Piattaforma digitale unica

Scuola, Ministero al lavoro su piattaforma digitale unica Azzolina: “Acceleriamo innovazione, costruiamo la scuola del futuro”

Una piattaforma unica, integrata con tutti i servizi e le funzionalità utili per le scuole, dagli strumenti per la didattica digitale, agli spazi dove archiviare contenuti. La prevede il Ministero dell’Istruzione che ha istituito, nelle scorse settimane, un gruppo di lavoro per garantire agli Istituti il nuovo strumento in tempi brevi, entro il prossimo anno scolastico. Il gruppo è tornato a riunirsi oggi.

Il progetto è nato a seguito dell’esperienza fatta durante le prime fasi dell’emergenza sanitaria, in cui è emersa la differente dotazione delle scuole di sistemi digitali utili per poter attivare esperienze come quella della didattica a distanza. Il Ministero, durante l’emergenza, data l’assenza di una piattaforma pubblica, che non è mai stata realizzata in passato, si è subito attivato per mettere a disposizione degli Istituti scolastici soluzioni utilizzabili in modo gratuito, attraverso avvisi pubblici rivolti alle aziende.

Superata la prima fase emergenziale, si lavora ora ad una piattaforma nazionale che sarà messa a disposizione di tutte le scuole. Per la realizzazione del progetto il Ministero sta coinvolgendo, dal basso, anche attraverso lo strumento delle interviste sul campo, il personale scolastico. L’obiettivo è quello di costruire la nuova piattaforma con la collaborazione di chi dovrà poi utilizzarla.

“Lavoriamo alla scuola del futuro – sottolinea la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina -. I processi di digitalizzazione sono fondamentali. Lo erano prima dell’emergenza, lo sono ancora di più oggi, in un periodo in cui abbiamo imparato che avere o non avere certi strumenti, saperli o non saperli utilizzare può fare davvero la differenza per la formazione delle nostre studentesse e dei nostri studenti. Costruiamo oggi gli strumenti che saranno utili domani. Abbiamo il dovere di farlo. Ce lo ha insegnato questa emergenza che ha imposto una accelerazione sul digitale. Dobbiamo cogliere questa sfida e farne una leva per guardare a una scuola più innovativa, proiettata al futuro, con gli studenti sempre più al centro”.

Petizione per la Dad anche dopo il 7 gennaio

Scuola, petizione Unsic per la Dad anche dopo il 7 gennaio 

Il sindacato Unsic ha lanciato una petizione affinché si prolunghi la Dad nelle scuole superiori per qualche altra settimana, favorendo gradualmente il rientro in presenza in condizioni migliori, con un miglioramento delle cure per il Covid ed un numero sempre maggiore di persone vaccinate. Secondo il sindacato, con oltre tremila uffici in tutta Italia tra Caf, Patronati e Caa, con la riapertura delle scuole in presenza dal 7 gennaio si rischierebbe di alimentare una terza ondata che sarebbe peggiore delle altre, principalmente per la concomitanza con le influenze stagionali e per lo stress delle strutture e del personale sanitario.L’Unsic ha anche redatto un articolato dossier con tutti i dati disponibili e le relative fonti sull’incidenza dell’universo scolastico nel numero dei contagi, in particolare a causa dei trasporti e degli assembramenti studenteschi davanti agli edifici scolastici.Qui il link per la libera consultazione del dossier: https://unsic.it/news/lo-scuolavirus.“Ovviamente riteniamo che la scuola in presenza dovrebbe rappresentare l’ordinarietà, ma quella del periodo pandemico è ansiogena e discontinua: occorre avere piena consapevolezza che purtroppo stiamo vivendo un periodo straordinario e un dramma epocale con oltre 60mila vittime – commentano i responsabili dell’Ufficio comunicazione e del Centro studi dell’Unsic che hanno collaborato alla stesura del dossier. “Se la didattica a distanza sta salvando vite, soprattutto dei nostri anziani, occorre continuare ad adottarla alle superiori almeno finché non avremo le cure monoclonali e i vaccini per buona parte della popolazione. È una sfida e una responsabilità che il governo deve assumersi pienamente per il bene di tutti, mettendo da parte protagonismi o tentazioni ideologiche e demagogiche – concludono dall’Unsic.A supporto della richiesta c’è la petizione on-line su Change: http://chng.it/KZnHLfb7ZM.

Inaccettabile escludere sindacati da tavoli con Prefetti su trasporti

Scuola: Filt e Flc Cgil, inaccettabile escludere sindacati da tavoli con Prefetti su trasporti

Roma 11 dicembre – “Pur valutando positivamente l’individuazione di un collegamento territoriale tra il sistema scolastico e il sistema dei trasporti riteniamo inaccettabile che le organizzazioni sindacali siano escluse dalle sedi di coordinamento, presiedute dai prefetti, per realizzare il raccordo tra gli orari delle attività didattiche e quelli del trasporto pubblico, urbano ed extraurbano a cui sono chiamati a partecipare tutti i livelli istituzionali, dal sindaco della città metropolitana o presidente della provincia ai rappresentanti dei trasporti, dai dirigenti degli ambiti territoriali ai rappresentanti del Ministero dei Trasporti”. E’ quanto affermano unitariamente Filt Cgil e Flc Cgil, in vista della ripresa dal 7 gennaio 2021 del 75% delle attività didattiche della scuola secondaria di secondo grado in presenza.
“A nostro avviso, oltre ai tavoli di coordinamento provinciali – sottolineano le due organizzazioni sindacali – è necessario attivare una cabina di regia regionale, visto che la competenza in materia di programmazione del trasporto pubblico è delle Regioni, con la presenza delle parti sociali che faccia sintesi delle misure a livello regionale garantendo misure nazionali sinergiche, precise e univoche”.
“Solo a queste condizioni – affermano infine Filt e Flc Cgil –  si possono garantire omogeneità di efficacia e successo nella riapertura delle scuole dal 7 gennaio su tutto il territorio nazionale, evitando il riproporsi di modalità di riapertura delle istituzioni scolastiche differenziate regionalmente e di soppressione di servizi di trasporto che, oltre a determinare per i lavoratori dei trasporti l’esposizione al rischio aggressioni, metterebbero ancora una volta a rischio il principio di uguaglianza nell’esercizio del diritto costituzionale allo studio e del diritto alla mobilità delle persone”.

