Subito una norma per la vita indipendente

Falabella: «Subito una norma per la vita indipendente, perché le nostre vite non sono sperimentali»
Vita del 24/02/2021

I temi sono trasversali, abbiamo chiesto alla ministra di fare da pungolo rispetto agli altri dicasteri, dice il presidente della Fish dopo l’incontro con Erika Stefani. Una cosa da portare certamente a termine entro la legislatura? Una norma nazionale sulla vita indipendente, finanziata con un fondo specifico. Le vite delle persone non possono essere sperimentali. C’è una maggioranza abbastanza importante da potersi permettere di passare dai proclami ai fatti».

di Sara De Carli

ROMA. L’obiettivo da raggiungere entro la fine della legislatura e a cui quindi dare una priorità operativa e concreta è quello di una norma nazionale sulla vita indiependente, finanziata con un fondo specifico. È quanto ha chiesto ieri la Fish alla ministra Erika Stefani.
La delegazione era composta dal presidente nazionale Vincenzo Falabella, Mario Alberto Battaglia (collegato in video-conferenza), Antonio Cotura, Silvia Cutrera e Benedetta De Martis, tutti componenti della giunta della Federazione. La ministra Stefani aveva già incontrato settimana scorsa, quale primo atto ufficiale, i presidenti di Fish e Fand e ieri ha incontrato singolarmente una rappresentanza più nutrita delle due federazioni. «L’approccio iniziale è dei migliori, il confronto è durato più di due ore», dice Vincenzo Falabella. «Si è cercato di capire quale argomento vada attenzionato in via prioritaria per cerare di portare a termine un intervento. La federazione non ha dubbi, occorre lavorare da subito a una norma nazionale sulla vita indipendente, che non sia solo una norma ma sia sostenuta da un fondo dedicato specifico». Quale sarebbe il “salto” rispetto all’oggi? «La discontinuità sta nel riconoscimento giuridico, oggi abbiamo progetti sperimentali ma le vite delle persone non possono svolgersi nel solco della sperimentazione! Devono avere un solco ben definito giuridicamente, di diritti, entro cui progettare e costruire. Perché la vita indipendente è per tutte le persone con disabilità».

Non poteva mancare ovviamente un ulteriore appello sui vaccini: «In generale abbiamo chiesto alla ministra di fare un lavoro di pungolo rispetto agli altri dicasteri, su tanti ambiti. Uno è proprio quello dei vaccini, dal Ministero della Salute occorre più chiarezza, perché nei mesi scorsi dichiarazioni altalenanti, non precise e a volte contrastanti hanno determinato confusione e di fatto la vaccinazione delle persone con disabilità non è ancora partita. Abbiamo regioni che vaccineranno settimana prossima, altre come il Lazio che hanno posticipato a maggio, la Campania ieri ha fatto un passo indietro, molte attendono indicazioni più chiare dal Governo. La nostra posizione è che sui vaccini la priorità sia per tutte le persone con disabilità, come definita dall’articolo 3 comma 3 della legge 104, con una generalizzazione della platea. Non condividiamo l’indicazione dell’ISS di classificare per singole patologie», prosegue Falabella.

Altri temi trasversali sono la parità di genere, la salute (vaccini, Lea, nomenclatore tariffario, superamento gare per ausili e presidi), scuola con l’istituzione di una nuova classe di concorso per gli insegnanti di sostegno, lavoro. «Sono cinque anni che attendiamo che le “Linee guida in materia di collocamento mirato delle persone con disabilità” previste dall’articolo 2 del decreto legislativo n. 151 del 2015, vengano concretamente applicate», sottolinea Falabella. Senza dimenticare il PNRR e una riforma complessiva del nostro sistema di welfare, che deve passare da un welfare di protezione a un welfare di inclusione (tra parentesi, nel pomeriggio Falabella sarà audito in Commissione Affari Sociali della Camera nell’ambito dell’attività conoscitiva sulla proposta di legge D’Arrando ed altri: “Introduzione sperimentale del metodo del budget di salute per la realizzazione di progetti terapeutici riabilitativi individualizzati” – AC 1752). «C’è una maggioranza abbastanza importante da potersi permettere di passare dai proclami ai fatti».

Premiazione V edizione Concorso “Matteotti per le scuole”

Si è svolta nella mattinata del 24 febbraio, tramite collegamento online, la cerimonia di premiazione dei vincitori della V edizione, per l’anno scolastico 2019/2020, del Concorso nazionale “Matteotti per le scuole. Ricordare Giacomo Matteotti e la sua testimonianza di libertà e di democrazia”. L’iniziativa è promossa annualmente dal Ministero dell’Istruzione – Direzione generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico, in collaborazione con la Fondazione “Giacomo Matteotti” e con la Fondazione di Studi storici “Filippo Turati”.
Quest’anno i partecipanti al Concorso sono stati chiamati a sviluppare la traccia “Giacomo Matteotti oggi. Pensieri e riflessioni su una testimonianza umana e politica ancora attuale”. Studentesse e studenti hanno prodotto originali elaborati (testuali, grafici e multimediali) che hanno rappresentato efficacemente, alla luce del tema proposto, la loro visione dei valori democratici inseriti nella complessità dell’attuale società.
Sono stati premiati lavori giunti dal Liceo scientifico statale “Leonardo da Vinci” di Treviso, dall’IISS “Giuseppe Lombardo Radice” di Bojano (CB) e dall’ ICS “Sperone-Pertini” di Palermo.

