CONCORSO DSGA, EMENDAMENTO DEFINITIVAMENTE APPROVATO

CONCORSO DSGA, EMENDAMENTO VILLANI DEFINITIVAMENTE APPROVATO

E’ stata una lunga notte ma ce l’abbiamo fatta: dopo numerosi confronti, interlocuzioni e verifiche tecniche siamo riusciti a recuperare il mio emendamento che riconosce l’idoneità a chi ha superato il concorso per DSGA (Direttori dei servizi generali e amministrativi) ma non poteva fino ad ora accedere al ruolo, a causa di una soglia di sbarramento fissata al 50%. Abbiamo avuto un “no” all’ultimo minuto: la Ragioneria Generale dello Stato aveva richiesto di stralciare la norma dalla Legge di Bilancio, ma abbiamo saputo dimostrare la solidità finanziaria e tecnica della proposta e a reintrodurla nel testo di legge. Il Governo Conte ha dimostrato ancora una volta la sua vicinanza al mondo della scuola. E’ un risultato molto importante di cui siamo particolarmente orgogliosi: del resto, anche il concorso per DSGA è stata una conquista del MoVimento 5 Stelle, non essendosi mai svolto in passato. Ora il mio impegno continua per i DSGA facenti funzione che hanno dato il loro prezioso contributo al funzionamento della scuola prima che venisse bandito il concorso 2018: a loro va la nostra gratitudine e la promessa del mio impegno per indire un Concorso Straordinario, come già previsto dalla Legge 159/2019, all’art. 2 comma 6, che ne valorizzi merito e professionalità : dichiara la Deputata Virginia Villani.

Dopo l’approvazione dell’emendamento non ci saranno limiti. Con tenacia e determinazione, possiamo dire di aver eliminato questa ingiustizia, garantendo la meritocrazia e un’iniezione di personale qualificato nelle scuole, con competenze riconosciute tramite concorso pubblico. In questo momento di grave crisi , causata da un’emergenza epidemiologica ancora in corso, un numero considerevole di istituzioni scolastiche risultava ancora essere privo di una figura apicale, quella del Dsga, fondamentale per il corretto funzionamento delle scuole. Siamo orgogliosi di aver risolto questa importante problematica nell’interesse del mondo della scuola” spiega Villani prima firmataria dell’emendamento, sostenuto anche dai deputati M5S della commissione Bilancio Teresa Manzo e Giuseppe Buompane.

ON. VIRGINIA VILLANI – Portavoce alla Camera

XI Commissione Permanente Lavoro Pubblico e Privato

MANOVRA: DIRIGENTI AMMINISTRATIVI SCUOLA CONTRO LA RAGIONERIA DELLO STATO

MANOVRA: DIRIGENTI AMMINISTRATIVI SCUOLA CONTRO LA RAGIONERIA DELLO STATO, ‘PARLAMENTO NON ACCOLGA SUO PARERE SU NORME SCUOLA’.ANQUAP,  REINSERIRE MISURE SU SOTTODIMENSIONAMENTO E ELIMINAZIONE TETTI PER IDONEI NON VINCITORI.

ROMA, 23 DIC – “Ci auguriamo che il Parlamento non accolga il parere della Ragioneria Generale dello Stato e confermi gli emendamenti già approvati in Commissione”. E’ la dura posizione dell’Associazione Sindacale dei Direttori SGA e degli Assistenti Amministrativi delle scuole per bocca del suo Presidente Giorgio Germani. 
La Ragioneria Generale dello Stato è intervenuta sugli emendamenti della Legge di Bilancio 2021 approvati in Commissione Bilancio esprimendo pareri contrari sulla nuova formulazione della disciplina in tema di scuole sottodimensionate nelle quali non è possibile applicare in via esclusiva un Dirigente e un Direttore. Attualmente sono considerate sottodimensionate le scuole con meno di 600 alunni o fino a 400 in particolari situazioni. L’approvazione dell’emendamento riduce 600 a 500 e 400 a 300. Questa soluzione aumenterebbe di qualche unità l’organico dei Dirigenti Scolastici e dei Direttori SGA con una spesa sostanzialmente irrisoria per il bilancio dello Stato e rilevante vantaggio per il funzionamento delle scuole interessate; e poi gli uffici della Ragioneria hanno espresso parere contrario sull’eliminazione della percentuale di idonei dei posti messi a concorso per il reclutamento dei DSGA, sostenendo “che le graduatorie senza limiti creano aspettative da parte degli idonei con conseguenti richieste onerose e verosimili contenziosi”. La Ragioneria dello Stato ignora che la realtà del concorso svolto e in fase di conclusione determinerebbe l’inserimento nelle graduatorie di merito di appena 197 unità a fronte di oltre 1.300 posti che resteranno comunque vacanti e disponibili; posti che sono destinati ad aumentare per effetto dei pensionamenti dal 1° settembre 2021 e dal 1° settembre 2022 (pensionamenti nell’ordine di circa 400/500 unità in ciascuno dei due anni). Su questo tema abbiamo apprezzato l’impegno profuso con determinazione dall’On.le Virginia Villani. 
Ci auguriamo – conclude il Presidente dell’Anquap – che il Parlamento non accolga il parere della Ragioneria Generale dello Stato e confermi gli emendamenti già approvati in Commissione”.

Proroga di un anno per i cantieri semplificati che portano la «fibra» nelle scuole

da Il Sole 24 Ore

di Eu. B.

Dai cantieri per la banda larga nelle scuole (oltre che negli ospedali) al reclutamento degli insegnanti di religione. Dalla valutazione dei apprendimenti in regime di didattica a distanza all’abilitazione scientifica nazionale per i prof universitari. Sono i principali slittamenti di termini che il decreto milleproroghe, atteso oggi sul tavolo di Palazzo Chigi, dispone per il mondo della scuola e dell’università.

Le proroghe in materia di istruzione
Il pacchetto più cospicuo di interventi si trova all’articolo 6 della bozza di Dl. Si comincia con lo slittamento al 2021 del termine entro cui procedere al nuovo reclutamento di docenti di religione (posti per il 50% garantiti ai prof che hanno idoneità e 3 anni di servizio nelle scuole statali o paritarie). Si prosegue Con la proroga a fine 2021 delle assunzioni di dirigenti e funzionari dei due dicasteri (Istruzione e Università) che componevano il “vecchio” Miur. Passando per la deroga alla valutazione degli apprendimenti formato-Covid (la stessa applicata già lo scorso anno) e per l’edilizia scolastica si arriva alla proroga della stabilizzazione degli ex Lsu impegnati nei servizi di pulizia delle scuole.

