Adozione urgente di forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica

EMILIANO SCRIVE AL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE PER ADOTTARE IMMEDIATAMENTE FORME FLESSIBILI DI ATTIVITA’ DIDATTICA NELLE SCUOLE SUPERIORI. “ALTRIMENTI SIAMO PRONTI AD ADOTTARE PROVVEDIMENTI EMERGENZIALI”

Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ha inviato al Ministero dell’Istruzione una lettera dal seguente contenuto: “In considerazione dell’attuale andamento della situazione epidemiologica in Puglia, del particolare rischio di diffusione del contagio e delle situazioni critiche evidenziate dal Dipartimento della Salute della Regione Puglia, correlate al notevole aumento dell’utilizzo dei mezzi pubblici registrato in concomitanza con l’apertura delle scuole a causa della mobilità degli studenti, in particolare del secondo ciclo scolastico, segnalo l’urgenza di adottare forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica, come previsto dal dpcm 18 ottobre 2020 (rimodulazione orari ingresso e uscita, didattica integrata digitale, turni pomeridiani), da presentare nel corso della prima riunione utile del coordinamento regionale e locale previsto dal cd. “Piano scuola”, adottato con D.M. 26 giugno 2020, n. 39. In ogni caso, al fine di evitare picchi di utilizzo del trasporto pubblico collettivo e dannosi affollamenti, sussisterebbero condizioni oggettive per l’adozione di apposito provvedimento emergenziale, ove detti provvedimenti non fossero adottati con immediatezza dagli istituti scolastici”.

La lettera è stata inviata anche al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, al Presidente dell’ANCI, all’Assessore regionale al Diritto allo studio, Scuola e Università, all’Assessore regionale ai Trasporti e al Direttore dell’Ufficio Scolastico regionale.

Tale iniziativa è stata presa al termine della riunione convocata oggi dallo stesso Emiliano sulla questione del congestionamento del trasporto pubblico in relazione agli orari di entrata e uscita dalle scuole secondarie di secondo grado, alla luce delle disposizioni contenute nel nuovo Dpcm del 18 ottobre 2020. Hanno partecipato alla riunione gli assessori alla Scuola Sebastiano Leo e ai Trasporti Gianni Giannini, il prof Pier Luigi Lopalco, il direttore del Dipartimento Salute Vito Montanaro, la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale Anna Maria Cammalleri, il presidente Anci Puglia Domenico Vitto, il dirigente della protezione civile regionale Mario Lerario e il capo dell’Avvocatura regionale Rossana Lanza.

Coinquiline per scelta

SuperAbile INAIL del 20/10/2020

Le parole-chiave del progetto, vita indipendente, libertà di scelta e inclusione sociale, coincidono con quegli stessi diritti che l’articolo 19 della Convenzione ONU

BOLOGNA. Qualche giorno fa, ha attirato la mia attenzione un post su facebook dal titolo “Coinquilini per scelta”. Incuriosito, ho proseguito la lettura: “Cercare la casa giusta è sempre impegnativo. Trovare coinquilini affini lo è forse di più. Ma essere indipendenti vuol dire anche questo: il poter scegliere”. Se pensate sia l’annuncio di un’agenzia immobiliare, non è così! Si tratta di Indi Mates, un’esperienza di vita indipendente realizzata a Bologna da due giovani ragazze, Elena Rasia e Margherita Pisani. Elena ha ventotto anni e “dall’alto delle sue quattro ruote” ha sempre sognato di trasferirsi in città, lasciando la casa dei suoi genitori, residenti in una piccola frazione di Marzabotto, per vivere dentro le mura bolognesi: “Tutta la mia giornata era organizzata ma come potevo costruire la mia vita in città, se la notte e la mattina, prima di andare a lavoro, non sapevo chi mi potesse aiutare?”; Margherita, invece, ha ventisei anni e, come molti ragazzi delle sua età, si è scontrata più volte con la dura realtà degli affitti dai costi esorbitanti, potendo contare solo su un piccolo lavoro part-time per la ricerca di una casa, senza esiti positivi.

La scommessa di Elena è questa: offrire un posto letto in cambio di assistenza. Direi, proprio un bel compromesso! “Nessun oss od infermiera ma una ragazza delle mia età in cerca di una sistemazione che mi desse una mano ad andare a letto la sera ed a prepararmi al mattino”. La richiesta di Rasia mi ha subito riportato alla mente un collegamento con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Le parole-chiave del progetto – vita indipendente, libertà di scelta e inclusione sociale – coincidono con quegli stessi diritti che l’articolo 19 della Convenzione si impegna a riconoscere e tutelare, con l’obiettivo di combattere ostacoli, barriere e pregiudizi: le persone con disabilità hanno diritto a una piena integrazione e partecipazione nella società, a una vita indipendente e autonoma e alla possibilità di scegliere dove abitare e con chi vivere.

Tra l’altro, se ci pensate bene, Margherita, senza volerlo e senza saperlo, calza a pennello le vesti di quella figura che amo definire inconsapevole promotrice d’inclusività, proprio perché, pur non avendo particolari competenze in ambito educativo, ma semplicemente ponendosi da perfetta mediatrice tra i suoi bisogni e quelli di Elena, va oltre la sua disabilità, vedendo in lei una potenziale compagna con cui dividere un tetto sulla testa e fare nuove esperienze di vita!

