Parcheggio disabili in condominio

Parcheggio disabili in condominio: nulla la delibera che lo nega
Fisco e Tasse del 11/01/2021

Con  la sentenza del  Tribunale di Verbania del 02- 12- 2020, n. 513 si afferma che non è valida la delibera che nega al condomino-disabile un posteggio nel cortile condominiale. Prima di analizzare la pronuncia (che alleghiamo in fondo all’articolo) si ricordano i riferimenti normativi sul tema :  
– art. 1102 c.c.;
– il precedente giurisprudenziale del  Tribunale di Bologna, Sentenza del 7/04/2006.

1) La vicenda: richiesta parcheggio esclusivo per il condomino disabile
Un condòmino, portatore di handicap, chiedeva al suo condominio che gli fosse assegnato un posto auto nel cortile condominiale ma l’assemblea deliberava di non accogliere la richiesta; di conseguenza si rivolgeva al Tribunale per richiedere che fosse dichiarata nulla la predetta delibera assembleare e, contestualmente, fosse accertato il suo diritto ad ottenere l’assegnazione di uno dei posti auto nel cortile comune, con condanna del condominio al risarcimento dei danni subiti.
Secondo l’attore era necessario procedere ad un’interpretazione costituzionalmente orientata dell’art. 1102 c.c. alla luce degli artt. 32, 2, 3, 42 Cost., dichiarandosi disponibile a condividere il posto auto con altri eventuali condomini-disabili; a conferma del suo stato di salute produceva documentazione medica attestante una patologia altamente invalidante (laringectomia totale), ragion per cui gli era stato rilasciato il contrassegno di circolazione e sosta per disabili.
Il condominio si costituiva, osservando, tra l’altro, che:
la richiesta era priva di fondamento normativo (non potendo applicarsi la L. 13/1989, essendo il caseggiato costruito prima dell’1989) e che il richiamo alle norme costituzionali era fuorviante in quanto l’attore pretendeva l’assegnazione di un posto in via esclusiva.
Inoltre, i condomini notavano che la disabilità del condomino non era grave, atteso che utilizzava regolarmente l’autovettura, una bicicletta e uno scooter di rilevanti dimensioni; infine si sottolineava che l’attore non solo era proprietario di un box situato all’interno del caseggiato distante pochi metri dal portone d’ingresso, ma poteva contare sul parcheggio condominiale che confinava con un parcheggio pubblico, all’interno del quale era stato ricavato uno posto auto destinato ai disabili.

2) Questione e soluzione per il parcheggio condominiale per il portatore di handicap

LA QUESTIONE
Il condominio-disabile può pretendere l’assegnazione in via esclusiva di un posto auto nel cortile condominiale?

LA SOLUZIONE
Il Tribunale ha dato ragione al condomino portatore di handicap.

Secondo lo stesso giudice, l’art. 1102 c.c. – che disciplina l’uso delle cose comuni in condominio – deve essere interpretato tenendo conto della normativa a tutela del portatore di handicap e dei principi di rango costituzionale desumibili dagli artt. 32, 2, 3 e 42 c. 2 Cost.; di conseguenza – ad avviso dello stesso giudice – il diritto invocato dall’attore – portatore di handicap, con capacità di deambulazione sensibilmente ridotta – di poter parcheggiare il più vicino possibile all’ingresso condominiale, deve considerarsi preminente rispetto all’interesse degli altri condomini, per i quali non sono state dedotte analoghe difficoltà.
Per quanto sopra, il Tribunale ha dichiarato nulla la delibera, ordinando ai condomini di riservare uno dei posti auto nel cortile condominiale al condomino portatore di handicap fino a quando permarrà la sua condizione di invalidità. È stata respinta, invece, la richiesta di risarcimento dei danni perché l’attore non ha provato i presupposti del risarcimento invocato (fatto doloso o colposo, danno ingiusto e nesso di causa).

3) Riflessioni conclusive
Il D.M. n. 236/1989 stabilisce che nelle aree di parcheggio devono, comunque, essere previsti, nella misura minima di 1 ogni 50 o frazione di 50, posti auto di larghezza non inferiore a m 3,20, e riservati gratuitamente ai veicoli al servizio di persone disabili. Detti posti auto, opportunamente segnalati, sono ubicati in aderenza ai percorsi pedonali e nelle vicinanze dell’accesso dell’edificio o attrezzatura.
Al fine di agevolare la manovra di trasferimento della persona su sedia a ruote in comuni condizioni atmosferiche, detti posti auto riservati sono, preferibilmente, dotati di copertura (art. 8, comma 2, punto 3,).
Le disposizioni sopra espresse trovano applicazione negli edifici privati di nuova costruzione, residenziali e non, ivi compresi quelli di edilizia residenziale convenzionata; negli edifici di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata ed agevolata, di nuova costruzione; negli edifici già esistenti (e spazi esterni pertinenziali) all’entrata in vigore della legge (cioè, il 1989), ma solamente se questi sono oggetto di ristrutturazione.
Nei caseggiati già esistenti al momento dell’entrata in vigore della legislazione sopra vista non ristrutturati, il condomino portatore di handicap – come bene evidenziato dalla sentenza del Tribunale di Verbania – può lo stesso vedersi riconoscere un posto auto all’interno del parcheggio condominiale. 
Infatti, facendo riferimento alle normative a tutela dei portatori di handicap e dei principi di rango costituzionale desumibili dagli artt. 32, 2, 3 e 42 c. 2 Cost., anche l’art. 1102 c.c. deve essere interpretato alla luce di questi ultimi, contemperando i diritti di tutti i condomini all’utilizzo delle parti comuni con quelli di chi, trovandosi in condizioni di ridotta capacità o di incapacità motoria, ha bisogno di strutture o servizi che gli consentano di raggiungere o entrare agevolmente nell’edificio e di fruire dei relativi spazi in condizioni di adeguata autonomia. (Trib. Como, 27 ottobre 2017).

di Giuseppe Bordolli 

Vaccino e disabilità: associazioni soddisfatte

Vaccino e disabilità: associazioni soddisfatte, ma in attesa di istruzioni
Redattore Sociale del 11/01/2021

L’Unione italiana ciechi ringrazia Arcuri “L’annuncio è segno di civiltà, che premia le insistenze della nostra associazione”. Speziale: “Aspettiamo sviluppi operativi, possibilmente con il coinvolgimento delle associazioni”. AIPD chiede “tre chiarimenti” e la risposta alla lettera inviata con AANFFAS e Coordown 

