Diseguaglianze tra i banchi Un nuovo patto per i diritti

da la Repubblica

Chiara Saraceno

L’istruzione è lo strumento fondamentale per consentire lo sviluppo delle capacità e contrastare le disuguaglianze dovute all’origine sociale. Per questo è un diritto costituzionalmente garantito.

Eppure in Italia essa non è offerta non solo nella stessa qualità, ma neppure nella stessa quantità a tutte le bambine/i e adolescenti, a partire dai primi anni di vita. I nidi a finanziamento pubblico sono scarsi e distribuiti in modo fortemente differenziato a livello territoriale. Stanti i criteri di accesso, e i costi dei nidi privati, la larga maggioranza dei bambini che frequenta un nido ha genitori con buon livello di istruzione, reddito medio alto e madre occupata, anche se non ci sono abbastanza posti neppure per loro. Sono di fatto esclusi i bambini di famiglie in condizione più modesta, tanto più se vivono nel Mezzogiorno. La scuola dell’infanzia è frequentata da oltre il 90% dei bambini/e sopra i tre anni. Ma per un bambino su dieci essa è disponibile solo a tempo parziale, di nuovo con grandi differenze territoriali che svantaggiano i bambini che vivono nel Mezzogiorno. Le disuguaglianze proseguono nella scuola primaria, dove due terzi degli studenti non hanno il tempo pieno, cumulando un anno di scuola in meno rispetto ai loro coetanei che invece ne fruiscono.

Ancora una volta, questo svantaggio si concentra al Sud e nelle aree interne, là dove maggiore è la dispersione scolastica e la presenza di famiglie in condizione di disagio economico. Infine, solo il 13% degli studenti della secondaria di primo grado ha accesso al tempo prolungato. Al termine della scuola dell’obbligo, una parte significativa di bambine/i accumula così un grandissimo svantaggio educativo, a causa non solo delle circostanze familiari e sociali, ma delle stesse politiche pubbliche dell’istruzione. I due miliardi di spesa che, con la motivazione del calo demografico, le previsioni di bilancio per i prossimi anni pongono in riduzione dovrebbero invece essere usati per iniziare a ridurre queste disuguaglianze.

Rafforzamento dei diritti educativi e contrasto alle disuguaglianze sono i due obiettivi delle proposte delle 10 reti che raccolgono centinaia di associazioni professionali, civiche, di terzo settore, sindacati e convergono nella sovra-rete educAzioni: forte ampliamento dell’offerta di nidi a finanziamento pubblico e loro gratuità, a partire dalle aree più sguarnite; generalizzazione del tempo pieno (e del servizio mensa) nelle scuola dell’infanzia e primaria e, in modo flessibile, in quella secondaria di primo grado; promozione dovunque dei patti educativi territoriali per sostenere la scuola nel suo compito di contrasto alle disuguaglianze.

Nidi e tempo pieno per pochi L’Italia della scuola divisa in due

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA — Ora che i soldi europei sono stati annunciati — meglio, già inseriti in capitoli di spesa dei ministeri — la società civile apre il dibattito su come spenderli. E la multiassociazione educAzioni chiede di investire 12 miliardi di euro sul sistema integrato educazione-istruzione (è la scuola dell’infanzia) e il primo ciclo di studi (primarie e medie).

Il Recovery Fund destinerà all’istruzione, con un incremento voluto recentemente dal governo Conte, 20,95 miliardi per i prossimi cinque anni: 16,72 miliardi andranno sul potenziamento della didattica e il diritto allo studio. Negli scorsi giorni il ministero guidato da Lucia Azzolina ha reso pubblico, quindi, un Atto di indirizzo per il 2021 con dieci punti che, al paragrafo sei, prevedono «più risorse per il segmento 0-3 anni e i Poli per l’infanzia». Senza indicazioni di dettaglio, per ora, né risorse assegnate.

