Contagi e scuole d’estate

Contagi e scuole d’estate: gli espedienti  del Ministero distruggono la scuola!

La situazione creata in questi mesi nel comparto scuola ha superato i limiti dell’accettabile”. Questa è la sintesi della posizione espressa dal Segretario Nazionale dell’UGL Scuola, Ornella Cuzzupi, che da mesi sta denunciando la china verso la quale il comparto scuola si è inevitabilmente avviato.

Quello che sorprende – afferma il Segretario UGL – è come questo Ministero riesca ogni giorno a dimostrare come la distanza che intercorre tra esso e il mondo della scuola sia siderale e come, purtroppo, non vi sia coscienza di ciò che realmente è”.  Infatti, Come se non bastasse l’ultima, drammatica, vicenda relativa ai dati di contagio a scuola – accuratamente celati ai più – le cui gravissime ricadute appaiono drammaticamente chiare, adesso ci si inventa l’apertura della scuola nei mesi estivi.  

Anche su questo Ornella Cuzzupi non ha dubbi: “Siamo in presenza di una pericolosa arroganza dettata, presumibilmente, dall’ignoranza dei fatti. Il Ministro non si rende conto dei danni che sta provocando. Le sue affermazioni circa la necessità di tenere aperte le scuole oltre quanto previsto dal naturale calendario, lascia trasparire due concetti, ambedue gravi e offensivi per il personale della scuola. Il primo relativo alla non conoscenza di ciò che sta avvenendo in questi mesi, il secondo, altrettanto doloroso, è il messaggio ambiguo che trasmette per coprire le proprie mancanze organizzative. In pratica, il signor Ministro dovrebbe prendere atto che i docenti e il personale scolastico tutto è rigorosamente impegnato dall’inizio della crisi pandemica in una strenua attività tesa a mantenere in piena attività la scuola e a dar seguito al proprio compito di educatori”.

Il Segretario Nazionale tiene in modo particolare a precisare come la scuola, anche se non in modo canonico, funziona e stia portando avanti i programmi grazie ai docenti che, gettando il cuore oltre ogni ostacolo, stanno cesellando una Didattica a Distanza che mai, nemmeno lontanamente, si era prevista. “Gli insegnanti si sono inventati, sì letteralmente inventati, un nuovo modo di far scuola con risultati a dir poco eccellenti senza che nessuno, ripeto nessuno, ne abbia dato organizzazione e struttura. Un particolare questo che pare sfugga al titolare del Dicastero. Altra nota di plauso deve essere rivolta al personale ATA, amministrativi, tecnici e ausiliari che stanno mettendo a dura prova le proprie capacità fisiche e professionali, sottoposti oltremisura a turni intensificati e mansioni aggravate da qualsivoglia richiesta che piove loro addosso dalle privilegiate stanze romane. L’idea di un’apertura nei mesi estivi della scuola oltre ad andare contro ogni dettato contrattuale è un disconoscere il lavoro e l’impegno di alunni, personale e famiglie nel tener viva un’Istituzione che se rimane in certe mani attraverserà tempi ancor più duri. Il Paese non merita questo!”.

Federazione Nazionale UGL Scuola

Il Segretario Nazionale

Ornella Cuzzupi

IPOTESI SCUOLA APERTA FINO AL 30 GIUGNO

SU IPOTESI SCUOLA APERTA FINO AL 30 GIUGNO NESSUN CONSULTO CON SINDACATI  

“Nessuno ha avuto la cortesia di consultarci in merito all’ipotesi di prolungare le attività didattiche fino al 30 giugno per recuperare le ore di lezione perse finora. Nell’attesa che ciò avvenga, crediamo sia opportuno intanto ricordare che il lavoro dei docenti è regolato da un contratto collettivo nazionale, tra l’altro scaduto da due anni. In ogni caso, riteniamo che sia una proposta offensiva nei confronti della professionalità di tutti gli insegnanti impegnati ormai da mesi nella Didattica a distanza, metodologia faticosa, che richiede molta preparazione e un tempo di lavoro di gran lunga superiore rispetto a quello ordinario”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

“La Gilda ha sempre sostenuto che la Dad sia un surrogato della scuola e che, come tale, dia risultati ben distanti da quelli della didattica in presenza. Ma se è stato necessario ricorrervi anche quest’anno a causa dell’incapacità del Governo di realizzare quelle condizioni imprescindibili per un ritorno a scuola in sicurezza, non si capisce per quale  motivo a pagarne il conto debbano essere i docenti”, conclude Di Meglio.

