Irresponsabili

Irresponsabili

di Gabriele Boselli

Gli editoriali dei grossi media sono concordi nell’escludere non solo nuove chiusure delle scuole ma anche la semplice articolazione della didattica tra presenza e distanza.

Il vertice politico del MIUR -ministro Azzolina princeps- per contenere il calo nei sondaggi si fa interprete della devastante retorica del “tutti a scuola comunque” nonostante l’esplosione dei contagi, i mezzi di trasporto degli alunni strapieni, la mancanza di spazi e di docenti. E per giunta non interrompe il maxi-concorso.

Certo, la presenza anche fisica nella scuola è più efficace di quella telematica e nelle scuole dell’infanzia e nelle primarie e secondarie di primo grado essenziale. Ma nella scuola superiore il “tutti a scuola sempre” per evitare che una opposizione altrettanto sconsiderata gridi all’inefficienza del Governo denota una notevole mancanza di senso della responsabilità etica, se non giuridica, verso gli alunni, i docenti e soprattutto i loro famigliari anziani, inevitabilmente contagiabili.

Un trumpiano “voi potete anche morire” (beninteso: voi anziani non ricchi che non disponete delle risorse di esclusivi ospedali come il Walter Reed e altri in cui vengono ricoverati i pazienti più illustri) è sottinteso in ogni dichiarazione azzoliniana.

Importante che si possa dire che le scuole si sono riaperte, le lezioni sono riprese, il MIUR ha lavorato bene e l’ordinarietà delle cose è restaurata.

Mentre la prosecuzione delle operazioni di concorso nella situazione attuale è una decisione degna del cavallo di Caligola (il potere vero non richiede razionalità, ma è tale poiché dimostra di aver la forza di coartarla) su altri aspetti si può anche ragionare, a partire da una riflessione sul significato pedagogico della presenza, che può essere efficace anche se non è in 3D.

Anche la presenza non fisica può essere utile; peraltro, assai spesso anche la presenza fisica può essere assai poco significativa. Certo, ogni nostra possibile intuizione per essere piena deve attivare tutti i sensi, coinvolgere cervello e cuore. Ma si può uccidere per ottenere sempre il massimo?

Il pensiero dunque di un oggetto in generale può in noi diventare conoscenza piena in quanto è messo in relazione complessa con il soggetto e altri oggetti dei sensi; ma comunque nella scuola superiore e nell’università (1) la conoscenza trasmessa è quasi sempre solo teorica. In una situazione di emergenza sanitaria può bastare.

Distanza è anche spazio di garanzia e di difesa, quando non anche una questione di sopravvivenza. Il soggetto e l’oggetto del discorso sono costituiti dalla singolarità dell’esistente umano nel suo Intero.

Primum vivere e primun è sentire il dovere di lasciare in vita il prossimo nostro, nelle varie forme in cui è possibile come il portare i ragazzi a scuola metà un giorno e metà un altro, si eviterebbero anche gli autobus strapieni e la metà non presente potrebbe seguire da casa.

Anche il mondo della produzione economica si sta ove possibile organizzando in tal senso; perchè il vertice politico del Ministero insiste nella rischiosissima decisione della didattica sempre o quasi in presenza?

Continuare a farlo significherebbe essere eticamente irresponsabili.

(1) Nelle università la presenza fisica è richiesta –e comunque ridotta- solo nei laboratori. I docenti universitari sono riusciti a imporre il rispetto della salute loro e dei famigliari più efficacemente dei docenti degli altri gradi di istruzione.

Riunione Osservatorio Edilizia scolastica

Riunito questa mattina l’Osservatorio per l’edilizia scolastica. Ascani: “Risorse mirate e procedure snelle anche oltre l’emergenza”

È tornato a riunirsi il 14 ottobre, in videoconferenza, l’Osservatorio per l’edilizia scolastica, con l’intervento della Viceministra dell’Istruzione Anna Ascani.

“In questi mesi, nonostante l’emergenza sanitaria in corso – ha dichiarato Ascani – non ci siamo fermati: insieme alle altre Istituzioni, alle amministrazioni locali, ai territori, alle associazioni e alle scuole ci siamo mossi per garantire risorse adeguate a fronteggiare il virus e per assicurare il ritorno alla didattica in presenza in edifici sicuri. Abbiamo snellito le pratiche e dato poteri commissariali a Sindaci e Presidenti di Province e Città metropolitane per far partire rapidamente i cantieri. Dobbiamo continuare su questa strada anche oltre l’emergenza, intervenendo velocemente e strategicamente sul nostro patrimonio edilizio. Come Ministero, nel solo 2020, abbiamo reso disponibili per gli interventi oltre 2 miliardi di euro. Adesso siamo impegnati a destinare una parte delle risorse del Recovery Fund all’edilizia scolastica, una priorità di questo Governo”.