Incontro col ministro dell’Istruzione

Incontro col ministro dell’Istruzione: da Bianchi parole importanti su centralità della scuola. Ora lavorare per riportare l’Istruzione al centro del Paese

Roma, 24 febbraio – “Partire dagli ultimi per riportare la scuola al centro del Paese”, in questa frase potrebbe racchiudersi il senso del primo incontro con il nuovo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Nell’intervento di apertura il Ministro ha dimostrato grande attenzione per la centralità della scuola e un approccio nuovo e disponibile nel rapporto con le parti sociali.
La FLC CGIL, con il suo segretario generale Francesco Sinopoli, ha sottolineato la necessità di avere uno sguardo lungo sull’Istruzione e sulla sua importanza: “La pandemia ha messo in luce la stretta connessione fra salute, clima, ambiente, lavoro, giustizia sociale, sistema produttivo e stili di vita. Se ciò è vero, ha ragione Papa Bergoglio: non serve verniciare la casa ma ripensarla dalle fondamenta, se necessario abbatterla e ricostruirla. Per affrontare le sfide che abbiamo di fronte è necessario decidere le priorità verso cui indirizzare gli investimenti. La prima per noi è l’istruzione. Le fondamenta. A partire dal Next Generation EU”.

Per la FLC è dunque necessario elevare complessivamente i livelli di istruzione del Paese partendo dall’estensione del tempo scuola, che deve diventare un punto di forza delle politiche scolastiche dei prossimi anni, assieme all’obbligatorietà della scuola dell’infanzia e all’introduzione dell’obbligo scolastico a 18 anni. Occorrono scelte mirate a beneficio delle aree più deboli, quelle dove la dispersione scolastica, sottolineata come criticità dallo stesso Ministro, tocca le cifre più allarmanti.

Ma ci sono interventi da attuare subito per affrontare le emergenze legate alla pandemia: bisogna recuperare un governo nazionale del sistema di istruzione, perché non possono essere le Regioni a decidere quando interrompere la scuola in presenza, quando fare didattica a distanza e se affidare alle famiglie la scelta sulla frequenza. La scuola della Costituzione non può diventare scuola à la carte. Dobbiamo dunque ripartire da un guida nazionale aggiornando i protocolli sulla sicurezza fermi al 6 agosto scorso e cercando di centralizzare per quanto possibile la campagna vaccinale per il personale scolastico. E per far ciò dobbiamo avere dati certi sui contagi nelle scuole, in base ai quali prevedere eventuali interventi differenziati.

Anche riguardo gli Istituti Tecnici Superiori abbiamo sottolineato la necessità di superarne la dimensione localistica e prevederne una gestione e una governance pubblica che, nella progettazione dei percorsi, lavori in sinergia con l’Università e gli Enti di Ricerca. Bisogna evitare che gli ITS si configurino esclusivamente, da un lato come formazione di personale per specifiche aziende o, dall’altro, come meri strumenti di recupero dell’abbandono scolastico o universitario dei soggetti più deboli.

Un grande investimento, come detto in apertura dal Ministro, va fatto sulla formazione e sul reclutamento, ma è essenziale per noi concentrarsi sul prossimo 1° settembre quando ci troveremo di fronte a 220 mila cattedre vacanti. La scuola non può permettersi un numero così alto di posti da coprire, servono procedure semplificate per mettere in cattedra da subito i precari con almeno tre anni di servizio e serve il consolidamento, almeno sul prossimo anno scolastico, dell’organico Covid laddove è stato attivato.

Riguardo al più volte evocato allungamento del calendario scolastico abbiamo ribadito al ministro la nostra netta contrarietà a un allungamento dell’anno scolastico. Il problema del recupero degli apprendimenti scolastici, laddove si pone, non è uguale in tutte le regioni e in tutte le scuole. E’ necessaria dunque una strategia diversificata affidata alle singole scuole, ma anche per questo sono necessari organico e risorse aggiuntive.

Sulla proposta del Ministro di un tavolo dedicato alla mobilità del personale abbiamo ribadito la prioritaria necessità di abolire la norma sul vincolo quinquennale di permanenza nella prima sede di assegnazione.

Abbiamo posto all’attenzione del tavolo ministeriale molti altri temi ricordandone uno fondamentale: il Contratto. Le risorse attualmente dedicate al rinnovo non sono nemmeno lontanamente vicino a quelle che servono per un aumento dignitoso.
Riteniamo infine, che l’opportuna apertura del Ministro per l’avvio di tavoli tematici e di corrette e costanti relazioni sindacali, se effettivamente e costantemente praticata, non potrà che portare a soluzione di problemi che si trascinano da anni e su cui da anni da anni abbiamo avanzato precise proposte.

Premi europei 2021 – Didattica online in eTwinning

Bruxelles, 24 febbraio 2021 – Record di vittorie per i docenti italiani ai Premi europei eTwinning 2021, il più importante riconoscimento della community europea per progetti didattici tra scuole del Programma Erasmus+.

Tra i 870 progetti candidati nelle 4 categorie per fascia d’età e nelle 8 categorie speciali, sono stati 7 i progetti premiati con 9 docenti italiani coinvolti (inclusi i secondi posti), che, con le loro classi e i rispettivi partner internazionali, hanno ottenuto il premio europeo per il lavoro svolto in eTwinning.