ROMA. “L’annuncio dell’inizio delle vaccinazioni delle persone con disabilità visiva a partire dal primo febbraio prossimo rappresenta un segno di civiltà che premia le insistenze della nostra Associazione a tutela di una categoria di cittadini maggiormente esposti a rischio contagio, inclusi i propri accompagnatori”: così “, dichiara Mario Barbuto, presidente UICI, in una nota ringrazia il commissario Arcuri, che rispondendo alle domande dei giornalisti in conferenza stampa, giovedì scorso, ha lasciato intendere che le persone con disabilità saranno vaccinate a partire da febbraio, insieme agli over 80 (leggi qui la notizia su Redattore Sociale).
“Le 128 sedi territoriali e regionali dell’UICI – prosegue Barbuto – sono da oggi a disposizione del commissario e delle autorità sanitarie per organizzare al meglio il programma di vaccinazione, con l’obiettivo di ridurre al minimo le possibili complicazioni per gli utenti, dovute agli spostamenti e alle attese eventuali per ricevere il vaccino e il richiamo. Confidiamo che il commissario e le autorità sanitarie coinvolte a ogni livello nel programma di vaccinazione – conclude Barbuto – vogliano accogliere questa disponibilità e realizzare la campagna vaccinale in sintonia con l’associazione di rappresentanza che più e meglio di tutti conosce realtà, bisogni e criticità dei propri associati e rappresentati”.
Soddisfatto ma cauto Roberto Speziale, presidente di AANFFAS: “Da più parti mi viene chiesto come questa dichiarazione si tradurrà in operatività – riferisce – Sarebbe quindi importante che il commissario Arcuri predisponesse una nota d’indirizzo di tipo operativo, anche per garantire uniformità applicative da parte delle varie regioni. Sarebbe auspicabile che, nel rispetto del ‘nulla su di noi senza di noi’, fossero in questa fase coinvolte le organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità”. 
Anche la presidente di AIPD Tiziana Grilli, nell’esprimere “grande gratitudine verso il commissario Arcuri, che mostra di aver ascoltato le nostre istanze”, invita però a precisare almeno tre questioni fondamentali. “Primo, chi siano gli accompagnatori. E occorre che sia specificato che il riferimento non è solo alle persone con disabilità che vivono nelle strutture residenziali, ma anche a chi vive in casa e ai loro assistenti, familiari e non”; secondo, “il consenso informato: occorre che siano date indicazioni operative al più presto, perché le famiglie siano ben informate e possano prepararsi”; terzo, “il requisito anagrafico, almeno nel caso delle persone con sindrome di Down, non deve essere considerato: anche prima dei 40 anni, infatti, come la letteratura scientifica ci ha detto chiaramente, queste persone sono maggiormente esposte al rischio di complicazioni e decessi in caso di contagio e devono quindi assolutamente essere protette”. Coglie l’occasione, Tiziana Grilli, per ricordare che “il 31 dicembre AIPD, insieme a Coordown e AANFFAS, ha inviato una lettera al ministro e al commissario, proprio sul tema dei vaccini per le persone con disabilità, corredata di utili riferimenti scientifici. Ad oggi, non ci è pervenuto alcun riscontro, che quindi oggi torniamo a sollecitare, fiduciosi che il contributo delle associazioni che rappresentiamo possa essere accolto e valorizzato da chi si trova a prendere decisioni che hanno un forte impatto sulla vita di migliaia di famiglie”. 

di Chiara Ludovisi 

L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE

UIL SCUOLA LOMBARDIA

L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE E SICUREZZA PER
STUDENTI E PERSONALE DELLA SCUOLA

Per la UIL Scuola Lombardia le comunicazioni non possono essere fuorvianti
e improntate al “fai da te ”, quando fatti e circostanze prevedibili dimostrano
che si debba alzare il livello di protezione!
Il nostro obiettivo è quello di riportare tutti a scuola in sicurezza e non ci sono
dirigenti scolastici che si possano sentire esentati da rispettare le disposizioni
che, purtroppo, rincorrono gli eventi dell’ultima ora inseguendo l’evoluzione dei
dati relativi all’andamento delle infezioni da Covid.
A quali condizioni il rientro a scuola?
– Massima garanzia della tutela della salute dentro e all’esterno!
Il 7 gennaio gli studenti dovevano rientrare in aula ma la pandemia ha mostrato
tutte le fragilità del sistema educativo dopo anni di mancati investimenti
economici ed organizzativi.
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2020 ha
previsto che, presso ciascuna prefettura – UTG e nell’ambito della Conferenza
provinciale permanente,- sia istituito un tavolo di coordinamento, presieduto
dal Prefetto, al fine di definire il più idoneo raccordo tra gli orari di inizio e
termine delle attività’ didattiche e gli orari dei servizi di trasporto pubblico locale,
urbano ed extraurbano.
Ai Prefetti la responsabilità di disporre un piano per la ripresa delle lezioni
prevista il 7 gennaio per le secondarie di secondo grado.
Il tutto è avvenuto con la garanzia temporanea dell’impegno che i trasporti
pubblici per gli studenti sarebbero stati adeguati a quel 50% che poteva
rientrare in classe.
La Nota della Prefettura di Milano del 5 gennaio 2021, richiama il rigoroso
rispetto del 50% della didattica in presenza e invita a modificare
l’organizzazione delle lezioni anche in presenza di scostamenti minimi in
eccesso o in difetto della suddetta percentuale.
Tale nota era volta a garantire la sicurezza e il diritto allo studio!
In tale nota sono minacciate sanzioni ai dirigenti in caso di mancato
adempimento perché alcuni Dirigenti scolastici si erano posti in modo non
rispettoso delle decisioni ministeriali e prefettizie che non lasciavano spazio a
scelte autonome assunte senza il rispetto della quota massima del 50%.
Non toni “inaccettabili”, come è stato riportato in alcune comunicazioni di
associazionismo dirigenti, la nota richiama al rispetto delle regole per la
massima tutela della sicurezza e salute di ognuno!
Nessun Dirigente scolastico è stato sanzionato e come UIL Scuola non
l’avremmo accettato; riteniamo di poter dare un consiglio, comprendendo le
pressioni e lo sfinimento patito dai DS, si deve concorrere alla tutela della
salute nel rispetto delle disposizioni senza scendere in facili populismi!
La ripresa delle attività didattiche in presenza per tutte le scuole superiori di 2°
grado, è stata rinviata a lunedì 11 gennaio su decisione del Consiglio dei
Ministri.
Per reclamare il rientro a scuola in presenza, sono state organizzate alcune
manifestazioni di protesta davanti a diverse scuole, una manifestazione a
piazza Affari, poi un presidio davanti a Palazzo Marino, che è sede del Comune
di Milano, e davanti all’UST di Milano.
Nel frattempo, con Ordinanza dell’8 gennaio, in considerazione della più
rigorosa prevenzione della salute pubblica nell’ambito territoriale di
competenza e dell’aggravamento dello stato del contagio, il Governatore della
Regione Lombardia, ha ORDINATO misure più restrittive relative all’istruzione
secondaria di secondo grado.
Quindi, in Lombardia slitta, almeno sino a lunedì 25 gennaio la ripresa delle
lezioni in presenza nelle scuole superiori. Lo ha deciso giovedì la giunta
regionale, anticipando alla stampa e ai cittadini una ordinanza successiva.
«Preso atto delle valutazioni e delle risultanze di carattere sanitario, connesse
all’attuale diffusione del Covid, condivise con il Comitato Tecnico Scientifico
lombardo, Regione Lombardia ha assunto l’orientamento di proseguire le
lezioni per le scuole secondarie di secondo grado con la didattica a distanza al
100%», si legge in una nota ufficiale.
Tutti noi avremmo voluto la ripresa delle lezioni in presenza il 7 gennaio, ma
non possiamo che prendere atto della situazione emergenziale che purtroppo
non sembra avere un trend in discesa, condizionando le scelte.
E’ fondamentale prendere atto che la pandemia non si risolverà il 25 gennaio
e forse neanche a febbraio, marzo,…. La situazione è complessa ma non
possiamo rimandare ancora il diritto allo studio lasciando i ragazzi solo con la
DAD, non tutti i ragazzi sono supportati dalle famiglie e in questo momento
storico anche le famiglie sono messe a dura prova economicamente e
psicologicamente. Purtroppo si rileva già un alto numero di abbandono
scolastico, e il futuro della nostra nazione è compromesso in termini di
consegnare tanti nostri giovani alla malavita.
La scuola deve ripartire in presenza, ma solo ed esclusivamente nella totale
sicurezza e nella totale stabilità. Chiediamo certezze ma siamo davanti
all’incertezza sanitaria!
La scuola deve avere la priorità alla pari della sanità, ognuno faccia la sua
parte!
Milano, 11.01.2021 Carlo Giuffrè
Segretario generale UIL Scuola Lombardia

Il Paradigma della BIO-FOTO-GENETICA

Il Paradigma della <BIO-FOTO-GENETICA>  

Paolo Manzelli www.egocrea.net

Abstract :

Il DNA nucleare è un semi-cristallo organico fotonico basato su una nano-struttura flessibile piezoelettrica che mostra una varietà di comunicazione intercellulare biofotonica.