Essere indipendenti dunque può voler dire molte cose: vivere da soli, andare al bar a prendere un caffè o fare una passeggiata in centro… Ops! Ma come ci si arriva in Via dell’Indipendenza se non si ha una vita indipendente? In fondo, ognuno si costruisce la propria strada, nella direzione e nella forma che preferisce, come hanno fatto Elena e Margherita. Grazie a loro per aver raccolto la sfida…

Che dire, e voi, andate in Via dell’Indipendenza a guardare le vetrine o siete indipendenti?

di Claudio Imprudente

Equity in school education in Europe

Rapporto Eurydice su equità rivela differenze in UE

L’ultimo rapporto della rete Eurydice, “Equity in school education in Europe: Structures, policies and student performance”, indaga sul ruolo dell’istruzione nell’integrazione dei giovani nella società e nel mercato del lavoro. L’istruzione svolge un ruolo chiave nei loro confronti ed è pertanto un mezzo fondamentale attraverso il quale le società europee possono diventare più eque e più inclusive. A tal fine, i sistemi educativi devono garantire equità e fare in modo che tutti i giovani siano in grado di sviluppare i propri talenti e realizzare il loro pieno potenziale. Tuttavia, il contesto socio-economico continua a essere un fattore determinante per il rendimento scolastico degli studenti. In questo, l’organizzazione dei sistemi educativi può ancora influire sulle disuguaglianze educative.

Lo studio identifica le strutture e le politiche associate a una maggiore equità del sistema in relazione soprattutto ai risultati degli studenti e prende in esame 42 sistemi educativi europei, esaminando in particolare le seguenti caratteristiche sistemiche: partecipazione all’educazione e cura della prima infanzia, finanziamento scolastico, differenziazione e tipi di scuola, scelta della scuola, politiche di ammissione, sistemi di percorsi scolastici differenziati, ripetenza, autonomia scolastica, accountability, sostegno alle scuole svantaggiate, sostegno per studenti con scarso rendimento e opportunità di studio.

Il finanziamento pubblico è un fattore importante per l’equità, specialmente nella scuola primaria. L’analisi di Eurydice ha rivelato che una spesa pubblica per studente più elevata può ridurre le differenze di rendimento tra studenti delle scuole primarie con risultati scarsi e buoni. Vi sono tuttavia differenze significative in tutta Europa nel livello di finanziamento pubblico per studente, che vanno da 1.940 (Romania) a 13.430 (Lussemburgo) standard di potere d’acquisto (SPA), riflettendo in parte le differenze di dimensione dell’economia. La maggior parte dei paesi, ossia Repubblica ceca, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovenia, Slovacchia e Regno Unito, spende tra i 4000 e gli 8000 SPA per studente.  Il dato italiano è più precisamente di 5.852 SPA, molto vicino alla spesa media europea di 5.962 SPA. 

Permangono ancora ostacoli alla partecipazione all’educazione e cura della prima infanzia di qualità. I bambini che partecipano all’educazione e cura della prima infanzia (ECEC) ne beneficiano in termini di sviluppo complessivo e di rendimento scolastico. Ciò è particolarmente valido per i bambini che provengono da contesti svantaggiati. Tuttavia, nella maggior parte dei paesi europei  i bambini provenienti da famiglie svantaggiate partecipano mediamente meno all’ECEC. Le politiche per migliorare l’equità nell’ECEC includono l’estensione dell’accesso e il miglioramento della qualità dell’offerta, ad esempio, impiegando personale sempre più qualificato. In Italia, a partire dal 2020/21, le strutture educative per l’infanzia 0-3 anni potranno attivare procedure finalizzate a reclutare personale con la qualifica universitaria, mentre gli insegnanti della scuola dell’infanzia italiana si formano a livello universitario e devono conseguire una laurea quinquennale per poter insegnare ai bambini dai 3 ai 6 anni.

Per ulteriori informazioni, Cifre chiave sull’educazione e cura della prima infanzia in Europahttp://eurydice.indire.it/pubblicazioni/cifre-chiave-sulleducazione-e-cura-della-prima-infanzia-in-europa/

L’utilizzo di criteri di ammissione basati sui risultati scolastici nell’istruzione secondaria inferiore ha conseguenze negative sull’equità. 

I criteri di ammissione basati sui risultati scolastici sono più comuni nell’istruzione secondaria quando gli studenti devono scegliere tra diversi percorsi o indirizzi. Un terzo dei sistemi educativi fa iniziare questo tipo di selezione già a partire dall’istruzione secondaria inferiore. L’uso di criteri di ammissione basati sui risultati scolastici a questo livello è fortemente correlato sia alla segregazione scolastica che all’influenza del background socio-economico sul rendimento.


La scelta precoce del percorso scolastico (Early tracking) ha un impatto fortemente negativo sull’equità del sistema.

La pratica del “tracking” – cioè quella di assegnare gli studenti a diversi indirizzi di studio –  è un aspetto che influenza in maniera significativa l’equità. In particolare, la scelta precoce dell’indirizzo scolastico tende ad andare di pari passo con un maggiore rischio di segregazione scolastica e un maggior ruolo del background familiare sul rendimento degli studenti. Solo nove paesi (quasi tutti i paesi nordici e il Regno Unito) rimandano la scelta formale dei percorsi differenziati fino ai 16 anni; l’Italia lo fa a 14 anni, molti altri paesi a 15 (Francia, Spagna, Portogallo, Polonia, Grecia, ecc.), mentre 5 sistemi educativi iniziano ad indirizzare gli studenti ai diversi percorsi di studio già all’età di 10 – 11 anni (Germania, Ungheria, Austria, Repubblica ceca, Repubblica slovacca).

La ripetenza di anni scolastici si traduce in un livello più basso di equità nelle scuole secondarie, eppure continua a rimanere una pratica diffusa.

