La didattica a distanza: un’occasione per riflettere sulla scuola

La didattica a distanza: un’occasione per riflettere sulla scuola

di Enrico Maranzana

Le criticità della didattica a distanza sono l’oggetto di molteplici interventi. Esse sono amplificate dai media che mettono in risalto i limiti della nuova modalità d’insegnamento. Significativo il fatto che non sia stata formulata nessuna strategia per il loro superamento. Si tratta di un evidente sintomo di tuttologia e di superficialità: è ignorato il sistema di regole entro cui la scuola vive.

E’ sufficiente, per affrontare l’impasse, focalizzare l’architrave della vita delle scuole, che la legge ha normato. Essa concerne la loro autonomia che “Si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana”.

La sua applicazione implica, in prima battuta, la puntale identificazione delle mete formative che gli studenti devono raggiungere al termine dei percorsi scolastici, da esprimere in termini di comportamenti osservabili.

Quanti sono i Consigli di Circolo/Istituto che hanno deliberato Piani Triennali dell’Offerta Formativa in cui si esplicitano le competenze generali/specifiche che gli studenti devono conquistare e dimostrare al termine del percorso?

I traguardi di sistema costituiscono il terreno per la “Programmazione dell’azione educativa”: si tratta dell’elaborazione delle strategie di potenziamento delle capacità e delle abilità richieste dalla loro conquista.

Quanti Collegi dei Docenti sono stati convocati, data la situazione pandemica, per prefigurare nuovi percorsi volti al raggiungimento dei traguardi di sistema?

La progettazione dell’istruzione riguarda la conciliazione dei traguardi generali con la tipologia delle singole classi.

Quanti sono i Consigli di classe che hanno concordato interventi unitari per sollecitare e potenziare le qualità intellettive e operative degli studenti indicate dal Collegio dei Docenti?

I mezzi d’informazione sorvolano su questi aspetti, ignorandoli. Le argomentazioni sulla formazione dei giovani sviluppano modelli d’insegnamento dei tempi andati, confermando e rinforzando l’immobilismo delle istituzioni scolastiche.

La progettualità che la legge indica come la via maestra, invece, esige che materie di studio siano “strumento e occasione per uno sviluppo unitario e ricco”, che gli studenti collaborino per ottenere risultati e i voti non costituiscano la motivazione allo studio, che il sapere sia conquistato partendo dal vissuto individuale, facendo evolvere le loro esperienze pregresse.

L’insegnante laboratoriale e la community di classe

DDI: L’insegnante laboratoriale e la community di classe

di Virginia Dall’Ó

Il recente studio OECD sulle pratiche didattiche nel mondo[i] (prima della pandemia) ha messo in luce nei segmenti di lezione osservati la prevalenza dell’ “insegnamento frontale” (88%) mentre il report integrativo INDIRE sulla cosiddetta DaD “forzata o di emergenza” (durante la pandemia) evidenzia che “la maggior parte dei docenti ha trasposto a distanza le pratiche tipiche della presenza, con lezioni frontali (in videoconferenza) che si affermano maggiormente negli ordini superiori, con l’utilizzo, per la secondaria secondo grado, del testo in adozione  e l’espansione on line del testo in adozione” a fronte di una minoranza di docenti definiti dalla ricerca laboratoriali”, per i quali, sempre secondo il report “lo stesso setting didattico è diventato forma e contenuto dell’apprendimento”,

“ Medium is the message” ?

 Non c’è dubbio che nella didattica a distanza il docente deve fare i conti con il cambiamento di format e di setting ma, se si vuol essere in linea con le indicazioni europee (DigiComEdu,2017), all’insegnante “laboratoriale” è richiesta una metodologia attiva, mirata a coinvolgere l’allievo nella collaborazione con i pari mentre opera per la soluzione di problemi in un ambiente cognitivo esteso e reticolare.

Occorre quindi di rimodulare il processo d’insegnamento-apprendimento per dar vita, in un ambiente tecnologico multimediale e interattivo ad un percorso ciclico che, prendendo le mosse dai  problemi topici della disciplina, conduca gli allievi alla loro analisi per ricercare, elaborare, rappresentare e comunicare le possibili soluzioni, che il docente sistematizzerà nel dominio disciplinare.

E’ l’esplorazione dei problemi disciplinari che attiva e mantiene in vita l’interazione tra pari, a livello individuale e di gruppo, nel reale e nel virtuale.

La progettazione didattica, anche digitale (DDI), va mirata alla formazione integrata ovvero a delineare un percorso in grado di immergere gli allievi -in piccoli gruppi- nella progressiva esplorazione del campo disciplinare in modo da far loro acquisire il punto di vista e la condotta risolutiva propri della disciplina.

Ogni docente sa bene di ospitare in classe una comunità che apprende (un sistema vivente di cui tutti sono sempre e contemporaneamente co-autori) e sa bene che lo sviluppo dell’apprendimento si realizza seguendo un ordine di stadi nel quale capacità e conoscenze più avanzate tendono a costruire competenze sulla base di altre già acquisite in passato e sulla base di un approccio socio-costruttivista.

