Messaggio della Ministra

https://www.facebook.com/263440300857442/posts/868171350384331/

La scuola resta aperta. Si continua con la didattica in presenza, come chiedevamo. Sono stati salvaguardati i diritti di studentesse e studenti. Possibile implementazione della didattica digitale integrata e flessibilità sugli orari per le scuole superiori ma solo attraverso interventi mirati.

Ricordiamo che tali misure, per la scuola, non entreranno in vigore da domani, ma fra qualche giorno, per garantire una migliore organizzazione. Nelle prossime ore il Ministero dell’Istruzione darà indicazioni più specifiche alle scuole e alle famiglie.

Al fondo delle parole

Al fondo delle parole ci stanno le esperienze e le cose

di Maria Grazia Carnazzola

1. Parole che nascono, parole che muoiono.

Di mestiere Cinoc faceva l’ammazzaparole. Lavorava all’aggiornamento dei dizionari Larousse. Ma, mentre altri redattori erano sempre alla ricerca di parole e significati nuovi, lui, per fargli posto, doveva eliminare tutte le parole e tutti i significati caduti in disuso”.

Cinoc   è uno dei personaggi che troviamo ne “La vita istruzioni per l’uso” di Georges Perec e, quando dopo cinquantatrè anni di scrupoloso servizio andò in pensione, aveva fatto sparire migliaia di tecniche, usi, costumi, attrezzi, giochi, lavori, pesi e misure, specie di animali, piante…e perfino luoghi, geografi, missionari, dei e demoni. E l’elenco potrebbe continuare. Anche ciascuno di noi è un po’ Cinoc quando elimina parole dal suo linguaggio o le seppellisce nella memoria. O non le insegna, perché le parole muoiono quando non viaggiano più da una voce all’altra o non vengono scritte. Qualche volta succede perché scompaiono le cose che esse denominano, a volte, invece, vengono sostituite da altre- magari più imprecise, generiche, sbiadite- imposte dai media; in questo caso si impoveriscono di significato, diventano impersonali, qualche volta banali: stereotipi.  Diventano modelli e mode che, omologando il linguaggio, lo privano della capacità di rappresentare autenticamente e con originalità il reale. Imitiamo acriticamente parole ed espressioni e poi comportamenti e poi pensieri. Ripetiamo le parole degli altri e raccontiamo le nostre storie con espressioni che non ci rappresentano ma “informano”, con superficialità e in modo generico ed usuale: “normale” si suole dire. Però quando dobbiamo dire qualcosa che va oltre il fatto quotidiano, oltre l’episodio dell’esperienza reale, con quali parole rendiamo quello che abbiamo dentro e che appartiene solo a ciascuno di noi; come diciamo il dolore, la paura, il desiderio, la memoria, l’ascolto. Non c’è l’amore: c’è il mio amore e c’è il tuo. Ma se non possediamo le parole usiamo espressioni generiche, banali, sciatte, incoerenti cioè bugiarde e mentiamo agli altri e a noi stessi per pigrizia e per conformismo.

Nella metamorfosi delle espressioni e dei comportamenti, al fondo di ogni parola, ci sono gli uomini, le loro esistenze, gli accadimenti, le ideologie, le culture, i miti e le immagini dei popoli e delle comunità. C’è ciascuno di noi.

2. Il teatro della normalità.

Anche la parola “normale” ha perso la sua normalità. Altrimenti non si capisce come strafalcioni quali infrazione al posto di effrazione, Porta Pia nel 1970 invece che nel 1870, atti di bullismo e vandalismi… suscitino scalpore, ilarità e indignazione per  poi cadere nell’oblio del rapido succedersi dell’informazione che porta con sé l’assuefazione legata alla normalità degli attori.  In fondo è normale non padroneggiare il lessico, è normale sbagliare di un secolo la collocazione di un fatto storico, è normale mettere alla berlina un compagno, è normale subire aggressioni fisiche o verbali. Normale perché l’aggressività ci appartiene biologicamente, si dice, appartiene al mondo animale. Ma se l’aggressività ci appartiene biologicamente, la violenza è altra cosa non è naturale, è un fenomeno culturale, di massa o personale. Ortega y Gasset descrive la violenza sottile, normale e nascosta dell’uomo sul palcoscenico della normalità dei luoghi comuni, della parvenza di idee di slogan e di “vocaboli vacui”. L’uomo usa la tecnologia, ma non si interroga sulla storia che ha prodotto quella tecnologia né sui significati umani del suo utilizzo: ne coglie i benefici e li ostenta senza porsi domande, senza spendere parole perché la dimensione etica e il pensiero riflessivo sono poco praticati dalla cultura di massa. Dovremmo cercare di immaginare cosa potrebbe succedere se le cose continueranno a stare così, la favola dell’Apprendista stregone ci dovrebbe aiutare a capire che quando non si sa più come dominare gli spiriti evocati, si deve per forza ricorrere al maestro per ristabilire l’ordine.  Ma anche “immaginare” è una parola che ha cambiato significato: i media rendono visibile l’immaginabile e ci rimane ben poco da immaginare. Possiamo desiderare qualcosa che qualcuno ha già immaginato per noi e ci ha reso visibile attraverso la televisione? Privandoci così della possibilità di un pensiero originale e nuovo. E, ancora, l’immaginare rimanda al futuro che diventa, per forza di cose, l’immagine di un futuro omologato; così raccontiamo i nostri desideri e le nostre esperienze come se fossero quelle degli altri, con le stesse parole- poche- con cui le abbiamo sentite raccontare.