EducAzioni, dieci associazioni nazionali più una rete di sindacati e Ordini professionali, ha voluto ricordare i deficit profondi nel mondo della prima scolarità e dare indicazioni sull’utilizzo dei soldi del Recovery a partire da quest’anno (dal 2028 metà delle risorse europee extra dovremo iniziare a restituirle). Questa mattina alle 10 la proposta forte diventerà dibattito in un’assemblea pubblica in diretta Facebook.

«La cifra complessiva è ancora insufficiente rispetto alla gravità di una situazione con gravi distanze territoriali e sociali», è l’esordio del lavoro introduttivo. In particolare, «è vero che è stato previsto un miliardo per il potenziamento delle scuole dell’infanzia e delle sezioni primavera» e si è portato a 3,6 miliardi il finanziamento destinato ad aumentare l’offerta di asili nido, ma è necessario verificare lo stato delle cose regione per regione. Oggi, dice il lavoro, solo un bambino su quattro frequenta una struttura 0-3 anni: il 28 per cento in Trentino, Valle D’Aosta ed Emilia Romagna, il 5,7 per cento in Sicilia, il 3,9 in Campania, il 2,2 in Calabria. La spaccatura Nord-Sud resta grave e immutata. Nessun territorio, peraltro, raggiunge l’obiettivo europeo (datato 2020): una copertura per i nidi al 33 per cento e per l’infanzia al 95 per cento. Per fare questo servono: 4,8 miliardi subito e, quindi, 2,7 miliardi l’anno. Per rendere il servizio totalmente gratuito, ora lo è solo nel pubblico, e generalizzare il tempo pieno c’è bisogno, ancora, di oltre 1,4 miliardi l’anno. Se, continua la proposta, si allargano tempo pieno e mense anche nelle scuole elementari e nelle medie inferiori l’intervento richiede altri 3,1 miliardi. Più i soldi per la formazione dei docenti. Nel complesso, siamo a 12 miliardi di euro, che rappresenta la metà dell’intero investimento sull’istruzione. «È una spesa di grande rilevanza, va considerata un vero e proprio investimento sui primi anni di vita che creerà posti di lavoro qualificati».

Due miliardi potrebbero rientrare attraverso le minori uscite per il calo demografico. Secondo EducAzioni, che vede al suo interno l’Alleanza per la famiglia e Asvis, piccole organizzazioni come Saltamuri e Senzazaino, c’è poi una questione di scelta dei cicli scolastici che va orientata: l’intervento per la riduzione dei divari territoriali della scuola secondaria di primo e secondo grado va spostato sulla primaria. «Le elementari sono il settore dove si mettono a fuoco i segnali predittivi delle possibili forme di abbandono ». Questo contropiano dal basso chiede di puntare, infine, su delicato transito dalle medie (dove il 12 per cento degli iscritti è straniero e il 5,6 per cento ha disturbi specifici) alle superiori.

Inclusione, nuovo PEI e rischio meno insegnanti di sostegno: la risposta del Ministero

da OrizzonteScuola

Di redazione

Primo incontro al Ministero, in cui l’Amministrazione ha illustrato ai sindacati il Decreto Interministeriale 182 del 29 dicembre 2020 sulle “Modalità per l’assegnazione delle misure di sostegno e nuovo modello di PEI”.

Il decreto è corredato di apposite Linee guida e comprende i quattro nuovi modelli di PEI (per la scuola dell’infanziaprimariasecondaria di primo e secondo grado), la scheda per l’individuazione del bisogno di supporto per l’alunno, nonché una tabella per l’individuazione dei fabbisogni di risorse professionali per il sostegno e l’assistenza.

