Origine della dislessia

Origine della dislessia: su Scientific Reports un nuovo studio italiano

Panorama della Sanità  del 18/11/2020

Il lavoro, coordinato da Università Milano-Bicocca, con Fondazione Irccs Istituto Neurologico “Carlo Besta”, formula una nuova ipotesi sulla relazione tra sensibilità al ritmo e dislessia.

MILANO. L’origine della dislessia risiederebbe nella difficoltà di elaborare il ritmo che permette una sfasatura tra sguardo e voce. È quanto emerge dallo studio “Timing anticipation in adults and children with Developmental Dyslexia: evidence of an inefficient mechanism”, pubblicato su Scientific Reports, e realizzato da un gruppo di ricerca tutto italiano. “Il ritmo, che troviamo nel linguaggio così come nella musica – spiega l’Istituto Besta – permette di estrarre regolarità e di usare queste regolarità per prepararci a un evento (sonoro) nel futuro immediato, per anticipare eventi (sonori) futuri mentre stiamo ancora elaborando un evento presente. In altre parole, il ritmo permette una sfasatura tra quello che stiamo dicendo e quello che stiamo guardando: mentre si suona un tasto del pianoforte, le dita sono già preparate per il successivo. Allo stesso modo, per leggere dobbiamo essere sfasati: mentre pronunciamo una parola stiamo già guardando la parola successiva. Solo in questo modo possiamo leggere in modo fluente. Il gruppo di lavoro, coordinato da Maria Teresa Guasti e Natale Stucchi dell’Università di Milano Bicocca, in collaborazione con Daniela Sarti ed Elisa Granocchio della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico “Carlo Besta”– UOC Neurologia dello Sviluppo e con Elena Pagliarini, ora ricercatrice all’Università di Padova, ha mostrato chele persone con dislessia hanno difficoltà a leggere fluentemente perché presentano minori capacità di anticipazione e ritmo. L’ipotesi avanzata da questo studio permetterebbe anche di capire perché un allenamento ritmico o una pratica musicale possono essere d’aiuto per le persone con dislessia: allenano la capacità di anticipare il futuro e la sfasatura tra voce e sguardo su cui si basa una lettura fluente”.

Scuola e legge di bilancio

Scuola e legge di bilancio: il Ministero incontra le OO.SS.

Oggi pomeriggio l’ANP ha partecipato, in videoconferenza, alla riunione indetta dal Ministero dell’istruzione con le OO.SS. del comparto e dell’area “istruzione e ricerca” per illustrare le misure previste dal ddl “Bilancio 2021” a favore della scuola. 

L’Amministrazione era rappresentata dal Capo di Gabinetto Dott. Fiorentino e dal Capo della Segreteria del Ministro Dott. Milazzo che, in apertura di riunione, ha chiesto ai sindacati presenti di portare a tutto il personale scolastico i ringraziamenti personali della Ministra Azzolina per l’enorme lavoro svolto finora. Il Capo Segreteria si è quindi soffermato sulle seguenti misure di prossima introduzione: 

Organici 

  • incremento dell’organico di diritto dei docenti di sostegno di 25.000 unità; l’Amministrazione ha assicurato che detto ampliamento non comporterà alcuna riduzione dell’organico di fatto;  
  • aumento dell’organico della scuola dell’infanzia di 1000 docenti e aumento dei finanziamenti del segmento 0-6 per un importo pari a 62 milioni di euro;  
  • proroga del contratto degli assistenti tecnici, già assunti nelle scuole dell’infanzia e del primo ciclo, fino al prossimo 30 giugno 2021; dall’anno scolastico 2021/22 la misura sarà resa strutturale con l’assunzione di 1.000 assistenti tecnici nel segmento di istruzione indicato;  
  • trasformazione a tempo pieno dei contratti di lavoro dei collaboratori scolastici ex LSU; 

Potenziamento dell’innovazione didattica e digitale nelle scuole

  • prolungamento, anche per gli anni scolastici 2021/22 e 2022/23, delle attività delle équipe formative territoriali con un ruolo di promozione delle misure e dei progetti di innovazione didattica e digitale nelle scuole, per garantire la diffusione di azioni legate al Piano per la scuola digitale nonché per promuovere azioni di formazione del personale docente e di potenziamento delle competenze degli studenti sulle metodologie didattiche innovative e sulla didattica digitale integrata;  
  • incremento delle risorse del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche al fine di potenziare le azioni per l’innovazione didattica e digitale nelle scuole attraverso le azioni di coinvolgimento degli animatori digitali;  
  • incremento della spesa finalizzata a realizzare un sistema informativo integrato per il supporto alle decisioni nel settore dell’istruzione scolastica, per la raccolta, la sistematizzazione e l’analisi multidimensionale dei relativi dati, per la previsione di lungo periodo della spesa per il personale scolastico, nonché per il supporto alla gestione giuridica ed economica del predetto personale anche attraverso le tecnologie dell’intelligenza artificiale e per la didattica a distanza; 

Istruzione superiore 

  • implementazione del sistema duale con incremento degli investimenti 

Edilizia scolastica

  • proroga di un anno dei poteri commissariali degli EE.LL. 

Trasporto pubblico locale

  • incremento delle risorse per il TPL a livello regionale e locale 

Il Dott. Milazzo ha infine assicurato che il Ministero intende intervenire sul FUN in via strutturale: la finalità perseguita dall’azione ministeriale non è limitata solo ad evitare eventuali restituzioni, ma a rendere stabile la retribuzione dei dirigenti. 

L’ANP ha innanzitutto salutato con favore il dato politico costituito dal consistente ampliamento degli investimenti, previsti dal ddl Bilancio, per numerose voci che spaziano dagli organici all’edilizia ai trasporti pubblici locali. 

Abbiamo, tuttavia, rilevato che: 

  • un investimento reale nella messa in sicurezza degli edifici deve muovere dal controllo periodico di solai e controsoffitti ma che il ddl non contiene alcunché al riguardo. La frequenza con cui avvengono i crolli di solai e controsoffitti – gli ultimi sono appena di due settimane fa – dimostra la tragica urgenza di provvedere a sopralluoghi e monitoraggi periodici. Occorrerebbe creare un database attraverso il quale lo stesso Ministero potrebbe assumere un ruolo di “cabina di regia” per monitorare l’effettuazione sistematica e periodica dei controlli in ciascuna delle 434.000 aule del Paese. Gli investimenti in materia di edilizia scolastica dovrebbero poi riguardare la strutturazione di ambienti di apprendimento adeguati a una didattica innovativa e a lezioni non frontali, nonché il cablaggio a banda larga degli edifici; 
  • dal punto di vista della politica scolastica, occorrono investimenti per la fruizione gratuita dei pasti, quale elemento di reale integrazione di tutti gli alunni, e sul trasporto pubblico locale, in modo che esso sia garantito in maniera diffusa almeno agli alunni del primo ciclo. Il ddl Bilancio potrebbe, ad esempio, prevedere la possibilità di convenzioni, a livello locale, con società di trasporti privati in modo da incrementare il numero degli automezzi disponibili per il trasporto degli studenti;  
  • una didattica in presenza davvero praticata e non solo proclamata necessita, in questo momento, di tre distinti interventi, ovvero della possibilità di completare al 100% gli organici, di trasporti sicuri ed efficienti, di un efficace coordinamento con le ASL per un tempestivo contact tracing. L’organico delle scuole è stato rafforzato con il cosiddetto organico Covid; si chiede che ciò possa avvenire anche per le ASL, mediante il reclutamento e l’assunzione di personale temporaneo da dedicare all’attività di tracciamento; 
  • per quanto riguarda il personale della scuola, è necessario procedere con urgenza all’introduzione del livello contrattuale dei quadri, ovvero figure intermedie tra il ruolo del docente e quello del dirigente, alla piena valorizzazione del personale docente anche attraverso l’istituzione per essi di una vera carriera e, infine, all’adozione di un piano di formazione “permanente strutturale e continuo” per una reale innovazione didattica; 
  • occorre procedere con decisione all’armonizzazione della retribuzione dei dirigenti delle scuole con quella degli altri colleghi dell’area “istruzione e ricerca”. L’attuale situazione emergenziale ha posto in luce la mole di responsabilità che grava sulla dirigenza scolastica e al contempo le molteplici aree da questa presidiate. Una adeguata remunerazione di una simile professionalità non può essere ulteriormente rinviata! 

Conclusivamente, l’ANP ha sollecitato una effettiva attenzione al personale della scuola e alla sua utenza. Se da un lato l’emergenza non deve far dimenticare gli annosi problemi della scuola, dall’altro deve essere occasione per un reale cambiamento strutturale. 

Scuola e Legge di Bilancio, incontro al MI

Scuola e Legge di Bilancio, incontro al MI: è il momento di un salto di qualità o sarà mobilitazione

Roma, 18 novembre- Questo pomeriggio si è svolto un incontro con i vertici del Ministero dell’Istruzione sugli interventi relativi alla scuola in vista della prossima Legge di Bilancio.