Ma uno spazio formativo laboratoriale in ambienti cognitivi estesi e tecnologici  deve rendere possibile sperimentare virtualmente le regole e i meccanismi delle comunità reali. Ciò richiede preliminarmente di:

  • Delineare la “microstruttura didattica” della classe suddividendola in piccoli gruppi di lavoro e presentare alla classe la specificità della proposta formativa, per condividerne finalità, obiettivi, metodi e risultati attesi.
    • Progettare l’articolazione degli “studi di caso/situazioni problematiche” in relazione agli obiettivi (formativi e specifici) da perseguire, definire le competenze da mobilitare e formulare  il “compito” connesso al “caso” da assegnare di volta in volta ai gruppi.
    • Predisporre sulla piattaforma Web dedicata (Google Suite e Microsoft Teams for Education, Moodle,..) diversi spazi di lavoro, via via implementati e strutturati per consentire alla community sia di diversificare la tipologia di cooperazione tra i pari sia di differenziare le strategie di collaborazione dell’intero percorso, quali:

  • Area di comunicazione generale con disponibilità di un Forum e Chat riguardanti gli eventi che caratterizzano e coinvolgono la comunità di apprendimento;
    • Area di informazione, che contiene le informazioni relative alla vita della community e al suo percorso formativo (calendario ragionato degli incontri/ bacheca degli avvisi, netiquette); risorse utili (weblinks; bibliografie; archivi suddivisi in base ai focus problematici), proposte di lavoro;
    • Area di produzione e costruzione dei materiali, a due livelli:
    • personale  con
      • repository degli elaborati personali e
      • il portfolio personale
    • di gruppo, comprensiva di
  • un forum e una chat interni a ciascun gruppo
  • un repository  dei lavori condivisi
  • un portfolio di gruppo
    • Area di approfondimento, con risorse informative documentali e sitografiche dedicate e con un relativo Forum tematico, gestito dal docente.

Va privilegiato quindi un approccio olistico e dinamico ai saperi in modo che l’apprendimento non formale e informale possano entrare nel reticolo formativo e intrecciarsi alle modalità di  apprendimento più canoniche e poter così a generare una spirale formativa autoconsistente nella quale ogni allievo ha modo di affinare la  propria identità personale e sociale mentre l’insegnamento  disciplinare si trasforma da trasmissivo  in “connettivo”.

[i] OECD Education and Skills today, January22,2021, by Anna Pons and L.Houldsworth.

Maturità dal 16 giugno colloquio in presenza e commissione interna

da Il Messaggero

ROMA Un solo orale, senza prove scritte, e la commissione esaminatrice tutta interna, ad eccezione del presidente che sarà esterno: è questo l’impianto dell’esame di maturità di quest’anno, in base alle ordinanze emanate ieri dal ministro Bianchi.
Di fatto viene confermato lo schema utilizzato nel 2020 quando gli istituti riaprirono le aule per far svolgere gli esami in presenza, dopo mesi di chiusure a causa della pandemia. Anche su questo ultimo aspetto potrebbero esserci purtroppo delle similitudini visto che gli studenti dell’ultimo anno potrebbero rischiare di ritrovarsi a preparare l’esame a distanza, se l’indice dei contagi dovesse continuare a crescere. Partendo proprio da questo rischio, le prove scritte sono state abolite: i colloqui inizieranno in tutta Italia il 16 giugno prossimo. Quest’anno però, a differenza di quanto avvenuto un anno fa, gli studenti dovranno conquistarsi l’ammissione alla maturità: spetta ai loro professori decidere se portarli all’esame oppure no.

ELABORATI

Intanto, entro il 30 aprile, i consigli di classe assegneranno agli studenti gli argomenti degli elaborati da portare all’esame, che i candidati dovranno preparare e consegnare entro il 31 maggio. Avranno quindi un mese di tempo per mettere a punto il testo da cui partiranno poi per dare il via all’orale. L’elaborato sarà assegnato in base alle discipline caratterizzanti dell’indirizzo di studi.
Proprio come accadeva in passato per la seconda prova scritta, i ragazzi quest’anno nel loro elaborato dovranno affrontare i temi indicati a livello nazionale dal ministero dell’istruzione: latino e greco per il liceo classico, matematica e fisica per lo scientifico, due lingue straniere per il liceo linguistico, scienze umane per il liceo delle scienze umane, discipline pittoriche per l’artistico indirizzo arti figurative grafico-pittorico, economia aziendale per l’istituto tecnico settore economico e laboratorio di servizi di accoglienza turistica per il professionale alberghiero. Dopo la presentazione dell’elaborato si passerà alla discussione di un testo e all’analisi di materiali proposti dalla commissione. Il candidato potrà parlare dell’esperienza svolta nei Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, ex alternanza scuola lavoro, e delle tematiche legate all’educazione civica. Il punteggio massimo per il colloquio è 40, a cui si aggiunge un massimo di 60 punti per i crediti scolastici dell’ultimo triennio.

VOTO MASSIMO 100

Il voto massimo finale è 100 a cui la commissione può decidere di aggiungere la lode. Per quel che riguarda invece gli esami di terza media, si svolgeranno in presenza con un solo orale che si svolgerà dopo la fine delle lezioni ed entro il 30 giugno. Anche in questo caso gli alunni porteranno un elaborato che verrà loro assegnato dal consiglio di classe entro il 7 maggio e dovranno consegnarlo entro il 7 giugno. Mentre si svolgono gli esami conclusivi delle medie e delle superiori, nelle scuole si svolgeranno anche i corsi di recupero per i ragazzi che hanno delle lacune. Il calendario scolastico resta quindi intatto: resteranno a studiare solo coloro che hanno delle insufficienze.
Lorena Loiacono


Il Covid avanza e le scuole richiudono, ma siamo al “fai da te”: in ogni Regione date e valutazioni diverse

da La Tecnica della Scuola

Non è chiaro se l’appena insediato governo Draghi con il nuovo Dpcm volesse davvero mettere nelle condizioni le Regioni di decidere in piena autonomia sulle scuole: fatto sta che nelle ultime ore, con la sola Sardegna caratterizzata da un rischio Covid basso, le risposte dei governatori sono diventate iper soggettive. Tanto da ritrovarci con delle Regioni che stoppano la didattica in presenza pur facendo riscontrare nei loro territori un numero di contagi inferiori di altre Regioni, dove invece si lasciano le classi aperte.