Cantieri semplificati per la banda larga
Lo stesso decreto interviene poi sui lavori per portare la fibra ottica nelle scuole. Stabilendo che, esattamente come dovrà avvenire per gli ospedali, «ove il primo nodo di rete disponibile si trovi entro una distanza massima di 4 chilometri dagli edifici stessi, l’intervento di posa di infrastrutture a banda ultra larga da parte degli operatori è eseguito mediante riutilizzo di infrastrutture e cavidotti esistenti o, anche in combinazione tra loro, con la metodologia della micro trincea attraverso l’esecuzione di uno scavo e contestuale riempimento di ridotte dimensioni (larghezza da 2,00 a 4,00 cm, con profondità regolabile da 10 cm fino a massimo 35 cm), in ambito urbano ed extraurbano, anche in prossimità del bordo stradale o sul marciapiede». Al tempo stesso, la norma precisa che «l’operatore può utilizzare la linea realizzata ai fini della presente disposizione per collegare in fibra ottica ad alta velocità gli ulteriori edifici presenti lungo il percorso». Semplificazione anche dei permessi perché qualora l’intervento «interessi esclusivamente sedi stradali asfaltate e non pavimentate, è sufficiente la sola comunicazione di inizio lavori all’ufficio comunale competente e all’ente titolare o gestore della strada».

Gli slittamenti in materia di università
Dodici mesi in più di tempo per le graduatorie nazionali Afam che varranno anche per l’anno accademico 2021/22 oltre che per il 2020/21. Novità infine anche per gli aspiranti professori universitari. I lavori da valutare ai fini dell’abilitazione scientifica nazionale (Asn) potranno essere conferiti entro il 15 aprile 2021 (anziché il 15 marzo) e le commissioni potranno valutarli fino al 30 luglio 2021.Prima era il 30 giugno.


Mascherina, sistemi di ventilazione e disposizione dei banchi possono frenare la diffusione del virus

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Nelle ultime settimane, il numero dei contagi Covid-19 è significativamente aumentato in molti Paesi. In tutto il mondo si sta cercando di arginare la pandemia nell’attesa di un vaccino, ma ci vorrà del tempo per tornare alla normalità. Ridurre il rischio di contagio è tuttavia possibile.

La scuola e la protezione di studenti e docenti destano particolare attenzione. La didattica in questo momento è praticata prevalentemente a distanza, ma l’obiettivo per gennaio è quello di consentire il ritorno in aula in sicurezza, nel tentativo di ridurre anche la pressione sui genitori che lavorano e che, al tempo stesso, devono seguire i figli nell’apprendimento da casa. Le famiglie chiedono rassicurazioni in merito alle misure che le scuole adotteranno al fine di proteggere gli studenti quando torneranno sui banchi.

Gli esperti di Dassault Systèmes hanno utilizzato le soluzioni di simulazione di fluidodinamica computazionale per studiare gli effetti di tre fattori che possono potenzialmente frenare la diffusione del virus e offrire una maggiore sicurezza: l’uso della mascherina, i sistemi di ventilazione dell’aria e la disposizione dei posti a sedere.

Uso della mascherina
È stato dimostrato che il Covid-19 si diffonde attraverso le secrezioni dalla bocca e dal naso, che viaggiano nell’aria sotto forma di goccioline di tutte le dimensioni (inclusi i temuti aerosol) prodotte dagli starnuti, dalla tosse e persino parlando.

Tutti ormai sappiamo che le mascherine sono un modo molto efficace per impedire a queste goccioline di viaggiare da persona a persona e la simulazione lo ha difatti dimostrato. Alcune scuole, tuttavia, non richiedono agli studenti di indossare la mascherina e, anche laddove previsto, gli studenti sono poi obbligati a toglierla per pranzare.

I bambini, potrebbero non rimetterla abbastanza velocemente dopo aver mangiato e in altre occasioni potrebbero toglierla o indossarla nel modo sbagliato. In questi casi, la simulazione può aiutare a comprendere la diffusione del virus nell’aria e quindi a prendere contromisure al fine di mitigare i rischi, ad esempio cambiando la configurazione del sistema di ventilazione.

Sistemi di ventilazione
I sistemi di ventilazione giocano un ruolo fondamentale. Un buon sistema di ventilazione può spingere le goccioline fuori dall’aula prima che si depositino sulle superfici o che vengano inalate da studenti e insegnanti. Può anche aiutare a ridurre al minimo le aree ad alta concentrazione di goccioline, associabili a maggiori rischi di contagio. La simulazione ha mostrato che in un’aula tipica con ventilazione naturale, cioè con finestre aperte e una brezza leggera, il 14% delle goccioline lascia l’aula entro un minuto. La percentuale sale al 20% quando vengono accese delle ventole di aspirazione laterali e al 22% con aspirazioni poste al centro della stanza.

La ventilazione forzata, in particolare un efficiente sistema centralizzato di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria, è dunque importante per l’asportazione delle goccioline prima che possano infettare qualcuno. La concentrazione di queste ultime può essere ridotta grazie alla corretta installazione del sistema di ventilazione che diviene fondamentale per controllare i flussi d’aria; un’installazione errata, d’altro canto, rischia di peggiorare ulteriormente la situazione. Questo è stato dimostrato dagli esperti di Dassault Systèmes anche in progetti realizzati con alcuni ospedali in Francia.

Disposizione dei posti a sedere
Di grande importanza è anche la disposizione dei banchi degli studenti ed il posizionamento dell’uno rispetto all’altro. Dassault Systèmes ha recentemente svolto uno studio nel quale sono state fatte le seguenti ipotesi:

•Una temperatura di 26 gradi nella stanza

•Pari probabilità per ogni studente di essere una fonte dell’agente patogeno

•La carica virale è di 900 particelle all’ora

•Il diametro medio delle particelle è un micron

•Contaminazione solo tramite aerosol (piccole goccioline trasportate dall’aria)

Le simulazioni sono state eseguite su tre configurazioni: una con 40 studenti e due con 20 studenti in aula. Utilizzando metodi di analisi all’avanguardia ed effettuando numerose simulazioni, lo studio ha evidenziato come la soluzione ottimale sia quella composta da 20 studenti, nella configurazione mostrata di seguito. Il campo di moto dell’aria nell’aula ha inoltre suggerito una disposizione ideale che tenga conto della ventilazione e del flusso d’aria nell’ambiente specifico, rispetto a quella tradizionale che mira a massimizzare la distanza tra gli studenti. Disposizione che quindi varia di aula in aula.Protezione fuori casaUtilizzando le soluzioni di simulazione Cfd (fluidodinamica computazionale) di Simulia, è possibile mitigare il rischio di contagio in classe.

Una stanza con 20 studenti, organizzata secondo i risultati della simulazione, con gli aspiratori centrali accesi, è l’ambiente più sicuro – ed è ancora più sicuro se gli studenti indossano delle mascherine.