Francesco Sinopoli, segretario generale FLC CGIL, a margine dell’incontro dichiara:  “La Legge di Bilancio è un passaggio fondamentale per affrontare l’emergenza e per porre le basi per un utilizzo davvero significativo delle risorse del Next Generation EU all’interno di un progetto  di sviluppo e rilancio del sistema di Istruzione. Oggi abbiamo chiesto il superamento delle norme che da anni impongono criteri di risparmio nella costituzione delle classi e degli organici docente e ATA. Ciò significa l’eliminazione della differenza tra organico di fatto e organico di diritto, l’eliminazione delle classi pollaio, il ripristino e l’estensione in tutto il Paese del tempo scuola tagliato in questi anni, la stabilizzazione dell’organico covid, la stabilizzazione sempre più estesa dei posti di sostegno in linea con i fabbisogni degli studenti disabili insieme ad un massiccio piano di specializzazioni. Abbiamo chiesto un impegno deciso verso l’obbligatorietà della scuola dell’infanzia con risorse da destinare all’ampliamento dell’offerta statale e infine, l’attivazione di estesi processi di stabilizzazione del personale precario che in questi anni e, ancora di più, in questi mesi, ha garantito il funzionamento degli istituti. Su questi punti, incalza Sinopoli, ci deve essere un forte impegno del Ministero e del governo nel reperire cospicue risorse a partire dal prossimo scostamento di bilancio preannunciato dal Ministro Gualtieri”.

“Riaprire la scuola in presenza dopo mesi di sospensione – continua il dirigente sindacale – è stato, in primo luogo, merito della scuola militante, quella fatta di lavoratrici e lavoratori, studentesse e studenti che con un lavoro incredibile fin dall’estate hanno operato giorno per giorno per riuscire a garantire e conciliare il diritto all’istruzione con quello alla salute. Molto di quel lavoro rischia di essere oggi vanificato: chi doveva garantire sicurezza nei trasporti e sanità non è stato in grado di realizzare gli interventi necessari e così chiudere le scuole diventa l’opzione più semplice”.

“I provvedimenti di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado adottati da qualche Regione, aggiunge Sinopoli, si portano dietro il fallimento del sistema sanitario regionalizzato. Avevamo detto mesi fa che trasporto scolastico e presìdi sanitari in ogni scuola sarebbero stati indispensabili per garantire l’attività in presenza anche nelle situazioni di più grave espansione della pandemia. Queste semplici proposte sono rimaste inascoltate. Quanto sta avvenendo rende ancora più forte la nostra netta opposizione al regionalismo differenziato”.

“Non è più il tempo delle promesse per i settori della Conoscenza, ma quello delle scelte politiche coerenti e razionali,  anche le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici sono insufficienti e non tengono in alcun conto della necessità di valorizzazione delle professionalità presenti nel nostro comparto e dunque, conclude, in assenza di un deciso salto di qualità sui settori della conoscenza con investimenti significativi e stabili nel tempo, sarà mobilitazione generale”

WeWorld Index 2020

WeWorld Index 2020: 2 paesi su 3 non garantiscono una vita dignitosa a donne e bambini

La pandemia ha portato a una limitazione dei diritti fondamentali di bambini e donne in tutto il mondo. A pesare la disuguaglianza di accesso all’istruzione• Aumentano del 5% i paesi con un livello di inclusione non sufficiente:110 su 172• Generale peggioramento dell’inclusione di donne e bambini in tutto il mondo a causa del Covid

Milano, 17 novembre 2020 – Sono 110 su 172 i Paesi in cui donne e bambini stanno subendo forme di esclusione (in 49 Paesi forme di esclusione gravi o gravissime, 1 paese su 3). La pandemia da Covid-19 ha portato a una limitazione dei diritti fondamentali perdonne e bambini nel mondo con un fortissimo impatto negativo sull’accesso all’istruzione generalizzato in tutti i Paesi.

Questi i principali risultati dell’edizione 2020 di WeWorld Index, il rapporto annuale che misura il livello di inclusione di donne e bambini in 172 Paesi nel mondo attraverso 34 indicatori, condotta da WeWorld – organizzazione italiana che da 50 anni difende i diritti di donne e bambini in 27 Paesi compresa l’Italia. Il rapporto include un approfondimento sull’impatto del Covid nell’educazione di bambini e adolescenti.

La sesta edizione di WeWorld Index fotografa il mondo ai tempi del Covid-19 con l’aggiunta di 3 nuovi indicatori che misurano l’impatto del covid su salute, educazione ed economia. Emerge che 2 Paesi su 3 non garantisconouna vita dignitosa alle fasce più vulnerabili: più violenza, minor accesso a istruzione e cure mediche e mancanza di un ambiente sano in cui crescere sono le caratteristiche dei paesi più a rischio. Nel 2020 sono aumentati del 5% i paesi con un livello di inclusione non sufficiente, questo significa che se il ritmo resta costante entro il 2030 avremo altri 26 paesi sotto la media/non in grado di assicurare sufficienti livelli inclusione per donne e bambini.

“Considerando nella classifica del 2020 gli indicatori relativi al Covid-19 si rileva un generale peggioramento dell’inclusione di donne e bambini. È probabile che a lungo termine l’impatto della pandemia sarà più forte nei Paesi in fondo alla classifica: economie a basso reddito, dove gli effetti del Covid-19, anche a fronte di un minor numero di contagi, rischiano di essere amplificati a causa delle condizioni già instabili per l’inclusione di donne e bambini”. Dichiara Marco Chiesara, Presidente WeWorld– “Questi Paesi, che non dispongono delle risorse necessarie per far fronte adeguatamente agli effetti della pandemia, rischiano di rimanere ancora più indietro. Inoltre, molti di questi si trovano in aree geografiche colpite da altre crisi: cambiamenti climatici e disastri naturali, condizioni croniche di povertà, conflitti armati, governi autoritari e non democratici e, nei casi più estremi, forme di schiavitù moderna”. 

L’impatto del Covid come moltiplicatore di disuguaglianze è evidente in molti ambiti. Basti pensare che con l’introduzione dello smart working nel lockdown e della didattica a distanza è triplicato il traffico online, nonostante questo solo il 55% delle famiglie ha accesso a una connessione internet stabile (solo 19% in quelli meno sviluppati). A questo si aggiunge che saranno oltre 11 milioni le bambine che dopo la crisi del Covid non rientreranno a scuola, mettendole a rischio di gravidanza precoce, abusi e matrimonio forzato e entro la fine del 2020 ci saranno 117 milioni di bambini in più che vivranno in condizioni di povertà estrema. 

Per un’azione efficace che abbia un impatto positivo sui livelli di inclusione di donne e bambini a livello mondialeserve un approccio olistico che includa le diverse dimensioni legate a salute, istruzione, economia, società e non solo interventi sporadici e isolati.

WEWORLD INDEX – METODO E CLASSIFICA

Il WeWorld Index 2020 considera 172 Paesi, comparando le condizioni e la qualità della vita di donne e bambini e stilando una classifica mondiale che va dai Paesi con miglior livello di inclusione ai Paesi caratterizzati da gravissima esclusione. 

La classifica finale del WeWorld Index è stata ottenuta valutando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio esclusione, donne e bambini, attraverso l’analisi di 34 indicatori raggruppati in 17 dimensioni che si riferiscono a quattro elementi: salute, istruzione, economia e società, oltre al contesto ambientale e culturale. Nell’Index 2020, le conseguenze della pandemia sono state prese in considerazione aggiungendo 3 nuovi indicatori: casiconfermati di persone infette per Paese, raccolti dall’OMS; aumento percentuale del PIL nel 2020 per Paese (Fondo Monetario Internazionale); giorni di chiusura delle scuole per Paese (Banca Mondiale e Unesco). 

Con il WeWorld Index si ribadisce la necessità di passare dal mero riconoscimento di alcuni diritti alla loro concreta realizzazione attraverso lo sviluppo delle capacità, intese come le effettive possibilità che le persone, soprattutto donne e bambini, hanno per raggiungere i propri obiettivi. La ricerca dimostra anche con esempi concreti come le condizioni di vita di una donna influenzino le condizioni di vita dei bambini, e viceversa, considerando quattro aree di azione: salute, educazione, economia, società. 

La Norvegia, seguita al secondo posto da Finlandia, Islanda e Svezia, si riconferma prima in classifica. Nel complesso, i paesi dell’Europa centrale e settentrionale, oltre a Nuova Zelanda, Canada e Australia, sono ancora nelle posizioni più alte, come lo sono stati fin dall’inizio della serie dell’Index. Tutti i paesi africani nella zona del Sahel, più la Repubblica Centrafricana e la Repubblica Democratica del Congo e i due Paesi asiatici, Yemen e Afghanistan (rispettivamente 162° e 165°) sono classificati nelle ultime posizioni. All’ultimo posto c’è il Sud Sudan preceduto da Ciad e Repubblica Centrafricana, che per la prima volta non occupa l’ultima posizione.

