Anche le aquile prima o poi…
di Maurizio Tiriticco
…perdono le penne! E quando in effetti non sono aquile, ma credono solo di esserlo, allora la loro perdita mette a nudo un corpicino abbastanza mal messo! E questa potrebbe essere una metafora circa la meteora Trump! Apparso dal tutto/nulla delle sue ricchezze e dei suoi grattacieli, a questo tutto/nulla è tornato, confortato però dalla bella Melania, sempre elegante, bella e sorridente, ma sempre zitta, come si conviene alla moglie di un uomo che alla sua donna chiede solo di essere, appunto, tanto bella quanto silente! La meteora Trump! Perché di fatto le meteore non rispettano alcuna disciplina nell’immenso universo! Come invece fanno i pianeti, almeno quelli del sistema solare, tutti ubbidienti alle loro orbite, ai loro millenari girotondi intorni alla Grande Stella della nostra porzione di universo, il Sole. Ed è così che poi le meteore invece, vanagloriose, piene di sé ed assolutamente indisciplinate, prima o poi diventano… per le sacre scritture comete che segnano la via per raggiungere la grotta dove è nato Nostro Signore… ma per i nostri occhi semplici stelle cadenti… ma non diciamolo agli astronomi, che forse ci boccerebbero! E poi? Ricordi di scuola: “Dieci agosto”! Ecco l’incipit:“San Lorenzo, lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla”. Ed ecco l’excipit: “E tu, Cielo, dall’alto dei monti sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del male!”.
Torniamo a noi! Ricordiamolo: il Trump è stato eletto da tanti cittadini americani ed oggi altrettanti cittadini americani soffrono della caduta del loro idolo e sembra che attendano da lui solo un cenno per dare nuovamente l’assalto alla Casa Bianca, che già hanno sporcato, per la prima volta in secoli di storia americana. Penso di non avere un’alta considerazione del cittadino medio statunitense: forse è solo una cattiva intuizione, indubbiamente non confortata da prove! Comunque, ogni tanto ci azzecco! E aggiungo: mi sembra che il popolo americano, o meglio, statunitense, soffra di una sorta di dispersione – se si può dir così – geografica e storica. In effetti gli USA costituiscono quasi un continente; ed hanno conosciuto sul loro vasto territorio ben due guerre, prima la Guerra d’Indipendenza e poi la Guerra civile. Per non dire poi che gli “abitanti” che c’erano prima, i nativi, in effetti sono stati in larga misura ammazzati oppure ammucchiati nelle “riserve”, una sorta di campi di concentramento, e purtroppo ancora aperti. Il web mi dice che le riserve indiane sono 326 e che ciascuna è associata ad un particolare Stato. E mi dice anche che non tutte le 567 tribù riconosciute hanno una riserva. Per non dire poi della popolazione nera, lontana nipote di schiavi rapiti dalle loro terre africane per raccogliere cotone. Il web mi dice che alla metà del XIX secolo la cintura del cotone si estendeva dalMaryland al Texas orientale. Che la produzione di cotone più intensiva avveniva in Georgia, Tennessee,Alabama, e Mississippi, nonché in parte di Florida,Louisiana e Texas. E che l’alta produttività dipendeva dal sistema delle piantagioni e, soprattutto, dalloschiavismo, combinati con la fertilità del terreno, e da un clima più che favorevole. Paesi del Sud degli Stati Uniti di un Nordamerica che nel loro insieme si estendono per circa un milione di kmq, dall’Atlantico al Pacifico.
Se poi pensiamo alla bandiera USA, le 50 stelle rappresentano i cinquanta stati federati e le 13 strisce le tredici colonie originarie. Ma tutto a celebrazione dell’uomo bianco! Dei nativi nulla! Ignoti! Eppure quella bandiera viene comunemente chiamata Stars and Stripes o meno comunemente Old Glory. Ma sempre a gloria dell’uomo bianco! Mi sembra anche che le città degli USA siano tutte eguali, nella loro planimetria e nei loro edifici, prive anche di monumenti che vengano da lontano a testimoniare e a certificare uno spessore storico. Che i cittadini USA non possono vantare. Noi romani, ad esempio possiamo vantare un Colosseo, un San Pietro, un Palazzo Madama e mille altri “oggetti” che sono la spina dorsale del nostro passato e del nostro presente. E così è per tutte le nostre città. Castel dell’Ovo o Santa Chiara sono una “cosa”, il Cenacolo un’altra “cosa”, per non dire della Torre di Pisa o della Laguna di Venezia o dei trulli di Alberobello. Chi nasce qui, in Italia, beve cultura, anche se, al limite, non va a scuola. Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Palermo sono tutte diverse per storia e per testimonianze di un passato che viene da lontano. Lo stesso accade per tutti i Paesi europei. Invece non è così per centinaia di città statunitensi, quelle disperse per tutti i cinquanta Stati che compongono gli USA. Un nuovo nato negli USA, che nasca a San Francisco o a New York, non può avvertire, crescendo, quelle differenze che distinguono con estrema chiarezza un bambino nato a Londra, o a Lisbona, o ad Atene o a Palermo.
Concludendo, penso che noi in Italia, o in altri Paesi europei, oggi, un Trump non lo potremmo esprimere. Là invece, milioni di americani prima lo hanno eletto ed ora se lo coccolano, in attesa di chissà quale palingenesi. Però non mi si venga a dire che qui in Europa non siamo affatto da meno. In effetti, abbiamo espresso il fascismo ed il nazismo! Perché questa è tutta un’altra storia. Che non si può liquidare in qualche battuta. Comunque, si è trattato di una malattia che abbiamo riconosciuta, combattuta e sconfitta! Invece, i sostenitori di Trump sono tanti e, forse, stanno pure pensando a una rivincita! Anche se gli anticorpi di una grande democrazia sono presenti ed attivi! E la coppia Biden/Kamala è una promessa ed una garanzia!
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