Dpcm, dalla Dad al concorso, tutte le misure per la scuola

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Con l’entrata in vigore delle misure previste dal nuovo Dpcm, il ministero dell’Istruzione si impegna ad accompagnare le istituzioni scolastiche nell’attuazione delle nuove disposizioni. Queste le misure previste per la scuola.

Misure valide su tutto il territorio nazionale
Nelle scuole secondarie di secondo grado, il 100% delle attività continuerà a svolgersi per tutti gli studenti, fino alla pausa natalizia, tramite didattica digitale integrata. Dal 7 gennaio 2021, il 75% della popolazione studentesca dovrà tornare alla didattica in presenza. Resta garantita la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per garantire l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali.

Nei servizi educativi per l’infanzia, nelle scuole dell’infanzia e nel primo ciclo di istruzione (scuole primarie e secondarie di I grado) la didattica continua a svolgersi integralmente in presenza.

È obbligatorio l’uso di dispositivi di protezione delle vie respiratorie, fatta eccezione per i bambini di età inferiore ai 6 anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina.

Presso ciascuna Prefettura sarà istituito un Tavolo di coordinamento, presieduto dal prefetto, che avrà l’obiettivo di definire il più idoneo raccordo tra gli orari di inizio e termine delle attività didattiche e gli orari dei servizi di trasporto pubblico locale, urbano ed extraurbano.

Al Tavolo parteciperanno il presidente della Provincia o il sindaco della Città metropolitana, gli altri sindaci eventualmente interessati, i dirigenti degli Ambiti territoriali del ministero dell’Istruzione, i rappresentanti del ministero dei Trasporti, delle Regioni, delle Province autonome di Trento e Bolzano e delle aziende di trasporto locali.

All’esito del Tavolo ogni prefetto redigerà un documento operativo sulla base del quale le amministrazioni coinvolte adotteranno le misure di loro competenza.

Le riunioni degli organi collegiali continueranno a svolgersi con modalità a distanza. Il loro rinnovo, qualora non completato, avverrà anch’esso a distanza, nel rispetto dei principi di segretezza e libertà nella partecipazione alle elezioni.

Restano sospesi i viaggi di istruzione, le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le uscite didattiche, fatte salve le attività inerenti i Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (Pcto).

Il Dpcm conferma la sospensione per «lo svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private».

Rimangono quindi sospese le prove del concorso straordinario per la scuola secondaria di primo grado e secondo grado che saranno comunque ricalendarizzate. Il Ministero sta dotando le commissioni degli strumenti per procedere con la correzione da remoto delle procedure già effettuate.

Misure per i territori con scenari di maggiore gravità
Nelle aree caratterizzate da uno scenario di “massima gravità e da un livello di rischio alto”, le cosiddette zone rosse, restano in presenza i servizi educativi per l’infanzia, la scuola dell’infanzia, la primaria e il primo anno della scuola secondaria di primo grado.

Le attività didattiche in tutti gli altri casi si svolgeranno esclusivamente con modalità a distanza. Resta comunque salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per garantire l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e in generale con bisogni educativi speciali.

Per quanto riguarda infine le università, “Le attività formative e curricolari si svolgono a distanza”, ma ci sono dei casi in cui è permessa la presenza, ovvero: «Possono svolgersi in presenza le sole attività formative degli insegnamenti relativi al primo anno dei corsi di studio ovvero rivolte a classi con ridotto numero di studenti, quelle dei laboratori, nonché le altre attività curriculari, anche non relative agli insegnamenti del primo anno, quali esami, prove e sedute di laurea».


