BOOKCITY MILANO 2020

Milano, 17 novembre 2020. Si è conclusa domenica 15 novembre la nona edizione di BOOKCITY MILANO, la manifestazione, dedicata al libro e alla lettura, che quest’anno si è svolta interamente in streaming e che ha coinvolto l’intera filiera del libro, editori grandi e piccoli, librai, bibliotecari, autori, traduttori, grafici, illustratori, blogger, studenti, professori, lettori occasionali o forti, di ogni età.


BOOKCITY MILANO 2020 è stata un’edizione speciale: tutti gli appuntamenti sono stati declinati in formato digitale per rispondere alle nuove direttive legate all’emergenza sanitaria, permettendo a BookCity di raggiungere nuovi pubblici e, con la potenza delle parole, abbracciare virtualmente tutta l’Italia.

“L’edizione digitale 2020 di BookCity Milano, che abbiamo affrontato con trepidazione, è stata ricca di sorprese e di soddisfazioni. È stata, prima di tutto, l’occasione per raggiungere pubblici diversi e lontani mettendo a loro disposizione una grande quantità di contenuti. Inoltre, tutti coloro che non hanno potuto seguire gli eventi direttamente lo potranno fare in un momento successivo accedendo al sito www.bookcitymilano.it. In questa edizione abbiamo purtroppo dovuto fare a meno del contatto diretto con il pubblico, ci sono mancati i sorrisi, gli applausi, le chiacchiere, l’entusiasmo dei volontari e tutto ciò che caratterizza una manifestazione dal vivo; abbiamo però sentito l’affetto, la solidarietà e il sostegno dei partner, delle istituzioni, di tutti i soggetti che rappresentano la filiera del libro e, soprattutto, del pubblico” dichiara il Comitato di indirizzo di BOOKCITY MILANO.

Il pubblico ha potuto seguire molti appuntamenti in diretta dal sito www.bookcitymilano.it e un ricco palinsesto di eventi sulle pagine Facebook e YouTube. A farsi veicolo degli eventi sono stati anche i siti e i canali social di giornali, case editrici, associazioni, fondazioni coinvolte nella manifestazione.


2.071.400 ad oggi le visualizzazioni video;
701.737 le visualizzazioni di pagina del sito www.bookcitymilano.it
551.470 le persone raggiunte dai canali proprietari di BookCity Milano dove si è svolta la manifestazione – sito web, pagina Facebook e canale YouTube –, di cui il 40% fuori dalla Lombardia;
567.700 le visualizzazioni dei contenuti pubblicati su Twitter e Instagram (stories);

678 eventi;
500 ore di programmazione online;
260 case editrici coinvolte; 
782 libri presentati.

A questi numeri vanno ovviamente aggiunte le visualizzazioni e le interazioni sui canali (siti, Facebook, YouTube, Instagram, Zoom…) degli editori, delle associazioni, delle librerie e di tutte le realtà che hanno partecipato a BOOKCITY MILANO 2020.

BOOKCITY MILANO prosegue la sua attività con periodici appuntamenti per realizzare il progetto La Lettura Intorno nei quartieri di Milano, con BookCity per le Scuole e BookCity Università.

BOOKCITY MILANO è promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano e dall’Associazione BookCity Milano, costituita da Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri e Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori.

BookCity Milano è sostenuto da Intesa Sanpaolo (main partner), da Audi (special partner), da Esselunga (premium partner), da Fondazione Cariplo. Partecipano inoltre Borsa Italiana, Enel, Pirelli, Burgo Group, Federazione Carta e Grafica, Spazio Lenovo, Fondazione AEM, Messaggerie Libri SpA, Rotolito, Action Aid (charity partner), Bird&Bird. BCM è realizzato sotto gli auspici del Centro per il Libro e la Lettura, in collaborazione con AIE (Associazione Italiana Editori), ALI (Associazione Librai Italiani), AIB (Associazione Italiana Biblioteche) e LIM (Librerie Indipendenti Milano) e con il patrocinio di Regione Lombardia.

Sono media partner dell’edizione 2020 di BOOKCITY MILANO: Corriere della Sera, Gruppo Mondadori, RAI Radio3, la Feltrinelli, ibs.itilLibraio.it.

#BCM2020 | Facebook: BookCity Milano | Twitter: @BOOKCITYMILANO | Instagram: @bookcitymilano

Torna #IOLEGGOPERCHÉ

Torna #IOLEGGOPERCHÉ:

più di 2 milioni e mezzo di bambini e ragazzi, oltre 13.000 scuole e 2.500 librerie mobilitati su tutto il territorio italiano per potenziare le biblioteche scolastiche

Levi (AIE): “#ioleggoperché non si ferma, ancora una volta al fianco delle scuole. Ora possiamo, tutti insieme, fare ancora di più: doniamo un libro alle scuole dal 21 al 29 novembre

Il Ministro Franceschini: “Vorrei ringraziare AIE e tutti coloro che hanno contributo a vario titolo a questa edizione di #ioleggoperché. Chi si avvicina a una cosa così splendida come la lettura se la porta dietro per tutta la vita. Credo dovremo investire su questo”.

Il Ministro Azzolina: “Donare un libro ad una scuola o ad una biblioteca vuol dire lasciare che un seme germoglierà altrove, infinite volte. Mi auguro per questo una larga partecipazione”

Milano, 17 novembre 2020 – Più di 2milioni e mezzo di bambini e ragazzi coinvolti, oltre 13mila scuole, più di 2500 librerie mobilitate e aperte su tutto il territorio nazionale: sono questi i numeri straordinari dell’edizione 2020 di #ioleggoperché, il grande progetto sociale promosso e coordinato dall’Associazione Italiana Editori (AIE) per la creazione e il potenziamento delle biblioteche scolastiche.

L’iniziativa – che entrerà nel vivo dal 21 al 29 novembre – è sostenuta dal Ministero per i Beni e le attività culturali per il Turismo – Direzione generale Biblioteche e Diritto d’Autore, dal Centro per il libro e la lettura del MIBACT, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione – Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento, con l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), l’Associazione Librai Italiani (ALI), con il Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai (SIL), con il patrocinio del Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Informazione ed Editoria e con il supporto di SIAE – Società Italiana Autori ed Editori.

Dal 21 al 29 novembre prossimi, nelle oltre 2500 librerie che hanno aderito al progetto, tutti gli italiani potranno donare un libro a una scuola, scegliendo un titolo che ritengono immancabile in una biblioteca scolastica tra quelli suggeriti dagli istituti (attraverso la piattaforma ogni scuola ha infatti comunicato alla libreria gemellata i propri desiderata, fornendo così un utile suggerimento a chi vuole donare) o semplicemente in base alle proprie preferenze. 