SOSTIENI UNA SCUOLA: IL FUTURO É OGGI

AL VIA L’INIZIATIVA “SOSTIENI UNA SCUOLA”:
IL FUTURO É OGGI

UN AIUTO CONCRETO PER IL SISTEMA SCOLASTICO
E I GIOVANI 

La chiusura delle scuole è stata una delle risposte dei governi al controllo della diffusione del virus. A marzo 2020 + di 1,6 miliardi di bambini e giovani non sono più entrati in classe, circa il 90% dell’intera popolazione studentesca mondiale. A giugno 2020, erano ancora 1,2 miliardi gli studenti colpiti dalla sospensione delle attività didattiche in presenza. Poco meno di un miliardo erano bambini.

In questo contesto è sempre più importante non abbandonare i ragazzi, ma continuare a offrire loro opportunità per vivere esperienze di apprendimento di qualità ed evitare la dispersione scolastica.

Junior Achievement Italia, associazione che dal 2002 fa da ponte tra la scuola e il mondo del lavoro per rinnovare i metodi di insegnamento e per offrire agli studenti percorsi di sviluppo delle skill imprenditoriali, tecniche e digitali, lancia l’iniziativa nazionale “Sostieni una scuola”. Il progetto, al quale possono aderire sia singoli che aziende, prevede il sostegno a distanza di una classe o di una scuola contribuendo così a un progetto sviluppato da JA Italia per una sezione o per l’intero comprensorio scolastico, oppure diventando volontario all’interno di una classe.

La dispersione scolastica è direttamente collegata con il fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non sono inseriti in un percorso di istruzione o di formazione. Un fenomeno molto importante, specialmente in Italia, dove, nel 2018, i NEET ammontavano a 2 milioni e 116mila (23,4%) contro una media europea del 12,9% (UE28). Per evitare l’ingresso nella condizione di NEET il sistema educativo gioca un ruolo determinante: occorre prevenire e contrastare l’abbandono scolastico e supportare la transizione scuola-lavoro, misure che hanno una lunga e radicata storia nei paesi del centro-nord Europa e che sono invece molto recenti e ancora insufficienti nel sud ed est Europa.

Grazie a un lavoro di squadra realizzato insieme a volontari, docenti e aziende, Junior Achievement Italia si propone di affiancare gli insegnanti affinché adottino una didattica più laboratoriale nelle classi e mettano i giovani a contatto con le esperienze d’innovazione di cui sono portatrici le aziende. In questo modo la scuola non solo può accompagnare più adeguatamente i suoi studenti nella transizione dallo studio al lavoro, ma li ispira ad alzare lo sguardo, avere più ambizioni, speranze, autonomia di giudizio, intraprendenza.

Sostenere una scuola per JA Italia significa aprire un dialogo diretto con i giovani, le famiglie, i dirigenti scolastici e il territorio in cui vivono e rispondere alle loro attuali esigenze soprattutto in questo momento storico.

Siamo sempre rimasti al fianco della scuola anche nel pieno della fase emergenziale e continuiamo a esserlo con i nostri percorsi sull’imprenditorialità, di orientamento e di finanza personale, ora fruibili in modo completamente digitale. Con questa nuova iniziativa vogliamo offrire un ulteriore supporto alla scuola soprattutto in quei territori dove l’elevata dispersione scolastica si unisce alla necessità di un aiuto vero in termini di infrastrutture”, ha dichiarato Antonio Perdichizzi, Presidente di Junior Achievement Italia. “L’obiettivo di questa campagna è guidare i giovani nello sviluppo di competenze necessarie per affrontare il proprio futuro lavorativo e sostenere lo sviluppo economico e sociale in cui vivono”.

I contributi con cui è possibile aderire al progetto variano da un minimo di 250 Euro a un massimo di 2.500 Euro, a seconda del progetto scelto e della decisione di supportare una singola classe o un intero istituto.

“Sostieni una scuola” gode del patrocinio di AICA, Associazione Italiana per il Calcolo Automatico che da sempre è al fianco della scuola per offrire il proprio sostegno e di VISES, l’associazione che riunisce imprenditori, manager e professionisti – in attività o in pensione – accomunati dal desiderio di mettere le proprie competenze al servizio degli altri.