La riunione dell’Osservatorio di oggi è stata l’occasione per fare il punto, oltre che sulle linee strategiche sull’edilizia scolastica, anche sugli stanziamenti degli ultimi mesi, per condividere i prossimi passi e per discutere della prossima Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole, istituita nel 2015, che si celebrerà il 22 novembre.

Autismo, in Basilicata il Centro Early Start aiuta oltre 90 famiglie

Autismo, in Basilicata il Centro Early Start aiuta oltre 90 famiglie

SuperAbile INAIL del 14/10/2020

Il Centro di Chiaromonte (Potenza) della Fondazione Stella Maris Mediterraneo è nato dalla sinergia con Irccs Fondazione Stella Maris di Pisa e dalla collaborazione con ASP Potenza sulla base di un protocollo di Regione Basilicata

CHIAROMONTE (PZ). In Basilicata c’è un po’ della Fondazione Stella Maris di Calambrone (Pisa). I suoi migliori specialisti hanno dato vita a un’esperienza di rilievo. Parliamo dell’innovativo Centro Early start denver model (Esdm) di Chiaromonte (Potenza) della Fondazione Stella Maris Mediterraneo, nato dalla sinergia con IRCCS Fondazione Stella Maris di Pisa e dalla collaborazione con ASP Potenza sulla base di un protocollo di Regione Basilicata, che ha già accolto oltre 90 famiglie. Qui da tre anni è attivo questo metodo di intervento precoce che è considerato tra i più efficaci per potenziare le capacità cognitive e funzionali del bambino. Il Centro, che è dotato di spazi residenziali (4 appartamenti) per accogliere le famiglie durante il trattamento, è un punto di riferimento importante non solo per le famiglie lucane, ma anche per quelle calabresi, pugliesi, campane. Anche una famiglia lombarda ha usufruito del Centro Early Start Denver Model, polo di attrazione extra-regionale.

Come nasce il centro early start 
Nel giugno 2017 è stato aperto a Chiaromonte il Centro Early start, il primo centro che si occupa di intervento precoce nei disturbi dello spettro autistico attraverso un coinvolgimento attivo ed intensivo della famiglia. Il centro nasce grazie alla Fondazione Stella Maris Mediterraneo in collaborazione con l’IRCCS Fondazione Stella Maris di Calambrone (Pisa), è rivolto ai bambini di età inferiore ai 48 mesi e alle loro famiglie. Adotta l’Early start denver model, un intervento sviluppatosi in California presso il MIND Institute e la cui applicabilità nel servizio sanitario italiano abbiamo già verificato. Nato come centro per i bambini lucani, l’intervento si è esteso a famiglie di altre Regioni con le quali si sono stabiliti accordi che testimoniano l’apprezzamento per il modello che abbiamo proposto.
Ecco la novità dell’approccio Early start di Chiaromonte: “Il trattamento Esdm che propone- si legge nel comunicato- è diretto a famiglie di bambini che da poco hanno ricevuto la diagnosi, cioè la comunicazione che il proprio figlio è affetto da un Disturbo dello Spettro Autistico. A queste famiglie viene proposto un soggiorno di 2 settimane (learning weeks) in mini appartamenti appositamente allestiti (home-lab) nel corso delle quali, attraverso un attento coinvolgimento dei genitori (parent-coaching), essi possono apprendere il peculiare funzionamento sociale, comunicativo e cognitivo del loro bambino. Alla fine delle due settimane vengono condivisi con i genitori obiettivi e strategie, personalizzati per ciascun bambino, da applicare a casa, anche attraverso periodiche sedute di tele-riabilitazione. Le learning weeks sono ripetute nel corso dell’anno in modo da monitorare la traiettoria di sviluppo dei bambini e la necessità di modificare obiettivi e strategie. Tale approccio- spiega la nota- teso a rendere i genitori più consapevoli e competenti, può ridurre lo stress cui i genitori sono esposti dopo la comunicazione della diagnosi di autismo. I genitori sono infatti quotidianamente affiancati da clinici esperti in grado di suggerire strategie per ampliare le sequenze socio/comunicative e le iniziative del bambino. ciò è condotto anche attraverso sessioni di video-feedback nel corso delle quali operatori e genitori riflettono su ciò che è avvenuto nel corso del parent coaching”. L’intervento è svolto da professionisti specificatamente formati nella applicazione del modello Esdm ed è supervisionato da un terapista che ha ottenuto la certificazione al modello dalla casa madre (MIND Institute – Davis University in Sacramento, California). Home-lab e il video-feedback sono i perni del metodo. “L’Home-Lab è costituito da un ambiente dove la famiglia risiede per tutto il periodo delle learning weeks. Esso simula l’ambiente domestico e permette di creare una situazione il più possibile vicina a quella abituale per il bambino e la sua famiglia. Un sistema di audio e video registrazione permette di rivedere sequenze spontanee o in corso di intervento al fine di suggerire e potenziare le strategie di interazione ed intervento più adeguate allo sviluppo del bambino. Il video-feedback permette al terapista ed ai genitori di rivedere l’intervento di parent coaching svolto nell’home-lab- continua il comunicato- il terapista potrà così meglio permettere al genitore di comprendere gli schemi che il bambino mette in atto per interagire con i genitori, gli aspetti più problematici di tale interazione ed il modo migliore per sollecitare e potenziare l’apprendimento sociale e non-sociale”.

