Dati sul contagio COVID 19

Scuola: dati sul contagio COVID 19, Cgil e FLC scrivono ai ministri Azzolina e Speranza

Fracassi, Sinopoli: servono dati certificati sulla diffusione nel sistema scolastico

Roma, 21 gennaio 2021 – “Noi crediamo che la funzionalità delle scuole, in questa difficile situazione in cui sono messi a dura prova la professionalità del personale e il rapporto con gli alunni e le famiglie, passi attraverso la disponibilità dei dati relativi ai contagi dei singoli istituti e dei singoli territori, che consentirebbe una gestione razionale, calibrata e trasparente dell’attività educativa su tutto il territorio nazionale”. Con queste parole si apre la lettera inviata oggi dalla vice segretaria della Cgil Gianna Fracassi e dal segretario generale della FLC CGIL Francesco Sinopoli ai ministri dell’Istruzione e della Sanità, per avere dati certificati riguardo la diffusione del contagio in ambito scolastico.

“L’appello alla conoscenza di dati certi e consultabili – continua la lettera – viene anche da importanti esponenti della comunità scientifica, secondo i quali l’opportunità di salvaguardare l’equilibrio tra il diritto alla salute pubblica e il diritto all’istruzione per tutti non può che fondarsi sull’analisi di dati certificati. Privati di questi ultimi, e basandosi solo su casistiche empiriche e parziali, ci dicono gli scienziati, non è possibile alcun giudizio di merito sulla reale sicurezza in ambiente scolastico”.

Cgil e FLC chiedono dunque: “Che vengano messe in campo tutte le azioni necessarie per avere dati attendibili, eventualmente agendo anche su base campionaria. In più, è necessario verificare e fornire indicazioni sulle attuali disposizioni in tema di distanziamento personale che sono alla base dei protocolli di settore, alla luce delle varianti del virus che si stanno sviluppando. È forte il rischio – aggiungono-  che in  assenza di un impegno concreto e visibile su questi aspetti si amplieranno le divisioni tra Regioni e Governo, aumenteranno le conflittualità all’interno della comunità scolastica, si moltiplicheranno le contestazioni attorno a misure che appaiono opache e talvolta pericolosamente strumentali”.

“Solo con informazione e consapevolezza si eleva il livello della necessaria condivisione delle scelte che man mano vengono assunte, sia a livello centrale che a livello territoriale. Per quanto sopra esposto chiediamo un incontro urgente sui temi in oggetto”. Concludono.

Procida capitale della cultura 2022

Cuzzupi: Procida capitale della cultura 2022, un’occasione per la scuola

Quello che affascina della proposta vincitrice nell’assegnazione della Capitale italiana della cultura 2022 è ben racchiuso nel titolo dato al suo dossier: “Procida, la cultura non isola”. Un’idea che va oltre il limite geografico, pur fondamentale per bellezza e storia, e lancia un ponte verso il futuro e le nuove generazioni in nome di un valore assoluto e fondamentale quale quello della cultura”.

Ad affermarlo è Ornella Cuzzupi, Segretario Nazionale dell’UGL Scuola che plaude all’attribuzione sottolineando come questa può rappresentare un punto di partenza dopo mesi bui e terribili dovuti alla pandemia.

L’assegnazione a Procida è un riconoscimento, tra l’altro, anche dell’enorme potenziale culturale espresso dal Mezzogiorno e le sezioni del programma, indicative del lavoro che si intende svolgere, lasciano comprendere come sia opportuno il coinvolgimento del mondo della scuola”.

“A tal proposito – continua il Segretario Nazionale – con estremo piacere abbiamo preso atto che una sezione del Programma è dedicata a dar maggior forza alla comunità educante con sinergie e collaborazioni tra pubblico e privato. In tale ottica auspico che nella determinazione della programmazione sia dato spazio al confronto sul come improntare la didattica futura, anche alla luce delle esigenze e difficoltà evidenziate durante la Pandemia che speriamo per allora superata”.

Ornella Cuzzupi non nasconde, inoltre, la sua soddisfazione in merito al fatto che una piccola realtà, quasi un borgo, abbia ricevuto un riconoscimento di tale importanza: “L’isola di Procida è una perla poco conosciuta, dove storia e cultura si fondono in radici popolari le cui tradizioni ancora pulsano vive. Riuscire, in un tale contesto, a delineare una progettualità diversa, basata sulla condivisione e su processi sostenibili e di sviluppo culturale, non può che rivelarsi un andamento virtuoso utile a imprimere un’accelerazione, anche di stampo economico, al territorio.