JA Italia

Junior Achievement è la più vasta organizzazione non profit al mondo dedicata all’educazione economico-imprenditoriale nella scuola. In 122 Paesi, la rete di JA riunisce oltre 465.000 volontari d’azienda provenienti da tutti i settori professionali e, con loro, raggiunge più di 10 milioni di studenti al mondo. Dal 2019, Junior Achievement è inserita da NGO Advisor al settimo posto nella classifica mondiale Top500NGO. Dal 2002, in Italia, ha costruito un network di professionisti d’impresa, fondazioni e istituzioni, educatori e insegnanti che, secondo logiche di responsabilità sociale e volontariato, forniscono strumenti e metodi didattici pratici e concreti. Grazie a loro, JA Italia ha formato nell’a.s. 2019/2020 oltre 60 mila giovani dai 6 ai 24 anni, valorizzandone le attitudini, insegnando loro come riconoscere le opportunità, affinché il futuro diventi una promessa di speranza e gli studenti di oggi siano protagonisti nel lavoro di domani. www.jaitalia.org

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Al MI il “Premio dei Premi 2020”

Il Ministero dell’Istruzione è tra le istituzioni premiate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nell’XI edizione del Premio Nazionale per l’Innovazione “Premio dei Premi”, per il suo progetto “La Rendicontazione sociale delle scuole”.

Il Premio è stato istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri presso la Fondazione Cotec, su concessione del Quirinale. Viene conferito annualmente a pubbliche amministrazioni, imprese industriali e di servizi, banche, studi di design e start up accademiche che abbiano realizzato significative innovazioni.

La cerimonia si è svolta questa mattina in videoconferenza, alla presenza del Capo dello Stato, con la partecipazione della Ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone, della Ministra per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione Paola Pisano, del Presidente della Fondazione Cotec, Luigi Nicolais.

Il Progetto “La Rendicontazione sociale delle scuole” si inserisce nel più ampio processo di innovazione interno al Ministero dell’Istruzione per garantire, attraverso la semplificazione e la dematerializzazione, un’amministrazione sempre più efficiente, trasparente, sensibile alle esigenze delle cittadine e dei cittadini.

Come è nato il progetto

Il Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) valuta l’efficacia e l’efficienza del sistema educativo d’istruzione e formazione in Italia e prevede lo svolgimento di un procedimento di valutazione delle istituzioni scolastiche articolato in quattro fasi: autovalutazione delle istituzioni scolastiche; valutazione esterna; azioni di miglioramento; rendicontazione sociale delle istituzioni scolastiche. Dall’anno scolastico 2014/15 ogni istituto, attraverso una lettura comparata dei propri dati con quelli riferiti a tutte le scuole del Paese, mette in atto un processo di autovalutazione, al termine del quale individua i propri punti di forza, le criticità su cui intervenire e le priorità verso cui orientare le azioni di miglioramento. Dal portale degli Open Data del Ministero è possibile scaricare i vari dataset contenenti informazioni riguardanti l’autovalutazione. Nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF), inoltre, le scuole dichiarano espressamente le scelte strategiche e gli obiettivi formativi da perseguire nel triennio di riferimento, individuati sulla base delle vocazioni tipiche del contesto di appartenenza, delle esigenze delle studentesse e degli studenti, delle risorse a disposizione.

Il progetto “La Rendicontazione sociale delle scuole”
​​​​​​​Con la Rendicontazione sociale si realizza la fase conclusiva del ciclo di valutazione delle scuole. Per la prima volta, entro dicembre 2019, tutte le scuole sono state chiamate a rendere conto dei risultati raggiunti con riferimento alle priorità e ai traguardi individuati al termine del processo di autovalutazione e agli obiettivi formativi perseguiti tramite la progettualità scolastica inserita nel PTOF.

Sul Portale del SNV è stata messa a disposizione delle scuole una piattaforma specifica per consentire la redazione della Rendicontazione sociale sulla base di dati comparabili e forniti a livello centrale, con la possibilità di consultare con immediatezza il trend storico dei dati relativi all’area degli esiti delle studentesse e degli studenti della scuola, dall’a.s. 2014/15 fino all’a.s. 2018/19. Una volta conclusa, la Rendicontazione è stata pubblicata sul portale “Scuola in chiaro” del Ministero dell’Istruzione, permettendo la diffusione delle informazioni relative alle istituzioni scolastiche, in un’ottica di trasparenza e accountability.

Con la messa a disposizione di un modello comune di riferimento, il lavoro delle scuole è stato notevolmente semplificato nella predisposizione della Rendicontazione sociale, a tutto vantaggio della dematerializzazione dell’attività amministrativa.

Il progetto ha ricevuto nel 2019 anche il “Premio Agenda Digitale” dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano, nella sezione “Attuazione dell’Agenda Digitale”.

SCUOLA E COVID-19

SCUOLA E COVID-19, OLTRE 13MILA PARTECIPANTI ALLE ASSEMBLEE ONLINE

Grande partecipazione alle assemblee telematiche promosse questa mattina dalla Gilda degli Insegnanti e che si sono svolte in contemporanea in tutta Italia: oltre 13mila gli insegnanti collegati online per ascoltare le relazioni dei dirigenti nazionali che hanno puntato i riflettori su numerosi temi: situazione politico sindacale, protocollo di sicurezza, didattica digitale integrata, legge di Bilancio, lavoratori fragili, concorsi e supplenze.

Dalle centinaia di interventi da parte dei docenti è emerso un generale stato di confusione e preoccupazione che regna nelle scuole rispetto alla mancanza di sicurezza, elemento ritenuto da tutti imprescindibile per la didattica in presenza ma che non viene garantito soprattutto a causa dell’assenza di coordinamento tra i ministeri dell’Istruzione, dei Trasporti e della Sanità e anche con gli enti locali.

Tutti i partecipanti si sono dimostrati concordi nel ritenere che la didattica a distanza, nonostante non possa supplire a quella in presenza, richieda una fatica superiore a quella delle lezioni tradizionali e trovano avvilente, dunque, che il loro impegno sia misconosciuto da parte di chi, invece, ha addirittura parlato di recupero del tempo perso.