Le proprietà di “Emissione di Biofotoni” ,sono state descritte da Egocreanet ,come studio di          Bio-Foto-Genetica, (Bio-Photo-Genetics) della trasmissione interattiva attuata dal n.DNA che si comporta come un semi-cristallo piezoelettrico. 

La Bio-Photo-Genetics ha lo scopo di comprendere come, simultaneamente alla “sintesi proteica”, il n.DNA agisca da sincronizzatore delle “comunicazioni cellulari” collettive , senza  alterare la sequenza originale delle basi piezoelettriche. –

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La Doppia Elica del n.DNA è una  “Antenna Rice -Trasmittente di Informazione genetica “non -Locale” .

Rf-1.) https://dabpensiero.wordpress.com/2017/10/15/morfogenesi-e-quantum-dna-laser-antenna/

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La doppia elica del  DNA nucleare  nel nuovo paradigma della <Bio-PhotoGenetics> -ha quindi “due funzioni” :

A) quella della Trascrizione Molecolare “Statica per contatto” , concepita sul modello del trasferimento tipografico dei codici della scrittura del linguaggio, la quale consiste nel re-iscrivere  particolari sequenza di informazione genetica tramite la realizzazione  di molecole di RNA lineari, specifiche per la costruzione Ribosomiale delle varie  tipologie di espressione del codice genetico in forma di   proteine .

B) la Emissione “Dinamica a distanza ”  di Quanti di  Frequenze Vibrazionali ,espressi in  forma di Biofotoni della Luce , che fanno seguito al movimento attivato dalle proprieta’ piezoelettrica della sequenza  polimerica di Basi  finalizzata a generare  “Coerenza” al sistema di Comunicazione cellulare .

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NB : La piezoelettricità (dal greco “PIEZO” =, premere, comprimere) è la proprietà di materiali cristallini ed anche  di quelli organici ordinati (semicristallini) , di polarizzarsi e depolarizzarsi , generando una differenza di potenziale : a) quando sono soggetti a una deformazione meccanica (effetto piezoelettrico diretto) e b) viceversa  di deformarsi in maniera elastica quando sono sottoposti ad un campo elettro-magnetico.

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La struttura piezoelettrica la doppia elica del n.DNA si polarizza in modo opposto nelle due “inverse” eliche di successione delle basi di informazione genetica ; cosi che ,  quando il n-DNA viene aperto da un enzima di restrizione da un lato : A)- una delle eliche del n.DNA, ,si contrae ed attrae ed accumula “eccitoni” provenienti dalle attivita’ metaboliche ed epigenetiche ; mentre l’ altra elica del n.DNA, B.)- al contrario si espande ed emette “Biofotoni” che esercitano il  controllo coerente della informazione Genetica “non locale” su la comunicazione Cellulare sia del corpo che della mente. I Biofotoni sono unita quantiche morfogenetiche della Luce che vengono modulati “via entanglement quantico” durante i cicli di formazione morfogenetica nei canali interni scorrimento del n.DNA .

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NB: I riferimenti non fanno parte della Documentazione Scientifica su riviste Tradizionali perche la maggior parte di tali riviste sulle quali si calcola l’ Impact Factor della Ricerca, non accettano la transizione verso un nuovo Paradigma della Genetica.

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Rf.2.)https://michel-kana.medium.com/6th-sense-are-we-communicating-using-invisible-light-biophotons-and-dna-847c13edae4f ; https://michel-kana.medium.com/6th-sense-are-we-communicating-using-invisible-light-biophotons-and-dna-part-2-1166bed3a852

Rf.3.) http://www.omeopatiapossibile.it/ricerca-scientifica/dna-come-sorgente-di-radiazione/

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NB..

La produzione dei “Vaccini Genetici” di nuova generazione evitano sistematicamente di prendere in considerazione come la Vaccinazione di Massa vada ad alterare la “coerenza vitale” della comunicazione genetica di Biofotoni con conseguenze a lungo termine che divengono imprevedibili.

Vaccini Genetici:

Rf.4.) https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=138821  : https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=139910

La generazione perduta del Covid buchi di apprendimento del 30-50%

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Mentre governo e politica discutono, e litigano, su calendari e percentuali di rientro a scuola in presenza, tra famiglie, aziende ed esperti di education inizia a serpeggiare una grande preoccupazione legata agli strascichi che l’emergenza sanitaria comporterà nei prossimi mesi/anni sugli apprendimenti degli studenti, e quindi sul loro futuro, sociale e lavorativo, che rischia di subire danni pesanti.

Ad accendere una spia rossa, che purtroppo non sta trovando eco nel dibattito pubblico di questi giorni, sono i risultati di primi studi internazionali sulle competenze degli alunni costretti a lockdown più o meno prolungati e al ricorso alle lezioni on line a causa del Covid-19. Ce li anticipa la professoressa Anna Maria Ajello, presidente dell’Invalsi, e una vita, professionale e accademica, a convincere ministri e decisori politici dell’importanza di una seria valutazione del percorso scolastico dei ragazzi. Un primo paper riguarda l’Olanda, dove le chiusure severe sono durate otto settimane e il sistema formativo ha potuto disporre di ottime strumentazioni e collegamenti per la didattica in remoto (una situazione, perciò, ben distante dall’Italia). Ebbene, prima e dopo il lockdown, ci racconta Ajello, «sono stati condotti test massivi sulla scuola primaria. Confrontando i risultati con quelli di test analoghi condotti in anni precedenti, i ricercatori hanno evidenziato che la differenza negli esiti indicava che il periodo della didattica a distanza corrispondeva a una vera e propria mancanza: in altri termini, durante quel periodo, gli studenti avevano imparato poco o nulla; e, come era lecito aspettarsi, le carenze maggiori si sono registrate in studenti dal background familiare più svantaggiato».

Un altro esempio è la Francia, che già dalla scorsa estate, a differenza che da noi, ha messo in campo un sistema di attività compensative, articolate poi sino all’autunno a scuola iniziata, per provvedere al recupero delle competenze carenti che sono state accertate mediante specifiche prove con l’apertura delle scuole. Anche Parigi ha scoperto, ed è subito corsa ai ripari, che gli studenti francesi avevano accumulato lacune nelle materie tecnico-scientifiche, in parte, seppur meno, anche in quelle letterarie. «Altri studi condotti negli Usa – ha aggiunto ancora Ajello – hanno confermato il trend, evidenziando come le perdite di apprendimento maggiore riguardino la matematica rispetto alla comprensione della lettura. Questo perché, viene sostenuto, la matematica è insegnata a scuola sistematicamente e in genere i genitori sono meno “attrezzati” su questa disciplina, per cui la didattica a distanza da un lato, e la scarsa competenza di mamma e papà dall’altro, finiscono per avere un effetto cumulativo peggiorativo dell’apprendimento».

Un altro studioso di scuola del calibro di Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, che, assieme ad altri esperti, ha lanciato in questi giorni la proposta di far proseguire le lezioni in Italia in estate, fino al 30 giugno e anche più in là – in particolare per gli studenti che a giudizio delle scuole siano rimasti indietro – conferma la preoccupazione. «Gli studi americani – ha spiegato Gavosto – rivelano un gap formativo stimato in un range dal 35 al 50% in matematica e nella propria lingua rispetto agli studenti degli anni prima allo stesso punto del programma, con variazioni in base al grado di scuola: peggio al primo ciclo, un pò meglio alle superiori. In Olanda in otto settimane di lockdown si è perso circa il 20% del progresso previsto per l’anno scolastico. Se in Italia le cose fossero andate come in Olanda – e non è ragionevole pensare che siano andate meglio – la perdita di apprendimenti causata dalle 14 settimane di chiusura da marzo sarebbe probabilmente superiore al 30%. A cui andrebbe poi aggiunta quella degli ultimi mesi, in questo caso soprattutto alle superiori».