Nell’anno difficile del Covid sul sito ioleggoperche.it sarà possibile, eccezionalmente, donare anche a distanza: circa la metà delle librerie ha infatti segnalato modalità alternative di donazione rispetto all’ingresso fisico nei punti vendita: “Nell’anno dell’emergenza e della difficoltà essere qui non era scontato ma era la nostra grande sfida proprio per essere al fianco delle scuole – ha sottolineato il presidente dell’AIE, Ricardo Franco Levi -. Il nostro progetto, forte della consapevolezza del ruolo insostituibile delle biblioteche scolastiche nel contribuire a garantire eque possibilità di lettura e istruzione a tutti gli studenti, ha portato fino a ora oltre 1milione di libri nelle scuole. Ce l’abbiamo messa tutta, siamo riusciti ad arrivare ancora una volta qui, soprattutto grazie al sostegno delle Istituzioni, e ancora una volta la risposta è stata sorprendente: in poco più di un mese e mezzo oltre 13mila scuole si sono iscritte, pari a 2milioni e mezzo di bambini e oltre 114mila classi coinvolte. Ora possiamo fare, tutti insieme, ancora di più: doniamo un libro alle scuole dal 21 al 29 novembre”.

Vorrei ringraziare AIE e tutti coloro che hanno contributo a vario titolo a questa edizione di #ioleggoperché – ha commentato il Ministro per i Beni e le attività culturali per il Turismo, Dario Franceschini -. Sarà un’edizione diversa dalle altre, come è diversa questa stagione di emergenza che ci ha costretto a vivere molte cose in modo inaspettato. In ogni crisi resta però una traccia positiva: il lockdown ci ha fatto riscoprire spazi di silenzio e non a caso molti hanno riscoperto il piacere della lettura. Credo che questo resterà: chi si avvicina a una cosa così splendida se la porta dietro per tutta la vita. Credo dovremo investire su questo. E credo che ormai molte persone, anche decisori politici, abbiano capito l’importanza che ha nelle nostre società – e in particolare in Italia – l’investimento in cultura”.

“La lettura ci unisce, anche nei momenti più difficili. – ha sottolineato il Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina -. “Un libro unisce sempre”, come recita il vostro slogan. Per questo sposo con entusiasmo l’iniziativa #IoLeggoPerché, che ha il nobile intento di promuovere la cultura e che contribuisce a garantire maggiori opportunità di lettura a tutte le studentesse e tutti gli studenti. Ringrazio l’Associazione Italiana Editori, che ogni anno la organizza ricevendo un largo sostegno da parte di Enti, Istituzioni, di docenti, dirigenti, librai, studenti, famiglie.Donare un libro ad una scuola o ad una biblioteca vuol dire lasciare che un seme germoglierà altrove, infinite volte. Mi auguro per questo una larga partecipazione”.


Sarà un inizio molto social quello di quest’anno, con la giornata di sabato 21 novembre che vedrà il passaggio del testimone dall’iniziativa Libriamoci (organizzata dal Centro per il libro e la lettura del MIBACT) a #ioleggoperché attraverso una “tempesta di comunicazione” congiunta incentrata sui rispettivi canali digitali sul comune messaggio: “Un libro unisce, sempre”. 

Nella nove-giorni di campagna, scuole e librerie gemellate potranno inoltre scatenare la fantasia per promuovere le donazioni in modo ancora più creativo del solito, viste le restrizioni di movimento imposte dal Covid, per aggiudicarsi i premi messi in palio dalcontest #ioleggoperché grazie a SIAE.

Al termine della campagna, il testimone passerà poi agli editori aderenti all’iniziativa che contribuiranno destinando alle biblioteche scolastiche un monte libri pari alla donazione dei cittadini calcolata su base nazionale (fino a un massimo di 100.000). Tali volumi – sommati ai 100.000 dell’edizione precedente che non sono stati consegnati, come recentemente comunicato da AIE, a causa delle difficoltà provocate dal Covid – verranno recapitati a primavera 2021.


Temi e novità di questa edizione sono stati raccontati nel lancio, moderato dalla giornalista Daniela Ducoli insieme all’ormai affezionato ambassador del progetto Rudy Zerbi, grazie agli interventi di Ricardo Franco Levi (Presidente AIE) e Diego Marani (Presidente Centro per il Libro e la Lettura). In conferenza sono arrivati i video messaggi del Ministro per i Beni e le attività culturali e per il Turismo Dario Franceschini e del Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, oltre alle video-testimonianze di studenti del nord, centro e sud Italia che hanno raccontato cosa significa il messaggio forte e condiviso di questa edizione Un libro unisce, sempre, ancor di più in tempi di isolamento forzato e relazioni a distanza.

I NUMERI

La fotografia dei numeri dell’edizione organizzata nel contesto sociale più difficile di sempre, vede 13.109 scuole registrate – di cui 5.086 dell’Infanzia, 4.905 delle Primarie, 2.241 delle secondarie di primo grado e 877 delle secondarie di secondo grado -, per un numero complessivo di 114.320 classi e 2.321.243 studenti.  La distribuzione geografica delle adesioni, come da tradizione, ha segnato una omogeneità tra nord, centro e sud e isole dello Stivale: Nord Ovest 25%, Nord Est 23%, Centro 21%, Sud 21%, Isole 10%. Tra le regioni che spiccano per partecipazione, oltre alla Lombardia con 1885 scuole coinvolte, ci sono l’Emilia Romagna (1467), il Veneto (1192), il Piemonte (1109) e la Sicilia (1046).

La partecipazione delle librerie è stata straordinaria e addirittura superiore al dato del 2019, con 2.577 punti vendita aderenti(rispetto alle 2.392 dell’anno scorso). Sulla piattaforma on line www.ioleggoperche.it i gemellaggi attivati tra scuole iscritte e le librerie aderenti – il cuore del meccanismo che fa funzionare il progetto – sono stati ben31.292 (rispetto ai 28.123 gemellaggi del 2019). 

LE MODALITA’ PER DONARE UN LIBRO

Rispetto alle modalità di partecipazione alla nove-giorni dal 21 al 29 novembre prossimo, la novità è rappresentata dalla facoltà di effettuare donazioni a distanza nelle oltre mille librerie (dato in aggiornamento) tra quelle iscritte che mettono a disposizione dei donatori modalità di acquisto da remoto e che non richiedono l’ingresso fisico in libreria. Questa opportunità è stata introdotta alla luce dell’attuale situazione pandemica e vede la collaborazione di tantissimi punti vendita aderenti, preparati – anche dopo l’analoga esperienza tra marzo e aprile di quest’anno – a supportare i donatori con acquisti da remoto sulla base degli ordini ricevuti via mail o telefono o attraverso i propri canali web e social (non librerie on line). 