SCUOLA E COVID-19, ASSEMBLEE ONLINE IN TUTTA ITALIA DALLE 8 ALLE 11

10 dicembre 2020 – Situazione politico sindacale, protocollo di sicurezza, didattica digitale integrata, legge di Bilancio, lavoratori fragili, concorsi e supplenze. Sono questi i temi di cui la Gilda degli Insegnanti discuterà domani 11 dicembre nel corso delle assemblee online che si svolgeranno contemporaneamente in tutta Italia dalle ore 8 alle 11. L’iniziativa sarà trasmessa in streaming sul canale YouTube della Federazione Gilda-Unams (https://youtu.be/N3aRJg-uLUo) e su Gilda Tv.

“Seguendo una formula ormai rodata e che consente la partecipazione di platee sempre foltissime, abbiamo deciso di promuovere questa mobilitazione telematica per creare un momento di confronto e condivisione, – afferma il coordinatore nazionale Rino Di Meglio – e per ascoltare le testimonianze di migliaia di insegnanti, professionisti dell’istruzione impegnati da mesi in una didattica difficile, per la quale occorrono una preparazione e un tempo di lavoro nettamente maggiore rispetto a quello richiesto dalle lezioni in presenza. A tutti questi docenti vogliamo far sentire il nostro pieno sostegno e ringraziarli per il lavoro che con grande impegno e fatica stanno portando avanti e che non sempre riceve il riconoscimento dovuto”.

Covid e quota 100, in pensione altri 27.600 prof

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

Nessuna fuga dalla scuola per l’effetto combinato paura del Covid-19/opportunità derivante da Quota 100, ma un turn-over piuttosto sostenuto, che – complice l’ennesimo stop ai concorsi legato al Covid-19, rischia di far partire il nuovo anno scolastico con una vera e propria esplosione di cattedre vuote, soprattutto al Nord.

A settembre 2021, secondo i primi dati del ministero dell’Istruzione sulle domande di pensionamento chiuse lo scorso 7 dicembre, usciranno 27.592 docenti (ammesso che tutte le richieste vengano accolte), di cui quasi 16mila con l’anticipo targato Quota 100, a cui si sommano altre 7mila e rotte unità di personale tecnico amministrativo, educatori e insegnanti di religione, per un totale di oltre 35mila unità (all’appello mancano i dirigenti scolastici i cui termini per le domande di pensione scadono più avanti, il 28 febbraio – ogni anno, indicativamente, escono più o meno tra i 4-500 presidi).

Numeri che rendono le uscite preventivate per il prossimo anno scolastico un pò più alte rispetto all’anno precedente, quando (fonte sempre ministero dell’Istruzione) i pensionamenti dei docenti sono stati 26.327 (quest’anno, quindi, se ne registrano +1.265) di cui 13.429 relativi a Quota 100 (quest’anno +2.550). In due anni, pertanto, sono usciti quasi 54mila professori, di cui oltre 29mila con Quota 100.

Come spesso accade per il mondo dell’istruzione il quadro territoriale si presenta disomogeneo. Sui 27.592 insegnanti in uscita il prossimo 1° settembre, ben 4.754 si trovano in Lombardia (il 17,23%). Nelle sei regioni del Nord (oltre alla Lombardia, consideriamo Veneto, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna) andranno in pensione, complessivamente, 12.209 insegnanti, il 44,25% del totale. Con un’ipoteca molto pesante in termini di cattedre scoperte-posti vacanti-supplenti da nominare che è possibile intravedere sin d’ora in vista del prossimo anno scolastico. Il primo, si spera, dell’era post-Covid. Specialmente al settentrione dove si concentra oltre il 60% dei vuoti d’organico (coperti da un prof nominato a tempo determinato). Basta tornare indietro di due mesi. Su circa 85mila autorizzazioni ad assumere professori, ne sono andate deserte oltre 66mila. Solo in Lombardia le cattedre non assegnate sono state 16mila e altri 7.500 vuoti hanno colpito sia il Piemonte sia il Veneto. Il risultato è stato un boom di supplenti che, complice l’organico straordinario legato alla pandemia, ha superato le 200mila unità.

Pensionamenti alla mano, l’anno prossimo il copione rischia di ripetersi. L’antidoto principale che la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, contava di poter applicare al precariato nella scuola – e cioè le 78 mila assunzioni attese dai due concorsi ordinari/straordinari – ben che vada avrà un effetto dimezzato. A causa delle misure anti-contagio in atto la selezione ordinaria (da 46mila cattedre) non è proprio partita mentre quella straordinaria (da 32mila) si è fermata al 60% dei candidati esaminati. Ma mentre quest’ultima, una volta ripresa, avrebbe comunque buone chances di andare in porto visto che si compone solo di una prova scritta, l’altra – che prevede un test preselettivo, uno scritto e un orale – quasi certamente non ci riuscirà.

A proposito di misure anti-contagio, in attesa del protocollo nazionale sulla riapertura del 7 gennaio e dei tavoli prefettizi che dovranno sciogliere il rebus sui trasporti, va segnalata l’ultima precisazione proveniente da viale Trastevere. E cioè che il 75% di popolazione scolastica delle superiori da riportare in aula dopo le festività natalizie va inteso in maniera flessibile: in pratica, può essere applicato «anche per classi, classi parallele, indirizzi». Ciò significa che l’ultima parola spetterà ancora una volta ai dirigenti scolastici.