3. Pensare e dire con parole precise.

Il numero delle parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia e dell’uguaglianza delle possibilità” sostiene G. Zagrebelsky quando elenca, in un ideale decalogo, i principi dell’etica democratica in cui include la cura delle parole. La povertà della comunicazione soffoca le emozioni, rende difficile nominarle e, di conseguenza, controllarle; sappiamo che quando non si hanno le parole per dire la sofferenza la sia agisce, le scienze cognitive hanno cercato di spiegarlo in molti modi e, ancora prima, L. Wittgenstein ha scritto “I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo”. Per questo, sono fermamente convinta, la scuola dovrebbe cercare di garantire un possesso delle parole uguale per tutti, per quanto ciò sia possibile, curandone sia il numero sia la qualità perché esse possano connettersi alle cose e rispettarne la natura quando le rappresentano. Far comprendere che le parole rappresentano le cose, le persone, le situazioni è un passaggio fondamentale per comprenderne a fondo l’importanza di un uso veritiero. In tutti i documenti programmatici delle scuole di ogni ordine e grado, Linee Guida o Indicazioni Nazionali, la lingua è obiettivo trasversale ed è responsabilità di tutti i docenti. La cura del lessico dovrebbe essere oggetto di tutte le discipline, sia come specifico disciplinare sia come trasversalità di Educazione civica nella prospettiva della formazione di cittadini attivi.

4. Conclusioni.

Se la parola è il più grande privilegio degli umani, andrebbe adoperata con cura, evitando i modi ambigui, superficiali e sconsiderati e gli usi impropri e le banalizzazioni. Nell’abuso della parola, nella sciatteria del lessico e attraverso l’ambiguità dei significati passa il pericolo che colui che la ascolta o che la legge non riconosca l’intenzione di chi la pronuncia o la scrive. Solo la capacità di pensare può aiutarci nel giudizio, ma qui si pone un altro problema: cos’è pensare? Si chiede il filosofo Carlo Sini.

BIBLIOGRAFIA.

 H. Arendt, La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1996 

G. Perec, La vita istruzioni per l’uso,

J. Ortega y Gasset, La ribellione delle masse, Il Mulino, Bologna 1962

L. Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, Edizione Einaudi, Torino 1995

G. Zagrebelsky, Imparare democrazia, Einaudi, Torino 2007

C.Sini, Scrivere il silenzio, Lit Edizioni, Roma2013

DAL CTS UNA CONFERMA

DAL CTS UNA CONFERMA DELLA QUALITÀ E DELL’IMPEGNO DELLA DIRIGENZA DELLE SCUOLE

Le valutazioni compiute dal CTS nella seduta di ieri 17 ottobre concordano in buona sostanza con quanto l’ANP sta sostenendo: non vi sono evidenze di contagi a scuola, dove il protocollo di sicurezza è applicato con rigore grazie allo strenuo impegno dei dirigenti e del personale tutto e dove, tutt’al più, si può pensare a scaglionare – con moderazione e buon senso – gli orari di ingresso delle scuole secondarie di secondo grado.

È però necessario intervenire a fondo su vari settori:

  • la gestione del trasporto pubblico locale risulta molto critica e deve essere rapidamente migliorata
  • il distanziamento, l’utilizzo della mascherina e la prevenzione degli assembramenti – come quelli che si verificano durante la cosiddetta “movida” – devono essere attuati ovunque, con intensificazione della vigilanza
  • la gestione delle diagnosi, del monitoraggio dei casi sospetti, del tracciamento dei contatti nonché l’organizzazione del servizio medico sul territorio devono essere assolutamente migliorate
  • lo smart working va incrementato nel settore pubblico e in quello privato
  • gli eventi che prevedono assembramenti vanno limitati

Non si possono scaricare sulle scuole e sul diritto allo studio le debolezze infrastrutturali e organizzative del sistema Paese ma, al contrario, si devono fornire ai colleghi ulteriori risorse, di personale e non solo, per metterli in condizione di gestire al meglio le istituzioni scolastiche.

Soprattutto, devono essere risolte al più presto le serie criticità da noi più volte evidenziate tra cui: le GPS devono essere rese funzionali, la gestione del personale in quarantena va chiarita una volta per tutte, i banchi monoposto – il cui termine di consegna è stato indicato dal Commissario Straordinario nel 31 ottobre – devono pervenire a tutte le sedi scolastiche che li hanno richiesti, gli enti locali devono reperire gli spazi da lungo tempo promessi.

L’utilizzo della didattica digitale integrata per le scuole secondarie di secondo grado, purché circoscritta alle situazioni di reale necessità, deve essere lasciata alla valutazione delle autonomie scolastiche che, in questo momento, si stanno dimostrando all’altezza delle aspettative del Paese.

Ai colleghi e al personale che, tra infinite difficoltà, stanno gestendo questa situazione al limite dell’impossibile va il plauso convinto dell’ANP.

I caregiver di persone disabili temono un altro lockdown

I caregiver di persone disabili temono un altro lockdown: non lasciateci soli!