La ripetenza di anni scolastici ha un impatto negativo sull’equità scolastica (in particolare a livello secondario). Nonostante ciò rimane una pratica piuttosto diffusa in Europa. In media, il 4% degli studenti europei (dal livello primario al secondario superiore) ripete un anno scolastico almeno una volta, ma in alcuni sistemi educativi il tasso di ripetenza di anni scolastici può addirittura superare il 25% (26,6% in Portogallo, 28,7% in Spagna, 32,2% in Lussemburgo). L’Italia si colloca all’incirca a metà strada, con un tasso di ripetenza del 13,2%. Per aiutare gli studenti a evitare la bocciatura, la maggior parte dei sistemi educativi mette in campo dei meccanismi per dare agli studenti una seconda possibilità. Spesso può essere un esame prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. 

Avere insegnanti specializzati nel sostegno ad alunni con scarsi risultati scolastici è associato a una minore segregazione scolastica nelle scuole secondarie.

Nell’istruzione primaria, gli insegnanti specializzati in studenti con scarsi risultati sono disponibili in tutte le scuole in soli dodici sistemi educativi. Nella scuola secondaria inferiore si riducono a dieci e nella scuola secondaria superiore a sette.

Scarica qui il rapporto: http://eurydice.indire.it/wp-content/uploads/2020/10/Equity-in-School-Education-in-Europe_Report.pdf

Breve storia della luce

BREVE STORIA DELLA LUCE E LA PERCEZIONE VISIVA .

(I°PARTE ) PAOLO MANZELLI , WWW.EGOCREA.NET

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Nella cultura della antica Grecia la percezione visiva era considerata un miracolo dell’ anima e gia’ allora si contrapponevano due spiegazioni sul trasporto della luce a distanza che permette la visione del mondo .

La Prima degli atomisti (Democrito di Abdera ) che ritennero che la visione fosse trasmessa una forma virtuale (EIDOLA’) che spogliandosi come una veste , trasferisse immediatamente la informazione della aggregazione atomica negli occhi rendendo la vista sensibile l’ ambiente.

Tale concezione trovo’ in disaccordo Epicuro di Samo e in seguito Pitagora e Aristotele, i quali ritennero che la trasmissione della luce si trasferisse come una “freccia animata” che veniva emessa dagli occhi la quale ,avendo una velocita’ finita, faceva decadere la percezione visiva all’ orizzonte proprio come avviene nel percorso curvo di una freccia. Di conseguenza fu attribuita a Talete di Mileto ed ai Pitagorici la concezione che la Terra potesse essere “piatta” anche se all’orizzonte essa prendeva la forma illusoria di una sfera.

Questa dualita’ iniziale tra Luce e trasmissione percettiva della luce , rimase in tutto il medioevo cosi che la fisica si disinteresso’ della percezione del colore ,come sensazione, che divento propria solo dell’ indagine filosofica.

Isaac Newton (1650) riporto alla Fisica l’ unificazione tra percezione visiva e colore , in seguito allo studio della diffrazione della luce di un “Prisma” che al passaggio della luce produce un arcobaleno di Colori . Newton considero’ la luce composta di numerose particelle corpuscolari che si muovono linearmente con diverse velocita e come raggi si separano in uno spettro di colori. A riguardo della percezione visiva Newton si limito’ a ritenere che la pupilla si comportasse come il foro si una camera oscura che proietta le ombre degli oggetti illuminati sulla retina invertendone e minimizzandone la immagine .

Il Dualismo interpretativo sulla trasmissione della luce rimase comunque , in quanto nel 1678 lo scienziato olandese Christian Huygens, mise in evidenza come la luce si comportasse non linearmente come un raggio, ma similmente alle onde del mare o del suono le quali riescono a oltrepassare uno scoglio nel loro moto ondulatorio . Pertanto Huygens interpreto fenomeni luminosi come fenomeni ondulatori in aperto contrasto con la teoria corpuscolare del moto rettilineo uniforme della luce interpretata da Newton.

In vero per sostenere la propagazione ondulatoria della luce, diveniva necessario ammettere l’ esistenza di un supporto di trasmissione come è l’aria per il suono. Di conseguenza molti scienziati dell’ epoca ri-pensarono all’ “Etere Cosmico ” ,considerato fin dalla antichita’ una forma estremamente rarefatta di energia/materia esistente per sostenere l’ Universo che ancora una volta poteva essere ritenuta il mezzo di sostegno in cui si propaga la natura ondulatoria della luce .

Nel 1801 l’ Esperimento di Thomas Young della “Doppia Fenditura”, mise fine al dualismo della trasmissione tra onda e particella dimostrando inequivocabilmente che la natura del comportamento della luce era sia quello dell’onda che quello della particella in quanto i due modi di trasmissione potevano trasformarsi l’ uno nell’ altro.

Ref:  ( https://www.chimica-online.it/fisica/immagini/esperimento-di-young.jpg )

Infine nel 1988 fu realizzato l’esperimento degli scienziati statunitensi , Michelson e Morley , al fine di valutare l’ ipostesi dell’ esistenza dell Etere-Luminifero , con il quale si dimostrò l’indipendenza della velocità della luce rispetto all’ orientamendo della rotazione della terra, cosi che il risultato della invarianza della velocita della luce , fu misurato come costante “C = da “celerites”) ” delle velocita delle luce nel vuoto, e quindi costituì la prova sperimentale contro ogni rinascita dell’Etere Luminifero nella scienza.

NB

la II°PARTE Relativa allle concezioni che correlano la Luce alla Percezione Visiva – verra trattata nella relazione dal titolo : “Dalla Quantistica alla Bioquantica” nella relazione di :PAOLO MANZELLI , all’ incontro del 31.10.2020 in Firenze .

