Verso Fiera Didacta 2021

Scuola, al via l’evento in streaming “Verso Fiera Didacta 2021”

Ha aperto i lavori la Ministra Azzolina. Oltre 4000 iscritti alla due giorni.

Firenze, 13 ottobre 2020 – La Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha dato il via con un videomessaggio all’edizione online di “Verso Fiera Didacta 2021”, l’evento in streaming di Fiera Didacta Italia.

«La due giorni che si apre oggi – ha dichiarato la Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina – ha richiamato oltre 4.000 iscritti, facendo registrare il tutto esaurito. Un segno evidente del bisogno che il personale della scuola ha di affrontare tematiche che sono al centro del dibattito pubblico, ma che sono anche vissute nella quotidianità scolastica. Le giornate di oggi e domani saranno una grande occasione per docenti, dirigenti e personale amministrativo per confrontarsi, seppur a distanza, con altri colleghi e con esperti del mondo dell’istruzione. Il Ministero sarà presente con l’impegno di sempre e con un ruolo primario.

Voglio ringraziare – prosegue la Ministra – il personale della scuola, le famiglie e gli studenti che stanno facendo la loro parte con grande impegno nell’anno scolastico che è cominciato. Come Ministero dell’Istruzione continueremo a mettere in campo tutte le risorse disponibili per sostenere la scuola, per renderla sempre migliore, più moderna e capace di adattarsi alle molteplici sollecitazioni di oggi e domani».

Verso Fiera Didacta 2021 è un’occasione per confrontarsi online con gli specialisti del settore, per discutere insieme sul futuro della scuola e fare un primo passo verso FIERA DIDACTA 2021, che si terrà, per il quarto anno consecutivo, alla Fortezza da Basso di Firenze, dal 17 al 19 marzo 2021.

Nella giornata di oggi, le due tematiche affrontate riguardano l’educazione prescolare nell’era della digitalizzazione, con un intervento della Viceministra all’Istruzione, Anna Ascani, e la didattica in rete che, con la moderazione del Presidente di Indire, Giovanni Biondi, si focalizza sulle opportunità offerte dal digitale per ripensare il modello scolastico.

PROGRAMMA DEL 14 OTTOBRE:

La giornata di domani si aprirà con il panel su Architetture scolastiche per una nuova organizzazione della didattica (dalle 15 alle 17), con un approfondimento sull’esperienza della pandemia e sulle opportunità del recovery fund che possono rappresentare un’occasione irripetibile di cambiamento strutturale. Cambiare gli ambienti rappresenta infatti un acceleratore importante per l’innovazione del modello scolastico: “Lo spazio insegna”.

Partecipano:Leonardo TosiRicercatore INDIRE, Vanessa PallucchiPresidente Nazionale Legambiente Scuola e Formazione, Valentina BianchiAssociazione nazionale costruttori edili (ANCE), Giuseppe Cappochin, Presidente CNAPPC – Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori.

Moderatrice: Rossella MuroniDeputata – Camera dei Deputati

Dalle 17 alle 19: Una scuola in mezzo al guado: l’autonomia scolastica incompiuta.  Verranno affrontati i nodi spinosi dell’autonomia scolastica che, dopo il suo varo risalente ad oltre 20 anni fa, è rimasta ancora largamente incompiuta.

Partecipano: Antonello GiannelliPresidente Associazione Nazionale Presidi (ANP), Roberto PellegattaDirettore della rivista ‘Dirigere scuole’ (DiSAL), Angelo PalettaAlma Mater Studiorum Università di Bologna, Paola NencioniRicercatrice Indire.

Moderatore: Patrizio BianchiProfessore Università di Ferrara – Assessore della Regione Emilia-Romagna.

Di seguito il link del video messaggio della Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina:

https://wetransfer.com/downloads/a01d5886f1e07a9b148bdb2e6da5594e20201012172120/c850d8

Perché la storia può migliorare il mondo che verrà

Perché la storia può migliorare il mondo che verrà

Il manifesto di Carlo Ruta accende il dibattito nel mondo scientifico e culturale europeo. Intervista allo storico

di Flora Bonaccorso

Nella prospettiva della memoria del passato come valore che si aggiunge al presente, la storiografia riveste un ruolo fondamentale. La sua proposta di un manifesto per l’innovazione della storia quale contributo può offrire in questo circolo virtuoso?

In questa fase della contemporaneità, la storia non vive momenti facili. Viene a trovarsi troppo spesso sotto attacco, come conoscenza «inutile», e tale disistima rischia di lasciare il segno. Nulla di nuovo, in realtà. Questi radicalismi sono correnti nei momenti di crisi, quando la conoscenza del passato viene avvertita come un pericolo. È quel che è avvenuto, ad esempio, tra la seconda metà dell’Ottocento e il primo Novecento, quando un certo rigetto della storia ha sedimentato culture fieramente nichilistiche, che hanno contribuito infine a generare catastrofi. Già solo per questo è importante che si prendano iniziative, che si apra una fase di riflessione diffusa, che si cerchi di aprire varchi di confronto interdisciplinare, di livello strategico. Il manifesto nasce insomma da esigenze oggettive. Si vivono tempi di crisi, il mondo di oggi è in subbuglio, lo vediamo tutti i giorni, i circoli viziosi minacciano di prevalere su quelli virtuosi. È importante allora che la ricerca storica si apra, faccia quel che le è dovuto, mettendo in campo il meglio delle proprie virtualità, intercettando in primo luogo i bisogni di conoscenza che provengono dagli ambiti sociali più maturi e responsabili.

