Atto Indirizzo Ministero Istruzione

PUBBLICATO L’ATTO DI INDIRIZZO DELLA MINISTRA AZZOLINA PER IL 2021

Con il Decreto n. 2 del 4 gennaio 2021 la Ministra Azzolina ha emanato l’Atto di indirizzo politico-istituzionale per l’anno 2021. Il documento tiene inevitabilmente conto della situazione emergenziale che da una parte “ha determinato un riposizionamento strategico della funzione pubblica dell’istruzione. Il dicastero ha definito progressivamente una visione volta ad affrontare e superare sfide impegnative e, sotto molti profili, inedite, dall’altraha creato tuttavia le basi per un cambio di passo in grado di trasformare in opportunità strategiche le sfide da essa derivanti.

In tale quadro di riferimento – nonché nella prospettiva del Next Generation EU (NGEU) e del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) – si collocano le priorità politiche sulla base delle quali il Ministero dell’Istruzione definirà obiettivi strategici e allocherà risorse finanziarie necessarie al loro raggiungimento in funzione “del rilancio del sistema nazionale di istruzione” già a partire dal 2021 e per il triennio 2021-2023.

Le dieci priorità sono così declinate:

  1. contrastare la dispersione scolastica, promuovere l’inclusione e l’equità complessiva del sistema educativo nazional2
  2. definire una relazione virtuosa tra edilizia scolastica e benessere collettivo
  3. innovare metodologie didattiche e ambienti di apprendimento
  4. migliorare l’offerta formativa, ridurre il gap formativo tra mondo della scuola e mondo del lavoro e valorizzare il rapporto con l’università e la ricerca
  5. incentivare i processi di reclutamento, formazione e valorizzazione del personale scolastico
  6. promuovere l’autonomia scolastica e potenziare il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni
  7. valorizzare e sviluppare il sistema nazionale di valutazione
  8. ampliare il percorso di internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione e formazione e promuovere la mobilità degli studenti
  9. promuovere politiche efficaci per il reclutamento, la formazione e la valorizzazione del personale dell’amministrazione centrale e periferica
  10. innovare i processi gestionali: semplificare e digitalizzare per garantire efficacia, efficienza, economicità, legalità e trasparenza dell’azione amministrativa.

Si tratta di campi di azione ampi. Su alcuni di essi l’ANP, già da tempo e in molte occasioni, si è espressa avanzando istanze e proposte specifiche e sollecitando interventi concreti in merito. Pertanto, ne accogliamo con favore il recepimento da parte dell’Amministrazione.

Ci riferiamo, in modo particolare, ai seguenti temi:

  • la formazione continua, obbligatoria e in chiave professionalizzante per tutto il personale scolastico, tramite espressa previsione contrattuale
  • l’esigenza di definire con maggiore chiarezza i profili di responsabilità del dirigente scolastico riguardo anche alla sicurezza degli edifici scolastici, così come da noi reiteratamente richiesto al fine di rendere sostenibile le responsabilità della categoria
  • l’introduzione di un sistema di reclutamento del personale scolastico che sia meritocratico e ordinario
  • l’articolazione e la differenziazione della carriera dei docenti, finalizzata alla gestione delle nuove complessità progettuali ed organizzative proprie delle istituzioni scolastiche di oggi, espresse anche attraverso uno sviluppo professionale con reali fattori di progressione
  • l’introduzione del middle management, elemento storicamente costitutivo nella visione dell’ANP
  • il riconoscimento retributivo, nell’ambito del prossimo CCNL dell’area “istruzione e ricerca”, della crescente complessità di gestione delle scuole e della sempre maggiore ampiezza dei compiti affidati ai dirigenti scolastici
  • il pieno ed effettivo funzionamento del nuovo sistema di Anagrafe Edilizia Scolastica (da sempre sollecitata dall’ANP)
  • la revisione del D. Lgs. 297/1994 per intervenire sulla governance della scuola, al fine di renderla attuale con l’assetto ordinamentale
  • la diffusione della banda larga nelle istituzioni scolastiche
  • l’impulso allo sviluppo del SNV e l’ampliamento della consistenza del corpo ispettivo, da reclutare con il prossimo bando di concorso
  • la semplificazione delle relazioni interistituzionali e tra l’Amministrazione centrale e le istituzioni scolastiche
  • la realizzazione di un sistema informativo integrato che raccolga, processi e analizzi i dati funzionali al monitoraggio e al miglioramento del sistema scolastico in modo finalmente efficace.

Tali intenti, espressi nell’Atto di indirizzo, sono per l’ANP condivisibili.

Chiediamo ora che si passi, prima possibile, dalle parole ai fatti.

Atto Indirizzo Ministero Istruzione

ATTO INDIRIZZO, GILDA: SOLITO ELENCO DI BUONI INTENTI, NESSUN IMPEGNO CONCRETO

“Il solito lungo elenco di buoni intenti che arriva a metà anno scolastico e a legge di Bilancio già approvata. Avremmo decisamente preferito più impegni concreti per la valorizzazione della professione docente e per la sua sburocratizzazione”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta l’atto di indirizzo politico firmato dalla ministra Azzolina.

“Ci preoccupa l’intenzione di utilizzare il contratto come strumento per costruire la carriera dei docenti ed è legittimo domandarci con quali risorse, considerato che gli stanziamenti previsti per il rinnovo contrattuale, che dovrebbero portare a un aumento stipendiale medio di 50 euro, sono addirittura inferiori rispetto a quelli precedenti”.

“Suscita preoccupazione anche l’idea di superare la didattica frontale a favore di non meglio precisate innovazioni. A tal proposito, ci preme ricordare che è stata proprio la didattica frontale, pur se mediata dagli schermi di pc e tablet, a salvare durante la pandemia il rapporto imprescindibile tra alunni e insegnanti su cui si fonda l’istruzione scolastica. Premesso, inoltre, che molti docenti praticano già da anni metodologie didattiche innovative, per esempio di gruppo e laboratoriali, forse è opportuno rammentare che non è compito del ministro regolamentare questo ambito, perché le scelte didattiche attengono alla libertà professionale degli insegnanti garantita dall’articolo 33 della Costituzione. In caso contrario, giungeremmo a una forma di ‘didattica di Stato’ che sarebbe incommentabile”.

Riguardo il proposito di formare un ‘middle management’, la Gilda rilancia e suggerisce che potrebbe essere l’occasione per istituire una carica eletta dal collegio dei docenti, identificata nel presidente del collegio, che rivesta il ruolo di coordinamento dei docenti. Un sistema per mettere la parola fine alla logica dei collaboratori scelti discrezionalmente dal dirigente scolastico e pagati con il fondo di istituto.