Tar, dal ministero relazioni su mascherine minori a scuola

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

I ministeri competenti per l’emergenza Covid-19 e le scuole dovranno redigere per il Tar del Lazio una “sintetica relazione” in cui si chiariscano le evidenze scientifiche poste alla base dell’imposizione dell’uso della mascherina anche ai bambini di età ricompresa fra i 6 e gli 11 anni, anche durante l’orario scolastico. È quanto stabilito con ordinanza dai giudici nell’ambito di un ricorso proposto da un genitore che ha riferito «fenomeni di difetto di ossigenazione per uso prolungato della mascherina chirurgica durante l’orario scolastico da parte del figlio minore».

Il Tar ha considerato, tra l’altro: che il ricorrente, «quanto alla circostanza di fatto dell’abbassamento dei valori di ossigenazione durante l’orario scolastico rilevato sabato 14 novembre 2020 dal minore, ha fornito quanto meno un principio di una prova che appare realmente difficile da acquisire nella misura in cui la misurazione con il ‘saturimetro’ è lasciata all’autonoma iniziativa del minore durante l’orario scolastico, senza alcun ausilio o supporto da parte di un adulto»; che dal Dpcm impugnato non risulta «siano stati effettuati approfondimenti sull’incidenza dell’uso di mascherina, per alunni da 6 a 11 anni, sulla salute psico-fisica degli stessi, né un’analisi del contesto socio-educativo in cui l’obbligo per tali scolari è stabilito come pressoché assoluto, né sulla possibilità che vi sia un calo di ossigenazione per apparati polmonari assai giovani causato dall’uso prolungato della mascherina».

Non risulta, inoltre, che abbia disciplinato l’imposizione dell’uso delle mascherine ai minori «subordinandola alla adozione da parte degli istituti scolastici di specifici indirizzi operativi pratici per le singole classi, dando precise indicazioni sul monitoraggio del livello di ossigenazione individuale del minore dopo l’uso prolungato della mascherina, sull’ausilio da fornire in modo immediato agli scolari che diano segno di affaticamento, sulle modalità per valutare “la compliance del bambino nell’utilizzo della mascherina e il suo impatto sulle capacità di apprendimento”», non emergono elementi tali «da far ritenere che l’amministrazione abbia effettuato un opportuno bilanciamento tra il diritto fondamentale alla salute della collettività e tutti gli altri diritti inviolabili, fra cui primariamente il diritto alla salute dei minori di età ricompresa fra i 6 e gli 11 anni, sì da poter connotare di ragionevolezza e proporzionalità l’imposizione a questi ultimi dell’uso di un dispositivo di protezione individuale in modo prolungato e incondizionato, anche ‘al banco’ e con distanziamento adeguato».

Pur «non dovendosi svilire l’interesse alla salute di un minore sulla base della sola circostanza di fatto che il Dpcm impugnato perderà efficacia il 3 dicembre 2020», il Tar ha deciso di rinviare l’approfondimento delle questioni sollevate col ricorso all’udienza di merito del prossimo 10 febbraio; nelle more ha chiesto all’amministrazione di fornire entro un mese, «copia dei verbali 122 e 123 delle sedute del 31 ottobre e del 3 novembre 2020 e 124 della seduta dell’8 novembre 2020, del Comitato tecnico-scientifico nonché una sintetica relazione in cui si chiariscano le evidenze scientifiche, poste alla base dell’imposizione dell’uso della mascherina anche ai bambini di età ricompresa fra i 6 e gli 11 anni, anche durante l’orario scolastico, basate su specifica istruttoria sulla “situazione epidemiologica locale” di ciascuna regione, sul “contesto socio-culturale” in cui i bambini vivono, dalle quali possa ritenersi scongiurato il pericolo che si verifichi un calo di ossigenazione per apparati polmonari assai giovani, causato dall’uso prolungato della mascherina, o che vi siano ricadute di tale imposizione sulla salute psico-fisica dei minori in una fase della crescita particolarmente delicata».