Su questo sfondo, qual è il ruolo che lei attribuisce alla storia nel mondo attuale?

La storia è diverse cose. Prima di essere la conoscenza organizzata delle relazioni causali nei fatti umani, essa è la concatenazione stessa dei fatti, una struttura temporale e, direi, la condizione esistenziale di ogni individuo umano, come lo sono la natura e la società materiale in cui si vive, ma con delle diversità. Immaginiamola come una «casa», oppure come un orizzonte in profondità nel quale si vive immersi, che lascia infine un’anamnesi, incisa come in una «scatola nera». Non esiste persona che non possieda una propria nozione, per quanto semplificata, del passato, suo, della sua famiglia, della sua città, degli ambienti in cui ha vissuto. E questo è in fondo il punto di partenza, il sostrato, il grumo originario della conoscenza storica. La ricerca storica serve a ricordare meglio, ad allargare, a problematizzare e a rendere più utilizzabile il contenuto di tale «scatola nera». Essa non è antiquaria, né il culto del passato. Non si tratta di un invito prudente alla conservazione, come lo era ad esempio il mos majorum invocato in ambienti aristocratici della Roma repubblicana, cioè l’assimilazione dei costumi degli antenati da cui lasciarsi guidare. Nulla di tutto ciò. La storia, come conoscenza, può essere concepita ed esperita come ricerca del punto di equilibrio e di stabilità, per quanto di volta in volta provvisorio, tra quel che il passato suggerisce di utile e di progressivo in termini di consapevolezza e la necessità di scegliere, prefigurare, rischiare e portarsi oltre. Nei disagi che opprimono il presente, la storia, in sinergia con altre scienze, in una chiave anche transdisciplinare, può giocare allora una parte importante, utile a restituire senso alle cose. La conoscenza storica può suggerire modelli di vita, può educare alla complessità, raffinare il senso civico. Ma, si badi, essa può anche depistare, mistificare, traviare, confondere. Ed è qui che le cose si complicano.

Quale allora la via maestra, oggi?

Ferma restando la giusta attenzione che meritano le esperienze più feconde del Novecento, credo che alla ricerca storica serva oggi, alla luce di quel che il mondo è realmente, un impegno rinnovato a mettersi e a mettere in discussione, che porti ad una ridefinizione dei compiti, in una logica di aperture, dialoghi e orizzontalità a tutto campo. Si tratta di scandagliare territori off limits, di sporcarsi le mani quando occorre, di mobilitare il più possibile il «punto di vista», di lanciare sulle cose un pensiero «obliquo» e progressivo. E tuttavia ciò potrebbe non bastare, perché bisogna essere disposti a cedere qualcosa, a sacrificare, in maniera lungimirante, anche posizioni e privilegi. Oltre che i bacini della storia andrebbero estesi infatti, nell’accezione più piena, i laboratori e le fucine della storia. Non si può fare con pienezza «storia globale» se poi il punto di vista egemone rimane di fatto quello eurocentrico e occidentalista, dal momento che la ricerca storica che ha veramente peso egemonico insiste ad essere localizzata in un circuito ristretto di ambienti euro-atlantici. Mettersi in discussione vuol dire allora porsi all’altezza dei problemi.

In che modo?  

Questa egemonia viene ovviamente da molto lontano e ha cause complesse, ma qui è il caso di soffermarci sul dato di oggi, che, davvero, non è confortante. I filtri e i piani inclinati che ancora persistono nella ricerca storica costituiscono a ben vedere un’ingessatura che, in modo anche autolesionistico, alla fine non aiuta a muoversi con sicurezza e a progredire come si vorrebbe. Urgono allora, oltre che cambi di passo, anche rinunce e mutamenti di prospettiva. Mettersi in discussione vuol dire, nello specifico, ricerca di una orizzontalità attiva, che faccia bene a tutti e che permetta alle società di conoscere meglio il mondo. Proviamo a chiederci, ad esempio, che peso reale abbiano oggi, nella ricerca «globale», le storiografie sudamericane e mesoamericane, quelle centroasiatiche, quelle centroafricane e neozelandesi, quelle scandinave e dei nativi americani. A conti fatti, ben poco. La storia, per essere globale, nel senso più dinamico del termine, è invece necessario che diventi storia di tutti, polimorfica e policentrica, sul piano organizzativo e logistico oltre che su quello dei contenuti. Mettersi in discussione vuol dire in realtà rinunciare sì a qualcosa, mettere in gioco il punto di vista che sentiamo come nostrosuperiore, trascendente o perfino universale, ma per attivare infine, rivalutando nella storia la dimensione dell’ascolto e del dialogo, processi di crescita e nuove consapevolezze. Non si tratta allora di un cedimento o di un impoverimento ma, appunto, di un arricchimento lungimirante e strategico.

Quali benefici possono derivare da una storia di questo livello?

Una storia che vada in questa direzione può avere effetti importanti. Può aiutare, come si diceva, le società ad orientarsi, a rifuggire dai nichilismi e dalle chiusure iper-identitarie che infestano l’epoca. Al cospetto di criticità che arrivano a minacciare anche i processi cognitivi e logici, una storia all’altezza dei problemi, con il contributo di altri saperi, può creare argini possenti. Sul piano etnico, culturale e sociale, essa può sostenere processi di pacificazione, di coesione, di erosione progressiva del pregiudizio: un vizio umano, questo, ancora poco identificato che, da tempi molto lontani, porta a concepire l’altro, il «differente», generato dalla destrutturazione del simile, come ladro di risorse, quindi come ostacolo da abbattere. Ladri di risorse sono diventati di volta in volta, fino ai nostri giorni, il cananeo, il barbaro, il cristiano, l’ebreo, il fariseo, il filisteo, il musulmano, il protestante, il valdese, l’albigese, il selvaggio, lo straniero, il meticcio, lo zingaro, l’omosessuale, la «strega» e così via.