Dare valore all’apprendimento e alla professione insegnante

Documento delle Associazioni professionali Aimc, Cidi, MCE e Proteo Fare Sapere sulla valutazione nella Scuola primaria

BACK TO SCHOOL

GIOVANI UNESCO: DA LECCE EVENTO DIGITALE “BACK TO SCHOOL”

Oggi più che mai la scuola vive un momento difficile a causa della pandemia da COVID19 che ha reso anomala la vita tra i banchi e ha imposto l’utilizzo di differenti modelli didattici e nuovi strumenti tecnologici, rendendo i ragazzi distanti fisicamente e umanamente dal principale contesto di crescita; l’aula scolastica.
Il prossimo 23 gennaio avrà luogo l’evento digitale BACK TO SCHOOL, promosso dall’Associazione Italiana Giovani per l’Unesco (AIGU), con il patrocinio del Comune di Lecce (LE), che avrà lo scopo di coinvolgere e stimolare gli studenti di ogni fascia di età (dalle scuole secondarie di primo e secondo grado alle università), sulle tematiche inerenti i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 (ONU, 2015) che descrivono le maggiori sfide per assicurare una vita sulla terra sostenibile, pacifica, prospera ed equa per tutti, nel presente e nel futuro. In particolare sarà l’occasione per lanciare il nuovo Programma Nazionale EDU 2020/2021, progetto educativo promosso da AIGU rivolto agli istituti scolastici ed università di tutta Italia che ha visto dal 2016 a oggi il coinvolgimento di oltre 5500 studenti in attività laboratoriali realizzate con la collaborazione di enti privati e pubblici. Insieme al progetto EDU, che vede il supporto da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri e da Banca d’Italia, AIGU lancerà la campagna di raccolta fondi #Adottaunprogetto a sostegno dei laboratori EDU, per coinvolgere cittadini e aziende in un’ottica di collaborazione trasversale attiva. Chiunque può diventare protagonista del laboratorio della propria città e contribuire così all’arricchimento del bagaglio educativo dei nostri studenti.
I ragazzi avranno la possibilità di interfacciarsi in prima persona con gli attori dei progetti mediante esempi pratici e attività. In quest’ottica l’evento, che si svolgerà in modalità telematica da seguire in streaming tramite i canali social dell’Associazione avrà una duplice veste.
La prima parte sarà formulata in modalità “intervista radiofonica” con un moderatore che presenterà gli ospiti e vedrà intervenire inizialmente la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, il Portavoce di ASviS Enrico Giovannini, seguiranno poi gli interventi incentrati sulla Didattica innovativa (Daniele Manni – Professore), sulla Parità di genere (Maria Rita Costanza – Fondatrice Murgia Valley) e sull’Ambiente (Giovanni Chimienti – Biologo marino ed Explorer National Geographic).
La seconda parte vedrà il coinvolgimento attivo dei partecipanti mediante nuove tecnologie immersive e attività di gamification, strumento in grado di veicolare tramite il “gioco” messaggi che inducano a comportamenti socialmente consapevoli.
L’evento sarà visibile in diretta streaming sui canali social YouTube e Facebook di Assicurazione Italiana Giovani per l’UNESCO.

Non siamo in fuorigioco!

UNICEF Italia: l’evento “Non siamo in fuorigioco!” chiude il progetto “NEET Equity”

13 gennaio 2021 – Oggi – con l’evento online “Non siamo in fuorigioco!” – si conclude il progetto dell’UNICEF Italia ‘Neet Equity’ – selezionato dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale nell’ambito dell’Avviso “Prevenzione e contrasto al disagio giovanile” (ID 189/Avviso Disagio), e rivolto a ragazzi e ragazze tra i 16 e i 22 anni di Napoli, Taranto e Carbonia.

“I NEET sono ragazzi, ragazze e giovani che non studiano, non lavorano, né seguono percorsi di formazione. Secondo gli ultimi dati Istat in Italia i giovani NEET tra i 15 e i 29 anni sono circa 2 milioni; nel Mezzogiorno l’incidenza dei NEET è più che doppia (33,0%) rispetto al Nord (14,5%) e molto più alta di quella rilevata al Centro (18,1%). Quest’anno, inoltre, la pandemia da COVID-19 ha contribuito ancora di più a peggiorare questa situazione. Il progetto NEET Equity è nato con l’obiettivo di migliorare la capacità del territorio nel costruire politiche attive, partecipate, che includano tutti, attraverso diverse attività svolte nelle città di Napoli, Taranto e Carbonia e si è rivelato un importante strumento per realizzare qualcosa di concreto a favore di una delle fasce della popolazione che in questo momento ha maggiormente bisogno di aiuto e sostegno”, ha dichiarato Carmela Pace, Presidente dell’UNICEF Italia.

ATTIVITA’ DEL PROGETTO – “NEET Equity” è il progetto con cui l’UNICEF Italia ha inteso migliorare la capacità del territorio di fare sistema nel costruire politiche attive partecipate a favore dell’inclusione dei giovani, partendo dal coinvolgimento attivo dei ragazzi e delle ragazze, Il progetto, avviato a maggio 2018, ha visto una prima fase di coinvolgimento di giovani ed esperti culminata con la realizzazione della ricerca “Il Silenzio dei NEET. Giovani in bilico tra rinuncia e desiderio”. I dati e le domande emerse sono stati fondamento per i Laboratori Urbani di Partecipazione (LUP) online – momenti di formazione e confronto – durante i quali i giovani hanno ricevuto formazione sulla progettazione sociale e sulle tecniche e regole della comunicazione per realizzare progetti di riattivazione e riprogettazione del loro futuro, nella convinzione che sia responsabilità condivisa della cosiddetta Comunità educante lavorare per ridurre le disuguaglianze e gli ostacoli per il pieno sviluppo delle potenzialità dei ragazzi e delle ragazze, come sancito nell’art. 29 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

In seguito ai Laboratori Urbani Partecipati (LUP4.0), dei tanti che hanno partecipato,  32 ragazzi e ragazze di Napoli, Taranto e Carbonia, di età dai 17 ai 22 anni, hanno presentato 9 progetti, “idee per la ripartenza”, che, attraverso diverse attività – dalla moda, alla lettura, allo studio, alla riqualificazione urbana – hanno l’obiettivo di rendere i giovani protagonisti di opportunità di crescita e lavorative, per uscire fuori dalla condizione di NEET e costruire un futuro migliore per se stessi e la società in cui vivono.

I VINCITORI – Nel corso di tre forum territoriali, svoltisi online il 14, il 16 e il 18 dicembre, sono stati selezionati 4 progetti dei 9 proposti, che oggi sono stati presentati nell’evento conclusivo dai ragazzi e dalle ragazze di Napoli, Taranto e Carbonia insieme ai partner del territorio; oggi è stato lanciato anche il video conclusivo, con protagonisti i 4 progetti vincitori, disponibile online – link a videohttps://www.youtube.com/watch?v=wy4KLXBsQNI&feature=youtu.be  

Questi i 4 progetti selezionati:

  • per Napoli“Ricomincio da qui. Dialoghi di ripartenza” per creare, nel quartiere Scampia, un centro dove i giovani si possano incontrare, parlare, leggere, stare insieme, un luogo aperto ai giovani con i giovani.
  • per Taranto ex aequo: “Teatro Abbàsch” per creare una Compagnia Teatrale Giovani capace di autogestirsi, formarsi e attrarre altri coetanei al fine di prevenire e contrastare il disagio sociale che porta i ragazzi e le ragazze all’abbandono scolastico, all’autoesclusione dalla società; e “l’Accademia Pubblica della Moda” che ha l’obiettivo di realizzare un’istituzione con connotazioni lavorative e formative, in cui convogliare le tante competenze specifiche presenti sul Territorio, recuperando un edificio scolastico abbandonato nel quartiere Paolo VI.
  • per Carbonia: “Rigeneriamo. La Carbonia che vorremmo!” per realizzare uno spazio aperto attraverso un gruppo ON-LINE che documenti attraverso foto e video la presenza di spazi inutilizzati o abbandonati e indichi suggerimenti e possibilità di riutilizzo e rigenerazione urbana.