Ecco si tratta, purtroppo, di un “gap” aggiuntivo per i nostri studenti. Che, come si sa, non partono affatto bene, già da quando la scuola era in presenza. Pre-pandemia, infatti, lo si ricorderà, suscitò scalpore il dato come appena il 77% degli alunni italiani avesse raggiunto un livello di competenze in lettura tale da affrontare e risolvere problemi pratici, e appena il 5% fosse rientrato nel “top performer”, a fronte di una media Ocse del 9 per cento.

E tutto questo, senza dimenticare i cronici divari di competente Nord-Sud certificati dall’Invalsi: in alcuni territori del Mezzogiorno, Calabria in testa, queste differenze arrivano a rappresentare circa un anno scolare indietro per quegli studenti; detto altrimenti, significa che in base ai loro esiti è come se avessero frequentato un anno precedente.

Certo ci sono eccezioni, ma i più si collocano a livelli bassi di risultati. Un allarme nell’allarme se, come è emerso da un’indagine Ipsos-Save The Children, uno studente su due pensa di aver sprecato un anno a causa del virus, e circa 34mila giovani delle superiori, per le assenze prolungate dalle aule, rischiano di abbandonare gli studi.

Il ministero dell’Istruzione è consapevole del problema; ma, al momento, non ha deciso ancora nulla, vista anche l’assenza di una “mappatura” degli studenti italiani che, sembra paradossale, ma in Italia non c’è, perché lo scorso anno, per una scelta politica miope, non sono state svolte le prove Invalsi (quest’anno ancora non si sa).

Il mondo delle imprese guarda attonito alla sottovalutazione di politica e governo dell’allarme sugli apprendimenti: «L’ampio ricorso alla Dad, oltre che sulle competenze, avrà effetti negativi sui comportamenti e l’emotività dei nostri giovani che stanno perdendo in relazioni e socialità – ha evidenziato Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il capitale umano, tra i primi nei mesi scorsi a lanciare l’alert sulle ricadute negative sui ragazzi di una scuola così a lungo da remoto -. Si tratta di un danno enorme anche per noi imprenditori visto che nel mondo del lavoro di oggi competenze trasversali e lavoro in team sono aspetti fondamentali. Mi auguro che si delinei rapidamente un piano, serio e strutturato, di recupero degli apprendimenti, utilizzando anche i mesi estivi. Già con una natalità ai minimi termini, se viene meno anche l’apporto di giovani preparati e attivi, il nostro Paese rischia una perdita di competitività nei prossimi anni, da cui sarà difficile riprendersi».

In un’unica App la carta d’identità di tutte le scuole

da Il Sole 24 Ore

di Maria Assunta Palermo*

Dalle ore 8.00 del 4 gennaio alle ore 20.00 del 25 gennaio 2021 sono aperte le iscrizioni alla scuola dell’infanzia, alle classi prime delle scuole di ogni ordine e grado, alle classi terze dei licei artistici e degli istituti tecnici.

Chi può e chi deve iscriversi

Possono iscriversi alla scuola dell’infanzia i bambini tra i 3 e i 5 anni compiuti entro il 31 dicembre 2021; alcune scuole accolgono anche gli “anticipatari”, cioè bambini che compiranno i 3 anni entro il 30 aprile 2022.

Devono essere iscritti alla scuola primaria i bambini che compiono i 6 anni entro il 31 dicembre 2021, in quanto a 6 anni inizia l’obbligo scolastico. Anche in questo caso è possibile l’iscrizione anticipata dei bambini che compiono i 6 anni entro il 30 aprile 2022, ma per una scelta consapevole è opportuno chiedere indicazioni alle maestre della scuola dell’infanzia.

Anche l’iscrizione alla scuola secondaria di I e II grado è un dovere, in quanto l’obbligo di istruzione termina a sedici anni, dopo una frequenza di almeno 10 anni di scuola.

Come funziona la procedura

Le iscrizioni si effettuano on line sul portale del Ministero dell’Istruzione “Iscrizioni on line” (www.istruzione.it/iscrizionionline/ ) per tutte le scuole statali, a eccezione delle scuole dell’infanzia, per le quali va presentata domanda cartacea direttamente alla scuola statale o paritaria prescelta; sono escluse dalla procedura telematica anche le scuole della Valle d’Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano, le classi terze di licei artistici e istituti tecnici. Le scuole paritarie e i centri di formazione professionali possono aderire volontariamente al procedimento telematico.

Dal 19 dicembre in poi i genitori sprovvisti di identità digitale (Spid) possono registrarsi sul portale e ottenere le credenziali personali con cui effettuare poi l’iscrizione.

Per ogni alunno è possibile presentare una sola domanda di iscrizione, ma il modulo consente di indicare anche una seconda e una terza scelta qualora nella prima scuola non ci fosse sufficiente disponibilità di posti. Ciascuna scuola, infatti, ha una capienza limitata legata agli spazi e al personale docente a disposizione; prima dell’inizio delle iscrizioni, perciò, ogni scuola delibera e pubblica i propri criteri di precedenza per l’accoglimento delle domande. Anche per la scelta del tempo scuola (orario ridotto – tempo pieno/prolungato) possono essere previsti dei criteri di precedenza. Dopo aver compilato il modulo di iscrizione con le informazioni richieste è importante completare la procedura con l’invio. Il sistema avvisa in tempo reale sui vari passaggi della domanda (ricevimento, accoglimento, smistamento alla seconda o terza scelta) fino alla conclusione del procedimento.

Come scegliere la scuola

Sul Portale “Scuola in chiaro” https://cercalatuascuola.istruzione.it/cercalatuascuola/ è possibile vedere i servizi offerti dalle scuole di interesse e consultare il Rapporto di autovalutazione (Rav), il Piano triennale dell’offerta formativa (Ptof) e la rendicontazione sociale. Il Rav, disponibile in forma completa e in forma semplificata, fornisce i principali dati di contesto, informazioni sugli esiti degli studenti (risultati scolastici, risultati nelle prove standardizzate, risultati a distanza), sui processi attivati, sulle priorità di miglioramento che la scuola intende perseguire. A sua volta, il Ptof definisce l’identità culturale della scuola, illustra l’offerta formativa e le modalità organizzative ed esplicita le risorse a disposizione, le scelte strategiche, gli obiettivi formativi e le azioni di miglioramento da realizzare.

Per le famiglie è disponibile anche l’applicazione Scuola in Chiaro in un’App: con i propri dispositivi mobili si può avere un quadro immediato delle informazioni principali della scuola di interesse, confrontabili con quelli di altre scuole del territorio di pari grado di istruzione o indirizzo di studio. Per accedere basta inquadrare con l’app di lettura i QR Code disponibili sul portale Scuola in Chiaro, sui siti web delle scuole e sui materiali informativi da esse predisposti.

È importante sapere che…

L’iscrizione scolastica è considerata una decisione di maggiore interesse per i figli, pertanto la scelta deve essere condivisa da entrambi i genitori, anche in caso di separazione o divorzio. Anche la scelta della religione cattolica o di attività alternative va condivisa dai genitori. Queste ultime andranno scelte tra il 31 maggio e il 30 giugno 2021 attraverso un’apposita funzione del sistema accessibile con le stesse credenziali usate per l’iscrizione. Per la frequenza scolastica è necessario essere in regola con i vaccini obbligatori; la mancata regolarizzazione comporta la decadenza dall’iscrizione alla scuola dell’infanzia. Per alcune situazioni specifiche, ad esempio in presenza di disabilità o disturbo specifico dell’apprendimento, l’iscrizione deve essere perfezionata con la consegna della relativa documentazione alla scuola.