Gissi (Cisl): no alle improvvisazioni

La discrepanza c’è. E gli addetti ai lavori cominciano a denunciarlo. “La frequenza o meno delle attività scolastiche deve essere ricondotta a criteri chiari, le situazioni vanno governate, non si possono ammettere improvvisazioni e un “fai da te”, alla ricerca di ogni possibile escamotage per trovare una propria individuale soluzione”, ha commentato all’Ansa la segretaria generale Cisl Scuola, Maddalena Gissi.

“La gestione di un’emergenza sanitaria richiede a tutti grande responsabilità, le decisioni devono essere fondate su competenze scientifiche e tradotte in indicazioni precise”, ha incalzato la sindacalista.

Visto che la discrezionalità sta portando a situazioni poco chiare, Gissi sembra chiedere al governo un intervento chiarificatore: “la gestione di un’emergenza sanitaria richiede a tutti grande responsabilità, le decisioni devono essere fondate su competenze scientifiche e tradotte in indicazioni precise”, ha concluso la leader della Cisl Scuola.

In effetti, come abbiamo avuto già modo di dire, la risposta delle Regioni appare davvero troppo multiforme.

Ci sono governatori che seguono la linea della massima prudenza, ribadita il 5 marzo dal professore Massimo Galli, virologo dell’ospedale Sacco di Milano, secondo il quale le attività didattiche in presenza vanno fermate perché “nelle scuole ci sono bambini e ragazzi concentrati per diverse ore al giorno in una situazione di necessaria vicinanza che finisce per determinare la diffusione dell’infezione, che negli esercizi commerciali può essere gestita diversamente”.

Lo stesso giorno, i rappresentanti delle Regioni e dei comuni hanno incontrato alcuni ministri, tra cui quello dell’Istruzione Patrizio Bianchi, il nuovo commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo e il capo della Protezione civile Fabrizio Curci.

La Calabria ferma le lezioni a scuola

Al termine dell’incontro il presidente facente funzione della Regione Calabria Nino Spirlì ha detto che “la scuola non è l’aula! Le aule non possono essere considerate il luogo più sicuro del pianeta. Come tutti i luoghi, anche le aule scolastiche possono trasformarsi in luoghi di contagio”. Quindi, “dobbiamo evitare che il contagio si propaghi”.

Le lezioni in presenza della Calabria, fino all’Università compresa, sono state così fermate, a partire da lunedì 8 marzo per due settimane. La disposizione – presa dall’Unità di crisi – verrà ratificata da una specifica ordinanza: le lezioni in presenza si potranno attuare solo per alluni disabili gravi e per un numero limitato di ore.

Secondo Spirlì “Al momento, in Italia, nessuno può permettersi di interpretare dati e decisioni: parlano numeri e studi di previsioni. E non si può aspettare che il virus sfondi le porte delle case degli Italiani, per poi dover correre ai ripari”.

Scuole chiuse, personale da vaccinare

“Dobbiamo necessariamente prendere i provvedimenti del caso. Uno dei primi è questo: le scuole si fermano per due settimane“, ha spiegato ancora Spirlì.

Durante il periodo di chiusura, ha aggiunto il presidente ff della Regione, “inizieremo la vaccinazione del personale scolastico che si renderà disponibile. Nessuno entrerà a scuola, salvo i casi di comprovata disabilità. Il resto dei giovani studierà da casa con il collegamento a distanza”.

Allarme in Campania

Anche Vincenzo De Luca, governatore della Regione Campania, si è detto allarmato. “Siamo di fronte ad una variante di estrema pericolosità – ha detto durante la diretta facebook settimanale – Si sono registrati nei nostri territori livelli di contagio enormi nel mondo della scuola“.

“La prima ragione dell’esplosione è questa, vi è una diffusione generalizzata di varianti Covid in tutta Italia e come era ampiamente prevedibile. La Campania è tra le regioni più esposte perché siamo la regione a più alta densità abitativa. La seconda ragione sono i comportamenti scorretti”.

Preoccupati in Puglia

Dello stesso parere è il governatore pugliese Michele Emiliano: in un post su vaccini e emergenza Covid, con il quale risponde ad una donna che chiede al governatore di “chiudere tutto”, Emiliano dice che “il risultato della timidezza del governo con il fenomeno del contagio scolastico e del depotenziameto dei poteri delle Regioni potrebbe essere l’accelerazione della variante inglese e della terza ondata”.

Emiliano, però, sostiene che “non possiamo chiudere noi Regioni le scuole e tutto il resto. Lo deve fare il governo che ha praticamente privato le Regioni di tutti i poteri di contenimento della curva epidemica, anche a scuola, che possono essere esercitati solo nell’intervallo di tempo tra un Dpcm e l’altro e solo a condizioni molto particolari di peggioramento dei dati”.

“Non possiamo fare altro che concentrarci sugli ospedali perché la terza devastante ondata sta per cominciare”, ha concluso il presidente della Puglia.

Comunque in Puglia fino al 14 marzo tutte le scuole di ogni ordine e grado dovranno adottare la didattica digitale integrata (Ddi) al 100%.