Dal Recovery tre linee di finanziamento alla scuola

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Nelle ultime bozze del piano sul Recovery Fund la scuola è interessata da almeno tre linee di finanziamento. La prima, diretta, vale 10,1 miliardi, e punta a potenziare la didattica e il diritto allo studio. Parte di questi fondi, secondo quanto si apprende, serviranno in particolare per contrastare i divari territoriali e per incentivare istruzione tecnica e discipline Stem.

Gli altri fondi
La seconda linea di finanziamento dovrebbe attingere dai 40,1 miliardi destinati all’efficienza energetica e alla riqualificazione degli edifici. Una quota di queste risorse infatti (non è però ancora chiara l’entità) sarà destinata all’edilizia scolastica (il 58% degli edifici degli istituti superiori, ricorda un focus Tuttoscuola, è privo del certificato di agibilità). Il terzo finanziamento per il settore dovrebbe arrivare dal piano di potenziamento degli asili nido, voluto dal governo per rafforzare la conciliazione vita-lavoro e non penalizzare ulteriormente l’occupazione femminile.

Posticipare l’ingresso a scuola migliora il rendimento

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Dormire di più aumenta il livello di attenzione e migliora le prestazioni scolastiche. È quanto ha dimostrato lo studio pilota coordinato dal Dipartimento di Psicologia della Sapienza Università di Roma e pubblicato sulla rivista Nature and Science of Sleep. I risultati della ricerca, condotta su studenti del primo anno delle superiori dell’istituto “Ettore Majorana” di Brindisi, suggeriscono che posticipare l’orario d’ingresso alle lezioni, inciderebbe positivamente sul rendimento scolastico.

Da diversi anni e in ogni parte del mondo, si studiano gli effetti di un ingresso in aula più tardivo, rispetto all’orario tradizionale, sulla salute e sulla capacità di apprendimento dei giovani.

Il primo progetto italiano è stato sviluppato dal team di ricercatori guidato da Luigi De Gennaro del Dipartimento di Psicologia della Sapienza e dal dirigente scolastico Salvatore Giuliano, ex sottosegretario al Miur, e ha coinvolto gli studenti dell’istituto Ettore Majorana di Brindisi. I risultati dello studio pilota, durato un intero anno scolastico, sono stati pubblicati sulla rivista Nature and Science of Sleep.

«L’idea di base dello studio era che posticipando l’entrata a scuola avremmo consentito una maggiore durata del sonno, che a sua volta avrebbe influito sui livelli di vigilanza e quindi migliorato l’attenzione – spiega Luigi De Gennaro. Grazie al supporto dell’istituto Majorana, nell’anno scolastico 2018-2019 abbiamo coinvolto nello studio sperimentale gli studenti del primo anno delle superiori e li abbiamo divisi in due gruppi: per tutto l’anno una parte degli studenti entrava all’orario tradizionale, alle 8.00 del mattino, e il secondo entrava un’ora dopo (alle 9.00). In entrambi i gruppi abbiamo monitorato con cadenza mensile le caratteristiche del sonno e le prestazioni raggiunte durante il giorno attraverso specifici test di attenzione».

I risultati del lavoro hanno confermato le aspettative dei ricercatori sul rendimento degli studenti e sugli effetti del posticipo dell’orario sulla salute. In particolare, è stato osservato un aumento del tempo di sonno, con diminuzione delle sue alterazioni, associato a un costante miglioramento dell’attenzione durante le ore scolastiche e a un marcato incremento del rendimento.

«Un aspetto importante – aggiunge De Gennaro – è che nei giorni festivi non venivano registrate fra i due gruppi differenze relative al sonno, confermando che gli effetti dell’aumento di sonno sono strettamente dipendenti dal tardivo inizio delle lezioni. Inoltre, il fatto che l’ora di addormentamento non differisse ci ha permesso di demolire i limiti del programma, come la possibilità, spesso avanzata come critica, che un ingresso posticipato a scuola possa essere associato a un ritardo anche nell’addormentamento serale».

Le implicazioni di questo lavoro aprono a nuove prospettive per rinnovare l’organizzazione scolastica in particolare in questo periodo di pandemia da Covid-19, nell’ottica di sviluppare strategie di contrasto alla sua diffusione.

«Si pensi ai trasporti, questi rimangono un punto fondamentale per evitare assembramenti negli orari di entrata e uscita dalle scuole – conclude De Gennaro – Usando dei facili test si potrebbe individuare il cronotipo, il ritmo biologico degli studenti, e dividerli in diverse fasce con orari differenziati, facendo entrare prima chi al mattino rende meglio. Sarebbe razionale e utile sia alle scuole medie che alle superiori».

Ritorno a scuola, le Regioni al lavoro: si punta su trasporti, orari differenziati e tamponi rapidi

da OrizzonteScuola

Di Fabrizio De Angelis

Le Regioni si stanno muovendo in vista della riapertura delle scuole. Si punta su trasporti, doppi turni e tamponi rapidi.

Potenziare i trasporti, organizzare gli ingressi scaglionati con orari differenziati per le scuole e adottare un sistema efficace e rapido di screening per la popolazione scolastica. Sono i pilastri su cui le Regioni stanno lavorando negli ultimi giorni per arrivare al 7 gennaio, giorno previsto per la riapertura delle scuole in presenza al 75% per le scuole secondarie di secondo grado.

Fulvio Bonavitacola, Vicepresidente della Campania e coordinatore della Commissione Infrastrutture e trasporti della Conferenza delle Regioni, durante un’audizione in Commissione Istruzione del Senato nei giorni scorsi ha detto: “Occorre agire con decisione dal lato dell’offerta dei trasporti, con potenziamento dei servizi, e della domanda, con diversificazione degli orari d’ingresso alle scuole secondarie di secondo grado, ponendo fine ad una situazione non gestibile, che ha lasciato il tema orari nella discrezionalità dei singoli dirigenti scolastici. E’ chiaro che così non si programma niente, se non il caos“.