IL WEBINAR- L’evento conclusivo – suddiviso in sue sessioni moderate da Andrea Iacomini, Portavoce dell’UNICEF Italia e da Virginia Meo, coordinatrice nazionale del progetto – si è aperto con gli indirizzi di saluto di Carmela Pace, Presidente dell’UNICEF Italia e di Flavio Siniscalchi, Capo Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio Civile Universale del Ministero per le Politiche giovanili e lo Sport, ed ha visto il contributo dei ragazzi e delle ragazze di Carbonia, Taranto e Scampia a Napoli nonché gli interventi di  numerosi rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, tra cui: Paola Massidda e Loredana La Barbera, Sindaco e Assessore Politiche Sociali e Giovanili Comune di Carbonia; Domenico Mazzella di Bosco, Dirigente I.S.I.S. “Melissa Bassi” di Scampia; Alessandra Clemente, Assessore alle Politiche Giovanili, Creatività e Innovazione Comune di Napoli; Eva Degl’Innocenti, Direttore Museo Archeologico Nazionale di Taranto – MarTA; Gabriella Ficocelli, Assessora alle Politiche Sociali e Giovanili del Comune di Taranto; Adriana Ciampa, Dirigente della Divisione IV della Direzione generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; Tullia Passerini, Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Federico Scriva, Segreteria Tecnica del Capo Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali del Ministero dell’Istruzione  e di Anna Riatti, coordinatrice del Programma UNICEF-ECARO per i minorenni migranti e rifugiati in Italia.

“Nessuno escluso” è lo slogan che ben traduce l’impegno dell’UNICEF nel mondo a favore dell’inclusione sociale dei più giovani e che è stato recentemente consolidato attraverso due iniziative in particolare: la partnership globale “Generation Unlimited, lanciata nel 2018 con l’obiettivo di inserire- entro il 2030 –  tutti i giovani compresi tra i 10 e 24 anni in percorsi scolastici, lavorativi o di formazione e il programma europeo della “Child Guarantee”, ovvero il programma pilota per il contrasto alle diseguaglianze e alla povertà minorile che recentemente l’UNICEF è stato incaricato dalla Commissione Europea di testare in alcuni Paesi, tra cui l’ Italia, in stretto coordinamento con il Governo.

Corsi recupero e tamponi nei ristori alla scuola

da Il Sole 24 Ore

Con oltre 2 milioni di studenti delle superiori costretti da tre mesi davanti a uno schermo per seguire le lezioni online e la morsa del virus che in 17 regioni rende il loro rientro in classe ancora incerto è il momento di pensare a un piano di «ristori formativi». Ne è convinta la ministra Lucia Azzolina che vuole includere anche il mondo della scuola nel nuovo giro di indennizzi all’orizzonte. Dei 25-30 miliardi attesi dal prossimo scostamento di bilancio (su cui si veda altro articolo a pagina 3) sono almeno 250 milioni quelli che potrebbero finire a viale Trastevere. Per fare sostanzialmente tre cose: prevedere corsi di recupero per gli apprendimenti persi a causa di troppa Dad; istituire la corsia preferenziale per i tamponi agli studenti e ai docenti citata dall’intesa pre-natalizia con i governatori; incrementare il supporto psicologico ai ragazzi provati dall’emergenza-Covid.

A dare l’annuncio è stata la stessa esponente pentastellata ai microfoni di “Uno Mattina”: «Non credo si possa pensare di recuperare d’estate: bisogna recuperare oggi», ha detto. Aggiungendo di voler chiedere «ristori formativi per fare apprendimenti potenziati anche nel pomeriggio, per fare educazione all’affettività e incrementare l’aiuto psicologico: ora bisogna intervenire non di certo in estate». Destinatari privilegiati i ragazzi delle superiori. Accanto a un piano di contrasto alla dispersione scolastica resa ancora più elevata dall’emergenza sanitaria, la titolare dell’Istruzione punta ad avviare quanto prima i corsi integrativi per recuperare i gap formativi dovuti al prolungato ricorso alla didattica a distanza. È da novembre che, se si eccettuano i 200mila di Toscana, Abruzzo, Valle d’Aosta e provincia di Bolzano dove l’attività didattica in presenza è ripresa al 50%, gli studenti del secondo ciclo sono confinati nelle loro case. Ma un intervento analogo è atteso anche per gli alunni di medie e superiori che già hanno ottenuto, con il decreto ristori “quattro in uno” convertito in legge prima di Natale, una mini-dote di 5 milioni grazie alla quale 1.500 istituti potranno avviare tre moduli da 25 ore con cui rafforzare le competenze traballanti in italiano, matematica e inglese.

L’idea di un piano ristori per la scuola trova d’accordo i dirigenti scolastici. Con il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, che suggerisce di «effettuare una rilevazione scientifica su quelle che sono le lacune che si stanno creando nella preparazione dei nostri ragazzi», magari utilizzando i test Invalsi «calibrati nel modo giusto». Più tiepidi invece i sindacati.Con Maddalena Gissi (Cisl Scuola) che auspica «proposte concrete» anziché astratte e Pino Turi (Uil) che punta il dito contro l’atto di indirizzo della ministra colpevole di aprire alla domanda e al mercato.

In realtà il pacchetto di aiuti destinato a confluire nel Dl Ristori-5 si annuncia più ampio. E, nelle intenzioni di Azzolina, dovrebbe passare anche dal rafforzamento del supporto psicologico a studenti e personale, dall’incremento delle dotazioni e delle opportunità per gli alunni con disabilità e dall’avvio della famosa corsia preferenziale sui tamponi così da ripristinare, almeno all’interno delle scuole, un servizio di contact tracing efficiente. E, se possibile, più rapido del recente passato.

Tutto ciò in attesa della maxi-partita contenuta nel Recovery Plan, che ha visto crescere la dote per la missione “Istruzione-Ricerca” fino a quasi 28,5 miliardi. Di questi circa una ventina dovrebbero riguardare da vicino il mondo della scuola. Ai 16,7 miliardi del sottogruppo «potenziamento delle competenze e diritto allo studio» in condominio con l’Università guidata da Gaetano Manfredi – in cui rientra un po’ di tutto: dagli asili nido al piano per le Stem con cui ridurre il gender gap a discapito delle donne; dal nuovo reclutamento dei prof alle loro prospettive di carriera se assumono attività di coordinamento o vanno a lavorare in aree disagiate; dalle borse di studio al potenziamento di Its e lauree professionalizzanti – vanno aggiunti i 7 miliardi per l’edilizia scolastica computati nell’altra missione «Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici». Inclusi i 5 già a bilancio.

Ormai da 15 anni gli studenti italiani preferiscono i licei

da Il Sole 24 Ore

Sono ormai 15 anni che gli studenti italiani preferiscono il liceo. In una misura che ormai stabilmente supera il 50% dei nuovi iscritti. Prendiamo i dati sulle iscrizioni all’anno scolastico 2020/21. Quando il 56,3% delle domande presentate per le classi prime della secondaria di II grado ha riguardato, infatti, un indirizzo liceale. Mentre quello ancora prima lo stesso dato si era assestato al 55,4 per cento. A spartirsi meno della metà della torta che restava sono stati gli Istituti tecnici, più o meno stazionari, visto che 12 mesi fa si sono fermati al 30,8% (contro il 31% dell’anno scolastico 2019/2020), e i professionali, che – nello stesso arco temporale – hanno subito una diminuzione più rilevante. Passando dal 13,6 al 12,9 per cento. Una situazione che si è stratificata anno dopo anno e che ha visto a settembre di quest’anno più di uno studente su due (il 50,4%) dei 2,6 milioni di alunni delle scuole superiori essere iscritto a un liceo. Nel 2019/20 ci si era fermati invece al 49,8 per cento.