Una possibilità, dunque, di riprendere, in modo più giusto e corretto, quel rapporto tra cultura e vita quotidiana che troppo spesso era stato relegato a superfluo e che, invece, la pandemia di questi mesi ne ha drammaticamente fatto intendere l’importanza.

Su tale aspetto l’istituzione scolasticaasserisce Cuzzupideve essere il motore principale sia per quanto riguarda l’insegnamento che per l’arricchimento delle relazioni interpersonali, un dato che siamo certi in Procida 2022 non mancherà”.

   Federazione Nazionale UGL Scuola

Il Segretario Nazionale
Ornella Cuzzupi

Tar Campania: in presenza anche quarta e quinta primaria

da Il Sole 24 Ore

di Cl. T.

Il Tar della Campania si è pronunciato sull’ordinanza relativa all’attività scolastica nella nostra regione, stabilendo l’adeguamento alle disposizioni nazionali per quanto riguarda la scuola Primaria. Si ricorda che la Regione aveva già consentito l’attività didattica in presenza fino alla terza classe elementare, cui si aggiungono ora anche la quarta e la quinta, a partire da domani, 21 gennaio 2021”.

La novità
È quanto si legge in una nota dell’Unità di crisi della Regione Campania. «Rimangono in vigore le disposizioni regionali relative alla scuola secondaria di primo grado, le cui attività in presenza restano pertanto sospese fino al 23 gennaio – si spiega – Per la Secondaria di secondo grado si deciderà, come previsto nell’ordinanza regionale, dopo il 23 gennaio alla luce delle verifiche dell’Unità di Crisi. A breve sarà emanata un’ordinanza che riassumerà l’insieme delle decisioni relative all’attività scolastica, coerenti con quanto stabilito. Sarà consentito ai sindaci e alle autorità sanitarie locali di assumere decisioni connesse ai contesti locali».

Liguria torna in classe lunedì
Novità anche per gli studenti liguri: torneranno in classe lunedì. È l’accordo trovato in udienza davanti al Tar tra regione Liguria e genitori e studenti che avevano presentato un ricorso tramite l’avvocato Gian Maria Laurenti col quale si chiedeva la sospensiva dell’ordinanza di chiusura delle scuole. La regione si è impegnata a non reiterare l’ordinanza, salvo nel caso in cui si dovesse tornare in zona rossa. La discussione nel merito del ricorso è rinviata al 10 febbraio davanti al collegio.

Nelle Marche presenza al 50% alle superiori dal 25
Via libera nelle Marche al ritorno alle lezioni in presenza alle superiori al 50%. La decisione dopo un la riunione di un tavolo tra la regione e il mondo della scuola, a cui hanno partecipato anche rappresentanti delle faniglie e degli studenti. È stata revocata la precedente ordinanza che prevedeva la Dad al 100% fino al 31 gennaio compreso e il presidente Francesco Acquaroli ne ha firmata una nuova, dove si raccomanda “fortemente” che la percentuale del 50% sia riferita «al numero degli alunni delle singole classi e non solo dell’intero istituto». Nel provvedimento si fa riferimento alla relazione istruttoria del dirigente del Servizio Sanità: «L’attuale situazione epidemiologica testimonia un tendenziale di progressivo, seppur lento miglioramento».


In Emilia Romagna superiori al 50% in presenza fino al 6 febbario

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

In Emilia-Romagna le scuole secondarie di secondo grado proseguiranno l’attività didattica in presenza al 50% almeno fino a sabato 6 febbraio, in attuazione di quanto definito dai piani operativi precedentemente predisposti dalle prefetture e secondo quanto previsto dalle disposizioni vigenti.

Il chiarimento dell’Usr
Lo chiarisce l’Ufficio scolastico regionale guidato da Stefano Versari, d’accordo col presidente di Regione, Stefano Bonaccini, e con la prefettura di Bologna. Una decisione definita «opportuna» in considerazione dell’andamento dell’epidemia del coronavirus e della valutazione di rischio ora considerato complessivamente «alto» in base ai dati forniti ieri all’Usr dalla Regione. Al momento, quindi, non si salirà al 75%; opzione prevista dalle attuali normative.

Atteggiamento di massima prudenza
Nello specifico, sottolinea l’Ufficio scolastico regionale, la valutazione alta del rischio tiene conto anche di indicatori «quali l’incremento dei focolai e la ricomparsa di focolai nelle strutture residenziali». Il parere tecnico della Regione indica che «solo il mantenimento rigoroso delle misure di mitigazione può contribuire ad evitare un rapido aumento del numero dei casi nelle prossime settimane». Anche il ritorno alla didattica in presenza al 50%, quindi, «deve rispondere al medesimo principio di rigorosa applicazione delle misure di sicurezza». L’invito che emerge dal dossier tecnico è di «osservare un atteggiamento di massima prudenza almeno fino a tutta la prima settimana di febbraio». Anche per non «inficiare» i possibili effetti positivi delle misure anti-Covid previste, conclude l’Usr.

