Covid-19: dati su scuole forniti a ISS per puntuale analisi

Covid-19, Ministero: dati su scuole forniti a ISS per puntuale analisi. Dal sistema scolastico grande impegno per la raccolta di informazioni

Con riferimento ai dati relativi ai casi di infezione da SARS-Cov-2 rilevati in ambito scolastico, il Ministero dell’Istruzione comunica di aver condiviso, fin dall’inizio, i risultati del monitoraggio condotto attraverso i dirigenti scolastici con l’Istituto Superiore di Sanità, per contribuire alle analisi epidemiologiche.

Il sistema scolastico si è impegnato, fin dalla prima settimana di lezioni, per dare il proprio sostegno alla raccolta di informazioni, contribuendo a completare il quadro epidemiologico generale e a disegnare il trend di quanto osservato nelle scuole italiane in relazione al Covid-19.

Quest’attività testimonia l’attenzione che il Ministero dell’Istruzione ha avuto nei confronti della sorveglianza epidemiologica, con lo scopo di contribuire a ridurre la diffusione dell’epidemia.

Tutti i dati sono in possesso delle autorità sanitarie, a cui sono trasferiti settimanalmente per la loro analisi nell’ambito del quadro epidemiologico generale.

L’ipotesi di CCNI sulla DDI e lo specchio di Dorian Gray

L’ipotesi di CCNI sulla DDI e lo specchio di Dorian Gray

Secondo quanto previsto dal decreto-legge 22 aprile 2020, n. 22, convertito con modificazioni dalla legge 6 giugno 2020, n. 41 art. 3-ter, il 25 ottobre scorso è stata firmata, al momento, da due sole organizzazioni sindacali, l’ipotesi del CCNI concernente le modalità e i criteri sulla base dei quali erogare le prestazioni lavorative e gli adempimenti connessi resi dal docente del comparto “Istruzione e ricerca”, nella modalità a distanza. 

Non essendo ancora efficace la sottoscrizione del CCNI, la nota ministeriale n. 1934 del 26 ottobre 2020 recante indicazioni operative per lo svolgimento delle attività nella DDI ha il carattere di un vero e proprio atto unilaterale. 

Secondo l’ANP, l’ipotesi contrattuale poco aggiunge alle indicazioni già fornite dalle Linee guida per la DDI. Piuttosto, lascia aperte diverse questioni che, per la frequenza con cui potranno verosimilmente verificarsi le situazioni da esse determinate, impattano sulla gestione dell’attività didattica. 

Prendiamo il caso del docente in quarantena o in isolamento fiduciario le cui classi siano presenti a scuola: secondo l’art. 1, c. 3 dell’ipotesi di CCNI il docente svolgerà la DDI laddove sia possibile garantire la compresenza con altri docenti non impegnati nelle attività didattiche previste dai quadri orari ordinamentali e, comunque, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 28 del CCNL 2016/18. La soluzione pare poco praticabile: quante compresenze sono effettivamente a disposizione della scuola? Le ore di potenziamento sono già state assorbite, in gran parte, dalla copertura dei vuoti di organico determinati dall’inefficace funzionamento delle chiamate da GPS. E, soprattutto, quale dovrebbe essere il ruolo del docente presente in aula, mentre il collega in quarantena tiene la propria lezione da casa? Sembrerebbe introdursi, così, una nuova figura di docente, il ‘vigilante’, destinataria di tutte le responsabilità di cui all’art. 2048 c.c. Il che renderebbe improprio il riferimento all’art. 28 del CCNL 2016/2018: non sembra certo un gran riconoscimento alla complessità della funzione docente. 

Ci chiediamo, inoltre, cosa succederebbe se, in assenza del ‘vigilante’, la scuola non avesse altra scelta che nominare un supplente per le sole classi in presenza. In tal caso, su alcune cattedre risulterebbero in servizio due docenti contemporaneamente: uno in quarantena per le ore delle classi anch’esse in quarantena, un altro in aula per le ore delle classi in presenza. 

Nei successivi articoli 2 e 3 – “Quote orarie settimanali minime di lezione” e “Ripartizione dell’orario di lavoro” – si richiamano alla lettera le Linee guida per la DDI e si rimanda a quanto stabilito dalle istituzioni scolastiche nei rispettivi Piani scolastici per la DDI, ma non si chiariscono alcuni aspetti fondamentali: le modalità di recupero, in caso di durata dell’unità di lezione inferiore a 60 minuti, e in che modo le attività asincrone possano essere quantificate all’interno dell’orario di servizio. Si tratta di questioni ampiamente prevedibili, anche alla luce dell’esperienza di DAD dei mesi scorsi, alle quali l’ipotesi contrattuale avrebbe dovuto dare delle risposte univoche.  

Ciò induce a un’amara constatazione: il sistema scuola è come Dorian Gray che, guardandosi allo specchio, si vede eternamente giovane e fresco. Applica alla modalità a distanza le stesse dinamiche, sempre più inefficaci, e le stesse metodologie, decisamente superate, che caratterizzano da tempo l’attività in presenza, fingendo che la didattica innovativa, non solo sincrona ma anche asincrona, attuata negli ultimi anni non sia mai esistita. Avremmo sperato che questo CCNI desse finalmente riconoscimento alla professionalità che tanti docenti hanno dimostrato di possedere nelle prassi didattiche (moderazione di forum, TED e blog, debateflippedclassroomecc.) che costituiscono, oramai, un know-how di punta. Tale realtà, per le parti che hanno sottoscritto il CCNI, semplicemente non esiste in quanto non è contestualizzabile nel CCNL del 2006-2009 né in quello del 2016-2018. 

Riteniamo, pertanto, che si sia persa l’ennesima occasione per offrire alle scuole delle indicazioni precise e che, cosa ancor più grave, non si si sia voluto prendere atto del lavoro innovativo di tanti docenti che continua a non essere riconosciuto. 

