DAD – No DAD

DAD – No DAD: La scuola deve misurarsi con dati certi

di Laura Fasiolo (*)

Uno studio recente del ricercatore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino Alessandro Ferretti sottolinea l’incidenza del Covid tra il personale scolastico. Il ricercatore vede università e ricerca un “bene comune primario”, una “fabbrica di futuro” e mette le proprie competenze a disposizione del mondo della scuola.

I risultati di una sua prima analisi statistica riguardavano i dati sui tamponi scolastici. Questi erano stati resi pubblici dalla Giunta in risposta a un’interrogazione finalizzata a confrontare l’incidenza dell’epidemia nelle scuole con quella della popolazione piemontese e a valutare l’impatto delle misure adottate in corso d’anno.

Dall’analisi dei dati complessivi sul personale scolastico delle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie (tra settembre e novembre) risultava che tra il personale il contagio era molto più diffuso di quanto non lo fosse tra la popolazione; il personale di medie e primarie si sarebbe contagiato con una frequenza due volte e mezzo superiore rispetto alla popolazione, quello dell’infanzia ben tre volte e mezzo, il 10,8% del personale delle materne piemontesi: uno su nove. Lo studio molto complesso è reperibile sul blog del ricercatore.

Lo studio statistico fornirebbe una lettura molto difforme sull’incidenza del Covid tra il personale scolastico da quella che oggi è la più accreditata, a scuola il contagio non c’è) attenzionando ad un’interpretazione fondata su dati e analisi approfondite.

 Dunque, senza allarmismi, ma anche senza pregiudizi, sarà opportuno disporre dei dati dei contagiati da settembre ad oggi, distinti tra studenti, docenti e personale Ata, per tipologia di scuola (nido, infanzia, primaria, secondaria di primo e secondo grado), per provincia, per settimana. 

Sono giunte critiche e smentite alle conclusioni della ricerca piemontese, ma, giusta o sbagliata che sia, ritengo che con l’attuale recrudescenza del virus il dibattito  vada affrontato nel modo il più possibile non ideologico e supportato non da posizioni pregiudiziali bensì da dati oggettivi sui quali si fondi un preciso studio statistico.

 Infatti ciò che oggi manca sono i dati, molto carenti, lesinati da chi ce l’ha. 

La corretta informazione sulla diffusione o meno del contagio consentirebbe di tornare sui banchi più consapevoli e sereni, ma anche con un sistema integrato DAD e presenza, con altrettanta consapevolezza e serenità. 

Intanto un passo avanti: i nostri studenti viaggeranno più distanziati. L’incremento consistente dei mezzi di trasporto predisposto dalle Regioni è un elemento, seppur tardivo, altamente significativo.

(*) Già dirigente scolastico- Gorizia
Già Senatrice XVII legislatura (DDL Psicologo della scuola; DDL Responsabilità Dir Scol. Sicurezza)

Conversando con Maria Grazia

Conversando con Maria Grazia

di Maurizio Tiriticco

CARISSIMA! Nel tuo ultimo pezzo su edscuola dal titolo “La generazione fortunata” hai scritto tra l’altro: “”Ritengo, e l’ho scritto spesso, che questa non sia una crisi personale o di qualche settore produttivo o sociale: è una crisi dell’intero sistema, una crisi globale e come tale la dobbiamo pensare e insegnare a pensarla perché, forse, la generazione nuova non potrà semplicemente prendere il posto della precedente, ma dovrà radicalmente modificare il modo di stare nel mondo. Penso sia doveroso che la GENERAZIONE FORTUNATA, quella che ha vissuto i primi “progressi” legati alla crescita economica, ma che sa com’era il mondo di prima, faccia con chi è arrivato dopo una riflessione seria su quello che sta succedendo, anche solo per chiedersi se la conoscenza di quanto è accaduto nel recentissimo passato possa essere di giovamento ai ragazzi nell’immaginare come potrebbe essere il domani, per fare in modo che i loro ideali non rimangano soltanto sogni”””.