Focus 2020: l’istruzione ai tempi del Covid-19

Tra le tante disuguaglianze evidenziate dall’emergenza Covid-19, l’accesso all’istruzione è una delle più evidenti. Nel marzo 2020 la maggior parte dei Paesi ha introdotto la chiusura a livello nazionale di servizi di istruzione alla prima infanzia, scuola e università, colpendo oltre il 91% della popolazione studentesca mondiale, più di 1,5 miliardi di alunni. 
Per mitigare l’impatto della chiusura delle scuole, i governi di tutto il mondo hanno implementato programmi di apprendimento a distanza su radio, televisione e attraverso lezioni online. Tuttavia, fare affidamento solo su questo mezzo ha aggravato le disuguaglianze, essendo l’accesso a Internet non egualmente disponibile per tutte le classi sociali e nelle diverse aree geografiche. A livello globale, solo il 55% delle famiglie dispone di una connessione Internet: nel mondo sviluppato l’87% è connesso, rispetto al 47% nei Paesi in via di sviluppo, e solo il 19% nei Paesi meno sviluppati.

“Il blocco dell’istruzione ha avuto un devastante effetto domino con un impatto sociale ed economico di vasta portata su famiglie, comunità e società nel suo insieme, soprattutto per le aree e i gruppi più vulnerabili” commenta Marco Chiesara, Presidente di WeWorld. “Il Covid-19 ha dimostrato che i sistemi educativi tradizionali non sono adeguatamente attrezzati per rispondere alla crisi e devono cambiare. WeWorld ha sviluppato un approccio distintivo all’istruzione, che si è dimostrato efficiente per rispondere agli effetti della pandemia. L’approccio è concentrato sulla creazione di sinergie tra famiglie, comunità e scuole per sostenere l’istruzione dei bambini, con cinque pilastrifondamentali: coinvolgimento e responsabilizzazione della comunità; equo accesso alle risorse da parte di tutti;apprendimento sicuro e inclusivo; istruzione di qualità;rafforzamento dei sistemi educativi”.

Seguendo questi criteri, WeWorld ha risposto alla crisi sostenendo l’apprendimento dei bambini e fornendo loro supporto psicosociale e informazioni salvavita. In particolare in India, Siria, Brasile, Tanzania e Italia WeWorld ha adattato i programmi educativi esistenti alla situazione, per garantire sostegno a bambini e famiglie.

Highlights numerici • Tra il 2015 e il 2020 il numero di Paesi al di sotto del punteggio medio del WeWorld Index è aumentato del 5%. Se ipotizziamo un trend costante per i prossimi 10 anni, entro il 2030 i Paesi al di sotto della media saranno aumentati del 15% (circa 26 Paesi in più). A livello globale l’inclusione di donne e bambini è ancora insufficiente. Ciò significa che globalmente 1 Paese su 3 non può garantire una vita dignitosa a donne e bambini.• Secondo alcune stime, è stato segnalato un aumento del 25% della violenza contro le donne durante il lockdown in quei Paesi in cui sono in atto sistemi di segnalazione.• Fino a 85 milioni di bambini in più sono a rischio di violenza fisica, sessuale o emotiva rispetto a prima dell’epidemia, a seguito dei mesi di lockdown globali.• A livello mondiale, l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia Covid-19 e le successive misure di blocco, hanno portato a una riduzione del 20% dell’offerta di servizi sanitari essenziali.• Oltre 11 milioni di ragazze potrebbero non tornare a scuola dopo la crisi del Covid-19, mettendole a rischio di gravidanza precoce, abusi e matrimonio forzato.• Oltre 117 milioni sono i bambini che entro la fine del 2020 vivranno in condizioni di povertà estrema a causa del Covid• In Italia quasi il 70% dei giovani con cui WeWorld lavora nelle periferie non ha né pc/tablet né una connessione Internet a casa. Per garantire supporto a questi giovani, WeWorld si è adoperata per usare in maniera capillare altre forme di supporto digitale (WhatsApp, telefonate), ha attivato una linea telefonica di supporto per bambini e famiglie, e ha continuato a coinvolgere attivamente tutti gli attori educativi (insegnanti, educatori, genitori, etc.).


WEWORLD

WeWorld è un’organizzazione italiana indipendente impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne e bambini in 27 Paesi, compresa l’Italia.

WeWorld lavora in 158 progetti raggiungendo oltre 7,2 milioni di beneficiari diretti e 42,4 milioni di beneficiari indiretti.  È attiva in Italia, Siria, Libano, Palestina, Libia, Tunisia, Burkina Faso, Benin, Burundi, Kenya, Senegal, Tanzania, Mozambico, Mali, Niger, Bolivia, Brasile, Nicaragua, Guatemala, Repubblica Dominicana, Haiti, Cuba, Perù, India, Nepal, Tailandia, Cambogia.

Bambine, bambini, donne e giovani, attori di cambiamento in ogni comunità sono i protagonisti dei progetti e delle campagne di WeWorld nei seguenti settori di intervento: diritti umani (parità di genere, prevenzione e contrasto della violenza sui bambini e le donne, migrazioni), aiuti umanitari (prevenzione, soccorso e riabilitazione), sicurezza alimentare, acqua, igiene e salute, istruzione ed educazione, sviluppo socio-economico e protezione ambientale, educazione alla cittadinanza globale e volontariato internazionale. 

Mission – La nostra azione si rivolge soprattutto a bambine, bambini, donne e giovani, attori di cambiamento in ogni comunità per un mondo più giusto e inclusivo.  Aiutiamo le persone a superare l’emergenza e garantiamo una vita degna, opportunità e futuro attraverso programmi di sviluppo umano ed economico (nell’ambito dell’Agenda 2030).  

Vision – Vogliamo un mondo migliore in cui tutti, in particolare bambini e donne, abbiano uguali opportunità e diritti, accesso alle risorse, alla salute, all’istruzione e a un lavoro degno.    

Un mondo in cui l’ambiente sia un bene comune rispettato e difeso; in cui la guerra, la violenza e lo sfruttamento siano banditi. Un mondo, terra di tutti, in cui nessuno sia escluso.

Il caregiver di una persona disabile e quel rischio silente

Il caregiver di una persona disabile e quel rischio silente che “da un malato ne tiriamo fuori due” 

Disabili.com del 18/11/2020

“I caregiver, più che le persone da loro assistite, sono i veri fantasmi. Sono fantasmi, ma devono esserci sempre”.
Laura e Stefano sono una coppia rodata: moglie e marito, amica e amico, da qualche anno assistita e caregiver. Nell’ultimo post del suo blog La vita Possibile (di cui qui facciamo una sintesi, e che vi invitiamo a leggere nella sua completezza qui), Laura Santi parla con implacabile realismo e onestà intellettuale della parte solitamente meno raccontata della relazione disabile-caregiver, ovvero la fatica, il lavoro di assistenza continuo e senza ferie, il carcere che tocca a suo marito, trasformatosi per necessità anche nel suo assistente. 

Laura, che non può stare sola mai a causa del suo bisogno continuo di assistenza, si è decisa a scriverne dopo l’ennesima notte insonne di Stefano. Dopo gli strappi muscolari per sollevarmi, dopo le infiammazioni ai tendini per spostarmi, girarmi, piegarmi. E sarebbe domenica, oggi! Ma per noi non esistono domeniche. Per noi non esistono feriali o weekend. Per lui, non esistono turni di riposo. 
E Laura non è una che si lamenti o non ci provi con tutta se stessa: nonostante riabilitazione, caparbietà, manovre apprese per i trasferimenti, la sclerosi multipla le ha tolto l’autonomia anche nelle alzate notturne per la pipì, che sono due, e che richiedono di svegliare Stefano: Dalla sua risposta “… Arrivo.”, da quanto è immediata e di voce già fresca, capisco quanto stesse dormendo o meno. Confesso: quando lo sento già sveglio sono egoisticamente ‘contenta’: almeno non sono stata io a svegliarlo. Quando però lo sento ancora sveglio alla seconda alzata – per me è passato un secondo sonno; per lui, magari, tre ore di veglia – mi sento morire. Ogni singola notte. 

E poi la giornata comincia. Si fa il punto della situazione – quali assistenti arrivano, a che ora, come si alternano, quali sono gli incastri di attività, forse riesce a fare la spesa: una incombenza che diventa un momento di libertà da me – riflette con spietata lucidità Laura. 
C’è da imboccare per colazione, chè mani e braccia la mattina sono spastiche, c’è da essere portati in bagno, ma ora lasciami da sola. Poi quando inizio il bidet ti chiamo. E ancora. bidet assistito, alzata in piedi, mi alzo, no non mi alzo, due passi, quattro, okay sto già al limite, puoi vestirmi? Vestizione. Il pomeriggio non è molto diverso, tanto più la domenica, giorno senza assistenti. 

La fortuna di Laura e Stefano? La complicità immutata, e questo ci salva. 
La sera sono un film, quattro risate, due coccole. Ma questa routine è 24 ore al dì, per 7 giorni, per 12 mesi. Non esiste vacanza, non esiste pausa se non, paradossalmente, nelle sue trasferte di lavoro, che comunque sono causa di stress organizzativo per reperire tutte le assistenti che servono – ufficiali o in nero – e in ogni caso in piena pandemia sono completamente assenti. 
Come assenti sono i sostegni al reddito, gli sgravi contributivi: Stefano è libero professionista e non ha la 104. E per fortuna, ci capita di commentare: che ci faremmo con qualche giorno al mese di permesso, con lui in ufficio e vincolato da un orario? 
E allora suona come una presa in giro l’ennesimo discorso del premier di turno, quando annuncia “saremo vicini alle famiglie dei disabili, cioè aumenteremo i giorni di 104“. Quanta ignoranza, o menefreghismo, dietro questi proclami? (e quanta invidia malcelata in chi ti dice, ‘beato te che hai la 104?‘). Dietro le fattispecie arcaiche di leggi quasi trentennali c’è una realtà diversa, feroce. Si chiama “bisogno di assistenza continua”, migliaia di coppie o famiglie la provano sulla propria pelle, sostituendosi allo Stato e pagando un prezzo in termini di salute mentale. Possibile che venga ignorato, a tutti i livelli?