Sebbene non esista un modo infallibile per garantire al 100% che un individuo non contragga il Covid-19 (salvo l’isolamento totale in un ambiente asettico), la simulazione è in grado di valutare accuratamente un ambiente e consentire di definire la configurazione più sicura possibile fino all’arrivo di un vaccino, non solo nelle classi, ma anche nei luoghi di lavoro e persino negli ospedali. Al fine di limitare il rischio di contagio in ambienti affollati, questo tipo di simulazione può essere realizzato in tempi rapidi utilizzando soluzioni in cloud.

Privacy, nella domanda solo dati necessari per l’iscrizione

da Il Sole 24 Ore

di Francesca Lascialfari

In un clima di incertezza dovuto all’emergenza sanitaria, prendono il via le iscrizioni per il prossimo anno scolastico, con le modalità disciplinate dalla nota ministeriale n. 20651/ 2020. Si tratta di un momento assai significativo nella vita delle scuole, chiamate a illustrare la propria offerta formativa alle famiglie degli alunni che si iscrivono al primo anno delle scuole di ogni ordine e grado o ai centri di formazione professionale regionali.

Aggiornamento del Ptof

Il Ptof (Piano triennale dell’offerta formativa) 2019/2022 è aggiornato dagli organi collegiali, ciascuno per le proprie competenze, con i nuovi indirizzi eventualmente attivati da ciascuna istituzione scolastica, con il curricolo di educazione civica e altri progetti per l’arricchimento dell’offerta formativa; include, inoltre, il piano per la didattica digitale integrata (Ddi9, sulla base del quale le scuole stanno già realizzando le attività didattiche dell’anno in corso. Il Ptof dovrà essere definitivamente pubblicato nel portale “Scuola in chiaro”, consultabile anche attraverso apposita app per dispositivi mobili, entro la data di inizio delle iscrizioni (4 gennaio 2021), affinché le famiglie possano effettuare una scelta consapevole accedendo a informazioni sulle scuole di loro interesse; poi ciascuna istituzione scolastica attua iniziative di orientamento tese a favorire la conoscenza dei percorsi di studio da parte delle studentesse e degli studenti in vista delle iscrizioni.

Entro il 29 dicembre le scuole possono personalizzare il modello di domanda predisposto dal sistema “Iscrizioni on line”, in modo da raccogliere i dati degli studenti necessari alla formazione delle classi. In fase di adeguamento del modulo, in osservanza di quanto prescritto dal Codice privacy, gli istituti possono richiedere solo i dati direttamente indispensabile all’iscrizione; non sarà, ad esempio, legittima la richiesta di inserire il titolo di studio dei genitori o la loro professione. La pubblicazione di ciascun modello personalizzato deve avvenire improrogabilmente entro il 29 dicembre 2020. Il ministero ricorda anche che il modello di iscrizione riporta tutte le possibili articolazioni dell’orario settimanale, previste dall’articolo 4 del Dpr 89/2009, in quanto la scelta del tempo scuola viene esercitata dalle famiglie. Le istituzioni scolastiche, nella personalizzazione del modello, possono inserire una nota accanto a ciascun tempo scuola in cui indicare la tipologia di orario che, nell’anno scolastico 2020/2021, non è stato attivato in modo da fornire un’adeguata informazione alle famiglie.

Accoglimento delle domande

Le iscrizioni potranno avvenire esclusivamente on line, salvo che in alcuni casi eccezionali ai quali accenneremo nel seguito. Ciascuna scuola potrà accogliere un numero di studenti entro un limite predeterminato in base alle risorse dell’organico dell’autonomia, la capienza delle aule e il piano di utilizzo degli edifici scolastici definito in collaborazione con l’ente locale proprietario dell’immobile. Non si potrà contare sull’ organico aggiuntivo, cosiddetto Covid.

Criteri di precedenza

Il consiglio di istituto deve fissare, prima dell’avvio delle iscrizioni, i criteri per l’accoglimento delle domande da riportare nel modulo personalizzato. Sulla base di tali criteri di precedenza, sarà redatta una graduatoria e la conseguente lista di attesa, in caso di eccedenza di iscrizioni rispetto ai posti disponibili. Il modulo on line permette alle famiglie di indicare la seconda e terza scuola, alle quali il sistema indirizzerà automaticamente, nell’ordine, la domanda in caso di esubero di richieste nella prima scuola scelta. In tal caso, le istanze presentate come prima scelta saranno trattate con precedenza rispetto a quelle pervenute alla scuola come scelta successiva.

I criteri deliberati dal consiglio di istituto troveranno applicazione sia per l’accoglimento delle iscrizioni, sia per la scelta del tempo scuola nelle scuole del primo ciclo. Fanno eccezione gli alunni provenienti dalle scuole primarie dello stesso istituto comprensivo che precedono, in ogni caso, i loro coetanei provenienti da altri istituti. Nelle scuole medie a indirizzo musicale, si dovrà inoltre prevedere lo svolgimento di una prova orientativo-attitudinale entro il 25 gennaio, termine ultimo delle iscrizioni, o comunque entro i successivi 15 giorni; ciò consentirà allo studente di poter compiere una diversa scelta in tempi rapidi.

Assistenza a scuola

Essendo prevista esclusivamente la modalità online, le famiglie che non dispongono di idonea strumentazione tecnologica, potranno comunque rivolgersi alla scuola scelta, oppure a quella di provenienza, per procedere all’iscrizione. Presso le segreterie dovranno, invece, necessariamente recarsi i genitori o tutori di alunni con cittadinanza non italiana privi di codice fiscale: la scuola acquisirà la domanda a sistema, previa creazione di un codice fiscale provvisorio mediante apposita funzione.

A tal proposito si ricorda che i minori titolari dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria, o minori non accompagnati, hanno accesso agli studi con le stesse modalità individuate per i loro coetanei di cittadinanza italiana. Nella formazione delle classi, le scuole terranno conto di quanto indicato dalla nota del ministero dell’Istruzione 2/2010 che prevede che, di norma, il tetto massimo di presenza di alunni stranieri non superi il 30% per classe.

Regole ad hoc per l’istruzione parentale e domiciliare

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Quale iter seguire nel caso di alunni adottati o in fase di preadozione? Per rispondere al quesito vengono in aiuto le linee di indirizzo, pubblicate dall’Istruzione a dicembre 2014, per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati, integrate da circolari (cm 251/14) e faq successive.