Tra le categorie per fascia d’età sponsorizzate dalla Commissione europea, sono due i progetti premiati che hanno visto la partecipazione di docenti italiani: Animal Friends in an Animal-Friendly World”, per la categoria 7-11 anni, di Monica Frigerio, dell’ICS Como Rebbio (CO) e Annamaria Olmo dell’ICS “Corso Soleri” di Cuneo, e “Myth’arts: myths in art and littérature”, che vede tra i partner la docente Maria Lorenza Campanella del Liceo Scientifico Statale “G. Berto” di Vibo Valentia (VV).

Sempre nelle categorie per età, secondi posti “italiani” per i progetti “S.T.E.A.M-tastic” di Barbara Trivelli, ICS “Giovanni XXIII” di Terni (categoria 0-6 anni e già vincitore del Premio nazionale eTwinning 2020) e “Listen to my radio: Breaking news!” di Francesca Falconi, insegnante del Liceo Statale “T. Mamiani” di Pesaro (PU), nella categoria 16-19 anni.

Nelle categorie speciali (per singola tematica o materia) premio per “eco_fab_lab” di Rita Giovanna Ogliari e Nadia Manclossi, dell’IISS “G. Galilei” di Crema (CR) per la categoria speciale “Cittadinanza”; il progetto “Leonardo da Vinci”, dell’insegnante Susanna Piron, del XI ICS “A. Vivaldi” di Padova nella categoria “Lingua francese”, e “STEM is…on fire!” di Mariausilia Ruocco, della DDS Gragnano 2 “O. Lizzadri” di Gragnano (NA) per la categoria “Marie Curie” per i progetti di materie scientifiche.

La cerimonia ufficiale di premiazione avverrà nel corso della prossima Conferenza europea eTwinning, in programma a novembre, alla presenza dei rappresentanti della Commissione europea.

AL VIA DIALOGO PER IL BENE DELLA SCUOLA

INCONTRO BIANCHI, DI MEGLIO: AL VIA DIALOGO PER IL BENE DELLA SCUOLA

“La scuola non è un’azienda, ma un’importante istituzione della nostra Repubblica per il cui bene dobbiamo remare tutti nella stessa direzione. Perciò apprezziamo la disponibilità all’ascolto e al dialogo dichiarata dal ministro Bianchi, che segna un cambio di passo significativo e che auspichiamo possa inaugurare una nuova stagione improntata ad una reale collaborazione”. A dichiararlo è Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, al termine del primo incontro avvenuto questa mattina tra il neo titolare dell’Istruzione e le organizzazioni sindacali.

“Accogliamo con grande soddisfazione anche la notizia del rinvio delle elezioni del Cspi che avevamo chiesto, finora invano, alla luce dell’attuale situazione epidemiologica che non può, purtroppo, garantire la necessaria sicurezza sanitaria per lo svolgimento delle consultazioni. Così come – aggiunge il coordinatore nazionale della Gilda – valutiamo positivamente l’intenzione del ministro di portare avanti un’operazione di trasparenza sui dati, una battaglia che ci ha visto impegnati sin dall’inizio della pandemia”.

Entrando, poi, nel merito delle questioni affrontate nel corso della riunione, Di Meglio sottolinea la necessità inderogabile di intervenire sul fronte dell’edilizia scolastica e della riduzione del numero di alunni per classe, così da porre fine al fenomeno delle classi pollaio. In merito alla campagna vaccinale, “che richiede una forte accelerazione”, per incentivare le adesioni da parte dei docenti, il leader della Gilda propone di concedere un giorno di congedo, come già accade per i donatori di sangue.

Tra le emergenze che bisogna fronteggiare subito, la stabilizzazione del maggior numero di precari nel più breve tempo possibile, tema “su cui si può intervenire con un tavolo tecnico. Occorre poi aprire un grande dibattito sul sistema di reclutamento che, come dimostra l’enorme numero di precari, non funziona e va riformato attraverso una semplificazione dei meccanismi”.

Di Meglio pone poi l’attenzione sul contratto scaduto ormai da due anni: “Sappiamo bene che le con le risorse a disposizione non sarà possibile fare miracoli, ma dobbiamo agire affinché in termini retributivi gli insegnanti smettano di essere fanalino di coda della pubblica amministrazione. Recuperato finalmente il divario con gli altri dipendenti pubblici, poi potremo pensare a colmare anche quello con i docenti degli altri Paesi europei”.

Incontro con le Organizzazioni Sindacali

Il Ministro dell’Istruzione, Professor Patrizio Bianchi, ha incontrato nella mattina del 24 febbraio, in videoconferenza, le Organizzazioni Sindacali. “Portate a tutti i lavoratori della scuola la stima e la riconoscenza mia e del Governo”, ha detto il Ministro, aprendo il proprio intervento. “Insieme dobbiamo lavorare per una scuola in cui l’eguaglianza sia il punto di partenza, una scuola inclusiva, accogliente, capace di rispondere ai bisogni di tutte le studentesse e tutti gli studenti. Riportarla al centro del Paese deve essere il nostro primo obiettivo. Abbiamo una straordinaria opportunità rappresentata dal Next generation EU, un’importante quota di investimenti con cui possiamo disegnare insieme una scuola nuova”.

La scuola, ha proseguito il Ministro, “è sempre stata aperta in questi mesi, in presenza o a distanza, ha dimostrato capacità di reagire, ha lavorato per mantenere la continuità. Ha dovuto e saputo innovarsi, come mai era avvenuto prima. Dobbiamo valorizzare il lavoro fatto, è un patrimonio da raccogliere e diffondere”. Su tempi e luoghi della scuola e sul modello operativo per recuperare i gap di socialità e apprendimento individuale dovuti alle condizioni straordinarie in cui si è svolta la didattica nel corso dell’ultimo anno scolastico, il Ministro ha annunciato di aver attivato un gruppo di lavoro composto da personale del Ministero e figure che operano sul territorio, dirigenti scolastici, insegnanti, esperti in materia di disuguaglianze.