Scuole, i governatori: Roma decida le regole, non può aprirle il Tar

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Tornano a casa gli studenti che avevano occupato le scuole; si attendono almeno due pronunciamenti del Tar in Veneto e Liguria sulle ordinanze dei governatori che avevano prolungato la chiusura delle superiori e non è ancora finito lo scontro tra governo e Regioni sulla scuola. Non fa chiarezza neppure il premier Giuseppe Conte quando dichiara: «Ci preoccupa la curva epidemiologica ma faremo di tutto, l’obiettivo è la didattica in presenza». I governatori chiedono al ministro della Salute Roberto Speranza una regola nazionale, un Dpcm sulla scuola che dia indicazioni su chiusure e riaperture, non sono soddisfatti del parere del Cts di domenica. Del resto negli ultimi giorni a decidere se si torna o no in classe sono stati i Tribunali amministrativi.

È Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e dell’Emilia-Romagna, a spiegare la decisione presa l’altra notte all’unanimità con i suoi colleghi: «C’è l’assoluta necessità di un chiarimento anche di natura normativa, che risolva questa situazione di incertezza che va a discapito di studenti, genitori e di chi nella scuola lavora».

«Il nostro interlocutore non è il Cts, ma resta il ministro», rincara il presidente del Veneto, Luca Zaia, che ha presentato una memoria al Tar contro i due ricorsi dei genitori per tornare in classe. Lui resta molto dubbioso sull’idea di riaprire in anticipo, come del resto il suo collega del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, che attacca: «Vogliamo chiarezza, perché in mezzo a una pandemia non si possono fare giochetti squallidi».

Annuncia la riapertura per la settimana prossima invece il presidente della Liguria Giovanni Toti: «Se non ci sarà una sentenza del Tar, la Regione ragionerà sui numeri, che credo ci consentiranno nella settimana ventura di riaprire la didattica in presenza almeno al 50% nelle secondarie superiori». Ce l’ha anche lui con il governo: «Non è un tema di trasporti, come dice qualcuno a cui piace fare polemiche su Facebook, è un tema di buonsenso».

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha chiesto fondi per la scuola nel decreto Ristori in preparazione: 250 milioni per corsi di recupero per gli studenti; supporto psicologico e corsie preferenziali per i tamponi per gli studenti e il personale scolastico.

Maturità 2021, Azzolina e l’ipotesi dell’esame light come lo scorso giugno

da Corriere della sera

Gianna Fregonara

Tornano in classe tra proteste e scioperi circa 650 mila studenti delle superiori di Piemonte, Emilia Romagna, Lazio e Molise, mentre resta incerta la situazione delle chiusure nelle altre regioni. Intanto al ministero dell’Istruzione è cominciata l’istruttoria per l’esame di Maturità.

Il grande orale

Entro la fine del mese, aveva promesso la ministra Lucia Azzolina, ci sarà la decisione. I tecnici stanno lavorando sull’ipotesi della maturità light dell’anno scorso: un grande orale, con la commissione interna, senza scritti né prove Invalsi come requisito di ammissione. E’ ancora incerto se gli studenti saranno tutti ammessi come lo scorso giugno. Il testo dell’ordinanza non è ancora pronto e dovrà essere discusso non solo con il Cspi ma anche con la maggioranza

L’emergenza

A convincere la ministra Azzolina che non si può fare una maturità normale neppure il prossimo giugno è la consapevolezza che anche questo è un anno di emergenza perché se anche si tornerà tutti in classe entro la fine del mese, i rischi di quarantene e altre chiusure sono reali, e soprattutto c’è disparità di ore in presenza tra le varie Regioni. Dunque si lavora sullo schema già sperimentato della maturità dell’emergenza

Maturità 2021, Azzolina: si terrà conto dell’anno in corso ma sarà esame completo e serio

da OrizzonteScuola

Di redazione

“Dobbiamo decidere a breve per dare certezze alle scuole e agli studenti e offrire un quadro chiaro”. Secondo quanto riporta Ansa, lo avrebbe detto la Ministra Lucia Azzolina intervenendo stasera alla riunione di maggioranza con gli esponenti delle commissioni di Camera e Senato.