Come ripensare allora la storia?

Senza che venga meno il suo carattere di scienza delle complessità sociali e delle cause, al di là quindi di ogni interpretazione finalistica, la storia può occupare un posto importante nel ridisegno di una possibile costituzione del vivere. Dialogando con la biologia, essa può sostenere un recupero forte della naturalità, dell’organico, a detrimento dei grovigli tecnologici e del sintetico che hanno creato danni anche irreparabili agli ambienti e alla vita, fino a compromettere risorse fondamentali come l’aria e le acque. La storia, prodotta, narrata e bene assimilata dalle società civili, può aiutare a rallentare le frenesie del tempo iper-tecnologico e ristabilire le misure del tempo naturale e del lavoro manuale. Può ridare slancio, ancora, alla polis, alla città aperta, può rafforzare quindi le difese della democrazia e delle libertà da tutto ciò che può minacciarle. Può sollecitare, ancora, le società ad autoanalisi profonde, che le aiutino a disporre con maggiore razionalità e misura delle loro risorse.

Un’ultima domanda: cosa è avvenuto dopo l’uscita del suo Manifesto?

Come si può ben comprendere si è trattato di una scommessa, che sta andando a buon fine. E per la verità non ne sono molto sorpreso, perché i problemi che si è cercato di porre in luce, allo stato delle cose, non sono sottovalutabili. Non è stata una decisione presa dalla sera alla mattina ma frutto di una riflessione lunga, che mi ha accompagnato in questi anni di studio, su una varietà di fronti. Riflessione che è stata facilitata peraltro da una lunga serie di opportunità, di contatto e di confronto che ho avuto con una pluralità di mondi, sociali, culturali e generazionali. Adesso il dibattito è aperto. Da tutta Europa stanno arrivando adesioni e contributi scritti, che arricchiscono il documento e che usciranno tra alcune settimane a stampa. È il secondo gradino e ne seguiranno altri.   

CONCORSO STRAORDINARIO, RINVIARLO SAREBBE SCELTA DI BUON SENSO

CONCORSO STRAORDINARIO, RINVIARLO SAREBBE SCELTA DI BUON SENSO

Per lo svolgimento del concorso straordinario, a partire dal 22 ottobre molti aspiranti titolari di cattedra saranno costretti a spostarsi da una regione all’altra o da un capo all’altro della stessa regione. Molti, forse troppi, considerata la curva dei contagi in crescita. Così, alla vigilia della mobilitazione nazionale unitaria prevista per domani, la Gilda degli Insegnanti evidenzia il rischio che le prove concorsuali, strenuamente volute nei prossimi giorni dal Ministero dell’Istruzione, possano alimentare la diffusione del virus e sottolinea la necessità di rinviare a tempi migliori le procedure concorsuali. Sarebbe inaccettabile – aggiunge il sindacato – se qualche docente precario, da anni in attesa di stabilizzazione, perdesse quest’occasione per motivi sanitari o perché in quarantena.

Da un’analisi fatta sulla base dei numeri forniti dallo stesso ministero, risulta che su circa 66.000 candidati, 13.500 dovranno andare a svolgere la prova in altra regione.

A titolo di esempio: nella giornata del 28 ottobre la Campania, la cui situazione sanitaria è in piena evoluzione, dovrà accogliere 831 candidati provenienti da 5 regioni diverse (Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Molise).

Oltretutto, è da evidenziare quanto scriteriata si stia rivelando la scelta di affidare le sedi d’esame alla libera candidatura di tutte le scuole del territorio, senza privilegiare le sedi più prossime ai collegamenti delle aree urbane, portando ad esempio il 27 ottobre candidati provenienti da Puglia e Basilicata a doversi spingere fino a Caltagirone, nell’entroterra della provincia di Catania, o a Randazzo sul versante nord dell’Etna, per sostenere le prove del concorso.

Se il Ministro non farà marcia indietro, chiediamo che almeno le prove si svolgano nella regione di residenza, così da limitare al massimo gli spostamenti, l’uso di mezzi pubblici e la presenza contemporanea dei candidati nello stesso luogo.

Sempre nell’ipotesi di mancato rinvio, riteniamo inoltre che sia assolutamente indispensabile prevedere una prova suppletiva per tutti coloro che, per motivi di salute legati al Covid-19, non potranno partecipare a questa procedura straordinaria.Non farlo – conclude la Gilda – sarebbe molto grave e contribuirebbe a inasprire ulteriormente una situazione già fin troppo tesa.

Commette reato il genitore dell’alunno che interrompe le lezioni

da Il Sole 24 Ore

di Andrea Alberto Moramarco

Commette il reato di interruzione di pubblico servizio il genitore che, in orario scolastico, aggredendo verbalmente il personale della scuola costringe alunni e studenti a sospendere le lezioni. Tale comportamento impedisce, infatti, il regolare svolgimento delle attività del plesso scolastico. Tanto basta affinché si configuri una responsabilità penale. Questo è quanto emerge dalla sentenza della Cassazione 28213/2020.

Il caso
Protagonista di una insolita vicenda è una signora, madre di un ragazzo frequentante la scuola elementare, la quale una mattina, senza preavviso e al di fuori dell’orario consentito, si era recata in segreteria scolastica per “prelevare” suo figlio, noto per il suo comportamento intemperante, aggressivo e violento nei confronti dei propri compagni e degli insegnanti.