Con riferimento all’emergenza sanitaria, il Ministro ha ribadito che la priorità è “vaccinare il personale il prima possibile: bisogna andare a scuola sentendosi in sicurezza”. Il Ministero dell’Istruzione, in raccordo con quello della Salute, sta monitorando la situazione relativa ai contagi e alle varianti del Covid-19.

In relazione al tema del personale e della necessità di essere pronti per l’avvio dell’anno scolastico a settembre, il Ministro ha annunciato che “su reclutamento, formazione continua e sul tema della mobilità sarà attivato un tavolo di approfondimento tecnico: servono operazioni strutturali, dobbiamo uscire dalle azioni congiunturali e dalla continua emergenza”. Ci sarà un tavolo anche sulla trasparenza dei dati.

Il Ministro ha manifestato la volontà di incontrare con regolarità le Organizzazioni Sindacali, attivando un “dialogo continuo”.

Il decalogo delle priorità per il nuovo Governo secondo gli studenti

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Da quando c’è stato il cambio della guardia a Viale Trastevere, il dibattito si è concentrato soprattutto sulla stretta attualità: esami di maturità, prolungamento dell’anno scolastico, nuove chiusure degli istituti a causa del Covid. Nel frattempo, però, bisogna andare oltre.

Immaginando che forma dovrà prendere la scuola una volta finita la pandemia. Proprio quello che il portale Skuola.net ha chiesto di fare agli 8mila alunni di medie e superiori intercettati da un recente sondaggio. E grazie ai quali ha potuto stilare un elenco delle loro priorità, individuando le 10 coordinate base che gli studenti indicano al nuovo ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, per orientare la sua azione.

1. Maggior orientamento al futuro
La questione delle questioni: l’orientamento. Viviamo in un’epoca ricca di incertezze. Anche dal punto di vista formativo e lavorativo. I mestieri e le professioni cambiano, alcune spariscono, se ne affacciano di nuove.

Indispensabile conoscere prima queste dinamiche, per prepararsi a dovere. Un compito che il sistema didattico non sempre riesce ad assolvere. Il risultato è che tanti ragazzi si accorgono di aver sbagliato strada o di non aver avuto il giusto consiglio. Quando, forse, è troppo tardi. Ecco, il 17.2% non vorrebbe fare la loro stessa fine.

2. Una scuola più pratica
Al punto precedente, in qualche modo, si lega anche le seconda priorità in ottica studenti per dare sul serio uno slancio in avanti al mondo dell’istruzione. Per il 17% la scuola deve cercare di essere sempre più pratica. La teoria continuerà a servire ma i programmi dovranno essere svecchiati, aggiornati. Parallelamente, si dovrebbero introdurre maggiori momenti ‘pratici’, anche negli indirizzi in cui per ora sono marginali. Oltre a sapere, per i ragazzi, bisogna saper fare.

3. Innovare la didattica
Perché i ragazzi, dovendo indicare i cardini del proprio ‘programma per la scuola’, alla fine guardano soprattutto alle loro esigenze. Al terzo posto, infatti, mettono anche l’assoluta urgenza di una didattica più innovativa, che li faccia familiarizzare con gli stessi metodi e strumenti con cui poi si dovranno confrontare negli studi futuri e nel lavoro. A pensarla così è il 15%.

4. Scuole più sicure
Ai piedi del podio, con il 10% dei consensi, un’altra annosa questione: la sicurezza del luogo in cui, in tempi normali, i ragazzi passano gran parte delle giornate. Il pensiero va subito allo spinosissimo tema dell’edilizia scolastica. Tanti gli istituti che ancora oggi non ricevono un’adeguata manutenzione, mettendo in pericolo chi li frequenta. Ma, in questo momento storico, scuole più sicure può anche voler dire ambienti più ‘sani’, in cui non ci si contagia e non ci si ammala.

5. Cattedre più stabili
In molti non ce la fanno più a dover cambiare ogni anno i propri docenti, a causa della rotazione delle cattedre e del precariato che affligge la categoria degli insegnanti da molti anni. Così, il 9,7% si fa alleato dei professori nella loro battaglia, chiedendo al Ministro una soluzione rapida.

6. In presenza al 100%
Uno degli obiettivi dichiarati di Bianchi è quello di riportare i ragazzi in classe ogni giorno e tutti assieme. L’andamento della pandemia, però, lascia un po’ scettici sulla sua fattibilità, perlomeno in tempi rapidi. Per questo anche i ragazzi hanno un atteggiamento prudente: è l’8,1% a spingere forte su questo tasto. Un numero comunque non basso.

7. Docenti più “tecnologici”
La necessità di garantire un corpo docente sempre pronto a confrontarsi con generazioni che cambiano e con le nuove sfide che il sistema didattico periodicamente propone è uno dei temi più importanti per la scuola. Anche Mario Draghi, nel suo programma, ha parlato esplicitamente della necessità della formazione continua dei professori. Specie dal punto di vista tecnologico. Gli studenti però la vedono diversamente: è il 7.4% che lo vede un passaggio indifferibile.