Ebbene, io ritengo di appartenere ad una precedente GENERAZIONE, ma SFORTUNATA (sono nato nel 1928)… si fa per dire?, quella che è stata “allevata” nel culto di: Dio, Patria e Famiglia;Credere Obbedire e Combattere; Mussolini ha sempre ragione; Spezzeremo le catene che ci soffocano sul nostro mare; Libro e moschetto balilla perfetto; Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi; E’ l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende… e potrei continuare… tutti gli slogan che hanno alimentato la mia infanzia e adolescenza.

Che poi diventavano altrettanti temi a scuola, in larga misura ispirati al regime ed alle sue opere. Ed io, tutto sommato, avevo una buona penna ed ebbi in sorte di poter partecipare agli “agonali”, concorsi riservati solo a pochi balilla, “eletti”. Di fatto perché bene o male scrivevamo senza incorrere in troppi errori ed esaltando, anche e soprattutto, le parole del Duce e le “opere del regime”. Ed io, ovviamente, un po’ perché ci credevo, un po’ per sentirmi bravo, scrivevo e scrivevo esaltando il mio Duce e le sue opere, e quasi ritualmente scrivevo anche che ero fiero di appartenere a “un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigratori”.

Era un’affermazione forte, tratta da un discorso che Mussolini aveva tenuto il 2 ottobre 1935 contro le Nazioni Unite, che avevano condannato l’Italia per l’aggressione all’Abissinia, affermazione che poi futrascritta con caratteri cubitali sul Palazzo della Civiltà, a Roma, nel Quartiere dell’E42. Come sai, si tratta del palazzo principale dell’Esposizione Universale Romana (EUR), che avrebbe dovuto essere inaugurata il 28 ottobre del 1942, ventennale della Marcia su Roma! Ma poi il 10 giugno del 1940 Mussolini, per non essere da meno nei confronti di Hitler, che il primo settembre 1939, con l’invasine della Polonia, aveva dato inizio alla seconda guerra mondiale, pensò bene di dichiarare la guerra contro la Francia e la “Perfida Albione”, pensando di cavarsela con un migliaio di morti – parole sue – per poi sedersi al tavolo della pace. Pertanto, i lavori di costruzione dell’E42 vennero sospesi.

Non mi dilungo! Sai meglio di me che poi è venuta la “botta” del 25 luglio, seguita a breve dall’altra “botta”dell’8 settembre… ed il povero Maurizio!?!?!? Che sconsolato si chiedeva: “Ma che diavolo è successo?Dovevamo conquistare il mondo”. Lo cantavo spesso nelle rituali adunate del sabato fascista: “Sole che sorgi, libero e giocondo, sui Colli nostri i tuoi cavalli doma! Tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di Roma”. E, avviato agli studi classici, sapevo anche che si trattava della traduzione del Carmen Saecularedi Orazio, che così recita: ”Alme sol possis nihil Urbe Roma visere maius”. E cantavamo che avremmo dovuto “riconquistare” Nizza e Savoia, Tunisi e Malta e che avremmo dovuto “spezzare la catene che ci soffocano sul nostro mare”, il Mare Nostrum il Mediterraneo.

Che dirti? Che, dopo quel 25 luglio del ‘43, finalmente i miei genitori poterono parlare e parlarmi! Guai se a scuola me ne fossi uscito con qualche espressione critica verso il regime! Mio padre impiegato statale, obbligato a portare all’occhiello della giacca il distintivo con su scritto PNF, Partito Nazionale Fascista – anche se tutti lo leggevamo Per Necessità Famigliari – se la sarebbe vista molto brutta! Ma poi seguirono i miei lunghi conversari con lo zio Lele – di cui parlo diffusamente nel mio “Balilla Moschettiere” – socialista da sempre. A cui debbo molto! Perché mi aiutò a capire che cosa fosse il fascismo e a diventare convinto antifascista ed in seguito convinto comunista! Con tanto di tessera e di azione politica, nel quartiere, a scuola e, poi all’Università. Ma qui mi fermo! Per non sbrodolarmi nei ricordi… Buona giornata, carissima! Qui c’è un bel Sole… che non è quello di Orazio né quello del Duce, ma semplicemente il sole…