In tutti i casi le segreterie scolastiche offrono supporto ai genitori sprovvisti di dispositivi digitali, connessione, codice fiscale.

* Direttore generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Sinergia tra vecchia e nuova scuola così da rendere più soft il cambio

da Il Sole 24 Ore

di Carlo Scataglini

Nella scelta della scuola secondaria di secondo grado va prestata una particolare attenzione per tutti quegli alunni e quelle alunne che presentano difficoltà legate a disabilità e a bisogni educativi speciali. Non che i principi basilari che determinano la scelta siano diversi: per tutti gli studenti, infatti, vanno coniugati interessi, aspettative, attitudini e risorse dei ragazzi e delle ragazze con le caratteristiche proprie di ciascun indirizzo scolastico. È importante, nello stesso tempo, evitare di commettere alcuni possibili errori con il rischio di effettuare una scelta influenzata dalla scarsa fiducia, sia nelle possibilità di riuscita degli studenti che in quelle educative e inclusive dell’istituzione scolastica.

Va ricordato, tuttavia, che non è corretto generalizzare perché ogni situazione è assolutamente diversa da tutte le altre. Innanzitutto va fatta una distinzione tra disturbi specifici di apprendimento, come ad esempio la dislessia, per i quali non sono previste attività di sostegno ma viene attivato un Piano didattico personalizzato (Pdp), e situazioni di disabilità, per le quali sono invece previste attività di sostegno e un Piano educativo individualizzato (Pei) che molto spesso interessa la maggior parte degli ambiti didattici e disciplinari.
Per quanto riguarda i disturbi specifici di apprendimento è bene precisare che gli studenti e le studentesse continueranno anche nelle scuole secondarie di secondo grado a beneficiare di adeguati interventi didattici e delle opportune attività dispensative e compensative all’interno di Pdp redatti annualmente. Per le situazioni di disabilità verranno invece assegnate le necessarie ore di sostegno e verrà altresì redatto un Pei per ogni anno scolastico. Per la scelta del tipo di scuola relativa agli alunni e alle alunne con disabilità possono essere utili alcune semplici indicazioni per evitare errori ricorrenti.

Scegliere senza pregiudizi

Non bisogna credere che esistano scuole “consigliabili” e scuole da considerare invece “controindicate” per gli alunni con disabilità. Sembra un’ovvietà questa, eppure basta guardare gli istituti professionali o i licei di molte città per verificare che in alcuni di essi sono presenti molti alunni con disabilità mentre in altri non ve n’è traccia. In ogni scuola è previsto un sostegno didattico e viene costruito un percorso individualizzato, per cui la scelta va fatta in base a quelli che sono gli interessi, i desideri, le attitudini e le risorse di ciascuno studente, con una particolare attenzione ai repertori di maggiore sviluppo. È importante, infatti, basarsi nella scelta sulle abilità che possono essere maggiormente sviluppate e non sulle difficoltà o le carenze individuali che si pensa possano impedire la frequenza di una determinata scuola.

Scegliere insieme

L’autodeterminazione è un aspetto fondamentale nella crescita di ciascuno, oltre che un diritto inalienabile della persona. Ciascun alunno con disabilità va coinvolto nella decisione e va ascoltato una volta che gli siano state fornite tutte le informazioni e le occasioni di contatto diretto con le varie possibili realtà scolastiche future.

Scegliere la scuola, non il prof

La scelta va fatta in base al tipo di scuola e alle sue caratteristiche, non in base agli insegnanti di sostegno che ci lavorano. È ovviamente importante conoscere quale sarà l’insegnante specializzato che seguirà il percorso didattico del proprio figlio, ma occorre ricordare bene che è solo una delle componenti di sostegno e che la presa in carico educativa è di tutto il consiglio di classe. Per questo è bene scegliere una scuola con una buona organizzazione didattica inclusiva in cui ciascun insegnante, sia disciplinare che di sostegno, collabori nella stesura, nell’attuazione e nella verifica del Pei e di tutte le azioni in esso previste.

Scegliere guardando lontano

La scelta della scuola secondaria di secondo grado non deve essere condizionata da esigenze contingenti e di corto respiro. Piuttosto essa deve essere rivolta a una prospettiva di vita. Il punto di riferimento, quindi, non è solo il Pei annuale, ma deve essere piuttosto il progetto di vita, legato a possibilità di sviluppo che guardino verso un orizzonte più ampio e rivolto anche ai futuri ambiti sociali, occupazionali e lavorativi.

Scegliere e accompagnare il passaggio di scuola

Un errore frequente è quello di convogliare tutte le proprie energie e le proprie attenzioni al momento della scelta della scuola, trascurando poi il periodo che precede il reale ingresso nel secondo grado. È sicuramente opportuno, invece, non sprecare i sei mesi che si hanno davanti e accompagnare l’inserimento alle superiori già durante l’anno scolastico in corso. Vanno create occasioni di incontro tra genitori e futuri insegnanti e vanno programmati e realizzati frequenti contatti operativi nei quali lo studente con disabilità possa familiarizzare con gli alunni che già frequentano la nuova scuola e con i suoi futuri insegnanti, oltre che con gli spazi e le attività che caratterizzano il corso di studi. Si consiglia quindi di organizzare, attraverso convenzioni tra i due istituti scolastici, dei brevi percorsi didattici comuni tra primo e secondo grado, in modo che il passaggio avvenga in modo naturale e favorisca un atteggiamento di positiva apertura verso la futura esperienza scolastica.

Tasse scolastiche, obbligo di pagamento dal terzo anno in avanti

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Nel momento della conferma delle iscrizioni per gli studenti che supereranno l’esame di terza media e che frequenteranno la scuola superiore, oltre all’attestato del titolo di studio e il certificato di competenze, le famiglie consegneranno la ricevuta di versamento del contributo d’istituto. Le tasse scolastiche si pagheranno invece solo dal terzo anno in poi. Si ricorda che i vari contributi e le tasse sono detraibili nella misura del 19 per cento.

Le tasse scolastiche

Le tasse scolastiche vanno pagate obbligatoriamente quando previste e cioè solo negli ultimi due anni delle superiori (dopo il compimento del sedicesimo anno di età e l’assolvimento dell’obbligo scolastico, art. 1, comma 622, della legge 296/2006). La normativa vigente in tema di tasse scolastiche (Dlgs, n. 297/1994, art. 200) prevede 4 tipi di tributo: di iscrizione, di frequenza, di esame e di rilascio di diploma. Per la tassa di iscrizione si versano € 6,04, per la tassa di frequenza € 15,13, per la tassa di rilascio dei diplomi € 15,13.

Esonero dalle tasse

È possibile ottenere l’esonero dal pagamento delle tasse. Il beneficio dell’esonero per motivi economici è riconosciuto su specifica domanda della famiglia, nella quale è individuato il valore Isee riportato in un’attestazione in corso di validità. È però necessario che lo studente abbia ottenuto un voto di comportamento non inferiore a otto decimi, che non abbia ricevuto una sanzione disciplinare superiore a cinque giorni di sospensione, e che sia stato promosso (tranne i casi di comprovata infermità). Restano esonerati dal pagamento delle tasse scolastiche, ai sensi della norma vigente, anche gli studenti che abbiano conseguito una votazione non inferiore alla media di otto decimi negli scrutini finali, e i figli di cittadini italiani residenti all’estero che svolgono i loro studi in Italia. Per gli studenti stranieri che si iscrivono nelle scuole statali l’esonero dal pagamento delle tasse è concesso se è prevista anche nel paese d’origine.