Vedi anche in : http://www.caosmanagement.it/741-dalla-quantistica-alla-bioquantica

Ok alle Elezioni a distanza degli organi collegiali in autonomia

Ok alle Elezioni a distanza degli organi collegiali in autonomia

di Cinzia Olivieri

Con nota del 19 ottobre il Ministero ha ribadito quanto previsto dal DPCM del 18 ottobre 2020 ovvero che “Le riunioni degli organi collegiali delle istituzioni scolastiche ed educative di ogni ordine e grado possono essere svolte in presenza o a distanza sulla base della possibilità di garantire il distanziamento fisico e, di conseguenza, la sicurezza del personale convocato.

Il rinnovo degli organi collegiali delle istituzioni scolastiche può avvenire secondo modalità a distanza nel rispetto dei principi di segretezza e libertà nella partecipazione alle elezioni.”

Via libera alle elezioni scolastiche on line dunque. La scelta è rimessa all’autonomia delle singole istituzioni, che dovranno effettuare le opportune valutazioni organizzative, a garanzia in primo luogo della sicurezza.

Sebbene la circolare elezioni n. 17681/2020 abbia confermato le istruzioni dettate dall’OM n. 215/1991 e ss.mm.ii. è chiaro quindi che questa non potrà essere rispettata. Se ne desume che  ciascuna scuola sarà legittimata ad adattare la prevista procedura alle proprie esigenze, nel rispetto dei principi di segretezza e libertà.

In verità per l’art. 48 della Costituzione “Il voto è personale ed eguale, libero e segreto” dunque dovrebbe essere tutelata anche la personalità ed eguaglianza nel voto.

Ebbene, ammesso anche che l’anonimato di moduli e form on line sia sufficiente a garantire la segretezza e libertà del voto, difficilmente si può assicurare il rispetto degli altri principi non menzionati.

Anche perché per poter accedere all’elettorato occorre essere genitori di studenti iscritti e prima di procedere al voto l’elettore deve essere identificato. Perché segreto è il voto (che non deve essere ricondotto a quello specifico ed individuato soggetto) e bisognerà scegliere modalità (non indicate) che lo assicurino, tenendo altresì conto della possibilità di esprimere la propria scelta da parte di entrambi i genitori una sola volta nelle elezioni del consiglio di istituto, qualunque sia il numero dei figli iscritti, e per ogni classe frequentata dai figli per il rinnovo dei consigli di classe. Verranno peraltro trattati dati personali con tutte le implicazioni conseguenti.

Tuttavia e giustamente le elezioni “s’hanno da fare” e pare che l’innovazione sia condivisa dalle componenti. La sperimentazione potrà servire a valutare se questa modalità smart favorisca davvero la partecipazione e quale sia l’impatto sull’elettorato.

Le lezioni fuori scuola restano sempre possibili

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Il divieto di deliberare e organizzare gite, viaggi di istruzione e uscite didattiche non preclude la possibilità di utilizzare spazi esterni agli edifici nella diretta disponibilità delle istituzioni scolastiche, per garantire il distanziamento durante l’attività didattica. Lo ha spiegato ai dirigenti scolastici il capo dipartimento del ministero dell’istruzione, Max Bruschi, con una nota emanata il 14 ottobre scorso (1870). Facendo riferimento all’articolo 1, comma 6, lettera s), del decreto del presidente del consiglio del 13 ottobre scorso, Bruschi ha chiarito che le nuove regole non si riferiscono alle ordinarie attività didattiche organizzate dalle singole istituzioni scolastiche in spazi alternativi ubicati all’esterno degli edifici scolastici. E cioè a quelle attività poste in atto allo scopo di tradurre le indicazioni dirette a prevenire e contenere la diffusione del contagio con l’individuazione di ulteriori aree volte a favorire il distanziamento fisico in contesti di azione diversi da quelli usuali. Pertanto, restano regolarmente consentite tutte le attività didattiche da svolgersi in altri ambienti, come per esempio parchi, teatri, biblioteche, archivi, cinema, musei, anche a seguito di specifici accordi quali i «patti di comunità» , in collaborazione con gli enti locali, le istituzioni pubbliche e private variamente operanti sui territori, le realtà del terzo settore e tutti coloro i quali hanno non solo aderito, ma applicato il principio di sussidiarietà e di corresponsabilità educativa.

Il capo dipartimento ha ricordato, inoltre, che docenti e Ata anti-Covid in caso di lockdown non saranno più licenziati e saranno posti in smart working, così come previsto dall’articolo 32, comma 6-quater, del decreto-legge 104/2020, così come modificato dalla legge di conversione 126/2020. Bruschi ha ribadito, inoltre, che sull’utilizzo dell’«organico Covid» restano ferme le disposizioni impartite con la nota 13 ottobre 2020, n. 1843. Ha chiarito inoltre che, trattandosi di docenti assunti su posto comune, l’organico Covid non può essere utilizzato per attività di sostegno alle classi con alunni con disabilità, «salvo i casi in cui, assolte le esigenze prioritarie di copertura dell’orario curricolare delle classi» si legge nella nota «risulti applicabile, in via analogica e su base volontaria, l’articolo 14, comma 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66».