La prossima Maturità “terrà conto dell’anno in corso ma dovrà essere comunque un esame completo, serio, capace di offrire un quadro adeguato delle competenze degli studenti”. “Nessuna decisione definitiva è ancora stata presa”, ha spiegato la Ministra.

Maturità 2021, Azzolina: non sarà light, ma un esame serio che terrà conto dell’anno in corso. A breve la decisione

da La Tecnica della Scuola

Sulla maturità 2021, anche se la strada sempre tracciata, nessuna decisione definitiva è ancora stata presa: lo ha fatto intendere la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, intervenendo, nella serata del 20 gennaio, alla riunione di maggioranza con gli esponenti delle commissioni competenti di Camera e Senato,

“Bisogna dare certezze”

Per quanto riguarda l’esame di Stato della secondaria di secondo grado, ha spiegato Azzolina, “dobbiamo decidere a breve” per “dare certezze” alle scuole e agli studenti e “offrire un quadro chiaro”.

Certamente, ha aggiunto, la prossima Maturità “terrà conto dell’anno in corso” ma dovrà essere comunque un esame “completo, serio, capace di offrire un quadro adeguato delle competenze degli studenti”.

Nessuno vuole sminuire le prove

Il ministero dell’Istruzione – riferisce l’agenzia Ansa – starebbe ascoltando, in questi giorni, le voci e le proposte di studenti, famiglie, associazioni dei docenti e sindacati di categoria.

Anche i parlamentari hanno manifestato la necessità di tenere conto del quadro che le scuole stanno vivendo, pure alla luce delle diverse ordinanze regionali, senza però sminuire il valore e l’importanza dell’esame.

Toccalini (Lega): Azzolina chiarisca

Nella stessa giornata, dopo alcune indiscrezioni della carta stampata, all’ora di pranzo il deputato della Lega Luca Toccalini, responsabile del dipartimento Giovani del partito, sullo stesso argomento aveva denunciato: “Ci risiamo, ancora una volta Parlamento e commissioni vengono scavalcati dal ministro Azzolina, questa volta sul tema maturità. Apprendiamo dagli organi di stampa ipotesi di modalità light, con le prove Invalsi e l’alternanza scuola lavoro che non saranno un requisito per poter svolgere l’esame”.

Il leghista aveva anche tenuto a ricordare: “Nei cassetti del ministero giace una mia interpellanza, depositata il 13 novembre 2020 sul tema, alla quale il ministro non ha ancora risposto. Chiediamo che venga immediatamente in commissione per fornire delucidazioni”.

Scuola digitale, ecco la piattaforma del Ministero per la formazione sulla DDI

da La Tecnica della Scuola

È on-line la nuova piattaforma del Ministero dell’Istruzione predisposta nell’ambito del programma di formazione del personale scolastico in servizio sulla didattica digitale integrata e la trasformazione digitale dell’organizzazione scolastica nell’ambito del Piano nazionale per la scuola digitale.

Si chiama “Formare al futuro” ed è raggiungibile al link: www.formarealfuturo.it.

Chi può iscriversi

Ai percorsi formativi può iscriversi il personale scolastico in servizio, quindi docenti, ma anche animatori digitali, personale amministrativo, direttori dei servizi generali amministrativi, dirigenti scolastici.

Per farlo, è necessario accedere alle pagine dedicate attivate dai poli formativi, e disponibili nell’area della piattaforma “Percorsi formativi” del portale.

In tale area è possibile conoscere i percorsi attivi, ordinati per data di inizio dei percorsi, l’archivio dei percorsi già realizzati, i materiali di alcuni corsi svolti, resi disponibili dalle scuole polo.

Corsi sulle competenze digitali

I docenti in servizio potranno acquisire le competenze digitali previste all’interno del quadro di riferimento europeo, DigCompEdu, al fine di poter conseguire un’adeguata preparazione su tutti campi di competenza necessari per la professionalità docente (Coinvolgimento e valorizzazione professionale, Risorse digitali, Pratiche di insegnamento e apprendimento, Valutazione dell’apprendimento, Valorizzazione delle potenzialità degli studenti, Favorire lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti).

Azzolina e Conte si sostengono a vicenda. Linea comune della riapertura scuole

da La Tecnica della Scuola

La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte continuano a sostenersi reciprocamente. La linea della riapertura scuole è tutta politica, come lo stesso Premier ha rivendicato nel suo discorso alla Camera in vista della fiducia.

