti o specifiche attività di formazione professionale anche da remoto.

Scheda-tecnica-UIL-scuola-emendamenti-DL-agosto

Oltre 5 mila contagi, ma la scuola non chiuderà: “se mio figlio non va a lezione, come lavoro?”

da La Tecnica della Scuola

Sale il numero dei contagi da Coronavirus: oltre 5 mila in uno solo giorno, con 28 morti e nuovo record di tamponi. In Francia si è arrivati addirittura a quota 20 mila, un numero che non si era raggiunto nemmeno nella prima ondata di Covid-19.

L’impennata fa temere nuovi divieti e chiusure. Anche delle scuole. La ministra dell’Istruzione sostiene che però, al momento, non vi è alcun pericolo perché ciò avvenga. E che, certamente, sono più importanti i comportamenti, soprattutto fuori scuola.

Sette mesi fa era diverso

Anche se il trend è quello di ulteriori restrizioni, la scuola rimane al di fuori. Il copione è diverso da quello di inizio primavera: “se sette mesi fa uno dei primi interventi fu sulla scuola oggi proprio la scuola è uno dei pilastri che il governo vuole risparmiare dal lockdown”, scrive l’Ansa.

La scuola, del resto, è legata a doppio filo con il mondo della produzione e del lavoro: “se mio figlio non va a lezione, come faccio a lavorare?”, si è lasciato scappare un parlamentare della maggioranza.

“Tornare alla chiusura totale significherebbe stravolgere, nuovamente e all’alba della legge di bilancio, i piani del governo per la difficile ripresa nel 2021. Ed è uno stravolgimento che il Paese non si può permettere. Ciò, nella strategia del premier, non implica che il fattore salute sia secondario”.

Valgono di più responsabilità e collaborazione

La sfida del premier Giuseppe Conte “è trovare l’incastro di misure restrittive adeguato a evitare il lockdown lasciando, al tempo stesso, alle Regioni un’ampia autonomia ma solo in senso restrittivo”, quindi applicando regole più rigide. “Ed è un incastro che, senza un costante richiamo alla responsabilità degli italiani, non può avere successo”.

Anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha questa certezza: a colloquio al Quirinale con la presidente greca Katerina Sakellaropoulou, il presidente ha detto che la libertà non è un fatto esclusivamente individuale, ma si realizza insieme agli altri, richiedendo responsabilità e collaborazione.

La presidente greca, si è appreso, nel corso dell’incontro ha citato la frase di Mattarella rivolta a Boris Johnson: “amiamo la libertà ma amiamo anche la serietà”.

Turi: troppa confusione

Meno ottimisti sembrano i sindacalisti. “Le situazioni di difficoltà delle scuole sono in crescita sensibile. Sono giornate piene di richieste preoccupate da parte del personale, delle famiglie in una confusione di messaggi contraddittori che aumentano i sospetti”, ha detto Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, chiedendo al ministero dell’Istruzione di fornire, con una periodicità fissa, i numeri del monitoraggio che è stato attivato nelle scuole per fornire dati in tempo reale.

Intanto, con l’allargarsi dei casi di positività, i dirigenti scolastici temono che che eventuali responsabilità possano ricadere su di loro. Lo scudo penale che avevano chiesto e che era stato previsto da un emendamento, non è mai stato introdotto.

Udir: il Governo intervenga

Il sindacato Udir minaccia lo sciopero: “I contagi tra i giovani stanno salendo e la situazione all’interno degli Istituti rischia di diventare ingestibile. Il Governo deve intervenire con una norma chiara nella prossima legge di bilancio entro fine mese”, ha detto Marcello Pacifico, presidente del sindacato.

Serafin: e lo scudo penale?

Pure Paola Serafin, responsabile dei dirigenti scolastici della Cisl Scuola, sostiene che i presidi auspicano lo scudo penale per poter affrontare con minore preoccupazione i casi giornalieri di contagio da Convid-19 nelle proprie scuole: “Evidentemente non c’è stata la volontà politica di approvarlo”.

Fanfarillo: non scaricare sulle scuole

Per la Flc-Cgil parla Roberta Fanfarillo, secondo la quale “il dirigente che mette in pratica le indicazioni del Cts e dell’Iss rispetto alla predisposizione delle misure di prevenzione e alla gestione dei contagi, può ritenere di aver assolto a tutte le sue responsabilità relative al contagio”.

Secondo Fanfarillo “quello che i dirigenti oggi chiedono è un maggior coordinamento con i Dipartimenti di prevenzione delle Asl: spesso si scaricano sulle scuole e sui dirigenti scolastici adempimenti che l’Iss assegna invece alle Asl”.

Il timore del ritorno alla Dad

Tutti comunque respingono l’idea di tornare alla didattica a distanza a meno che non venga previsto un nuovo, temuto, lockdown. “La didattica integrata deve restare una opzione estrema, non possiamo trasformarla nell’ordinarietà”, scandisce il segretario generale della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli.