Prof anti-Covid non licenziabili

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

È ufficiale: i docenti anti-Covid non saranno licenziati in caso di lockdown. Ma i presidi ne hanno chiesti pochi e ne hanno assunti pochissimi (impossibile avere dati ufficiali)dei 50mila previsti dal governo. Perché se si assentano non ci sono soldi per sostituirli e con l’emergenza sanitaria in atto, che impone il distanziamento, non si può nemmeno disporre la distribuzione degli alunni della classe scoperta un po’ per parte in altre classi. Finora, quindi, i dirigenti scolastici hanno utilizzato i fondi per il cosiddetto organico Covid per assumere prevalentemente collaboratori scolastici. E per farlo hanno dovuto vincere anche le resistenze dei diretti interessati, preoccupati dalla prospettiva di essere licenziati per giusta causa in caso di lockdown. Questo ulteriore problema, però, è stato definitivamente rimosso dal legislatore. Sulla Gazzetta Ufficiale del 13 ottobre scorso, infatti, è stata pubblicata la legge di conversione (126/2000) del decreto-legge 104/2020 (cosiddetto decreto Agosto). Il dispositivo contiene una modifica alla norma che prevedeva il licenziamento per giusta causa dei docenti e degli Ata anti-Covid in caso di lockdown (si veda l’articolo 231-bis, comma 1, lettera b) del decreto-legge 34/2020). Modifica che consiste nella sostituzione del licenziamento con la previsione dello smart working in caso di lockdown.

Il testo attualmente vigente dell’articolo 231-bis dispone infatti che «in caso di sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica il personale di cui al periodo precedente (docenti e Ata anti-Covid n.d.r.) assicura le prestazioni con le modalità del lavoro agile». In buona sostanza, dunque, le nuove disposizioni equiparano il trattamento del personale anti-Covid a quello del restante personale a tempo determinato: in caso di chiusura delle scuole per Covid, i docenti e Ata lavoreranno in smart working. La modifica era stata già approvata al senato: si tratta del cosiddetto emendamento De Petris, dal nome della senatrice di Liberi e Uguali, Loredana De Petris, che ne è la prima firmataria (39.2 nuovo testo). E dopo l’approvazione definitiva anche alla camera, la legge di conversione del decreto agosto è stata pubblicata in Gazzetta e dispiega già effetti. Appena in tempo per evitare il licenziamento dei docenti e degli Ata anti-Covid della Campania. Che dopo la chiusura delle scuole disposta dal presidente della regione, Vincenzo De Luca, con l’ordinanza 79 del 15 ottobre scorso, sarebbero andati incontro al licenziamento «per giusta causa» previsto dalla precedente stesura dell’articolo 231-bis del decreto 34. A questa misura, peraltro, è stata data pronta attuazione dal ministero dell’istruzione con l’ordinanza 83/2020 (si veda l’articolo 3, comma 2). Va detto subito, però, che secondo quanto risulta a Italia Oggi, le 50mila nuove assunzioni ipotizzate dal ministero dell’istruzione sono rimaste in massima parte solo sulla carta.

I dirigenti scolastici, infatti, si sono limitati ad assumere solo poche migliaia di collaboratori scolastici e qualche centinaio di docenti in tutta Italia. Ciò non si deve all’inerzia dei capi d’istituto: il motivo è dovuto essenzialmente al fatto che le assunzioni anti-Covid non comportano un incremento dell’organico. Pertanto, qualora un docente anti-Covid dovesse assentarsi, il dirigente scolastico si troverebbe nella impossibilità materiale di assumere un supplente. In pratica non si tratta di nuovi posti e cattedre, ma di soldi in più. Pertanto, una volta esaurito il budget con l’assunzione, non ci sono altri soldi per pagare il supplente in caso di assenza del titolare. La questione è stata spiegata a chiare lettere e con una nota ufficiale dal direttore generale dell’ufficio scolastico per il Piemonte Fabrizio Manca. Che si è spinto fino a minacciare sanzioni nei confronti dei dirigenti scolastici piemontesi che non dovessero rispettare il budget (si veda la nota 11306 del 28 settembre scorso).

Insomma, la misura dell’organico Covid, finora, si è rivelata un autentico flop. Tanto più che molti aspiranti docenti e Ata, contattati dalle scuole per l’assunzione, hanno rifiutato le nomine proprio nel timore di andare incontro al licenziamento per giusta causa. Che preclude anche la possibilità di partecipare ai concorsi. È probabile, dunque, che la maggioranza abbia fatto passare l’emendamento De Petris anche nel tentativo di rendere più appetibile le nomine sul cosiddetto organico Covid. Perlomeno rimuovendo il deterrente del licenziamento per giusta causa, che rende particolarmente difficoltoso il reperimento dei precari da assumere. Resta il fatto, però, che questa nuova misura, pur rendendo più agevole il reperimento di docenti e Ata da assumere sull’organico Covid, non risolve il problema della inesistenza di fondi utili a garantire le eventuali sostituzioni. Il problema si pone in modo particolare per i docenti. E ciò spiega la più che comprensibile riluttanza dei dirigenti scolastici ad assumere docenti con la prospettiva di gravi complicazioni organizzative in caso di assenze.

Tfs/Tfr, l’Inps ha firmato Ora tocca a Mef e Lavoro

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Manca solo la firma dei ministri dell’economia, Roberto Gualtieri, e del lavoro, Nunzia Catalfo, sotto la convenzione Inps sul fondo di garanzia. Dopo di che i docenti e i non docenti, che sono andati in pensione e che dovrebbero attendere ancora un bel po’ prima di ottenere il versamento della liquidazione, potranno finalmente chiedere l’anticipo del Tfs o del Tfr. Il 15 ottobre scorso, infatti, il consiglio di amministrazione dell’Inps ha approvato la convenzione con la quale viene affidata all’ente previdenziale la gestione del fondo di garanzia per l’accesso all’anticipo finanziario dei trattamenti di fine servizio (Tfs) e di fine rapporto (Tfr) spettanti ai dipendenti pubblici. La convenzione passa ora alla firma del titolare del dicastero di via XX settembre e del ministro del lavoro. Dopo di che i lavoratori della scuola cessati dal servizio potranno accedere a finanziamenti, a valere sul futuro Tfs/Tfr loro spettante, fino a un massimo di 45.000 euro attraverso le banche, alle quali l’Inps assicurerà la piena agibilità della garanzia a supporto dell’anticipo. Per accelerare l’operatività dei finanziamenti, l’istituto ha già trasmesso ai ministeri competenti anche la bozza di circolare contenente le istruzioni operative per l’accesso alla garanzia, dirette agli enti erogatori e alle banche.