Disabili.com del 18/10/2020

Il gruppo Caregiver Familiari Comma 255 esprime grande preoccupazione per l’aumento dei contagi da covid 19, e chiede che siano garantiti servizi domiciliari.

L’esponenziale crescita dei contagi da Coronavirus preoccupa tutti noi, mentre lo spettro di un nuovo lockdown si fa sempre più insistente. In particolare in questi giorni lanciano un grido di allarme i caregiver familiari, che temono di doversi ancora una volta, in caso di chiusura totale, fare completamente carico dei servizi per i loro congiunti disabili, se non verranno messi in campo opportune attività a domicilio. (Qui vi avevamo raccontato la situazione dei caregiver nel primo lockdown in piena pandemia).

Non solo non si può chiedere loro di svolgere mansioni (a volte anche molto delicate) per le quali sono necessari interventi di professionisti, e alle quali hanno invece tutto il diritto di accedere i loro congiunti con disabilità, ma la stessa quotidianità di queste persone, 24 ore su 24 al capezzale dei cari, viene privata di momenti di respiro. Ricordiamo che una indagine post emergenza aveva evidenziato come il 50% dei caregiver fosse stato lasciato solo da scuola e servizi durante la Fase 1 della pandemia.

Di seguito riceviamo e pubblichiamo l’appello del gruppo Caregiver Familiari Comma 255 (grassetti nostri, ndr).

  • Siamo preoccupati della possibilità di nuove chiusure localizzate o generalizzate. Dal 5 marzo scorso siamo stati lasciati soli e nessun servizio per le persone con disabilità ha mai ripreso a regime. Nuovi lockdown non possono verificarsi in assenza di piani di rimodulazione a domicilio dei servizi per la disabilità, sia adulta che dell’età scolastica.
  • Basta teleassistenza, se non viene fruita autonomamente dai nostri congiunti, pesa solo su di noi!!.
  • Basta DAD, se non si assicura la presenza a domicilio delle figure professionali educative preposte (oepa/asacom/assistenti alla comunicazione), ci costringe ad essere sempre presenti e professionalmente preparati! Ma noi siamo caregiver familiari non professionisti!! La regressione dei nostri congiunti ha raggiunto livelli insostenibili così come l’impossibilità, per loro e noi, di avere momenti di autonomia gli uni dagli altri.
  • Chiediamo che il governo si attivi per prevedere, in caso di lockdown, un piano di rimodulazione a domicilio di tutti i servizi, garantendo alle persone con disabilità un tempo congruo di autonomia dal proprio caregiver familiare.
  • Chiediamo che il governo ci restituisca il diritto alla nostra individualità, garantendoci servizi a domicilio per una copertura oraria congrua a consentirci almeno di non perdere l’attività lavorativa.
  • Chiediamo che le amministrazioni la smettano di fare economie sui servizi alle persone con disabilità e, in assenza di operatori disponibili a svolgere i servizi a domicilio, indennizzino il nostro servizio di cura che per tempo e dedizione da 7 mesi è totalizzante e continua ad essere dato per scontato.
  • Chiediamo ancora, e ad alta voce, un impegno ed un intervento del Governo perché l’inefficienza del sistema basato solo sui servizi, non continui a pesare interamente ed esclusivamente su noi Caregiver Familiari.
  • Chiediamo ancora: ascoltateci!!

Perché i ragazzi sono feriti

da la Repubblica

Chiara Saraceno

È fin troppo facile fare l’elenco delle cose che si dovevano e potevano fare in questi mesi per contrastare il riaccendersi violento della pandemia e comunque arrivare più preparati. Ci sono state scelte improvvide, lassismo nei controlli, ritardi imperdonabili da parte delle amministrazioni pubbliche ad ogni livello e in ogni settore – inclusa, incredibilmente, la sanità – miopia decisionale ( ad esempio far finta di ignorare che con la ripresa delle attività e della scuola si sarebbe presentato un problema nei trasporti).

Accanto alle inadempienze dei decisori pubblici c’è stata anche una certa sventatezza da parte di una fetta piccola o grande della popolazione, talvolta incoraggiata dal chiacchiericcio confuso e litigioso di esperti in cerca di visibilità. L’elenco delle responsabilità è lungo. Ma non serve a capire che cosa si può fare ora per impedire di dover arrivare a decisioni dalle conseguenze gravissime, a partire dalla chiusura, di nuovo, delle scuole e il ritorno alla didattica a distanza. Si tratta della decisione apparentemente più semplice ed efficace, perché coinvolge una fetta grande della popolazione che circola ogni giorno e non ha effetti economici dirompenti come la chiusura delle attività produttive. Per questo è così attraente per i presidenti di Regione, che risolverebbero il problema dell’affollamento dei trasporti che non hanno voluto o potuto affrontare per tempo, quando non lo hanno tout court ignorato, con la connivenza del governo e il silenzio dell’opposizione.

Ma sarebbe una decisione costosissima sul piano umano, dell’apprendimento, delle disuguaglianze nelle opportunità delle giovani generazioni, oltre che della fiducia che queste possono riporre in chi continua sistematicamente a sottovalutare i loro interessi e diritti. Sono costi già emersi a seguito del lockdown, che meriterebbero una attenta opera di recupero e ricostruzione. Si aggiunga che per molti bambini e adolescenti la casa e il quartiere in cui vivono sono luoghi molto più esposti al contagio della scuola. Per questo la decisione di De Luca in Campania, dove il tasso di elusione e abbandono scolastico sono già altissimi, è particolarmente nefasta.