Il minore può arrivare in famiglia in ogni momento dell’anno scolastico, ma è sempre possibile l’iscrizione cartacea anche dopo la chiusura delle procedure online, presentando la domanda di iscrizione direttamente alla scuola prescelta. Le linee guida suggeriscono alle scuole di inserire un alunno adottato internazionalmente nel gruppo classe non prima di dodici settimane dal suo arrivo in Italia, per quanto riguarda la fascia d’età di scuola del primo ciclo, periodo che si riduce a massimo sei settimane nel caso del secondo ciclo. Per i bambini arrivati in Italia in età scolare rimane possibile l’iscrizione fino ad una classe inferiore rispetto all’età anagrafica al fine di favorire il benessere del minore in un momento cruciale e delicato nel quale sono prioritariamente impegnati a costruire ed intessere legami profondi con i propri genitori e familiari.

Istruzione parentale

I genitori che intendono provvedere direttamente all’educazione dei figli, avvalendosi dell’istruzione parentale, devono comunicarlo preventivamente, anno per anno, a una scuola del territorio di residenza, dichiarando di possederne le competenze tecniche e i mezzi materiali. Il dirigente scolastico, oltre al dovere di accertarne la fondatezza, deve comunicare loro che, entro il 30 giugno di ogni anno, l’alunno deve sostenere un esame di idoneità per il passaggio alla classe successiva. Questo, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione. Le domande per l’esame di idoneità devono pervenire alle istituzioni scolastiche entro il 30 aprile di ogni anno. La scuola che riceve la domanda di istruzione parentale, ma anche il sindaco, sono tenuti a vigilare.

Scuola in ospedale

Agli studenti che, per motivi di salute, sono ricoverati in ospedale o devono rimanere a casa per un periodo piuttosto lungo, viene data la possibilità di continuare a studiare, rimanendo in contatto con insegnati e compagni. La scuola in ospedale e l’istruzione domiciliare sono la risposta del sistema scolastico a questo bisogno. La famiglia non deve fare nulla, sono i docenti a prendere in carico il minore, nel rispetto delle priorità terapeutico-assistenziali.

La scuola in ospedale è una struttura con una sua precisa identità, diffusa e nei principali ospedali e reparti pediatrici del territorio nazionale, dove vengono create delle vere e proprie classi, sezioni distaccate di scuole statali di tutti gli ordini e gradi di scuola con docenti e personale proprio.

La scuola in ospedale consente la continuità degli studi e garantisce ai piccoli pazienti ricoverati il diritto di conoscere e apprendere in ospedale, nonostante la malattia. Viene, quindi, assicurato agli alunni ricoverati un sostegno didattico così da evitare le difficoltà tipiche del rientro nella classe di provenienza e di prevenire eventuali situazioni di abbandono.

Istruzione domiciliare

L’istruzione domiciliare (degenza casalinga) è, invece, erogata nei confronti di alunni che, a causa di gravi patologie certificate, sono sottoposti a terapie domiciliari che impediscono la frequenza regolare della scuola per un periodo non inferiore ai 30 giorni (anche non continuativi). L’avvio dell’attività avviene su richiesta della famiglia e dopo delibera del consiglio di classe che elabora un progetto formativo personalizzato, indicando anche il numero dei docenti coinvolti.

Precari licenziati a raffica a causa di punteggi sbagliati

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Sono migliaia i docenti precari che in questi giorni stanno ricevendo le lettere di licenziamento. Con buona pace del principio di continuità didattica. È l’effetto dei controlli tardivi dei punteggi assegnati nelle graduatorie provinciali, che le scuole-polo stanno effettuando in questi giorni. E se il punteggio è sbagliato, ciò comporta l’annullamento della procedura di reclutamento e il licenziamento in tronco. A differenza degli altri anni, infatti, la gestione delle domande non è stata effettuata dagli ambiti territoriali, ma direttamente dalle cosiddette scuole polo.

A causa della strettezza dei tempi e della mole impressionante di domande che, secondo i dati ufficiali sarebbero state 753.750, l’amministrazione centrale ha assegnato agli uffici il potere di delegare tali adempimenti alle istituzioni scolastiche. E gli uffici se ne sono avvalsi.

Nella fase della valutazione delle domande, peraltro, l’amministrazione non ha posto gli aspiranti docenti nella condizione di effettuare le necessarie rettifiche. Ciò nonostante il fatto che spesso si è trattato di errori del sistema che, in molti casi, ha addirittura tagliato interi pezzi delle domande già presentate. I primi pronunciamenti della giurisprudenza, peraltro, hanno affermato il principio secondo il quale, in materia di graduatorie finalizzate alle assunzioni a tempo determinato, non si applicherebbero le disposizioni contenute nell’articolo 6, della legge 241/90 (si veda Italia Oggi del 15 dicembre scorso).

Disposizioni che prevedono l’obbligo per l’amministrazione di consentire rettifiche e integrazioni delle domande da parte degli interessati. Tesi questa che, peraltro, sembrerebbe collidere con il recente orientamento del Consiglio di stato, secondo cui nelle procedure selettive finalizzate alle assunzioni nella pubblica amministrazione le rettifiche e le integrazioni si collegherebbero addirittura al principio di buona amministrazione (V Sezione, 7975/2019).

Facendo riferimento a un caso analogo verificatosi in occasione di un concorso, i giudici di palazzo Spada hanno spiegato, infatti, che la procedura di reclutamento «in quanto diretta alla selezione dei migliori candidati a posti pubblici, non può essere alterata nei suoi esiti da meri errori formali, come accadrebbe se un candidato meritevole non risultasse vincitore per una mancanza facilmente emendabile con la collaborazione dell’amministrazione. Il danno», si legge nella sentenza, «prima ancora che all’interesse privato, sarebbe all’interesse pubblico, considerata la rilevanza esiziale della corretta selezione dei dipendenti pubblici per il buon andamento dell’attività della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.)».

La procedura che prevede la possibilità di correggere e integrare le domande è nota agli addetti ai lavori alla stregua di soccorso amministrativo: l’amministrazione va in soccorso dei cittadini per consentire loro di accedere al beneficio richiesto. Specie quando si tratta di procedure complicate che mettono a dura prova anche gli addetti ai lavori. Resta il fatto, però, che il soccorso amministrativo non è stato attivato. E non è stato nemmeno effettuato il controllo preventivo da parte degli uffici scolastici che, per prassi, consente in qualche misura rettifiche e integrazioni nella fase dei reclami.

Agli uffici, infatti, è stato assegnato solo il compito di correggere gli errori del sistema effettuati nella compilazione delle graduatorie. Ma siccome le graduatorie sono state pubblicate già in forma definitiva, gli uffici hanno addirittura dovuto procedere alle correzioni tramite la farraginosa procedura dei decreti di rettifica. Che comportano oneri motivazionali molto più pesanti e che hanno rallentato ulteriormente le operazioni. Questi i presupposti della situazione attuale.