Sul ritorno a scuola bisogna fare presto, ha detto a Orizzonte scuola Francesco Sinopoli, segretario della Flc Cgil: “A me sembra che non sia cambiato nulla rispetto a settembre. Non mi pare che siano stati effettuati interventi aggiuntivi per garantire la scuola in presenza. Non capisco poi cosa possa produrre nella realtà l’inserimento Prefetti. Bisogna agire ora. Ci sono problemi ai trasporti? Affrontiamoli. Dobbiamo fare i tamponi? Facciamoli. Non vorrei che il 7 gennaio diventi un’altra data slogan“.

L’Emilia Romagna decisa con incremento di trasporti e doppi turni

L’Emilia Romagna sta già spingendo per un ritorno in classe senza intoppi: la Regione ha 10 giorni di tempo per trovare un accordo con le scuole e le società di trasporto che permetterebbe la ripartenza in sicurezza. Tuttavia, se l’intesa non si trovasse in tutte le province dell’ Emilia-Romagna, la Regione è pronta a imporre una soluzione di forza con una ordinanza del presidente Stefano Bonaccini. “E’ nelle facoltà del presidente della Regione con propria ordinanza fare in modo che sia rispettato non solo il 50% di capienza sugli autobus, ma anche almeno il 75% di didattica in presenza, e noi questo lo assicureremo certamente”, spiega a Il Resto del Carlino il sottosegretario alla presidenza della Regione, Davide Baruffi.

Al momento, “c’è la possibilità di estendere la flotta di circa 70-80 autobus rispetto alla dotazione aggiuntiva già assicurata di 350 mezzi rispetto al piano iniziale, un potenziamento consistente per avvicinare al massimo l’obiettivo fissato dal Dpcm, ma che presuppone in ogni caso – sottolinea il sottosegretario – uno sforzo organizzativo non meno importante da parte delle scuole“.

Piemonte: screening di massa

Anche in Piemonte si predispone un piano ancora da mettere a fuoco: il Governo prevede i doppi turni per continuare le lezioni tutti in presenza. Soluzione però non gradita al momento ai dirigenti scolastici, che ritengono il doppio turno, con alcune classi che iniziano alle 8 e altre alle 10, non gestibile a parità di personale: “Abbiamo illustrato i nostri indirizzi e il piano — conferma l’assessore ai Trasporti, Marco Gabusi — Non dobbiamo convincere nessuno, noi facciamo una proposta per riportare tutti a scuola, se non sarà accolto si dovrà prenderne atto”.

L’altra idea del Piemonte è quella di valutare lo screening di massa di docenti e allievi prima di far tornare in classe i quasi 300mila studenti piemontesi: “Stiamo valutando di fare uno screening per tutto il mondo della scuola, un tampone rapido per ritornare in aula con la certezza e capire qual è il livello di contagio”, dice Gianfranco Zulian.

Veneto: servono 802 bus

In Veneto la preoccupazione maggiore è per quanto riguarda i trasporti. E infatti il monitoraggio della Regione Veneto riferisce che, per consentire il rientro a scuola del 75% degli studenti, 160 mila su 213 mila, usando il 50% della capienza dei mezzi di trasporto, c’è bisogno di almeno altri 802 bus, dei quali 771 messi a disposizione dai privati.

Riunioni degli organi collegiali, si continua con la modalità digitale

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

Il DPCM del 3 dicembre contiene le nuove misure per il contenimento della diffusione del COVID-19 e ha anche delle ripercussioni anche per il mondo della scuola.

Le riunioni degli organi collegiali delle scuole di ogni ordine e grado continueranno a svolgersi con modalità a distanza. Il loro rinnovo, qualora non completato, avverrà anch’esso a distanza, nel rispetto dei principi di segretezza e libertà nella partecipazione alle elezioni.

È vietato, dunque, svolgere in presenza le riunioni dei consigli di classe, di interclasse e di istituto e i collegi docenti.

Le disposizioni del Dpcm sono efficaci fino al 15 gennaio 2021.

Didattica digitale, la formazione obbligatoria dei docenti sugli strumenti tecnologici rientra nell’orario di servizio

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

Il Covid-19 ha rivoluzionato il mondo della scuola e ha comportato  l’adozione di provvedimenti normativi che hanno riconosciuto la possibilità di svolgere a distanza le attività didattiche delle scuole di ogni grado, su tutto il territorio nazionale.

La didattica digitale integrata prevista per la scuola superiore

La didattica digitale integrata, intesa come metodologia innovativa di insegnamento-apprendimento, è rivolta a tutti gli studenti della scuola superiore, come modalità didattica complementare che integra la tradizionale esperienza di scuola in presenza, nonché, in caso di nuovo lockdown, agli alunni di tutti i gradi di scuola.

Per la scuola superiore, come segnalano le Linee Guida, bisogna assicurare almeno venti ore settimanali di didattica in modalità sincrona con l’intero gruppo classe, con possibilità di prevedere ulteriori attività in piccolo gruppo nonché proposte in modalità asincrona secondo le metodologie ritenute più idonee.

Ogni scuola assicura unitarietà all’azione didattica rispetto all’utilizzo di piattaforme, spazi di archiviazione, registri per la comunicazione e gestione delle lezioni e delle altre attività, al fine di  semplificare la fruizione delle lezioni medesime nonché il reperimento dei materiali, anche a vantaggio di quegli alunni che hanno maggiori difficoltà ad organizzare il proprio lavoro.