L’Italia è tra i Paesi con il livello di istruzione superiore più basso d’Europa, insieme a Bulgaria, Romania e Ungheria

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Quali politiche servono per prevenire l’abbandono precoce dell’istruzione e della formazione? Come si misura l’occupabilità dei diplomati? Quali misure favoriscono l’offerta di un’educazione e cura della prima infanzia di alta qualità? In Europa, l’apprendimento informale è riconosciuto ovunque ai fini dell’ingresso nell’istruzione superiore? Come vengono monitorati nei vari paesi i risultati degli studenti nelle competenze di base? A queste e ad altre domande dà risposta l’ultimo rapporto Eurydice, attraverso 35 indicatori strutturali aggiornati in sei ambiti della politica dell’istruzione: educazione e cura della prima infanzia (Ecec), risultati nelle competenze di base, abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione (Elet), istruzione superiore, occupabilità dei laureati e mobilità per l’apprendimento.

Parte delle informazioni contenute sono state pubblicate nell’Education and Training Monitor 2020, il rapporto di monitoraggio dell’istruzione e della formazione pubblicato dalla Commissione europea lo scorso 12 novembre, il quale analizza i risultati dell’Ue e degli Stati membri in relazione agli obiettivi fissati dal quadro strategico per la cooperazione europea in materia di istruzione e formazione (Et 2020).Il rapporto, che prende in esame gli Stati membri dell’Ue, oltre al Regno Unito, la Bosnia-Erzegovina, l’Islanda, il Liechtenstein, il Montenegro, la Macedonia del Nord, la Norvegia, la Serbia e la Turchia, offre anche informazioni sulle riforme e sui principali sviluppi politici che, a partire dal 2015, sono stati messi in campo nei sistemi di istruzione e formazione in tutta Europa per permettere di raggiungere gli obiettivi europei entro il 2020.

Ma qual è, quindi, l’andamento in Europa e, soprattutto, a che punto è il nostro Paese nello sviluppo di misure e politiche idonee a soddisfare le aspettative? Per quanto riguarda l’Ecec, che vede ormai quasi raggiunto a livello medio europeo l’obiettivo della partecipazione del 95% dei bambini, gli indicatori strutturali presenti nel rapporto evidenziano che in Italia, come anche in Spagna, Portogallo e Croazia persistono disparità di accesso a seconda delle zone geografiche.

Analizzando le riforme introdotte dal 2015, risulta ad esempio che in cinque Paesi è stato introdotto un anno di frequenza obbligatoria di questo livello educativo prima dell’istruzione primaria, mentre, in Francia, l’inizio della dell’obbligo è stato abbassato addirittura a 3 anni di età e in Grecia si sta gradualmente arrivando dai 5 ai 4 anni di età.

L’Italia viene invece menzionata per aver introdotto riforme sostanziali volte a migliorare la qualità e la governance in tutto il paese, dato che sta attuando un’importante ristrutturazione del sistema Ecec con l’introduzione del sistema integrato da 0 a 6 anni.

Inoltre, l’Italia, insieme all’Irlanda, la Lettonia, Malta e la Finlandia è fra quei paesi che hanno introdotto riforme sulla qualificazione del personale o sullo sviluppo professionale continuo.

Fra i paesi che dal 2015 hanno introdotto riforme per raggiungere l’obiettivo di abbassare il tasso di abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione (Elet) al di sotto del 10%, ormai quasi raggiunto a livello medio europeo, emerge l’Ungheria che ha sviluppato un sistema di allerta rapido per segnalare casi di assenteismo nelle scuole primarie e secondarie attraverso una raccolta dati nazionale basata sul registro degli studenti. Strumento, quest’ultimo, che risulta essere utilizzato dalla maggioranza dei paesi europei, fra cui anche l’Italia, per raccogliere dati a livello nazionale sull’abbandono precoce.