In testa lo Scientifico

Andando a vedere come si compone quel 56,3% di domande intercettate dal liceo un anno fa, balza innanzitutto agli occhi il dato stabile del Classico (6,7% contro il 6,8% del 2019/29). E ancora di più l’interesse sempre crescente per gli indirizzi dello Scientifico, che complessivamente salgono al 26,2% dal 25,5% del 2019/2020. Nel dettaglio, il 15,5% ha scelto lo Scientifico tradizionale (0,1% in più rispetto all’anno prima); nel frattempo, l’opzione Scienze applicate è salita dall’8,4% all’8,9% e lo Sportivo dall’1,7 all’1,8. In diminuzione invece, sempre 12 mesi fa, erano risultate le iscrizioni al Linguistico, 8,8% rispetto al 9,3% del 2019/2020. Buone performances invece per l’Artistico e il liceo delle Scienze umane: il primo è cresciuto dal 4% al 4,4%; il secondo dall’8,3% all’8,7 per cento. Laddove il liceo Europeo/internazionale (con il suo 0,5%) e il musicale/coreutico (1%) si confermano poco seguiti.

Uno su tre ha scelto il tecnico

Anche per il 2020/2021, come detto, uno studente su tre ha scelto un Istituto tecnico: il 30,8% contro il 31 del 2019/2020. Dei due settori di cui si compone il più gettonato è stato il Tecnico Tecnologico con il 16,9% (esattamente lo stesso valore dell’anno prima) mentre il Tecnico Economico si è assestato all’11,2%, contro l’11,4% dell’anno prima: da qui il calo dello 0,2% complessivo nelle scelte degli studenti. Ancora più indietro i professionali. La riforma del 2018, che ha eliminato i due settori e portato gli indirizzi possibili a 11 (per il dettaglio, si veda la tabella in pagina), cercando di raccordarli meglio con le specificità territoriali,non ha ancora fatto sentire i suoi effetti. Tanto è vero che i nuovi iscritti sono calati, in 12 mesi, dal 13,6% al 12,9.

La scelta di quest’anno

Chissà se le proporzioni anche quest’anno saranno le stesse. Agli interventi che ospitiamo nelle pagine seguenti il compito di guidare i ragazzi a una scelta consapevole. Sulla base dei programmi che troveranno in classe e, soprattutto, delle strade che potranno aprirsi dopo il diploma.

Dal turismo agli alberghi, i professionisti del made in Italy

da Il Sole 24 Ore

di Francesca Lascialfari

Il diplomato dell’istituto professionale è formato sulle arti, i mestieri e le professioni strategici nei settori economici e produttivi del Paese ed acquisisce un saper fare di qualità denominato «Made in Italy».

Al termine del percorso quinquennale, lo studente avrà dunque la possibilità di spendere il proprio titolo di studio nelle realtà produttive presenti a livello locale. Ad esempio, nelle regioni a vocazione turistica, il diplomato opera nel settore dell’enogastronomia, nelle strutture ricettive e ristorative, nella promozione dei prodotti tipici locali, nella valorizzazione degli aspetti culturali e artistici del territorio.

Dalla riforma introdotta dal Dlgs 61/2017, ormai al terzo anno di attuazione, escono rafforzate la didattica laboratoriale e l’adattamento dei percorsi alle richieste del territorio.

Gli istituti professionali assicurano, al contempo, una solida base di istruzione generale e competenze tecnico-professionali in linea con le esigenze delle attività produttive ed economiche cui si riferisce ciascun indirizzo.

I percorsi di Istruzione professionale sono strutturati in un biennio unitario, che consente l’assolvimento dell’obbligo di istruzione, e un successivo triennio nel quale prevalgono le ore delle materie di indirizzo con la conseguenza che risulta favorita una più incisiva dimensione laboratoriale, per una efficace formazione dello studente nelle possibili declinazioni dell’indirizzo prescelto.

Il nuovo ordinamento prevede 11 indirizzi di studio, con possibilità di declinare e personalizzare i percorsi formativi in relazione alle vocazioni della scuola e secondo la specificità del sistema produttivo del territorio.

Al termine lo studente consegue il diploma di istruzione secondaria di secondo grado.

In aggiunta, gli istituti professionali possono, con modalità individuate dalle singole Regioni, rilasciare diplomi di qualifica al terzo anno e diplomi professionali al quarto anno, in regime di sussidiarietà complementare o integrativa. Questo significa che ciascuna scuola potrà, nella propria autonomia, adattare la proposta formativa per favorire un rapido inserimento nel mondo del lavoro fin dal terzo anno di corso, continuando comunque a garantire la possibilità di proseguire gli studi. In tale sistema di passaggi tra Istruzione professionale (Ip, percorso quinquennale) e Istruzione e Formazione Professionale (IeFP, percorsi triennale e quadriennale) è assicurata la reversibilità delle scelte, in modo da contrastare l’insuccesso scolastico e la dispersione.

Al via la prima edizione del «Save 2021 virtual tour»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Al via il 19 gennaio la prima edizione digitale del S.A.V.E. 2021 Virtual Tour, iniziativa sulla sostenibilità ambientale ed economica, dedicata agli studenti di ogni ordine e grado. Il progetto didattico ideato dal Museo del Risparmio di Torino di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con il Bei Institute, sarà lanciato alle 18 con l’evento digitale #SAVEsCOOL una diretta streaming interattiva e gratuita a cui parteciperanno anche tre star del web, Riccardo Aldighieri, Marcello Ascani e Eleonora Olivieri.

I tre creators, che contano milioni di followers sui propri social, si trasformeranno in “influencer della sostenibilità” con l’obiettivo di sensibilizzare i più giovani sui temi dell’economia circolare, della gestione del denaro e dell’inclusione sociale, utilizzando un linguaggio vicino a quello dei loro coetanei.

Tutti gli studenti e i docenti che vorranno parteciparvi, avranno l’occasione di avere accesso a materiali, laboratori e gaming app – disegnati appositamente per il progetto – che consentiranno di approfondire questi argomenti e di interagire e confrontarsi sui temi legati alla sostenibilità.

Tanti gli spunti e le attività con cui le classi potranno divertirsi, riflettere e imparare: dall’economia circolare alle basi dell’eco-design, dalla storia della moneta ai metodi per favorire l’inclusione sociale. I percorsi e i laboratori saranno gratuiti, affronteranno il tema della scarsità delle risorse, siano esse naturali o economiche, e porteranno a riflettere sull’importanza di impegnarsi nella lotta contro gli sprechi per il bene comune e individuale.

La sostenibilità e le sue implicazioni sul sistema economico-sociale stanno conquistando ogni giorno di più l’attenzione di giovani e giovanissimi, desiderosi di vivere in un futuro caratterizzato da una migliore qualità della vita. È importante che il cambiamento parta dai ragazzi della cosiddetta “Generazione Z” non solo perché il futuro prossimo è nelle loro mani ma anche perché sono, proprio loro, i migliori ambasciatori della sostenibilità all’interno della famiglia.