Sull’home page del sito (https://www.ioleggoperche.it/dona-a-distanza) e sull’app di #ioleggoperché si trovano facilmente le librerie che possono mettere a disposizione questo servizio per non affollare i loro spazi. A questa modalità si affianca la possibilità di acquisto in presenza in tutte le librerie, che saranno aperte ovunque.

INIZIATIVA CONGIUNTA SUI SOCIAL E NELLE SCUOLE DEL 21 NOVEMBRE

Per dare più forza al messaggio di promozione della lettura, sabato 21 novembre sarà una giornata di impegno comune per CEPELL e AIE. Nell’ultimo giorno di Libriamoci e nella prima giornata di #ioleggoperché, le due iniziative, complementari, si passeranno il testimoneorganizzando una iniziativa congiunta sui social e nelle scuole incentrata sul messaggio principale di questa edizione: “Un libro unisce, sempre”. I canali social delle due iniziative e i mediapartner che le supportano, lancerannouna campagna congiunta, che scuole, librerie, ambassador, autori ed editori, l’intera community e tutti i sostenitori di#ioleggoperché e Libriamoci saranno invitati a diffondere, utilizzando la stessa immagine condivisa. Per lanciare un unico messaggio, di coesione e di partecipazione, sotto il grande ombrello dell’amore per il libro e per la lettura.

IL CONTEST

Torna anche il contest #ioleggoperché: la sfida per scuole e librerie di organizzare insieme in questi giorni di chiusura e zone rosse un’attività per promuovere le donazioni è ancora più grandeLe scuole saranno invitate a realizzare progetti che testimonino il proprio impegno nel sostenere la lettura e le donazioni alle biblioteche scolastiche: alla luce dell’emergenza sanitaria in atto, le attività dovranno essere organizzate nel rispetto del distanziamento sociale e delle norme in vigore, sempre in collaborazione con una libreria tra quelle gemellate. Installazioni artistiche, video, allestimenti in vetrina o altre idee per portare più libri alla propria biblioteca – purché non creino assembramenti di alcun tipo. 

Con il supporto di SIAE, verranno premiate 10 scuole con 10 buoni libro del valore di 1.000 euro

#IOLEGGOPERCHÉ ENTRA (ANCORA) IN “UN POSTO AL SOLE”

Prosegue, inoltre, con grande entusiasmo, l’originale collaborazione inaugurata nel 2019 con “Un posto al sole”, la storica serie televisiva in onda su Rai 3 – prodotta da Rai Fiction e ambientata a Napoliin ben 3 puntate in onda nel periodo clou delle donazioni, il progetto #ioleggoperché entra di nuovo a far parte della sceneggiatura, a testimonianza della sua rilevanza nel contesto sociale attuale, aspetto a cui la fiction è sempre così attenta. Il Caffé Vulcano – uno dei principali sfondi della serie – avrà la locandina della manifestazione affissa in bacheca, e i protagonisti ne parleranno – nelle puntate in onda il 20, il 23 e il 26 novembre 2020 – in modo specifico, esortandosi l’un l’altro ad andare in libreria. 

La campagna di comunicazione#ioleggoperché si riconferma sociale, patrocinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Informazione ed Editoria, e presente con spot socialisulle reti Rai (con il sostegno di Rai per il sociale), SKY, La7Mediaset (con il sostegno di Mediafriends Onlus).

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#ioleggoperché è una iniziativa di AIE –Associazione Italiana Editori, sostenuta dal Ministero per i Beni e le attività culturali per il Turismo – Direzione generale Biblioteche e Diritto d’Autore, dal Centro per il libro e la lettura, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione – Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento, con l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), l’Associazione Librai Italiani (ALI), il Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai (SIL), con il supporto di SIAE – Società Italiana Autori ed Editori, con il contributo di Pirelli e con il sostegno di Mediafriends e di Rai per il sociale.

Mediapartner: Corriere della Sera, Gruppo Mondadori, Repubblica, La7, Rai, SKY, Mediaset TGcom24, Giornale della Libreria e Illibraio.it

Technical Partner: Messaggerie Libri e Comieco 

Si ringrazia: Ibs.it

Per saperne di piùwww.ioleggoperche.it

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Link alla cartella stampa / contributi video dei Ministri Lucia Azzolina e Dario Franceschini

https://drive.google.com/drive/folders/1pPrueJLOmDVz51rJe1j8aJj2qoLNNk6e?usp=sharing

ELENCO LIBRERIE – https://www.ioleggoperche.it/uploads/2020/11/16/2-tabellalibrerie2020.pdf

ELENCO SCUOLE – https://www.ioleggoperche.it/uploads/2020/11/16/1-tabellascuole2020.pdf

La Ministra incontra il Forum dei Genitori

La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha incontrato oggi, in videoconferenza, i rappresentanti del Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori della Scuola (FONAGS). Tra i temi al centro del confronto, la Didattica Digitale Integrata, l’inclusione scolastica, il diritto allo studio delle studentesse e degli studenti di tutto il territorio nazionale.

Le associazioni hanno condiviso con il Ministero un documento unitario all’interno del quale hanno inserito proposte, idee, considerazioni. “Non devono essere le studentesse e gli studenti a pagare il prezzo più alto di questa emergenza – ha ribadito la Ministra -. Ringrazio il FONAGS per il confronto franco e proficuo. Abbiamo tutti lo stesso obiettivo: mettere le ragazze e i ragazzi al centro, tutelare il loro diritto allo studio. Stiamo collaborando con gli Enti locali e le Regioni – ha aggiunto – per trovare le soluzioni migliori in questa fase di emergenza”.

La Ministra ha ricordato, poi, che sul fronte trasporti “gli Uffici Scolastici Regionali si sono già messi a disposizione degli Enti locali e delle Regioni, come avevano già fatto anche questa estate, per individuare le fasce orarie più consone per i ragazzi delle scuole secondarie”. Mentre, sul fronte del sostegno, altro tema molto importante per gli studenti e le famiglie, si sta lavorando con il Ministro Manfredi per aumentare i docenti specializzati. “Continueremo a mantenere massima la nostra attenzione su inclusione e diritto allo studio”, ha concluso la Ministra.

FUN 2017/18 e 2018/19

FUN 2017/18 e 2018/19: ripartite le risorse per evitare restituzioni

L’ANP ha partecipato oggi, in videoconferenza, all’incontro con il Ministero dell’istruzione dedicato all’informazione sul decreto di ripartizione delle risorse previste dal comma 3 dell’art. 230-bis del D.L.  34/2020. Tali risorse, corrispondenti a 13,1 milioni di euro (lordo Stato), sono finalizzate a evitare che la sottoscrizione dei CIR 2017/2018 e 2018/2019 comporti forme di restituzione di quanto percepito, in questi anni, dai colleghi sulla base dei CIR 2016/2017. 
 