Giunta a scuola da una porta secondaria, la donna aggrediva verbalmente la collaboratrice scolastica lì presente con veemenza tale che alunni e insegnanti interrompevano le attività didattiche per affacciarsi dalle aule per capire cosa stesse succedendo. Il tutto provocava un’agitazione generale della durata di dieci minuti, prima del ritorno alla normalità.

La condotta della signora veniva però sottoposta all’attenzione dei giudici penali che, sia in primo che in secondo grado di giudizio, riconoscevano la sua responsabilità penale in ordine al reato di cui all’articolo 340 Cp, ovvero «interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità». La madre dell’alunno, infatti, con il suo comportamento sconsiderato aveva interrotto e turbato la regolarità delle lezioni scolastiche.

La decisione
La vicenda giungeva così sino al vaglio della Cassazione che con una concisa e secca motivazione conferma la condanna, non accogliendo la tesi difensiva della ricorrente per la quale l’interruzione di pubblico servizio avrebbe potuto configurarsi solo se, a causa del suo comportamento, tutta la scuola avesse interrotto le lezioni e non solo una o poche classi, e per giunta non per soli dieci minuti.

Tuttavia, per i giudici di legittimità il reato è pacificamente integrato, in quanto la condotta posta in essere, «pur non determinando l’interruzione o il turbamento del pubblico servizio inteso nella sua totalità, comporta comunque la compromissione del regolare svolgimento di una parte di esso».

Dall’edilizia scolastica, al personale per l’emergenza: via libera definitiva al decreto “Agosto”

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Via libera definitivo, con l’approvazione da parte della Camera dei deputati, alla legge di conversione del decreto legge 104/2020, il cosiddetto decreto “Agosto”.
Il provvedimento contiene anche diverse misure per il mondo dell’Istruzione. Si va dalle risorse per l’affitto di spazi aggiuntivi per la didattica, alle salvaguardie contrattuali per il personale in più assunto per l’emergenza, ai giudizi descrittivi nella scuola primaria, ai fondi per l’edilizia scolastica. Di seguito, la sintesi delle principali misure per la scuola.

I fondi per la ripartenza di settembre
Il decreto ha previsto lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro per la ripresa delle attività scolastiche in presenza che vanno sommati agli oltre 1,6 miliardi del decreto Rilancio, per un totale di più di 3 miliardi di euro finanziati solo per la ripartenza.

I fondi per la ripresa previsti sono stati utilizzati, fra l’altro, per assumere organico aggiuntivo per l’emergenza, per l’affitto di spazi in più per la didattica e per il loro adeguamento da parte degli Enti locali, per i patti di comunità fra scuole ed Enti del territorio, per l’acquisto di arredi, mascherine, igienizzanti.

Il decreto approvato ieri prevede anche 150 milioni per incrementare il trasporto scolastico.

Il personale per l’emergenza
Grazie al decreto Rilancio e al decreto Agosto sono state stanziate specifiche risorse per dare alle scuole personale in più per l’emergenza, sia docente che Ata. Con il testo approvato in via definitiva alla Camera, dopo le modifiche apportate in Commissione con il supporto del governo, si interviene sul fronte contrattuale, prevedendo che questi incarichi a tempo determinato non cessino in caso di sospensione delle attività didattiche per lockdown.

Vengono poi stanziati 54 milioni di euro per la sostituzione, dove necessaria, dei cosiddetti lavoratori fragili nelle istituzioni scolastiche, in linea con quanto previsto dalla nota emanata sul tema lo scorso 11 settembre dal Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del ministero dell’Istruzione.

Il provvedimento approvato in Parlamento prevede anche 1,5 milioni di euro per garantire la sostituzione del personale che usufruisce di congedo straordinario per motivi connessi alla quarantena dei propri figli.

Risorse per l’edilizia
Il decreto consente l’anticipazione di spesa per oltre 1,1 miliardi di euro per il periodo 2021-2024 (originariamente previsti per il periodo 2030-2034) per interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico nelle scuole secondarie di secondo grado. Viene incrementato di 10 milioni per il 2020 e di 10 milioni per il 2021 il Fondo per la ricostruzione e la messa in sicurezza delle scuole delle quattro Regioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017.

Assunzione dei Direttori dei servizi generali e amministrativi (Dsga)
Per assicurare la piena operatività delle scuole, nelle regioni in cui la graduatoria di merito dei vincitori del concorso per Dsga del 2018 non è intervenuta entro il 31 agosto 2020, i vincitori potranno essere immessi in ruolo anche successivamente, comunque entro il 31 dicembre 2020. Una misura che salvaguarda i diritti dei vincitori stessi e il buon funzionamento delle scuole.

Viene poi estesa dal 30% al 50% la quota di idonei da poter assumere, data la carenza di queste figure nelle scuole. E dal prossimo anno scolastico anche per vincitori e idonei del concorso Dsga sarà possibile utilizzare un meccanismo simile a quello della chiamata veloce utilizzata questa estate per i docenti.

Alla primaria solo giudizi descrittivi
Per la scuola primaria la valutazione (sia periodica che finale) delle alunne e degli alunni avverrà tramite giudizio descrittivo e non più con voti numerici. Viene quindi completato il percorso per il superamento dei voti numerici avviato con il decreto Scuola di questa estate.