Stop lezioni in Piemonte

La “stretta” non risparmia il Piemonte, dove da lunedì 8 marzo si passa alla didattica a distanza al 100% per tutte le scuole in alcune aree più critiche delle province di Asti, Cuneo, Torino, Vercelli e Verbano-Cusio-Ossola e DaD dalla seconda media in su in tutto il resto della regione.
Le misure più restrittive riguardano anche le scuole primarie e dell’infanzia dove l’incidenza dei contagi supera la soglia di allerta (250 contagi ogni 100mila abitanti).

“Abbiamo la possibilità di intervenire – ha detto Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte – con misure restrittive non a sentimento, non a emotività, ma a numeri e parametri precisi. In provincia di Alessandria, Novara e Biella in questo momento abbiamo numeri sotto la soglia di allerta”.

Attendista la Toscana

Di altro tenore sono le dichiarazioni di Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana: intervenendo a ‘Che giorno è’, su Radio1, ha detto che sentirà “uno per uno i sindaci, in quella sessantina di comuni che hanno nel proprio territorio oltre 250 casi su 100mila abitanti: avrò un colloquio molto concreto con loro, sottoporrò poi questo colloquio al Comitato, e decideremo dove fra i 273 comuni della Toscana chiudere le scuole nella prossima settimana”.

Giani ha aggiunto che riunirà “il Comitato per l’emergenza di prevenzione scolastica, oggi alle 17: in serata prenderà i provvedimenti che andranno in vigore da lunedì prossimo, che avranno una validità settimanale, e ogni settimana li verificheremo”.

Il presidente della Toscana si è detto “fautore della didattica in presenza: non a caso sono il presidente di Regione che l’11 gennaio, anche a differenza di molti altri miei colleghi, ha voluto che i giovani delle scuole medie superiori potessero rientrare a scuola”.

Comportamenti diversi nelle altre Regioni

Anche in Trentino per ora non si parla di stop della didattica in classe, malgrado la forte incidenza dei contagi: lo ha fatto intendere il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti.

Stesso discorso in Valle d’Aosta, dove solo i ragazzi delle superiori vanno in presenza al 50%.

Didattica a distanza per gli studenti delle scuole medie e superiori e per le università a partire da lunedì prossimo in tutto il Friuli Venezia Giulia: così ha deciso il governatore Massimiliano Fedriga.

Attività didattiche sospese chiuse anche in Basilicata.

Un discorso a parte va fatto per il Veneto: il passaggio in zona Arancione non comporterà chiusure delle scuole, “ma valuteremo i parametri fino in fondo”, ha detto il presidente regionale Luca Zaia.

“Abbiamo il Dpcm – ha aggiunto – che vincola a 250 casi su 100 mila abitanti però apre una finestra interpretativa ai Dipartimenti di sanità, che abbiamo voluto adottare cercando di trovare aree omogenee. Non abbiamo ancora deciso se la dimensione sarà provinciale o distrettuale”, ha concluso Zaia.

Nel Lazio il presidente Nicola Zingaretti, che ha confermato le dimissioni da segretario Pd, ha firmato l’ordinanza per la zona arancione nella provincia di Frosinone che ora rischia nuove misure, “se si dovessero superare i parametri previsti nel Dpcm, agiremo anche sulle scuole”, ha annunciato.

Scuole in presenza in Umbria, tranne le superiori, dove però proseguirà fino al 21 marzo la didattica “esclusivamente” a distanza per tutte le scuole della provincia di Perugia.

Da sabato 6 marzo nelle Marche stop alla didattica in presenza per le scuole di ogni ordine e grado, comprese le Università ad Ancona e Macerata.

Nelle altre province marchigiane – Ascoli Piceno, Fermo e Pesaro Urbino – si applicherà la Dad al 100% per medie e superiori e Università con l’esclusione dunque di Infanzia ed Primarie. In Toscana scuole chiuse in alcuni comuni per alto numero di contagi.

Scuole chiuse in Emilia a Modena, Bologna, Reggio Emilia, Ravenna e Cesena. Dal 6 marzo chiuderanno anche asili e materne rimasti aperti in questi giorni per dare il tempo ai genitori di organizzarsi. Scuole chiuse pure in Abruzzo (tranne in quelle dell’infanzia) e in Molise.

La Sicilia resta in “zona gialla”, ma in attuazione del nuovo Dpcm scuole chiuse in 14 Comuni siciliani da lunedì 8 a sabato 13 marzo, come deciso dal presidente della Regione Nello Musumeci.

Polemiche in Lombardia

Cresce, intanto, la polemica in Lombardia, passata improvvisamente alla DaD al 100%, dopo l’inserimento nelle aree arancioni rinforzate.

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha detto che la decisione di tornare alla didattica a distanza è “stata presa sulla base di indicazioni medico-scientifiche, ma con un’attuazione così repentina le famiglie sono state oggettivamente messe in difficoltà”.

“Avverto e comprendo lo scoramento e la stanchezza. E magari anche la rabbia, vostra e dei vostri genitori, che in molti casi sono stati costretti a riorganizzarsi dalla sera alla mattina”, ha detto rivolgendosi agli studenti.

“Sapevo che il provvedimento sarebbe stato impopolare, ma tra la popolarità e la necessità di tutelare la salute dei bambini, dei ragazzi e delle famiglie, ho scelto quest’ultima”, ha replicato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.