I risultati dei primi tre anni di lavoro
Nei primi tre anni di lavoro il centro ha ospitato più di 90 famiglie e con loro lo staff ha condotto numerosi interventi: Osservazioni del bambino da parte di personale altamente specializzato in autismo. Sessioni di parent coaching secondo metodologie che fanno riferimento all’ESDM (Early Start Denver Model). Definizione di obiettivi e le strategie personalizzate. Colloqui con i genitori finalizzati alla elaborazione e alla consapevolezza della diagnosi, alla gestione dello stress, ed al potenziamento del funzionamento genitoriale. Sessioni di informazione sull’autismo e sulle risorse messe a disposizione dal sistema socio-sanitario ed educativo. Colloqui con gli insegnanti delle scuole frequentate dai bambini. Contatti periodici con i genitori dopo la conclusione delle learning weeks (teleriabilitazione). Valutazione dei cambiamenti del bambino attraverso l’applicazione di test. Valutazione del gradimento dei genitori. Infine, attività di ricerca su aspetti specifici dell’autismo infantile precoce ed il suo trattamento.

La disabilità nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

La disabilità nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Superando del 14/10/2020

«È il momento migliore per attuare programmi già esistenti e consolidati, inserendo in maniera trasversale le persone con disabilità nei temi dell’educazione inclusiva, dell’economia, delle diseguaglianze, dell’accessibilità delle città, delle azioni sistemiche e del monitoraggio, ma è anche il momento per incidere su carenze consolidate»: lo dicono i Presidenti di FISH e FAND, le Federazioni che hanno presentato alla Presidenza del Consiglio un ampio documento di cui tenere conto, nella presentazione alla Commissione Europea, da parte del Governo, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

«La pandemia riguarda tutti, riguarda i singoli Paesi, ma anche l’Unione Europea e il mondo. In queste settimane il Governo sta predisponendo la doverosa programmazione preliminare per l’accesso ai sostegni dell’Unione Europea, occasione, anche, di profonde riforme del Paese. È il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che la Presidenza del Consiglio sta elaborando prima di presentarlo alla Commissione Europea»: è partendo da questa premessa che la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e la FAND (Federazione tra le Associazioni delle Persone con Disabilità) hanno presentato alla Presidenza del Consiglio una serie di proposte concrete ed operative, «per integrare quel Piano – come si legge in una nota diffusa congiuntamente dalle due Federazioni – prima che sia presentato: esso, infatti, deve includere i diritti delle persone con disabilità, applicando la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e i princìpi su cui basare le varie azioni devono coniugare le politiche, proprio per affrontare le criticità emerse nel periodo più acuto del Covid-19 e costruire una modalità migliore di tutelare i diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari» Il tutto con la precisa consapevolezza di «esserci laddove e quando si elaborano le linee e le decisioni che riguardano il Paese e la comunità che va oltre i confini nazionali, ciò che realmente significa inclusione e empowerment delle persone con disabilità, traducendo in fatti concreti lo slogan internazionale del movimento delle persone con disabilità, Nulla su di Noi, senza di Noi».

Il documento presentato da FISH e FAND (disponibile integralmente a questo link) tiene conto da un lato di quanto è accaduto alle persone con disabilità durante il lockdown e di quanto sta ancora accadendo in delicati àmbiti quali la scuola, il lavoro e l’inclusione nella società, richiamando, dall’altro lato, una serie di importanti questioni.

«È oggi – dichiarano infatti a una voce Vincenzo Falabella e Nazaro Pagano, Presidenti delle due Federazioni – il momento migliore per attuare programmi e indicazioni già esistenti e consolidati, dal Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità agli Obiettivi di sviluppo sostenibile contenuti nell’Agenda ONU 2030 delle Nazioni Unite, inserendo in maniera trasversale le persone con disabilità nei temi dell’educazione inclusiva, dell’economia, delle diseguaglianze, dell’accessibilità delle città, delle azioni sistemiche e del monitoraggio, della costruzione di società».

«Ma è anche il momento – aggiungono – per incidere su carenze consolidate e nuove esigenze di riforma, ad iniziare dalla profonda revisione (e finanziamento) dei Livelli Essenziali dell’Assistenza e dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali».