Uno degli indicatori cruciali per la lotta all’abbandono scolastico risulta essere anche il supporto linguistico agli studenti di lingua materna diversa da quella dell’istruzione, tanto che la maggior parte dei paesi europei già dal 2015 aveva messo in atto misure per favorirlo. Da allora, gli sforzi in tal senso sono stati intensificati e nel nostro paese sono state introdotte, dal 2015/16, riforme per assicurare il supporto linguistico ai minori stranieri non accompagnati e ai bambini di richiedenti asilo.

L’obiettivo fissato dall’Europa sull’istruzione superiore richiede che, entro il 2020, la percentuale di diplomati di questo livello educativo sia almeno del 40%. Alcuni Paesi, come Grecia, Austria e Croazia, che avevano un tasso di laureati molto basso, hanno addirittura superato l’obiettivo. Altri Paesi, invece, come Irlanda, Lussemburgo, Cipro e Lituania superano l’obiettivo europeo, raggiungendo percentuali comprese fra il 55% e il 58%.

L’Italia, purtroppo, con un misero 27,6%, è uno dei paesi con il livello di istruzione superiore più basso d’Europa, insieme a Bulgaria, Romania e Ungheria.

Fra i vari indicatori strutturali selezionati per il raggiungimento dell’obiettivo per il 2020, il monitoraggio delle caratteristiche socio-economiche degli studenti è quello che è stato più ampiamente implementato in Europa (28 sistemi educativi); inoltre, circa la metà dei paesi, fra cui l’Italia, ha messo in atto il riconoscimento dell’apprendimento informale e non formale e considera il tasso di completamento degli studi come requisito per l’assicurazione esterna della qualità.

L’occupabilità ha un ruolo centrale nella strategia Europa 2020 e, nel 2019 il relativo obiettivo di raggiungere un tasso di occupabilità dei diplomati dell’istruzione secondaria e terziaria dell’82% è stato mancato per un solo punto percentuale in meno. Anche se negli ultimi anni i progressi sono stati lenti, i risultati del 2019 si dimostrano come i più brillanti dopo la crisi finanziaria del 2008.

Alcuni Stati membri come la Lettonia, la Grecia e la Polonia hanno avviato o stanno pianificando importanti riforme dell’istruzione superiore. Di recente sono state introdotte misure come il rafforzamento dei meccanismi di assicurazione della qualità in Slovacchia, Paesi Bassi e Grecia, l’introduzione di modelli di finanziamento basati sui risultati in Grecia e in Lettonia, l’ampliamento dei sistemi di sostegno per gli studenti in Italia e in Ungheria, l’aumento della partecipazione degli studenti disabili in Lussemburgo, la promozione dell’internazionalizzazione e il richiamo di studenti stranieri in Grecia, Slovacchia, Polonia e Francia.

Molti Paesi si sono inoltre adoperati per migliorare la qualità e la pertinenza dei sistemi di istruzione e formazione professionale rispetto al mercato del lavoro, cosa che ha fatto ad esempio anche l’Italia aggiornando il repertorio dei profili professionali.

Infine, per quanto riguarda l’ambito della mobilità per l’apprendimento nell’istruzione superiore, in Europa il percorso verso la libera circolazione degli studenti risulta essere ancora ostacolato da questioni come la portabilità delle borse di studio e dei prestiti, il riconoscimento delle qualifiche e dei crediti, l’accessibilità e la pertinenza delle informazioni e dell’orientamento, o le competenze linguistiche. L’Europa esorta quindi gli Stati membri ad attuare riforme strutturali a sostegno della mobilità per l’apprendimento.