“Non è stata una decisione nata dalla mia testa, ma dalla valutazione di una serie di esperti, tecnici e scienziati i quali – ha continuato Fontana – mi hanno a prendere il provvedimento con la massima urgenza e tempestività. È emerso come questa variante del virus, che ormai in Lombardia è maggioritaria, è particolarmente aggressiva, più rapida nella diffusione e colpisce anche i giovani, che fino a pochi mesi fa erano quasi indenni”.

“In Lombardia è successo in tante occasioni che se scuole si siano trasformate in un importante focolaio”, ha concluso il governatore lombardo.

Covid, Galli: chiudiamo le scuole, sono pericolose solo per il movimento dei ragazzi prima e dopo le lezioni

da La Tecnica della Scuola

Quella di chiudere le scuole è una “scelta necessaria per nuove connotazioni del virus e della pandemia e la presenza di focolai negli istituti”: così si è espresso a Sky Tg24 Massimo Galli, virologo dell’ospedale Sacco di Milano.

La vicinanza degli alunni nelle classi

Durante la trasmissione Timeline, il noto professore ha commentato la decisione di alcuni governatori di tornare alla DaD o di essere ad un passo dal farlo, spiegato che “nelle scuole ci sono bambini e ragazzi concentrati per diverse ore al giorno in una situazione di necessaria vicinanza che finisce per determinare la diffusione dell’infezione, che negli esercizi commerciali può essere gestita diversamente, credo”.

Il movimento degli studenti porta pericoli

“Una volta per tutte – ha continuato – bisogna chiarire che la posizione di chi afferma che le scuole non sono un luogo pericoloso per la dispersione del virus è sbagliata. Le scuole lo sono e lo sono sempre state”.

Oltre alla convivenza in classe per diverse ore, c’è il problema dei potenziali contagi derivanti da “prima e dopo la presenza nelle aule dei ragazzi”.

Il virologo ha tenuto a dire che “anche il semplice movimento dei ragazzi prima e dopo la scuola rappresenta un momento di rischio. E il virus ci sta dando una delle tante lezioni che fino ad ora ci ha già impartito”, ha concluso Galli riferendosi all’impennata di casi di positività degli ultimi giorni, anche all’interno degli istituti scolastici.

Quella di chiudere le scuole è una “scelta necessaria per nuove connotazioni del virus e della pandemia e la presenza di focolai negli istituti”: così si è espresso a Sky Tg24 Massimo Galli, virologo dell’ospedale Sacco di Milano.

Esami primo e secondo ciclo, chiarimenti del Ministero

da La Tecnica della Scuola

Con una nota del 5 marzo, il Ministero dell’Istruzione ha fornito alcuni chiarimenti riguardanti le ordinanze ministeriali relative agli esami di Stato del primo e secondo ciclo di istruzione.

NOTA 349 DEL 5 MARZO 2021

Esami primo ciclo

I docenti della classe saranno coinvolti dalla data di assegnazione della tematica dell’elaborato e fino alla sua consegna, supportandone la realizzazione.

L’elaborato è inerente a una tematica assegnata all’alunno dai docenti della classe, individuata a partire dalle caratteristiche personali e dai livelli di competenza maturati, in una logica di integrazione tra gli apprendimenti. È in forma aperta e può coinvolgere una o più discipline tra quelle previste nel piano di studi. Proprio l’assenza di uno schema di forme e contenuti cristallizzati consente di modularlo intorno alla dialettica tra la progettazione del consiglio di classe, sulla base della declinazione delle Indicazioni nazionali compiuta nel “curriculo” di istituto, e l’alunno.

Maturità

Il consiglio di classe provvederà all’indicazione, tra i membri designati per far parte delle sottocommissioni, di docenti di riferimento, a ognuno dei quali sarà assegnato un gruppo di studenti, col compito di accompagnare ciascun candidato nella stesura dell’elaborato concernente le discipline caratterizzanti il corso di studi frequentato.

L’avvio del colloquio è, anche in questo caso, segnato dall’esposizione dell’elaborato, da strutturare a partire dalle cosiddette “discipline caratterizzanti”, eventualmente “integrato, in una prospettiva multidisciplinare, dagli apporti di altre discipline o competenze individuali presenti nel Curriculum dello studente e dell’esperienza di PCTO svolta durante il percorso di studi”. La tipologia è aperta, coerente con le discipline coinvolte; i consigli di classe possono scegliere se assegnare a ciascun candidato un argomento diverso, o assegnare a tutti o a gruppi di candidati uno stesso argomento che si presti a uno svolgimento fortemente personalizzato, ed eventualmente fornire indicazioni relative alle caratteristiche “tecniche” dell’elaborato, qualora esso non consista nella sola redazione di un testo scritto.

Curriculum dello studente

Il Curriculum dello studente, una delle novità ordinamentali realizzate quest’anno, consente una migliore organizzazione e documentazione della realtà degli apprendimenti e delle caratteristiche di ciascuno.

Griglia di valutazione

L’esame del secondo ciclo adotta una griglia nazionale di valutazione. Oltre all’elaborato, è prevista la “discussione di un breve testo, già oggetto di
studio nell’ambito dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana o della lingua e letteratura nella quale si svolge l’insegnamento, durante il quinto anno e ricompreso nel documento del consiglio di classe”. I testi presenti nel documento del 15 maggio possono non limitarsi allo specifico letterario: in tale modo, la capacità di analisi può manifestarsi anche in ambiti più corrispondenti alla peculiarità dei singoli profili e delle progettazioni dei docenti.

PCTO

L’esame è completato, ove non siano state comunque trattate in precedenza, anche su iniziativa del candidato, dall’esposizione delle attività relative ai PCTO, per come effettivamente svolte.