Quanto ai controlli in atto da parte delle scuole, va fatto rilevare che i licenziamenti, sebbene necessari e ineludibili, privano gli alunni della continuità didattica. E pongono un ulteriore problema. I docenti licenziati, infatti, se l’amministrazione avesse fatto i controlli prima delle assunzioni, avrebbero comunque avuto titolo a concorrere alle assunzioni a tempo determinato con i punteggi effettivamente spettanti. E molti di loro avrebbero potuto ottenere in ogni caso un incarico di supplenza fin dal 1° settembre.

Adesso, invece, ad anno scolastico inoltrato e dopo che le operazioni di assunzione sono terminate, dovranno accontentarsi di incarichi di supplenza residuati e, comunque, con ogni probabilità, economicamente svantaggiosi. Fermo restando che, avendo comunque maturato il diritto a concorrere alle assunzioni a tempo determinato all’atto della presentazione della domanda, avrebbero comunque titolo a rivalersi contro l’amministrazione, anche in giudizio, per la mancata assunzione delle supplenze loro spettanti che siano state assegnate a docenti con meno punti all’atto della precedente tornata di assunzioni.

Cambia di nuovo la maturità

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Nessun decreto legge questa volta. Basterà un’ordinanza per fissare le nuove regole su scrutini, criteri di ammissione e prove finali della maturità ai tempi del Covid. A delegare la ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, ad adottare specifiche misure per la valutazione degli apprendimenti e lo svolgimento dei relativi esami di stato per l’anno 2020/2021 è un emendamento (86.14, a prima firma Carbonaro e altri-M5S) alla legge finanziaria approvato in commissione Bilancio. La manovra passa oggi al voto dell’aula di Montecitorio.

Questa volta, secondo i rumors di viale Trastevere, non ci sarà nessuna sanatoria, nessuna promozione automatica, come invece accaduto lo scorso anno quando gli studenti, causa lockdown, non rientrarono più a scuola dopo marzo. Da decidere invece se ci sarà almeno uno scritto (lo scorso anno non ci fu nessuna prova scritta), e con quali modalità eventualmente, oltre all’orale che potrebbe essere strutturato come già accaduto nel 2020 ed essere ad ampio raggio. L’ordinanza dovrebbe essere decisa per febbraio. Molto dipenderà dalla situazione epidemiologica.

Dati su contagi che sono tenuti sotto osservazione anche per quanto riguarda la ripresa delle lezioni a gennaio: dopo la riunione di sabato scorso con le regioni, il ritorno in classe il 7 gennaio, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, potrebbe vedere scendere l’asticella degli alunni in presenza dal 75% al 50%, anche in base agli accordi che stanno per essere sottoscritti in questi giorni ai tavoli prefettizi per lo scaglionamento degli orari di ingresso e di uscita e il relativo potenziamento dei mezzi di trasporto. In queste ore sarà decisivo il confronto tra il ministro Francesco Boccia e i governatori, in vista di un nuovo dpcm. Che invece il 7 non si torni affatto in presenza alle superiori è ormai considerato ipotesi residuale.

Intanto la Manovra proroga, grazie all’emendamento approvato dalla Bilancio, fino a tutto febbraio i benefici concessi ai lavoratori fragili della scuola, la cui assenza dal lavoro sarà equiparata al ricovero ospedaliero. Per le sostituzioni si stanziano ulteriori 53,9 milioni di euro. L’attuale misura scadeva a dicembre.

Pioggia di fondi bipartisan al sistema della formazione professionale e tecnica: 53 milioni per il sistema duale (emendamento Aprea-Forza Italia), ulteriore emendamento (Gelmini-Fi) stanzia per il 2021 20 milioni aggiuntivi per il fondo per istruzione e formazione tecnica superiore. Consenso trasversale (Pd-FI-Italia Viva- Lega- FdI-Misto) per un contributo di 70 milioni in favore delle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità.

Al fine di ridurre il divario digitale e favorire la fruizione della Dad, gli studenti con Isee inferiore ai 20 mila euro e privi di rete internet potranno avere, in comodato d’uso, un kit contenente un dispositivo per la connettività gratuita per un anno: emendamento di Forza Italia, lo stanziamento è di 20 milioni di euro. La Manovra, con emendamento di Nardelli -Pd, punta a favorire la ulteriore assunzione interna degli ex lavoratori socialmente utili su 11.263 posti di collaboratore scolastico. Si incrementa inoltre la dotazione organica del personale tecnico da destinare alle scuole dell’infanzia e primaria per 1.000 posti. Oltre che rifinanziare il fondo per la retribuzione di risultato dei dirigenti scolastici: per il 2021 stanziati 25,856 milioni.

E spunta pure un emendamento (Donno e Torto-M5S) che istituisce nel bilancio del ministero dell’istruzione un fondo ad hoc con 3 milioni di euro, a partire dal 2021, per ampliare l’offerta formativa dei licei musicali attraverso l’attivazione di corsi a indirizzo jazzistico. Al ministero dell’istruzione si potranno nominare (Fratoianni -LeU) 3 nuovi dirigenti non generali, con relativo incremento delle piante organiche che erano state ridotte dopo lo scorporo dell’Università.

Scioperi, ecco le nuove regole

da ItaliaOggi

Carlo Forte

Via libera della commissione di garanzia all’accordo sottoscritto tra l’Aran e i sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda-Unams e Anief, il 2 dicembre scorso, sui servizi minimi da garantire nelle scuole in caso di sciopero. Il placet della commissione è stato formalizzato con una delibera emessa il 17 dicembre scorso (13475). E il testo negoziale entrerà in vigore subito dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Il garante degli scioperi ha motivato l’ok evidenziando che l’accordo recepisce in maniera sostanziale le principali richieste avanzate dalla stessa commissione e, al tempo stesso, rispetta il diritto di sciopero nel suo nucleo essenziale. L’intesa fornisce soluzioni innovative che consentiranno un netto miglioramento della qualità dell’informazione data alle famiglie e agli studenti interessati dallo sciopero. Che consentirà loro di formulare previsioni attendibili sull’effettivo impatto dell’astensione sulla continuità del servizio.

Le scuole, infatti, dovranno fornire ai genitori informazioni sul peso delle sigle sindacali che abbiano indetto l’astensione dal lavoro, le statistiche sulle adesioni pregresse dei docenti agli scioperi, e gli esiti delle comunicazioni volontarie di adesione all’agitazione in corso, sempre da parte dei docenti. E gli scioperi nella scuola non potranno essere indetti dall’1° al 5 settembre e nei tre giorni successivi alla ripresa delle attività didattiche dopo la pausa natalizia o pasquale.