Per accedere al beneficio i lavoratori interessati dovranno anzitutto presentare una domanda all’Inps per ottenere il rilascio delle certificazioni del diritto all’anticipo. Certificazioni che dovranno essere rilasciate entro 90 giorni dalla data di presentazione delle istanze. Dopo avere ottenuto la certificazione, i pensionati presenteranno la domanda vera e propria alla banca, avendo cura di allegare la certificazione del diritto rilasciata dall’Inps, la bozza di contratto debitamente sottoscritta e l’autocertificazione dello stato di famiglia. Le domande potranno essere presentate in qualsiasi momento dagli aventi diritto, direttamente oppure tramite un patronato.

Il versamento dell’anticipo avverrà all’esito positivo della procedura di accertamento dei requisiti, da parte della banca, direttamente sul conto corrente indicato dall’interessato, entro 15 giorni.

Il Tar dà ragione a De Luca Il concorso però si fa lo stesso

da ItaliaOggi

Carlo Forte

La sospensione delle attività didattiche e delle riunioni degli organi collegiali disposta dal presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, è legittima. Lo ha stabilito la V sezione del Tar della Campania con un’ordinanza pubblicata ieri (01922/2020). Ma nonostante la chiusura delle scuole le prove del concorso straordinario, previste per giovedì prossimo in Campania e nel resto d’Italia, si terranno regolarmente. Il differimento delle prove era stato chiesto dal Pd, dalla Lega, che denuncia i rischi legati soprattutto ai trasporti, e dai sindacati, ma la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina è stata irremovibile. Resta il fatto, però, che la scuola è un luogo sensibile per quanto riguarda il rischio da contagio Covid. E secondo il Tar Lazio la decisione di De Luca è irreprensibile.

Il collegio ha argomentato la pronuncia spiegando che la misura adottata dal presidente della regione Campania, con l’ordinanza 79/2020, è diretta alla tutela della salute pubblica minacciata dall’aumento esponenziale dei casi positività al Covid 19 determinata dalla riapertura delle scuole. Positività che si è «verificata non solo limitatamente alla sede intrascolastica» si legge nell’ordinanza «ma anche con riguardo ai contatti sociali necessariamente indotti dalla didattica in presenza».

Secondo il Tar la misura adottata dal governatore campano rispetta anche il canone di proporzionalità in ragione «della progressiva saturazione delle strutture di ricovero e cura, su base regionale, per effetto della diffusione del contagio, ben rilevante anche in ottica di prevenzione dell’emergente rischio sanitario».

In buona sostanza, dunque, la sospensione delle attività didattiche non è dovuta solo al mero rischio di contagio all’interno delle scuole, ma anche e soprattutto all’aumento delle occasioni di contagio dovute ai contatti sociali che derivano dagli spostamenti, dagli assembramenti davanti alle scuole prima e dopo l’inizio delle lezioni, dall’affollamento dei mezzi pubblici e dai tanti episodi di violazione delle norme sanitarie che rischiano di mandare in tilt gli ospedali.

Legge di bilancio, 95 euro per il contratto scuola

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Arriveranno 3 miliardi e 715 milioni di euro. È questa la cifra messa a disposizione dal governo per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. La somma sarà inserita nella prossima manovra finanziaria, ma sarebbe sufficiente appena per un aumento a regime di 95 euro lordi mensili. I sindacati hanno chiesto almeno altri 2 miliardi, ma il governo avrebbe intenzione di aumentare la dotazione finanziaria di non più di 500 milioni di euro.

Parte di questa cifra rimarrebbe comunque indisponibile per garantire la perequazione delle retribuzioni più basse prorogando le misure già adottate con il precedente contratto. E ciò frenerebbe inevitabilmente gli aumenti anche dei dipendenti con stipendi più alti. Resta fermo il meccanismo del coefficiente fisso per il calcolo degli aumenti, che penalizza fortemente i lavoratori della scuola rispetto ai lavoratori degli altri settori e comparti. Anche quest’anno, infatti, nel disegno di legge di bilancio i fondi per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego prevedono stanziamenti complessivi. E non vi è alcun accenno alla necessità di compensare almeno in parte le sperequazioni di reddito tra gli importi delle retribuzioni del personale della scuola e il resto del pubblico impiego.

Le retribuzioni annuali del personale scolastico si collocano al di sotto della media del pubblico impiego di circa 6 mila euro. E il divario è destinato ad ampliarsi, se non verrà modificato il criterio con il quale vengono fissati gli importi degli incrementi retributivi da applicare alle varie categorie del pubblico impiego. La prassi invalsa consiste nel dividere la somma stanziata nella legge di bilancio per il numero degli addetti di tutti i comparti e applicare il coefficiente che ne deriva alle retribuzioni in godimento. Ciò comporta, inevitabilmente, aumenti maggiori per chi percepisce di più e minori incrementi per chi ha retribuzioni di partenza più basse. L’effetto, dunque, è quello di allargare costantemente la forbice.

Azzolina: nuovo Dpcm in vigore dal 21 ottobre, ecco cosa cambia per la scuola

da OrizzonteScuola

Di Ilenia Culurgioni

Il nuovo Dpcm approvato ieri entrerà in vigore mercoledì 21. Cosa comporta per il mondo della scuola? A spiegarne i punti principali è la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina su Facebook.