8. Diritto allo studio per tutti
Quello della parità di accesso, per tutti gli studenti, alle stesse opportunità di formazione – a prescindere dal luogo di residenza o dal contesto sociale di provenienza – è un argomento che forse preoccupa più gli addetti ai lavori che i ragazzi. Solamente il 5.9% lo avverte come prioritario. E questo è un ulteriore problema: i dati sull’abbandono e sulla dispersione scolastica parlano chiaro.

9. Riparare i danni prodotti dalla Dad
Non possiamo negare che la Didattica a distanza abbia portato con sé nuovi problemi, legati sia all’arretratezza digitale di cui soffrono ancora troppe famiglie sia alla difficoltà di andare avanti con i programmi da remoto. Ma, considerando che solo il 5.7% chiede al neo ministro di concentrarsi sul recupero degli apprendimenti, possiamo dire che nella stragrande maggioranza dei casi la Dad alla fine abbia funzionato

10. Classi meno affollate
Quello delle classi pollaio è un dossier aperto sul tavolo di ogni ministro dell’Istruzione e che torna in auge a ogni inizio d’anno scolastico. Durante la pandemia, poi, è stato ulteriormente accentuato dal fatto di dover attuare il distanziamento nelle aule. Ma gli studenti, pur avendolo ben presente, non lo fanno rientrare tra le cose più urgenti da risolvere: appena il 4% lo mette in cima alla lista.

La didattica a distanza ha penalizzato di più gli alunni stranieri

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Nell’anno scolastico 2018/2019 gli alunni con cittadinanza non italiana sono aumentati e hanno superato le 850 mila unità (+16% rispetto all’ anno scolastico 2017/2018), pari al 10% del totale degli iscritti nelle scuole italiane. Lo rileva il XXVI Rapporto sulle migrazioni 2020, elaborato da Fondazione Ismu e presentato online.

In Italia quindi è stata raggiunta la soglia simbolica dei 10 alunni con background migratorio ogni 100.

Per quanto riguarda le provenienze romeni, albanesi, marocchini e cinesi sono sempre in cima alla classifica. Negli ultimi 10 anni è raddoppiata la quota dei nati in Italia che, nell’anno scolastico 2018/19, supera le 550 mila presenze.

La Lombardia è, da sempre, la prima regione per numero di alunni stranieri raggiungendo quasi le 218 mila presenze nel 2018/19 (15,5% sul totale degli alunni del sistema scolastico lombardo), seguita da Emilia-Romagna (oltre 100 mila, pari al 16,4% sul totale degli alunni del sistema scolastico presenti in questa regione), Veneto (circa 94 mila), Lazio e Piemonte (79-78mila), Toscana (71 mila).

La Campania supera la Sicilia come prima regione del sud per numero assoluto di alunni con background migratorio.

Il ritardo scolastico è un fenomeno che riguarda il 9% degli studenti italiani e il 30% dei non italiani. Sebbene la quota di studenti con background migratorio in ritardo si sia ridotta di oltre 10 punti percentuali in un decennio, essa rimane ancora molto elevata.

Secondo il Rapporto Ismu sulle migrazioni la didattica a distanza ha penalizzato di più gli alunni stranieri. Anche se non sono ancora disponibili i dati più completi sugli effetti della Dad secondo il Rapporto si cominciano a stimare i costi economici e sociali del Covid anche in termini di peggioramento degli apprendimenti degli allievi (sia italiani, sia stranieri), soprattutto quelli più svantaggiati a causa di un accesso limitato a internet e/o per la mancanza del supporto genitoriale.

Secondo una survey che ha coinvolto oltre 3.700 insegnanti nel mese di giugno 2020 (Indire), i figli di famiglie migranti sono uno fra i gruppi più esclusi dalla dad.

Il Tar boccia l’ordinanza di Emiliano: riaprire le scuole in Puglia

da Corriere della sera

Il Tar della Puglia ha sospeso l’ordinanza regionale con la quale sabato scorso il presidente Michele Emiliano aveva chiuso tutte le scuole fino al 5 marzo. Il decreto a firma del presidente Orazio Ciliberti accoglie il ricorso presentato dal Codacons Lecce e da un gruppo di genitori e sospende l’efficacia del provvedimento regionale che imponeva la didattica a distanza al 100% per ogni grado scolastico: dall’asilo alle superiori. In teoria, dunque, gli alunni pugliesi già da domani possono tornare a scuola sulla base di quanto stabilisce il Dpcm per tutto il Paese: ossia tutti in classe salvo i ragazzi delle superiori che vanno al 50 per cento, come nel resto d’Italia.

Le motivazioni della sentenza

Due i rilievi fondamentali alla base della sentenza: da un lato il fatto che le Regioni possono «introdurre misure derogatorie più restrittive rispetto a quelle disposte dal Governo nazionale, ma tali misure devono essere provvisorie e ragionevolmente coerenti con la classificazione del livello di gravità dell’emergenza in ambito regionale», mentre la Puglia al momento è classificata in zona gialla. E poi il fatto che «se fosse vero che l’esigenza fondamentale è quella dichiarata di consentire la attuazione del piano vaccinale degli operatori scolastici il provvedimento regionale impugnato dovrebbe avere una durata molto più lunga». Ma in questo modo si rischierebbe di compromettere definitivamente l’anno scolastico – già messo a dura prova nei mesi scorsi dal fatto che le famiglie, su indicazione di Emiliano, potevano scegliere se mandare i propri figli a scuola o tenerli a casa in Dad – e «di vanificare l’apporto didattico e formativo in violazione dei livelli essenziali di prestazioni fissati dallo Stato mediante provvedimenti governativi». La questione sarà discussa nel merito il prossimo 17 marzo nel corso dell’udienza collegiale. Che ci fosse il rischio di una chiusura delle scuole ad oltranza, ben oltre il limite del 5 marzo fissato dall’ordinanza, lo dimostrano le parole pronunciate proprio questa mattina dall’assessore alla Sanità, Pierluigi Lopalco. «La didattica a distanza – aveva detto – dovrebbe continuare fino all’inizio della primavera» perché «è vero che siamo in zona gialla, ma abbiamo segnali molto preoccupanti di diffusione della variante inglese. Questa variante si diffonde molto velocemente proprio tra giovani e bambini. Prevenire è meglio che curare».