«Le nostre Federazioni – concludono Falabella e Pagano – hanno concretamente indicato gli obiettivi e le modalità per rendere ancora più condivisibile, equo ed efficace il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma solo una convinta volontà politica potrà realizzare queste inequivocabili aspettative». (S.B.)

Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile il testo integrale del documento elaborato dalle Federazioni FISH e FAND. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it.

L’ultimo Dpcm non vieta attività didattiche svolte in teatri, biblioteche, musei

Nota 14 ottobre 2020, AOODPIT 1870
DPCM 13 ottobre 2020: chiarimenti – Organico Covid, novità normative

Scuola, l’ultimo Dpcm non vieta attività didattiche svolte in teatri, biblioteche, musei. Inviata nota di chiarimento alle istituzioni scolastiche

Le attività didattiche che si svolgono ordinariamente e non saltuariamente in ambienti diversi da quelli scolastici (ad esempio parchi, teatri, biblioteche, archivi, cinema, musei), anche a seguito di specifici accordi quali i “Patti di comunità”, realizzati in collaborazione con gli Enti locali, le istituzioni pubbliche e private variamente operanti sui territori, le realtà del Terzo Settore, restano regolarmente consentite dopo il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri firmato lo scorso 13 ottobre.

Lo specifica la nota inviata oggi alle scuole che risponde ai quesiti giunti al Ministero in merito all’interpretazione e all’applicazione di alcune disposizioni contenute nel Dpcm. L’articolo 1, comma 6, lettera s) del Decreto recita infatti: “sono sospesi i viaggi d’istruzione, le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le uscite didattiche comunque denominate, programmate dalle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, fatte salve le attività inerenti i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, nonché le attività di tirocinio di cui al decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca 10 settembre 2010, n.249, da svolgersi nei casi in cui sia possibile garantire il rispetto delle prescrizioni sanitarie e di sicurezza vigenti”.

Ma il Dpcm non è riferito, spiega la nota ministeriale, alle ordinarie attività didattiche organizzate dalle scuole in spazi alternativi ubicati all’esterno degli edifici scolastici per prevenire e contenere la diffusione del contagio e favorire il distanziamento fisico in contesti di azione diversi da quelli usuali.

LUCI E OMBRE SULL’ORGANICO COVID

LUCI E OMBRE SULL’ORGANICO COVID

La conversione in legge del decreto-legge 104/2020 introduce un’importante novità sul cosiddetto “organico COVID”, prevedendo che i relativi incarichi a tempo determinato non cessino in caso di sospensione delle attività didattiche in presenza per lockdown. L’art. 32, c. 6-quater dispone, infatti, la sostituzione dell’ultimo periodo dell’art. 231 -bis, comma 1, lettera b), del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, con i seguenti: In caso di sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica, il personale di cui al periodo precedente assicura le prestazioni con le modalità del lavoro agile. A supporto dell’erogazione di tali prestazioni le istituzioni scolastiche possono incrementare la strumentazione entro il limite di spesa complessivo di 10 milioni di euro. Ai maggiori oneri derivanti dal periodo precedente si provvede mediante utilizzo delle risorse del Programma operativo nazionale Istruzione 2014-2020, anche mediante riprogrammazione degli interventi.  

Ciò si coniuga alla previsione, valida anche per il restante personale della scuola, di potere svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile nei casi di sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica (art. 32, c. 4 D.L. 104/2020, convertito con modificazioni dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126).  

L’ANP accoglie favorevolmente tale misura migliorativa. Considerati la confusione e gli inconvenienti che purtroppo interessano ancora molte graduatorie provinciali, la possibilità di stipulare subito contratti che non siano più suscettibili di risoluzione in caso di nuovo lockdownquantomeno con riferimento al personale docente e A.T.A. che può svolgere la prestazione in modalità agile, significa concretamente offrire posti più appetibili ai lavoratori e una prospettiva di maggiore stabilità e serenità agli studenti e alle famiglie.  

Rimane tuttavia da chiarire la sorte dei contratti stipulati con i collaboratori scolastici e con altri profili del personale A.T.A. che non possono lavorare in modalità agile per la natura delle loro mansioni. Riteniamo – in attesa che il Ministero fornisca i necessari chiarimenti – che i contratti già in essere non debbano essere nuovamente sottoscritti poiché la disposizione introdotta con la legge di conversione del D.L. 104/2020 si sostituisce automaticamente alle clausole difformi. 

Il Ministero ha invece ritenuto opportuno pronunciarsi su altri aspetti relativi all’organico COVID pubblicando due note: la n. 1842 del 13 ottobre e la n. 1870 del 14 ottobre 2020. 