Osservazioni sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici

Niente mascherina se in classe manca il saturimetro per l’alunno in difficoltà

da Il Sole 24 Ore

di Pietro Alessio Palumbo

Deve essere sospeso l’obbligo di indossare la mascherina da parte di un alunno che abbia certificato problemi di difetto di ossigenazione per l’uso prolungato del dispositivo di protezione individuale durante tutto l’orario di lezione, essendo il pericolo di affaticamento respiratorio, in mancanza di una costante verificabilità con un “saturimetro” troppo grave e pericoloso. Con il decreto 304/2021 il Consiglio di Stato ha chiarito che qualora nella classe frequentata dalla minore non risulti essere disponibile un adeguato apparecchio di controllo della ossigenazione, strumento di costo ridottissimo e di semplicissima utilizzabilità ad opera di ogni insegnante per intervenire ai primissimi segnali di difficoltà di respirazione di un minore a rischio documento, la mascherina «va giù».

L’obbligo di mascherina
A seguito dell’emergenza sanitaria in corso, con apposita circolare, il ministero di viale Trastevere ha stabilito che a partire dalla scuola primaria, la mascherina deve essere indossata sempre, da chiunque sia presente a scuola, durante la permanenza nei locali scolastici e nelle pertinenze.

Quando è possibile abbassare la mascherina
Naturalmente è possibile abbassare la mascherina per bere e nei momenti della mensa e della merenda. Per quanto concerne l’attività musicale degli strumenti a fiato e del canto è altresì possibile abbassare la mascherina durante l’esecuzione. Si tratta di disposizioni adottate sulla scorta delle indicazioni delle massime autorità sanitarie preposte alle strategie per il contenimento della situazione epidemiologica, volte a contemperare il diritto alla salute con il diritto all’istruzione.

Segnatamente oltre alla mascherina chirurgica possono essere utilizzate anche “mascherine di comunità”, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e che, al contempo, garantiscano comodità e respirabilità, forma e aderenza, adeguate a permettere di coprire dal mento fin sopra il naso.

Nelle sezioni di scuola primaria a tempo pieno e di scuola secondaria di primo grado a tempo prolungato, per garantirne l’efficienza è necessario prevedere la sostituzione della mascherina di tipo chirurgico a metà giornata. E tutto ciò anche quando gli alunni sono seduti al banco e indipendentemente dalla condizione di distanza di un metro, salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e – si badi – per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina.

Garanzia del diritto all’istruzione dell’alunno con problemi respiratori gravi
Ebbene con la decisione del Presidente della terza sezione, Palazzo Spada prende in considerazione la casistica dell’alunno che presenti documentati problemi di ossigenazione a causa della mascherina – non dovutamente monitorati – durante le lezioni. Un provvedimento che ha messo sul piatto della bilancia il rischio per la salute dei bambini con il loro diritto costituzionale alla frequenza e all’istruzione in presenza. Il tutto nel “quadro incompleto” di in una condizione di salvaguardia dell’alunno non presa debitamente in considerazione dall’istituto scolastico. Nel caso di specie infatti la scuola non ha messo a disposizione degli insegnanti della classe il “saturimetro”: apparecchio di rilevazione della quantità di ossigeno nel sangue, al di sotto del quale si può incorrere in pesanti rischi per la salute. E non c’è alcuna scusa che tenga: trattasi di strumento diventato assai diffuso proprio durante la pandemia in corso, e di utilizzabilità “intuitiva”.

Giorno della Memoria, Azzolina: «Mai abbassare la guardia. Ai giovani chiedo di utilizzare un linguaggio di pace»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

«La Shoah è una pagina drammatica, fra le più buie della nostra storia recente. Un capitolo che dobbiamo tenere bene a mente e che dobbiamo trasmettere per far sì che i giovani sentano l’urgenza di raccogliere il testimone della memoria e di lottare contro ogni forma di odio e di razzismo. Non possiamo e non dobbiamo mai abbassare la guardia», così la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in occasione del Giorno della Memoria.