Gli insegnanti di Teach for Italy – che è parte della rete internazionale di “Teach for All” presente in 59 Paesi – partiranno immediatamente con l’attività didattica, erogando i contenuti del progetto a 20 classi sul territorio italiano.

Il progetto sarà a disposizione di tutti gli insegnanti che si iscriveranno attraverso il link http://www.savetour.it/iscriviti/. Se di interesse, saranno messi a disposizione materiali e organizzati incontri webinar per aiutare i docenti a pianificare l’attività didattica. Tutto il materiale è disponibile in italiano e in inglese, per offrire l’opportunità di usufruire dei percorsi anche a studenti al di fuori dei confini nazionali.

I percorsi
In linea con le indicazioni dell’Agenda Europea 2030, che ha posto al centro del dibattito il tema della sostenibilità sia economica che ambientale, il progetto propone a titolo gratuito laboratori e app educative destinate ai ragazzi e alle ragazze delle scuole primarie e secondarie.

Le attività potranno essere svolte sia in classe sia in modalità online e i contenuti saranno declinati in modo diverso a seconda del ciclo scolastico.Per le scuole primarie, ad esempio, si passerà dalla storia della moneta alle basi dell’economia circolare con filmati che spiegano in termini semplici in cosa consiste il nuovo modello di produzione verso cui dovranno orientarsi le future generazioni.

Con l’app “Green Hero”, inoltre, gli studenti si metteranno alla prova l’abilità di riciclare e costruire oggetti “green”. Un laboratorio creativo su riciclo e valorizzazione del recupero degli scarti completerà il percorso.Le classi delle scuole secondarie di I grado, invece, approfondiranno i concetti delle crisi economiche e ambientali, individuando alcune possibili soluzioni per contrastarle. Oltre alla visione di video sulle bolle speculative, sull’economia circolare sulla salvaguardia della biodiversità, i ragazzi potranno giocare con l’app “Planet Guardian”, nella quale gli sarà chiesto di calarsi nel ruolo di guardiano del pianeta e scegliere cosa fare per migliorare l’ambiente che lasceranno alle prossime generazioni. A conclusione del percorso gli studenti potranno divertirsi con il quiz a squadre “L’albero della sostenibilità”.

Infine, il percorso delle scuole secondarie di II grado è incentrato sull’inclusione economica e sociale. Alla visione di video-interviste a personaggi di spicco del mondo dell’imprenditoria e della finanza, come il premio Nobel Robert J. Shiller, verranno alternati video originali sull’economia circolare e sulla riduzione delle disuguaglianze che questa può portare. Nell’app “Equality Defender”, pensata per gli studenti di questo ciclo scolastico, i ragazzi si metteranno alla prova nel prendere decisioni che possono aiutare a migliorare la società. Il laboratorio “Giramondo, il risparmio a tutto tondo” concluderà il percorso attraverso una sfida collegata al turismo sostenibile.

La scuola che verrà

da La Stampa

Come sarà la scuola fra dieci anni? Qual è il modello pedagogico post Covid? Il mondo dell’istruzione – stravolto dalla pandemia e inghiottito dal dibattito su didattica a distanza o in presenza – tenta di guardare oltre. La sfida è immaginare la scuola che sarà, la scuola possibile. Proviamo a farlo dando parola a quattro protagonisti, pionieri nei loro rispettivi campi.

Le idee sono innovative: classi disomogenee ma con un massimo di venti studenti; laureati formati dalle Università per insegnare nella secondaria di primo e secondo grado; il giuramento dei docenti sul terzo articolo della Costituzione, quello sulla pari dignità dei cittadini.

Realtà o utopia? I quattro intervistati raccontano quello che già oggi fanno, ogni giorno, nella scuola e per la scuola. Illustrano i loro metodi pedagogici, raccontano la fatica e la gioia dell’apprendimento, le strategie a beneficio dell’inclusione. Una scuola viva, creativa, a misura di studente. Di ogni studente. 

Il “maestro d’ITALIA”

“Variare i linguaggi e curare gli spazi”

Franco Lorenzoni, pilastro del Movimento di Cooperazione Educativa, scrittore (l’ultimo libro è “I bambini ci guardano”, Sellerio) è il maestro dei maestri. Trent’anni nella scuola come insegnante a Giove, in Umbria, e come ideatore di Casa Cenci, centro di sperimentazione educativa ad Amelia.

Come la vorrebbe fra 10 anni?

«Nel 2021 festeggiamo i 50 anni del tempo pieno: fu attuato su richiesta. E così nelle grandi città del Nord e in parte al Centro circa l’80% degli alunni fa scuola anche nel pomeriggio, al Sud meno. In due terzi delle scuole italiane alla fine delle elementari ci sono bambini che hanno fatto un anno in meno di scuola. Pazzesco».

L’altra faccia, trascurata, dell’inclusione scolastica.

«La moltiplicazione dei linguaggi offre le migliori possibilità: se i bambini fanno teatro, musica, arte, sport studiano meglio matematica storia e grammatica».

Oltre al tempo pieno cosa serve?

«Classi disomogenee con massimo 20 studenti e cura degli spazi».

Quali qualità ha un buon insegnante?

«Dovremmo giurare sulla Costituzione. I nostri compiti sono riassunti nell’articolo 3: bisogna dare dignità, ovvero ascolto, a tutti. Se un bambino non è ascoltato non crede in sé stesso e non ha motivazioni per imparare. Dobbiamo rimuovere gli ostacoli e consentire agli studenti di riuscire». —

PREMIATO AL Teacher Award

“I prof uniti come un’equipe medica”

Quando inizia l’anno scolastico lui, prima di ogni altra cosa, vuole familiarizzare con i suoi studenti: il professor Daniele Manni dedica il primo mese alla costruzione dell’alleanza empatica. Senza occuparsi del programma ministeriale «lo stesso da almeno 10 anni».

Lei è il primo italiano vincitore del Global Teacher Award. Al “Galilei-Costa-Scarambone” di Lecce insegna informatica e imprenditorialità. Un modello vincente. Lo sarà anche fra 10 anni?

«La scuola vince quando il Collegio docenti si comporta come una equipe medica di Pediatria: quando arriva un piccolo paziente tutti assieme cercano di capire come aiutarlo. La scuola vince se è “studentocentrica”. Se a fine quadrimestre ci sono studenti con brutti voti abbiamo fallito».

Fiducia e reciprocità sono il suo credo.

«Io posso insegnare loro come creare una start up, come realizzare un sito Internet ma loro possono spiegarmi, ad esempio, cos’è la trap e il parkour. Non ne sapevo nulla: sono andato a un allenamento, ho applaudito un mio studente bravo in questo sport: si è rotto il paradigma di disinteresse per la scuola.

Cos’altro deve cambiare?«Va risolto l’annoso conflitto docenti-istituzione. Il ministero non lo sentiamo, e non da oggi, come qualcosa di nostro. Serve una proficua vicinanza». —

LA STUDIOSA del modello SEM

“Personalizziamo i percorsi di studio”

Dal 2015 Lara Milan è l’unica Specialist italiana in Gifted and Talent Education. Ha studiato all’Università del Connecticut. È l’ambasciatrice del modello Sem (Schoolwide Enrichment Model): il vangelo pedagogico adottato da 40 anni in molte scuole americane scritto da Joseph Renzulli ,vincitore del McGraw Prize. Il metodo consente di avere nella stessa aula gli studenti super brillanti e quelli che necessitano di più tempo e aiuto.