Vademecum mascherina in classe: tutte le regole pratiche da seguire

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Il ministero dell’Istruzione corre ai ripari sull’uso delle mascherine a scuola dopo il nuovo decreto governativo 125 del 7 ottobre 2020 sullo stato di emergenza sanitaria. Nei prossimi Dpcm sarà inserito l’obbligo delle mascherine nei luoghi al chiuso accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto, e in tutti i luoghi all’aperto allorché si sia in prossimità di altre persone non conviventi. Saranno esclusi da questi obblighi i soggetti che stanno svolgendo attività sportiva, i bambini di età inferiore ai sei anni, i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina, nonché coloro che per interagire con i predetti versino nella stessa incompatibilità.

Il Ministero dell’Istruzione ha ricevuto tanti quesiti riguardo ai comportamenti da seguire a scuola sulle misure che prenderà il governo. Pertanto, nel prendere atto delle nuove disposizioni governative sull’uso delle mascherine, la nota 1813 del 8 ottobre 2020 conferma la validità dei comportamenti previsti dal protocollo di sicurezza 0-6, dal protocollo d’intesa per garantire l’avvio dell’anno scolastico, dal Dm 39 del 26 giugno 2020 per la pianificazione delle attività scolastiche per l’anno scolastico 2020/2021, da leggersi alla luce del verbale del Cts 104 del 31 agosto 2020.

L’importanza dell’uso della mascherina a scuola
E’ importante indossare la mascherina a scuola. Usare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie rappresenta uno strumento cardine di prevenzione da adottare, unitamente alla garanzia di periodici e frequenti ricambi d’aria delle aule, insieme con le consuete norme igieniche.

L’utilizzo della mascherina contempera, in modo equilibrato, le esigenze di tutela della salute e di garanzia dell’effettività del diritto all’istruzione. I rigidi protocolli anti-covid introdotti nelle scuole, a differenza di quanto avviene all’aperto ed in altri locali pubblici, consentono di rimuovere la mascherina a scuola in particolari condizioni.

Mascherina solo in situazione dinamica
Alla luce del decreto legge 125 del 7 ottobre 2020, la nota 1813 del 8 ottobre 2020 rimarca le condizioni per le quali si può non indossare la mascherina. I piccoli scolari sotto i sei anni non devono indossare la mascherina. Sopra i sei anni di età, in situazione dinamica ossia durante gli spostamenti all’interno dell’edificio scolastico, la mascherina va sempre indossata.

Ma, per un efficace apprendimento e sviluppo relazionale, i bambini della scuola primaria possono rimuovere la mascherina se sono seduti al banco, quindi in condizioni di staticità, con almeno un metro di distanza tra bocca e bocca, e se non si trovano in situazioni che prevedono la possibilità di aerosolizzazione, come quando cantano.

Le stesse condizioni valgono anche nella scuola secondaria, ma dato che per gli studenti più grandi si ha una trasmissibilità analoga a quella degli adulti, non basta sedere in aula a un metro di distanza tra le rime boccali per togliere la mascherina: non devono esserci situazioni a rischio di contagio o meglio deve essere assicurata una bassa circolazione virale, condizione che, secondo le indicazioni del Cts, deve essere definita dalle autorità sanitarie.

Alunni fragili, Azzolina firma l’ordinanza per garantire il diritto allo studio

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha firmato l’ordinanza che definisce le modalità di svolgimento delle attività didattiche per gli alunni fragili, ossia le studentesse e gli studenti con patologie gravi o immunodepressi – con particolare attenzione per questi ultimi – che sarebbero esposti a un rischio di contagio particolarmente elevato frequentando le lezioni in presenza. L’ordinanza è passata al vaglio del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione.

L’ordinanza punta a tutelare, al contempo, il diritto allo studio e quello alla salute di questi alunni: le scuole potranno fare ricorso, per gli studenti fragili, alla didattica digitale integrata o all’istruzione domiciliare.

Nei casi di disabilità grave associata a fragilità certificata, in cui sia necessario garantire la presenza dell’alunno in classe a causa di particolari situazioni emotive, le scuole potranno adottare forme organizzative idonee a consentire, anche periodicamente, la frequenza delle lezioni.Queste misure saranno applicate utilizzando i docenti già assegnati alla classe di appartenenza e garantendo, in ogni caso, la didattica in presenza per gli studenti con disabilità che non rientrano nella categoria degli alunni fragili.

Elezioni degli organi collegiali nell’emergenza sanitaria e la difficoltà della partecipazione

da OrizzonteScuola

Di Cinzia Olivieri

Ebbene, un modulo apparentemente anonimo ma non “segreto” con cui si effettuano le votazioni negli organi collegiali (che sono cosa ben diversa dall’elezione) allo stato non è in grado di garantire il rispetto di questi presupposti, tant’è che lo stesso Ministero ha affermato “con riferimento alla possibilità di votazioni elettroniche” che “nel rispetto dei principi che dispongono la libertà e la segretezza del voto… si tratta senz’altro di una prospettiva su cui lavorare”. A prescindere dalla necessità di assicurare a tutti il libero e pieno accesso al voto.

Continua poi il comunicato ministeriale del 3 ottobre che tanto “impone però una previa compiuta riflessione sulla valutazione e sulla implementazione di tutte le forme di semplificazione ed efficientamento delle procedure ordinarie delle Istituzioni scolastiche”. Questa “modernizzazione del sistema scolastico” avrebbe peraltro l’obiettivo dichiarato di “ampliare la partecipazione al voto”.

Del resto che i genitori disertino le elezioni scolastiche è notorio, così come la circostanza che gli oneri per la scuola (anche per questo) siano estremamente gravosi.