Il sistema scuola, come Dorian Gray, subisce il passare del tempo e non si rende conto che è ormai invecchiato perché ha deciso di utilizzare uno specchio che mente.  

L’ANP scommette sulla scuola reale, che accetta la sfida dei tempi senza temerla.  

Studenti disabili, BES e DSA in presenza con la classe a distanza? “Non è inclusione”

Studenti disabili, BES e DSA in presenza con la classe a distanza? “Non è inclusione”

SuperAbile INAIL del 29/10/2020

Evelina Chiocca, presidente del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno, commenta le indicazioni attuative del Dpcm del 24 ottobre trasmesse dal Miur, che raccomanda la frequenza in presenza di questi studenti. “Se il gruppo non è eterogeneo e il ragazzo disabile è l’unico in classe, è un contesto di discriminazione. Chiediamo al Miur garantisca gruppi eterogenei in presenza”

ROMA. Didattica a distanza, ma studenti disabili, DSA e BES in presenza: a raccomandarlo ai dirigenti scolastici è la nota 1927 del Miur, che contiene le indicazioni attuative del Dpcm del 24 ottobre, il quale ha incrementato al 75% per le scuole superiori il ricorso alla didattica a distanza. Il ministero ora rammenta e rilancia quanto previsto nel decreto del Miur 89/2020 e nell’Ordinanza 134/2020: per l’appunto, la frequenza in presenza degli studenti con disabilità, disturbi dell’apprendimento o bisogni educativi speciali. Abbiamo chiesto a Evelina Chiocca, presidente del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno, cosa pensi di questa indicazione e se e come questa possa essere applicata e opportunamente tradotta in organizzazione didattica all’interno delle scuole.

“Entrambi i provvedimenti citati dal Miur – precisa innanzitutto Chiocca – richiamano alla possibilità di interventi presso il domicilio, mediante l’attivazione, stanti le condizioni, del servizio di istruzione domiciliare. Dimenticano, però, di richiamare anche il Piano scuola, allegato al decreto ministeriale 39/2020, di cui il decreto 89/2020 dovrebbe costituire il dispositivo applicativo. La considerazione è dovuta, in quanto nei provvedimenti successivi al Piano scuola. se da un lato si sollecita la possibilità della frequenza in presenza, dall’altra si omette il richiamo a garantire ‘la frequenza scolastica in presenza, in condizioni di reale inclusione’. Questo comporta che si mantengano le attività didattiche ‘direttamente dalla o nella scuola’, con la presenza, in ciascuna classe, di un gruppo di alunni, e fra questi l’alunno con disabilità: gruppo eterogeneo per capacità dei presenti”.

È proprio qui, per Chiocca, il punto cruciale: “Il fatto è che una lettura veloce del testo può indurre a pensare che, in presenza, debbano esserci unicamente alunni con disabilità insieme ad altri scolasticamente fragili, andando a ricostituire, di fatto, le classi differenziali o classi speciali abolite nel lontano 1977. Ed è ciò che, in molte scuole, sta accadendo”. Un’organizzazione, questa, che non ha nulla di inclusivo, visto che “nelle aule entrano, come docenti, unicamente gli insegnanti incaricati su posto di sostegno, come se gli alunni con disabilità fossero alunni solo loro e non anche alunni degli altri docenti della classe”.

Dall’inclusione all’esclusione
In tutto questo, le famiglie in alcuni casi acconsentono, forse anche per la necessità, legittima, che il figlio sia a scuola, accompagnato e seguito da un insegnante, piuttosto che a casa, da solo davanti a un monitor, cosa peraltro impossibile per i casi più gravi. “Quanto sta accadendo trova in parte il consenso di alcuni genitori – riferisce Chiocca – che non valutano le conseguenze di una tale passiva accettazione che, nei fatti, discrimina gli alunni con disabilità nel loro diritto a stare insieme ai coetanei e a imparare all’interno delle ‘classi comuni’, come prescrive anche la legge 104/92. La frequenza si sostanzia, in questo caso, come condizione di esclusione, non certo come ‘condizione di reale inclusione’ auspicata dal ministero nei suoi provvedimenti”.
Per il Ciis, è quindi “fondamentale che il ministero intervenga urgentemente per ripristinare condizioni di legalità e di garanzia dell’esercizio del diritto degli alunni con disabilità – afferma Chiocca – Essi devono poter frequentare, in presenza, insieme a un piccolo gruppo di compagni della classe, con i docenti disciplinari, che si collegano da scuola a casa con gli altri studenti, e, per il monte-ore previsto, con il docente per le attività di sostegno. Bisogna scongiurare che questa situazione di emergenza si trasformi in una situazione di discriminazione nei confronti degli alunni con disabilità come pure dei loro compagni – conclude – Il diritto all’inclusione è un diritto reciproco e deve essere tutelato in ogni forma possibile”.

Docenti di sostegno a casa per quarantena o isolamento: continuano ad insegnare

Docenti di sostegno a casa per quarantena o isolamento: continuano ad insegnare, ecco come

Orizzontescuola del 29/10/2020

Decreto 19 ottobre 2020 del Ministro per la pubblica amministrazione. Personale docente e ATA in quarantena con sorveglianza attiva o in isolamento domiciliare fiduciario. Ecco le indicazioni del Ministero in modo specifico per gli insegnanti di sostegno.

ROMA. Il decreto legge 14 agosto 2020, n. 104 afferma che per quanto concerne le istituzioni scolastiche, non si applicano ordinamentalmente le disposizioni in materia di lavoro agile.

Eccezioni:
• su disposizione dell’autorità competente sia imposta la sospensione delle attività didattiche in presenza;
• nel caso “di quarantena con sorveglianza attiva o di isolamento domiciliare fiduciario”.