Che fare, allora? Innanzitutto spostare lo sguardo su altri soggetti della mobilità. Chi può lavorare a distanza deve tornare a farlo, con buona pace degli amministratori locali preoccupati, legittimamente, degli effetti su bar e ristoranti, dei dirigenti che preferiscono tenere i propri dipendenti sott’occhio e degli stessi lavoratori e lavoratrici che cominciano a sentirsi stretti tra la mura di casa. In secondo luogo si può integrare il trasporto pubblico locale ricorrendo ai mezzi e agli autisti, che ora sono lasciati nella inattività per la crisi del turismo. Invece di doverli sostenere nella inattività con la cassa integrazione o condannarli al fallimento, potrebbero essere utilmente impiegati nelle ore di punta e nelle tratte più trafficate. Qualcosa si può chiedere anche agli studenti più grandi, corresponsabilizzandoli.

Nelle classi intermedie delle superiori la didattica mista, parte in presenza e parte a distanza, deve diventare la norma temporanea, senza essere lasciata alle decisioni dei vari istituti. Se ben organizzata, garantendo a tutti la possibilità di fruire di entrambe, monitorando con attenzione chi rischia di perdersi e rispettando le esigenze specifiche delle materie che richiedono esercitazioni in presenza, coinvolgendo gli studenti nella costruzione dei materiali digitali, per i ragazzi/e può diventare una occasione di responsabilizzazione e coinvolgimento. Infine, si dovrebbe fare ora ciò che non è stato fatto durante il lockdown e neppure in estate: trasformare, con azioni educative, linguaggio e stili comunicativi adeguati, le bambine/i e adolescenti non in soggetti passivi di decisioni che passano sopra la loro testa e spesso negano i loro interessi, ma in ambasciatori e proseliti della prevenzione e dei comportamenti corretti, dentro la scuola ma soprattutto fuori.

Le Regioni chiedono al Governo: 15 giorni di didattica a distanza per capire evoluzione della pandemia

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

“Orari scaglionati per le scuole e favorire il più possibile la didattica a distanza per le scuole superiori”.  Questo è quanto chiesto dalle Regioni al governo durante il vertice di oggi.

Alcune Regioni, come l’Umbria, hanno annunciato per le scuole superiori l’idea di introdurre “la didattica a distanza per un periodo limitato, allo scopo di consentire in 15 giorni di capire e studiare l’evoluzione della pandemia”.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza,  durante il vertice con le Regioni, mette nel mirino le attività non essenziali: “L’idea di base è l’irrigidimento delle misure con una distinzione di base tra attività essenziali e non essenziali perché abbiamo necessità di limitare i contagi. Interveniamo adesso con più forza sulle cose non essenziali per evitare di dover incidere domani sull’essenziale che per il governo è rappresentato da lavoro e scuola. Se decidiamo come governo di chiedere a qualche comparto di cessare o limitare le proprie attività ci facciamo carico del ristoro”.

Il ministro per le Autonomie regionali Francesco Boccia, invece, punta sui trasporti: “Dobbiamo tutelare i due pilastri su cui si sta fondando l’azione del governo e delle regioni: il lavoro con le attività produttive e la scuola. Tutto quello che può decongestionare il traffico, a partire dallo scaglionamento a scuola, dobbiamo farlo senza discussioni aspre. In questo momento ci vuole unità tra Stato, regioni e enti locali”.

Coronavirus, il Governo valuta nuove misure. Domenica conferenza stampa di Conte

da OrizzonteScuola

Di redazione

È prevista per le 19 una riunione dei capi delegazione dei partiti a palazzo Chigi sull’emergenza Covid-19.

A quanto si apprende la riunione dovrebbe poi proseguire per esaminare le questioni inerenti la legge di bilancio. Successivamente si riunirà il Consiglio dei ministri.

Fonti di Palazzo Chigi specificano che è  iniziato ieri sera un confronto con i capi delegazione delle forze di governo, proseguito oggi con le Regioni, gli Enti locali e anche con  il Cts per ascoltare le voci dei territori e degli esperti “in modo da approntare le soluzioni migliori per affrontare questa nuova ondata di contagio e tutelare nel modo più efficace gli interessi sanitari e  socio-economici di tutti i cittadini”.

Le “uniche misure di  restrizione veritiere” saranno “quelle contenute nel Dpcm che verrà emanato non appena definito il quadro di intervento”, precisano le  stesse fonti.

“Le anticipazioni che si stanno  rincorrendo in questi giorni e in queste ore sui mezzi di informazione” circa le nuove misure restrittive “sono da ritenersi  fughe in avanti e ipotesi non corrispondenti a verità”.

L’invito del Governo agli organi di  informazione “è di evitare di alimentare confusione nei cittadini, in attesa di comunicazioni ufficiali che avverranno nella giornata di  domani con una conferenza stampa del Presidente del Consiglio”, aggiungono le stesse fonti.

