Accelerare i tempi

FUN 2017/2018 e 2018/2019 e monitoraggio 2019/2020: accelerare i tempi

L’ANP ha partecipato oggi all’incontro in videoconferenza con il Ministero dell’istruzione relativo al monitoraggio per individuare il fabbisogno di risorse in vista del FUN per l’anno scolastico 2019-2020. 

Preliminarmente, il Direttore Generale Jacopo Greco ha comunicato che la procedura di sblocco delle risorse di 13,1 milioni, finalizzate ad evitare restituzioni dovute all’ultrattività dei CIR 2016/17 per gli anni 2017-2018 e 2018-2019, è stata rallentata dalla necessità di rispondere alle richieste di chiarimento ricevute dall’Ufficio Centrale di Bilancio. Confida, tuttavia, in una rapida conclusione dell’iter di controllo affinché si possa giungere quanto prima alla sottoscrizione dei CIR.  

Per quel che riguarda le risorse finanziate con l’articolo 981 della legge 178/2020 (25,85 milioni di euro) destinate allo stesso scopo, cioè a evitare ai dirigenti scolastici restituzioni per l’anno 2019/2020, il Direttore Generale ha comunicato che si sta concludendo il monitoraggio presso gli uffici regionali. 

Dai dati attualmente in possesso dell’Amministrazione le risorse stanziate sarebbero più che sufficienti alla copertura del fabbisogno rilevato. Abbiamo comunque richiesto di avere al più presto gli esiti del monitoraggio, richiesta che ha trovato positivo riscontro da parte dell’Amministrazione. 

L’ANP ha manifestato il proprio disappunto in relazione all’ennesimo ritardo nell’iter di attribuzione di risorse per i dirigenti scolastici. Abbiamo sottolineato che per gli altri dirigenti dell’area (quelli degli enti di ricerca) si è già conclusa, in alcuni casi, la contrattazione per il 2021. Ciò rappresenta indubbiamente un fattore di sperequazione inaccettabile che non deve pesare sui dirigenti delle scuole tanto più in un momento come questo in cui essi sono impegnati a far fronte alle gravi difficoltà per garantire il diritto allo studio. 

Abbiamo riproposto la questione della retribuzione di posizione di parte variabile per i dirigenti entrati in ruolo a partire dal 2017, chiedendo che si proceda all’erogazione di tutta la retribuzione loro spettante. Tale diritto è stato da noi sempre sostenuto ed è stato confermato anche dalle prime decisioni dei giudici ai quali ci siamo rivolti con i nostri ricorsi pilota

Il Direttore Generale Greco ha preannunciato, inoltre, la volontà di avviare le relazioni sindacali previste nel CCNL dell’area istruzione e ricerca 0216-2018 sulle modalità di ripartizione delle risorse e sulla determinazione delle fasce di complessità. 

L’ANP ha sottolineato la propria disponibilità piena in merito, fermo restando che la retribuzione variabile oggi in godimento da parte dei colleghi non deve essere oggetto di restituzioni in seguito alla definizione dei criteri di ‘pesatura’ degli uffici dirigenziali. 

220.000 NUOVI LIBRI IN ARRIVO ALLE SCUOLE

220.000 NUOVI LIBRI IN ARRIVO ALLE SCUOLE GRAZIE A #IOLEGGOPERCHÈ, LA GRANDE INIZIATIVA DI AIE A FAVORE DELLE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE

Il Contributo editori 2019 e 2020 è in arrivo nelle librerie

Ecco i 10 istituti vincitori del contest #ioleggoperché tra le oltre 300 candidature pervenute: a loro, grazie a SIAE, 10 buoni-libri da 1.000 euro per l’acquisto di libri

Levi (AIE): “In cinque anni abbiamo portato 1,4 milioni di libri nuovi nelle scuole grazie a questo progetto. Siamo certi che le biblioteche scolastiche siano una “infrastruttura della lettura” indispensabile. Per questo, anche con tutti i disagi legati all’emergenza, #ioleggoperché doveva esserci”

Milano, 22 marzo 2021 – Sono ben220mila i libri nuovi donati dagli editori, in arrivo alle scuole, a partire da questa settimana, grazie a #ioleggoperché, la grande iniziativa dell’Associazione Italiana Editori (AIE) a favore delle biblioteche scolastiche. 