E anche ieri, 19 gennaio, al Senato, il Premier ha ribadito la propria posizione sulla riapertura delle scuole: “Adesso stanno rientrando in classe gli alunni delle scuole superiori, sebbene la curva epidemiologica ci preoccupi, ma la scuola è di tutti, e dunque cercheremo di continuare a impegnarci per una didattica in presenza.”

Azzolina su Twitter

La Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ricambia il sostegno, e sui social, in merito al successo del Presidente prima alla Camera, poi al Senato, afferma:

La fiducia ottenuta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla Camera dei Deputati è un segnale importante. Perché in una fase così delicata per il Paese, a causa dell’emergenza sanitaria, la politica deve garantire serietà, stabilità e continuità.

Anche al Senato ieri hanno prevalso il buon senso e la necessità di dare risposte urgenti al Paese. Al lavoro senza sosta per studenti, famiglie e personale scolastico.

La Camera dei deputati

Intanto la Camera dei Deputati si è rimessa in moto proprio sull’argomento della riapertura delle scuola e sempre sui social dichiara:

E’ all’esame dell’Assemblea della Camera il D.L. 172/2020 (A.C. 2835-A) che detta disposizioni e misure di vario contenuto: esso è finalizzato a rafforzare le misure per il contenimento del contagio da Covid-19, nonché a disciplinare la progressiva ripresa dell’attività scolastica in presenza, a regolare la manifestazione del consenso al trattamento sanitario del vaccino anti Covid-19 per i soggetti incapaci ricoverati presso strutture sanitarie assistite, e a prevedere la concessione di un contributo a fondo perduto ai soggetti titolari di partita IVA che svolgono attività prevalente nei settori dei servizi di ristorazione.

Il provvedimento riproduce in parte le misure già previste dal D.L. n. 158/2020 per il periodo delle festività natalizie (A.C. 2812), e le disposizioni contenute nel D.L. n. 1/2021, decreti che vengono conseguentemente abrogati. Il decreto-legge si compone di 8 articoli e di un allegato.

Scuola in Chiaro, strumento utile per le iscrizioni all’a.s. 2021/22

da La Tecnica della Scuola

Tra poco meno di una settimana, esattamente entro le ore 20 del 25 gennaio 2021, scade il termine per compilare e trasmettere le domande di iscrizione alle classi prime dell’a.s. 2021/22.

Alle 12 di ieri, 19 gennaio, le domande già presentate erano già oltre 1 milione, ma manca ancora una parte di indecisi.

Per districarsi tra le varie offerte formative, anche quest’anno il Ministero ha predisposto “Scuola in Chiaro”, uno strumento a disposizione di studenti e famiglie.

Cos’è Scuola in Chiaro

Per la scelta della scuola, le famiglie hanno a disposizione l’applicazione Scuola in Chiaro in un’app, grazie alla quale, a partire da un QR Code dinamico associato ad ogni singola istituzione scolastica (e accessibile dal portale Scuola in Chiaro) viene data la possibilità di accedere alle principali informazioni sulla scuola e di raffrontare alcuni dati con quelli di altre scuole del territorio.

Come spiegato dal MI con nota 22907 del 10 dicembre 2020, il confronto non permette la redazione di classifiche tra le istituzioni scolastiche, bensì la comparazione di alcuni dati e informazioni sui servizi offerti già disponibili sul Portale Scuola in Chiaro o nel Portale unico dei dati (open data) relativi a più istituzioni scolastiche di interesse.

Per l’utilizzo dell’applicazione è necessario che l’utente sia preliminarmente fornito di una app per leggere i QR Code (sono disponibili app gratuite per i diversi sistemi operativi).

Nello specifico, tramite l’applicazione vengono fornite informazioni riguardanti i risultati scolastici, i risultati a distanza, le strutture scolastiche e, per le scuole che hanno utilizzato la piattaforma PTOF presente sul SIDI, anche informazioni sui progetti attivati nell’ambito dei Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO), sulle attività previste in relazione al Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD), sui servizi on line resi disponibili dalla scuola.

Inoltre, vengono prospettati i quadri orario inseriti nel sistema informativo (Gestione anno scolastico/Quadri orario) e che la scuola ha pubblicato nella sezione “Offerta formativa” della piattaforma PTOF.

Rientro a scuola: autonomia e libertà sono le chiavi per tornare in presenza

da Tuttoscuola

Gli studenti italiani delle superiori non stanno andando a scuola in presenza da troppi mesi, da molto più tempo rispetto altri Paesi Europei. Ogni volta le istituzioni promettono un rientro in sicurezza, ma poi si rimanda a seconda dell’andamento dell’epidemia o delle opinioni dei Governatori regionali. Come dire che le scuole sono lasciate in balia della virulenza del virus o dei disaccordi tra le istituzioni, non si è voluto o non si è riusciti a garantirne l’autonomia funzionale rispetto agli eventi esterni di tipo pandemico o burocratico.