La ministra è intervenuta ieri al Palazzo del Quirinale alle celebrazioni ufficiali che si sono svolte in diretta televisiva alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, della Presidente dell’Ucei (Unione delle Comunità ebraiche italiane), Noemi Di Segni, di Sami Modiano, sopravvissuto all’Olocausto, della Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, del Presidente della Camera, Roberto Fico, del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

«La senatrice Liliana Segre vi definisce una generazione “fortissima”, perché crede nei giovani, ha fiducia nei giovani, crede che voi rappresentiate il futuro. E anche io credo in questo», ha detto la ministra rispondendo alle domande di una studentessa e di uno studente presenti alla cerimonia al Quirinale. «Voi manifestate un grande senso di responsabilità e avete bisogno di essere ascoltati. E se utilizzate un linguaggio franco, schietto, attraverso il quale confrontarvi con gli adulti, dimostrate già di essere migliori rispetto agli stereotipi con cui a volte vi descrivono».

La scuola, ha ricordato la ministra «è l’antidoto contro ogni forma di violenza verbale e fisica, contro ogni forma di odio, razzismo, antisemitismo». E rivolgendosi ai più giovani, ha proseguito: «Utilizzate un linguaggio di pace, con tutti i valori buoni che la scuola vi insegna, che vi fa sentire parte di una comunità e che vi dà valori di solidarietà».

La cerimonia al Palazzo del Quirinale è stata preceduta dalla premiazione delle scuole che si sono distinte per i lavori realizzati nell’ambito del concorso “I giovani ricordano la Shoah”, giunto alla sua 19esima edizione e bandito annualmente dal ministero dell’Istruzione sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica e con la collaborazione dell’Ucei.

L’iniziativa è rivolta alle alunne e agli alunni delle scuole primarie e secondarie per promuovere approfondimenti e riflessioni sulla Shoah. Azzolina, a margine della cerimonia, ha poi firmato un Protocollo d’intesa con la Coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo designata dalla Presidenza del Consiglio, Milena Santerini, e la Presidente dell’Ucei, Noemi Di Segni.

L’Intesa promuove un piano di attività comuni per favorire la lotta contro ogni forma di pregiudizio e discriminazione e per contrastare il linguaggio d’odio, in particolare di natura antisemita. Tra le azioni previste dall’Intesa, figurano la stesura delle “Linee guida per il contrasto all’antisemitismo” – da diffondere nelle scuole – e la formazione degli insegnanti sul tema del pregiudizio e dell’ostilità di matrice antisemita, in connessione con il lavoro sulla memoria della Shoah già svolto in molte scuole italiane.

Scuola, l’ira dei presidi: “Nulla è cambiato, da settembre avremo ancora classi pollaio”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Mentre i presidi hanno raccolto le domande di iscrizione alla classi prime, rimbalza l’interrogativo: con quali numeri saranno composte? “Non c’è nulla che lasci pensare che i nostri figli a settembre andranno in classi meno numerose: nulla”. Angela Mambretti Nava, voce dei Genitori democratici, alza la resa sulle “classi pollaio”, bandiera del movimento 5 Stelle, che voleva abolirle, e della stessa ministra Lucia Azzolina. I dirigenti scolastici attendono di giocare la partita a marzo, quando si discuterà di organici. Ma nel frattempo devono fare i conti coi numeri di sempre, aggravati dal fatto che l’anno scorso non ci sono stati bocciati, col distanziamento e aule piccole che non possono usare a causa del covid che una cosa poteva cambiare, le classi sovraffollate, e che comunque ha influenzato le scelte delle famiglie.

Raccontano i dirigenti che molti genitori hanno preferito scuole vicino a casa, che hanno chiesto garanzie sulle misure di sicurezza anti-contagio messe in campo, che alla primaria c’è stato il fenomeno di un aumento delle richieste nelle scuole con spazi all’aperto, che praticano l’outdoor education. Mentre alle superiori la tenuta dei tecnici – sebbene i licei continuino ad avere il primato, preferiti da uno studente su due – può essere il segnale di una scelta verso indirizzi che danno anche uno sbocco lavorativo, non solo universitario, in vista di un futuro incerto, economicamente di crisi.

Le voci dei presidi

“Tutti i dati statistici dicono che il Paese ha bisogno di tecnici, e noi stiamo verificando una crescita di interesse, mentre rimangono criticità nei professionali – osserva Egidio Pagano, voce dell’Anp di Catania e dirigente dell’istituto tecnico-tecnologico e professionale Marconi-Mangano – noi abbiamo avuto un aumento del 30%. Le classi? Da anni chiediamo numeri ridotti, serve prima di tutto alla qualità della didattica, al di là della pandemia. Speriamo in provvedimenti sugli organici”.