Nell’ottica di tale semplificazione, il ddl S155, presentato nel 2018 durante la XVIII legislatura, all’art. 5 comma 1 lett. d) prevede tra i compiti del consiglio di istituto “l’approvazione del regolamento dell’istituzione scolastica che definisce i criteri per l’organizzazione e il funzionamento dell’istituzione scolastica, la partecipazione degli studenti e delle famiglie alle attività della scuola, le modalità di elezione e di sostituzione dei membri del consiglio d’istituto e della direzione dell’istituzione scolastica, le modalità di elezione del presidente del consiglio d’istituto, le modalità di elezione del dirigente dell’istituzione scolastica nominato tra i docenti superiori iscritti all’albo regionale di cui all’articolo 15, la nomina dei docenti superiori e dei membri esterni del nucleo di valutazione di cui all’articolo 10”. Probabilmente la possibilità di eleggere la “dirigenza” per qualcuno potrebbe essere ritenuto sufficiente a compensare la circostanza che ogni scuola possa scegliere il proprio sistema elettorale.

Anche per il PDL 697 all’art. 5 comma 1 lettera a) il consiglio di amministrazione: “delibera il regolamento relativo al proprio funzionamento, comprese le modalità di elezione, sostituzione e designazione dei suoi membri”.

Chissà che ne pensano e se sono edotti i coordinamenti (on line) – che nei momenti critici rianimano la partecipazione – della scelta semplificativa di lasciare che ogni scuola decida la propria legge elettorale ed in genere del nuovo assetto della governance scolastica.

Tuttavia quest’anno sono comprensibili e giustificabili i lamentati disagi per il rinnovo degli organi collegiali scolastici, non solo perché di ben altra entità sono i mezzi utilizzati in caso di elezioni politiche e/o amministrative ma altresì per la circostanza che in questo caso non si ha sospensione dalle lezioni (anzi le elezioni studentesche e quelle per il rinnovo dei consigli di istituto in scadenza e per le suppletive si svolgono anche durante le stesse) e le attività di sanificazione devono essere effettuate tempestivamente, in un arco temporale limitato e con risorse esigue.

A tanto si aggiungono le diverse modalità organizzative adottate dalle istituzioni scolastiche laddove necessario in considerazione del numero degli studenti attraverso ad esempio la costituzione di gruppi classe e, ove possibile, didattica a distanza ed in presenza. E non si possono omettere ipotesi di chiusura per la presenza di casi di positività che determinerebbero un possibile rinvio.

Sebbene si richiami l’OM 215/91 è quindi ardua impresa rispettarne appieno le disposizioni. Basti pensare alla impossibilità ovvero estrema difficoltà di applicazione dell’art. 22 per il quale le assemblee (specie se necessariamente on line – a distanza – potendovi partecipare potenzialmente entrambi i genitori con conseguente affollamento degli ambienti) dovrebbero svolgersi “in non meno di due ore e senza soluzione di continuità rispetto all’assemblea che si conclude con l’inizio delle operazioni elettorali predette” con successiva elezione (in presenza) che coinvolga contemporaneamente tutte le classi anche in tal caso con inevitabili assembramenti e operazioni di sanificazione che dovrebbero poi interessare l’intero edificio ed ogni sua classe per consentire la normale ripresa delle lezioni il giorno dopo. Per non parlare poi della possibilità di votare in sicurezza e rispettando il distanziamento anche il lunedì dalle 8 alle 13,30 nella procedura ordinaria dell’art. 40.

Per l’effetto, ricordando i punti cardine dell’autonomia, successiva a tale ordinanza, le scuole (sempre che intanto non pervengano ulteriori indicazioni) nell’individuare eventuali diverse modalità potrebbero ispirarsi ai principi di “favorire la massima affluenza” (art. 22) e ridurre “al minimo il disagio degli elettori” (art.37) pur nella esclusione del voto telematico…anche se questo potrebbe significare spalmare il voto in più giorni o comunque adottare una organizzazione differente dalla consueta.

Nell’ottica della corresponsabilità e della positiva collaborazione delle componenti scolastiche, occorrerà comprendere che prevalentemente un pedissequo rispetto delle indicazioni dell’ordinanza potrebbe non essere possibile, evitando tuttavia il contenzioso e rammentando che a parte le impugnazioni che riguardano le fasi prodromiche (artt. 28 e 34) l’art. 46 prevede il ricorso avverso i “risultati” e invocare una necessaria difformità del procedimento allo scopo di permettere il voto in sicurezza per contestarli non sarebbe coerente alla volontà di realizzare quella “comunità” dell’art. 3 del Dlgs 297/94.

Buona partecipazione.

ANP: no a chiusura scuola, non ci sono contagi ma carenza di aule e organico. Le Gps non funzionano

da OrizzonteScuola

Di redazione

“No alla chiusura delle scuole, sono il posto più sicuro”. Antonello Giannelli, Presidente dell’Anp (Associazione nazionale dirigenti scolastici) lo ribadisce a Radio Crc – Targato Italia, durante la trasmissione ‘Più di così’ condotta da Antonio Esposito e Taisia Raio.

“I sondaggi confermano che nelle scuole non ci sono contagi, il problema è quello che avviene al di fuori del contesto scolastico, a cominciare dai mezzi di trasporto e dalle Asl che non riescono a gestire tutte le informazioni- dice Giannelli- I controlli ci sono e c’è una forte attenzione alla disciplina e alle norme, ma nel momento in cui i ragazzi escono e sono a contatto con nuovi ambienti, le regole non vengono più rispettate”.