Maturità 2021, in cosa consisterà il colloquio?

da La Tecnica della Scuola

L’Esame di Maturità 2021 prevede un colloquio orale, sviluppato sulla discussione di un elaborato che ogni studentessa e ogni studente svolgeranno. Queste le tappe che accompagneranno i maturandi:

30 aprile

E’ il termine entro il quale i Consigli di classe dovranno assegnare a studentesse e studenti l’argomento dell’elaborato, assegnato sulla base del percorso svolto e delle discipline caratterizzanti l’indirizzo di studi, che potranno essere integrate anche con apporti di altre discipline. L’elaborato potrà avere forme diverse, a seconda dell’indirizzo di studi o delle caratteristiche delle studentesse e degli studenti.

31 maggio

E’ il termine entro il quale studentesse e studenti dovranno consegnare l’elaborato. Durante questo mese, un docente accompagnerà questo percorso, aiutando ciascun candidato a valorizzare quanto appreso.

16 giugno

Alle ore 8:30 avrà inizio la sessione d’Esame con il colloquio orale. Dopo la discussione dell’elaborato, il colloquio proseguirà con la discussione di un testo già oggetto di studio nell’ambito dell’insegnamento di Lingua e letteratura italiana, con l’analisi di materiali (un testo, un documento, un’esperienza, un problema, un progetto) predisposti dalla commissione con trattazione di nodi concettuali caratterizzanti le diverse discipline. Spazio anche all’esposizione dell’esperienza svolta nei PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento). Il candidato dimostrerà le conoscenze assimilate riguardo l’Educazione Civica. La durata indicativa di ogni colloquio sarà di 60 minuti.

Scuola d’estate: niente docenti, se ne occuperanno cooperative e associazioni

da La Tecnica della Scuola

C’è allarme fra i docenti per le dichiarazioni del Ministro Patrizio Bianchi sul possibile recupero degli apprendimenti da farsi in estate.

L’allarme non sembra però giustificato, perché il Ministro ha già chiarito che le lezioni termineranno comunque a giugno; ovviamente non saranno messe in discussione le ferie del personale e bisognerà quindi individuare soluzioni alternative.
Una delle idee che sta prendendo piede è quella di organizzare nel corso dei mesi estivi laboratori e altre attività educative che consentano di offrire ai ragazzi esperienze di vita comune.

Attività affidate al “terzo settore”

Si parla per esempio di laboratori di scrittura e lettura, di attività sportive e ricreative, ma anche di vere e proprie “lezioni all’aperto” e persino di brevi corsi sul coding e sull’uso delle tecnologie informatiche.
Tutte attività che potrebbero essere affidate non ai docenti statali ma al personale delle cooperative sociali e alle organizzazioni del cosiddetto “terzo settore”.
I fondi potrebbero arrivare da stanziamenti europei per i PON e sarebbero anche una non disprezzabile “boccata d’ossigeno” per un settore che, in questi lunghi mesi di lockdown, ha attraversato una crisi piuttosto significativa.

Commissione di esperti

Proprio per affrontare questo tema il ministro Bianchi ha costituito già da un paio di settimane una commissione di esperti coordinata da Giovanni Biondi, presidente dell’Indire e di cui fanno parte persone che hanno lunga esperienza di gestione di attività educative rivolte alle fasce più disagiate della popolazione giovanile.

Nuovo Dpcm: i figli del personale medico possono andare a scuola in presenza

da La Tecnica della Scuola

I figli del personale sanitario o di lavoratori appartenenti a categorie ritenute “essenziali” possono frequentare la scuola in presenza? Sì. Lo prevedeva il vecchio Dpcm e lo prevede anche il nuovo Governo Draghi.

Lo chiarisce una nota del MI, la 343 del 4 marzo 2021, che viene pubblicata all’indomani di una contestazione della ex Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, che, in diretta Facebook, si fa portavoce delle preoccupazioni di medici in difficoltà per il ritorno in DaD dei propri figli.

Una differenza rispetto al vecchio Dpcm del Conte 2, lamenta la ex Ministra, ma la nota del MI fa chiarezza.

Ecco l’estratto della nota ministeriale:

Restano attuabili, salvo ovviamente diversa disposizione delle Ordinanze
regionali o diverso avviso delle competenti strutture delle Regioni, da verificare da parte degli USR, le disposizioni del Piano Scuola 2020-2021 (approvato con DM 26 giugno 2020, n. 39), nella parte in cui prevedono che vada garantita anche “la frequenza scolastica in presenza… degli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione”, secondo quanto indicato dalla nota 1990/2020, “nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste e … anche in ragione dell’età anagrafica.”

LA NOTA INTEGRALE DEL MI, n.343 del 4 marzo 2021

Lucia Azzolina contesta il Dpcm e Bianchi: la DaD non è didattica di riavvicinamento

da La Tecnica della Scuola

“Non si è deciso solo che nelle zone rosse si chiude, ma si è anche fatto tutto ciò che io non volevo si facesse, mettendo un marchio sul regionalismo delle disuguaglianze, perché nelle zone gialle e arancioni i Governatori potranno adottare misure più restrittive.” Lo afferma la ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che nella giornata del 4 marzo 2021 torna a parlare in una diretta Facebook.

La contestazione del Dpcm del 2 marzo 2021

Una dura contestazione del nuovo Dpcm del 2 marzo, quello della ex Ministra, specie in relazione ai poteri conferiti alle regioni e ai governatori, ai quali viene consentito di potere praticare strette ulteriori rispetto a quelle nazionali. Il pensiero di Lucia Azzolina corre su De Luca, con il quale durante tutto il mandato del Conte 2 non sono mancati gli scontri a distanza.