A tale scopo, ciascuna scuola individua una piattaforma che risponda ai necessari requisiti di sicurezza dei dati a garanzia della privacy tenendo anche conto delle opportunità di gestione di tale forma di didattica che sono all’interno delle funzionalità del registro elettronico, assicuri un agevole svolgimento dell’attività sincrona anche, possibilmente, attraverso l’oscuramento dell’ambiente circostante e risulti fruibile, qualsiasi sia il tipo di device (smartphone, tablet, PC) o sistema operativo a disposizione.

L’Animatore digitale può aiutare i docenti meno esperti

L’Animatore e il Team digitale garantiscono il necessario supporto alla realizzazione delle attività digitali della scuola, attraverso collaborazione rivolta ai docenti meno esperti e, nel rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali e adottando misure di sicurezza adeguate.

Formazione dei docenti sugli strumenti della didattica digitale integrata

I docenti, però, così come specifica il Ministero, sono tenuti a formarsi obbligatoriamente sugli strumenti tecnologici prevista per la didattica digitale integrata.

Le scuole, ai sensi dell’articolo 7 comma 1 del CCNI sulla didattica digitale integrata, devono la necessaria formazione al personale docente sulla didattica digitale integrata, in conformità a quanto previsto dai vigenti contratti nazionali di comparto.

Inoltre, ai sensi dell’articolo 7 comma 2 del CCNI sulla didattica digitale integrata, le scuole devono riservare nell’ambito della formazione obbligatoria sulla sicurezza uno specifico modulo concernente l’uso degli strumenti tecnologici necessari allo svolgimento della formazione. Tale formazione deve essere assicurata all’interno degli impegni di cui all’ articolo 29, comma 3, lettera a) del CCNL 2006/2009, sul punto ancora vigente.

FAQ MINISTERO

LINEE GUIDA DIDATTICA DIGITALE INTEGRATA

CONTRATTO INTEGRATIVO DDI

Azzolina vuole sacrifici a Natale per tornare tutti a scuola a gennaio. Tre giorni di proteste: basta DaD

da La Tecnica della Scuola

Ormai quello del ritorno alla scuola in presenza il 7 gennaio, con tanto di prefetture coinvolte, è diventato uno dei leitmotiv prenatalizi: sfumata la possibilità di riprendere in questi giorni, la stessa ministra dell’Istruzione non si sottrae all’occasione di schierarsi sempre più apertamente per il rientro subito dopo la Befana.

“Il nostro obiettivo – ha scritto su facebook nella serata del 10 dicembre – è di far tornare a scuola in presenza, subito dopo le feste, anche le studentesse e gli studenti delle scuole superiori. Questo dipende da noi”.

Azzolina: terza ondata non collegata alla scuola

Lucia Azzolina ha quindi citato il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo e ha detto che “non è corretto parlare dell’ipotesi di una terza ondata legata alla scuola”: la ministra ha sottolineato che “neanche la seconda è collegata alla scuola. Il rischio non è la riapertura il 7 gennaio delle scuole superiori, ma i comportamenti non corretti che potrebbero avvenire da oggi a tutto il periodo delle vacanze”.

Secondo la titolare del MI, “se durante il periodo di Natale rispetteremo le direttive, proteggeremo anche la scuola”.

Quindi, bisogna fare “sacrifici per evitare un nuovo lockdown, come ha detto il presidente del Consiglio Conte, ma anche per tornare al più presto a scuola”.

Il prof Bianchi: il problema è come tornare

Sulla ripresa delle lezioni a scuola si è anche occupato Patrizio Bianchi, che è stato coordinatore del Comitato di esperti al ministero dell’Istruzione: durante un’audizione in Commissione Istruzione in Senato, il professore ha detto che “siamo mettendo tanta enfasi al tema del rientro a scuola, ma il problema non è la data in cui tornare ma di fare sì che la scuola del futuro non sia la riproposizione di quella che si aveva prima del Covid”.

Secondo Bianchi, inoltre, per tornare in sicurezza “serve il 15% di docenti in più. Per Bianchi è fondamentale “adeguare la nostra scuola ai bisogni di comunicazione e apprendimento per i ragazzi nella nostra epoca”. Infine, ha ricordato che in alcune aree un ragazzo su tre è oggetto di dispersione scolastica, quindi “bisogna dare fortissima spinta al sistema istruzione”.

Tornano le proteste: la scuola è in classe

Intanto, proseguono le mobilitazioni davanti alle scuole italiane per chiedere la riapertura di tutti gli istituti scolastici, di ogni ordine e grado.

Alcuni gruppi di docenti, genitori e studenti hanno fissato tre giorni, tra l’11 e il 13 dicembre, di proteste in diverse città, tra cui Faenza, Firenze, Perugia, Torino, Milano, Napoli, Salerno, Mantova, Verona, Vicenza, Mestre, Padova, Treviso.

Priorità alla Scuola di nuovo mobilitato

Venerdì 11 dicembre, Priorità alla Scuola parteciperà al convegno di Formazione del Cesp (Centro Studi per la Scuola Pubblica), a cui sono iscritti oltre 1.000 docenti: l’iniziativa sarà trasmesso in diretta Facebook, dalle 9 alle 13, organizzato dai Cobas Scuola.

Il Comitato, nato in Toscana e poi allargato in molte Regioni, sostiene che il governo deve adoperarsi per la “tutela del diritto allo studio e il potenziamento dei trasporti pubblici in orario scolastico e dei servizi di medicina scolastica”.