In alcuni casi si è registrato un aumento delle domande negli indirizzi di informatica. “Hanno passato tanto tempo al pc e nei media è passato il messaggio dell’importanza delle piattaforme digitali: forse questo ha influito” ragiona Paolo Pergreffi che dirige l’istituto tecnico industriale Fermi di Modena. E così Edoardo Soverini che guida l’istituto Belluzzi-Fioravanti di Bologna dove le iscrizioni al tecnico hanno segnato un +8%: “Abbiamo avuto un boom in informatica forse legato alla fase che stiamo vivendo”. Un segnale confermato anche in Piemonte dove tra gli istituti tecnici spicca una sorta di travaso dagli indirizzi economici a quelli industriali (i primi scendono da 11 a 9,6%, i secondi salgono da 22,3 a 23,7) coi corsi di informatica e telecomunicazioni che passano da 6,5 a 9%.

Sempre a Bologna ha avuto successo il liceo artistico, l’unico in città: 118 domande in più dello scorso anno, e la preside Maria Grazia Diana se lo spiega così: “In questi mesi di Dad e lockdown i ragazzi hanno avuto a disposizione strumenti digitali e noi abbiamo aperto Facebook, Instragram, Tik tok per presentare la scuola insieme a loro. Offerta che rispecchia il loro mondo. In questa situazione hanno preso più confidenza con questi spazi virtuali, forse anche docenti si sono allineati su queste dinamiche, abbiamo cercato di fare didattica online più vicina a studenti, forse questa è una delle cause dell’entusiasmo nelle iscrizioni”.

Al liceo Elsa Morante a Napoli, con sedi a Scampia e Secondigliano, i genitori hanno chiesto garanzie sui mezzi di trasporto. Lo racconta la preside Giuseppina Marzocchella, che aggiunge: “Avere classi meno numerose sarebbe importante, a prescindere dal Covid, soprattutto nelle scuole come le nostre che sono in territori difficili”. Sospira Maurizio Franzò, preside all’Iss Curcio di Ispica, in provincia di Ragusa: “Ci aspettiamo da sempre una riduzione al ribasso nella composizione delle classi, ma ad oggi non si vede nulla”.

C’è anche il risvolto della medaglia, a iscrizioni chiuse e a piani edilizi e organici invariati. Osserva la preside Raffaella Massacesi del liceo Montale, con tre sedi nella prima periferia di Roma: “Se diminuiamo il numero di alunni per classe l’esubero diventerà maggiore. C’è un problema strutturale nell’offerta formativa territoriale, il nostro indirizzo in Scienze umane è unico in zona: qui ho un esubero di 15 alunni, se dovrò formare classi di 20 ne avrò 45 fuori: dove li mando?”.

La partita “si gioca più avanti, per ora ragioniamo sui vecchi numeri – spiega Ludovico Arte, preside del tecnico per il turismo e del liceo linguistico Marco Polo di Firenze – le classi pollaio da 29-30 alunni al momento sono confermate, è una banalità dirlo, ma la prima innovazione da fare nel mondo della scuola sarebbe sulla riduzione del numero di alunni per classe: una priorità per la didattica”.

La protesta: basta classi pollaio

Dopo aver combattutto per la ripresa in presenza e in sicurezza delle scuole superiori, il comitato Priorità alla scuola continua nella protesta per il passo successivo: migliorare la scuola, a partire dalle classi pollaio da abolire. Bisogna intendersi sul termine. I tetti per la formazione delle classi ad oggi sono: da 27 a 30 per le superiori, 27 sino a un massimo di 28 alle medie, 26 (27 in caso di iscritti in eccedenza) alla primaria, 26 alla materna (in caso di esuberi non si può superare i 29).

Nel rapporto sull’edilizia scolastica della Fondazione Agnelli (Laterza, 2020 – dati 2019) viene rilevato che le classi prime alle superiori con più di 30 studenti sono l’1%, mentre la media alla primaria è di 19 alunni per classe, di 21 alle medie e di 22 alle superiori (qui si va dalla media più bassa di 19 in Sardegna alla più alta di 22,7 in Lombardia).