Il decreto, all’articolo 4, comma 2, stabilisce infatti che “nei casi di quarantena con sorveglianza attiva o di isolamento domiciliare fiduciario, ivi compresi quelli di cui all’articolo 21-bis, commi 1 e 2, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, il lavoratore, che non si trovi comunque nella condizione di malattia certificata, svolge la propria attività in modalità agile“.

Dunque, conclude la nota “fino all’eventuale manifestarsi dei sintomi della malattia, benché il periodo di quarantena sia equiparato, come si è visto, al ricovero ospedaliero, il lavoratore non è da ritenersi incapace temporaneamente al lavoro ed è dunque in grado di espletare la propria attività professionale in forme diverse”.
Il periodo di Quarantena con sorveglianza attiva è individuato con atto scritto dell’autorità sanitaria competente e ha la durata di dieci giorni effettivi, dalla data individuata dal provvedimento sanitario che la dispone.

Docenti di sostegno 
Per quanto attiene la circostanza dei docenti di sostegno, contitolari a pieno titolo delle classi in cui prestano servizio, si ritiene che la particolarità della loro funzione inclusiva per l’alunno con disabilità, in via ordinaria, debba essere considerata prioritaria rispetto alla necessità di gestione generalizzata del gruppo classe.
I Dirigenti scolastici, pertanto, potranno disporre il loro impiego in funzioni di supporto al docente in quarantena esclusivamente a orario settimanale invariato e nelle classi di cui siano effettivamente contitolari, sempre che non vi siano particolari condizioni ostative, legate alla necessità di gestione esclusiva degli alunni con disabilità loro affidati.
Nel caso in cui il docente di sostegno sia posto in quarantena, si ritiene di poter individuare, proprio nel principio della contitolarità sulla classe di tutti i docenti, la misura più idonea per garantire il diritto allo studio dell’alunno con disabilità, cui deve essere di norma consentita la frequenza delle lezioni in presenza.
Nella scuola primaria, in particolare, si potrà prevedere che il docente di sostegno posto in quarantena svolga le attività didattiche, opportunamente condivise e programmate in sede di programmazione settimanale, a favore dell’intero gruppo classe, potendosi temporaneamente attribuire la speciale presa in carico dell’alunno con disabilità al docente di posto comune della classe.

Educazione per il futuro

Educazione per il futuro: Epale e le sfide dell’apprendimento in età adulta” è il titolo del seminario nazionale online organizzato dal 4 al 6 novembre dall’Unità Epale Italia, la community per i professionisti dell’educazione degli adulti. A conclusione dei primi 5 anni di attività della piattaforma e sette anni del Programma Erasmus+ 2014-2020, l’incontro vuole fare il punto sull’educazione degli adulti in Italia, le sfide per valorizzare le competenze degli adulti e analizzare come è cambiata l’istruzione e formazione degli adulti in seguito alle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria.

Il seminario permetterà di delineare uno stato dell’arte dell’educazione degli adulti in Italia da una prospettiva europea, a partire dall’osservatorio della piattaforma Epale, con i suoi oltre 7.000 iscritti italiani che hanno la possibilità di confrontarsi con circa 80.000 utenti in Europa e le reti di esperti che mette in contatto creando sinergie trasversali. Saranno proposte riflessioni teoriche, con contributi dalla ricerca accademica, ed esperienze di istruzione e formazione sul campo, che hanno tradotto in pratica l’innovazione con risultati tangibili.

Il Presidente dell’Indire, Giovanni Biondi, che interverrà il 5 novembre, afferma “Se da un lato l’emergenza dovuta al Covid-19 ha accelerato la diffusione della didattica a distanza, dall’altro, è necessario che le scuole adottino un appropriato utilizzo delle tecnologie rispetto a una didattica online meramente “emergenziale”. La relazione docente-discente, che è alla base dell’apprendimento, deve essere mantenuta e vissuta nella nuova dimensione. Su questo aspetto, l’Indire è impegnata da anni a sostenere le scuole e i docenti in questo percorso di innovazione attraverso sperimentazioni e ricerche azione”.

Testimonianze che rafforzeranno la necessità di intervenire con proposte concrete sul cambiamento presente dove educare gli adulti rappresenta una protezione sociale cruciale in un tempo che richiede scelte nuove e nuovi rischi, e dove il contributo di tutta la comunità educante deve fare sistema per garantire l’apprendimento per tutti, per età diverse, e con l’accesso alle possibilità del mondo digitale perché non diventino nuovo elemento di disuguaglianza.

Per ognuno dei tre giorni del seminario verrà proposto un focus specifico:

RICERCA. Mercoledì 4 novembre – Competenze e formazione degli adulti per il futuro:  stato dell’arte dell’educazione degli adulti in Italia nel contesto europeo, in collaborazione con la RUIAP – Rete Universitaria Italiana dell’Apprendimento Permanente, e con la partecipazione dell’associazione europea per l’educazione degli adulti EAEA (European Association for the Education of Adults);

ESPERIENZEGiovedì 5 novembre – Istruzione inclusiva, educazione in carcere e occupazione: testimonianze, approfondimenti e discussioni con la partecipazione di docenti e rappresentanti degli enti attivamente coinvolti nell’istruzione, formazione e orientamento degli adulti in Italia, in collaborazione con la rete degli Ambasciatori Epale. Si entrerà in carcere grazie alle video interviste realizzate nella casa circondariale di Augusta e nel carcere femminile di Pozzuoli, e interverrà Daniela Ferrarello, la docente siciliana che dopo aver vinto l’Italian Teachers’ Prize nel 2017 ha devoluto il premio a favore del carcere dove insegnava per dare vita al pluripremiato laboratorio di matematica “Vietato non toccare”.