Cosa fa una Specialist in Gifted and Talented Education?

«Motiva e forma i docenti: in classe diventano talent scouts. Oltre all’insegnamento della loro materia costruiscono esperienze di apprendimento creative auto-selezionate dagli studenti per valorizzare i talenti di tutti».

In Italia ci sono già classi Sem?

«Sì, in una scuola media di Vicenza. A Varese è già nata la prima scuola Sem d’Italia, all’Istituto Salesiano “A.T. Maroni”».

È la scuola del futuro?

«Sì, la scuola che vorrei esistesse: si serve di strategie didattiche di differenziazione e di personalizzazione dei percorsi di studio».

Come cambia la vita scolastica?

«I docenti trasformano l’aula in “luogo per lo sviluppo” del talento e considerano gli studenti non più fruitori di conoscenza ma produttori creativi. Tutti i materiali sono open source, in inglese. Presto saranno pubblicati in una guida in italiano». —

la storica delle riforme

“Classi di 20 studenti e orari aumentati”

Alessandra Laurenti, docente di Storia e Filosofia, è coautrice del volume “La scuola italiana. Le riforme del sistema scolastico dal 1848 ad oggi” (Novalogos editrice) scritto con Fabrizio Dal Passo.

Quali riforme secondo lei hanno consentito di fare passi in avanti?

«Dalla riforma Berlinguer passando da quella Moratti fino ad oggi, esclusa la riforma Gelmini che ritengo disastrosa perché ha tolto soldi all’istruzione secondaria e universitaria, sulla carta ciascuna aveva un bel progetto».

Ma…

«Tutto si ferma con i decreti per attuare le riforme. Si deve decidere dei soldi e si finisce schiacciati nei compromessi politici. I buoni propositi si trasformano in progetti di Capodanno».

Per quali altri motivi la scuola è la nostra eterna Cenerentola?

«Mancano i percorsi universitari che preparano all’insegnamento, sono pochi i master universitari e si rivolgono solo a chi insegna nella primaria».

La sua riforma ideale?

«Non serve inventarsi nulla di nuovo: occorre far funzionare tutto quello che di buono è già stato scritto».

Se fosse lei a decidere cosa farebbe subito?

«Venti studenti in classe. Orario aumentato sul modello della scuola diffusa con attività pomeridiane, dalla musica agli sport. Poi, va completato l’operato della ministra Fedeli: laureati formati per medie e superiori». —

Se anche Azzolina ripudia la sua DAD

da La Stampa

Chiara Saraceno

«La Dad non funziona più». «Oggi è difficile per gli studenti capire perché non si riapre: hanno ragione, capisco le loro frustrazioni e le loro difficoltà. La scuola è un diritto costituzionale, se a me l’avessero tolta probabilmente non sarei qui». A formulare questi giudizi non sono i ragazzi, o i loro genitori e neppure gli insegnanti, ma la ministra dell’Istruzione. Per quanto si possa essere d’accordo nel merito, si tratta di una affermazione devastante se fatta da chi ha la responsabilità di far funzionare la scuola e di garantire il diritto costituzionale all’istruzione a tutti, in condizioni di parità, a prescindere dalle condizioni personali e familiari. Lungi dall’essere, come era nelle intenzioni, una manifestazione di solidarietà con gli studenti e le studentesse, è una dichiarazione di impotenza che lascia scoraggiati e senza interlocutore.

Nel conflitto tra ministra e presidenti di Regione si è raggiunto il punto forse più drammatico di una governance impazzita, in cui a perdere sono i cittadini, in questo caso in primis gli studenti, ma anche la ministra, la sua autorevolezza, credibilità, quindi in ultima istanza legittimità. Perché il governo della scuola spetta a lei. A lei spetta trovare accordi tra tutti i soggetti coinvolti direttamente e indirettamente nella scuola, ricostruendo la filiera delle dimensioni necessarie non solo a farla funzionare, ma a renderla accessibile. Una ricostruzione che era già mancata nella preparazione della riapertura a settembre, quando ci si era concentrati su spazi e banchi, ma si era ignorata la questione dei trasporti. E di nuovo ora, quando si erano immaginati, in contrasto con il parere dei presidi, slittamenti orari e turnazioni che avrebbero richiesto una radicale riorganizzazione della didattica, più insegnanti, oltre che della vita quotidiana delle studentesse e degli studenti. Certo le responsabilità di queste mancanze, di questi fallimenti, al netto dell’andamento pandemico, sono distribuite su più soggetti, non sono solo dalla ministra. Ma in ultima istanza è lei che deve risponderne, perché è lei la garante del diritto costituzionale all’istruzione, che è stato troppo a lungo trascurato in questo lungo anno, anche da lei.

La ministra ha dichiarato anche di essere preoccupata «per il deflagrare della dispersione scolastica». Fa bene ad esserlo. Perché la Dad non ha lo stesso impatto negativo su tutti i ragazzi e ragazze. Certo, sta deprivando tutti gli adolescenti del normale scambio e confronto che può avvenire solo nella quotidianità di relazioni faccia a faccia. Impone a tutti una dose di affaticamento aggiuntiva nel processo di apprendimento, tanto più, come succede troppo spesso, gli insegnanti non sono in grado di adattare il loro stile didattico non solo allo strumento digitale, ma al contesto di relazioni, di classi, solo virtuali. Ma per le e gli adolescenti più fragili, o in condizioni materiali disagiate quando non difficili, la Dad ha costituito e costituisce un aggravamento inaccettabile, per le cause note e già più volte discusse, anche su questo giornale. Non risulta tuttavia che dal ministero siano state promosse azioni sistematiche per contrastare i danni che si stavano provocando, al di là del finanziamento per qualche strumento informatico da dare in comodato. Non è stato fatto questa estate e neppure alla ripresa delle lezioni a settembre. I corsi di “riallineamento” sono stati per lo più lasciati da parte ben presto in ogni ordine di scuola, tra mancanza di insegnanti (che continua a permanere, con molte classi che tutt’oggi non hanno insegnanti in materie fondamentali) e interruzioni dovute all’esposizione al contagio. Nella secondaria superiora sono stati cancellati dalla messa in Dad totale a poche settimane dall’inizio delle lezioni, senza che si sia pensato di promuovere in modo sistematico forme di tutoraggio, costituzione di piccoli gruppi di prossimità, magari in spazi con connessioni internet stabili, per sostenere i ragazzi/e più fragili o con maggiori difficoltà, coinvolgendo l’università, le associazioni civiche e di terzo settore. Non vi è neppure un vero monitoraggio delle perdite di apprendimento e degli abbandoni, così come della qualità della didattica a distanza. Certo, non tutto dipende dalla ministra e dal ministero, molto può e deve essere fatto a livello delle singole scuole. Ma, di nuovo, dichiararsi preoccupata senza fare nulla è una dichiarazione di impotenza che un ministro non può permettersi senza delegittimarsi. —

Recovery, scovati altri 5 miliardi

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Il primo round si chiuderà (forse) stasera quando è in calendario il consiglio dei ministri chiamato a licenziare il Piano nazionale di Ripresa e Resilenza con il quale il governo italiano conta di impegnare i 207 miliardi del Recovery. Un cdm che però è appeso al filo delle tensioni interne alla maggioranza, arrivata a un passo dalla crisi. Ad aprire il fuoco erano stati i renziani, a partire proprio dal piano sul Recovery. Che dopo le integrazioni avvenute negli ultimi giorni, ha visto innalzare la quota per l’Istruzione: un tesoretto di 5 miliardi si aggiunge ai 10 miliardi previsti nella bozza iniziale e giudicati insufficienti, insieme ad altri capitoli come il turismo e la cultura, proprio da Italia Viva. Incrementata anche la quota per la ricerca, che passa a oltre 11 miliardi, dai 9 iniziali.