Il contributo di istituto

Il contributo è formato da una quota obbligatoria che copre i costi anticipati dalla scuola per conto delle famiglie (la stampa delle pagelle, i libretti per la giustificazione delle assenze, l’assicurazione integrativa, il software del registro elettronico eccetera) e da una quota volontaria versata dalle famiglie, con spirito collaborativo e nella massima trasparenza, per l’ampliamento dell’offerta formativa, per l’acquisto di materiali didattici, per l’arricchimento e l’ammodernamento delle attrezzature dei laboratori.

Ecco gli sconti del Fisco per la frequenza alle superiori

da Il Sole 24 Ore

di Luca De Stefani

Dal 2019 è aumentato da 786 euro a 800 euro, per singolo studente, il limite massimo delle spese detraibili al 19% dall’Irpef per la frequenza delle scuole superiori statali o paritarie private. Nella dichiarazione dei redditi che si presenterà il prossimo anno, perciò, la detrazione massima sarà pari a 152 euro per alunno, cioè il 19%di 800 euro.

Quali sono le spese agevolate

In generale la detrazione per l’istruzione riguarda le «spese per la frequenza»:

delle «scuole dell’infanzia» (asili o scuole materne);

delle scuole del «primo ciclo di istruzione» (elementari o scuola primaria e medie o scuola secondaria di primo grado);

delle «scuole secondarie di secondo grado» (come indicato nell’articolo 15, comma 1, lettera e-bis del Testo unico delle imposte sui redditi), che fanno parte delle scuole del secondo ciclo di istruzione; queste «scuole secondarie di secondo grado» hanno durata quinquennale e sono rivolte agli studenti che hanno concluso positivamente il primo ciclo di istruzione (https://www.miur.gov.it/web/guest/sistema-educativo-di-istru-zione-e-formazione ).

Si noti che l’articolo 15, comma 1, lettera e-bis, del Testo unico delle imposte sui redditi parla solo delle «scuole secondarie di secondo grado» e non dei percorsi triennali e quadriennali di «istruzione e formazione professionale» (Ie FP) di competenza regionale. Ciò nonostante, si ritiene che anche le spese per questi ultimi debbano essere detrai-bili al 19 per cento.

Le spese per la frequenza

Tra le «spese per la frequenza» agevola-te ricordiamo le tasse, a titolo di iscrizione e di frequenza, i contributi obbligatori, le spese per la mensa scolastica (circo-lari 2 marzo 2016, n. 3/E, risposta 1.15 e 6 maggio 2016, n. 18/E, risposta 2.1), per i servizi scolastici integrativi (ove presenti, ad esempio per i disabili), quali l’assistenza al pasto e il pre e post scuola (risoluzione 4 agosto 2016, n. 68/E), per le gite scolastiche, per l’assicurazione della scuola e ogni altro contributo scolastico finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa deliberato dagli organi d’isti-tuto (circolare 4 aprile 2017, n. 7/E) come ad esempio corsi di lingua e di teatro.

Non spetta alcuna detrazione, invece, per l’acquisto di materiale di cancelleria e di testi scolastici (circolare 2 marzo 2016, n. 3/E, risposta 1.15) e per le spese relative al servizio di trasporto scolasti-co (risoluzione 4 agosto 2016, n. 68/E). Dal 2018 c’è però una detrazione al 19% sugli abbonamenti al trasporto pubblico locale, regionale e interregionale fino a un limite di spesa di 250 euro. Quindi la detrazione massima è pari a 47,50 euro l’anno.

Non spetta alcuna detrazione nemmeno per le spese sostenute per la frequenza di «scuole straniere». L’articolo 15 comma 1, lettera e-bis del Tuir, infatti, limita espressamente la detrazione alle spese sostenute presso scuole appartenenti al «sistema nazionale di istruzione», definito dall’articolo 1, comma 1, della legge n. 62/2000 (norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all’istruzione). A meno che, naturalmente, la scuola straniera non risulti iscritta al sistema zonale (circolare 31 maggio 2019, n. 13/E, risposte 12 febbraio 2020, n. 53 e 28 dicembre 2018, n. 158).

Webinar, internet e dirette social: l’Open day si sposta online

da Il Sole 24 Ore

di Davide Madeddu

Siti internet o social network. Eppoi webinar, trailer e dirette a distanza. Le scuole superiori non rinunciano alla promozione neppure in tempo di coronavirus. Ai numeri ridotti e al distanziamento sociale si può ovviare con la tecnologia. Non è certo un caso che buona parte degli istituti di istruzione secondaria abbiano spostato gli open day sulla rete. Da novembre sono partite le diverse iniziative che, in qualche caso, proseguono sino a gennaio.

Il calendario milanese

Il sito della città metropolitana di Milano propone il calendario con gli open days. Da quelli in presenza con visite a numeri contingentati, ai live streaming, video open day, intere open week, a distanza online. Ecco gli open day delle scuole superiori al tempo del Covid. Nel panorama poi ci sono le iniziative che fanno le singole scuole. E così, viaggiando tra i siti istituzionali ci si può imbattere in quello del Liceo Scientifico Socrate che propone agli studenti una panoramica della scuola con tanto di video trailer, disponibile sempre anche su Youtube, in cui si racconta in una manciata di minuti la storia della scuola, tra passato, presente e futuro e opportunità.

Nel resto d’Italia

La scuola secondaria a indirizzo musicale Schweitzer dell’Istituto E.Crespi di Busto Arsizio gioca la cara del web, con panoramica, attività della scuola, offerta formativa e video in cui si raccontano gli spazi scolastici. Nell’open day, quasi permanente, anche la possibilità di interagire. La possibilità di seguire un open day anche a gennaio (il 13) la offre il liceo Talete di Roma. Per partecipare è necessaria la prenotazione. Ogni incontro online ammetterà fino a un massimo di 60 utenti collegati (la piattaforma Meet può ospitare un numero limitato di persone). Le richieste accolte riceveranno, subito dopo l’invio del modulo, una conferma di avvenuta prenotazione. Al liceo Vittoria Colonna di Arezzo, open days, dopo gli appuntamenti di dicembre, il 9 e 16 gennaio 2021. Anche in questo caso è necessaria l’iscrizione.

All’istituto tecnico economico Bodoni di Parma oltre all’evento programmato per il 16 gennaio, dalle 15 alle 17, la presentazione della scuola e dei corsi di studio è affidata a una galleria di video, in cui gli studenti si raccontano e raccontano la scuola.

Fondi Ue, 5mila studenti a scuola di «open coesione»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

In totale 5.000 studenti, distribuiti su 214 classi, con il supporto di 500 docenti, concentrati soprattutto nel Mezzogiorno, per un totale di 132 istituti scolastici. È la nuova stagione 2020-2021 di “A Scuola di OpenCoesione” (Asoc), un progetto di didattica innovativa che guida gli studenti a scoprire e monitorare i progetti finanziati dall’Unione europea nei suoi Stati membri.

Il bilancio
Già 178 team hanno consegnato il primo Report ‘Progettare’, «un numero importante – si legge nel comunicato del portale di OpenCoesione – che evidenzia come le attività di Asoc siano talmente strutturate da poter proseguire anche attraverso gli strumenti della didattica a distanza». La maggior parte delle scuole ha deciso di integrare Asoc nell’ambito dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (l’ex alternanza scuola lavoro), altre hanno approfittato delle lezioni di educazione civica.

Le aree di interesse
Il tema più gettonato è quello di cultura e turismo (33%), seguito da ambiente (19%), inclusione (16%), trasporti (8,4%) e ricerca e innovazione (7,3%). Le scuole sono sostenute nella loro attività anche dai Centri Europe Direct (Edic), i Centri di Documentazione europea (Cde) o un referente territoriale Istat.