ERASMUS. Venerdì 6 novembre – L’educazione degli adulti in prospettiva europea: verso il nuovo programma Erasmus 2021-2027. Una riflessione sui risultati raggiunti e sulle prospettive future della collaborazione promossa da Erasmus, in collaborazione con l’Agenzia Erasmus+ Indire, e sui prossimi sviluppi di Epale, la learning community per l’apprendimento permanente.

Programma e informazioni sul seminario: https://epale.ec.europa.eu/it/content/educazione-il-futuro-epale-e-le-sfide-dellapprendimento-eta-adulta

L’evento si svolgerà online, con sessioni pomeridiane in diretta dalle 15.00 alle 18.00, cui sarà possibile contribuire con le domande in chat.

Per partecipare è necessario registrarsi entro il 2 novembre a questo link: https://cms.digivents.net/Registration/UserForm3.aspx?CodEvento=131228&IdForm=870&UK=

Hashtag ufficiale dell’evento: #EpaleIT20

SI BLOCCANO I LICENZIAMENTI (ED E’ GIUSTO), SI IMPEDISCONO LE ASSUNZIONI (ED E’ SBAGLIATO)

SCUOLA: ANQUAP SCRIVE AL MINISTRO AZZOLINA. PRESIDENTE GERMANI, SI BLOCCANO I LICENZIAMENTI (ED E’ GIUSTO), SI IMPEDISCONO LE ASSUNZIONI (ED E’ SBAGLIATO).  

ROMA, 29 OTT – “Nel settore privato il perdurare di un grave emergenza sanitaria, economica e sociale ha portato il legislatore – con più interventi – a bloccare i licenziamenti per tutelare l’occupazione e i lavoratori subordinati. Nel settore del pubblico impiego, dove il ruolo di datore di lavoro spetta allo Stato (e ad altre istituzioni pubbliche), si impediscono le assunzioni a tempo indeterminato di 182 vincitori del concorso a Direttori SGA delle scuole in Campania”.  Lo scrive Giorgio Germani, presidente nazionale di Anquap l’Associazione Nazionale Quadri delle Amministrazioni Pubbliche che opera prevalentemente nel settore istruzione in una lettera inviata alla Ministra dell’Istruzione Azzolina.   

“Queste assunzioni prescritte per legge (art. 32 ter Legge 126/2020) sono possibili dal 14/10/2020 ma l’organo competente (il Direttore Generale dell’USR Campania) non provvede (sono passati 15 giorni), nonostante i numerosi solleciti. Giusto bloccare i licenziamenti nelle condizioni di contesto emergenziale che stiamo vivendo – continua Giorgio Germani – sbagliato (anzi assurdo) impedire le assunzioni su posti pubblici effettivamente esistenti (e necessari) all’esito di un concorso per titolo ed esami particolarmente rigoroso, per i requisiti richiesti e le prove sostenute. Mi domando (e domando) come è possibile questa plateale contraddizione e perché i “superiori uffici” ministeriali non intervengono sull’USR Campania per richiamarlo ai suoi doveri, anche collegati al funzionamento delle scuole, e al rispetto dei diritti dei vincitori di concorso?

Per effetto dello stesso concorso saranno possibili ulteriori 676 assunzioni entro il 31/12/2020 in Emilia Romagna, Lazio, Liguria e Toscana. Facciamo appello- conclude –  affinché tutte le assunzioni si concretizzino, rimuovendo condotte ministeriali del tutto inaccettabili”.

DECRETO RISTORI

DECRETO RISTORI, AGORÀ SCUOLE PARITARIE: AIUTI PER DIDATTICA A DISTANZA VADANO A TUTTI GLI STUDENTI

Gli 85 milioni stanziati nel Dl Ristori (art.30) e destinati all’acquisto di dispositivi digitali per la fruizione delle attività di didattica digitale integrata, da concedere in comodato d’uso alle studentesse e agli studenti meno abbienti, sono sicuramente un bel segnale per la scuola italiana, perché se vogliamo davvero garantire la ripartenza del nostro paese dobbiamo investire prima di tutto nei nostri ragazzi.

L’Agorà chiede che tale stanziamento sia destinato anche alle scuole paritarie, senza che ci sia bisogno di un apposito emendamento al Decreto definitivo, affinché venga garantita una vera parità di trattamento.

Ci preme inoltre evidenziare due temi per i quali chiediamo al Governo una particolare attenzione:

·        la riapertura delle scuole ha comportato significativi incrementi di costi per le scuole paritarie in termini di maggiori costi del personale, di adeguamento delle strutture alle regole del distanziamento e di pulizia e sanificazione giornaliera;

·        gli studenti diversamente abili sono quelli maggiormente in difficoltà nella scuola “costretta” al distanziamento. Sono più di 13.600 gli alunni con disabilità che frequentano le scuole paritarie. La legge 128/2013 e la successiva legge 107/2015 hanno previsto importanti misure di potenziamento dell’insegnamento di sostegno per gli alunni delle scuole statali, senza però alcun riferimento ai disabili frequentanti le scuole paritarie, operando così una grave disparità di trattamento, soprattutto con riferimento alla scuola secondaria.

Chiediamo che, con la legge di bilancio 2021:

·       l’ammontare dei contributi straordinari messi a disposizione dal DL Rilancio venga riproposto anche per il 2021 quale ristoro dei maggiori costi suddetti.

·       venga incrementato il fondo annuale già previsto per gli alunni con disabilità che frequentano le scuole paritarie, a partire dal 2021, di ulteriori 100 milioni di euro (per poter riconoscere circa 10.000 euro ad alunno con disabilità).