Perché il rischio di una riduzione del numero degli insegnanti di sostegno

Ne avevamo già parlato nell’articolo  Nuovo PEI, cambia modalità assegnazione ore sostegno. Si ridurrà numero insegnanti, problemi precariato

in cui si metteva in evidenza che

Nel Decreto interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020, viene apportata una modifica dei parametri per l’assegnazione delle ore di sostegno agli alunni con disabilità, che non viene più fatta prendendo in considerazione la condizione di gravità dell’alunno ma attraverso il “debito di funzionamento” (rilevato a fine anno rispetto alle abilità e competenze acquisite) per dedurne automaticamente un certo numero di ore di sostegno didattico o di assistenza per l’autonomia e la comunicazione.

L’art. 15 del suddetto decreto ribadisce che il GLO, propone il fabbisogno di ore di sostegno per l’anno successivo, motivando adeguatamente la richiesta, ciò dopo aver valutato il Profilo di funzionamento e il suo eventuale aggiornamento così come tutte quelle procedure relative all’organizzazione delle attività di sostegno didattico e delle osservazioni sistematiche.
Al citato decreto sono inclusi, l’allegato C con la segnalazione del relativo “Debito di funzionamento” e l’allegato C “1” Tabella Fabbisogno Risorse professionali per il sostegno didattico e l’assistenza.

Allegato C “Debito di funzionamento”

Allegato C “1” Tabella Fabbisogno Risorse professionali per il sostegno didattico e l’assistenza

Il rischio di “nuovi e devastanti tagli al personale” è stato messo in rilievo, nel corso della riunione, dal sindacato FLCGIL, che precisa “Intravediamo in questo meccanismo il rischio di assegnazione al ribasso dei docenti di sostegno e di conseguente penalizzazione dei processi di inclusione“.

“L’Amministrazione – riferisce la FLCGIL – ha specificato che il Decreto non avrà ricadute immediate sugli organici e che, comunque, si tratta di un tema su cui la Direzione dello studente  non ha competenze specifiche”.

Anche la UIL ha puntualizzato  “Dietro un linguaggio forbito si nasconde il taglio degli organici in un settore che rappresenta il fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo, riducendo così il diritto allo studio di questi ragazzi. La chiave di lettura vera la troviamo all’interno della relazione tecnica alla legge di bilancio dove da una parte si sbandierano 25.000 nomine in ruolo per i prossimi tre anni ma nello stesso tempo non si dice che avremo una riduzione in organico di diritto da subito di 1.800 posti e in futuro una riduzione di ulteriori 5.000 posti l’anno.
Tutto questo porterà ad un risparmio per l’amministrazione di 180 milioni l’anno sulla pelle dei ragazzi con disabilità e delle loro famiglie.”

Webinar Ministero

Ricordiamo che martedì 26 gennaio alle ore 18.30 il Ministero terrà il primo webinar  su “I nuovi modelli PEI e le modalità di assegnazione delle misure di sostegno” con l’intervento della Ministra Azzolina. Canale YouTube del MI https://aka.ms/InclusionePEI

Supplenze 2020/21 sono 207mila e l’avente diritto spesso arriva a gennaio, a ridosso degli scrutini

da OrizzonteScuola

Di redazione

Quali sono i diritti di un’insegnante precaria che a gennaio si scopre essere il non “avente diritto” sul posto che finora ha occupato, regolarmente chiamata da graduatoria, in attesa che l’Amministrazione sciogliesse la matassa delle GPS. Questo è quanto accaduto in alcune province.