L’accordo costituisce un punto di mediazione tra la volontà dell’amministrazione, di limitare i disagi delle famiglie, e la necessità, per i sindacati, di evitare che il diritto di sciopero venisse irrimediabilmente compromesso. La questione era nata perché, in occasione delle agitazioni delle sigle minori, talvolta e del tutto immotivatamente, i genitori rinunciano a mandare i figli a scuola. Salvo poi verificare che allo sciopero abbia aderito una percentuale di docenti del tutto irrilevante.

La ratio, dunque, è quella di consentire alle famiglie di valutare in anticipo l’entità delle probabilità che lo sciopero ponga realmente a rischio l’erogazione del servizio. Ciò sulla base del peso reale delle organizzazioni sindacali che abbiano indetto l’astensione nella scuola frequentata dai propri figli. Per potenziare tale utilità, peraltro, il ministero dell’istruzione ha attivato una piattaforma nella quale le scuole dovranno inserire i dati sulle adesioni e gli effetti sull’erogazione del servizio. E nell’accordo è stata inserita una clausola che prevede la riapertura delle trattative, qualora dalle statistiche dovesse venire fuori che le astensioni dal lavoro da parte dei docenti dovessero bloccare frequentemente le scuole a causa degli scioperi. Fatto, questo, invero assai improbabile. Specie se si pensa che gli scioperi dei sindacati delle sigle più rappresentative, che sono quelli che vantano il maggior numero di adesioni, vengono indetti sporadicamente e congiuntamente. Sono sempre più rari, infatti, gli scioperi delle singole sigle. Fermo restando le iniziative dei piccoli sindacati.

L’intesa prevede, inoltre, l’individuazione di forme di astensione diverse dallo sciopero in senso stretto (sciopero virtuale) che saranno definite dalla contrattazione collettiva. Il testo negoziale comprende, inoltre, una clausola che impone ai dirigenti scolastici di invitare i docenti a manifestare le loro intenzioni con congruo anticipo. La lettera di invito conterrà il testo integrale della clausola, in modo tale da consentire ai docenti di prendere contezza del contenuto. E la dichiarazione consentirà agli insegnanti di esercitare liberamente la facoltà di comunicare la propria adesione o non adesione allo sciopero (e tale manifestazione di volontà assumerà carattere vincolante) oppure di esplicitare di non avere ancora preso una decisione al riguardo.

Ciò consentirà ai dirigenti scolastici di predisporre, in qualche misura, gli adempimenti organizzativi in vista dello sciopero, compresa una argomentata comunicazione alle famiglie. L’introduzione di una franchigia di 5 giorni dal 1° al 5 settembre e di tre giorni dalla fine delle vacanze è finalizzata, invece, ad evitare che la prospettiva di allungare le vacanze possa indurre i lavoratori ad aderire agli scioperi pur non avendo interesse alla vertenza su cui è basata l’agitazione. E dal lato dell’utenza, ad evitare che questa prospettiva induca i genitori ad astenersi dal dovere di garantire la frequenza a scuola dei propri figli.

Decadenza delle Rsu, elezioni rimandate Anche se non dovessero più esserci rappresentanti

da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Rsu di scuola in carica anche se sottodimensionate. In caso di decadenza di uno o più componenti, le relazioni sindacali di istituto continueranno con i rappresentanti territoriali delle organizzazioni sindacali firmatarie del contratto e con gli eventuali componenti ancora in carica. Compresa la sottoscrizione dei contratti integrativi di istituto. E anche se non dovesse rimanere in carica alcun componente, le elezioni suppletive avranno comunque luogo dopo la cessazione dell’emergenza sanitaria. Il termine dei 50 giorni previsti dall’accordo quadro del 1998, a far data dal giorno in cui si verifichi la decadenza, decorreranno infatti dal primo giorno utile dopo tale cessazione.

Lo prevede un protocollo firmato dai rappresentanti dell’Aran e delle confederazioni rappresentative del pubblico impiego il 15 dicembre scorso. L’accordo è stato stipulato per regolare la sospensione del termine delle elezioni suppletive che decorre automaticamente dalla data di decadenza della Rsu. Situazione che si verifica quando la decadenza dei componenti la Rsu si sia verificata in numero tale da impedire che la Rsu medesima risulti composta da un numero di componenti inferiore al 50% di quelli previsti.

Per esempio, nelle scuole dove la Rsu è composta da 3 componenti, la decadenza della Rsu si verifica se decadono due componenti su tre. Si tratta, peraltro, di una ipotesi che nella scuola si verifica anche con una certa frequenza. Perché la decadenza insorge automaticamente non solo in caso di pensionamento o di assunzione di altro incarico, ma anche per trasferimento, utilizzazione o assegnazione provvisoria.

Ciò vale, infatti, anche qualora la situazione di incompatibilità venga a cessare. Come, per esempio, nel caso in cui il docente, cessati gli effetti dall’utilizzazione o dell’assegnazione provvisoria, dovesse rientrare nella scuola di titolarità (si veda la nota Aran CQRS94). La misura si è resa necessaria perché l’emergenza sanitaria in atto preclude alle organizzazioni sindacali la possibilità di provvedere ai relativi adempimenti.

Ciò perché risulterebbe impossibile garantire le condizioni minime di sicurezza per i lavoratori ed i rappresentanti sindacali impegnati nelle operazioni elettorali. E non sarebbe materialmente possibile raggiungere tutti i lavoratori interessati che, in questa fase, lavorano in smart working. Motivo per cui il legislatore ha anche prorogato le Rsu in carica fissando il termine ultimo per il rinnovo al 15 aprile 2022.

Prof assolta: la libertà di pensiero vale anche per gli alunni che accostano le leggi razziali al decreto sicurezza

da ItaliaOggi

Carlo Forte

L’esercizio della libertà di espressione del pensiero da parte degli alunni, nel limite del rispetto delle norme penali e dei buon costume, non è censurabile dai docenti. Pertanto, è illegittima e va annullata la sanzione disciplinare ingiustamente inflitta alla docente che abbia consentito l’esercizio di tale libertà. Ma in ogni caso, per ottenere l’annullamento della sanzione, bisogna andare per forza davanti al giudice. Perché l’amministrazione scolastica non ha questo potere. È quanto si evince da una sentenza emessa il 14 dicembre scorso dal Tribunale di Palermo (3907/2020, Fabio Civiletti presidente ed estensore). È passato più di un anno dal maggio 2019 quando una docente di Palermo era stata punita per non avere impedito ad alcuni alunni di accostare le leggi razziali al decreto sicurezza. Per fare luce sulla questione era stata anche presentata un’interrogazione a risposta orale (3-00847) da parte di Bianca Laura Granato (M5S) che però è rimasta senza risposta (si veda ItaliaOggi del 28/05/2019, pag. 44). Dopo l’emissione della sanzione, peraltro, l’allora ministro dell’istruzione Marco Bussetti (Lega) e dell’interno Matteo Salvini (Lega) avevano anche incontrato i legali della docente ingiustamente sanzionata per tentare una composizione bonaria. E avevano anche dichiarato che la sanzione sarebbe stata revocata. La docente si era poi risolta ad impugnare il provvedimento disciplinare davanti al giudice. Anche perché, come spiegato da ItaliaOggi all’epoca dei fatti, l’amministrazione non ha il potere di revocare le sanzioni disciplinari (si veda ItaliaOggi del 21 maggio 2019, pag.38): il potere di revoca (cosiddetto potere di autotutela) vale solo per gli atti amministrativi. Le sanzioni, invece, sono atti negoziali di diritto privato e con avvento della riforma Brunetta sono stati anche espunti dall’ordinamento tutti i rimedi stragiudiziali di composizione delle controversie di lavoro. Comprese quelle per le sanzioni disciplinari.