Roma, 29 ottobre 2020

                                   Giancarlo Frare – Presidente nazionale AGeSC

Massimiliano Tonarini – Presidente nazionale CdO Opere Educative
                                   Pietro Mellano – Presidente nazionale CNOS Scuola
                                   Marilisa Miotti – Presidente nazionale CIOFS scuola
                                   Giovanni Sanfilippo – Delegato nazionale per le Relazioni Istituzionali FAES
                                   Virginia Kaladich – Presidente nazionale FIDAE
                                   Luigi Morgano – Segretario Nazionale FISM

Vitangelo Denora – Delegato Fondazione GESUITI EDUCAZIONE

Educazione civica

Educazione civica

È online il nuovo portale con informazioni e materiali utili sul nuovo insegnamento dell’Educazione civica obbligatorio, da quest’anno, fin dalla scuola dell’infanzia.

Costituzione, Diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà. Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio. Cittadinanza digitale.

Sono questi i tre assi su cui si basa il nuovo insegnamento e attorno a cui ruotano i contenuti della pagina dedicata dove, oltre alle Linee Guida sull’Educazione civica emanate a giugno, sono presenti, e verranno costantemente integrati, ulteriori materiali di approfondimento relativi alle esperienze che le singole scuole stanno realizzando.

Senza governo (del territorio)

Senza governo (del territorio)

Nubi pesanti si addensano sul Paese.

La recrudescenza violenta del virus, con il suo carico di dolore, sofferenze e anche di  un incalcolabile danno all’economia del Paese e al suo tessuto produttivo, apre lo scenario che non avremmo voluto. Il precipitare di una crisi sociale ed economica drammatica, dirompente. E i segnali già si intravedono.

Uno scenario forse imprevisto, forse rimosso troppo presto nei mesi scorsi. Quest’estate ha preso campo una narrazione che ci consolava con la caduta della carica virale della pandemia, della vita al sole e all’aperto che ricacciava indietro il virus; in alcune circostanze, colpiti da una improvvisa smania di protagonismo, alcuni  “esperti” ci illuminavano sulle sorti regressive del virus. E le scelte politiche, indubbio negarlo, ne hanno risentito, anche sospinte con forza da tante lobbies economiche che premevano per un “ritorno alla normalità”.

Scelte politiche, anche sospinte da un desiderio diffuso, del tutto comprensibile, di tornare a vivere, uscire, godere di musica, sport, teatro, ecc.; ritrovare soprattutto quella socialità reclusa dalla pandemia e dal silenzio sulle conseguenze affettive, psicologiche, educative che quelle esperienze avevano lasciato in tutti, dai più piccoli ai più grandi, nei lunghi mesi del confinamento. 

Io penso che questo contesto abbia pesato molto sulla riapertura della scuola. Quel fine settembre deve essere sembrato a qualcuno, nei mesi precedenti, una data di tutta sicurezza e tranquillità. Le pressioni del sindacato per un piano immediato di conferma del personale già impegnato, potenziamento degli organici, norme di sicurezza, ecc. devono essere state interpretate come eccessivo protagonismo sindacale da ignorare, sabotaggio in piena regola di chi affermava che tutto era pronto. Eccoli i risultati di questa penosa autodifesa. Una sconcertante situazione da cui appare chiaro un dato: l’amministrazione non aveva provveduto neppure a definire un piano B in caso di necessità. E allora avanti con l’improvvisazione, le pressioni sui dirigenti, territoriali e scolastici, per recuperare il tempo perduto e le cattedre ancora vuote, le disposizioni sanitarie come la spiegazione di ogni difficoltà e limite. Un quadro desolante e sconcertante.

Infine la ripartenza è arrivata e anche noi abbiamo pensato che finalmente si potesse iniziare a parlare di relazione educativa, di riflessione su quei mesi che hanno cambiato le nostre vite, di come dare un senso nuovo alla didattica in aula.

Il ritorno del virus ci ricaccia nel vicolo cieco, nella paura e nel dolore, nel ritorno della didattica a distanza, nella reiterazione di provvedimenti di emergenza non privi di limiti e di incertezze.

Ora, a cose fatte, il governo fa della scuola aperta, almeno in parte, un punto di non ritorno. Tutti colgono al volo che non si tratta di una scelta “culturale”. È la condizione difficilissima, al limite della resistenza, di un governo che non può tornare a chiudere il Paese, mentre monta una protesta in cui confluiscono pericolosamente spinte e tensioni di diverso tipo.

E allora la scuola del primo ciclo deve restare aperta per consentire l’attività di milioni di persone e si deve contenere, non meno del 75%, la frequenza alle scuole superiori, con l’obiettivo di alleggerire la pressione sui mezzi di trasporto.

Da qui è partita la gara tra diversi Presidenti di regione (non sono “governatori”, ricordiamolo sempre) a chi proponeva l’intervento più radicale. Non parleremo in questa sede della didattica a distanza fatta lasciando i giovani a casa.

Ci interessa invece cogliere ciò che questa situazione ha evidenziato più di quanto fosse chiaro prima: l’assenza di governo, del governo territoriale dei processi che più da vicino riguardano i cittadini: la scuola, la sanità, i trasporti. È del tutto evidente che non esisteva la prospettiva miracolosa di nuovi bus; l’unica strada praticabile era la concertazione, a livello territoriale, della rimodulazione degli orari di apertura /chiusura di uffici pubblici, scuole, esercizi commerciali, ecc., in modo da diluire le ondate di traffico ed evitare gli assembramenti. Ma questo governo territoriale, in cui le agenzie del trasporto, i sindaci, le organizzazioni sindacali, le associazioni degli utenti, i rappresentanti della scuola, avrebbero potuto ritrovarsi per decidere, non esiste. Esistono i presidenti di regione e i sindaci, in competizione e talvolta in conflitto, ciascuno a difendere le proprie intoccabili prerogative e tutti in diritto di decidere sulla scuola. Il territorio è diventato un non-luogo, svuotato pericolosamente di ogni istanza di partecipazione democratica. La responsabilità non è nelle norme che non mancano ma nella politica che non le attua. Ma non ci deve preoccupare di meno anche la povertà culturale di una politica che ha seppellito i valori di prossimità e il valore delle relazioni sociali.    