Una girandola infinita di andirivieni e balletti Sulla scuola l’incertezza regna sovrana

da La Stampa

Avevamo un tempo, a gennaio, la certezza di tornare a scuola. Era così: arrivava la befana, si faceva il rito della calza, si mangiava a pranzo l’ultima fetta di panettone, si smontava l’albero di Natale e il presepe e il giorno dopo si tornava a scuola, per altri cinque mesi. Questa la certezza che per decenni ha regolato la nostra vita, e davamo per scontata.

Ora non si può dar nulla per scontato. Si tornerà o no a scuola? In certi posti sì e in altri no? Entrando alle otto o a mezzogiorno? il 50% sì e il 50% a casa, facendo i turni in quale modo? E si andrà in monopattino o in autobus con posti dimezzati? Uscendo alle due o alle sei di sera? Con le ore di lezione di quanti minuti? Regna sovrana l’incertezza.

La scuola è diventata il simbolo di una vita che torna normale o che invece si assesta su una abnormità intollerabile. Parrebbe che per il momento la normalità ce la possiamo scordare. Ma nessuno ce lo dice chiaramente, i nostri governanti si barcamenano decidendo all’ultimo o delegando. Certo è un messaggio arduo da comunicare alle famiglie: scusate, tenetevi i figli a casa un altro po’. Infatti il governo fino all’ultimo non lo ha fatto, un annuncio del genere. Fino all’ultimo ha affermato con caparbietà, per giorni, esattamente il contrario: le scuole

riapriranno regolarmente il 7 gennaio.

Palesemente inverosimile.

Palesemente in contrasto con l’opinione delle autorità sanitarie.

Ma non importa. Valeva l’annuncio perentorio, deciso e positivo: cascasse il mondo, io vi assicuro che i ragazzi torneranno a scuola dopo la Befana, com’è sempre stato. Sottomessaggio implicito: state tranquilli, non è successo niente, è solo una pandemia, tutto sotto controllo, stiamo lavorando per voi.

Ci sono, da sempre, parole che la politica non può dire. Pena l’impopolarità, la perdita del consenso, la sconfitta elettorale. Ora, in questo frangente pandemico, da qualche mese, ci sono due parole impronunciabili, che infatti il premier s’è ben guardato dal farsi scappare: lockdown e Didattica a distanza, Dad. Non gli convengono, sa che sono parole indigeste, e piuttosto di pronunciarle s’arrampica sui vetri. Al lockdown, il cui semplice suono ci è estraneo e ostile, ha abilmente sostituito il gioco dei colori. Geniale! Zona rossa equivale in pieno a un lockdown, ma evita la parola impronunciabile. In zona rossa sei chiuso e non puoi fare niente: ma non sei in lockdown. Così per la scuola. Se non si potrà tornare a scuola, meglio non dirlo esplicitamente. A scuola si torna: questo era importante annunciare e questo è stato annunciato, fino a poche ore fa. Se sarà vero e in quali modi e in quali tempi, poi si vedrà.

E ora il poi è arrivato. A due giorni dalla annunciata riapertura delle scuole, il governo corregge: si ricomincia il 7, sì, ma a distanza; si ritarda all’11, sì, ma in presenza. E poi l’11 ogni Regione deciderà per sé, se riaprire subito o più avanti. Chi apre solo le elementari, chi apre le superiori il 18, chi a fine mese, chi decide in seguito. Intanto, certi negozi aperti, altri chiusi; tutti aperti certi giorni, e in certi altri tutti chiusi; musei non si sa; lo sci riapre il 18, ma poi si vedrà: magari slitta…

Tutto questo per me è molto difficile. Mi fa girare la testa. Noi talpe abbiamo orizzonti campestri, ristretti; e una semplicità di vita, e di ragionamento, che non ci consente di capire certe giravolte. A noi ad esempio adesso viene una domanda sola, semplice e banale: ma a scuola si rischia di contagiarsi o no? E in quali altri luoghi? Nelle palestre e nei teatri sì, e nei negozi no?

Adesso ci sono i saldi, per esempio. Che sono, notoriamente, un’esca formidabile, un irresistibile invito a uscire di casa, che dunque innesca tutta una serie di gesti (rischiosi?) quali: andare in giro mescolandosi alla folla, entrare in decine di negozi e stare insieme ad altri a toccare oggetti e indumenti, infine pagare armeggiando con banconote o bancomat. Se ho ben capito, a scuola no ma nei negozi sì? E qui nella semplicità della mia mente si affaccia una possibile spiegazione: non sarà che c’entra il denaro? Le attività commerciali aperte e i centri di cultura, arte, studio e ricerca, chiusi?

La scuola è, anche, il simbolo di ciò che uno Stato può sacrificare abbastanza impunemente: non è produttiva, non è commercio, non è denaro. È solo cultura. Sì, d’accordo, è una «priorità», come i politici s’affannano a ribadire, è il futuro delle nuove generazioni, è investire in capitale umano… Ma sono solo parole: entità verbali, non concrete. Cose che poi alla fin fine si perdono in una nuvola di fumo: di fatto (almeno nell’immediato) non cambia niente, in termini di produzione e reddito, se i ragazzi vanno o non vanno a scuola. La scuola assomiglia terribilmente a cinema e teatro, ahimè: sacrificabili.

Proprio in queste ultime ore Francesco Boccia, il ministro per gli Affari Regionali, ha detto: le Regioni che decidono di tenere chiuse le scuole dovrebbero tener chiuse anche le altre attività.

Ha una sua logica. Lo so che è dura e che la pagheremmo cara, alcuni purtroppo più di altri, in termini economici, sociali, psicologici. Ma se fosse utile a dare una mazzata definitiva al virus, ne varrebbe la pena o no? Un altro mese o due di sacrifici, rinunce, perdite e sofferenza, ma poi liberi di ricominciare. In altri paesi europei lo stanno facendo…

Non so. Sarà che gli animali vanno in letargo. A loro sembra naturale fermarsi quando la terra gela e non produce più niente, ma si prepara a dare nuovi frutti. Non voglio farla facile: non siamo animali (anche se siamo temporaneamente talpe) e il letargo ci è oscuro. Ma mi pare che dovremmo avere un fine, chiaro, preciso e unico, invece di fare una girandola infinita di andirivieni e balletti. E il nostro fine chiaro dovrebbe essere: portare i contagi il più possibile vicino a zero.

Un nuovo lockdown? Se serve, che ce la dicano ancora, questa parola, senza paura. Ma a un patto: che sia un lockdown secco, totale, il più breve possibile, e che nel frattempo, mentre noi stiamo chiusi, la politica non vada affatto in letargo, ma faccia quel che avrebbe già dovuto fare e non ha fatto: in modo che quando ci risvegliamo, si abbiano gli strumenti idonei a non fare ripartire il virus e l’ennesimo vortice di chiusure, riaperture e richiusure. Un’ultima volta dentro la tana. E poi tutti fuori, a cercare di riprenderci, poco per volta, la vita. —

Covid scuola, ecco perché la DaD è più efficace della DDI

da La Tecnica della Scuola

La Didattica a distanza (DaD) è più efficace di quell’ibrido che è la Didattica Digitale Integrata (DDI).

A sostenerlo un gruppo di oltre 100 docenti dell’IIS PIAGET DIAZ di Roma, che invocano la didattica a distanza almeno fino a che non si potrà fare didattica in presenza nel modo che è congeniale alle scuole: fuori dall’emergenza.

Insomma, per questo gruppo di docenti la scuola in presenza non è sinonimo di normalità finché si pretenderà dagli alunni distanziamento e mascherina. Specie per gli studenti di primo anno – si fa notare – distanziamento e mascherine non facilitano di certo la socializzazione, il conoscersi, il fare gruppo. Tanto vale ricorrere alla DaD senza formule intermedie – si argomenta – così da non esporre gli studenti e il personale scolastico ai rischi da Covid-19.