Medie che non tengono conto di situazioni difficili, soprattutto nelle città metropolitane. E comunque si è lontani dall’avere 15-20 studenti per classe, ambienti di apprendimento dove diventa possibile una didattica rinnovata. La pandemia, che ha costretto al distanziamento, doveva rappresentare l’occasione di un cambiamento strutturale che va ad incidere su edilizia e organici. La scuola ora guarda alle risorse del Recovery. E dunque questa rivoluzione sembra possibile sebbene appaia ancora una chimera. “C’è molto dibattito politico intorno a questo e per ora scelte concrete non ce ne sono state – spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Anp – affinchè le classi siano meno numerose è necessario aumentare le aule e i docenti, lo ribadiamo da anni ormai”.

Conferma Alessandra Francucci, voce dell’associazione nazionale dirigenti scolastici: “Fondi specifici per sgonfiare le classi non sono stati previsti e non c’è stata data nessuna indicazione nella composizione delle classi rispetto a un’auspicabile riduzione degli alunni. Sarà oggetto di concertazione in una fase successiva alle iscrizioni”. Poi chissà. Per ora all’orizzonte, dentro alla crisi di governo, c’è solo l’accordo tra il Mef e il ministero all’Istruzione di evitare la riduzione di personale, nonostante il calo demografico degli alunni, insomma di tenere l’organico stabile con un aumento sul sostegno. Poco, molto poco.

Termoscanner e giardini nella scelta della primaria

Agli Open Day, svolti a distanza, tra le domande delle famiglie c’era anche quella sull’organizzazione della scuola rispetto alle misure anti-contagio. “L’interrogativo era su come abbiamo affrontato l’anno in termini di sicurezza e il fatto di avere anche i termoscanner è stato un elemento rassicurante, così come ha pesato il modello organizzativo e l’offerta didattica digitale – racconta Rosamaria Lauricella, preside dell’Istituto comprensivo Valente a Roma – inevitabile infatti che la situazione a setembre ci vedrà ancora in emergenza”. Poi sono cresciute le iscrizioni nelle scuole all’aperto: alle Longhena, primaria in collina a Bologna, le domande sono state 121 a fronte di 75 posti e sono aumentate le richieste alle Don Marella, istituto aderente alla Rete “Scuole all’aperto”: “L’aumento nelle scuole che fanno educazione all’aperto c’è stato, a conferma di una scelta corroborata dalla situazione pandemica – spiega la preside Filomena Massaro – rispetto ad altri anni è stato un elemento in più di valutazione da parte delle famiglie”.

Crisi di governo, ministro dell’Istruzione: Azzolina, Ascani, Boschi o un nome a sorpresa?

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

Le dimissioni del premier Giuseppe Conte, martedì mattina, hanno innescato la crisi di governo. Il Conte Bis è ormai storia e le forze politiche sono impegnate nel delineare un nuovo esecutivo.

Il nome del nuovo presidente del Consiglio dipenderà dall’esito delle consultazioni: Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Dario Franceschini, Carlo Cottarelli, Luciano Violante, Paolo Gentiloni o una donna come Marta Cartabia o Luciana Lamorgese. Molto sarà determinato dalla composizione della maggioranza: PD, M5S, Leu dovrebbero continuare a comporre la compagine governativa, poi ci sarà l’ormai noto gruppo di “Responsabili” e probabilmente Italia Viva.

Crisi di governo, ministro dell’Istruzione: Azzolina, Ascani, Boschi o un nome a sorpresa?

Cosa accadrà a Viale Trastevere? Lucia Azzolina potrebbe restare ministra dell’Istruzione e continuare la sua opera (capitalizzando anche i fondi del Recovery Plan in arrivo), ma molto dipenderà dalla composizione della maggioranza e dei vari ministeri (soprattutto quelli di peso).

Il Movimento Cinque Stelle fa muro sul suo nome, ma si potrebbe decidere di “sacrificarla” per salvare Alfonso Bonafede alla Giustizia. Tutto questo, però, ancora oggi non è definito e la situazione può mutare velocemente nelle prossime ore.