Attaccano l’autonomia della scuola, grida qualcuno. Ma quale autonomia! Senza un governo territoriale, l’autonomia è l’abbandono a se stessi, l’autarchia, il solipsismo. Ovviamente non se ne accorge l’ANP che crede di rappresentare le scuole e invece rappresenta solo una parte dei presidi. 

La crisi indotta dalla pandemia ha messo a nudo la debolezza strutturale dell’autonomia anche dal versante istituzionale; un limite che va aggredito, pena l’azzeramento delle potenzialità che l’autonomia aveva aperto nella scuola e nella società. Vediamo di non scordarcene, a fine pandemia.

Ma gli eventi di questi mesi ci dicono anche che dobbiamo sforzarci di programmare il futuro, sia pure con le diverse variabili aperte. Nessuno di noi può dire quando terminerà la pandemia o perlomeno quando sarà possibile riprendere una socialità meno compressa. E tuttavia dobbiamo prepararci a quella fase. Pensiamo ai nostri ragazzi/e; hanno perso oltre sei mesi di attività didattica in presenza nell’a. s. 2019/20. E ora, alle superiori, perderanno un altro periodo di didattica in presenza (1, 2, 3 mesi di apprendimenti, esperienze, maturazione di stili ecc.), anche se non tutti e non tutti nella stessa misura, avvertiranno il peso di questa perdita. Che cosa si pensa di fare quando sarà possibile tornare in piena attività?

Tirare una riga e basta? Come rimettere a punto un percorso formativo così compromesso? Con quali modalità, risorse, idee? Se questa discussione non la faranno innanzitutto i docenti nelle scuole, individuando ipotesi e proposte di lavoro, non la farà nessuno. Quando, come Associazione Proteo, abbiamo pensato a un protocollo pedagogico, pensavamo proprio a questo. Non facciamoci ricacciare indietro dalla paura. Il tempo del post pandemia deve iniziare adesso, anche nel pieno della durezza di questa fase, per iniziare un nuovo percorso verso una scuola capace di pensare e progettare il cambiamento profondo di cui ha bisogno.

Dario Missaglia

Coinvolgere il trasporto privato

UGL Scuola: per decongestionare le linee

Moltissime scuole di numerose province italiane, comprese quelle calabresi, hanno  annunciato la  sospensione delle lezioni in presenza e il ricorso alla didattica a distanza per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado e la stretta si sta estendendo, di ora in ora, anche ad istituti comprensivi. Scelta non certo inattesa e strettamente collegata ad una più generale ed evidente falla che riguarda le questioni trasporti e contagi in aula.

Appare, infatti, innegabile come sul territorio nazionale la diffusione dell’epidemia abbia registrato un deciso incremento con l’inizio delle attività scolastiche.   

Ma mentre i dirigenti e il personale della scuola fanno di tutto per garantire il rispetto delle regole, il trasporto diventa la principale criticità della questione.

Occorre dunque un immediato intervento delle Istituzioni affinché siano messe in atto le azioni necessarie a limitare la diffusione del contagio da Coronavirus.

Per consentire il raggiungimento dell’obiettivo, l’UGL Scuola chiede con forza che siano utilizzate le autolinee private a supporto del trasporto pubblico locale. In modo specifico nelle regioni, come la Calabria, dove il contagio sta duramente segnando le province.

Solo così – affermano all’UGL Scuola – la comunità avrà modo d’usufruire di un numero di mezzi di trasporto tali da decongestionare linee e orari di maggiore intensità offrendo in tempi brevi un valido supporto agli studenti pendolari.

Sul tema l’UGL Scuola ritiene non più procrastinabile una risposta e rivolgendosi alle autorità locali e centrali richiede un immediato intervento in tal senso.

           Ornella Cuzzupi                                                                Giovanna Spataro

   Segretario Nazionale UGL Scuola                                            Resp. UGL Scuola Cosenza

Roma, 29/10/2020    

Emiliano da domani chiuderà tutte le scuole in Puglia

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«Da venerdì 30 ottobre 2020 è sospesa l’attività didattica in presenza nelle scuole pugliesi di ogni ordine e grado»: lo ha dichiarato il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano annunciando l’emanazione di un’ordinanza sulla scuola.

«Le attività in presenza – spiega Emiliano – saranno possibili solo per i laboratori e per le esigenze di frequenza degli alunni con bisogni educativi speciali. La decisione è stata presa di fronte all’evidenza dei dati rilevati dai Dipartimenti di prevenzione».

«Nelle scuole primarie abbiamo numeri pesantissimi, restano escluse dal provvedimento le scuole per l’infanzia, dove la frequenza non è obbligatoria – ha aggiunto. Abbiamo verificato – ha concluso – che l’aumento dei contagi è coinciso con la riapertura delle scuole».

Secondo i dati forniti dalla Regione Puglia, «sono almeno 286 le scuole pugliesi toccate da casi Covid. Tutto questo in un solo mese di apertura – ha spiegato il governatore Michele Emiliano – perché in Puglia la scuola è iniziata il 24 settembre, ben 17 giorni dopo altre regioni. I dati ci dicono che sono almeno 417 gli studenti risultati positivi e 151 i casi positivi tra docenti e personale scolastico».

La decisione di chiudere la didattica in presenza «tiene conto anche dell’appello dei pediatri pugliesi», che ieri avevano sollecitato uno stop di due settimane. «Ci auguriamo che i dati epidemiologici consentano al più presto il ritorno alla didattica in presenza», ha aggiunto Emiliano.