La riflessione di una docente precaria

Valentina Borghi – Sono un’insegnante precaria, l’ennesima, che lotta tutti i giorni per il proprio sogno. Voglio condividere la mia storia, perché so di parlare per molti. A cinque anni dalla laurea non ho la possibilità di abilitarmi. Le mie esperienze di insegnante in Francia e a Pechino non fanno punti in graduatoria, per questo il mio nome in quella lista è sempre troppo in basso. A Ottobre ho iniziato un bel percorso in una scuola di I grado in provincia di Roma vivendo ogni giorno nella paura di trovarmi disoccupata. Oggi quel giorno è arrivato. Questo perché sono su un posto “avente diritto”. Stando alla graduatoria, c’è sempre qualcuno che potrebbe avere più diritti di me. Ma, arrivati a fine gennaio, con gli scrutini alle porte, che significato vogliamo dare alle parole “avente diritto”? Ne ha più chi sta un punto più alto in graduatoria o chi ha costruito da zero un percorso didattico e instaurato un bel rapporto con le classi? E che diritto hanno i ragazzi a cambiare insegnante a metà anno, soprattutto quest’anno? Si parla tanto di continuità, ma poi questa non viene rispettata dal sistema scolastico stesso, che non fa nulla per tutelarla. Sono giovane e sono già demoralizzata. Non vedo rispetto per il nostro lavoro, il nostro ruolo, per i ragazzi e il loro futuro. E per i nostri diritti, anche di chi, come me, sembra non averne.

Supplenze: un anno da dimenticare

Un anno difficile per le supplenze. A tirare le somme è il sindacato FLCGIL, che la riassume in una tabella

Posti non assegnati durante le immissioni in ruolo 65.514 (quindi supplenze al 31 agosto)
Cattedre in deroga su sostegno 77.600
Organico di fatto 14.142
Organico Covid 40.000 (stima basata sulle risorse stanziate)
Totale: 2017. 256

I posti non assegnati durante le immissioni in ruolo 2020/21, essendo vacanti e disponibili, sono stati assegnati con supplenza al 31 agosto.
I posti su organico di fatto e in deroga su sostegno costituiscono supplenze al 30 giugno
I posti di organico Covid sono supplenze temporanee, max ultimo giorno di lezione nella singola regione

Iscrizioni scuola, il contributo è volontario e le famiglie devono esserne informate

da La Tecnica della Scuola

Come ogni anno, in periodo di iscrizioni, si torna a parlare del contributo volontario.

Come segnalato dai COBAS – Comitati di Base della Scuola Salerno, anche quest’anno infatti le famiglie sono alle prese con le richieste dei  contributi scolastici, “una prassi ormai sfacciatamente diffusa nelle Scuole di ogni ordine e grado, contributi che sono volontari, ma resi  velatamente o palesemente  obbligatori utilizzando metodi di  richiesta  che contrastano con la normativa vigente“.

Ci sono istituti che addirittura vincolano l’accettazione dell’iscrizione al versamento di somme anche piuttosto consistenti, si parla anche di centinaia di euro, non specificando che trattasi di un’erogazione liberale e pertanto non obbligatoria.

Facciamo a questo punto un po’ di chiarezza.

I contributi sono volontari

Come ribadito anche dalla circolare annuale sulle iscrizioni, i contributi scolastici delle famiglie sono assolutamente volontari e distinti dalle tasse scolastiche che, al contrario, sono obbligatorie, con l’eccezione dei casi di esonero.

Ricordiamo in proposito che il principio dell’obbligatorietà e gratuità dell’istruzione, previsto dall’articolo 34 della Costituzione, è stato esteso dall’attuale normativa fino a ricomprendere i primi tre anni dell’istruzione secondaria superiore. In tutte le istituzioni scolastiche statali, pertanto, la frequenza della scuola dell’obbligo non può che essere gratuita, mentre, per le sole classi 4° e 5° della scuola secondaria di secondo grado, fatti salvi i casi di esonero, essa è subordinata esclusivamente al pagamento delle tasse scolastiche erariali.

Il Ministero ha anche evidenziato che nessuna ulteriore capacità impositiva viene riconosciuta dall’ordinamento a favore delle istituzioni scolastiche, i cui consigli di istituto, pur potendo deliberare la richiesta alle famiglie di contributi di natura volontaria, non trovano però in nessuna norma la fonte di un vero e proprio potere di imposizione che legittimi la pretesa di un versamento obbligatorio di tali contributi. A tal proposito, non si può che richiamare l’articolo 23 della Costituzione, ai sensi del quale “nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”.