“In Campania la prestazione peggiore. Si chiudono le scuole per vaccinare tutto il personale scolastico,” osserva la ex Ministra. “Ma non è che se devo vaccinare il personale sanitario, chiudo gli ospedali o se devo vaccinare gli operai, chiudo la fabbrica, è evidente che si tratta di un pretesto.”

Cosa si sarebbe potuto fare prima di riportare l’Italia in DaD? si chiede Lucia Azzolina: si sarebbe potuto diminuire la percentuale degli studenti da mandare in presenza o provvedere con rotazioni più serrate tra le classi e tra i ragazzi. E cita lo studio di Think tank vision da cui sembrerebbe che in termini di riduzione del pil “stiamo già perdendo di più per la chiusura delle scuole che per quella di tutte le attività produttive messe insieme.”

Quindi sottolinea: “Io non ho avuto il tempo di fare il Ministro senza il Covid. Dopo un mese dalla firma da Ministra, la pandemia si è abbattuta su di noi.” E sposta il focus sull’oggi e sul Dpcm del 2 marzo 2021, facendo notare come nella prima fase della pandemia, la DaD sia stata una scelta obbligata, mentre oggi la chiusura delle scuole avviene a seguito di una ristrutturazione del Paese che gode di protocolli di sicurezza e di standard di protezione dal virus ben più alti che a marzo scorso. E invece, osserva Lucia Azzolina, con il nuovo Dpcm “si sta rifacendo la stessa cosa dell’anno scorso, perché di fatto oggi si chiudono le scuole di tutto il Paese.”

Peraltro, un’altra contestazione fatta dalla ex titolare di Viale Trastevere, cui oggi 5 marzo il MI risponde con una nota di chiarimento, riguarda la mancata possibilità per i figli del personale sanitario di andare a scuola in presenza.

Il significato del 4 marzo

Il motivo della diretta ha a che fare con il 4 marzo, confessa Lucia Azzolina, e cita il 4 marzo del 2018, quando il M5S era in attesa dell’esito delle elezioni che avrebbero portato Lucia Azzolina in Parlamento, e il 4 marzo 2020, quando si decise di chiudere le scuole e di sospendere le attività didattiche in presenza: “Una ferita che porterò sempre dietro, un momento molto doloroso che mi ha segnato per sempre.”

“Ci siamo inventati la DaD, affrontando una sfida difficilissima, perché i docenti non erano formati, perché mancavano tablet e pc, perché mancavano connessioni.”

Ma quella DaD era stata pensata per un uso limitato nel tempo e di certo non come una didattica di riavvicinamento, afferma Azzolina contestando una definizione del ministro Bianchi.

La Maturità 2021

E interviene anche sulla maturità 2021, la ex Ministra, affermando: “Oggi è stata firmata l’ordinanza sugli esami di Stato 2021, così come li avevamo pensati insieme agli studenti, alle famiglie, alle associazioni dei docenti, sono contenta che si sia deciso di fare l’esame orale così come avevamo pensato, senza fare lo scritto che invece aveva richiesto il PD.”

I 100 giorni al tempo del Covid: per i maturandi c’è poco da festeggiare, ma 1 su 10 non rinuncia

da Tuttoscuola

Quest’anno l’8 marzo – giorno in cui circa 6 milioni di studenti potrebbero tornare in Dad al 100% – coincide con un momento importante per i ragazzi arrivati alla fine del percorso scolastico: i ‘100 giorni’ alla Maturità 2021. Alla luce di questo, come si stanno preparando i maturandi? Onoreranno lo stesso questa ricorrenza, sempre molto attesa? Skuola.net lo ha chiesto a 1500 di loro e, la sensazione, è che ci sia ben poco da festeggiare. Specie laddove il virus corre a maggior velocità. Tra chi abita nelle zone con più restrizioni solamente 1 su 10 cercherà di celebrare i ‘100 giorni’ quasi come se nulla fosse.

Dove, invece, le regole non sono così stringenti, la quota sale leggermente: siamo nell’ordine di 1 su 4 (ma la maggior parte lo farà in tono minore rispetto a quanto previsto). Inoltre, per questi ultimi, l’aggiornamento dei ‘colori’ del fine settimana potrebbe ulteriormente cambiare le carte in tavola. Se ci dovesse essere un aggravamento della situazione 9 su 10 dicono che, probabilmente, rinuncerebbero ai festeggiamenti. Tantissimi, poi, sono stati presi quasi in contropiede: circa 1 su 2 non sapeva o non ricordava (preso da lezioni online, turni in presenza e difficoltà organizzative varie) che stessero per arrivare i ‘100 giorni’.

In che modo festeggeranno, però, quelli che non vogliono – almeno al momento – farsi condizionare dal virus? Anche qui, i contagi dettano l’agenda. Nelle aree più a rischio, si punta sul basso profilo: per 1 su 3 la riunione di classe sarà ‘digitale’, sfruttando le stesse piattaforme usate per la Dad o le chat di gruppo dei social network. Ciò nonostante, il pericolo assembramento potrebbe non essere scongiurato: oltre un quarto (29%) è in cerca di un luogo al chiuso dove riunirsi con i compagni. Il 16%, più saggiamente, opterà per una semplice uscita collettiva (pomeridiana) non lontano da casa o da scuola; pochissimi quelli che si vedranno per i tradizionali riti portafortuna (5%).