La prima concerne l’utilizzo ottimale di tale organico e precisa che il dirigente scolastico dovrà privilegiare da un lato le esigenze di contenimento epidemiologico, dall’altro i migliori risultati di apprendimento, a proposito dei quali la positiva continuità didattica rappresenta un aspetto di assoluto rilievo. A nostro parere, fermo restando il rispetto delle ragioni che avevano determinato la richiesta di organico aggiuntivo, occorre prestare molta attenzione all’esigenza di garantire l’equità dell’offerta formativa nei confronti dei diversi studenti, prevedendo in particolare che, laddove sia stato attivato lo sdoppiamento della classe tramite “organico COVID, i gruppi turnino tra le due classi senza perdere la relazione educativa e didattica con i docenti titolari. 

La Nota n. 1870 ribadisce la possibilità di utilizzare il personale docente in attività di sostegno, purché alle condizioni previste dall’articolo 14, c. 2, del D. Lgs. 13 aprile 2017, n. 66.  

L’ANP ritiene che tale facoltà di rideterminare le esigenze di organico in deroga ai parametri previsti dal d.P.R. 81/2009, ancorché temporaneamente finalizzata al contenimento epidemiologico, contribuisca a potenziare le prerogative di gestione delle risorse umane poste in capo alla dirigenza delle scuole.  

Cambiare rotta sui diritti dei precari

Scuola, Sinopoli: cambiare rotta sui diritti dei precari e avviare subito il confronto sui percorsi abilitanti

Roma, 14 ottobre 2020 – “Quello che oggi sta avvenendo sul tema del precariato è la sistematica strumentalizzazione della condizione vissuta da oltre 60 mila docenti, che dopo anni di lavoro nelle classi e nelle scuole si vedono accusati di non essere insegnanti capaci o abbastanza meritevoli”. Così Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL, nella giornata che vedrà i precari della scuola manifestare in un centinaio di piazze italiane per la stabilizzazione dei lavoratori con almeno 3 anni di servizio e per l’avvio di percorsi abilitanti a regime.

“In realtà – aggiunge – l’accelerazione sul concorso serve solo a nascondere il fallimento delle immissioni in ruolo di quest’anno e denota l’incapacità di elaborare un’idea di scuola e un’idea di reclutamento capaci di valorizzare la formazione del personale, oltre che la selezione”.

“Il mantra del merito che la ministra ripete da settimane nasconde il fatto che tutti coloro che non supereranno la selezione del concorso resteranno esattamente dov’erano: a scuola a lavorare, come e più di prima, sempre da precari.  E quando chiediamo di essere convocati per discutere di percorsi abilitanti e formazione, investimenti sugli organici, classi pollaio o rinnovo del contratto, la ministra glissa” Sottolinea Sinopoli.

 “Il messaggio delle 100 piazze di oggi è chiaro ed è rivolto a tutto il governo: cambiare rotta sui diritti dei lavoratori precari è possibile ed è necessario, e può rappresentare il primo segnale del cambiamento più generale che serve sulla scuola tutta”. Conclude.

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Esserci laddove e quando si elaborano le linee e le decisioni che riguardano il Paese e la comunità che va oltre i confini nazionali: questo significa davvero inclusione e empowerment delle persone con disabilità, così si traduce lo slogan internazionale del movimento delle persone con disabilità “Nulla su di noi, senza di noi”.

La pandemia riguarda tutti, riguarda i singoli Paesi, ma anche l’Unione e il mondo. In queste settimane il Governo sta predisponendo, con la velocità e la determinazione che il momento impone, la doverosa programmazione preliminare per l’accesso ai sostegni dell’Unione ma anche occasione di profonde riforme del Paese. È il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che la Presidenza del Consiglio dei Ministri sta elaborando prima di presentarlo alla Commissione Europea.

FAND e FISH hanno avanzato proposte concrete ed operative – ora sul tavolo del Premier Conte – per integrare quel Piano prima che sia presentato: esso deve includere i diritti delle persone con disabilità, applicando la Convenzione ONU sui Diritti delle persone con disabilità. I principi su cui basare le azioni devono coniugare le politiche, proprio per affrontare le criticità emerse nel periodo più acuto del COVID-19 e costruire una modalità migliore di tutelare i diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari.

È un documento concreto e puntuale quello presentato dalle due Federazioni (e reso disponibile attraverso i propri canali) che da un lato tiene conto di quanto è accaduto alle persone con disabilità durante il lockdown e di quanto sta ancora accadendo in delicati ambiti quali la scuola, il lavoro, l’inclusione delle società, ma dall’altro pone e richiama importanti sottolineature. Oggi è il momento migliore per attuare programmi e indicazioni già esistenti e consolidati (dal Programma d’azione biennale sui diritti delle persone con disabilità agli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite), inserendo in maniera trasversale le persone con disabilità nei temi dell’educazione inclusiva, dell’economia, delle diseguaglianze, dell’accessibilità delle città, delle azioni sistemiche e del monitoraggio, della costruzione di società.