“Non c’è dubbio che ci sia una carenza di aule soprattutto al Sud- aggiunge Giannelli- ci sono ritardi sulle consegne dei banchi rispetto a ciò che ci avevano garantito, ovvero entro il 2 ottobre più di due milioni di banchi monoposto che molte scuole non hanno ricevuto. Ci sono anche carenze d’organico, le GPS (Graduatorie Provinciali Supplenze) non stanno funzionando e ciò crea ulteriori disagi”. “Non servono misure restrittive più severe- conclude il presidente di Anp- la quarantena che da 14 viene ridotta a 10 giorni, l’introduzione dei tamponi veloci, la consegna di tutti i banchi e una migliore distribuzione dell’organico sono validi strumenti per migliorare il percorso dei nostri studenti”.

Firmato nuovo DPCM: stop gite, sì a PTCO e riunioni collegiali in presenza. No a didattica a distanza per superiori

da OrizzonteScuola

Di redazione

Il Presidente del Consiglio Conte e il Ministro della Salute, Roberto Speranza, hanno firmato il DPCM con le nuove misure per il contrasto al contagio da Covid. Le misure saranno valide per i prossimi 30 giorni.

In attesa della pubblicazione del testo definitivo, vi anticipiamo i contenuti riguardanti la scuola

Organi collegiali

Secondo quanto contenuto nella bozza, le riunioni collegiali di ogni ordine e grado potranno essere svolte in presenza o distanza. La decisione dovrà essere assunta sulla base della possibilità di garantire il distanziamento fisico e la sicurezza personale.

Sospesi i viaggi di istruzione

Come anticipato ieri dalla nostra redazione, il DPCM sospende tutti i viaggi d’istruzione, le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le  uscite didattiche programmate dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado.

Sì PCTO e Orientamento

Potranno, invece, svolgersi le attività legate all’alternanza scuola-lavoro e all’orientamento.

No didattica a distanza per le superiori

Nella giornata di ieri, alcuni governatori regionali avevano avanzato la possibilità di presentare sul tavolo del Governo una richiesta di Didattica a distanza per gli studenti delle superiori. Lo scopo era di alleggerire la pressione sui trasporti pubblici. Richiesta che non aveva visto il consenso da parte di tutti i Governatori e che al momento risulta accantonata.

Il problema, però, a quanto pare esiste. La problematica era stata sollevata ieri dal governatore dell’Emilia Romagna preoccupato per il trasporto pubblico e sulla necessità di avere più mezzi. Avrebbe, quindi, avanzato l’idea di una didattica a distanza per le superiori. Notizia subito smentita dal suo ufficio stampa, ma il presidente della Regioni Abruzzo, Marsilio, rilasciava una dichiarazione all’ANSA nella quale confermava che la DAD per gli studenti più grandi era stato un tema discusso tra alcuni governatori regionali. Il problema, che ha visto al momento una netta opposizione da parte del Ministro dell’istruzione, sembrerebbe, quindi, soltanto rimandato.

Mascherine nei luoghi aperti

L’articolo 1 del dpcm stabilisce che “è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nonché obbligo di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all’aperto a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi, e comunque con salvezza dei protocolli e delle linee guida anti-contagio previsti per le attività economiche, produttive, amministrative e sociali, nonché delle linee guida per il consumo di cibi e bevande”. Dall’obbligo è escluso chi fa attività sportiva, i bambini sotto i 6 anni, i soggetti con patologie e disabilità incompatibili con l’uso della mascherina. Viene inoltre “fortemente raccomandato” l’utilizzo dei dispositivi “anche all’interno delle abitazioni private in presenza di persone non conviventi”.

Scarica il testo con gli articoli della bozza DPCM sulla scuola

Nuovo DPCM, il Governo allontana il ritorno della didattica a distanza alle superiori

da La Tecnica della Scuola

Nel prossimo Dpcm non è prevista la didattica a distanza, neppure per le scuole superiori. Lo sottolineano fonti di Governo, che quindi respingono, per il momento, l’ipotesi paventata dalle Regioni, che chiedevano poche ore fa di introdurre la Dad nella scuola secondaria di secondo grado.

Ricordiamo che al momento è prevista la didattica digitale integrale che alterna lezioni in presenza e a distanza per gli studenti delle scuole superiori.

Il no del Governo si accorda con le dichiarazioni di Lucia Azzolina che ha confermato come al momento non sarebbero previsti interventi diretti per la scuola:

Non c’è alcuna ipotesi di provvedimenti restrittivi per le scuole. Il Governo non ne ha affatto discusso. E sarebbe strano il contrario: i dati ci confermano che le scuole sono luoghi molto più sicuri di altri. A scuola ci sono regole, anche molto stringenti, che studenti, studentesse e personale stanno rispettando con grande senso di responsabilità“.

Piuttosto, rimarca Lucia Azzolina, il Governo “sta invece valutando l’utilizzo dei test rapidi anche per le scuole, come sto chiedendo da tempo“.

L’unico intervento, sarebbe il prolungamento dello stop alle gite scolasticheipotesi vicina a concretizzarsi, che potrebbe entrare nel prossimo DPCM.

Stop alle gite scolastiche per il 2021: Governo pronto ad inserirlo nel DPCM

da La Tecnica della Scuola

Ci sarebbe anche il prolungamento dello stop alle gite scolastiche nel nuovo DPCM che il Governo sta per varare.