La decisione di sospendere le lezioni a scuola è stata comunicata al ministero della Salute e al ministero dell’Istruzione – Capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, al presidente dell’Anci e al direttore dell’Ufficio scolastico regionale.

«Dai dati rilevati dai dipartimenti di Prevenzione – spiega l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, assessore regionale alla sanità – emerge un notevole incremento dell’andamento dei contagi correlati a studenti e personale scolastico degli istituti di ogni ordine e grado. Ciascun evento di positività attiva un ingente carico di lavoro sul servizio sanitario. Essendo i soggetti inseriti in una classe, uno studente positivo genera almeno una ventina di contatti stretti più quelli familiari. Se ad essere positivo è un docente che ha in carico più classi, questo numero si moltiplica ulteriormente. Tradotto significa: migliaia di persone in isolamento fiduciario di almeno 10 giorni per contatto stretto, con tutti i disagi a carico delle famiglie specie quando sono i più piccoli a essere messi in quarantena. Ma significa anche migliaia di ore di lavoro per gli operatori dei dipartimenti di prevenzione, perché devono effettuare i tamponi, la sorveglianza sanitaria e le attività di tracciamento».

Rinnovo degli organi collegiali anche via web

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Si svolge in questi giorni il rinnovo degli organi collegiali delle scuole. Le elezioni dei Consigli di classe e di istituto potranno essere svolte sia in presenza che a distanza: l’ultimo Dpcm introduce infatti la possibilità che le operazioni legate al rinnovo di questi organi possano avvenire a distanza, nel rispetto della segretezza e della libertà di partecipazione.

Una circolare del ministero dell’Istruzione ai dirigenti scolastici definisce il tema. Entro il 31 ottobre dovranno concludersi le operazioni di voto per gli organi di durata annuale e quelle per il rinnovo annuale delle rappresentanze studentesche nei consigli di istituto delle istituzioni scolastiche di istruzione secondaria di II grado non giunti a scadenza.

La decisione sulla modalità con la quale genitori, docenti, personale non docente e alunni delle scuole secondarie procederanno in questi giorni al rinnovo degli organi collegiali, spetta quindi alle scuole; si prevede la prevalenza della modalità ‘mista’: riunioni in aule virtuali e seggi allestiti negli istituti.

Prof a scuola, alunni a casa. È polemica

da Corriere della sera

G.Fre.

Roma Anche la Puglia si arrende all’emergenza e il governatore Michele Emiliano annuncia la chiusura di tutte le scuole ad esclusione di quelle dell’infanzia: «Nelle scuole primarie abbiamo numeri pesantissimi, abbiamo verificato che l’aumento dei contagi è coinciso con la riapertura delle scuole». La sua decisione si aggiunge a quella presa dal governatore della Campania dieci giorni fa e, in nome dell’emergenza, ignora che il ministro Francesco Boccia ha annunciato impugnative per qualsiasi ordinanza che si discosti dalle previsioni del Dpcm: il governo ha previsto lezioni da casa solo per gli studenti delle superiori.

Più facile a dirsi che a farsi, la didattica a distanza in modo sistematico. Intanto non sono chiare le regole per le scuole e cioè se i professori per collegarsi con i loro alunni a distanza devono andare comunque in classe: gli edifici scolastici restano aperti anche con pochi o nessuno studente in presenza, devono garantire i laboratori e la possibilità di frequentare agli studenti disabili o con bisogni speciali. La decisione dovrebbe spettare alle singole scuole e infatti non è stata regolamentata nelle norme sulla Dad, che fanno parte di un’integrazione del contratto dei docenti che finora è stata firmata solo da Cisl e Anief.

Ma la circolare che il ministero dell’Istruzione ha inviato tre giorni fa alle scuole anticipando le modifiche contrattuali che introducono l’obbligo per i professori — in caso di sospensione della didattica in presenza — di fare la Dad almeno fino alla fine dello stato di emergenza il prossimo 31 gennaio, ha creato una certa confusione. Precisa infatti che «le scuole continuino ad essere aperte e il personale docente e Ata opera in presenza». È vero che il testo spiega anche che è «previsto che la dirigenza scolastica adotti particolari e differenti disposizioni organizzative», ma questo non ha evitato tensioni tra presidi e docenti, specie dove è previsto che tutti gli studenti siano a casa e che si limitino gli spostamenti sui mezzi pubblici.

La circolare contiene anche alcune altre novità che riguardano le lezioni a distanza: le scuole possono decidere di ridurre i moduli da 60 minuti a 45-50 per evitare l’affaticamento dei ragazzi al computer e prevedere pause più lunghe tra una lezione e l’altra.

Roncaglia: la scuola del Covid è un incubo e la Dad non è un nemico

da Corriere della sera

Gino Roncaglia*

Le occasioni di dibattito pubblico sulla scuola sono sempre utili e benvenute. Purtroppo, però, nell’epoca del Covid-19 questo dibattito sembra ridursi esclusivamente all’alternativa fra didattica in presenza e didattica a distanza. Due alternative troppo spesso presentate – da ultimo in molte reazioni all’ultimo Dpcm, che prevede il rafforzamento al 75% della didattica a distanza nelle scuole superiori – non già come articolazioni diverse della risposta del mondo della scuola alla drammatica realtà della pandemia globale, da dosare in funzione della situazione epidemiologica e del contesto, ma come rappresentative di due idee diverse e inconciliabili di scuola. Non è così, e non deve essere così. Che la scuola sia spazio di relazioni, socialità e interazione anche fisica, e che abbia quindi bisogno della presenza, è indubbio e non è messo in discussione da nessuno.