Ma è anche il momento per incidere su carenze consolidate e nuove esigenze di riforma, ad iniziare dalla profonda revisione (e finanziamento) dei Livelli essenziali dell’assistenza e dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali.

FAND e FISH hanno concretamente indicato gli obiettivi e le modalità per rendere ancora più condivisibile, equo ed efficace il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Solo una convinta volontà politica potrà realizzare queste inequivocabili aspettative.

Il documento presentato è consultabile nel sito FISH.

Il Presidente Nazionale FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’HandicapIl Presidente Nazionale FAND – Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità
Vincenzo FalabellaNazaro Pagano

Conte: non ci sono i presupposti per la didattica a distanza

da Il Sole 24 Ore

di Eu.B.

Il copione è lo stesso degli ultimi sette mesi. Da quando cioè l’emergenza coronavirus ha costretto a chiudere le scuole in tutta Italia il 5 marzo e a riaprirle solo a settembre. Ogni volta che si tratta di prendere una decisione saliente per le scuole, sentiti gli esperti del Comitato tecnico scientifico, in prima battuta interviene la ministra Lucia Azzolina. E poi la linea viene ribadita dal premier Giuseppe Conte. Così è accaduto quando si è deciso di svolgere l’esame di maturità in presenza o di assicurare che il 14 settembre gran parte deei ragazzi italiani sarebbero rientrati in classe. Così accade adesso per la didattica a distanza. Alla richiesta dei governatori di tornare alle lezioni da remoto almeno per gli studenti delle superiori, così da evitare il sovraffollamento mattutino sui mezzi pubblici, risponde anche il presidente del Consiglio dopo la titolare dell’Istruzione. Nello stesso modo: «Non ci sono i presupposti».

L’intervento di Conte
«Non c’erano e non ci sono ora presupposti per la didattica a distanza», queste le parole del premier in un punto stampa a Palazzo Chigi. «Per la scuola abbiamo fatto tanti sacrifici in termini di investimento di risorse e impegno per consentire ai ragazzi di tornare a scuola in condizioni di sicurezza perché in una situazione di difficoltà abbiamo pensato che la scuola deve essere un asset privilegiato da tutelare. Continueremo a farlo».

Il bilancio nelle scuole
«Dalle verifiche nell’ambito della scuola – ha detto ancora Conte – le condizioni di sicurezza si stanno rivelando efficaci anche per la responsabilità dei docenti, del personale e dei nostri ragazzi. Non si creano generalmente focolai di diffusione del contagio. Ma dobbiamo stare attenti a tutto quello che ruota attorno alla scuola. Faremo di tutto per proseguire in questa direzione». Concetti ribaditi poco dopo: «Nell’ambito della scuola le cose vanno abbastanza bene, lo diciamo incrociando le dita mentre l’evoluzione peggiore è nell’ambito delle relazioni amicali e familiari. Vogliamo scongiurare un lookdown generalizzato, dobbiamo rispettare le regole e muoverci in modo fiducioso».

Studio Cgil: più di 8 insegnanti su 10 usano per le lezioni un Pc personale

da Il Sole 24 Ore

Più di 8 insegnanti su 10 (83,3%) usano per la didattica a distanza un proprio dispositivo, non condiviso con altri membri della famiglia; inoltre più del 60% degli insegnanti incontra «difficoltà significative» con le attrezzature a disposizione, elemento che spesso va a sommarsi a forti problematiche relative alla gestione degli spazi entro cui sono chiamati a operare. Lo segnala lo studio della Flc-Cgil sulla didattica a distanza presentato ieri nel corso di una conferenza stampa telematica. Numeri che arrivano in concomitanza con il ritorno al centro del dibattito della proposta di passare dalle lezioni in presenza a quelle a distanza per gli studenti delle superiori così da alleggerire il peso sui trasporti. A proporlo sono stati i governatori, che ne avevano chiesto l’inserimento nel Dpcm di emergenza, ma l’ipotesi è stata stoppata prima dalla ministra Lucia Azzolina e poi dal premier Giuseppe Conte.

L’utilizzo del registro elettronico
Secondo il rapporto al 35,8% del corpo docente viene richiesto di firmare il registro elettronico, percentuale che sale a quasi il 47% nel caso di insegnanti della scuola secondaria di secondo grado. Inoltre si è rilevato che al 35,5% è stato chiesto di rilevare le assenze degli studenti, percentuale che risulta più elevata (50,3%) nel caso di insegnanti della scuola secondaria di secondo grado.