L’Amministrazione, rappresentata dal Direttore Generale Greco, ha comunicato che il monitoraggio effettuato dagli Uffici scolastici regionali, più dettagliato rispetto al precedente come richiesto dalle organizzazioni sindacali, consente di ripartire le risorse evitando restituzioni a valere sulla posizione variabile nonostante si rilevino situazioni di incapienza delle quote di risultato stabilite dai CIR 2016/2017. La ripartizione, in sostanza, permette di mantenere inalterate, per gli anni scolastici 2017/18 e 2018/19, la quota di posizione variabile già pattuita nei CIR 2016/2017 e, conseguentemente, quella per le reggenze. Si riduce, invece, la quota relativa alla retribuzione di risultato che, però, non è ancora stata percepita dai colleghi. 
 
L’ANP considera significativo il nuovo monitoraggio che ha individuato in modo più puntuale le diverse situazioni di incapienza. Abbiamo ribadito che, in questa situazione, è determinante il fattore tempo: l’Amministrazione deve avviare quanto prima l’interlocuzione con il MEF per sottoscrivere il decreto interministeriale di ripartizione e per consentire la conclusione delle contrattazioni integrative regionali senza restituzioni. Abbiamo anche chiesto di procedere con l’immediata erogazione della retribuzione di posizione (parte variabile) a quei colleghi che, pur entrati in servizio a partire dal 1° settembre 2017, devono ancora percepirla. L’Amministrazione si è impegnata in tal senso.  

Per quanto concerne la somma di 13 milioni, ribadiamo che si tratta di un intervento dovuto, in quanto finalizzato solo ad evitare restituzioni da parte dei colleghi.  

La questione retributiva dei dirigenti della scuola, infatti, deve essere affrontata e risolta in modo strutturale soprattutto in vista del FUN del 2019/2020: questo è possibile solo incrementando in modo sostanzioso le risorse finalizzate al riconoscimento di un ruolo che, mai come in questa fase storica, risulta essenziale per garantire il diritto all’istruzione. 
 

L’ANP chiede al Governo di dimostrare proprio ora, mentre inizia la discussione della legge di bilancio per il 2021, quanto sia importante il servizio che i dirigenti della scuola assicurano al Paese ogni giorno. 

Fatti, non parole! 

CAMPAGNA #DATIBENECOMUNE

COVID, LA FGU-GILDA ADERISCE ALLA CAMPAGNA #DATIBENECOMUNE

La FGU-Gilda degli Insegnanti aderisce alla campagna #DatiBeneComune (https://datibenecomune.it/), insieme con oltre cento promotori tra associazioni, ong e media, per chiedere, come si legge nella lettera aperta rivolta al Governo, di “rendere disponibili, aperti, interoperabili (machine readable) e disaggregati tutti i dati comunicati dalle Regioni al Governo dall’inizio dell’epidemia per monitorare e classificare il rischio epidemico, e di fare lo stesso per tutti i dati che alimentano i bollettini con dettaglio regionale, provinciale e comunale, della cosiddetta Sorveglianza Integrata Covid-19 dell’Istituto Superiore di Sanità e i dati relativi ai contagi all’interno dei sistemi, in particolar modo scolastici”.

“Quella per la trasparenza dei dati sull’epidemia nelle scuole è una battaglia che la Gilda sta portando avanti da quando è iniziato l’anno scolastico – afferma il coordinatore nazionale Rino Di Meglio -. In tal senso, è fondamentale l’unione tra le tante realtà che compongono la società civile e per questo abbiamo accolto con grande favore l’iniziativa #DatiBeneComune.
La trasparenza è un elemento costitutivo banale, quanto fondamentale, di uno stato democratico.
Per poter assumere le decisioni idonee a tutelare e conciliare il diritto alla salute con quello all’istruzione, entrambi sanciti costituzionalmente, occorrono dati in grado di fotografare con la massima precisione possibile la reale situazione epidemiologica. Tra chi sostiene strenuamente l’apertura delle scuole e chi si schiera sul fronte opposto della chiusura, forse finora si è scritto e parlato troppo a vanvera, alimentando soltanto la confusione. Meno toni da crociata e più laicità”, conclude Di Meglio.

Fino a 400mila famiglie interessate al voucher banda larga da 500 euro

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Con la nota 32190 del 6 novembre 2020 il ministero dell’Istruzione ha reso nota una delle diverse iniziative adottate dal Governo per far fronte all’attuale situazione emergenziale e per supportare le situazioni di maggiore difficoltà e di bisogno. Si tratta del piano Voucher per la connessione alla banda ultra larga da parte delle famiglie meno abbienti, promosso dal ministero dello Sviluppo economico (decreto del 7 agosto 2020), che favorirà l’accesso alla didattica digitale integrata. Si prevede che oltre 400.000 famiglie possano beneficiarie di tale misura che ha, comunque, risorse limitate, definite su base regionale.

L’incentivo
Grazie a questo incentivo le famiglie, con Isee inferiore a 20.000 euro, potranno ottenere un contributo massimo di 500 euro, sotto forma di sconto, sul prezzo di vendita dei canoni di connessione da rete fissa ad internet in banda ultra larga per un periodo di almeno dodici mesi, compresi i costi di attivazione e del dispositivo per la connettività, nonché di un tablet o un personal computer del valore massimo di 300 euro.

Le modalità
Le famiglie con i predetti requisiti economici, e che risiedano in aree o comuni coperti dalla misura, a partire dal 9 novembre 2020, fino ad esaurimento delle risorse attribuite alle diverse regioni, potranno richiedere l’attivazione di una offerta per la fruizione del voucher di 500 euro direttamente presso i punti di vendita consultabili alla pagina web https://www.infratelitalia.it/archivio-news/notizie/piano-voucher-aggiornamenti .Per maggiori informazioni, e per scaricare il modulo di autocertificazione necessario per inoltrare la richiesta, le famiglie interessate possono consultare la pagina dedicata al Piano voucher, disponibile al link https://www.istruzione.it/scuola_digitale/ banda_ultralarga.shtml del sito del ministero dell’Istruzione – piano nazionale per la scuola digitale.

Scuole chiuse in Basilicata fino al 3 dicembre

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

In Basilicata (zona arancione dallo scorso 11 novembre) ieri è stato l’ultimo giorno di scuola in presenza per gli alunni delle elementari e medie. Infatti, come disposto domenica sera dal presidente della Regione, Vito Bardi (centrodestra), con una nuova ordinanza sull’emergenza coronavirus, da oggi e fino al 3 dicembre, si passerà alla didattica a distanza anche per le scuole elementari e medie. Negli istituti superiori lucani, la Dad è obbligatoria al cento per cento già dallo scorso 2 novembre.
Anche la Valle d’Aosta si avvia a una decisione analoga. L’ipotesi di chiusura totale delle scuole sarà domani sul tavolo della Giunta regionale. La regione, in cui si registra la più alta incidenza di contagi da coronavirus in relazione alla popolazione, si trova in zona rossa dal 6 novembre. In abbinata dovrebbe partire di test Covid rapidi cui sottoporre tutti i docenti valdostani.