“Dopo aver centrato tutti insieme l’obiettivo della ripresa della didattica in presenza e in sicurezza, come dimostrano i dati raccolti dal Ministero e certificati dalle autorità sanitarie competenti, ci è richiesto un ulteriore sforzo, al fine di venire incontro alle esigenze complessive del sistema Paese per il contenimento dell’emergenza Covid”, afferma Azzolina.

Ecco le misure del Dpcm per le scuole spiegate dalla ministra.

Secondo ciclo di istruzione
Previa comunicazione al Ministero dell’istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali.
Le scuole secondarie di secondo grado:

  • Adottano ulteriori forme di flessibilità, anche incrementando il ricorso alla Didattica Digitale Integrata.
  • Modulano ulteriormente (rispetto a quanto già disposto da settembre e grazie al lavoro fatto quest’estate) orari di ingresso e uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani; nell’ambito di questa ulteriore modulazione, dispongono che l’ingresso a scuola non avvenga prima delle ore 9.00.

Si ribadisce, quindi, che le “situazioni critiche e di particolare rischio”, rappresentate da autorità sanitarie ed enti locali, sono le sole che giustificano una eventuale revisione di quanto già stabilito, anche con riferimento all’ingresso posticipato alle ore 9.00, che deve essere disposto unicamente qualora ricorrano le condizioni sopra descritte.

Salvo questi casi, non è necessario modificare orari di entrata e uscita e tutto quanto sia collegato alla scansione temporale definita dall’inizio dell’anno scolastico.

Scuola dell’Infanzia e Primo ciclo di istruzione
Per quanto concerne la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, nulla cambia, nella riconosciuta priorità di garantirne l’ordinato svolgimento in presenza dell’attività educativa e didattica, al fine di rispondere a precise motivazioni didattiche e ad una esigenza sociale complessiva.
Come previsto dal “Piano Scuola”, varato a giugno, per operare in piena sinergia con tutti gli attori istituzionali coinvolti, saranno svolte le riunioni dei tavoli e delle conferenze regionali e locali, previste dal c.d. “Piano Scuola”, per coordinare e monitorare le azioni da adottare.
Gli Uffici di ambito territoriale(UAT), in raccordo con gli Uffici scolastici regionali(USR), assicureranno coordinamento e supporto alle istituzioni scolastiche e all’azione dei Dirigenti Scolastici.

Nuovo DPCM, scuole superiori: ingresso alle 9 solo in caso di situazioni critiche. NOTA Ministero [PDF]

Riunioni organi collegiali in presenza e a distanza. Nota Ministero

da OrizzonteScuola

Di redazione

“Le riunioni degli organi collegiali possono essere svolte sia in presenza sia a distanza sulla base della possibilità di garantire il distanziamento fisico e, di conseguenza, la sicurezza dei partecipanti”.

E’ quanto prevede il nuovo Dpcm e quanto viene poi confermato dalla nota ministeriale n. 1896

Il Dpcm – si legge –  introduce la possibilità che le operazioni legate al rinnovo degli organi collegiali possano avvenire a distanza, nel rispetto dei principi di segretezza e libertà nella partecipazione.

Nuovo DPCM, scuole superiori: ingresso alle 9 solo in caso di situazioni critiche. NOTA Ministero [PDF]

Nuovo DPCM, scuole superiori: ingresso alle 9 solo in caso di situazioni critiche. NOTA Ministero

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

I sindacati sono stati convocati, nel pomeriggio, al Ministero dell’Istruzione, per comunicazioni in merito al DPCM 18 ottobre che contiene anche misure per la scuola. Tra le misure previste c’è anche quella che riguarda la possibilità di entrare a scuola alle 9.

Ciò che è stato annunciato da Conte e poi scritto nel DPCM pubblicato in Gazzetta Ufficiale, non sarà la regola da mercoledì 21, ma come già correttamente interpretato dalla nostra testata, sarà valido solo in casi eccezionali e debitamente deliberati dai vari comitati regionali per l’emergenza Covid-19.

Per il primo ciclo si conferma che le attività didattiche si svolgono in presenza, mentre per il secondo ciclo la possibilità di variare rispetto a quanto già predisposto per l’avvio dell’anno scolastico è ipotizzabile, ma solo “previa comunicazione al Ministero dell’istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali” e segnalate dai tavoli regionali.

Le scuole secondarie potranno rimodulare gli orari di ingresso e uscita, decidere di programmare turni pomeridiani o l’inizio delle attività a partire dalle 9,00 o svolgere le attività didattiche da remoto, ferma restando l’attenzione per gli studenti che necessitano di particolare inclusione, ma solo nei casi specifici che richiedessero tali interventi come rilevato dai tavoli regionali.

Scarica la NOTA 1896

Il DPCM pubblicato ha riscritto – tra l’altro – la lettera r) del comma 6 dell’articolo 1 del D.P.C.M. 13 ottobre 2020. Tale disposizione suggerisce di incrementare l’utilizzo della didattica a distanza e di scaglionare gli orari di ingresso anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani, prevedendo che l’ingresso non avvenga mai prima delle ore 9,00. Entrambe le misure previste sono subordinate alla “previa comunicazione al Ministero dell’istruzione da parte delle autorità regionali, locali o sanitarie delle situazioni critiche e di particolare rischio riferite agli specifici contesti territoriali”.

Scarica il testo definitivo

Emergenza COVID: sanificazione locali e arredi scolastici. Quali i compiti dei collaboratori scolastici

da OrizzonteScuola

Di redazione

comunicazione UIL Scuola – Giungono numerose richieste di chiarimento relative agli ormai numerosi ordini di servizio da parte di alcuni Dirigenti Scolastici e rivolti al personale ATA in ordine alla sanificazione degli ambienti scolastici anche attraverso l’uso di macchinari specifici e prodotti nocivi per la salute personale.