Lo slogan di protesta di genitori e insegnanti: “A Natale regala la scuola”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

“Ancora una volta in Italia tutto riapre tranne la scuola”. Sono arrabbiati genitori e insegnanti, speravano in un rientro in classe degli studenti delle superiori già prima di Natale, il Dpcm lo ha però fissato dal 7 gennaio e al 75% di presenza nelle aule. Così il comitato Priorità alla scuola torna a farsi sentire oggi in più piazze: Napoli, Bari, Firenze, Roma (dove il presidio è stato davanti al ministero dei trasporti), Parma, Bologna, Modena, Ancona, Avellino, Sorrento, Salerno. Per reclamare il diritto all’istruzione e per dire “che non è stato fatto nulla o quasi nulla per risolvere due criticità che non dipendono dalle scuole: i trasporti e il potenziamento della medicina territoriale per il tracciamento dei contagi”.

Il  nodo trasporti ora, su proposta della ministra Lucia Azzolina, è stato affidato ai prefetti che devono aprire tavoli con gli enti locali, le aziende dei trasporti e i presidi. Quello che le famiglie temono è che da qui a gennaio non cambierà molto: “Forte è il rischio – dicono – che nulla sarà fatto anche nelle prossime settimane, da amministratori che sinora hanno dato prova di considerare più conveniente e facile il ricorso alla didattica a distanza al 100% nelle scuole superiori”.

Insiste il comitato Priorità alla scuola: “Il prolungamento della didattica a distanza non è il rimedio, ma piuttosto il veleno: non solo acuisce le disuguaglianze sociali, ma aggrava le lacune educative e fa aumentare le forme di disagio psicologico negli adolescenti” secondo il giudizio dell’Oms, della Società Italiana di pediatria e del Comitato tecnico scientifico. “Un danno permanente nella formazione comporterà una mnore competitività dei nostri studenti nel mercato del lavoro europeo e globale, con ulteriore depauperamento del capitale umano del Paese”.

“Non vogliamo che la scuola diventi il capro espiatorio del Natale, senza scuola non ci sono né diritti né salute”. Il comitato ha fatto i conti: le superiori sono chiuse dal 24 febbraio, poi sono tornate in presenza per 40 giorni, ma non in Campania e Puglia, sabati inclusi. “Solo 40 giorni a fronte di 130 giorni di Dad”, fa notare Costanza Margiotta di Priorità alla scuola.

Al suono di un campanellino, a ricordare la campanella della scuola, ha preso il via il flash mob delle mamme No Dad a Napoli. Tantissimi i cartelli che sfilano tra cui “Usciamo dagli schermi”, “La scuola è a scuola”, “Rifugiati didattici”. In piazza Plebiscito le mamme hanno formato un cerchio e se la sono presa con De Luca. “Inaccettabile e inammissibile”, dicono, che in tutta Italia e Europa “solo in Campania le scuole siano chiuse”. “Vogliamo la scuola aperta – dice Karin – come accade nel resto del Paese. I nostri figli da marzo a oggi sono andati a scuola soltanto 15 giorni e per il resto sono rimasti a casa in Dad”. In Campania non si tratta solo delle superiori, tutte le scuole sono state chiuse.

Le famiglie chiedono a gran voce che siano presi tutti i provvedimenti necessari affinché gli alunni possano tornare in classe a cominciare dal trasporto pubblico. “I trasporti non funzionano – prosegue Karin – e questa è la scusa per chiudere le scuole che per i nostri figli sono la vita, luogo di emancipazione e di socialità oltre che luogo di apprendimento”. In piazza con le mamme anche alcuni studenti delle superiori. “Chiediamo di tornare a scuola – spiega uno studente al secondo anno – Noi ragazzi stiamo vivendo come tutti lo stress dovuto alla pandemia a cui si aggiunge lo stress da didattica. Viviamo in totale isolamento”.