Scenario leggermente diverso per chi respira una maggiore libertà. Qui il rischio che qualcuno non si attenga alle regole anti-contagio è ancora più percettibile: la fetta più ampia (36%) nei piani della vigilia vorrebbe riunirsi, magari a pranzo o il pomeriggio, ma in un posto chiuso. L’alternativa più gettonata è l’uscita di gruppo nel quartiere o vicino scuola (22%). Marginale l’opzione online (8%), prendono quota la passeggiata in centro (15%) e i riti scaramantici in luoghi simbolici (10%). Ma, come detto, fino all’ultimo secondo il programma potrebbe essere stravolto.

Nuovo DPCM: la nota del MI con i chiarimenti per le scuole

da Tuttoscuola

Con il Dpcm del 2 marzo 2021 sono state dettate nuove disposizioni attuative in merito all’emergenza epidemiologica. Il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato la nota con i chiarimenti per le scuole, vediamola di seguito.

Nuovo Dpcm: misure per le scuole in zona gialla

Sono indicate le disposizioni relative alle istituzioni scolastiche relative alla “zona gialla”. Rispetto al Dpcm precedente, è chiarito come le percentuali di didattica in presenza debbano riferirsi “ad almeno il 50% e fino a un massimo del 75% della popolazione studentesca” delle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, con riferimento dunque alla numerosità degli studenti e non alle attività didattiche.
È confermato, come luogo istituzionale di concertazione e pianificazione, il Tavolo di coordinamento costituito presso ciascuna Prefettura-UTG, come disciplinato all’articolo 21 comma 3.

Nuovo Dpcm: utilizzo di mascherine a scuola

Si stabilisce che “è obbligatorio l’uso di dispositivi di protezione delle vie respiratorie salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso dei predetti dispositivi”.

Nuovo Dpcm: scuole in zona arancione scuro

Il comma 2 prevede che i Presidenti delle Regioni, nei territori di loro pertinenza e in ragione della situazione epidemiologica (zona “arancione scuro”), possano disporre le misure espressamente previste per le “zone rosse”, in base alle quali “sono sospese le attività dei servizi educativi dell’infanzia e le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado si svolgono esclusivamente con modalità a distanza”.

Nuovo Dpcm: le attività di PCTO

La nota del MI fa due precisazioni. La prima, riguarda le attività di PCTO (che sono, a tutti gli effetti, attività didattiche), per le quali interviene un articolo specifico (il 22) che le fa salve per quanto concerne le zone gialle. Rispetto alle situazioni delle zone rosse e arancione scuro, e salvo diversa eventuale indicazione da parte delle Regioni, occorre che i DS verifichino la loro modalità di attuazione specifica: le attività che assumono la forma di alternanza scuola lavoro sono eventualmente svolgibili, nelle modalità e con i correlati protocolli previsti nelle sedi ove hanno luogo, così come le attività che prevedono l’utilizzo di laboratori; in modalità a distanza, negli altri casi.

Nuovo Dpcm: scuole in zona gialle e attività per il recupero della socialità

La seconda, riguarda la disposizione nelle zone gialle, che “al fine di mantenere il distanziamento interpersonale, è da escludersi qualsiasi altra forma di aggregazione alternativa, fatta eccezione per tutte le attività mirate all’apprendimento, al recupero della socialità, comunque nel rispetto delle norme di sicurezza”. Risponde alla ratio delle misure di salvaguardia ulteriore previste per le zone arancione scuro o rosse, l’applicazione anche in questi casi dell’articolo 43, predisponendo l’eventuale erogazione in DDI delle “attività mirate all’apprendimento”.

Nuovo Dpcm: la DDI e i laboratori

Le istituzioni scolastiche interessate alla sospensione dell’attività in presenza sono chiamate ad attivare i Piani per la DDI a suo tempo predisposti e il CCNI 25 ottobre 2020. Ciò rappresenta, per una parte almeno delle istituzioni scolastiche del I ciclo di istruzione e per i servizi educativi dell’infanzia, per quest’anno scolastico una novità, che gli USR e le articolazioni territoriali o le eventuali strutture
appositamente costituite sono chiamati ove necessario ad accompagnare e sostenere. Si precisa inoltre che “resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.

Nuovo Dpcm: la frequenza per alunni figli di personale sanitario

A questo proposito, restano attuabili, salvo ovviamente diversa disposizione delle Ordinanze regionali o diverso avviso delle competenti strutture delle Regioni, da verificare da parte degli USR, le disposizioni del Piano Scuola 2020-2021 (“Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione”, approvato con DM 26 giugno 2020, n. 39), nella parte in cui prevedono che vada garantita anche “la frequenza scolastica in presenza… degli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione”.

Restano ferme, per quanto non precisato in questa nota e per quanto compatibili, anche alla luce delle eventuali disposizioni adottate dalle Regioni, le precedenti indicazioni emanate dall’Amministrazione.

Giornata dei Giusti

In occasione della Giornata dei Giusti il portale ‘Scuola e Memoria‘ – nato dalla collaborazione tra il Ministero dell’istruzione e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) – presenta il breve video didattico dedicato a chi, attraverso il proprio operato, ha permesso anche ad un solo ebreo di salvarsi durante le persecuzioni nazi-fasciste.

I Giusti tra le Nazioni sono un esempio di come opporsi sia stato possibile e il video è pensato per introdurre – con gli studenti di tutte le età – una riflessione sulla libertà di scelta e stimolare una presa di coscienza di come ogni singolo individuo possa fare la differenza.

Tra le pagine del portale, insieme al video, si possono trovare testi di approfondimento e alcune storie di Giusti tra le Nazioni.