Scuola sotto stress: vita da presidi ai tempi del Covid

da la Repubblica

Ilaria Venturi

ritardi nell’assegnazione del personale, i supplenti e i docenti di sostegno introvabili, la paura del contagio tra i prof, la continua richiesta di rendicontazioni, le pressioni e le lamentele o ingerenze dei genitori, i banchi che non sono arrivati a tutti, i lavori per ampliare le aule che non sono stati fatti. E poi, quando il virus ha cominciato ad aumentare nelle scuole, la confusione e il disorientamento nella gestione dei casi, la comunicazione andata in tilt con la sanità pubblica. Vita (sotto stress) da preside al tempo del Covid.

L’Associazione nazionale dirigenti scolastici (Andis) a fine ottobre ha promosso un questionario tra 400 suoi iscritti, da Nord a Sud, per fare il punto sulle questioni aperte a quasi due mesi dalla ripartenza delle scuole. E il quadro è sconfortante. Eppure i presidi, almeno nella stragrande maggioranza, nonostante si raccontino sull’orlo di una crisi di nervi, non hanno dubbi: meglio fare scuola in presenza; solo il 17% si è detto propenso a chiudere tutte le scuole e ad attivare la didattica a distanza, ora avviata alle superiori e anche agli ultimi due anni delle medie nelle Regioni rosse.

“Volevamo fare il punto sullo stato dell’arte perché la ministra Lucia Azzolina l’ha fatto convocando solo 30 dirigenti e con una analisi che a noi è sembrata superficiale, così abbiamo chiesto direttamente ai nostri iscritti. E il risultato è che le criticità da sempre denunciate, ancor prima dell’avvio delle lezioni, risultano confermate – spiega il presidente di Andis Paolino Marotta – poco più della maggioranza degli intervistati chiede comunque di non gettare la spugna: è scontato che stiamo dalla parte del diritto all’istruzione. Ma è importante anche il ragionamento di chi mette al primo posto la salute”.

Il questionario prende in esame ogni aspetto, dai banchi alla connessione per la Dad, dai docenti alla gestione sanitaria.
I banchi, dunque. A fine ottobre, il 44% dei presidi intervistati dichiarano di non averli ricevuti; mentre per il 30% la consegna era avvenuta in ritardo. E’ andata meglio con le mascherine e il gel consegnati per tempo nel 75% dei casi. Sulla manutenzione degli edifici e sui lavori di adeguamento per garantire il distanziamento i presidi rilevano criticità pesanti: il 25% degli istituti non ha ricevuto alcun intervento edilizio, nel 30% dei casi i lavori sono partiti in ritardo. “Emerge in tutta la sua portata – il commento – il problema del difficile rapporto con gli enti locali”.

Osserva Paolino Marotta: “Più che i banchi servivano i locali per garantire il distanziamento e su questo abbiamo toccato con mano le lentezze enti locali. Nonostante tutto sono stati svuotati uffici e biblioteche, i dirigenti si sono inventati soluzioni per reggere la sfida. Ma dove sono finiti gli spazi nelle parrocchie e nei musei, i locali messi a disposizione dal terzo settore? Non li abbiamo visti”.
Tempi duri anche per la didattica a distanza: circa la metà delle scuole, tra quelle dei presidi intervistati, non dispone di una connessione di buona qualità. Poi c’è il capitolo gestione sanitaria dei casi Covid. Si evince, dalle risposte, “un grave problema di inadempienza (40%) o di ritardi (35%) nella comunicazione dei provvedimenti di quarantena da parte delle aziende sanitarie (Asl, Ast, Usca) con la conseguente riduzione dell’efficacia dei provvedimenti stessi”.

Un piano per riaprire le scuole

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Nella sua battaglia -ormai solitaria nel governo-per tenere aperte le scuole che resistono e riaprire quelle chiuse, Lucia Azzolina cerca una sponda nel Cts. Obiettivo: presentare al premier, Giuseppe Conte, un piano che dimostri che la scuola in presenza può ripartire ovunque, perché è luogo sicuro e non favorisce il contagio. Il comitato tecnico-scientifico, che per bocca del suo presidente, Agostino Miozzo, ha detto che sì, le scuole devono riaprire in presenza «il prima possibile», evidenziando i danni psicologici per i giovani rinchiusi in casa, ha preso tempo per valutare compiutamente tutti i quesiti posti per le parti di sua spettanza. Ma al di là delle questioni che la Azzolina ha prospettato al Comitato nel vertice della scorsa settimana, 7 secondo quanto risulta a ItaliaOggi, c’è un elemento di fondo che manca agli stessi scienziati. Un elemento che rischia di inficiare qualsiasi decisione da assumere, in un senso o in un altro: non si sa ancora quanto la scuola sia luogo di contagio e di diffusione del virus. Non lo sa neppure l’Istituto superiore della sanità, che si limita a parlare di contagi per fasce di età paragonandole a fasce scolastiche in virtù del solo fattore anagrafico.

In base ai dati inviati dalle Asl, spesso incompleti e notificati in ritardo, nel periodo 28 agosto-9 novembre risulterebbe che un 2,2% di focolai ha avuto origine scolastica, ma senza riuscire a capire se si tratta di contagi avvenuti nella stessa scuola o in luoghi periscolastici. Altro dato: l’incidenza molto bassa rispetto agli altri focolai nelle fasce di età dei più giovani, corrispondenti a spanne alla scuola dell’infanzia, elementari e media: anche qui non si sa se per una minore capacità diagnostica o per la minore trasmissibilità. Insomma, i dati sono confusi. E dallo stesso Istituto superiore giugno inviti alla cautela nella interpretazione del fenomeno. Così capire per esempio perché Francia, Germania e Spagna tengono aperte le scuole mentre l’Italia no diventa complicato, in assenza di un monitoraggio ad hoc su quanto avviene tra studenti e personale dipendente.

Tornando al vertice con il Cts, la Azzolina ha chiesto di essere confortata su alcuni aspetti, che risultano per la ministra dell’istruzione dirimenti nel dibattito interno al governo ma anche con i presidenti delle regioni e i sindaci che, alla luce dei poteri che sono loro conferiti in materia di salute pubblica, stanno assumendo provvedimenti maggiormente restrittivi rispetto a quelli decisi a livello nazionale con la classificazione delle regioni in tre fasce di rischio. La Azzolina vorrebbe essere confortata per esempio sul fatto che aumentare le restrizioni nella comunità circostante alla scuola consente di ridurre i rischi in classe, arrivando così ad affermare che se la regione è in lockdown la scuola può restare aperta, come ha fatto l’Abruzzo, per intendersi. Ma chiede anche che sia bocciata la decisione assunta da altre regioni di chiudere pure infanzia e primaria, perché si tratterebbe di fasce di età che hanno bassa trasmissione del virus rispetto ai più adulti e che spesso non usano i mezzi di trasporto pubblici per muoversi, quei mezzi di trasporto che sono diventati loro sì imputati dell’incremento dei contagi.