I dirigenti scolastici sono preoccupati, alle prese con una nuova organizzazione degli orari. A Modena il prefetto Pierluigi Faloni ha già dato le prime indicazioni dopo una mediazione con regione, enti locali e ufficio scolastico provinciale: orari scaglionati, alle 8 e alle 10 in entrata e alle 13 e alle 15 in uscita. Ma anche un ulteriore potenziamento e una riorganizzazione del servizio di trasporto pubblico locale. “Siamo di fronte a un’emergenza nazionale che richiede la massima collaborazione – La riapertura delle scuole il 7 gennaio con le modalità previste del Dpcm impone misure nuove e un ulteriore sforzo organizzativo”.

Calendari scolastici, Azzolina: ho proposto alle Regioni di cambiarli, sono loro che decidono

da La Tecnica della Scuola

Tra le varie proposte avanzate per recuperare i giorni di scuola persi c’è anche quella di Carlo Cottarelli di modificare i calendari scolastici, per consentire di allungare l’anno scolastico oltre le chiusure normalmente previste a giugno.

Si tratta di un’ipotesi che il MI ha proposto alle regioni in questi giorni“: lo ha detto poco fa la Ministra Azzolina, intervistata da Myrta Merlino a L’Aria di Domenica su La7.

Sono le regioni ad essere competenti – ha chiarito. – Non è escluso si possano allungare i calendari, se si sono persi dei giorni“.

La Ministra ha però evidenziato un problema: “Dobbiamo sempre considerare le strutture scolastiche che abbiamo, ad agosto non le puoi tenere aperte, perché manca l’aria condizionata. Al massimo si può pensare di farlo fino a fine giugno”.

In merito alla proposta di andare a scuola la domenica, Lucia Azzolina la considera una soluzione non percorribile, nè per personale e studenti, nè per le famiglie. Sul sabato, invece, la Ministra ha ricordato che molte scuole già fanno lezione il sabato.

Novità Erasmus plus 2021-27: percorso formativo per docenti e futuri docenti

da La Tecnica della Scuola

Dal 2021 e fino al 2027 il Programma Erasmus plus prevede una importante serie di novità, che vanno a modificare in maniera significativa la partecipazione delle scuole e delle reti o consorzi di scuole e altre agenzie educative ai progetti di mobilità, sin qui previsti dal precedente Programma 2014 -2020. Si tratta di mutamenti che non alterano e non cambiano la politica europea sull’istruzione, ma rendono la procedura di candidatura più snella e accessibile.

La prima novità sostanziale è quella dell’accreditamento, che i potenziali beneficiari possono richiedere per ottenere poi la possibilità di candidarsi, realizzando un vero e proprio progetto, che richiede alle scuole e ai consorzi di analizzare a fondo i propri bisogni e definire poi in che modo la partecipazione alla mobilità possa portare delle risposte e dei vantaggi alle istituzioni. Una volta ottenuto l’accreditamento, attraverso una procedura di valutazione a carico degli esperti dell’Agenzia Nazionale Indire, si procederà poi, in un secondo momento, alla stesura del budget e alla definizione delle azioni di mobilità. Una volta ottenuto, l’accreditamento ha valore per tutto il settennio.

Per poter realizzare un buon progetto di accreditamento Erasmus + è necessario avere delle competenze e una formazione specifiche, che i docenti, i dirigenti e il personale che potrebbero beneficiare dell’esperienze internazionali possono acquisire attraverso un percorso formativo ad hoc.

La Tecnica della Scuola propone un corso di formazione online, rivolto ai docenti e anche a coloro che stanno preparando le prove di concorso a cattedra, per esplorare in tempo utile il nuovo Programma Erasmus Plus, in vista del prossimo bando per proporre la candidatura della propria scuola e anche per avere una formazione adeguata sui temi dell’internazionalizzazione.

Rientro in classe: ancora criticità nei trasporti? Le Regioni potranno chiudere le scuole

da Tuttoscuola

Le Regioni potranno chiudere le scuole lì dove dovessero restare criticità nei trasporti. E’ quanto si legge nelle circolare del Viminale indirizzata ai prefetti e il cui stralcio è stato riportato da Ansa. Insomma, se i problemi legati al trasporto pubblico non dovessero essere risolti, le Regioni potranno decidere di chiudere di nuovo le scuole con apposita ordinanza, proprio come hanno fatto fino a oggi.