Scuola, boom di contagi Sul totale dei nuovi casi gli studenti sono il 20% `

da Il Messaggero

Le varianti del Covid stanno chiudendo le scuole. Ciò che non è stato deciso per decreto, sta avvenendo per effetto del contagio. E sulle ali della mutazione inglese che colpisce con più efficacia i minori (per fortuna senza effetti gravi sulla loro salute) causa una dopo l’altro lo stop delle lezioni, come tessere di un domino. I dati dell’Istituto superiore di sanità sono emblematici: il 17,5 per cento dei nuovi casi positivi, nell’ultimo mese, è rappresentato da under 18, dunque da studenti. Questa percentuale, nei primi mesi della pandemia, era attorno al 2-3 per cento. Oggi un positivo su 5 è un giovanissimo a conferma che la variante inglese corre più facilmente tra i banchi. Altri dati: nel Lazio ci sono tre città in zona rossa, vale a dire Colleferro, Carpineto Romano e Roccagorga e tutti i focolai sono stati originati dalle scuole. Nella Capitale ogni giorno c’è almeno un istituto che si ritrova con le classi in quarantena a causa dei contagi: ieri è stata la volta di una scuola del quartiere Salario dove è stato scovato un caso di variante brasiliana, collegato all’Umbria, dopo che nei giorni scorsi erano stati trovati anche positivi con la mutazione inglese. In totale negli ultimi tre giorni, solo a Roma, sei scuole chiuse per il virus, più spesso per la presenza della mutazione britannica.
DAL CENTRO AL NORDIn provincia di Perugia la variante brasiliana ha causato la chiusura con la zona rossa dopo che la sua diffusione ha interessato anche gli istituti. In Lombardia a Bergamo nell’ultima settimana sono risultati positivi 78 studenti, con 71 classi in quarantena. A Gussago, in provincia di Brescia (dove sono state decise nuove limitazioni) dodici bambini in una scuola materna sono positivi alla variante inglese, mentre in un istituto di Milano è stata individuata anche la brasiliana. L’azienda sanitaria del capoluogo lombardo ha calcolato il numero di positivi tra studenti e insegnanti: «Dall’inizio dell’anno scolastico, l’Ats Città Metropolitana di Milano ha ricevuto segnalazioni di 12.778 casi positivi a Sars-CoV-2, di cui 8.943 alunni e 3.835 operatori». Altri focolai scolastici in Emilia-Romagna e ora, a causa delle varianti che interessano anche le scuole, sarà necessario rafforzare le limitazioni in alcune aree come l’Imolese e San Benedetto Val di Sambro (Bologna).
In sintesi: anche se a parole si continua a ripetere che le scuole devono restare aperte, l’andamento dell’epidemia sta vanificando il tentativo di garantire l’anno scolastico. Resta anche da capire se abbia senso avere concentrato tutte le forze per vaccinare con AstraZeneca gli insegnanti (rallentando così l’immunizzazione di massa) quando gli under 18 non possono ricevere l’iniezione visto che non esiste ancora un prodotto autorizzato per loro. In questo modo nelle aule il virus continuerà a circolare, raggiungerà comunque le famiglie e saranno, come sta avvenendo, sospese le lezioni. Quindi avremo da una parte scuole chiuse ma insegnanti vaccinati, dall’altra lavoratori di servizi di prima necessità, come la cassiera di un supermercato aperto anche durante il lockdwon, che continueranno a restare a contatto con la gente e saranno vaccinati solo in autunno, visti i ritmi attuali.
I GOVERNATORIL’altro giorno, in un colloquio con il Messaggero, il professor Roberto Cauda (Direttore di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli) ha spiegato: «Ormai gli studi che ci arrivano dai colleghi britannici confermano che la variante inglese si diffonde più facilmente tra i minori. Valutiamo, quanto meno, di ricorrere alla Dad alle superiori». Le Regioni, nel documento approvato l’altro giorno e inviato al governo, chiedono nell’ultimo paragrafo maggiori margini di manovra per fermare le lezioni quando il livello dell’epidemia lo richiede: servono dei parametri dei contagi per decidere quando chiudere le scuole.
Mauro Evangelisti

Ministro Bianchi: grazie a tutti i docenti e ATA per l’importante lavoro svolto in pandemia

da OrizzonteScuola

Di redazione

“Esprimo la mia gratitudine a ciascuno di Voi per l’importante lavoro svolto in questo anno di pandemia”, così il neo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi in una lettera si rivolge a tutto il personale scolastico.

Sono consapevole – continua – degli sforzi profusi e desidero ringraziare tutti i dipendenti dell’Amministrazione centrale e territoriale, i dirigenti scolastici, i docenti e il personale amministrativo, tecnico e ausiliario“.

E conclude: “La Scuola è il battito della comunità, è il futuro del Paese“.