Si tratta della Missione 4, Istruzione e ricerca: 27,9 miliardi complessivi, grazie al riutilizzo di 1,83 miliardi de React-Eu e 2,6 di ex Pon.

La prima componente, «Potenziamento delle competenze e diritto allo studio», vede 9 miliardi allocati per l’accesso all’istruzione e la riduzione dei divari territoriali, un miliardo di questi andrà a finanziare un progetto per incrementare il tempo pieno in particolare al Sud. Altri 4,2 miliardi per le competenze Stem e le lingue, e 2,25 miliardi per rafforzare il canale dell’istruzione professionalizzante e gli Its.

La relazione che è stata predisposta per il confronto con le forze di maggioranza precisa: «Le linee portanti sul contrasto ai divari territoriali sono costituite da un forte investimento su asili nido, scuole di infanzia e sezioni primavera, potenziato per colmare il divario nei confronti dei paesi europei più avanzati, in particolare nel Mezzogiorno, insieme a interventi sulle scuole con maggiore incidenza di abbandono ed esiti educativi deboli, e finanziamenti per alloggi per studenti». Parallelamente si investirà nelle infrastrutture (cablaggio, laboratori, aule didattiche).

Infine, il Pnrr punta a una maggiore integrazione tra scuole superiori e università e il rafforzamento dell’istruzione professionalizzante rivolta al mondo del lavoro. «Appare opportuno a tal fine sviluppare ulteriormente gli investimenti e i progetti operativi all’interno di precise linee di riforma», si legge nella relazione governativa di sintesi. Italia Viva ha chiesto di poter conoscere i dettagli dei progetti.

Sul fronte della Ricerca, sono stati introdotti interventi per due miliardi volti al finanziamento del fondo del programma nazionale della ricerca, dei nuovi Prin, e del fondo per l’edilizia e le infrastrutture di ricerca, in particolare nel Mezzogiorno.

Una seconda direttrice si focalizza sul trasferimento tecnologico, incoraggiando – con partnership ed investimenti pubblici e privati – l’innovazione attraverso l’uso sistemico dei risultati della ricerca da parte del tessuto produttivo.

Sono contemplati, in quest’ambito, investimenti per il potenziamento di strutture di ricerca e la creazione di «reti nazionali» di R&S su alcune tecnologie abilitanti, la creazione di «ecosistemi dell’innovazione» attorno a «sistemi territoriali». L’ultima direttrice prevede interventi di sostegno all’innovazione nelle pmi attraverso dottorati innovativi e green. Le risorse complessive per questa componente sono pari a 10,7 miliardi, a cui si aggiungono i 500 milioni di ReactEu.

Superato lo scoglio del consiglio dei ministri, c’è poi il voto del parlamento

Il caos è generato dal governo Noi pronti alla mobilitazione

da ItaliaOggi

di Francesco Sinopoli* *segretario generale Flc-Cgil

I lavoratori della scuola, gli studenti e le loro famiglie vivono una situazione di grave disorientamento determinato dal caos istituzionale e organizzativo sulla riapertura delle attività didattiche.

Nei giorni scorsi come Flc-Cgil abbiamo mandato alcuni messaggi precisi: la situazione nelle scuole è arrivata al limite se non oltre; si faccia chiarezza sui dati dei contagi nelle scuole o si dica che non è possibile farlo; la responsabilità della confusione è in primo luogo del governo che ha adottato norme che consentono alle Regioni di intervenire persino sulla didattica; con le ordinanze regionali abbiamo avuto un primo assaggio dell’autonomia differenziata nella scuola che la Flc-Cgil considera il pericolo più grave per l’unità del nostro Paese e per il nostro sistema di istruzione; non siamo disponibili ad aperture indiscriminate delle scuole senza assolute garanzie di sicurezza e valide misure di prevenzione per la salute e l’incolumità di studenti e lavoratori.

Naturalmente l’elenco delle omissioni potrebbe andare avanti: i precari, le classi numerose, la mancanza di presidi sanitari nelle scuole, il trasporto scolastico dedicato soprattutto nelle scuole superiori.

Riteniamo indispensabili alcune scelte di fondo: il rinvio dell’apertura delle attività didattiche era e deve essere del governo nella sua collegialità senza delegare più nulla alle Regioni a causa dell’incapacità del governo stesso di decidere; occorre rendere prioritaria la vaccinazione del personale della scuola nell’ambito del «Piano strategico nazionale»; è necessario valorizzare l’autonomia delle istituzioni scolastiche a partire dalla constatazione che vi sono organi collegiali con la presenza anche dei genitori e, nella secondaria di II grado, degli studenti; occorre rivedere i protocolli di sicurezza sottoscritti con i sindacati. Riguardo al rinnovo contrattuale le risorse sono ancora insufficienti. Per la scuola parliamo di un aumento degli stipendi pari a 82 euro medi mensili lordi, ben lontano da quell’aumento a «tre cifre» da tempo promesso. È necessario intervenire con ulteriori risorse per la valorizzazione del personale, prevedere forme di defiscalizzazione di incrementi contrattuali e del salario accessori. Ma chiediamo interventi su temi di natura normativa in primis l’equiparazione in termini di diritti tra personale a tempo determinato e personale a tempo indeterminato.

È chiaro che in mancanza di risposte credibili e in tempi rapidi sarà mobilitazione.

Oltre il 70% dei docenti contrario a riaprire scuole e università

da ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Ben il 70,4% degli insegnati italiani, dal nido all’università, è contrario a ritornare a scuola fino a quando l’emergenza sanitaria da Covid-19 non sarà finita. Lo rivela l’indagine «La scuola in transizione: la prospettiva del corpo docente in tempo di Covid-19», condotta dall’Inapp (istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) a cui hanno partecipato 816 insegnati delle scuole di ogni ordine e grado, delle università e dell’Afam, pubbliche, paritarie e private, e che si inserisce in uno studio più ampio su «Il lavoro di uomini e donne in tempo di Covid: una prospettiva di genere» (www.inapp.org). Due docenti su 3 del campione sono favorevoli alla chiusure di scuole e università fino «a emergenza sanitaria rientrata». Ciò che è necessario è per l’82,4% degli insegnati avere uno standard unico per la didattica a distanza (Dad) con relativa formazione specifica dei docenti per ben il 91,2%. Gli insegnanti, poi, promuovono la Dad. Tanto che il 73,6% è pronto a continuare a usare la tecnologia anche nella didattica in presenza. Mentre il 46,5% vorrebbe proseguire a utilizzarla per attività come i colloqui con studenti, con genitori, i consigli di classe. Non solo. Dad promossa «come una giusta soluzione per fronteggiare il problema della pandemia», spiega Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp. «In pratica il sistema dell’istruzione, trovandosi nella burrasca del mare aperto dell’emergenza sanitaria, ha utilizzato la “scialuppa” della didattica a distanza per rientrare in un porto sicuro con tutto il proprio carico di lavoratori e studenti». A remare contro gli organici insufficienti, l’inadeguata dotazione strumentale, la scarsa padronanza dell’utilizzo dell’Ict da parte di docenti, con la maggior presenza di over 50 fra i Paesi Ocse (il 59% dalla primaria alle superiori) e con la percentuale più bassa di insegnati tra i 25 e i 34 anni (0,5%). Il 58,5%, però, pensa che la Dad abbia svecchiato la didattica e accorciato il digital divide nel corpo docente, il 52,2% riconosce che con la Dad alcuni studenti più isolati o taciturni o poco motivati si sono rivelati più partecipativi e coinvolti e il 32,1% che i propri alunni sono stati più solidale e collaborativi fra loro e più responsabili e solleciti con l’insegnante. Tuttavia, per il 30,2% gli studenti devono svolgere attività di recupero. Il carico di lavoro in Dad rispetto alla didattica tradizionale,poi, è diminuito per i docenti nei nidi, invariato per chi insegna in università ed aumentato negli altri ordini di scuola. Soprattutto alla primaria e alle medie per effetto della limitata autonomia degli allievi e della necessità di efficacia nella didattica.