Nessuna traccia neppure di supporti psicologici. E sì che ne avrebbe bisogno. Non sempre la nostra complicità è immutata. Discussioni, stanchezze, parole non dette o urlate: lasciami almeno mezz’ora, lacrime (mie), sforzi supremi per mantenere il sangue freddo (suoi). Una altalena di sentimenti, alcuni espressi, altri repressi. La proposta per recuperare le energie: Vai via due, tre notti… Chiamo una delle assistenti a nero, ti prendi un hotel, te lo pago io, o vai da tuo fratello o da un amico… 
Il burnout dietro l’angolo, o già raggiunto, con Stefano che nel cuore della notte si sveglia con gli incubi e si precipita da Laura, credendola in pericolo. 

E’ questa la quotidianità di un caregiver invisibile e di sua moglie, che nei momenti più bui si sente la sua carceriera. Di fronte a queste realtà, di cui sono piene le case italiane, non solo non c’è sostegno, ma neppure uno straccio di riconoscimento legale per i caregiver. Non fermerebbe l’avanzare della malattia, certo, ma, come giunge amaramente a conclusione Laura, aiuterebbe a non fare due malati da uno solo.

Ringraziamo Laura Santi per l’autorizzazione a riprendere su Disabili.com parti del suo post, che vi invitiamo leggere nella versione completa a questa pagina. 
Il blog di Laura Santi: lavitapossibile.it

#PremioScuolaDigitale

Un videogioco, dal titolo “Il mago del clima”, per sensibilizzare i più piccoli sui problemi che derivano dal riscaldamento globale. Una sedia a rotelle trasformata, grazie alla tecnologia, in uno strumento per esercizi riabilitativi programmabili. Questi i due progetti vincitori del #PremioScuolaDigitale, l’iniziativa del Ministero dell’Istruzione nata per promuovere le eccellenze delle scuole italiane nell’apprendimento e nell’insegnamento digitali.
Il Premio, quest’anno, è stato esteso a tutte le istituzioni scolastiche del primo e secondo ciclo di istruzione. Le scuole hanno candidato progetti tesi a valorizzare modelli didattici innovativi e sperimentali, percorsi di apprendimento curricolari ed extracurricolari basati sulle tecnologie digitali, prototipi tecnologici e applicazioni.
Il #PremioScuolaDigitale si è svolto attraverso una fase provinciale e una successiva fase regionale. Hanno partecipato 784 scuole del primo ciclo e 536 scuole del secondo ciclo, coinvolgendo 35.000 tra studentesse e studenti e oltre 2.500 docenti referenti per i singoli progetti.
L’Istituto comprensivo “Oton Zupancic” di Gorizia si è aggiudicato il primo premio nella sezione dedicata al primo ciclo, grazie al “Mago del clima”, un videogioco dedicato al tema del cambiamento climatico i cui disegni sono stati realizzati interamente dai bambini, così come tutte le istruzioni. Dei piccoli alunni sono anche le voci narranti. Gli studenti si sono esercitati, nel loro percorso didattico, con il coding e, in particolare, con il programma Scratch, imparando a programmare varie tipologie di videogioco.
L’Istituto “Olivetti” di Ivrea ha vinto, invece, il primo premio nella sezione del secondo ciclo grazie al progetto ‘PERLA’ (Programmable Exercises for Rehabilitation of Legs and Arms) attraverso il quale gli studenti hanno creato un ausilio capace di mobilizzare le articolazioni di quelle persone che, per problemi dovuti a incidenti, patologie degenerative o, semplicemente, a causa dell’età, hanno difficoltà nei movimenti di braccia e gambe.
Grazie a due braccioli automatizzati, che vengono applicati su una sedia a rotelle e sono realizzati con materiali riciclati e di basso costo, gli utilizzatori potranno riacquistare capacità motorie di base. Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con un fisioterapista (ex studente della scuola) e una persona con disabilità.
“Alle scuole vincitrici, ma anche a tutte quelle che hanno partecipato, faccio i miei complimenti per l’impegno e la capacità avuta di mettersi in gioco, per aver colto, nella difficile sfida del momento, un’opportunità straordinaria di cambiamento e di partecipazione – ha commentato la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina -. Come Ministero crediamo nel cambiamento e nell’innovazione. L’ampia partecipazione a questo premio nazionale ci dimostra che siamo in tanti a crederci”.

Il video della finale: https://www.youtube.com/watch?v=RK7ePUAbJY8
Il video della Ministra: https://www.youtube.com/watch?v=uSVbtA6-AlM

Presentazione #Ioleggoperché: videomessaggio della Ministra

La Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha partecipato con un proprio messaggio alla videoconferenza di presentazione dell’edizione 2020 di #ioleggoperché, il progetto sociale promosso e coordinato dall’Associazione Italiana Editori (AIE) per la creazione e il potenziamento delle biblioteche scolastiche.

L’iniziativa, che entrerà nel vivo dal 21 al 29 novembre e che coinvolge più di 2 milioni e mezzo di bambini e ragazzi, oltre a 13mila scuole e più di 2.500 librerie mobilitate e aperte su tutto il territorio nazionale, è sostenuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Direzione generale Biblioteche e Diritto d’Autore, dal Centro per il libro e la lettura del MIBACT, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione – Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico, con l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), l’Associazione Librai Italiani (ALI), con il Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai (SIL), con il patrocinio del Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Informazione ed Editoria e con il supporto di SIAE – Società Italiana Autori ed Editori.

“La lettura ci unisce, anche nei momenti più difficili. Un libro unisce sempre” ha detto la Ministra Azzolina durante il suo saluto, riferendosi allo slogan scelto per questa edizione e poi ha spiegato: “Sposo con entusiasmo l’iniziativa #ioleggoperché, che ha il nobile intento di promuovere la cultura e che contribuisce a garantire maggiori opportunità di lettura a tutte le studentesse e tutti gli studenti. Ringrazio l’Associazione Italiana Editori, che ogni anno la organizza ricevendo un largo sostegno da parte di Enti, Istituzioni, di docenti, dirigenti, librai, studenti, famiglie”. Infine, la Ministra ha sottolineato: “Donare un libro a una scuola o a una biblioteca vuol dire piantare un seme che germoglierà altrove, infinite volte. Mi auguro per questo una larga partecipazione”.

Scuola di prossimità, al via un percorso formativo su idee e buone pratiche

Scuola di prossimità, al via un percorso formativo su idee e buone pratiche

L’iniziativa è promossa dal Movimento Piccole Scuole di Indire e dalla Fondazione Enrica Amiotti

Firenze, 18 novembre 2020 – La piccola scuola come comunità che educa, in cui il territorio viene interpretato sia come “laboratorio” sia come luogo di ricerca e di scoperta delle relazioni che legano il ‘mondo’ locale e globale. È con questa finalità che il prossimo 27 novembre partirà un percorso formativo rivolto a docenti e dirigenti scolastici, a cura dei ricercatori di Indire che afferiscono alla Struttura “Innovazione metodologica e organizzativa nelle scuole piccole”, in collaborazione con la Fondazione Enrica Amiotti. Il percorso formativo, dal titolo “Curricolo, Relazioni e Spazi educativi. Idee e pratiche di scuola di prossimità,” è costituito da otto sessioni, della durata di due ore ciascuna, e si concluderà il 12 maggio 2021

Le iscrizioni sono aperte fino al 24 novembrePossono partecipare insegnanti e dirigenti scolastici della primaria e secondaria di I grado, educatori, operatori del settore dei Beni Culturali, genitori, operatori o referenti della scuola dei comuni. 

Il percorso offre la possibilità ai partecipanti di una visione di insieme del modello di scuola di prossimità, grazie anche all’inserimento nei vari webinar di pratiche didattiche e organizzative, che andranno a costruire la dimensione di una scuola che esce sul territorio e di un territorio che entra nella scuola. 

La metodologia scelta sarà di tipo laboratoriale e sono previsti momenti di partecipazione attiva dei partecipanti. L’intera attività formativa ha come obiettivo la promozione e l’innovazione della piccola scuola attraverso la disseminazione di pratiche didattiche e organizzative virtuose, rappresentative di una idea di scuola di prossimità, portata avanti dalle istituzioni scolastiche afferenti al Movimento delle Piccole Scuole di Indire. 

Il percorso formativo è tenuto dai ricercatori Indire: Giuseppina Rita Jose Mangione, Giuseppina Cannella, Laura Parigi, Maeca Garzia, Francesca De Santis, Rudi Bartolini, Michelle Pieri e Stefania Chipa. 