C’è poi il nodo del tracciamento: la Azzolina vorrebbe sapere perché non si proceda con i test rapidi antigenici, decisione che di fatto è di competenza delle regioni e, in subordine, del ministero della Salute. Ma anche se si possa aggiornare il protocollo di sicurezza rivedendo il parametro del metro minimo di distanza visto che si è imposto l’obbligo della mascherina per tutti anche in classe per gli studenti che hanno più di 6 anni.

Nuovi fondi per il contratto Si arriva a 50 euro netti in più

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Stanziati 400 milioni di euro in più per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. I fondi sono previsti nella bozza di legge finanziaria predisposta dal governo e vanno ad aggiungersi alle risorse già stanziate dall’articolo 1, comma 436, della legge 145/2018: 1.100 milioni di euro per l’anno 2019, 1.750 milioni di euro per l’anno 2020 e 3.375 milioni di euro annui a decorrere dal 2021. I 400 milioni andranno ad impinguare la dotazione finanziaria dal 2021 in poi. Quindi, la somma a regime dovrebbe essere pari a 3775 milioni di euro. Considerato che i dipendenti pubblici, secondo le rilevazioni Istat del 2018 (le più recenti disponibili) sono 3.342.816, i fondi consentono incrementi retributivi medi di 1.129 euro l’anno a testa.

L’importo, però, è al lordo delle trattenute fiscali e previdenziali (cosiddetto lordo stato). Per arrivare alla cifra netta bisogna togliere circa il 50%. Che è pari, grosso modo, all’importo dei contributi e delle ritenute fiscali. A conti fatti, 40-50 euro in più a testa. Nella scuola gli importi potrebbero essere ancora inferiori. Perché il criterio che viene applicato per la distribuzione degli aumenti consiste nell’applicare una percentuale identica a prescindere dall’importo di partenza delle retribuzioni. E siccome le retribuzioni della scuola sono le più basse del pubblico impiego, ad ogni rinnovo contrattuale la forbice si apre sempre di più e il divario tra qualifiche analoghe nei vari comparti aumenta costantemente. Resta il fatto che il contratto collettivo nazionale del comparto istruzione e ricerca è scaduto dal 2018. E sebbene i fondi per il rinnovo fossero stati già stanziati con la legge di bilancio del 2019 il governo non ha ancora avviato le trattative. Con i 400 milioni in più previsti nella legge di bilancio di quest’anno ci si attende almeno l’emanazione dell’atto di indirizzo all’Aran da parte del governo. Atto di indirizzo necessario per aprire il tavolo negoziale.

Ma la questione degli adeguamenti retributivi non è la sola ad essere rimasta in sospeso. Il contratto attualmente vigente, infatti, non reca il testo coordinato delle disposizioni effettivamente in vigore. L’accordo sottoscritto il 19 aprile del 2018, infatti, reca solo alcune disposizioni di carattere generale e, per gli aspetti puntuali della regolazione del rapporto di lavoro, si limita a un mero rinvio alle disposizioni contenute nel contratto del 2007 (si veda l’articolo 1, comma 10, del nuovo contratto). In buona sostanza, l’Aran, a causa della fretta, imposta dal governo dell’allora presidente Gentiloni, di chiudere il contratto in tempo utile per capitalizzare il risultato in vista delle elezioni che si sarebbero tenute di lì a breve, non riuscì a predisporre il «testo unico» contrattuale che viene redatto in queste occasioni. Ma le elezioni politiche si tennero il 4 marzo e il testo fu sottoscritto comunque più di un mese dopo.

Resta il fatto che la consultazione del testo negoziale in vigore risulta di particolare complessità. Non solo per il fatto di essere costituito da due testi diversi recanti disposizioni talvolta in contrasto tra loro. Ma anche e soprattutto perché la gabbia normativa costruita dal legislatore intorno al contratto, per legare le mani all’autonomia delle parti, rende particolarmente complicato capire quale sia la disciplina da applicare. Il legislatore, infatti, è intervenuto a gamba tesa su molte materie contrattuali quali, per esempio, le procedure stragiudiziali di composizione delle controversie di lavoro. Oggi praticamente inesistenti. Oppure la mobilità. Si pensi, per esempio, alla chiamata diretta introdotta dal governo Renzi, la cui applicazione, in via procedurale, è stata bloccata dal governo Conte 1, ma le disposizioni sostanziali non state ancora abrogate per effetto del cambio della guardia tra Lega e Pd all’atto della costituzione del governo Conte 2. Blocco intervenuto per effetto del veto del Pd attualmente ancora in essere. E poi c’è la questione della formazione obbligatoria.

La legge 107/2015, infatti, ha trasformato la formazione degli insegnanti da diritto a dovere specificando che va effettuata in servizio. Sebbene la legge sia del 2015 il contratto del 2018 non ha regolato la materia. E dunque non è stato ancora chiarito se la formazione vada effettuata con esonero dalle attività di insegnamento oppure, come auspicabile, facendo rientrare tali attività nel monte delle 40 ore delle riunioni del collegio dei docenti.

La giurisprudenza, peraltro, si è pronunciata in più occasioni nel senso della necessità di retribuire le prestazioni eccedenti le 40 ore a titolo di attività aggiuntive funzionali all’insegnamento. Infine, c’è la questione della didattica a distanza. Che essendo stata demandata alla contrattazione integrativa, necessiterebbe comunque di una definizione generale della prestazione da parte della contrattazione collettiva nazionale integrando la clausola negoziale che regola attualmente le attività di insegnamento.

Rsu prorogate causa Covid-19

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Le rappresentanze sindacali unitarie saranno prorogate fino all’esito delle prossime elezioni sindacali che si terranno entro il 15 aprile 2022. Differito anche il termine per la rilevazione della rappresentatività sindacale tramite il computo delle deleghe, che avverrà al 31 dicembre 2021. Lo prevede la bozza di legge di bilancio predisposta dal governo che sarà posta a breve al vaglio del parlamento. La proroga si è resa necessaria per evitare che le operazioni prodromiche allo svolgimento delle consultazioni e le operazioni di voto all’interno delle scuole si traducessero in un ulteriore veicolo di contagio. Ed anche in ragione del fatto che allo stato attuale (e non è possibile prevedere fino a quando) i docenti delle scuole superiori e in parte anche il personale delle scuole di ogni ordine e grado non stanno lavorando in presenza.