Emergenza scuola: la Ministra incontra 30 dirigenti scolastici, Cisl Scuola protesta

da La Tecnica della Scuola

La ministra Lucia Azzolina incontra una trentina di dirigenti scolastici per discutere con loro i problemi legati alla gestione delle scuole in questa fase di emergenza ed è subito polemica.
La notizia dell’incontro era stata data nella tarda serata di venerdì da Laura Biancato, dirigente scolastica in Veneto, con un post pubblicato su FB:  “In un momento così difficile per la scuola, la ministra Azzolina ha coinvolto ieri in una riunione virtuale una trentina di dirigenti scolastici. Ci ha ascoltati sui problemi più urgenti, si è impegnata a dare risposte e ha garantito tutto il suo supporto. Da parte nostra, abbiamo dato voce alla scuola vera, senza nascondere le difficoltà e le emergenze. Vogliamo che la scuola resti aperta, lo dobbiamo ai nostri studenti”.
Ma l’idea della Ministra non è piaciuta molto ad altri dirigenti che hanno polemizzato sulle modalità di convocazione dell’incontro.
C’è chi si chiede come siano stati “scelti” i 30 dirigenti e chi recrimina sul fatto che gli stessi 30 “eletti” non abbiano pensato di raccogliere problemi (e lamentele) fra i colleghi prima di parlare con la Ministra.
C’è addirittura chi osserva che i dirigenti invitati sarebbero stati scelti “a caso”.
Laura Biancato non si scompone e replica: “Non siamo stati invitati a rappresentare nessuno, ma a portare la nostra esperienza e a segnalare le concrete difficoltà di questo periodo, peraltro mi stupisce molto che qualcuno possa contestare ad un ministro il diritto di consultare chi vuole”.

L’iniziativa viene contestata anche dai sindacati che si sono sentiti in un certo senso messi da parte.
“Già il 12 ottobre – fa osservare Maddalena Gissi, segretaria nazionale Cisl Scuola – tutti e 5 i sindacati scuola avevano chiesto la convocazione del tavolo previsto dal protocollo di sicurezza del 6 agosto in modo da fare il punto sulle problematiche e le criticità emergenti dal territorio su tutte le questioni che riguardano le condizioni dl lavoro del personale scolastico e gli impegni a tale riguardo assunti dall’amministrazione”.
“La convocazione –
 rimarca Gissi – non è ancora avvenuta, la Ministra incontra 30 ds ma ad oggi i rappresentanti della categoria siamo ancora noi. E’ in gioco il rispetto dei rapporti istituzionali”.

Covid, le scuole devono verificare la temperatura degli alunni: il Tar dà ragione al Piemonte, bocciato il Governo

da La Tecnica della Scuola

Le scuole hanno il dovere di verificare la temperatura dei loro alunni prima dell’inizio delle lezioni: l’ordinanza firmata ad inizio settembre dal governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio è stata confermata dal Tar del Lazio, che ha quindi cassato il ricorso del Governo.

Il presidente del Piemonte aveva imposto agli istituti, lo scorso 9 settembre, di “adoperarsi con ogni mezzo a disposizione al fine di procedere alla misurazione della temperatura corporea agli studenti prima dell’inizio dell’attività didattica”.

“Nel caso in cui per comprovate ragioni di carenza di personale o altre motivazioni oggettive non si riesca a provvedere alla raccomandazione di cui sopra – c’era scritto nell’ordinanza – le scuole di ogni ordine e grado del Piemonte verificano giornalmente l’avvenuta misurazione della temperatura corporea agli alunni da parte delle famiglie”. Quindi, come verifica può essere considerata valida anche la certificazione fornita delle famiglie.

Per il Tar ricorso “improcedibile”

La richiesta di sospensiva d’urgenza, chiesta dai ministri Azzolina e Speranza, era stata già respinta dai giudici amministrativi. Ora è arrivata la conferma del Tar in via definitiva.

I giudici hanno dichiarato “improcedibile” il ricorso del governo perché l’ordinanza regionale è scaduta lo scorso 7 ottobre, accogliendo comunque le motivazioni della Regione, poiché il provvedimento continua per altro ad essere in vigore, dal momento che è stato confermato da due nuove e successive ordinanze, l’ultima firmata il 16 ottobre dal governatore Alberto Cirio.

“Un controllo in più”

Di fatto, ricorda oggi la Regione Piemonte, la verifica delle scuole integra e dà più efficacia all’obbligo di ogni famiglia di misurare la temperatura al mattino ai figli prima, così come previsto dalla legge dello Stato, introducendo per gli istituti un controllo in più prima che inizi l’attività didattica, cioè che la misurazione sia veramente stata fatta dalla famiglia.

La verifica da parte della scuola può avvenire attraverso una semplice certificazione o nel modo ritenuto più idoneo.

Nel caso in cui l’alunno non abbia la certificazione della famiglia, allora l’istituto ha l’obbligo di misurargli la temperatura.

Il presidente Cirio: confermate le nostre ragioni

“Il Tar aveva già manifestato di aver compreso le nostre motivazioni non accogliendo a settembre la richiesta del Governo di una sospensiva d’urgenza dell’ordinanza – commenta il presidente Cirio -: questa sentenza conferma le nostre ragioni. Il Piemonte ha scelto di introdurre un livello di controllo in più per garantire maggiore sicurezza ai suoi cittadini, alle scuole e alle famiglie, con il pensiero rivolto ai nostri figli ma anche ai nonni, che sono tra i soggetti più vulnerabili di fronte alla pandemia”.