Ospiti del percorso: Vittoria Volterrani e Ilaria Manfredi, IC Bobbio, Marzio Cresci, direttore museo remiero, Novella Lensi, docente IC Capraia e Limite, Massimo Belardinelli, DS Circolo didattico San Filippo (Città di Castello), Emanuela Gherardini e Giulia Gabellini, docenti Circolo didattico San Filippo (Città di Castello), MaurizioSalucci, docente IC Tramonti,  Luisa Milo, Reggente IC Tramonti. La partecipazione al corso è gratuito, e verrà rilasciato un attestato di partecipazione del Ministero dell’Istruzione. 

Una parte integrante delle sessioni formative sarà il seminario online del 3 dicembre “Le comunità educanti oltre la crisi: Bellezza, Cittadinanza e Cura”, che fa parte del convegno “La scuola nel territorio per costruire benessere e cultura civile”, organizzato da Fondazione Enrica Amiotti. Una occasione per riscoprire ulteriori strumenti per realizzare una comunità educante che coinvolga la scuola, tanto quanto il territorio.  

Per iscriversi al percorso formativo gratuito, entro il 24 novembre; oppure sulla Piattaforma Sofia (ID 50617 – ID Edizione 74476). 

Il percorso sarà ospitato dal Movimento delle Piccole Scuole alla sezione “Formazione laboratoriale” https://piccolescuole.indire.it/formazione/risorse/

TAMPONI, ANTICORPI, VACCINI

TAMPONI, ANTICORPI, VACCINI La Nuova Frontiera delle incomprensioni.

Paolo Manzelli

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La lotta alla Pandemia Covid .19 comporta la collaborazione di tutta la popolazione .

Questa nuova frontiera di impegno sociale e culturale ha introdotto nel linguaggio comune concetti specialistici della biotecnologia- genetica, che ha determinato una ampia incomprensione pubblica la quale normalmente  si traduce in una forte inibizione del valore percepito della scienza che di conseguenza determina una evidente “Paura” ampiamente condivisa dalla gente la quale è causata dal non saper gestire culturalmente la pericolosa pandemia virale contemporanea.

Il “Cambiamento del Modo di Pensare Collettivo” è oggi una sfida di divulgazione tecno-scientifica,  attuabile con l’ uso di Facebook ed altri Social Media. che EGOCREANET NGO in Firenze , (dedita dal 1997 al volontariato per la innovazione scientifica e culturale), si è trovata ad impegnare il Cluster di adesioni, nel tentativo di ridurre le incomprensioni cognitive perseguendo metodi trans-disciplinari su quanto riguarda la comprensione di temi relativi a : Tamponi, Anticorpi e Vaccini> , argomenti questi che sono normalmente privi di una base di sapere e di intelligenza collettiva.

  • TAMPONI ed ANTICORPI .

Un primo esempio è. in relazione al rapporto tra “Tamponi e Anticorpi” molte persone  non comprendono perche’  coloro che risultano positivi al “Tampone Molecolare” poi non presentano sintomi della malattia Covid.19. Per far comprendere come non sia plausibile una relazione diretta tra la positivita’ del Tampone e la Malattia da Covid.19 , abbiamo  precisato che : coloro che risultano positivi al “Test Naso Faringeo” basato su la tecnica di bio-polimerizzazione RT.PCR ”non” producono anticorpi IgM ed IgG … proprio in quanto il Virus Sars.Cov.2. contagiato non e ancora “Vitale” e quindi si comporta  come un elemento “non vivente” poiche’ il suo RNA-virale  non è stato ancora in grado di sostituire l’LRNA-Umano, cosi da produrre le proprie proteine virali che inducono la malattia Covid.19.

Gli anticorpi IgM e IgG sono prodotti come reazione immunitaria alle “proteine-virali” che sono attivate dal sistema immunitario naturale , durante la malattia Covid.19; pertanto  tali anticorpi IgM,IgG … non vengono attivati nell’ambito della indagine molecolare del Tampone, eseguita tramite la ricerca di  amplificazione RT.PCR del materiale genetico del Virus a RNA.

Gli anticorpi IgM ed IgG iniziano a prodursi soltanto quando si attiva la malattia COVID.19 che presenta evidenti sintomi  di febbre ,tosse e altri malesseri di respirazione ed altro piu o meno gravi.  

Infine ,procedendo verso la guarigione della malattia Covid.19 , gli IgM tendono a sparire trasformandosi in IgG ,i quali sono piu’ stabili e  duraturi, ma di essi ancora non sappiamo prevedere quanto a lungo termine possa essere la permanenza nel Plasma delle persone guarite , quale  indice di “memoria immunitaria” acquisita dalla guarigione da Sars.Cov2.  https://dabpensiero.wordpress.com/

  • IL VACCINO VALE ORO NELL’ ECONOMIA PANDEMICA.

Piu recentemente e iniziata la necessita di chiarire le finalita’ ed i metodi di Prevenzione del VACCINO che nel campo del business Farmaceutico è divenuta molto simile ad una moderna corsa al’ Oro di altre epoche in USA.

La attesa mondiale di poter neutralizzare il Virus Sars.Cov.2. crea attualmente una ampia competizione tra le Agenzie Farmaceutiche e pertanto rende decisivo arrivare per primi a firmare contratti di produzione e validazione del prodotto considerato universalmente ormai come unica e principale speranza di arrestare la pandemia da Covid.19.

Dal punto di vista dell’ impegno di EGOCREANET, finalizzato a dare un contributo al necessario “Cambiamento del Modo di Pensare Collettivo” , abbiamo iniziato nel sottolineare la importanza di saper distinguere  tra  :

àVACCINI TRADIZIONALI E VACCINI GENETICI .

I Vaccini Tradizionali sono basati sul metodo di inoculare i Virus “ parzialmente inattivati” per produrre naturalmente “anticorpi” come prevenzione immunitaria alla infezione da virus .

Oggi molti“ Vaccini Genetici “ perseguono una metodologia simile a quella utilizzata dal recente Vaccino che e stato annunziato della “Pfizer-BioNTech” .

Questi “Vaccini Genetici” utilizzano una diversa strategia proveniente dagli studi di “ Ingegneria Genetica” il cui obiettivo è quello di inoculare nel paziente un “Modello Sintetico di messaggero , m.RNA” per mimare la produzione di una proteina simile quelle dello Spike (artiglio del Sars.Cov.2.) per agganciarsi ed infettare le cellule umane.

Le Proteine indotte dal Vaccino a base di “mRNA Sintetico” , (che ha come target/specchio lo Spike) , viene riconosciuta come estranea e quindi scatena la risposta immunitaria che produce gli anticorpi , IgM,IgG …

Ancora oggi il Vaccino Pfizer-BioNTech è in via di sperimentazione su volontari e pare che abbia raggiunto l’ obiettivo della Produzione di Anticorpi al 90% ,…ma essendo  in via di validazione , non possiamo sapere se gli anticorpi prodotti da tale modello Vaccinale creato dalla “Ingegneria Genetica” sia effettivamente efficace per bloccare la infezione virale del Sars.Cov.2. Inoltre ancora è  impossibile conoscere la durata della immunita’ acquisita, cioe’ se essa sara’ a lungo ovvero a breve termine, come protezione del Vaccino prodotto dalla Pfizer; cio’ proprio in quanto non sappiamo verso quali mutazioni possa andare incontro in futuro il Virus Sars.Cov.2.

Infine sappiamo che il Vaccino prodotto in grandi quantita’ dalla Pfizer in USA , andra’ tenuto a – 80 Gradi C fino alla sua somministrazione prevista in due fasi successive cio’ in quanto la m.RNA studiata prima al Computer e poi realizzata in vitro non e molto stabile a temperature ordinarie.

Essendo la aspettativa del vaccino cosi elevata, per quanto gli investimenti sulla necessaria “catena di refrigerazione” della distribuzione del  Vaccino della Pfizer richiedano molte spese , in vero gia’ da oggi molti governi di tutto il mondo sono disposti a pagarle , indebitando le popolazioni in un futuro certamente di lunga durata necessario per pagare il debito con gli interessi del credito.

La Concorrenza su la problematica della “Refrigerazione del Vaccino Genetico” della “Pfizer-BioNTech” è stata recentemente proposta dalla Azienda  USA “ MODERNA” che ha prodotto un m.RNA sintetico alternativo denominato “m.RNA-1273”, (1273- indica la scelta di una delle svariate combinazioni che ha la probabilita’ di produrre anticorpi ,IgM,IgG9 che ha dimostrato una efficacia al 94,5 % (rispetto al 90% del Vaccino della Pfizer) e che inoltre è piu facile da conservare e trasportare in quanto il Vaccino della azienda MORERNA , rimane stabile tra i 2 ed 8 Gradi C. almeno per un mese ; cio’ è stato ottenuto anche modificando l’ involucro proteico che contiene l’ m.RNA Sintetico della azienda “MODERNA” con l’ aggiunta integrata di molecole di grasso. .

Molti altri concorrenti in tutto il mondo si affacciano a competere a questa corsa al Business Farmaceutico dei Vaccini piu’ adatti a garantire la Prevenzione da Covid.19 .  Attualmente sono almeno 47 le Aziende in competizione nel mondo di cui solo 8 sono in fase di sperimentazione ed esse propongono metodi di produzione , durata della immunita’ acquisita  , e prezzi alternativi variabili a seconda della quantita’ di produzione  prevedibile.