A tal fine ricordiamo che attiene ai collaboratori scolastici, come previsto dal CCNL Scuola, …la sola pulizia dei locali, degli spazi comuni e degli arredi…per cui non si fa alcun riferimento ad altri trattamenti se non alla semplice pulizia attraverso prodotti detergenti e igienizzanti.

A rafforzamento di tale tesi è intervenuto il protocollo d’intesa per l’avvio dell’anno scolastico 2020/21 sottoscritto tra il MIUR e le organizzazioni sindacali in data 6 agosto 2020 che testualmente prevede …l’igienizzazione dei luoghi e delle attrezzature attraverso l’utilizzo di semplice materiale detergente, con azione virucida….

Il rapporto “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: superfici, ambienti interni e abbigliamento”, pubblicato il 15 maggio dall’Istituto superiore di sanità (ISS) sul suo sito istituzionale, fornisce indicazioni, basate sulle evidenze a oggi disponibili, in tema di trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2, di sopravvivenza del virus su diverse superfici e di efficacia dei prodotti utilizzati per la pulizia e la disinfezione/sanitizzazione dei locali. Le indicazioni contenute nel documento considerano anche l’impatto ambientale e i rischi per la salute umana connessi al loro utilizzo. Il Rapporto include anche indicazioni sul trattamento del tessile da effettuarsi in loco (sia abbigliamento in prova che superfici non dure quali arredi imbottiti, tendaggi, ecc) e precisa i termini usati nell’ambito della disinfezione chiarendo la differenza tra disinfettante, sanificante, igienizzante per l’ambiente e detergente.

I prodotti che vantano un’azione disinfettante battericida, fungicida, virucida – sottolinea il Rapporto – o una qualsiasi altra azione tesa a distruggere, eliminare o rendere innocui i microrganismi tramite azione chimica, ricadono in due distinti processi normativi: quello dei Presidi Medico-Chirurgici (PMC) e quello dei biocidi.
I vari prodotti per la disinfezione che possono vantare proprietà nei confronti dei microorganismi, sono diversi dai detergenti e dagli igienizzanti con i quali, pertanto, non vanno confusi.

Lo stesso IIS descrive dettagliatamente la differenza tra i vari termini a volte impropriamente utilizzati.

  • Sanificazione: è un “complesso di procedimenti e operazioni” di pulizia e/o disinfezione e comprende il mantenimento della buona qualità dell’aria anche con il ricambio d’aria in tutti gli ambienti.
  • Disinfezione: è un trattamento per abbattere la carica microbica di ambienti, superfici e materiali e va effettuata utilizzando prodotti disinfettanti (biocidi o presidi medico chirurgici) autorizzati dal Ministero della Salute. Questi prodotti devono obbligatoriamente riportare in etichetta il numero di registrazione/autorizzazione.
  • Igienizzazione dell’ambiente: è l’equivalente di detersione ed ha lo scopo di rendere igienico, ovvero pulire l’ambiente eliminando le sostanze nocive presenti. I prodotti senza l’indicazione dell’autorizzazione del ministero della Salute che riportano in etichetta diciture sull’attività ad es. contro germi e batteri, non sono prodotti con attività disinfettante dimostrata ma sono semplici detergenti per l’ambiente (igienizzanti).
  • Detersione: consiste nella rimozione e nell’allontanamento dello sporco e dei microrganismi in esso presenti, con conseguente riduzione della carica microbica. La detersione e un intervento obbligatorio prima di disinfezione e sterilizzazione, perché lo sporco è ricco di microrganismi che vi si moltiplicano attivamente ed è in grado di ridurre l’attività dei disinfettanti.
  • Pulizia: per la pulizia si utilizzano prodotti detergenti/igienizzanti per ambiente – i due termini sono equivalenti – che rimuovono lo sporco mediante azione meccanica o fisica.
  • Sterilizzazione: processo fisico o chimico che porta alla distruzione mirata di ogni forma microbica vivente, sia in forma vegetativa che in forma di spore.

Ne consegue che qualsiasi attività specifica che riguardi la pulizia/igienizzazione/sanificazione dei locali scolastici e degli arredi attraverso macchinari e prodotti specifici che potrebbero essere nocivi per il personale, debba essere effettuata da ditte specializzate.

Giuseppe D’Aprile

Segretario Nazionale

Legge di Bilancio, Conte: “Abbiamo stanziato 1,2 miliardi per assumere i docenti di sostegno”

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

“Abbiamo stanziato 1,2 miliardi, una somma cospicua, per assumere i docenti di sostegno per ragazzi con disabilità”.

Così il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa a Palazzo Chigi.

E ancora: “La manovra ha due obiettivi: sostegno e rilancio dell’economia italiana. Non prevediamo aumenti di tasse, una scelta precisa, indirizzo politico che abbiamo perseguito fino all’ultimo. Abbiamo disposto la sospensione dei pagamenti delle cartelle esattoriali, partiranno all’inizio del prossimo anno. Bloccati anche pignoramenti di stipendi e pensioni”.

6,1 miliardi per scuola e Università

Questa è la cifra che andrà al settore istruzione e per il diritto allo studio. Poi è previsto, infatti, un contributo di 500 milioni di euro l’anno per il diritto allo studio e sono stanziati 500 milioni di euro l’anno per il settore universitario

Nuovi assunti per il sostegno

Con una spesa di 1,2 miliardi di euro a regime, il Governo finanzierà l’assunzione di 25mila nuovi docenti di sostegno

Edilizia scolastica

Anche l’edilizia inclusa nella manovra, con un finanziamento di 1,5 miliardi di euro.