L’amministrazione, peraltro, una volta convenuta in giudizio, aveva anche rifiutato di risolvere la questione in sede di conciliazione giudiziale. Ciò ha determinato la necessità di andare avanti con il processo. E ciò ha avuto come epilogo l’annullamento della sanzione disciplinare e la condanna dell’amministrazione a restituire alla docente la retribuzione ingiustamente trattenuta durante i 15 giorni di sospensione patiti. Il giudice però non ha accolto la richiesta di risarcimento danni avanzata dalla docente. E ha anche spiegato che l’adozione della sanzione, per quanto infondata, non comporterà alcuna conseguenza in capo al dirigente dell’ufficio per i provvedimenti di Palermo che l’aveva materialmente emessa. La sentenza, peraltro, dispone anche la compensazione delle spese. E quindi la docente interessata dovrà anche pagarsi le spese legali.

Quanto al merito della decisione, il giudice del lavoro ha spiegato che un elaborato di ricerca svolto dagli alunni durante l’attività scolastica costituisce una delle forme di esercizio della libertà di manifestazione del pensiero garantita costituzionalmente dall’articolo 21 della Costituzione.

I limiti dell’esercizio di tale libertà sono costituiti dal rispetto delle norme penali e dal buon costume. Pertanto, il controllo che il docente ha l’obbligo di effettuare, se non vuole incorrere in responsabilità, deve essere esclusivamente finalizzato alla verifica del rispetto di tali limiti. E solo qualora «si possa ravvisare ictu oculi» si legge nella sentenza « una violazione dei medesimi, perché le espressioni contenute nell’elaborato costituiscano reato o siano contrarie al buon costume, nella ristretta accezione recepita dalla giurisprudenza penale, può inibirne la divulgazione anche soltanto nell’ambito della classe o dell’Istituto, deferendo immediatamente la questione al dirigente scolastico per tutte le eventuali iniziative, anche di natura disciplinare». Ma nulla di tutto questo si era verificato.

«Il controllo della docente non poteva, quindi, superare tale ambito, pregiudicando l’esercizio di un diritto costituzionalmente garantito». Il giudice del lavoro ha chiarito, inoltre, che il compito del docente è quello di verificare solo la correttezza dell’elaborati degli alunni, anche sotto il profilo della rigorosa osservanza dei principi di metodologia della ricerca storica. Ma questa attività di verifica è finalizzata esclusivamente alla valutazione del profitto dell’alunno nella relativa disciplina (costituendo uno dei parametri per l’attribuzione del voto finale nella disciplina di insegnamento).

Anche per predisporre strategie educative idonee a consentire agli alunni di acquisire consapevolezza degli errori commessi, confrontandosi, nell’ambito di una discussione all’interno della comunità scolastica con il docente e gli altri allievi sui punti fallaci della ricerca.

Dad, stessa didattica ma online

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Più che didattica digitale integrata la Dad è una trasposizione a distanza di quella tradizionale frontale. A farla da padrone per la maggior parte dei docenti italiani lezioni in videoconferenza e assegnazione di risorse per lo studio e gli esercizi. Ad aggiornare la prima istantanea sulla didattica a distanza (Dad) scattata a luglio dall’Indire è il Report integrativo relativo all’indagine sulle pratiche didattiche durante il lockdown, appena pubblicato (www.indire.it). Basata sullo studio delle risposte fornite al questionario online da 3.774 docenti italiani, l’analisi, spiega Indire, «non ha pretesa di esaustività di un fenomeno complesso come quello della “Dad forzata” in cui si è ritrovata la scuola italiana agli inizi di marzo, ma cerca di fornire una chiave di lettura e fare una riflessione costruttiva».

Anche nel report preliminare di luglio emergeva chiaramente un podio a due, fra le lezioni in videoconferenze, diffuse e perseguite in ogni ordine di scuola, dalla primaria (89,7%) alle medie (96,7%) alle superiori (95,8%) e assegnazione di risorse per lo studio ed esercizi da svolgere in autonomia, che oscilla dal 79,8% alla primaria fino al 78,7% delle superiori e l’80% alle medie. Terza componente didattica maggiormente praticata durante la Dad la valutazione esterna operata dal docente, che ha coinvolto l’83% degli insegnati: alla materna il 49%, alla primaria 80%, alle medie il 90%, alle superiori il 91%.

Il 65% dei docenti ha attuato contemporaneamente almeno queste tre modalità prevalenti. Solo una minoranza di insegnanti ha sperimentato pratiche laboratoriali in Dad, soprattutto quelle di una didattica di tipo attivo, collaborativa e volta allo sviluppo del pensiero critico e alla metacognizione. Proponendo ai propri studenti ricerche online, costruzione di artefatti digitali, attività laboratoriale o di osservazione, project work. Attivando così in maniera significativamente maggiore degli altri insegnati forme di autovalutazione da parte degli alunni (59% rispetto al 36% degli altri docenti).

Per la maggior parte degli insegnanti, però, c’è una tendenza al peggioramento della qualità della didattica in Dad. Tranne per l’autonomia e la responsabilità degli studenti, che risulta invece migliorata. Mentre per il 30% la qualità è rimasta sullo stesso livello. «La didattica a distanza», osserva Indire, «ha messo in evidenza come il sistema scuola tragga forza da alleanze educative» coinvolgendo famiglie o territorio. Sebbene il 56,4% dei docenti affermi che la propria scuola non ha attivato alcuna forma di collaborazione con il territorio, indicatore probabile della mancanza di solide esperienze pregresse.

Durante il lockdown, poi, 4 docenti su 5 hanno avuto esperienze di formazione online, la maggior parte tra quelli delle superiori (19%) e la minore tra quelli della primaria (12%). Il 59% dei docenti ha evidenziato un miglioramento nella propria motivazione a frequentare corsi online, soprattutto se lo ha già fatto durante il lockdown (rispetto al 13% di chi non ha frequentato alcune formazione online in quel periodo).