Chi potrebbe sostituire Lucia Azzolina? I nomi in pole position sono sempre i soliti, escludendo (ipotesi che sta salendo di quota nelle ultime ore) che un pentastellato possa prendere il posto della deputata originaria di Siracusa. Potrebbe essere promossa Anna Ascani, vice ministra, esponente del Partito Democratico (come è accaduto con Azzolina che prese il posto di Lorenzo Fioramonti), o potrebbe essere il turno di Maria Elena Boschi, capogruppo alla Camera di Italia Viva (qualora il partito fondato da Matteo Renzi facesse parte del nuovo governo).

Non si può escludere, però, anche un nome a sorpresa, un esponente politico (come Tiziana Drago, ex M5s, ora Popolo Protagonista, che ha votato no alla fiducia al Conte Bis, ma potrebbe rientrare in maggioranza qualora ci fossero le condizioni politiche) o un tecnico (magari proveniente dal mondo della scuola) che ancora non è uscito allo scoperto.

Servirà capire anche se sarà mantenuta la divisione tra il Ministero dell’Istruzione e quello dell’Università (attualmente con Gaetano Manfredi a capo).

Intanto il deputato della Lega, Rossano Sasso, su Facebook, fissa il manifesto programmatico per il nuovo ministro: “A chiunque dovesse prendere il suo posto, diciamo chiaro e tondo che saremo ancora più duri e determinati, se non si affronteranno subito queste priorità: stabilizzazione precari, vincolo quinquennale e messa in sicurezza delle scuole. I soldi ci sono, la drammaticità della situazione lo impone, serve la volontà politica ed un minimo di buon senso”.

Covid, con gli alunni a scuola più contagi. Il professor Galli: l’indice Rt sale del 24%

da La Tecnica della Scuola 

I casi di Coronavirus non sembrano proprio scendere in modo drastico: nell’ultimo giorno sono stati registrati 15.204 nuovi casi ufficiali, con 467 decessi e il tasso di positività tornato al 5,17%, con oltre l’1% rispetto alle ventiquattr’ore prima, quando i nuovi contagi si erano fermati a 10.593. Se si vuole tenere basso il livello dei contagi è comunque meglio che gli alunni non vadano a scuola: a farlo intendere, parlando delle fonti dei contagi, numeri alla mano, è stato il professore Massimo Galli, direttore di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano.

Il tasso di contagiosità va su

Intervenuto mercoledì 27 gennaio, in apertura del Congresso Nazionale di NeuroPsicoFarmacologia, l’infettivologo ha espresso una tesi molto diversa, se non contrapposta, ad alcuni suoi colleghi e anche al ministero dell’Istruzione: “Quando si dice che la scuola sia irrilevante – ha detto Galli – non ci sto. Una metanalisi in 131 Paesi mostra che 28 giorni dopo la riapertura delle scuole intese in senso lato, abbiamo un 24% di aumento dell’Rt”, ovvero del tasso di contagiosità.

Il professore, riporta il cronista dell’Ansa, ha sottolineato che l’aumento del “25% si ottiene invece con situazioni che favoriscono la concentrazione di più di 10 persone. Come descrive l’Istituto Superiore di Sanità in un recente rapporto, le infezioni di soggetti in età scolare sono 203 mila”, ma sono, ha sottolineato Galli, “quelle registrate, senza contare gli asintomatici”.

Scuola e elezioni entrambi “responsabili”

Secondo l’esperto, “i ragazzi tra 14 e 18 anni hanno comunque una parte importante nel totale di coloro che sono infettati in età scolare: che si siano contagiati a scuola o meno, il tema merita attenzione”.

Assieme alla scuola, anche le elezioni che si sono tenute in alcune regioni a settembre, ha concluso Galli, “non è impossibile che un loro peso lo abbiano avuto nel far ripartire la seconda ondata”.

“L’epidemia è lì”

In generale, secondo il professor Galli “dobbiamo stare ancora molto attenti. In altre parole, siamo in una fase in cui l’epidemia è lì, affannosamente i metodi di contenimento in qualche modo l’hanno mitigata, ma non fino in fondo. Ci sono stati dei ripensamenti e il tira e molla cromatico tra una regione e l’altra, le rivendicazioni. Il risultato è che rischiamo di ‘congelare’ ancora la popolazione”.