Agli insegnanti piace la didattica in presenza
La stragrande maggioranza degli insegnanti (76,6%) non ha dubbi sulla insostituibilità della didattica in presenza e sul fatto che la didattica a distanza sia una soluzione necessariamente temporanea, una modalità per far fronte all’emergenza, alla sospensione delle lezioni in aula: lo evidenzia lo studio della Flc-Cgil “La scuola restata a casa”. Organizzazione, didattica e lavoro durante il lockdown per la pandemia di Covid-19, promosso e condotto dalla Flc-Cgil in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, l’Università di Roma Sapienza e l’Università di Teramo. A confermare il giudizio sulla insostituibilità della didattica in presenza c’è una quota importante di insegnanti (30,4%) che afferma che con la didattica a distanza non riesce a raggiungere tutti gli studenti della sua classe. In negativo anche il Mezzogiorno, dove la percentuale di insegnanti che dichiara di riuscire a raggiungere tutti gli studenti della propria classe tocca il 24,2%, con un 23,7% nelle Isole. Le maggiori difficoltà, a detta dei professori, sono state riscontrate nelle scuole dell’infanzia, ma situazioni fortemente critiche sono state rilevate anche dai docenti delle scuole secondarie di primo grado e degli istituti tecnici e professionali Secondo il rapporto Flc-Cgil le difficoltà di raggiungere gli studenti con la didattica a distanza sono causate dall’inadeguatezza dei dispositivi da parte delle famiglie degli studenti, e anche dalle difficoltà legate a fattori organizzativi: dall’infrastruttura tecnologica messa a disposizione/adoperata dalla scuola e dal coordinamento interno, con il dirigente e con i colleghi.

Solo come extrema ratio
«La didattica a distanza deve essere considerata come una extrema ratio, non è la soluzione ai problemi organizzativi che sono fuori dalle scuole»: lo ha detto il segretario generale della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, nel corso della presentazione dello studio. «A questo punto – ha sottolineato – è necessario aprire un confronto per la sua regolazione contrattuale».

I presidi: non si può pensare alla Dad per risolvere i problemi del trasporto

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«Non è pensabile sostituire la didattica in presenza con la didattica digitale integrata a causa dei problemi del trasporto pubblico. Questo equivarrebbe a negare il diritto allo studio e alla socialità soprattutto a quei ragazzi con disabilità o con altre difficoltà o anche semplicemente il diritto alle attività laboratoriali ove previste dal ciclo di studi». Ad affermarlo è il presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli: «La didattica digitale integrata è e rimane un valido strumento, dimostratosi indispensabile nei mesi del lockdown, da utilizzare però in modo ragionato e circoscritto. Non possiamo pensare che diventi la soluzione per problemi per i quali si sarebbe potuto e dovuto cercare una soluzione nei mesi scorsi. Non si possono scaricare sul mondo della scuola problemi che vanno affrontati e risolti in altri contesti», conclude.

Si può essere immessi in ruolo anche se il titolo per l’assunzione è ancora con riserva. Sentenza Tar

da OrizzonteScuola

Di Laura Biarella

Il Tar Lazio (Sez. III bis, sentenza n. 10252 del 08.10.20) ha puntualizzato che l’ammissione con riserva ad una procedura concorsuale perdura e si riverbera anche nel segmento procedimentale successivo all’espletamento della procedura concorsuale costituito dalla immissione in ruolo, e pure nella conseguente fase negoziale della stipula del contratto di lavoro, dovendo la riserva accompagnare la “carriera” del suo titolare fino al momento in cui non venga definitivamente sciolta.

La vicenda

Una donna impugnava il provvedimento di immissione in ruolo dei docenti per l’a.s.2020/2021, emesso dall’Ufficio Scolastico Regionale Lazio, nella parte in cui non era stata inclusa nel novero dei vincitori di concorso destinatari del provvedimento di assunzione, precisando di essere risultata vincitrice “con riserva” della procedura concorsuale indetta con il d.d.g. n. 85/2018 e, pertanto, di avere diritto, in forza di detta riserva, alla stipula di un contratto risolutivamente condizionato e non già al mero accantonamento del posto. In tal senso, dunque, l’Amministrazione intimata avrebbe erroneamente interpretato la portata della riserva con la quale era stata ammessa a partecipare al concorso. Il Tar Lazio, condividendo le ragioni espresse dalla donna, ha annullato gli atti impugnati nella parte in cui hanno escluso la stessa e non hanno consentito la relativa immissione in ruolo, seppur con riserva.

Richiamo alla sentenza n. 10937/2019

La ratio insita nell’ammissione ad un concorso con riserva risiede sia nella definizione nel merito di un giudizio, che nel perfezionamento di un procedimento amministrativo in senso favorevole al destinatario e deve essere individuata nell’esigenza, variamente tutelata dall’ordinamento, di salvaguardare la posizione soggettiva del concorrente ammesso con riserva, la quale deve essere preservata e deve esplicare effetti in tutte le fasi procedimentali amministrative previste in vista dell’approdo provvedimentale conclusivo, nella specie rappresentato dall’immissione in ruolo, poiché, altrimenti, la stessa ammissione con riserva risulterebbe tamquam non esset. La ricorrente, infatti, risultava ammessa con riserva del rilascio del decreto del Miur di riconoscimento dell’abilitazione conseguita in Romania.