Eppure, anche nelle giornate più infauste, hanno continuato a funzionare le istituzioni e le realtà ritenute necessarie come gli ospedali, i supermercati, varie aziende di servizi e prodotti indispensabili. Per queste realtà si sono trovate le soluzioni organizzative ed igieniche in grado di compensare i rischi per gli operatori con le necessità ineludibili. Se ne può dedurre che, forse, occorreva valutare meglio l’importanza dell’istruzione e il danno psicofisico conseguente in caso di chiusura. Le scuole dovevano rimanere comunque aperte, salvo chiusure momentanee in vista di una riapertura tempestiva e in maggior sicurezza.

Anche quanti hanno perseguito testardamente l’obiettivo della didattica in presenza non hanno raggiunto lo scopo, soprattutto per gravi fraintendimenti nell’individuare i mezzi e procedure adeguate, soprattutto non hanno avuto il coraggio di prendere di petti i tabù ideologici, culturali e corporativi che tengono in ostaggio da sempre le scuole italiane.

Hanno fatto affidamento agli ingenti investimenti economici, all’acquisto abbondante di  sussidi tecnologici e logistici, soprattutto all’illusione che si potesse, con disposizioni amministrative centralizzate, gestire efficacemente l’organizzazione di tutte le scuole italiane, che sappiamo quanto mai differenziate per la propria organizzazione, per  la posizione geografica o per i contesti socio-culturali in cui sono poste.

Si è fatto leva sulla quantità di risorse, la qualità dei sussidi, l’agibilità degli edifici, trascurando il dato più importante che la scuola non è un ufficio, né una struttura, ma è anzitutto comunità di allievi, docenti, genitori, solidali e responsabilizzati nel perseguire il miglior servizio educativo, possibile in data situazione specifica. Non si è avuto fiducia nelle persone, nella loro creatività e dedizione per il bene dei ragazzi e la speranza di futuro,  garantendo loro effettiva autonomia didattica, organizzativa e finanziaria, sancita da anni nelle leggi e trascurata anche questa volta nella pratica.

Uno spiraglio in favore dell’autonomia lo si poteva trovare nell’accenno fatto al Patto educativo di Comunità, che suggeriva la mobilitazione di tutte le realtà formative e istituzionali del territorio, ma è rimasto un auspicio senza seguito né il sostegno di adeguati interventi  economici e organizzativi. Nel Patto per la scuola vi sono affermazioni indubbiamente incoraggianti ed appropriate come le seguenti: “Per la più ampia realizzazione del servizio scolastico gli Enti locali, le istituzioni pubbliche e private variamente operanti sul territorio, le realtà del Terzo settore (Associazioni e Cooperative) e le scuole  (statali e paritarie), possono sottoscrivere PATTI EDUCATIVI di COMUNITA’ in una logica di massima adesione al principio di sussidiarietà e di corresponsabilità educativa… Tutte le componenti della Repubblica fortificano l’alleanza educativa, civile e sociale di cui le istituzioni scolastiche sono interpreti necessari, ma non unici… È altresì indispensabile una collaborazione di studenti, docenti  e famiglie, nel contesto di una responsabilità condivisa e collettiva. … Con il concretizzarsi nell’aggiornamento del “Patto Educativo di Corresponsabilità” ricalibrato in una forma maggiormente rispondente alle nuove esigenze culturali  di condivisione tra scuola e famiglia”.

Auspici, che sono destinati a rimane tali se non si ha il coraggio di affrontare i nemici storici e ostinati dell’autonomia delle scuole, che si annidano nella burocrazia, gelosa del proprio potere e nelle corporazioni, prigioniere nel conflitto tra l’interesse degli allievi e quello degli operatori, tutte insensibili nei riguardi della qualità del servizio e del futuro del Paese.

Sciopero scuola: accordo all’Aran. Obbligo di dichiarare l’eventuale adesione, però …

da Tuttoscuola

È definitivo l’accordo sulle “Norme di garanzia dei servizi pubblici essenziali e sulle procedure di raffreddamento e conciliazione in caso di sciopero”, definito dall’Aran e dai sindacati scuola dopo mesi di confronti e di rinvii a causa dell’emergenza sanitaria. Tra i tanti nodi da sciogliere vi era quello della facoltà da parte dei docenti di dichiarare la propria adesione allo sciopero. A causa della mancata dichiarazione, il servizio fino ad oggi veniva spesso sospeso nell’incertezza di assicurare il regolare svolgimento delle lezioni, determinando, conseguentemente, un effetto ultrattivo dello sciopero proclamato e molte volte non partecipato.