Seggi elettorali fuori dalle scuole per assicurare la continuità didattica: attivato monitoraggio

da OrizzonteScuola

Di redazione

Gruppo di lavoro per l’individuazione di sedi alternative da destinare a seggi elettorali. Monitoraggio istituti scolastici utilizzati come seggi elettorali e
ricognizione spazi alternativi alle aule adibite all’attività didattica. Nota MI 229.

Nel quadro caratterizzato dall’emergenza sanitaria da COVID-19 è stata valutata da più parti l’eventualità di rinvenire soluzioni alternative al tradizionale utilizzo, in occasione delle consultazioni elettorali, dei plessi scolastici, al fine di assicurare la continuità dell’attività didattica.

Il Ministero dell’Interno ha così proposto al Ministero dell’Istruzione la partecipazione alla costituzione di un gruppo di
lavoro, con l’interessamento di A.N.C.I. e U.P.I., con la finalità di individuare sedi che possano costituire una valida e permanente alternativa all’utilizzo degli istituti scolastici come seggi elettorali.

Al MI è stato chiesto:

  • l’elenco degli istituti scolastici attualmente adibiti a seggi elettorali e utilizzati nella ultima consultazione elettorale del settembre 2020 al fine di una ricognizione puntuale dell’effettivo numero degli edifici coinvolti;
  • l’elenco degli istituti scolastici, già utilizzati come seggi elettorali, che ritengano di essere in possesso edifici o parti di edifici destinati ad uso esclusivo di attività diverse da quella didattica (come, a titolo esemplificativo, palestre, teatri, auditorium, aree amministrative), al fine di valutare la possibilità di destinare in futuro tali spazi a seggi elettorali, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza volte al contenimento dell’epidemia da Covid 19, in alternativa alle aule adibite all’attività didattica, in modo da non inficiare la continuità della stessa

Gli Usr procederanno con il monitoraggio e trasmettere i dati entro il 3 marzo.

NOTA 17-02-2021

Covid, scuole chiuse e zone rosse in crescita: a Roma prof con variante brasiliana. Draghi convoca ministri ed esperti

da La Tecnica della Scuola

Lo spettro della terza ondata da Covid si sta materializzando. Con il crescere delle zone rosse, sale anche il numero di scuole costrette a tornare alla DaD. I numeri parlano chiaro: nelle ultime ventiquattr’ore si sono registrati altri nuovi 13 mila casi e 356 morti, ben 82 più del giorno prima, mentre i pazienti ricoverati in terapia intensiva aumentano di 28. E preoccupano le varianti del Covid, che stanno portando a chiudere un numero crescente di istituti scolastici. Soprattutto in alcuni territori.

Il pericolo è reale: il premier Draghi ha riunito in serata ministri ed esperti. Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, e gli esperti del Cts segnalano il rischio contagi – specie alla luce delle nuove varianti – che potrebbe derivare da eventuali riaperture di impianti da sci, palestre o cinema.

I contagi nella capitale

A Roma sono ormai diverse le scuole chiuse. Il 23 febbraio si è registrato il caso di una docente di una scuola media della Capitale colpita da variante brasiliana. E ora è stata chiusa: si tratta dell’istituto Sinopoli-Ferrini nel quartiere Africano, interessato già nei giorni scorsi da un caso di quella ‘inglese’ che aveva portato alla chiusura delle sezioni della materna e della elementare. Adesso chiuderanno anche le medie. Verranno sottoposti a screening nei prossimi cinque giorni il personale della scuola e 1.500 studenti. L’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato, ha reso noto che si tratterebbe di un caso “con link dall’Umbria”.

A Roma è stata chiusa anche la sede Cerboni dell’istituto comprensivo Rosetta Rossi a Primavalle dopo che nei giorni scorsi altri plessi scolastici hanno chiuso per sospetti casi di variante inglese.

I casi nel Lazio

Nel Lazio salgono a quattro i Comuni zona rossa. Il presidente della Regione Nicola Zingaretti ha firmato oggi l’ordinanza per istituirla nel Comune di Torrice in provincia di Frosinone a causa della forte incidenza e della presenza della variante inglese.

Le disposizioni dell’ordinanza entrano in vigore dall’una di stanotte e dureranno per i prossimi 14 giorni.

Si tratta del quarto paese della regione a entrare nella fascia più alta di rischio, dopo Carpineto e Colleferro in provincia di Roma e Roccagorga in provincia di Latina. “Le varianti si affacciano nella nostra Regione”, osserva l’assessore D’Amato. E salgono lievemente i nuovi casi nelle ultime 24 ore. Su oltre 31 mila test, si registrano 889 casi positivi (+35 rispetto a ieri) con 33 decessi.

Intanto, “volano” le prenotazioni di vaccino da parte dei docenti, Ata e dirigenti: sono oltre 53mila finora.

Paura a Bergamo e Brescia

Purtroppo, l’incremento di casi di contagi da Covid non riguarda solo il Lazio. Nell’ultima settimana sono quasi raddoppiati i tamponi effettuati da Ats Bergamo a studenti e personale scolastico: si è infatti passati dai 1.030 della settimana precedente ai 1.856 dell’ultima, per un totale di 35.347 tamponi da inizio anno scolastico.