Largo, quindi, alla ordinanza della Regione Piemonte. A questo punto, per raggiungere lo scopo prefissato dalla Regione, ogni scuola dovrà predisporre modalità organizzative avvalendosi alternativamente di modello di autocertificazione; diario scolastico; registro elettronico o altri strumenti digitali.

Covid, casi in crescita: le Regioni vogliono convincere Azzolina a fare Dad alle superiori e orari sfalsati

da La Tecnica della Scuola

Frenare l’incremento continuo di contagi da Covid agendo sulle scuole, in particolare introducendo didattica a distanza nelle superiori e lo scaglionamento degli orari di ingresso e uscita: a ribadirlo sono le Regioni che non vogliono perdere tempo, perché l’innalzamento dei nuovi casi di positività al virus (quasi 11 mila nelle ultime 24 ore) necessita di interventi immediati.

I governatori hanno confermato la loro linea nel corso del vertice svolto sabato 17 ottobre. E subito dopo hanno chiesto un incontro immediato, già domenica 18, con la ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina.

Almeno nel biennio finale delle superiori

Le lezioni a distanza andrebbero attuate, secondo i presidenti delle Regioni almeno per il quarto e quinto anno delle scuole superiori in questa fase dell’emergenza.

Ma c’è anche chi sembra volere seguire l’esempio della Campania, che ha deciso di sospendere le lezioni fino al 30 ottobre (tranne nidi e scuole dell’Infanzia).

Umbria come Campania?

L’Umbria ha chiesto un periodo sperimentale di stop delle lezioni per due settimane. “Il nostro obiettivo è mantenere le scuole aperte: in queste ore, di concerto con la Regione, sono al vaglio alcune soluzioni tese a dare continuità alle lezioni”, ha detto all’Ansa la dirigente dell’Ufficio scolastico regionale dell’Umbria, Antonella Iunti, in merito all’ipotesi di chiusura per 15 giorni degli istituti Superiori, assicurando comunque la didattica attraverso collegamenti delle classi con i docenti in modalità sincrona o asincrona.

“Se il problema dei contagi nasce nelle fasi pre e post lezioni – ha spiegato la dirigente – dobbiamo lavorare tutti in sinergia per migliorare questo aspetto organizzativo”.

Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 18 ottobre 2020

Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 maggio 2020, n. 35, recante «Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19», e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, recante «Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19». (20A05727)

Vista la legge 23 agosto 1988, n. 400;

Visto il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19», convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2020, n. 13, successivamente abrogato dal decreto-legge n. 19 del 2020 ad eccezione dell’art. 3, comma 6-bis, e dell’art. 4;

Visto il decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dall’ art. 1, comma 1, della legge 22 maggio 2020, n. 35, recante «Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19» e in particolare gli articoli 1 e 2, comma 1;

Visto il decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 14 luglio 2020, n.74, recante «Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19»;

Visto il decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 25 settembre 2020, n. 124, recante «Misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020»;

Visto il decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, recante «Misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la continuità operativa del sistema di allerta COVID, nonché per l’attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020»;

Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 ottobre 2020, recante «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 maggio 2020, n. 35, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, recante ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19», pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana 13 ottobre 2020, n. 253;

Viste le delibere del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, del 29 luglio 2020 e del 7 ottobre 2020 con le quali è stato dichiarato e prorogato lo stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili;

Vista la dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della sanità dell’11 marzo 2020 con la quale l’epidemia da COVID-19 è stata valutata come «pandemia» in considerazione dei livelli di diffusività e gravità raggiunti a livello globale;

Considerati l’evolversi della situazione epidemiologica, il carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia e l’incremento dei casi sul territorio nazionale;

Considerato, inoltre, che le dimensioni sovranazionali del fenomeno epidemico e l’interessamento di più ambiti sul territorio nazionale rendono necessarie misure volte a garantire uniformità nell’attuazione dei programmi di profilassi elaborati in sede internazionale ed europea;

Viste le Linee guida per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini ed adolescenti nella fase 2 dell’emergenza covid-19 del Dipartimento per le politiche della famiglia di cui all’allegato 8 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 ottobre 2020;

Visti i verbali n. 118 e n. 119 di cui rispettivamente alla seduta del 17 e 18 ottobre 2020 del Comitato tecnico-scientifico di cui all’ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile 3 febbraio 2020, n. 630, e successive modificazioni e integrazioni;

Su proposta del Ministro della salute, sentiti i Ministri dell’interno, della difesa, dell’economia e delle finanze, nonché i Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell’istruzione, della giustizia, delle infrastrutture e dei trasporti, dell’università e della ricerca, delle politiche agricole alimentari e forestali, dei beni e delle attività culturali e del turismo, del lavoro e delle politiche sociali, per la pubblica amministrazione, per le politiche giovanili e lo sport, per gli affari regionali e le autonomie, per le pari opportunità e la famiglia, nonché sentito il Presidente della Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome;

Decreta:

Art. 1.

Misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale

1. Ai fini del contenimento della diffusione del virus COVID-19, al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 ottobre 2020 sono apportate le seguenti modificazioni:

  • a) all’articolo 1, dopo il comma 2 è aggiunto il seguente: “2-bis. Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private.”;
  • b) all’articolo 1, comma 4, dopo le parole “possono essere utilizzate” è inserita la seguente “anche”;
  • c) all’articolo 1, comma 5, le parole “delle mascherine di comunità” sono sostituite dalle seguenti “dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie”;
  • d) all’articolo 1, comma 6:
    • 1) la lettera e) è sostituita dalla seguente: “e) sono consentiti soltanto gli eventi e le competizioni riguardanti gli sport individuali e di squadra riconosciuti di interesse nazionale o regionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (CONI), dal Comitato italiano paralimpico (CIP) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, discipline sportive associate, enti di promozione sportiva, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali; per tali eventi e competizioni è consentita la presenza di pubblico, con una percentuale massima di riempimento del 15% rispetto alla capienza totale e comunque non oltre il numero massimo di 1000 spettatori per manifestazioni sportive all’aperto e di 200 spettatori per manifestazioni sportive in luoghi chiusi, esclusivamente negli impianti sportivi nei quali sia possibile assicurare la prenotazione e assegnazione preventiva del posto a sedere, con adeguati volumi e ricambi d’aria, a condizione che sia comunque assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia frontalmente che lateralmente, con obbligo di misurazione della temperatura all’accesso e l’utilizzo della mascherina a protezione delle vie respiratorie, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva, enti organizzatori. Le regioni e le province autonome, in relazione all’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori, possono stabilire, d’intesa con il Ministro della salute, un diverso numero massimo di spettatori in considerazione delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi e degli impianti; con riferimento al numero massimo di spettatori per gli eventi e le competizioni sportive non all’aperto, sono in ogni caso fatte salve le ordinanze già adottate dalle regioni e dalle province autonome, purché nei limiti del 15% della capienza. Le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, degli sport individuali e di squadra, sono consentite a porte chiuse, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni Sportive Nazionali;”
    • 2) la lettera g) è sostituita dalla seguente “g) lo svolgimento degli sport di contatto, come individuati con provvedimento del Ministro dello Sport, è consentito nei limiti di cui alla precedente lettera e). L’attività sportiva dilettantistica di base, le scuole e l’attività formativa di avviamento relative agli sport di contatto sono consentite solo in forma individuale e non sono consentite gare e competizioni. Sono altresì sospese tutte le gare, le competizioni e le attività connesse agli sport di contatto aventi carattere ludico-amatoriale;
    • 3) alla lettera l), dopo le parole “sono consentite” sono aggiunte le seguenti “dalle ore 8,00 alle ore 21,00”;
    • 4) alla lettera n), il quinto periodo è sostituito dai seguenti “Sono vietate le sagre e le fiere di comunità. Restano consentite le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale, previa adozione di Protocolli validati dal Comitato tecnico-scientifico di cui all’ art. 2 dell’ordinanza 3 febbraio 2020, n. 630, del Capo del Dipartimento della protezione civile, e secondo misure organizzative adeguate alle dimensioni ed alle caratteristiche dei luoghi e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro;”;
    • 5) dopo la lettera n) è aggiunta la seguente: “n-bis) sono sospese tutte le attività convegnistiche o congressuali, ad eccezione di quelle che si svolgono con modalità a distanza; tutte le cerimonie pubbliche si svolgono nel rispetto dei protocolli e linee guida vigenti e a condizione che siano assicurate specifiche misure idonee a limitare la presenza del pubblico; nell’ambito delle pubbliche amministrazioni le riunioni si svolgono in modalità a distanza, salvo la sussistenza di motivate ragioni; è fortemente raccomandato svolgere anche le riunioni private in modalità a distanza;”;
    • 6) la lettera r) è sostituita dalla seguente: “r) fermo restando che l’attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia continua a svolgersi in presenza, per contrastare la diffusione del contagio, previa comunicazione al Ministero dell’istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali, le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica ai sensi degli articoli 4 e 5 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999 n. 275, incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9.00. Allo scopo di garantire la proporzionalità e l’adeguatezza delle misure adottate è promosso lo svolgimento periodico delle riunioni di coordinamento regionale e locale previste nel Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione per l’anno scolastico 2020/2021(cd. “Piano scuola”), adottato con D.M. 26 giugno 2020, n. 39, condiviso e approvato da Regioni ed Enti locali, con parere reso dalla Conferenza Unificata nella seduta del 26 giugno 2020, ai sensi dell’articolo 9, comma 1, del decreto legislativo n. 281 del 1997. Sono consentiti i corsi di formazione specifica in medicina generale nonché le attività didattico-formative degli Istituti di formazione dei Ministeri dell’interno, della difesa, dell’economia e delle finanze e della giustizia. I corsi per i medici in formazione specialistica e le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie e medica possono in ogni caso proseguire anche in modalità non in presenza. Sono parimenti consentiti i corsi abilitanti e le prove teoriche e pratiche effettuate dagli uffici della motorizzazione civile e dalle autoscuole, i corsi per l’accesso alla professione di trasportatore su strada di merci e viaggiatori e i corsi sul buon funzionamento del tachigrafo svolti dalle stesse autoscuole e da altri enti di formazione, nonché i corsi di formazione e i