Niente gite scolastiche nel 2021

Per il Governo bisogna infatti continuare la strada intrapresa la scorsa primavera in occasione del lockdown quando fu imposto il divieto delle gite scolastiche fino allo scorso luglio.

Per questo, una delle misure proposte dal Governo nel corso della cabina di regia con le regioni e gli enti locali, sarebbe emerso proprio lo stop alle gite scolastiche e alle attività didattiche fuori sede, oltre ai gemellaggi. Questo vuol dire che neanche i percorsi di Pcto (ex alternanza scuola lavoro) saranno consentiti nel corso dell’anno scolastico.

Il provvedimento dovrebbe entrare nel Dpcm che il premier Giuseppe Conte firmerà nelle prossime ore.

Obbligo di mascherina: in classe però si può abbassare se c’è distanziamento

La mascherina dovrà essere indossata praticamente ovunque, fatte salve alcune eccezioni. Nella scuola, al momento, non cambia nulla: sopra un metro di distanziamento potrà essere abbassata.

Dovrà invece essere indossata, anche all’aperto, se si farà attività motoria. Esclusi comunque jogging e footing, che sono invece considerati attività sportive.

Lavoro agile, quarantena e sorveglianza precauzionale per i lavoratori fragili: chiarimenti INPS

da La Tecnica della Scuola

L’INPS ha pubblicato il messaggio 3653 del 9 ottobre 2020 recante “Tutela previdenziale della malattia in attuazione dell’articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 2020. Indicazioni operative e chiarimenti per i lavoratori aventi diritto alla tutela previdenziale della malattia”.

Tra i chiarimenti forniti, uno riguarda quarantena/sorveglianza precauzionale e lavoro agile.

In particolare, l’Istituto ha precisato quanto segue: “la quarantena e la sorveglianza precauzionale per i soggetti fragili, di cui rispettivamente ai commi 1 e 2 dell’articolo 26 del D.L. n. 18 del 2020, non configurano un’incapacità temporanea al lavoro per una patologia in fase acuta tale da impedire in assoluto lo svolgimento dell’attività lavorativa (presupposto per il riconoscimento della tutela previdenziale della malattia comune), ma situazioni di rischio per il lavoratore e per la collettività che il legislatore ha inteso tutelare equiparando, ai fini del trattamento economico, tali fattispecie alla malattia e alla degenza ospedaliera.

Conseguentemente, non è possibile ricorrere alla tutela previdenziale della malattia o della degenza ospedaliera nei casi in cui il lavoratore in quarantena (art. 26, comma 1) o in sorveglianza precauzionale perché soggetto fragile (art. 26, comma 2) continui a svolgere, sulla base degli accordi con il proprio datore di lavoro, l’attività lavorativa presso il proprio domicilio, mediante le citate forme di lavoro alternative alla presenza in ufficio. In tale circostanza, infatti, non ha luogo la sospensione dell’attività lavorativa con la correlata retribuzione.

È invece evidente che in caso di malattia conclamata (art. 26, comma 6) il lavoratore è temporaneamente incapace al lavoro, con diritto ad accedere alla corrispondente prestazione previdenziale, compensativa della perdita di guadagno“.

Alunni fragili, ecco l’ordinanza del Ministero

da La Tecnica della Scuola

La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha firmato l’Ordinanza che definisce le modalità di svolgimento delle attività didattiche per gli alunni fragili, ossia le studentesse e gli studenti con patologie gravi o immunodepressi – con particolare attenzione per questi ultimi – che sarebbero esposti a un rischio di contagio particolarmente elevato frequentando le lezioni in presenza.

L’Ordinanza è passata al vaglio del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

L’Ordinanza punta a tutelare, al contempo, il diritto allo studio e quello alla salute di questi alunni: le scuole potranno fare ricorso, per gli studenti fragili, alla didattica digitale integrata o all’istruzione domiciliare.

Nei casi di disabilità grave associata a fragilità certificata, in cui sia necessario garantire la presenza dell’alunno in classe a causa di particolari situazioni emotive, le scuole potranno adottare forme organizzative idonee a consentire, anche periodicamente, la frequenza delle lezioni.

Queste misure saranno applicate utilizzando i docenti già assegnati alla classe di appartenenza e garantendo, in ogni caso, la didattica in presenza per gli studenti con disabilità che non rientrano nella categoria degli alunni fragili.

L’ORDINANZA DEL MINISTERO

Alunni fragili, Azzolina firma Ordinanza per garantire loro diritto allo studio

da Tuttoscuola

La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha firmato l’Ordinanza che definisce le modalità di svolgimento delle attività didattiche per gli alunni fragili, ossia gli studenti con patologie gravi o immunodepressi – con particolare attenzione per questi ultimi – che sarebbero esposti a un rischio di contagio particolarmente elevato frequentando le lezioni in presenza. L’Ordinanza – secondo quanto riporta un comunicato del MI – è passata al vaglio del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

L’Ordinanza punta a tutelare, al contempo, il diritto allo studio e quello alla salute degli alunni fragili: le scuole potranno fare ricorso, per gli studenti fragili, alla didattica digitale integrata o all’istruzione domiciliare. Nei casi di disabilità grave associata a fragilità certificata, in cui sia necessario garantire la presenza dell’alunno in classe a causa di particolari situazioni emotive, le scuole potranno adottare forme organizzative idonee a consentire, anche periodicamente, la frequenza delle lezioni.

Queste misure saranno applicate utilizzando i docenti già assegnati alla classe di appartenenza e garantendo, in ogni caso, la didattica in presenza per gli studenti con disabilità che non rientrano nella categoria degli alunni fragili.