Prima ancora di analizzare tali differenze che sussistono attualmente tra gli  annunci di produzione di  molteplici Vaccini , EGOCREANET ritiene importante proporre una discussione orientata a comprendere il diverso Impatto sulla Salute Umana che caratterizza le differenti strategie genetiche di produzione Vaccinale nel loro rapporto tra :

  • IMMUNITA ARTIFICIALE CONTRO QUELLA NATURALE .

Con il Vaccino prodotto in USA dalla Pfizer -BioNTech , o della Azienda MORERNA , andiamo comunque ad affermare la idea che sia possibile alterare ed infine sostituire la produzione di anticorpi del nostro “Sistema Immunologico Naturale” con uno Artificiale costruito come modello Virtuale mediante tecniche di Ingegneria Genetica per essere sperimentato prima in  vitro e poi su animali e infine su volontari .

Tale sostituzione è fondata sulla base della manipolazione del DNA di batteri , ottenuta ricombinando tutte le possibilita’ virtuali di codificazione delle sequenze genetiche, al fine di ottenere una vasta libreria di anticorpi “monoclonali ” (“derivati da una singola Cellula” ) da utilizzare come “Modello Virtuale” per la sperimentazione vaccinale finalizzata a bloccare la attivita’ di infezione del virus Sars.Cov2.

Il Procedimento di Produzione di “Anticorpi indotti Artificialmente” in risposta ad un Modello Genetico di m.RNA, in effetti ha ottenuto ottimi risultati.  Cio’ ancora non significa che sia stata realizzata la sperimentazione adeguata a capire se quella “stimolazione  artificiale di anticorpi” sia capace di creare un legame con le proteine prodotte realmente dal Virus Sars.Cov.2. , cosi da bloccare la attivita’ infettiva nel decorso dello sviluppo dei sintomi della malattia COV.19.

Ma vista la corsa al Business d’oro della vaccinazione globale, le Aziende  Pfizer e la concorrente MODERNA , hanno iniziato da subito a produrre il vaccino ancor prima di risultati soddisfacenti della sperimentazione sull’ Uomo . nonche’ dei risultati di una analisi volta a verificare della sua efficacia di protezione immunologica duratura nel tempo, la quale dipende dalla attualmente ignota capacita’ di mutazione specifica del SARS.COV.2 .

Resta quindi aperto il problema generale di risposta alla domanda :

se questa metodologia di “Ingegneria Genetica” per la produzione e sperimentazione di Anticorpi indotti Artificialmente su Modelli Virtuali di m.RNA ,  non vada progressivamente ad inibire la “Dotazione Naturale Immunologica dell’ Uomo e della Donna” da cui sempre dipendiamo anche in relazione al futuro delle probabili mutazioni del Virus indotte da  cambiamento ambientale  ????.

Per introdurre questa problematica abbiamo scritto e divulgato due articoli sul tema della :

< EPIGENEICA VIRALE<  Ref.   in:  

  1. https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=134304
  2. https://dabpensiero.wordpress.com/2020/11/16/epigenesi-virale-2/

Infine il moderno studio dei cofattori epigenetici , regolatori di sviluppo e  differenziazione del Virus e del loro impatto sulle patologie che inficiano la  salute Umana,  debbono essere ancora decifrati in termini relazioni di codificazione dell’ adattamento reciproco tra “Genetica Umana ed Epigenetica” derivante dal cambiamento Ambientale.

Come Egocreanet riteniamo che questo importante argomento il quale  riguarda l’ impatto della mutazione dei Virus Sars.Cov.2 , nel quadro del complesso cambiamento delle condizioni ambientali,  non possa essere escluso dalla “corsa alla produzione dei Vaccini “ la quale rischia di divenire un inutile indebitamento sociale ed economico a seguito delle probabili future mutazioni virali .

 Pertanto nel proseguire della nostra attivita’ orientata verso il “Cambiamento del Modo di Pensare Collettivo  “ porremo in evidenza e diffonderemo le ricerche indirizzate a chiarire  il fondamentale  ruolo delle condizioni ambientali sulla ampia e variabile diffusione delle malattie virali contemporanee, cio’  proprio in quanto la variazione Epigenetica causata dall’Inquinamento Ambientale  è divenuta il fondamento che agisce da fulcro nell’aumentare lo stato di elevata vulnerabilità delle infezioni virali respiratorie in particolare di quelle dei gruppi di popolazione più fragili.

Il  Programma EGOCREANET CLUSTER è  decisamente in Progress e pertanto ricerchiamo collaborazioni multi-disciplinari per valorizzarne ed ampliarne la strategia di innovazione scientifica e culturale tesa a rimodernare Cambiamento del Modo di Pensare Collettivo Contemporaneo .

Joseph con gli occhi riversati all’indietro

Joseph con gli occhi riversati all’indietro

di Vincenzo Andraous

A volte penso a come la politica sia davvero poca cosa di fronte alle sciagure più indicibili, ben poca cosa per il suo silenzio e per le parole d’accatto usate per non dire niente.

Uomini che guardano ma non vedono, ascoltano ma non sentono straziante il dolore degli altri.

Tanti uomini che a giro corto se ne stanno da un’altra parte, dove non c’è rischio di sbattere sull’ostacolo improvviso di un fagottino di pochi chili, un bimbo di pochi mesi soffocato e fradicio di abbandono, con gli occhi riversati all’indietro.

Mare e migranti tra urto e fastidio, mare e disumana accettazione dell’assenza, mare che non ha più tuono da restituire all’ingiustizia, soltanto altro silenzio.

Noi possiamo fare speculazioni politiche o filosofiche, senza avere timore delle ritrattazioni, degli attacchi e dei rinculi della storia che sovente prendiamo a calci nel deretano.

Possiamo addirittura convincerci di non rimanere invischiati da una certa indifferenza che sta facendo più vittime della pandemia. 

Possiamo fare gli estremisti realisti di quella casacca o di quell’altra, possiamo indossare i colori sgargianti della retorica,  possiamo fare i santi e i diavoli a seconda degli interessi che premono alle porte.

Addirittura potremmo fare tante altre e diverse cose di fronte a una creatura  annegata per la nostra incuria, la nostra disabitudine a fare seguire alle parole i fatti, per la nostra incapacità di  fare veramente qualcosa di importante per un moto di compassione, per un principio inalienabile di umanità, per quell’amore nei riguardi di tutti i bambini.

Quei bambini che non sono migranti, non sono extracomunitari, non sono delinquenti in trasferta,  non sono muscoli  per il mercato della carne. Invece non facciamo niente, peggio, non intendiamo proprio vedere a un palmo dal nostro naso.

Sono bambini, sono innocenti, sono quella parte di noi che mai dovrebbe fare i conti con la nostra furba vigliaccheria e crudeltà nei riguardi dei soliti altri. I soliti altri, anche dei più piccoli, quelli che durante le famose guerre giuste e necessarie sono  i primi a rimetterci la vita.

Quando penso alle tante discussioni sullo straniero, su quelli che hanno la pelle nera, su quanti vengono da noi a rompere le scatole, penso con la stessa intensità che correrebbe l’obbligo di non fare politica sulla pelle di un bimbo di pochi mesi, un bimbo raccattato e ricomposto alla bell’e meglio per non dover farci i conti per davvero.

Quando penso a Joseph nell’imminenza del Natale, penso a mia figlia che prepara il presepio, l’albero, penso al Bambino Gesù che nasce, penso a come i bambini e le loro madri non dovrebbero mai ricevere il diniego della perdita-assenza  più grande.

A. Dikele Distefano, Non ho mai avuto la mia età

Dikele Distefano, difficile è la vita

di Antonio Stanca

   Del 2019 è la prima edizione, nella serie “Oscar Bestsellers” della Mondadori, di Non ho mai avuto la mia età, romanzo dello scrittore Antonio Dikele Distefano. Lo aveva scritto nel 2018 quando aveva ventisei anni e viveva a Ravenna. Era nato a Busto Arsizio nel 1992 da genitori entrambi di origine angolana e i suoi primi interessi erano stati di genere musicale. Intorno al 2015 si era orientato verso la narrativa e in questo senso avrebbe continuato ad impegnarsi. Ricorrenti sarebbero stati nelle sue narrazioni i temi legati alla difficile condizione che gli stranieri, gli immigrati, si trovano a vivere nei paesi dove si sono trasferiti, lo stato di esclusione, sfiducia, diffidenza al quale sono condannati da parte della gente del posto. Anche la sua famiglia, anche lui aveva sofferto e soffriva questi problemi, non li aveva mai visti risolti e lo avevano mosso a scrivere di essi.

   Nel recente romanzo il protagonista è un ragazzo, Zero o Zeta, che, come i genitori dello scrittore, proviene dall’Angola, ha una sorella, Stefania, di poco più grande, e insieme hanno seguito il padre quando i genitori si sono separati. Erano ancora bambini, staranno in molti posti, scopriranno molte cose e, più grave di tutte, quella che farà loro capire che del padre non potevano fidarsi, che era propenso ai vizi e non ai doveri. Già dopo i primi anni di scuola, quando erano appena adolescenti, avevano cominciato a svolgere qualche lavoro per potersi sostenere e affrontare le spese che la piccola casa dove abitavano, alla periferia di un grosso centro urbano, richiedeva.