Call veloce immissioni in ruolo: ci sarà anche nell’estate 2021 e interesserà docenti e DSGA

da OrizzonteScuola

Di Antonio Marchetta

L’innovativa procedura di assunzione in ruolo prevista per la prima volta nell’Estate del 2020, denominata “call veloce”, è prevista anche per le nuove immissioni del prossimo anno scolastico 2021/22?

Call veloce – Di che si tratta

Con il decreto n. 25 dell’8 giugno 2020 il Ministero dell’Istruzione diede avvio alla procedura di Immissione in ruolo in territori diversi da quelli di pertinenza delle graduatorie di appartenenza (c.d. “chiamata veloce”).

Questo inedito meccanismo di assunzione in ruolo è inserito all’ articolo 1 commi da 17 a 17septies del decreto legge 29 ottobre 2019 n 126 convertito con modificazioni dalla legge 20 dicembre 2019 n. 159; in concreto si tratta della procedura di chiamata per l’assunzione a tempo indeterminato di personale docente ed educativo sui posti che rimangono vacanti e disponibili in ciascun anno scolastico dopo le operazioni di assunzione a tempo indeterminato disposte ai sensi della normativa vigente

La “chiamata veloce”:

  • È rivolta al personale già inserito nelle graduatorie utili per le immissioni in ruolo (Graduatorie ad Esaurimento e Graduatorie di merito concorsuali) ma in altra Provincia o Regione rispetto a quella di inserimento delle medesime graduatorie;
  • È “aggiuntiva” rispetto alle ordinarie operazioni di assunzione a tempo indeterminato;
  • È utilizzata unicamente per coprire eventuali posti rimasti vacanti.

Chi può partecipare alla procedura?

Per l’anno scolastico 2020/21 hanno potuto presentare domanda tutti i docenti non di ruolo inseriti nelle seguenti graduatorie:

  • DDG 105/2016 Concorso ordinario scuola primaria e dell’infanzia;
  • DDG 106/2016 Concorso ordinario scuola secondaria di I e II grado;
  • DDG 107/2016 Concorso ordinario per i posti di sostegno;
  • DDG 85/2018 Concorso straordinario docenti scuola secondaria;
  • DDG 1546/2018 Concorso straordinario docenti scuola primaria e dell’infanzia;
  • Graduatorie ad esaurimento di ogni ordine e grado.

Cosa bisognava indicare nella domanda?

La regione scelta. Ed anche:

  • la provincia o le province di destinazione (della stessa regione);
  • i posti di interesse e le relative graduatorie di inserimento;
  • l’ordine di preferenza tra le province (se si esprimono più province);
  • l’ordine di preferenza tra i posti per i quali si partecipa (se si concorre per più classi di concorso o per più tipologie di posto).

Chi non può partecipare?

Sono esclusi dalla procedura i docenti già di ruolo o i docenti che saranno destinatari di proposte di assunzione a tempo indeterminato in ciascun anno scolastico di riferimento nella regione/provincia di inserimento.

Per quali posti si partecipa?

Si partecipa al termine delle ordinarie procedure di assunzione a tempo indeterminato sui posti che eventualmente rimarranno vacanti per mancanza di aspiranti dalle rispettive graduatorie (GAE e concorsi).

Quali sono i vincoli per chi ha accetteto l’assunzione in ruolo da call veloce?

Anche a chi sarà immesso in ruolo con tale procedura (sia dalle GAE che dalla graduatoria di qualunque concorso) si applicherà il comma 17-octies dell’articolo 1 del Decreto Scuola che prevede l’obbligo di permanenza di 5 anni nella scuola di titolarità, a decorrere dall’anno scolastico 2020-2021.

Ai sensi di tale articolo il docente, di qualunque ordine di scuola o grado di istruzione, assunto in ruolo a partire dall’a.s. 2020/21, anche solo giuridicamente, non potrà inoltrare richiesta per i successivi 4 anni di:

  • trasferimento provinciale e/o interprovinciale;
  • passaggio di cattedra e/o di ruolo provinciale e/o interprovinciale;
  • assegnazione provvisoria ed utilizzazioni provinciale e/o interprovinciale.

Dunque anche i docenti che dovessero venire assunti in ruolo tramite la chiamata veloce, per l’anno scolastico 2021/22, avranno il vincolo quinquennale di cui poco sopra.

Call Veloce: ci sarà anche la prossima Estate per le assunzioni in ruolo 2021/2022?

La risposta è constatabile dall’articolo 17 del Decreto Legge n. 126/2019 poi convertito nella Legge n. 159/2019:

“Al fine di ridurre il ricorso ai contratti a tempo determinato, a decorrere dall’anno scolastico 2020/2021, i posti del personale docente ed educativo rimasti vacanti e disponibili dopo le operazioni di immissione in ruolo disposte ai sensi del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 59, del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 96, e del presente articolo sono destinati alle immissioni in ruolo di cui ai commi da 17-bis a 17-septies”

La dicitura “A decorrere” senza una particolare scadenza indicata dalla medesima normativa, stabilisce che la procedura verrà probabilmente espletata ogni anno, a meno che nuove disposizioni vadano nella direzione contraria in futuro. Ma non vi è motivo, essendo una scelta totalmente svolta dai docenti su base volontaria. La stessa Ministra Azzolina, in alcune dichiarazioni di pochi mesi fa, lo aveva ritenuto uno strumento utile da ripetere negli anni a venire.

Decreto Ministeriale n.25 del 08 giugno 2020 (call veloce)

Call veloce DSGA

La call veloce interesserà, nell’estate del 2021 anche i DSGA inseriti nelle graduatorie del concorso 2018.

Il DL Agosto ha introdotto delle novità nelle modalità di reclutamento del personale DSGA. Dal prossimo anno scolastico anche per vincitori e idonei del concorso DSGA sarà possibile utilizzare un meccanismo simile a quello della chiamata veloce utilizzata questa estate per i docenti.

Ricordiamo altresì che con la legge di Bilancio 2021 è venuto meno il limite dell’assunzione entro il limite del 50% per gli idonei. Tutti coloro che hanno superato le prove del concorso 2018 potranno essere assunti.