Ma la scuola non è un mondo a parte, un’isola autoreferenziale separata dal contesto sociale in cui opera. L’attenzione verso gli altri e in particolare verso i più deboli, la cultura della responsabilità, l’attenzione alle indicazioni che vengono dal mondo della scienza, sono parte essenziale del suo lavoro formativo. Nella situazione drammatica che stiamo attraversando, la scuola ha l’obbligo di chiedersi se davvero la presenza sempre, comunque e a qualunque costo sia la strategia migliore, sia per limitare la diffusione della pandemia, sia per rispondere alla sua missione educativa. Tenendo certo conto dell’enorme importanza della presenza fisica, ma considerando anche che

1. La presenza della scuola del distanziamento, gli studenti fermi dietro i banchi, il docente fermo dietro la cattedra, niente movimento, niente attività di gruppo, ricreazione al banco, tutti con la mascherina, non è interazione e socialità ma una situazione (‘setting didattico’) da incubo, che porta spesso a una didattica sbagliata, solo frontale e trasmissiva.

2. Con l’arrivo del freddo, con l’aumento dei positivi e degli studenti in quarantena, con la necessità (sacrosanta) di fermarsi prudenzialmente anche per un po’ di tosse, con il divieto (cervellotico) ai docenti in quarantena di fare didattica on-line (ovviamente se non hanno sintomi e sono in condizione di farla), quella della presenza sta diventando la scuola dell’assenza: in molte classi le assenze di questi giorni superano il 20-30% e tendono ovunque ad aumentare; altre classi devono saltare una quota significativa di lezioni perché sono assenti i docenti. In questa situazione, la scuola della presenza a tutti i costi rischia di essere molto meno inclusiva di una modulazione realistica di presenza e distanza in funzione della situazione.

3. È vero che si è lavorato moltissimo per rendere le scuole il più sicure possibile, ed è stato utile e giusto farlo (certo se durante l’estate si fosse lavorato di più anche sul fronte delle infrastrutture di rete, delle competenze e dell’inclusione digitale non sarebbe stato male). Ma i dati sui contagi a scuola non sono comunque rassicuranti. Rendiamoci conto che una bambina o un bambino che si trasformano in veicolo inconsapevole di contagio dei genitori o dei nonni rischiano sensi di colpa che possono poi accompagnarli per la vita. Purtroppo è già successo, purtroppo succede ogni giorno, purtroppo è inevitabile che succeda, ma se succede per colpa della scuola aperta a tutti i costi in presenza, anche in situazioni in cui sarebbe razionale non già chiuderla (nessuno lo chiede) ma modulare diversamente presenza e attività on-line, la colpa diventa anche della scuola.
Alla luce degli ultimi dati sull’evoluzione della pandemia, dunque, il ricorso alla didattica on-line non è una sconfitta ma una strategia che può aiutare a limitare i danni, evitando l’interruzione completa del dialogo didattico. A differenza di chi chiede la scuola in presenza sempre, comunque e a tutti i costi, e di didattica on-line non vuole neanche sentir parlare, quel che credo sia razionale suggerire per i prossimi mesi non è affatto una scuola a distanza sempre, comunque e a tutti i costi: è invece la capacità di modulare presenza e distanza analizzando razionalmente la situazione, con soluzioni che possono benissimo essere diverse per gradi scolastici o situazioni epidemiologiche diverse. Rendendosi conto che la didattica on-line non è il nemico da sconfiggere (il nemico da sconfiggere è il virus) ma uno dei migliori alleati della scuola al tempo della pandemia. Uno strumento che servirà anche una volta superata la crisi attuale: non più in forma emergenziale e sostitutiva della presenza, ma in forma integrativa e metodologicamente consapevole.

* Gino Roncaglia è professore di Digital humanities presso l’Università Roma Tre e ha pubblicato recentemente, presso la casa editrice Laterza, la seconda edizione del libro L’età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale, che contiene una lunga sezione sulla scuola al tempo del COVID-19

Didattica a distanza: le lezioni possono essere più corte. Stop dopo 50 minuti

da Corriere della sera

Lezioni più brevi, intervalli più lunghi. Saranno le scuole a decidere come declinare la didattica a distanza. Lo prevede l’integrazione al contratto dei docenti con la quale si regolarizza e si introduce l’obbligo delle lezioni online almeno fino al 31 gennaio, data fino alla quale è in vigore lo stato di emergenza. In caso di proroga anche le lezioni online subiranno la stessa sorte. «Proprio mentre tutti gli istituti scolastici superiori si accingono ad entrare in un regime di didattica a distanza per almeno il 75% delle attività – spiega in una nota Anief -, ogni scuola secondaria di secondo grado ha la possibilità di muoversi, entro i limiti delineati da Linee guida e contratto, come più riterrà opportuno il Collegio docenti, di cui si ribadisce il ruolo di assoluta centralità nell’ambito delle migliori strategie didattiche da intraprendere». Fuori di linguaggio tecnico: si potranno ridurre le lezioni di 10-15 minuti, come previsto nelle linee guida, e introdurre le pause che si ritengono adeguate all’età degli studenti.

L’incontro al ministero

Per ora il contratto non è in vigore ma il ministero lo ha già trasmesso ai presidi: mancano infatti ancora le firme di Cgil e Snals e solo quando le parti sociali che rappresentano il 51 per cento degli insegnanti avranno dato il loro consenso le norme potranno essere applicate. Per ora hanno firmato Cisl e Anief. Il 28 è previsto un incontro al ministero dell’Istruzione tra sindacati e Azzolina che dovrebbe sciogliere gli ultimi nodi.

I prof insegnano da casa

Intanto le nuove norme sull’obbligo di didattica a distanza alle superiori per almeno il 75 per cento delle lezioni ha portato ad alcuni cambiamenti di fatto nelle linee guida. Se infatti era previsto che i docenti facessero comunque lezione da scuola ai ragazzi a casa, molti istituti hanno optato per lasciare a casa anche i professori: le linee internet delle scuole, anche quando rafforzate, sono state previste per un certo numero di collegamenti, non per tutte le classi.