Con la consegna del contributo editori – costituito dai 120.000 nuovi libri donati alle biblioteche scolastiche per questa edizione, che vanno ad aggiungersi ai 100.000 dell’edizione precedente rimasti bloccati nel marzo scorso a causa dello scoppio della pandemia e oggi finalmente in consegna – si chiude la quinta edizione del progetto: i pacchi del contributo Editori dell’edizione 2020 e dell’edizione 2019 verranno consegnati nelle librerie entro fine marzo, destinati alle scuole che ne avevano fatto già richiesta, per una o per entrambe le edizioni. E porteranno il totale dei nuovi libri arrivati nelle scuole grazie all’iniziativa nelle sue cinque edizioni a un milione e quattrocentomila (1.388.000, per la precisione): “Un numero straordinario – ha sottolineato il presidente di AIE, Ricardo Franco Levi – con cui accrescere la dotazione di libri nuovi delle biblioteche scolastiche. Siamo convinti del ruolo delle scuole – e delle biblioteche nelle scuole nello specifico – come infrastruttura primaria della lettura. E’ sulla base di questa convinzione che, pur riconoscendo che è stata un’edizione molto complessa, anche nella sua parte logistica, a causa delle varie restrizioni di movimento e di consegne, #ioleggoperché doveva svolgersi, come atto di responsabilità sociale e come segno concreto di risposta ai bisogni degli studenti e degli insegnanti. E questo grazie al Ministero della Cultura – Direzione Generale Biblioteche e Diritto d’Autore e a Centro per il libro e la lettura, e sempre in collaborazione con il Ministero Istruzione- Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento Scolastico”.

Insieme ai libri donati dagli editori (l’elenco degli editori che hanno contribuito è visibile qui) si consegneranno anche i volumi di Banca d’Italia, che con #ioleggoperché ha avviato nel 2019 un percorso di letture per promuovere nei giovani una corretta cultura economica. Nel quadro del programma di educazione finanziaria nelle scuole, avviato con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la Banca d’Italia ha realizzato alcune pubblicazioni destinate alle scuole, per trasmettere i contenuti in modo semplice. “I quaderni didattici della Banca d’Italia” sono opuscoli per le scuole primarie e secondarie di 1° e 2° grado dedicati alla moneta e gli strumenti di pagamento alternativi al contante che aiutano i giovani a familiarizzare con i mezzi di pagamento con cui hanno o avranno a che fare nella vita quotidiana. Nei pacchi del contributo 2019 per le primarie c’è ancheTopolino, in un’edizione speciale con la versione a fumetti de l’Isola del Tesoro, e un volume sull’alimentazione per i ragazzidonato da Create Cures Foundation – Fondazione Valter Longo.

È arrivato a conclusione anche il contest per le scuole: sono stati assegnati i premi alle scuole vincitrici tra le 310 che hanno partecipato nell’edizione 2020. Grazie al supporto di SIAEalle 10 scuole vincitrici sono andati 10 buoni da 1.000 euro per l’acquisto di libri.  Queste le 10 scuole assegnatarie del premio, suddivise per grado, e che testimoniano una vera e propria mobilitazione per la lettura in un anno particolarmente complesso. Con immaginazione e creatività rigorosamente on line, alunni e studenti hanno dimostrato la propria passione per la lettura, inventando le modalità più originali e coinvolgenti – nel rispetto del DPCM – per promuovere le donazioni a favore della propria biblioteca scolastica.

SCUOLE INFANZIA: 

Un filo di relazioni

Scuola Dell’infanzia Papa Giovanni XXIII – Lecco

In collaborazione con Libreria Mascari5 – Lecco

Link: https://www.facebook.com/ScuolaInfanziaPapaGiovanniXXIII

L’ elefante e la bicicletta

Beppe Fenoglio – Alba (CN)

In collaborazione con Libreria Marameo – Alba

Link: https://www.facebook.com/events/376118443444975/?ti=as

Ogni libro è un viaggio…

Arcobaleno – Barbara (AN)

In collaborazione con Kamillo – Libreria per Ragazzi – Senigallia

Link:https://www.facebook.com/events/1064924113945953?acontext=%7B%22event_action_history%22%3A[%7B%22mechanism%22%3A%22surface%22%2C%22surface%22%3A%22edit_dialog%22%7D]%7D

SCUOLE PRIMARIA: 

#IOLEGGOPERCHÉ…un limite alle favole non c’è!

Via Rocca Cencia – Roma

In collaborazione con Mondadori Bookstore via Collatina – Roma

Link: https://www.facebook.com/labibliotecadiElisa/

Parola di Gianni Rodari!