corsi abilitanti o comunque autorizzati o finanziati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. In presenza di un particolare aggravamento della situazione epidemiologica e al fine di contenere la diffusione dell’infezione da Covid-19,  sentito il Presidente della Regione o delle Regioni interessate, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti è disposta la temporanea sospensione delle prove pratiche di guida di cui all’articolo 121 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 da espletarsi nel territorio regionale e la proroga dei termini previsti dagli articoli 121 e 122 del citato decreto legislativo in favore dei candidati che non hanno potuto sostenere dette prove. Sono altresì consentiti gli esami di qualifica dei percorsi di IeFP, secondo le disposizioni emanate dalle singole Regioni nonché i corsi di formazione da effettuarsi in materia di salute e sicurezza, a condizione che siano rispettate le misure di cui al «Documento tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione» pubblicato dall’INAIL. Al fine di mantenere il distanziamento sociale, è da escludersi qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa. Le riunioni degli organi collegiali delle istituzioni scolastiche ed educative di ogni ordine e grado possono essere svolte in presenza o a distanza sulla base della possibilità di garantire il distanziamento fisico e, di conseguenza, la sicurezza del personale convocato. Il rinnovo degli organi collegiali delle istituzioni scolastiche può avvenire secondo modalità a distanza nel rispetto dei principi di segretezza e libertà nella partecipazione alle elezioni. Gli enti gestori provvedono ad assicurare la pulizia degli ambienti e gli adempimenti amministrativi e contabili concernenti i servizi educativi per l’infanzia. L’ente proprietario dell’immobile può autorizzare, in raccordo con le istituzioni scolastiche, l’ente gestore ad utilizzarne gli spazi per l’organizzazione e lo svolgimento di attività ludiche, ricreative ed educative, non scolastiche né formali, senza pregiudizio alcuno per le attività delle istituzioni scolastiche medesime. Le attività dovranno essere svolte con l’ausilio di personale qualificato, e con obbligo a carico dei gestori di adottare appositi protocolli di sicurezza conformi alle linee guida di cui all’allegato 8 e di procedere alle attività di pulizia e igienizzazione necessarie. Alle medesime condizioni, possono essere utilizzati anche centri sportivi pubblici o privati”;
    • 7) la lettera t) è sostituita dalla seguente: “t) le università, sentito il Comitato Universitario Regionale di riferimento, predispongono, in base all’andamento del quadro epidemiologico, piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari in presenza e a distanza in funzione delle esigenze formative tenendo conto dell’evoluzione del quadro pandemico territoriale e delle corrispondenti esigenze di sicurezza sanitaria ed, in ogni caso, nel rispetto delle linee guida del Ministero dell’università e della ricerca, di cui all’allegato 18, nonché sulla base del protocollo per la gestione di casi confermati e sospetti di covid-19, di cui all’allegato 22; le disposizioni di cui alla presente lettera si applicano, per quanto compatibili, anche alle Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica;”;
    • 8) la lettera ee) è sostituita dalla seguente: “le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5,00 sino alle ore 24,00 con consumo al tavolo, e con un massimo di sei persone per tavolo, e sino alle ore 18.00 in assenza di consumo al tavolo; resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché, fino alle ore 24,00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze; le attività di cui al primo periodo restano consentite a condizione che le Regioni e le Province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi; detti protocolli o linee guida sono adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali e comunque in coerenza con i criteri di cui all’allegato 10; continuano a essere consentite le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, nei limiti e alle condizioni di cui al periodo precedente;è fatto obbligo per gli esercenti di esporre all’ingresso del locale un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente nel locale medesimo, sulla base dei protocolli e delle linee guida vigenti”;
    • 9) alla lettera ff) dopo la parola “siti” sono aggiunte le seguenti “nelle aree di servizio e rifornimento carburante situate lungo le autostrade,”;
  • e) l’allegato 8 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 ottobre 2020 è sostituito dall’allegato A al presente decreto.
  • f) all’articolo 3, comma 1, dopo la lettera a) è inserita la seguente: a-bis) al fine di rendere più efficace il contact tracing attraverso l’utilizzo dell’App Immuni, è fatto obbligo all’operatore sanitario del Dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale, accedendo al sistema centrale di Immuni, di caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività;

Art. 2.

Disposizioni finali

1. Le disposizioni del presente decreto si applicano dalla data del 19 ottobre 2020, ad eccezione di quanto previsto dall’articolo 1, comma 1, lettera d), n. 6, che si applica a far data dal 21 ottobre 2020, e sono efficaci fino al 13 novembre 2020.

2. Restano salvi i diversi termini previsti dalle disposizioni del presente decreto.

3. Le disposizioni del presente decreto si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.



PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

COMUNICATO  

Comunicato relativo al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 ottobre 2020, recante: «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 maggio 2020, n. 35, recante “Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19”, e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, recante “Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID- 19″». (20A05729)

(GU Serie Generale n.259 del 19-10-2020)

Si comunica che il decreto citato in epigrafe, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 258 del 18 ottobre 2020 – Edizione straordinaria, e’ stato registrato alla Corte dei conti il 19 ottobre 2020, Ufficio controllo atti P.C.M., Ministeri della giustizia e degli affari esteri e della cooperazione internazionale, registrazione n. 2316.