Le nuove disposizioni prevedono anche la possibilità di snellire le procedure tramite il ricorso a modalità telematiche che saranno definite tramite appositi accordi sindacali. La modalità telematica potrà riguardare anche la presentazione delle liste e le assemblee sindacali. Sempre a causa dell’emergenza Covid-19, è stato previsto anche lo spostamento in avanti di un anno del termine per il rilevamento della rappresentatività sindacale in riferimento al dato associativo. Le deleghe utili a questo proposito dovranno essere rilevate dalle amministrazioni al 31 dicembre 2021 e dovranno essere trasmesse all’Aran entro il 31 marzo successivo.

La Cisl nell’ultima tornata elettorale ha totalizzato 168.702 deleghe conseguendo, per il dato associativo Il 25,58% di rappresentatività. Mentre, per il dato elettorale, a fronte di 216.610 voti, vanta una rappresentatività del 23,88%. La media tra i due dati è pari al 24,73 %. La Cgil vanta una media del 24,01%. La Uilè al 15.6%. Lo Snals ha una rappresentatività finale del 12,51% . La Gilda-Unams vanta una rappresentatività media del 9,24%. Infine l’Anief ha il 6,16% di rappresentatività totale.

Personale anti-Covid senza soldi

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Stipendio a rischio per i docenti e gli Ata anti-Covid. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, allo stato attuale sono 7.881 le scuole che hanno effettuato le assunzioni aggiuntive a tempo determinato sull’organico Covid. E le nuove assunzioni assommano complessivamente a 71.920 unità. Di queste, i contratti attualmente acquisiti a sistema sono 70.509 per un controvalore pari a 965,6 milioni di euro. Vi sono, però, 1.416 scuole che hanno già eroso più del 100% del budget assegnato, almeno in un esercizio finanziario. Lo sforamento è pari a 593.346 euro per il 2020 e 13.574.406 euro per il 2021. Le altre scuole, però, non hanno impegnato tutto il budget loro assegnato. Pertanto, a fronte di uno stanziamento complessivo di 1.703.340 milioni di euro relativo all’intero anno scolastico 2020/2021, per il 2020, secondo quanto risulta a Italia Oggi, sono attualmente disponibili 337.964.245 euro non utilizzati e, per il 2021, i fondi non impegnati ammontano ad altri 399.764.968 euro. Per coprire lo sforamento l’amministrazione centrale intende operare una sorta di autotrasfusione. I soldi non spesi perché le assunzioni non sono state effettuate, quindi, saranno distratti dalle casse delle scuole rimaste inerti e saranno destinati alla copertura dei debiti contratti dalle scuole virtuose che, però, sono rimaste a corto di liquidità.

La rimodulazione delle somme da versare alle istituzioni scolastiche sarà effettuata dagli uffici scolastici regionali. I supplenti attualmente in servizio, quindi, non saranno licenziati. Le scuole inadempienti, dunque, perderanno il diritto di assumere i docenti e gli Ata in più che avrebbero avuto titolo ad assumere. Ma solo fino alla concorrenza del debito contratto a seguito delle assunzioni già effettuate. Secondo le stime del ministero, però, i fondi residui dovrebbero consentire, oltre alla copertura dello sforamento, almeno altre 4 mila assunzioni. Che rimarranno comunque nella disponibilità delle scuole inadempienti.

La decisione è stata assunta in questi giorni dai vertici del ministero dell’istruzione e sarà formalizzata a breve in un apposito provvedimento. L’assunzione delle unità di personale anti-Covid è prevista dall’articolo 231-bis, del decreto-legge 34 del 2020, che dispone l’attivazione di ulteriori incarichi temporanei di personale docente e Ata a decorrere dalla data di inizio delle lezioni con termine iniziale dalla presa di servizio e cessazione al termine delle lezioni. Lo stanziamento complessivo di 1.703.340 euro, per l’anno scolastico 2020/2021, è stato ripartito agli uffici scolastici regionali con due specifiche assegnazioni corrispondenti a 879.840 euro e 823.500 euro, rispettivamente stanziate con il decreto interministeriale 95/2020 e con il decreto interministeriale 109/2020.

L’ordinanza applicativa emanata dal ministero (83/2020) all’articolo3, comma 5, prevede però che una quota pari al 10% dello stanziamento iniziale debba rimanere accantonato per far fronte all’eventuale sostituzione del personale anti-Covid. L’accantonamento è pari a 97,760 milioni di euro, a valere sulla dotazione prevista dal decreto interministeriale 95/2020, e 91,500 milioni di euro, a valere sulla dotazione prevista dal decreto interministeriale 109/2020, per un totale pari a 189,260 milioni di euro. Lo sforamento è emerso a seguito di una serie di approfondimenti e di interlocuzioni del ministero dell’istruzione con il dicastero dell’economia. Ed è dovuto al fatto che le singole posizioni dei lavoratori interessati risultano gravate di oneri retribuitivi e contributivi non ponderabili preventivamente.

Come, per esempio, l’assegno per il nucleo familiare o la monetizzazione di ferie. Di qui la necessità di ricalcolare gli importi delle singole posizioni nominative e rimodulare la distribuzione delle risorse alle scuole tramite meccanismi di compensazione tra i debiti non previsti e le risorse disponibili non utilizzate dalle scuole. Secondo il ministero dell’istruzione tale soluzione determina una serie di possibili benefici. In primo luogo, consente di non ripartire nuovamente le risorse fra gli uffici scolastici regionali per compensare eventuali sforamenti, anche tenuto conto dei margini finanziari a disposizione. In più questa soluzione compensativa non comporta la revoca degli incarichi già conferiti e in fase di conferimento. Va detto, inoltre, che la prima stesura dell’articolo 231-bis, del decreto-legge 104/2020, prevedeva il licenziamento per giusta causa dei docenti e degli Ata anti-Covid in caso di lockdown. Fatto, questo, che avrebbe consentito all’amministrazione di risparmiare le somme derivanti dagli emolumenti e dai contributi non versati durante i periodi di chiusura. In sede di conversione, però, il decreto-legge 104/2020 ha modificato l’articolo 231-bis disponendo che, in caso di chiusura delle scuole, il personale anti-Covid debba rimanere in servizio lavorando in smart-working. Di qui un ulteriore aggravio di costi non previsti dal decreto-legge.