Il ricorso al potere di ordinanza regionale, con efficacia limitata all’ambito provinciale per il quale dovesse rendersi necessario il suo esercizio, si configura infatti come intervento “di chiusura”, ipotizzabile nel caso in cui l’azione diretta a riattivare la didattica in presenza dovesse incorrere in criticità di varia natura, non superabili attraverso l’espletamento della fase di coordinamento”, al tavolo presieduto dal Prefetto sui trasporti. È quanto recita appunto la circolare del Viminale indirizzata ai prefetti, nel paragrafo riguardante l’attività didattica in presenza, garantita per il 75% dal 7 gennaio per le superiori.

Ricordiamo che a coordinare i tavoli sul trasporto e attuare una strategia anti-assembramento in ogni provincia rivestendo un ruolo cruciale nel ritorno a scuola del prossimo 7 gennaio per gli studenti delle superiori saranno proprio i prefetti.

A loro toccherà far quadrare le esigenze delle società di trasporto, compatibilmente con i mezzi a disposizione e il vincolo del 50% di capienza (l’80% sugli scuolabus), con quelle dei presidi, che dovranno invece scaglionare gli orari di ingresso e uscita di alunni, docenti e personale Ata. Ogni tavolo realizzerà poi un documento operativo con le misure da adottare e i tempi per realizzarle.

Nota 7 dicembre 2020, AOODGOSV 22418

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e per la valutazione del sistema nazionale di istruzione
UFF I

Agli Uffici Scolastici Regionali Loro sedi
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana della provincia di Bolzano Bolzano
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della provincia di Trento Trento
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua tedesca Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua ladina Bolzano
Al sovrintendente agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta Aosta
Ai Dirigenti Scolastici degli Istituti di Il grado Statali e Paritari Loro sedi
E p.c. Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione SEDE
Alla Prof.ssa Serena Bonito Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale DGSP Uff.V SEDE

Oggetto: Bando Giochi della Chimica a.s. 2020-2021

Avviso 7 dicembre 2020, AOODGOSV 22400

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Direttori Generali Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Ai Dirigenti Scolastici delle scuole secondarie di secondo grado
LORO SEDI

OGGETTO: “Maker Faire Rome – The European Edition 2020” – Concorso di idee “Le storie di MFR2020 nate sui banchi di scuola”.

Nota 7 dicembre 2020, AOODGOSV 22413

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Agli Uffici Scolastici Regionali Loro sedi
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana della provincia di Bolzano Bolzano
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della provincia di Trento Trento
Al Direttore dell’IPRASE TRENTINO Rovereto
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua tedesca Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua ladina Bolzano
Al sovrintendente agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta Aosta
Ai docenti di discipline matematico- scientifiche di scuola secondaria di secondo grado Statali e Paritarie Loro Sedi
E p.c. Alla Prof.ssa Serena Bonito Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale DGSP Uff. V SEDE

Oggetto : Modalità di partecipazione di docenti e scuole al progetto Nazionale LS-OSAlab a supporto della didattica nelle discipline di Fisica e Scienze, per l’a.s. 2020/2021.

Nota 7 dicembre 2020, AOODGOSV 22417

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e per la valutazione del sistema nazionale di istruzione
UFF I

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali Loro sedi
Al Sovrintendente Scolastico per la scuola in lingua italiana della provincia di Bolzano Bolzano
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione della provincia di Trento Trento
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua tedesca Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola italiana in lingua ladina Bolzano
Al sovrintendente agli Studi della Regione Autonoma della Valle d’Aosta Aosta
Ai Dirigenti Scolastici degli Istituti di Il grado Statali eParitari Loro sedi
E p.c. Alla Prof.ssa Serena Bonito Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale DGSP Uff.V SEDE

OGGETTO: Olimpiadi delle Scienze Naturali 2021