La considerazione a sostegno dell’ipotesi che la DaD sia da preferire alla DDI, ruota attorno alla motivazione che la didattica in presenza e la didattica a distanza seguano logiche e strategie differenti che la DDI, questa formula mista, disconosce, vanificando i vantaggi dell’una e dell’altra, rendendosi cioè incapace di operare con efficacia sia in presenza che a distanza.

Scrivono infatti i 100 docenti:

La DDI si è mostrata inefficace e spesso anche impraticabile con i mezzi a disposizione della scuola: la didattica in presenza segue logiche diverse da quella a distanza, ed entrambe hanno rivelato la loro efficacia, mentre l’ibrido della DDI disconosce le peculiarità dell’una e dell’altra. Con l’aggravante che il 50% dei compagni a casa, se la classe non è provvista di LIM, seguono il docente collegato con un PC o un tablet!

Soprattutto per le prime classi in queste condizioni, è complesso realizzare un clima di socializzazione e di conoscenza reciproca, indispensabili per trasformare un elenco di adolescenti scritti su un registro in un vero “gruppo-classe”. Restare seduti a un metro di distanza, con la mascherina, che il nostro lungimirante DS aveva previsto come obbligatoria fin da subito, di fronte al docente a sua volta dotato di mascherina, senza possibilità di muoversi per non superare il famigerato metro di distanza, non favorisce certo le relazioni interpersonali.

Valutazione scuola primaria senza voti, ma…

da La Tecnica della Scuola

La normativa ha individuato, per la scuola primaria, un impianto valutativo che supera il voto numerico su base decimale nella valutazione periodica e finale e consente di rappresentare, in trasparenza, gli articolati processi cognitivi e meta-cognitivi, emotivi e sociali attraverso i quali si evidenziano i risultati degli apprendimenti.

La motivazione principale di tale innovazione trova le sue radici nel cuore dell’azione didattica che è orientata non solo all’acquisizione di nozioni, ma ancor più allo sviluppo di apprendimenti e quindi di specifiche competenze, espressione della modificazione dei comportamenti, del modo di pensare, di sentire e di agire dello studente.

Le competenze non sono elementi misurabili con il metro del voto, né utilizzando la scala numerica decimale, né tanto meno sono codificabili con termini descrittivi preconfezionati dei “livelli di apprendimento”.
Unica formula della valutazione delle competenze è di tipo descrittivo, che prevede una dettagliata elencazione dei traguardi conseguiti in stretta connessione con il percorso didattico realizzato. Tale descrizione va espressa sotto forma di parole che fotografano nel dettaglio gli effettivi obiettivi raggiunti e le competenze acquisite.

Non si possano formulare giudizi generici o standardizzati, ingabbiati in formulari di livelli preconfezionati, ma un bravo docente sa sempre trovare le parole adatte e gli aggettivi appropriati per descrivere come il suo alunno sta crescendo, quale traguardo di abilità ha raggiunto, esercitando le capacità acquisite e potenziate, in vista del successivo traguardo di competenze.

Come ha dichiarato la prof. Elisabetta Nigris, docente dell’Università Milano Bicocca e coordinatrice del Gruppo nazionale di lavoro al Ministero, “quando si ha a che fare con grandi cambiamenti e con riforme così profonde non si può pensare a tempi brevi”.
Quanto tempo ha richiesto il passaggio dal programma alla programmazione e poi il cammino verso la “progettazione”?

La valutazione descrittiva non può, infatti, prescindere da una dettagliata progettazione didattica che scandisce percorsi, tappe intermedie e obiettivi didattici che per definizione sono “la descrizione delle competenze che lo studente acquisirà al termine del percorso”.

In mancanza di una dettagliata progettazione del percorso di apprendimento non si possono descrivere i traguardi raggiunti e la formulazione generica dei livelli proposti: avanzato; intermedio; base; in via di prima acquisizione, non descrivono veramente il processo di apprendimento del singolo alunno che “cresce, diventa uomo, apre i suoi occhi al vero e scopre la dimensione dei valori”.
Il giudizio valutativo descrive i traguardi raggiunti nella capacità/ abilità di saper comprendere, comunicare, esprimersi, relazionare; delle abilità di calcolo, di analizzare e correlare dati; di descrivere i propri sentimenti e di crescere nella socializzazione.

Il suggerimento della prof. Nigris di “iniziare ad individuare uno o due obiettivi”, esercitando le capacità che si possiedono, rendendole abilità acquisite è opportuno e pertinente, e quest’operazione avrebbe dovuto avere inizio sin dai primi giorni di scuola, purtroppo distratti dalle molteplici incombenze di prevenzione del contagio Covid-19.

Al termine del primo quadrimestre non si possono scrivere parole asettiche e “buone per tutte le stagioni” e adatte ad un generico bambino che cresce.
La valutazione è “personale” riguarda, invece, il singolo alunno, che dai livelli di partenza ha svolto un percorso di miglioramento, seguendo i personali ritmi di apprendimento.
Non è il caso oggi, in una scuola che tende alla qualità, ripetere gli errori del passato, quando nella formula dei giudizi di valutazione “ sufficiente, buono, distinto, ottimo” celava la corrispondenza con il voto 6,7,8,9 ed ora anche il riferimento ai livelli “di base, intermedio, avanzato “, rischia di corrispondere ai voti dal 6 al 10.
Il descrivere le abilità acquisite dai singoli alunni in risposta al lavoro didattico svolto costituisce il segno concreto del “processo di apprendimento” e nello stesso tempo documenta l’efficacia del lavoro didattico effettivamente svolto.

Le difficoltà che hanno caratterizzato il regolare svolgimento delle lezioni, i cambiamenti d’insegnanti, alcuni dichiarati “fragili”, e la girandola di supplenti non hanno favorito una serena e puntuale progettazione didattica.
Dopo le vacanze natalizie, la settimana di “didattica a distanza” anche per i piccoli della scuola primaria, di fatto, fa registrare un rallentamento del ritmo di apprendimento e la scadenza del quadrimestre mette in evidenza le obiettive difficoltà valutative, che non si possono improvvisare, né incapsulare in stereotipate formule che “non dicono nulla” e non descrivono il processo di apprendimento dell’alunno.

Azzolina, un anno da Ministra: “mi batto per la scuola e guardo al futuro”

da La Tecnica della Scuola

Ad un anno di distanza dal giuramento come ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina affida ai propri social un bilancio su questi 12 mesi appena trascorsi.

“Il 10 gennaio di un anno fa giuravo come Ministra nelle mani del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ricordo l’emozione di quel momento e sento, ogni giorno, tutta la responsabilità dell’incarico che ho ricevuto. In questi mesi ho lavorato senza sosta e continuerò a farlo, guidata dall’amore per la scuola e per la Costituzione. Guardando, in particolare, all’articolo 34. Uno dei più belli, quello che mi ha permesso di immaginare e poi costruire un futuro da donna libera, pur partendo da una condizione di svantaggio”.

“Mi batto per la scuola perché senza la scuola non c’è crescita, aumentano le disuguaglianze, si blocca l’ascensore sociale. E a pagare sono sempre i più deboli. Continuerò a lavorare in questa direzione, senza risparmiarmi. Un Paese che pensa concretamente al proprio futuro ha la necessità di proteggere le nuove generazioni, di investire sulla loro formazione. Siamo ancora dentro la sfida terribile di questa emergenza ma guardiamo anche al futuro, grazie all’opportunità del Recovery Plan: ci sono le risorse per rilanciare definitivamente il sistema scolastico. Grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuta, ma anche a chi ha mosso critiche costruttive, aiutandomi a lavorare meglio”.