   L’opera del Distefano percorrerà la vita di Zero da sette a diciassette anni, la mostrerà in ogni suo aspetto, momento, risvolto, in ogni sua azione, relazione, in ogni circostanza. Stefania sarà la sua confidente ma non sempre lui l’ascolterà. Alcuni compagni di scuola, Claud, Inno, Sharif, diventeranno i suoi migliori amici, sempre e ovunque starà con loro. Avrà anche delle ragazze, Pau, Anna, ma gli sarà difficile stabilire un rapporto definitivo, lo lasceranno tutte. Instabile, irrequieto, timoroso si mostrerà, come quando era bambino continuerà a comportarsi, mai sicuro diventerà dei propri pensieri, delle proprie azioni. Si sentirà sempre in difetto, in colpa, non saprà mai stare bene con gli altri, diverso, inferiore si convincerà di essere. La sua condizione di figlio di immigrati, di negro in un paese di bianchi, gli aveva procurato problemi che erano diventati insormontabili. Erano continuati, infatti, anche nei rapporti con i tre compagni di scuola e amici che pure erano negri. Li vedeva più sicuri, più decisi, più capaci. Anche con loro aveva difficoltà, anche se partecipava agli stessi giochi, alla stessa vita di strada, a tutto quanto questa comportava, le grida, le fughe, gli scherzi, i piccoli furti, la piccola violenza, la prima droga. Neanche il tanto tempo trascorso insieme, le tante avventure vissute, erano servite a liberarlo di quanto si era formato nella sua mente e gli procurava remore, vincoli, dubbi, paure. La sua casa, la sua stanza rimarrà il luogo preferito, la solitudine la condizione cercata. Molto lo farà soffrire il suo essere, sentirsi diverso, molto lo limiterà. A differenza dei compagni non migliorerà la sua situazione, non si proporrà alcun traguardo, rimarrà come sempre e vittima finirà di circostanze fortuite, morirà per non aver saputo decidersi, per essersi lasciato coinvolgere, per essere stato debole. La polizia si accanirà contro di lui, lo crederà responsabile di quanto di grave stava succedendo in una strada della città durante una notte mentre lui ci passava vicino, non esiterà ad infierire perché negro e, quindi, sospetto, pericoloso.

   Con la morte di Zero a causa delle percosse della polizia si conclude il romanzo del Distefano lasciando che quel ragazzo da escluso diventi vittima di un sistema, di un ambiente, di una società della quale non ha colpa, che il suo cammino sia tanto difficile da non fargli mai vivere quello che la sua età richiedeva, da imporgli sempre di fare altro, di essere altro da come avrebbe dovuto o voluto.

  Un lungo processo viene rappresentato dallo scrittore, oltre a Zero è compiuto, anche se diversamente, dai suoi amici, anche loro negri, anche loro con molto altro da fare rispetto a quanto la loro età voleva. Leggere è come assistere ad una vita che non si conosceva, che era rimasta nascosta e che, tuttavia, avveniva insieme alla nostra, vicino alla nostra. Distefano scopre questo mondo e lo fa vedere in ogni suo particolare.    Un valore di documento, di testimonianza ma anche di denuncia acquista il romanzo: c’è da apprezzarlo ma c’è pure da riflettere!

Dai 25mila insegnanti di sostegno in più ai fondi per il trasporto scolastico: ecco la manovra 2021 per la scuola

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

La manovra 2021 porta in dote 25mila docenti di sostegno in più. Ma solo 5mila di questi prenderanno servizio l’anno prossimo; gli altri saranno spalmati sul 2022/23 e 2023/24. nel menù degli interventi contenuti nella legge di bilancio licenziata lunedì sera e attesa in parlamento nei prossimi giorni, sempre alla voce scuola, trovano spazio anche i fondi per animatori digitali, informatizzazione del ministero e trasporto scolastico.

Più prof di sostegno
Per l’assunzione di prof di sostegno aggiuntivi la bozza di Ddl stanzia 62,76 milioni nell’anno 2021, 321,34 nel 2022, 699,43 nel 2023, 916,36 milioni per ciascuno degli anni 2024 e 2025, 924,03 nell’anno 2026, 956,28 milioni nell’anno 2027. Per poi superare il miliardo sia nel 2028 che nel 2029. Risorse con cui sarà possibile aggiungere 5.000 posti sostegno a decorrere dall’ anno scolastico 2021/2022, 11.000 a decorrere dal 2022/2023 e 9.000 posti dal 2023/2024 in poi.

Arricchimento offerta formativa
Un’altra disposizione incrementa di 117,8 milioni di euro nell’anno 2021, di 106,9 milioni di euro nell’anno 2023, di 7,3 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025 e di 3,4 milioni per l’anno 2026 le risorse del Fondo per l’arricchimento e l’ampliamento dell’offerta formativa e per gli interventi perequativi anche al fine di ridurre le diseguaglianze e di favorire l’ottimale fruizione del diritto all’istruzione, anche per i privi di mezzi.

Animatori digitali
Altri due incrementi in agenda a partire dall’anno prossimo. Da un lato, la legge di bilancio aumenta di 8 milioni le risorse del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche al fine di potenziare le azioni per l’innovazione didattica e digitale nelle scuole attraverso le azioni di coinvolgimento degli animatori digitali in ciascuna istituzione scolastica. Dall’altro, incrementa l’autorizzazione di spesa finalizzata a realizzare un sistema informativo integrato per il supporto alle decisioni nel settore dell’istruzione scolastica, per la raccolta, la , la sistematizzazione e l’analisi multidimensionale dei relativi dati, per la previsione di lungo periodo della spesa per il personale scolastico, nonché per il supporto alla gestione giuridica ed economica del predetto personale anche attraverso le tecnologie dell’intelligenza artificiale e per la didattica a distanza.

Edilizia scolastica
Diversi intetrventi anche in materia di edilizia scolastica. In primo luogo, viene prorogato al 31 dicembre 2021 il termine per l’utilizzo dei poteri commissariali da parte di sindaci e presidenti delle province per la realizzazione degli interventi di edilizia scolastica, così come previsti dall’articolo 7-ter del decreto 22/2020. Al tempo stesso viene attribuita agli enti locali la possibilità di variare, con l’approvazione del progetto di fattibilità tecnico-economica dell’intervento di edilizia scolastica in consiglio comunale, lo strumento urbanistico vigente in deroga alle disposizioni nazionali e regionali vigenti.

Scuolabus
Per evitare i disservizi sul trasporto scolastico che hanno funestato questo inizio d’anno il Ddl istituisce poi uno specifico fondo con una dotazione di 150 milioni di euro per l’anno 2021 nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti da destinare al trasporto scolastico per l’attuazione delle misure anti-contaggio individuate dalla COnferenza Stato-regioni del 31 agosto scorso.

Studenti e prof no Dad a lezione davanti Montecitorio

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Sulla scia di Anita e Lisa, le due studentesse di dodici anni che da settimane protestano a Torino per la scuola in presenza all’ingresso del loro istituto, anche alcuni prof si sono materializzate in carne e ossa a Cuneo, Firenze, Faenza – ieri, nella giornata internazionale degli studenti – per fare lezione all’aperto a un manipolo dei loro ragazzi e reclamare la riapertura del sistema dell’istruzione, chiuso per il Covid.

Lezioni ribelli, presidio didattico, collettivo «no Dad», chiamatelo come volete: quello di ieri è stato il primo appuntamento con lezioni dal vivo organizzato da «Priorità alla scuola» il movimento che unisce genitori, ragazzi, docenti, e personale scolastico, e che chiede il ritorno dell’istruzione in presenza, il recupero della normale vita di classe.

A Roma, davanti a Montecitorio, gli studenti con le maschere dei politici hanno fatto la lezione su come, chi ci governa, dovrebbe investire i soldi sulla scuola. Il flash mob romano è stato organizzato dalla Rete degli studenti medi, sostenuti dal movimento Priorità alla Scuola, gli stessi studenti che, con l’Unione degli universitari, hanno scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte spiegando che «senza una profonda riforma del sistema istruzione non andrà tutto bene». Fatto anche di quel guardarsi negli occhi che svela cosa passa per la testa dei ragazzi e delle ragazze, di quegli adulti di domani, la cui formazione è affidata ai prof che sono le loro guide verso il futuro.

Di energia termica ha parlato nella sua lezione di fisica la prof Maria Angela Vitali a Firenze, davanti al liceo scientifico Castelnuovo, con cinque dei suoi studenti a seguire dal vivo e gli altri collegati da casa. «Facciamo la stessa lezione di sempre, ma la facciamo davanti alla scuola», ha sottolineato la professoressa che ha fatto un doppio appello per chi c’era e per i “distanti”.