Le scuole migliori bocciano meno

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

La scelta della scuola superiore in tempi di pandemia da Covid-19 rischia di basarsi solo sul passaparola. «Molte famiglie che hanno figli all’ultimo anno delle medie sono spaesate e possono avere maggiori difficoltà, durante l’emergenza sanitaria, a farsi un quadro chiaro in vista della scelta dell’indirizzo di studio per il prossimo anno scolastico», osserva Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli in merito alla nuova edizione di Eduscopio.it sugli istituti scolastici che meglio preparano agli studi universitari o al lavoro dopo il diploma. Uno strumento, spiega, che «per il contributo di informazioni, dati e confronti fra le scuole che offre gratuitamente può essere un aiuto per una decisione ponderata», anche se «non può essere l’unico». Due i criteri utilizzati: il successo negli studi universitari per licei e istituti tecnici e la condizione occupazionale per tecnici e professionali. Eduscopio consente, così, a genitori e studenti di comparare le scuole dell’indirizzo di studio che interessa nell’area dove risiedono, sulla base appunto di come queste preparano per l’università o per il mondo del lavoro dopo il diploma. Non una classifica delle scuole migliori, ma un confronto tra istituti in un’area in una raggio di 10, 20 o 30 km dal proprio comune. Tra gli indicatori utilizzati, la percentuale di studenti che arrivano alla maturità senza bocciature. «Le nostre analisi», spiega la Fondazione Agnelli, «rivelano che non vi è alcuna relazione sistematica tra selettività della scuola e risultati dei diplomati all’università. Anzi, si conferma una correlazione positiva, secondo la quale in media sono proprio gli studenti delle scuole che meno selezionano durante il percorso a ottenere poi i risultati migliori all’università». Insomma, universitari più bravi se arrivano da scuole superiori che bocciano meno. Un dato già emerso nelle precedenti edizioni di Eduscopio e che si va consolidando. Per il lavoro, invece, due sono gli indicatori fondamentali: la percentuale dei diplomati occupati che hanno lavorato per più di 6 mesi in 2 anni dal diploma, misurata su quanti non si sono immatricolati all’università, e la coerenza tra studi fatti e lavoro svolto. Eduscopio rivela che l’indice di occupazione per i diplomati negli istituti tecnici e professionali «ha continuato a crescere, confermando il trend dello scorso anno» Sale, infatti, dal 48% al 49,5%. Tecnici e professionali, quindi, come garanzia di lavoro sostanzialmente in tutto il Paese, perché la crescita riguarda tutti gli indirizzi di studio nelle regioni del Nord e del Centro. E mostra segnali incoraggianti anche al Sud, come suggeriscono i dati di Napoli, Bari e Palermo e di altre province. «Pur con differenze territoriali e con alcuni problemi di «coerenza» tra percorso di studi e impiego lavorativo», commenta Mario Mezzanzanica, direttore scientifico del Crisp (centro di ricerca interuniversitario per i servizi di pubblica utilità) della Bicocca, Milano.

Sostegno, 25 mila posti in più

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Sono 25mila i posti di sostegno in più in organico di diritto a regime dal 2023/24. Gli incrementi di organico saranno introdotti gradualmente: 5.000 posti dall’ anno scolastico 2021/2022, 11.000 posti dall’anno scolastico 2022/2023 e 9.000 posti a decorrere dall’anno scolastico 2023/2024. Lo prevede la legge di bilancio predisposta dal governo che sarà sottoposta a breve al vaglio del parlamento. È previsto anche uno stanziamento di 10 milioni di euro in più per l’anno 2021 per realizzare interventi di formazione obbligatoria del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità.

La formazione sarà finalizzata all’inclusione scolastica dell’alunno con disabilità e a garantire il principio di contitolarità nella presa in carico dell’alunno stesso. Le modalità di svolgimento degli interventi formativi saranno stabiliti con un decreto del ministero dell’istruzione e non potranno essere svolti con esonero dall’insegnamento. I moduli formativi avranno la durata di almeno 25 ore che andranno a valere sul monte ore delle attività funzionali all’insegnamento di natura collegiale. Altri 10 milioni di euro saranno stanziati per i prossimi 3 anni (10 milioni per ogni anno) per l’acquisto e la manutenzione dei sussidi didattici destinati alle scuole che accolgono alunni con disabilità.

Per gli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento non hanno diritto all’insegnante di sostegno e che hanno solo diritto a fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari. In particolare, le scuole devono garantire agli alunni Dsa l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico che tengano conto anche di caratteristiche peculiari dei soggetti, quali il bilinguismo, adottando una metodologia e una strategia educativa adeguate; l’introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere; per l’insegnamento delle lingue straniere, l’uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino ritmi graduali di apprendimento, prevedendo anche, ove risulti utile, la possibilità dell’esonero.

Collaboratori scolastici: è prevista la trasformazione da part time a full time del rapporto di lavoro di 4.485 collaboratori e l’assunzione di altre 45 unità a tempo indeterminato risultate in esubero all’esito delle procedure di reclutamento. Il dispositivo prevede, inoltre, conferma dei contratti a tempo determinato stipulati con gli assistenti tecnici assunti nelle scuole dell’infanzia, nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie di primo grado. In più è previsto un incremento dell’organico di diritto degli assistenti tecnici, sempre in questi ordini di scuola che non prevedono la figura dell’assistete tecnico in via ordinaria, nell’ordine di 530 posti ai quali si aggiungeranno i 470 posti già previsti con un incremento a regime, in organico di diritto, di 1000 unità. Anche nella scuola dell’infanzia saranno introdotte le cattedre di potenziamento nell’ordine di 1000 nuovi posti che saranno ripartiti tra le regioni con un decreto ministeriale. Infine, saranno confermati i finanziamenti per i progetti sulla didattica digitale e relativi esoneri (20 al 100% e 200 semiesoneri dall’insegnamento) e anche 150 esoneri da assegnare alle associazioni professionali della scuola.

Contratto, 50 euro aumento di stipendio, ma per docenti e Ata potrebbero essere di meno

da OrizzonteScuola

Di redazione

La Legge di Bilancio, predisposta dal governo, stanzia 400 milioni di euro in più per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici.

I fondi sono previsti nella bozza predisposta dal governo e vanno ad aggiungersi alle risorse già stanziate dall’articolo 1, comma 436, della legge 145/2018: 1.100 milioni di euro per l’anno 2019, 1.750 milioni di euro per l’anno 2020 e 3.375 milioni di euro annui a decorrere dal 2021. I 400 milioni andranno ad impinguare la dotazione finanziaria dal 2021 in poi.

Così come segnala Italia Oggi, considerato che i dipendenti pubblici, secondo le rilevazioni Istat del 2018 (le più recenti disponibili) sono 3.342.816, i fondi consentono incrementi retributivi medi di 1.129 euro l’anno a testa. L’importo, però, è al lordo delle trattenute fiscali e previdenziali (cosiddetto lordo stato). Per arrivare alla cifra netta bisogna togliere circa il 50%: a conti fatti, 40-50 euro in più a testa.

Nella scuola gli importi potrebbero essere ancora inferiori, perché il criterio che viene applicato per la distribuzione degli aumenti consiste nell’applicare una percentuale identica a prescindere dall’importo di partenza delle retribuzioni. Gli stipendi, nel mondo della scuola, sono tra i più bassi del pubblico impiego e pertanto è lecito attendersi una cifra ancora più bassa.