Infine, ha chiesto “una veloce conclusione delle nomine dei docenti in modo tale che tutte le scuole possano restare aperte in continuità e in sicurezza”: alle soglie del Natale, in effetti, qualche migliaio di nomine devono ancora essere portate a termine, a partire da quelle di sostegno.

Scuola parentale in crescita per causa del Covid: ma quanto blocca le dinamiche di gruppo?

da La Tecnica della Scuola

L’aumento di richiesta di scuola parentale, starebbe preoccupando i servizi sociali di molti comuni, perché questo tipo di istruzione in famiglia rischia di far perdere le dinamiche di gruppo, limita i rapporti affettivo-relazionali, rintracciabili solo  nella realtà scolastica nella quale i bambini entrino nel “mondo reale” relazionandosi e confrontandosi con i coetanei

Posto intanto che la scuola è aperta a tutti, come dice l’articolo 34 della Costituzione, l’istruzione parentale, conosciuta anche come scuola familiare, paterna o indicata con i termini anglosassoni quali: homeschooling o home education,  si riferisce alla “scelta della famiglia di provvedere direttamente all’educazione dei figli, dopo avere rilasciato al dirigente scolastico della scuola più vicina un’apposita dichiarazione, da rinnovare anno per anno, circa il possesso della capacità tecnica o economica per provvedere all’insegnamento parentale”.

Tuttavia, con l’ingresso della terribile pandemia, dai circa un migliaio gli studenti dello scorso anno, oggi il numero sarebbe notevolmente salito:  paura del contagio, preoccupazione per gli spostamenti in città,  disfunzioni organizzative,  le nuove regole imposte dal ministero.

Infatti, sostengono le famiglie che la praticano, “oltre i divieti, oltre le maschere, l’homeschooling ci permette di non subire queste restrizioni, proprio perché siamo noi che ci prendiamo la responsabilità a 360 gradi di istruire i nostri figli”.

Fra l’altro, secondo quanto pubblica il Redattore sociale, si sarebbero pure costituite delle società  ad hoc, che offrirebbero servizi extra scolastici, compreso un insegnante “a domicilio oppure online, che svolge le lezioni con i bambini e un programma mensile di attività e materiali creati da una professionista del settore”.

Covid, gestione del contagio nelle attività correlate all’ambito scolastico; trasporti e non solo

da La Tecnica della Scuola

In previsione della ripresa delle attività in presenza, dal 7 gennaio prossimo, per tutte le scuole di ogni ordine e grado, l’Inail e l’Istituto superiore di sanità hanno elaborato un nuovo documento tecnico che fornisce dati ed elementi utili per la riflessione sulle misure di contrasto alla diffusione del nuovo Coronavirus nelle attività che avvengono al di fuori degli edifici scolastici.

In particolare, viene affrontata la questione del trasporto pubblico locale, che può rappresentare una rilevante occasione di contagio per gli studenti e, più in generale, per tutta la popolazione. Ma non solo: il documento si sofferma anche su altri due aspetti: le aggregazioni nei pressi della scuola, in entrata e uscita, e le attività di studio in collaborazione tra studenti.

Questo perché mettere in sicurezza la scuola e mantenerla in presenza significa pensare non solo alle misure organizzative di prevenzione e protezione negli edifici scolastici, ma anche a tutte le attività che avvengono fuori del contesto scolastico (in particolare al percorso casa-scuola degli studenti) che in diversa misura possono contribuire alla diffusione del contagio.

Trasporti: misure organizzative possibili

I profili giornalieri di mobilità nelle principali città italiane, ottenuti sulla base dell’elaborazione dei dati di telefonia mobile e riferiti al periodo precedente all’emergenza Covid-19, mostrano che i picchi principali di mobilità durante le giornate lavorative si registrano tra le 07:20 e le 7:40 circa del mattino e tra le 18:00 e le 19:00 circa del pomeriggio.

Sulla base di questi ed altri elementi analizzati nel documento, potranno essere identificate e attivate specifiche misure organizzative finalizzate a:

  • modulare la domanda delle scuole, anche attraverso idonea differenziazione degli orari di accesso a scuola rispetto alle fasce orarie di punta, da realizzarsi anche tramite accordi tra scuole limitrofe, su casi mirati;
  • potenziare l’offerta di trasporto pubblico, anche attraverso l’impiego di mezzi aggiuntivi di superficie resi disponibili dal privato in maniera mirata rispetto alla mappatura delle criticità emerse per linee, stazioni ed orari;
  • potenziare il personale dedicato alle stazioni di scambio (tra metropolitana, ferrovie e capolinea bus) più critiche per afflusso, al fine di assicurare maggiore controllo per la prevenzione di assembramenti;
  • incentivare la mobilità sostenibile anche mediante accordi e/o sovvenzioni specifiche per l’utenza scolastica.

Sarà inoltre necessario favorire iniziative di comunicazione per:

  • promuovere la responsabilità individuale di tutti gli utenti dei servizi di trasporto, per garantire il distanziamento sociale, le misure igieniche, nonché per prevenire comportamenti che possano aumentare il rischio di contagio;
  • promuovere i comportamenti corretti e responsabili a scuola e in tutte le attività correlate all’ambito scolastico ed in particolare nell’utilizzo del TPL rispettando le regole cardine (uso costante e corretto della mascherina, distanziamento, igiene personale ed in particolare delle mani);
  • promuovere comportamenti che favoriscano forme alternative di mobilità sostenibile particolarmente nei contesti ad alta urbanizzazione, privilegiando il trasporto pubblico per chi ne ha realmente bisogno.