Il Rinascimento è stato l’argomento approfondito dalla prof di storia dell’Arte Sara Maosero che alle otto, prima campana, era già davanti al liceo Peano-Pellico. «Resto qui all’aperto, a oltranza, finché le scuole riapriranno – ha spiegato l’insegnante -. La didattica a distanza funziona per periodi brevi. La scelta del Governo di chiudere i luoghi di diffusione della cultura come scuole, teatri o musei è criminale e sbagliata». Maosero ha avvisato con una mail le sue 9 classi («Da domani vado davanti alla scuola per insegnare»). I colleghi le hanno portato un thè caldo al cambio d’ora. «Spero che qualcuno si unisca in questa protesta. Dobbiamo farci sentire, far capire che le scuole chiuse sono un diritto negato. In tre mesi in estate gli istituti si sono attrezzati per lezioni in sicurezza. Resto qui finché ci sarà di nuovo dato il diritto di insegnare in aula, in presenza, non davanti a uno schermo», ha detto la prof di storia dell’arte con paraorecchi a ripararla dal freddo.

Davanti al liceo Torricelli Ballardini a Faenza (Ravenna) stesso film, la prof Gloria Ghetti, docente di storia e filosofia, ha fatto lezione nel cortile della scuola. Seduti sui gradini, c’erano cinque suoi studenti, gli altri compagni seguivano da remoto. Anche lei non ha resistito al richiamo dei ragazzi dopo averli visti al freddo come Anita e Lisa. «Allora ho capito esattamente cosa dovevo fare: il nostro lavoro non può prescindere dalla presenza, la dad è alienante», e la prof Ghetti è arrivata anche lei. «La lezione – sottolinea – nasce da loro, dalle loro domande, dai loro dubbi, anche dai loro sguardi e stati d’animo. Tutto questo in uno schermo non ci può stare». «Non possiamo considerare questa seconda ondata, ampiamente attesa, un’emergenza. Occorreva prepararsi, ma non è stato fatto. Siamo qui a chiedere cosa state facendo per farci tornare a scuola il 4 dicembre quando scadrà il Dpcm?», domanda la Ghetti che rileva anche come la Dad ha «enfatizzato le differenze socioeconomiche», e che per i ragazzi «uscire da casa e venire da scuola è anche un indispensabile momento di emancipazione dall’ambiente sociale di provenienza».

Altre lezioni disobbedienti seguiranno: “Priorità alla scuola” sta raccogliendo la disponibilità di altri prof per presidi didattici anche a Roma, Bologna e Milano.

Covid, il 70% degli studenti contro la chiusura

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Che cosa vuol dire essere studenti nel 2020, l’anno della pandemia? Tremila ragazzi di scuole superiori e università hanno risposto ad un sondaggio di Skuola.net:. quasi la metà sta vivendo molto male il momento, circa 8 su 10 pensano che il virus avrà ripercussioni negative sul loro futuro. Tanti, circa 7 su 10, si lamentano per la gestione del capitolo scuola da parte degli adulti. Perché più di uno su 2 mal sopporta la Dad.

Gli ultimi nove mesi sono stati devastanti; specie dal punto di vista mentale. Quasi 1 su 2, infatti, sta passando un periodo molto difficile e afferma che la sua esistenza è stata letteralmente stravolta. Appena 1 su 10 sostiene che non sia cambiato granché nel suo approccio alla vita.

Gli altri, seppur tra mille difficoltà, hanno comunque tentato di andare avanti non facendosi condizionare dal virus. A generare un atteggiamento del genere è stato soprattutto quanto accaduto alla scuola.

A parte qualche settimana di lezioni in presenza, quasi tutto l’anno scolastico (e universitario) si è svolto online. Una assoluta novità che per circa 1 su 3 si è tradotta nella perdita di ogni punto di riferimento. Anche se c’è qualcuno, specialmente tra gli universitari, che ritiene che questa “prova” lo renderà più forte e capace di affrontare le difficoltà della vita. Ma è fuor di dubbio che la didattica a distanza non sia stata una cosa facile da digerire.

Focalizzando l’attenzione sugli studenti più piccoli (quelli delle superiori) il dato è ancora più evidente: il 18% sin dallo scorso inverno sta vivendo malissimo il fatto di non poter andare fisicamente a scuola e un altro 36%, mentre durante il lockdown aveva fatto buon viso a cattivo gioco, con l’avvio della seconda tornata di Dad si è rassegnato al peggio. Meno della metà, alla fine, si sta abituando alle lezioni da casa (con un 10% che addirittura ora preferisce questa modalità alla scuola in presenza).

In parte, però, se lo aspettavano che potesse accadere di nuovo: il 55% aveva immaginato che le classi richiudessero molto presto (il 14% pensava che non riaprissero affatto), mentre il 28% temeva sì lo stop ma in inverno inoltrato; quasi nessuno (3%) avrebbe scommesso su un anno scolastico tutto in presenza. Una situazione che è dovuta soprattutto alla gestione dell’emergenza sanitaria.

Ma il fatto che la chiusura delle scuole sia stata determinata in larga parte da ragioni esterne agli istituti (questione trasporti, assembramenti agli ingressi, ecc.) porta i ragazzi ad essere lo stesso arrabbiati con gli ‘adulti’ per come hanno affrontato gli eventi: per il 20% le istituzioni avrebbero potuto fare di più fin dall’inizio, per un altro 50% le colpe vanno circoscritte alla seconda ondata. Per questo in tantissimi appoggiano le proteste contro la Dad che stanno andando in scena in questi giorni: per l’11% sono sempre legittime, per spingere al ritorno in classe; per il 43% sono giustificabili solo in quei casi in cui non tutti gli studenti hanno le stesse opportunità per collegarsi online.

Una piccola crociata in cui i ragazzi delle superiori trovano l’appoggio dei colleghi più grandi. Anzi, lo spirito degli universitari è ancora più battagliero: 3 su 4 si sono sentiti trascurati dalle istituzioni (per il 28% ci si è concentrati solo sulla scuola, il 47% pur riconoscendo che la scuola aveva più criticità avrebbe gradito maggior attenzione). E per una quota simile, non aver potuto frequentare l’università per così a lungo gli potrebbe aver precluso tante opportunità, sia per fare nuove conoscenze sia in ottica lavorativa.

Il sondaggio, però, è stata anche l’occasione per far parlare i ragazzi, per far loro esternare le proprie sensazioni, per capire cosa gli manca di più della loro vita da studente prima dell’arrivo del Covid.

Tutto, o quasi, ruota attorno alla semplice quotidianità: fino a febbraio era data per scontata, oggi è diventata un grande vuoto. C’è chi rimpiange «l’intervallo tutti assieme», chi «i ritmi di vita normali», chi «i pomeriggi di studio con gli amici», chi «gli scherzi e le litigate con i compagni», chi persino «il tempo trascorso sui mezzi pubblici» e «l’ingresso dei prof in classe». In fondo, i rapporti umani sono quelli che più di ogni altra cosa mancano: per il 19% la Dad ha deteriorato inesorabilmente i rapporti con il resto della classe, per il 53% li ha almeno raffreddati.

La didattica a distanza senza consumare gigabyte

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Da ieri le studentesse e gli studenti potranno seguire la didattica a distanza senza consumare il traffico dati degli abbonamenti ai telefoni cellulari. I ministri dell’Istruzione Lucia Azzolina, per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano hanno invitato i principali operatori di telefonia mobile a identificare soluzioni che agevolino i ragazzi nel seguire le lezioni da remoto. Tim, Vodafone e Wind Tre hanno accolto l’invito del Governo ed escluderanno le piattaforme di didattica a distanza dal consumo di gigabyte previsto negli abbonamenti.

La ministra dell’Istruzione Azzolina ha affermato che «quando si affronta un’emergenza come quella che stiamo vivendo serve davvero il sostegno di tutti. Da marzo ad oggi lo Stato ha già investito oltre 400 milioni per il digitale a scuola. Iniziative come questa rafforzano l’impegno per supportare studentesse e studenti. Ringrazio chi ha aderito al progetto».

La ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Bonetti ha sottolineato che «l’impatto, anche economico, della didattica a distanza sulle famiglie, già pesantemente provate dalle conseguenze della pandemia è un nodo a cui le istituzioni devono una risposta fatta di soluzioni concrete. La sinergia raggiunta oggi con le società di telecomunicazioni è un passo che guarda in special modo alle situazioni familiari di maggiore disagio, che sono quelle più gravemente esposte al rischio di esclusione sociale e di povertà educativa. La priorità resta quella di garantire pari opportunità di accesso ad un diritto primario, l’istruzione, a tutte le studentesse e gli studenti del nostro Paese ed evitare con ogni sforzo gap educativi difficilmente colmabili per i nostri ragazzi».

Il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli ha sottolineato che «così come nella prima fase di questa pandemia, le società di telecomunicazioni si mostrano collaborative con il Governo per garantire continuità del servizio di connessione, mantenendo elevati livelli di assistenza e agevolando, per tutte le famiglie, le attività essenziali come lo smartworking e la didattica a distanza. La connettività è diventata un elemento imprescindibile di inclusione sociale e si conferma sempre più essenziale per la crescita e lo sviluppo del Paese».

La ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Pisano ha ringraziato le società di telecomunicazioni «per aver risposto prontamente e positivamente all’invito rivolto loro dal Governo. Siamo chiamati ad affrontare sfide complesse come formare i nostri giovani con la didattica a distanza. Il modo più efficace per farlo – ha aggiunto – e anche quello più etico è di creare progetti di solidarietà in cui pubblico e privato mettono insieme le loro energie per l’interesse della collettività».