Galli ha anche citato “la soglia del 30% intesa come soglia di allerta per l’occupazione dei posti letto delle terapie intensive: varie regioni e province autonome o sono al 30% o lo superano o ci sono molto vicine”.

Tutto ebbe inizio…

Sulla data di arrivo del Covid-19 in Italia, l’infettivologo ritiene che ciò sia avvenuto “intorno all’8 febbraio, anche se io sono più affezionato all’ipotesi del 26 gennaio“.

“In questa data – ha aggiunto – potremmo aver avuto la penetrazione in Lombardia attraverso un andamento di triangolazione a partire da un’altra area geografica del mondo responsabile del grosso del problema nel nostro Paese nella prima grande ondata di malattia”.

I casi isolati del 2019 (due, in un bambino e in una donna con problemi dermatologici), “hanno l’aria di essere un’altra cosa”.

Esami integrativi e di idoneità, parere CSPI su schema di decreto

da La Tecnica della Scuola 

Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha espresso il proprio parere sullo schema di decreto recante “Esami integrativi ed esami di idoneità nei percorsi del sistema nazionale di istruzione“.

Il CSPI valuta positivamente la pubblicazione di un decreto che, a decorrere dall’a.s. 2020/21, disciplini in un unico testo normativo lo svolgimento degli esami integrativi e di idoneità nelle istituzioni scolastiche, uniformando e semplificando le attività e le procedure.

Il Consiglio tuttavia evidenzia alcuni aspetti che dovrebbero essere rivisti.

Innanzitutto, l’art. 2, comma 5, prevede la possibilità di accedere all’esame di idoneità nel primo ciclo per abbreviazione del corso di studi, su richiesta delle famiglie e voto unanime dei docenti, in caso di alunni ad alto potenziale intellettivo opportunamente certificato. “Si ritiene
innanzitutto –
 scrive il CSPI – che dovrebbe essere specificato da chi dovrebbe essere rilasciata la certificazione, mentre lascia molto perplessi l’idea che possano essere “saltati” anni di scuola nel primo ciclo. Il percorso scolastico soprattutto nel primo ciclo, infatti, implica esperienze di crescita personale, di sviluppo affettivo e relazionale che non possono essere solo riferite al raggiungimento di risultati di apprendimento. Si comprende la difficoltà, che in qualche caso si trasforma in disagio, di alcuni alunni plus-dotati ma l’attenzione dovrebbe essere posta alla costruzione di ambienti di apprendimento inclusivi che prevedano attività e proposte didattiche adeguate alle loro aspettative e potenzialità, come è peraltro possibile progettare a livello di classe e di scuola“.

Inoltre, all’art. 5, comma 3, lettera b), si prevede che gli studenti della scuola secondaria di secondo grado possano accedere con esame di idoneità a una classe successiva a quella per la quale sono in possesso della promozione, anche in questo caso “saltando” un anno e senza alcun altro vincolo, ad esempio di età. “In realtà – continua il CSPI – nel sistema nazionale di istruzione le norme vigenti prevedono la possibilità di abbreviare il corso di studi esclusivamente per merito nel penultimo anno di corso, come previsto dall’art. 13, comma 4, del decreto legislativo 62/2017”.

IL PARERE DEL CSPI

Nota 28 gennaio 2021, AOODGOSV 1839

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione
e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Dirigenti Scolastici delle Scuole secondarie di primo grado con corsi a indirizzo musicale LORO SEDI
Ai Dirigenti Scolastici dei Licei musicali e coreutici LORO SEDI
e p.c. Al Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione SEDE

OGGETTO: Indicazioni per le prove di ammissione alle classi prime delle Scuole secondarie di primo grado con corsi a indirizzo musicale e dei Licei musicali e coreutici.

Nota 28 gennaio 2021, AOODGEFID 1083

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione Generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale

Alle Istituzioni scolastiche ed educative LORO SEDI
E, p.c. Ai Revisori dei conti per il tramite dell’istituzione scolastica

Oggetto: Misure per la didattica digitale integrata. Articolo 21 del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176. Decreto del Ministro dell’istruzione 2 novembre 2020, n. 155. Ulteriori indicazioni operative.