E sempre negli ultimi sette giorni sono risultati positivi 78 tamponi, con 71 classi in quarantena. Anche nella provincia di Brescia cresce l’allarme: la zona – assieme ad alcuni comuni della Bergamasca e della provincia di Cremona – è diventata “arancione rafforzata” con un’ordinanza firmata dal presidente della Lombardia Attilio Fontana: si procede alla “chiusura delle scuole d’infanzia, elementari e medie, il divieto di recarsi nelle seconde case, l’utilizzo dello smart working dove possibile e la chiusura della attività in presenza”.

Guido Bertolaso ha chiarito che “la provincia ha un numero di nuovi casi doppio rispetto alle altre province lombarde. Siamo di fronte alla terza ondata della pandemia e va aggredita immediatamente”.

Altre zone rosse

Intanto, zona rossa anche per Torrice (Frosinone), “a causa della forte incidenza e presenza della variante inglese”, e per San Cipirello e San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo.

Il sindaco di Chieti Diego Ferrara ha firmato un’ordinanza che dispone, fino al prossimo 7 marzo, maggiori restrizioni in città. Inoltre, sarà prorogata di una settimana la sospensione delle attività didattiche in presenza nelle scuole di competenza comunale e anche nei nidi privati e ludoteche.

Vaccinazioni sì, ma nella regione di residenza. Il problema finisce in Parlamento

da La Tecnica della Scuola

La “regola” concordata fra i presidenti delle regioni per cui ci si potrà vaccinare solamente nella regione di residenza sta creando non pochi problemi, soprattutto per il personale della scuola.

Del tema si sta occupando anche la deputata del M5S Margherita Del Sesto che ha già depositato un’interrogazione rivolta alla ministra Gelmini e al ministro Speranza “con l’obiettivo – spiega – di stimolare da parte del Governo un intervento che faccia ordine e chiarezza nelle diverse politiche regionali e garantisca a tutti docenti e lavoratori di scuole e università la possibilità di vaccinarsi”.

“Bisogna infatti considerare – spiega Del Sesto – che molti di loro, spesso anche precari, lavorano e vivono in una regione diversa da quella in cui hanno la residenza. Non per questo non hanno diritto al vaccino”.

Del Sesto, riferendosi al personale della scuola, riporta in particolare l’esempio del Lazio: “Questa regione – scrive nell’interrogazione – ha attivato un sistema che consente di prenotare la somministrazione gratuita della prima e seconda dose del vaccino anti Covid-19 per il personale afferente alle suddette categorie, di età compresa tra i 18 e i 65 anni (nati a partire dall’anno 2003 fino al 1956); tale vaccinazione, tuttavia, è destinata solamente ai residenti nella suddetta regione e non al personale scolastico che presta servizio nelle scuole laziali; in aggiunta, possono essere vaccinati anche i non residenti qualora abbiano attivato il domicilio sanitario temporaneo, quindi, assistiti da un medico di base del Servizio Sanitario Regionale (SSR) del Lazio”.

Resta però il problema del personale che non ha domicilio sanitario temporaneo nella regione in cui lavora e che pertanto sarebbe costretto, con le regole attuali, a farsi vaccinare nel territorio di residenza, con i ben prevedibili disagi e problemi.
Per la verità sulla questione c’è anche l’attenzione di alcune regioni. In Piemonte, per esempio, attraverso il sito Web istituzionale, viene chiarito che “il personale scolastico e universitario che non ha il proprio medico di famiglia in Piemonte può comunque aderire alla campagna vaccinale, ma con delle specifiche modalità che saranno comunicate nei prossimi giorni”.

Graduatorie terza fascia ATA: profili e requisiti per presentare domanda

da La Tecnica della Scuola

Il personale ATA è il personale amministrativo, tecnico e ausiliario delle istituzioni scolastiche, con compiti amministrativi, contabili, gestionali, strumentali, operativi e di sorveglianza.

Il personale ATA è suddiviso in diversi profili professionali, raggruppati in quattro Aree, così come definite dalla tabella A allegata al CCNL 2006-2009.

Per ogni profilo, indichiamo i requisiti necessari per poter presentare domanda per il prossimo aggiornamento delle graduatorie di terza fascia del personale ATA.

Area A

Profilo: Collaboratore scolastico (CS)

Requisiti d’accesso: Diploma di qualifica triennale rilasciato da un istituto professionale, diploma di maestro d’arte, diploma di scuola magistrale per l’infanzia, qualsiasi diploma di maturità, attestati e/o diplomi di qualifica professionale, entrambi di durata triennale, rilasciati o riconosciuti dalle Regioni.

Area AS

Profilo: Collaboratore scolastico addetto all’azienda agraria (CR) solo negli istituti agrari

Requisiti di accesso: Diploma di qualifica professionale di:

  • operatore agrituristico;
  • operatore agro industriale;
  • operatore agro ambientale.

Area B

Profilo: Assistente Amministrativo (AA)

Requisiti d’accesso: diploma di maturità

Profilo: Assistente Tecnico (AT)

Requisiti d’accesso: diploma di maturità che dia accesso a una o più aree di laboratorio secondo la tabella di corrispondenza titoli di studio/laboratori vigente al momento della presentazione della domanda.

Profilo: Cuoco (CU) solo nei convitti/educandati

Requisiti d’accesso: diploma di qualifica professionale di Operatore dei servizi di ristorazione, settore cucina

Profilo: Infermiere (IF) solo nei convitti/educandati

Requisiti d’accesso: Laurea in scienze infermieristiche o altro titolo ritenuto valido dalla vigente normativa per l’esercizio della professione di infermiere

Profilo: Guardarobiere (GU) solo nei convitti/educandati

Requisiti d’accesso: Diploma di qualifica professionale di Operatore della moda.