Informazioni alle famiglie

Le famiglie dovranno essere preventivamente informate sulla destinazione dei contributi in modo da poter conoscere le attività che saranno finanziate con gli stessi, in coerenza con il Piano Triennale dell’Offerta Formativa.

In proposito il Ministero richiama due note ministeriali del 2012 e 2013, con le quali erano già state fornite alcune indicazioni in merito.

Il contributo non potrà riguardare lo svolgimento di attività curricolari, fermo restando, ovviamente, l’obbligo di rimborsare alla scuola alcune spese sostenute per conto delle famiglie stesse, come, ad esempio, quelle per la stipula del contratto di assicurazione individuale per gli infortuni e la responsabilità civile degli alunni, o quelle per i libretti delle assenze o per le gite scolastiche.

Le risorse raccolte con contributi volontari delle famiglie devono essere indirizzate esclusivamente ad interventi di ampliamento dell’offerta culturale e formativa e non ad attività di funzionamento ordinario e amministrativo che hanno una ricaduta soltanto indiretta sull’azione educativa rivolta agli studenti.

All’atto del versamento, poi, le famiglie vanno sempre informate in ordine alla possibilità di avvalersi della detrazione fiscale.

Che fine hanno fatto i contributi del 2019/2020?

Con le Scuole chiuse da un anno e nell’incertezza del futuro – scrivono i COBAS Salerno – ci chiediamo quali sono le motivazioni di queste richieste e che fine hanno fatto i contributi versati dalle famiglie lo scorso anno insieme alle rimanenze del Fondo d’Istituto anche dell’anno in corso.

Ci siamo sempre opposti alle richieste dei contributi volontari perché lesivi del diritto all’istruzione senza differenze di ceto e di classe sociale così come dettato dalla Costituzione, ma, nel pieno di un anno difficilissimo e in vista di quello peggiore che ci aspett , la richiesta di ulteriori balzelli alle famiglie oppresse dalla crisi economica e dalla perdita del lavoro ci sembra ancora più scandalosa e inadeguata“.

Quali sono invece le tasse scolastiche?

Le tasse scolastiche sono dovute per la frequenza del quarto e del quinto anno degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado.

Ai sensi dell’art. 4 del d.P.C.M. 18 maggio 1990 gli importi delle tasse scolastiche, convertiti in euro, sono:

  • tassa di iscrizione: € 6,04;
  • tassa di frequenza: € 15,13;
  • tassa per esami di idoneità, integrativi, di licenza, di maturità e di abilitazione: € 12,092;
  • tassa di rilascio dei relativi diplomi: € 15,13.

Il decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 19 aprile 2019, n. 370 ha previsto l’esonero totale dal pagamento delle tasse scolastiche per gli studenti del quarto e del quinto anno dell’istruzione secondaria di secondo grado appartenenti a nuclei familiari il cui valore dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) è pari o inferiore a € 20.000,00.

Nuove graduatorie ATA: tutte le informazioni utili

da La Tecnica della Scuola

Siamo in attesa dell’imminente uscita dell’O.M. riguardante le domande del personale ATA per il triennio 2021/2022, 2022/2023, 2023/2024, che si presume, come si evince dalla bozza, avvenga il primo febbraio con scadenza il 2 marzo del 2021.

Chi può partecipare? E quali titoli deve possedere?