PCTO: obbligo mascherina, igiene mani, distanza di 2 metri tra docente e alunni. Indicazioni

da OrizzonteScuola

Di redazione

L’art. 1, comma 10, lettera t) del Dpcm 3/12/2020, dispone la prosecuzione delle attività inerenti i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento……., da svolgersi nei casi in cui sia possibile garantire il rispetto delle prescrizioni sanitarie e di sicurezza vigenti.

L’Usr per la Sicilia ha pubblicato una nota con indicazioni ulteriori rispetto al Dpcm del 3 dicembre. Una parte viene dedicata alle attività dei Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (Pcto). Tra le cautele da adottare l’Usr segnala:

  • l’organizzazione delle attività in gruppi il più possibile omogenei;
  • l’obbligo dell’uso della mascherina a protezione delle vie respiratorie per tutta la durata delle attività e della frequente igiene delle mani nel caso in cui non sia possibile garantire il distanziamento fisico prescritto nello svolgimento delle attività in condizione di staticità e in tutte le situazioni in movimento;
  • l’uso nelle attività pratiche, se previsti, degli ordinari dispositivi di protezione individuale associati ai rischi della singola attività;
  • il collocamento della postazione del docente (tutor) ad almeno 2 metri dalla prima fila dei discenti;
  • la pulizia e disinfezione ad ogni cambio di utente degli strumenti e delle attrezzature utilizzate e l’obbligo di procedere alla pulizia e disinfezione frequente delle mani o dei guanti qualora la specifica attività o attrezzatura preveda l’utilizzo frequente e condiviso da parte di più soggetti (a titolo esemplificativo nel caso di cucine industriali e relative attrezzature specifiche);
  • l’obbligo dell’applicazione delle disposizioni/protocolli della struttura/azienda ospitante e l’eventuale necessità di articolare le attività di stage secondo turni da concordare con l’allievo, il responsabile dell’azienda/struttura ospitante e/o tutor aziendale.

Dubbi su riapertura scuola il 7 gennaio, Miozzo (Cts): tornare il 15 gennaio non è drammatico

da OrizzonteScuola

Di redazione

“Ci sono ragazzi che dal 4 marzo hanno fatto due settimane di scuola in presenza e questo è inaccettabile. Dobbiamo riportare i nostri ragazzi a scuola, costi quel che costi”.

Così il coordinatore del Cts Agostino Miozzo a SkyTg24. Miozzo ha poi sottolineato che la scuola è un luogo “relativamente sicuro, se si rispettano le regole” e che “vanno risolti i problemi esterni”.

Vanno trovate soluzioni urgenti “al problema movimentazione e a quello del monitoraggio sanitario – ha continuato – Sono questioni che dovevano essere risolte da tempo e siamo in ritardo. Ora mi auguro che il lavoro dei tavoli con i prefetti non venga interrotto”.

Quanto al possibile rinvio rispetto alla data del 7 gennaio indicata dal governo, Miozzo ha affermato: “Ci siamo dati una scadenza che è il 7, ma se il 7 diventa 11 o 15 non è drammatico”.

“I nostri ragazzi – ha concluso -vanno riportati a scuola risolvendo i problemi esterni. Se poi ci sono 40mila casi al giorno, allora dovremo tornare ad un lockdown vero, non a quello finto in cui si chiude la scuola e si lascia aperto tutto il resto e i ragazzi invece di andare in classe vanno al centro commerciale”.

Mascherina e ventilazione possono fermare il contagio in classe

da La Tecnica della Scuola

Come ridurre il rischio di contagio in classe? Secondo gli esperti di Dassault Systèmes ci sarebbero tre dispositivi che possono potenzialmente frenare la diffusione del virus e offrire una maggiore sicurezza nelle aule: l’uso della mascherina, i sistemi di ventilazione dell’aria e la disposizione dei posti a sedere.

Per l’uso della mascherina si sa che è un modo molto efficace per impedire alle goccioline contagiose di viaggiare da persona a persona, anche se pare che alcune scuole non richiederebbero agli studenti di indossarla.

Ruolo fondamentale hanno i sistemi di ventilazione che possono spingere le goccioline fuori dall’aula prima che si depositino sulle superfici o che vengano inalate da studenti e insegnanti. La simulazione ha mostrato che in un’aula tipica con ventilazione naturale, cioè con finestre aperte e una brezza leggera, il 14% delle goccioline lascia l’aula entro un minuto. La percentuale sale al 20% quando vengono accese delle ventole di aspirazione laterali e al 22% con aspirazioni poste al centro della stanza. Dunque la corretta installazione del sistema di ventilazione, secondo gli esperti di Dassault Systèmes, può essere fondamentale per controllare i flussi d’aria; un’installazione errata, d’altro canto, rischia di peggiorare ulteriormente la situazione.

Altra cautela di grande importanza è anche la disposizione dei banchi degli studenti ed il posizionamento dell’uno rispetto all’altro.

Dassault Systèmes ha recentemente svolto uno studio nel quale sono state fatte le seguenti ipotesi: 

•Una temperatura di 26 gradi nella stanza

•Pari probabilità per ogni studente di essere una fonte dell’agente patogeno

•La carica virale è di 900 particelle all’ora

•Il diametro medio delle particelle è un micron

•Contaminazione solo tramite aerosol (piccole goccioline trasportate dall’aria)

Le simulazioni sono state eseguite su tre configurazioni: una con 40 studenti e due con 20 studenti in aula. Utilizzando metodi di analisi all’avanguardia ed effettuando numerose simulazioni, lo studio ha evidenziato come la soluzione ottimale sia quella composta da 20 studenti.  Il campo di moto dell’aria nell’aula ha inoltre suggerito una disposizione ideale che tenga conto della ventilazione e del flusso d’aria nell’ambiente specifico, rispetto a quella tradizionale che mira a massimizzare la distanza tra gli studenti.

Una stanza con 20 studenti, organizzata secondo i risultati della simulazione, con gli aspiratori centrali accesi, è l’ambiente più sicuro – ed è ancora più sicuro se gli studenti indossano delle mascherine.

Sebbene non esista un modo infallibile per garantire al 100% che un individuo non contragga il Covid-19 (salvo l’isolamento totale in un ambiente asettico), la simulazione è in grado di valutare accuratamente un ambiente e consentire di definire la configurazione più sicura possibile fino all’arrivo di un vaccino, non solo nelle classi, ma anche nei luoghi di lavoro e persino negli ospedali. Al fine di limitare il rischio di contagio in ambienti affollati, questo tipo di simulazione può essere realizzato in tempi rapidi utilizzando soluzioni in cloud.