L’accordo prevede ora finalmente l’obbligo di dichiarazione individuale sull’intenzione di adesione allo sciopero scuola: sì, no o ni. Il docente o l’Ata deve dichiarare se aderire o meno allo sciopero, ma può anche affermare di non avere ancora maturato nessuna decisione in merito.

Per quest’ultimo caso si tratta francamente di una via di fuga davvero pilatesca che potrebbe essere adottata da molti e che rischierebbe, ancora una volta, di vanificare la necessità di chiarezza circa la regolarità di svolgimento delle lezioni.

Ci auguriamo di essere smentiti dai fatti, ma questa non scelta potrebbe essere utilizzata strumentalmente da chi tuttora ritiene che il diritto di non far sapere allo ‘Stato-padrone’ la propria posizione sullo sciopero sia pari al diritto costituzionalmente garantito di scioperare.

Di seguito il comma 4 che i dirigenti scolastici dovranno integralmente riportare nella richiesta di dichiarazione individuale circa l’eventuale adesione allo sciopero.

“In occasione di ogni sciopero, i dirigenti scolastici invitano in forma scritta, anche via e-mail, il personale a comunicare in forma scritta, anche via e-mail, entro il quarto giorno dalla comunicazione della proclamazione dello sciopero, la propria intenzione di aderire allo sciopero o di non aderirvi o di non aver ancora maturato alcuna decisione al riguardo. La dichiarazione di adesione fa fede ai fini della trattenuta sulla busta paga ed è irrevocabile, fermo restando quanto previsto al comma 6. A tal fine, i dirigenti scolastici riportano nella motivazione della comunicazione il testo integrale del presente comma”.

Nuovi modelli di PEI: tutto è perfettibile

da Tuttoscuola

Di Salvatore Nocera

La pubblicazione dei 9 documenti normativi concernenti i nuovi modelli di PEI in forma elettronica ispirati all’ICF, stanno determinando delle reazioni  che non esisterei a definire “manichee”. Infatti da più parti alcuni studiosi ed operatori della scuola li osannano come una grande conquista pedagogica epocale, altri come  IL CIIS, coordinamento italiano insegnanti specializzati, ne parlano malissimo, attaccando anche la F I S H, federazione per il superamento dell’handicap,  per averne dato una valutazione   prudente.(www.fishonlus.ii). Esaminiamo di seguito le accuse mosse, sostanzialmente consistenti nel fatto che i nuovi documenti prevedono che nel PEI possa essere previsto “l’esonero” parziale  per alcune ore dalla frequenza scolastica degli alunni con situazioni più complesse.

Addirittura si parla di ritorno alle classi speciali con l’uscita permanente dall’aula dell’alunno in coppia con il solo docente per il sostegno.

Ora, che vi siano ancora scuole comuni che, per impreparazione dei docenti e trascuratezza ed ignoranza di dirigenti scolastici possano realizzare tali prassi è possibile e vero; però da qualche caso conosciuto proprio perché è stato denunciato e quindi stigmatizzato e talora anche perseguito giudizialmente,  per pervenire a dire che si è tornati a 50 anni fa, molto ce ne corre.

E’ vero che Ianes e Canevaro in una loro ricerca di alcuni anni fa denunciavano che, mano a mano che si procede dal primo all’ultimo anno di scuole superiori si riduce il numero delle ore di presenza in classe degli alunni con disabilità più complesse. Ma questa è la conseguenza del fatto che è venuta meno la spinta propulsiva di 50 anni fa con cui ha avuto inizio il movimento irrefrenabile dell’”inserimento“, poi dell’”integrazione“ ed ora dell’”inclusione”, che è stato contrassegnato sino ad una ventina di anni fa dalla tenace  volontà inclusiva delle famiglie e degli insegnanti che sono stati fortemente formati per sostenere e migliorare questo processo innovativo di tutta la scuola.

Purtroppo dall’inizio del nuovo millennio si sono ridotte le risorse finanziarie per la scuola, sono cambiate le famiglie e gli operatori scolastici e i nuovi docenti curricolari non hanno avuto alcuna formazione iniziale sulle didattiche inclusive, delegando ai soli docenti per il sostegno la presa in carico dei progetti inclusivi. In più l’opinione pubblica, molto vigile durante i primi anni ’70, si è rivolta altrove, ritenendo che ormai, con l’ampia normativa e giurisprudenza  realizzatasi a favore dell’inclusione, non ci fossero più problemi.