Secondo l’ordinanza possono partecipare e chiedere di essere inseriti nelle singole graduatorie di terza fascia tutti gli aspiranti in possesso dei requisiti per ogni singola figura professionale e precisamente:

  1. Per il profilo professionale di Assistente Amministrativo (AA) è richiesto: il diploma di maturità.
  2. Per il profilo professionale di Assistente Tecnico (AT) è richiesto: il diploma di maturità corrispondente alla specifica area professionale corrispondente all’attività di laboratorio.
  3. Per il profilo professionale di Cuoco (CU) è richiesto: il diploma di qualifica professionale di operatore dei servizi di ristorazione, settore cucina.
  4. Per il profilo professionale di Infermiere (IF) è richiesto: la laurea in scienze infermieristiche o altro titolo ritenuto valido dalla vigente normativa per l’esercizio della professione d’infermiere.
  5.  Per il profilo professionale di Guardarobiere (GU) è richiesto: il diploma di qualifica professionale di operatore della moda.
  6. Per il profilo professionale di Addetto alle aziende agrarie (CR) è richiesto uno dei seguenti diploma di qualifica professionale:
  7. operatore agrituristico;
  8. operatore agro industriale;
  9. operatore agro ambientale.
  10. Per il profilo professionale di collaboratore scolastico (CS) è richiesto uno dei seguenti diploma:
  11. diploma di qualifica triennale rilasciato da un istituto professionale,
  12. diploma di maestro d’arte,
  13. diploma di scuola magistrale per l’infanzia,
  14. qualsiasi diploma di maturità,
  15. attestati e/o diplomi di qualifica professionale di durata triennale, rilasciati o riconosciuti dalle Regioni.

Chi elabora le graduatorie di terza fascia?

Le singole graduatorie di terza fascia saranno stilate a cura del Dirigente dell’istituzione scolastica destinataria della domanda, anche se nella sua scuola non vi operi quel determinato profilo;

le graduatorie del triennio 2021/2022, 2022/2023 e 2023/2024 sostituiranno integralmente le graduatorie del precedente triennio, e saranno utilizzate per l’attribuzione delle supplenze.

Gli aspiranti come saranno inseriti nelle graduatorie?

Gli aspiranti saranno inseriti nelle graduatorie di terza fascia con l’indicazione delle eventuali preferenze indicate e secondo il punteggio calcolato alla luce delle seguenti tabelle allegate all’O.M.

  • A/1  per il profilo di Assistente Amministrativo
  • A/2 per i profili di Assistente tecnico, cuoco e infermiere
  • A/3 per il profilo di guardarobiere
  • A/4 per il profilo di addetto alle aziende agrarie
  • A/5 per il profilo di collaboratore scolastico

Quali voci sono previste nell’allegato A  tabella di valutazione della terza fascia?

La valutazione del punteggio avviene secondo le seguenti voci:

  • Titoli culturali
  • Titoli di servizio

Cosa deve fare chi è già inserito nelle graduatorie del precedente triennio?

Gli aspiranti, già inseriti nelle graduatorie del precedente triennio, devono presentare domanda di riconferma se non hanno altri titoli o servizio da dichiarare, nel caso contrario chiedere l’aggiornamento del punteggio, se invece vogliono cambiare la provincia devono chiedere la cancellazione della provincia in cui erano inseriti nel triennio precedente e l’iscrizione nella graduatoria della provincia prescelta.

Quale diritto  dà  la  graduatoria di terza fascia?

La graduatoria di terza fascia da diritto soltanto alle supplenze nelle scuole prescelte all’atto dell’iscrizione, quando si raggiungono ventiquattro mesi di servizio effettivo presso le scuole statali come supplente in un determinato profilo, al successivo triennio si ha diritto a essere iscritto alla prima fascia con la conseguente cancellazione della graduatoria di terza fascia .

Chi chiama per eventuali supplenze?

Premesso che l’O.M. chiarisce che nella terza fascia non opera alcuna riserva, gli aspiranti sono convocati, in ordine di punteggio, dai D.S. delle scuole ove hanno prodotto la domanda.

Gli aspiranti sono interpellati per eventuali  supplenze, le scuole ne riscontrano la disponibilità o meno ad accettare la proposta di assunzione mediante messaggio di posta elettronica con tutte le informazioni riguardanti la supplenza offerta.

Come si presenta la domanda per entrare a far parte delle graduatorie dei profili del personale ATA?