L’ammissione con riserva accompagna il titolare finché non viene sciolta

Il Tar ha puntualizzato che l’ammissione con riserva ad una procedura concorsuale debba perdurare e riverberarsi anche nel segmento procedimentale successivo all’espletamento della procedura concorsuale costituito dalla immissione in ruolo, e pure nella conseguente fase negoziale della stipula del contratto di lavoro, dovendo la riserva accompagnare la “carriera” del suo titolare fino al momento in cui non venga definitivamente sciolta. Nella situazione esaminata il contratto di lavoro è risolutivamente condizionato: se la riserva dovesse essere sciolta in senso negativo, nella specie per diniego del riconoscimento dell’abilitazione, dovrà intendersi risolto.

Coronavirus, normativa assenze e permessi docenti e Ata. Dai casi positivi ai lavoratori fragili. Scheda Cisl

da OrizzonteScuola

Di redazione

Assenze e permessi del personale scolastico al tempo del Covid 19. Una scheda dettagliata della Cisl Scuola analizza diversi casi: dall’assenza per malattia dovuta al Covid alle misure per chi ha figli in quarantena.

Assenza per malattia dovuta al COVID-19, ovvero per quarantena o per permanenza domiciliare fiduciaria

Secondo il D.L. 18/2020 (decreto legge Cura Italia) convertito nella Legge 27/2020, art. 87, comma 1 “il periodo trascorso in malattia o in quarantena con sorveglianza attiva, o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, dai dipendenti delle amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, dovuta al COVID19, è equiparato al periodo di ricovero ospedaliero.”
Pertanto:

  • Le assenze di questo tipo non si contano ai fini del periodo di comporto
  •  Non si applica la decurtazione ai sensi del D.L.112/2008, art.71
  • Non si dispone la visita fiscale

Assenza in attesa dell’esito del tampone dopo il test sierologico

L’Ordinanza Ministeriale 18 del 28 luglio dispone che “il personale docente e non docente nonché per gli educatori delle istituzioni del sistema nazionale di istruzione, compresa l’università, dei centri di formazione professionale regionale, delle scuole private, anche non paritarie, e dei servizi educativi per l’infanzia, il periodo di assenza dal luogo di lavoro, per il tempo intercorrente tra l’esito, eventualmente positivo, riscontrato all’esecuzione di analisi sierologiche per la ricerca di anticorpi specifici nei confronti del virus SARSCoV-2 e l’acquisizione del risultato del test molecolare per la diagnosi dell’infezione, sia equiparato, previa presentazione di idoneo certificato medico rilasciato dal medico di medicina generale e/o dalla ASL competente, al periodo della quarantena, ai fini del riconoscimento del trattamento economico previsto dalla normativa vigente”.
Pertanto:

  • Le assenze di questo tipo non si contano ai fini del periodo di comporto
  • Non si applica la decurtazione ai sensi del D.L.112/2008, art.71
  • Non si dispone la visita fiscale.

Assenza del Lavoratore fragile

La Legge di conversione del Decreto Legge 104/2020 ha previsto che per i lavoratori dipendenti pubblici e privati in possesso di certificazione rilasciata dalle autorità sanitarie o dal medico di base attestante una condizione di rischio derivante da:
– immunodepressione
– esiti da patologie oncologiche
– svolgimento di terapie salvavita
– disabilità con connotazione di gravità

il periodo di assenza dal servizio sia equiparato al ricovero ospedaliero fino alla data del 15 ottobre 2020.
Pertanto

  • Le assenze di questo tipo si contano ai fini del periodo di comporto
  • Non si applica la decurtazione ai sensi del D.L.112/2008, art.71
  • Non si dispone la visita fiscale.

Assenza per “quarantena scolastica del figlio”

Il Decreto legge 104/2020 in sede di conversione, ha previsto che il personale della scuola (come tutti ogni altro lavoratore dipendente) possa svolgere la propria prestazione di lavoro in modalità agile per tutto o parte del periodo corrispondente alla durata della quarantena del figlio convivente minore di 14 anni disposta a seguito di contagio verificatosi nel plesso scolastico.

Nelle sole ipotesi in cui la prestazione lavorativa non possa essere svolta in modalità agile e comunque in alternativa può astenersi dal lavoro per tutto o parte del periodo di quarantena; in questo caso è riconosciuta in luogo della retribuzione, una indennità pari al 50% della retribuzione stessa. Tale beneficio può essere riconosciuto per i periodi compresi entro il 31 dicembre 2020.

Scarica la scheda Cisl