Ma le associazioni hanno invece continuato a seguire la situazione, stimolando spesso l’Amministrazione scolastica e il Parlamento a migliorare la normativa. Questo è stato pure il caso dei nuovi modelli di PEI, previsti già nel decreto legislativo n. 66/17, alla cui formulazione la F I S H  ha pure  contribuito , anche se tutte le sue proposte non sono state accolte. Ecco perché abbiamo dato un giudizio prudente  approvando i contenuti introdotti, ma evidenziando ciò che ancora manca o  che non è ancora sufficientemente chiaro.

Pure Dario Ianes, docente all’Università di Bolzano ha espresso parere sostanzialmente favorevole (https://youtu.be/njK63NA0UeQ). Anche Raffaele Ciambrone, dirigente del Ministero dell’Istruzione e studioso della normativa, pur criticando gli estimatori acritici dell’impianto del modello ICF, ritiene che i nuovi PEI possano contribuire a migliorare la qualità dell’inclusione scolastica.

Di fronte a questi giudizi prudenti, come quelli della F I S H,  dico dunque che è opportuno non essere “manichei”. Ciò anche perché l’art. 21 del decreto interministeriale n. 182 del 2020 stabilisce che entro giugno, su segnalazione di chiunque, il Ministero dell’Istruzione potrà apportare modifiche ai nuovi modelli di PEI e alle Linee guida trasmessi con lo stesso.

Quel pasticcio del nuovo CSPI

da Tuttoscuola

Difficile capire se la nuova e inedita composizione del CSPI (metà da eleggere nei prossimi mesi e metà appena designata) sia soltanto il frutto di un astratto zelo burocratico o, come sostengono alcune voci maliziose, nasconda piuttosto l’intenzione di imbrigliare il funzionamento del massimo organo consultivo nazionale della scuola che, nonostante in questi anni abbia lavorato certamente bene, probabilmente ha anche disturbato con taluni suoi pareri non graditi le azioni del “palazzo”.

Se, come crediamo, la seconda ipotesi doveva ritenersi destituita di fondamento, dopo la seduta di insediamento dell’11 gennaio, nella seduta dello scorso 18 gennaio, sarebbe stato logico procedere regolarmente all’elezione del presidente, confermando al vertice del CSPI Francesco Scrima, nei cui confronti vi è stato un pressoché unanime apprezzamento lunedì scorso nel corso della seduta di insediamento. Ma l’elezione non c’è stata e, pertanto, tutti i dubbi permangono.

La mancata elezione ha anche creato, a quanto sembra, una certa irritazione di Scrima che ne ha chiesto ragione al Gabinetto del ministro che aveva disposto l’odg della seduta senza includere tra gli argomenti da trattare anche l’elezione del presidente.

Inoltre, secondo Scrima, il Consiglio non sarebbe in grado di funzionare e di esprimere pareri in assenza dei nuovi organi di governo.

La risposta del Gabinetto ha sostanzialmente respinto le richieste e le tesi di Scrima, avvalendosi della consulenza dell’Ufficio legislativo dello stesso ministero che, in proposito, ha ritenuto regolare il funzionamento del CSPI anche in mancanza degli organi di governo e del presidente.

Scrima, come consigliere anziano, potrà coordinare i lavori del Consiglio come facente funzione, in attesa dell’elezione degli organi interni e della formazione delle commissioni permanenti.

Secondo l’Ufficio legislativo il CSPI può funzionare in plenaria sui provvedimenti urgenti, anche senza avvalersi della fase istruttoria di competenza dei suoi organi interni.

Quello che opererà nei prossimi mesi sarà, dunque, un CSPI un po’ azzoppato che, appena sarà nel pieno della sua operatività, dovrà ricominciare tutto da capo (elezione del presidente, costituzione delle commissioni, ecc.) come nel gioco dell’oca, perché metà dei suoi componenti saranno sostituiti da nuovi eletti entro la fine del prossimo agosto.

Il disallineamento della componente elettiva e di quella designata rischia concretamente di compromettere la funzionalità del CSPI.

Sulle criticità che avvolgono il CSPI c’è anche la data dello svolgimento delle elezioni per il suo rinnovo. Un’ordinanza ministeriale ha fissato per il prossimo 13 aprile, contro la quale la segretaria della Cisl scuola, Maddalena Gissi, ha avuto parole di fuoco, parlando di decisione “insensata” e affermando che, se voluta, “saremmo a un livello di incoscienza difficilmente immaginabile”.