Le domande di inserimento, di conferma, di aggiornamento, di depennamento per i relativi  profili, sono prodotte unicamente in modalità telematica attraverso l’applicazione POLIS, previo possesso delle credenziali SPID, o in alternativa, di un’utenza valida per l’accesso ai servizi presenti nell’area riservata del Ministero dell’Istruzione con l’abilitazione specifica al servizio “Istanze on Line (POLIS)”.

La domanda è indirizzata all’istituzione scolastica scelta dall’aspirante per la valutazione dell’istanza.

Le domande di inserimento, di conferma o di aggiornamento nelle graduatorie di circolo e di istituto di terza fascia devono essere prodotte, per una sola provincia.

Se un aspirante, inserito nella graduatoria permanente o negli elenchi provinciali a esaurimento, decidesse di cambiare provincia deve produrre domanda di depennamento da dette graduatorie per essere inserito nella graduatoria di terza fascia della nuova provincia prescelta (cfr. art. 4 O.M.).

Quando l’aspirante è escluso?

Se manca anche solo uno dei requisiti indicati nell’O.M. o non è rispettato quando indicato dalla stessa l’aspirante è escluso.

All’esclusione della graduatoria l’aspirante può presentare reclamo entro dieci giorni o produrre ricorso  giurisdizionale al giudice ordinario in funzione di giudice del lavoro.

Dati Covid: 4 regioni a rischio elevato. Sicilia resta in DaD?

da La Tecnica della Scuola

“Ci sono ancora regioni con un rischio elevato: Sicilia, Sardegna, Umbria, provincia di Bolzano.” Lo afferma il Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza, nella Diretta della conferenza stampa del 23 gennaio sull’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale da Covid-19 della Cabina di Regia.

Spiega il Direttore Rezza: “Vuol dire che evidentemente la valutazione complessiva ci dice che dobbiamo porre attenzione alla situazione.”

Quanto ai dati generali, Rezza riepiloga: “Lieve diminuzione dell’incidenza del contagio nel Paese. Tuttavia è una incidenza lontana dal tracciamento dei casi a livello delle diverse regioni, dunque l’epidemia non è ancora sotto controllo. Se non si riesce a tracciare si fa mitigazione ma non si fa contenimento. L’Rt medio è a 0.97, in diminuzione. Le misure prese hanno avuto un loro effetto. Il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva è attorno alla soglia critica del 30%.”

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A conclusione di intervento, Rezza raccomanda: “Continuiamo a mantenere comportamenti prudenti, a maggior ragione perché siamo in piena campagna di vaccinazione, dunque non dobbiamo sovraccaricare il sistema sanitario.”

Quali criteri incidono sui colori delle regioni?

Rezza spiega che l’Rt è l’indicatore principale da cui partire per la classificazione delle regioni per aree di rischio. In linea generale gli elementi in funzione dei quali le regioni vengono considerate a rischio sono:

  • la circolazione del virus nel territorio,
  • il sovraccarico dei servizi ospedalieri,
  • la resilienza territoriale, ovvero la capacità di testare, tracciare e isolare.

Si legge nel documento riepilogativo della riunione dell’ISS:

In particolare, quattro Regioni/PPAA (PA Bolzano/Bozen, Sardegna, Sicilia, Umbria) sono classificate a rischio alto questa settimana. Tra queste, si segnala in particolare una Regione con un Rt puntuale compatibile con uno scenario di tipo due (Sicilia, con Rt a 1.27 e molteplici allerte di resilienza). Si rileva che due Regioni a rischio alto (PA Bolzano e Umbria) sono state classificate a rischio alto da 3 o più settimane consecutive.

Scuola

Una situazione che potrebbe significare, specie per la Sicilia, una prosecuzione della DaD per i ragazzi delle superiori e per le seconde e terze classi di scuola media anche oltre i termini prefissati attualmente dalla Regione, viste le dichiarazioni del Presidente di Regione Musumeci in relazione al lockdown duro.