Un’opzione, tuttavia, che in presenza di un allargamento di casi di Covid-19 rappresenterebbe anche stavolta l’unico strumento (con tutti i limiti che contiene) per tenere in vita i docenti con i propri allievi.

Covid scuola, come affrettare la decisione di quarantena

da La Tecnica della Scuola

Una delle principali criticità in apertura dell’anno scolastico si è rivelata essere il periodo di attesa che intercorre tra l’individuazione di un caso Covid positivo e l’eventuale disposizione della quarantena per la classe o per l’istituto. In altre parole, tra caso positivo e quarantena, spesso è caos nelle scuole.

Perché questo nodo critico? Perché in attesa dei tempi del tampone (tradizionale), un gran numero di persone resta a casa per molti giorni, magari inutilmente quando i tamponi alla fine si rivelano negativi.

E non sono mancate neanche situazioni paradossali in cui i ragazzi attendevano a casa il tampone, mentre i docenti, impossibilitati ad assentarsi per evitare il crollo didattico-organizzativo dell’intero istituto, venivano autorizzati ad andare a scuola per prestare servizio in altre classi.

Scuola che vai, usanza che trovi

Questione che ha anche segnato la distanza tra le scuole di una regione e le scuole di un’altra, sulla base del tipo di test usato. Infatti laddove vengono adoperati i test rapidi, come in Veneto o in Emilia Romagna, le scuole si muovono con passo sicuro (le lezioni riprendono normalmente già il giorno dopo il caso positivo, se i tamponi risultano negativi, o si traducono in DaD in caso contrario); dove vengono usati i tamponi tradizionali, nei lunghi tempi di attesa si vive in un limbo, spesso mettendo in moto quelle azioni insensate di cui abbiamo appena parlato (ragazzi a casa, docenti a scuola).

Come risolvere la criticità

Quale soluzione? I test rapidi, per accelerare le valutazioni dell’ASL circa le eventuali quarantene da disporre nella scuola. Lo sostiene un documento del Ministero della Salute che si pone l’obiettivo di facilitare la decisione di applicare o meno misure quarantenarie in tempi brevi, col vantaggio ulteriore di impedire il sovraccarico dei laboratori.

Decreto 104 anti-covid all’esame della Camera

da La Tecnica della Scuola

Il decreto 104 in materia di misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia (il cosiddetto “decreto agosto”) è stato presentato alla Camera. Il provvedimento è stato discusso nelle sue linee generali, subito dopo il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, a nome del Governo, ha posto la questione di fiducia.
E’ già stato annunciato che il Governo non intende proporre alcuna modifica al testo anche perché il decreto stesso deve essere convertito in legge improrogabilmente entro il giorno 13.
Il provvedimento sarà dunque approvato così come già licenziato dal Senato nei giorni scorsi.

Covid scuola, cosa fa il docente se la classe va in quarantena?

da La Tecnica della Scuola

In quarantena la classe, in quarantena il docente, come da buon senso.

Chi valuta la necessità della quarantena? Il documento ministeriale “Linee operative per la gestione di casi e focolai nelle scuole” attribuisce al Dipartimento di Prevenzione (DdP) il compito di prescrivere la quarantena ad alunni e docenti entrati in contatto con un caso positivo sulla base dell’esito dei tamponi e dell’analisi dei vari cluster di contagio sul territorio. E sarà sempre il DdP dell’ASL a decidere quanta porzione di scuola dovrà interrompere le attività, se solo una parte o l’istituto intero.

Il documento ministeriale

Ecco uno stralcio del documento: “La valutazione dello stato di contatto stretto è di competenza del DdP e le azioni sono intraprese dopo una valutazione della eventuale esposizione. Se un alunno/operatore scolastico risulta COVID-19 positivo, il DdP valuterà di prescrivere la quarantena a tutti gli studenti della stessa classe e agli eventuali operatori scolastici esposti che si configurino come contatti stretti. La chiusura di una scuola o parte della stessa dovrà essere valutata dal DdP in base al numero di casi confermati e di eventuali cluster e del livello di circolazione del virus all’interno della comunità. Un singolo caso confermato in una scuola non dovrebbe determinarne la chiusura soprattutto se la trasmissione nella comunità non è elevata”.

Che tipo di lavoro in quarantena?

A questo punto, immediatamente collegata alla questione quarantena ne nasce un’altra: cosa fa il docente in quarantena, che, peraltro è in malattia? Ne abbiamo parlato per esteso in un altro articolo, dove abbiamo spiegato che anche il presidente dell’Associazione nazionale presidi Giannelli si interroga sul tema: ”Se una classe va in quarantena, il docente che fa? Può fare lezione? Se sì, come? In presenza o distanza? E la distanza come si gestisce? Se invece non potrà lavorare, allora andrà nominato un supplente?” “Ne abbiamo discusso – conclude – senza trovare soluzioni. Ma il Ministero deve darci indicazioni chiare su come regolarci“.