Centro Via Roma – Iglesias (CI)

In collaborazione con Mondadori Bookstore Iglesias 

Link: https://www.facebook.com/events/410734980099082

TEMPO SOSPESO…libri R-esistenti

Don Bosco – Inveruno (MI)

In collaborazione con La Libreria Controvento – Inveruno (MI)

Link: https://www.facebook.com/Contest-ioleggoperch%C3%A92020-Inveruno-Tempo-Sospeso-103547684913598

SCUOLE I GRADO: 

Ioleggoperchè….Sono Contagiato Di-Verso

I.C. P. Il Vecchio – Gramsci – Bacoli (NA)

In collaborazione con Libreria Iocisto – Napoli

Link: https://www.facebook.com/events/3460962913949801

Allena-Mente! Storie al citofono.

Andrea Costa 6 – Imola (BO)

In collaborazione con Il Mosaico libreria dei ragazzi – Bologna

Link: https://www.facebook.com/storie.al.citofono

SCUOLE II GRADO: 

Leggere Lib(E)Ri

Liceo Classico L. Ariosto – Ferrara

In collaborazione con Libraccio Ferrara

Link: https://www.facebook.com/events/818328995626533

L’intervista contagiosa

IIIS Galilei-Di Palo – Salerno

In collaborazione con Mondadori Bookstore Salerno

Link: https://www.facebook.com/galileidipaloioleggo/

Per saperne di piùwww.ioleggoperche.it

#ioleggoperché è una iniziativa di AIE –Associazione Italiana Editori, sostenuta dal Ministero per i Beni e le attività culturali per il Turismo – Direzione generale Biblioteche e Diritto d’Autore, dal Centro per il libro e la lettura, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione – Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento, con l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), l’Associazione Librai Italiani (ALI), il Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai (SIL), con il supporto di SIAE – Società Italiana Autori ed Editori, con il contributo di Pirelli e con il sostegno di Mediafriends e di Rai per il sociale.

Mediapartner: Corriere della Sera, Gruppo Mondadori, Repubblica, La7, Rai, SKY, Mediaset TGcom24, Giornale della Libreria e Illibraio.it

Technical Partner: Messaggerie Libri e Comieco  

Si ringrazia: Ibs.it

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Insieme per la scuola del domani

Cuzzupi (UGL), Bucalo (FdI) e Pittoni (Lega) insieme per la scuola del domani

Il Segretario Nazionale UGL Scuola, Ornella Cuzzupi, l’on. Ella Bucalo (FdI) e il sen. Mario Pittoni (Lega) – parlamentari esperti del comparto scuola e responsabili, per le forze politiche di appartenenza, del relativo Dipartimento – hanno dato vita al dibattito sul tema “Scuola: il momento di costruire il domani” organizzato dal Direttivo Nazionale UGL Scuola per discutere e confrontarsi sul presente e futuro della Scuola.

La discussione ha registrato un’essenziale e concreta unità di vedute tra le parti legata alle cose da fare e alla scuola del domani.

Tra l’altro, a seguito dell’intervento del Segretario Cuzzupi che ha evidenziato tutta una serie di anomalie a cui il mondo scolastico, docenti e personale Ata, deve sottostare, i due parlamentari non si sono sottratti dall’esporre il proprio punto di vista proponendo soluzioni e idee corredate da iniziative intraprese e da intraprendere.

Si è dunque materializzata una sorta di legame d’idee tra i componenti il tavolo del dibattito che ha fatto risaltare, cosa di notevole importanza, una sostanziale, affine visione circa le soluzioni da adottare.

Siamo vicini alla vostra visione, oggi abbiamo tutti un’unica casacca addosso: quella della scuola queste le parole del Segretario Nazionale che racchiudono il senso profondo del dibattito.

Precari, procedure di stabilizzazione, vincolo quinquennale, disabilità, mobilità e struttura complessiva della scuola del futuro sono temi che ci hanno visto convergere su soluzioni e interventi. Un dato di fatto importantissimo che dimostra l’importanza di affrontare i problemi con chi ha conoscenza dei fatti e, soprattutto, volontà nel risolverli. L’UGL Scuola – continua Ornella Cuzzupi – è attenta e partecipe allo sviluppo di una scuola proiettata al futuro attraverso idonei interventi che diano certezza del lavoro e tranquillità a tutti quelli che chiamo “professionisti della cultura”. L’on. Bucalo e il sen. Pittoni hanno oggi dimostrato come sia possibile lavorare insieme quando il disegno e le prospettive sono comuni. Da parte nostra siamo pronti, come sempre, a fare la nostra parte e a dare il necessario contributo. Non basta limitarsi alle etichette e alle discutibili percentuali per avere un valido supporto, servono idee e prospettive. Senza questi elementi si cadrà, nuovamente e drammaticamente nell’incertezza e nell’inefficienza”.  

Federazione Nazionale UGL Scuola

La storia come efficace elemento formativo

La storia come efficace elemento formativo
Un richiamo dalla Germania

Michael F. Feldkamp


Posso solo sostenere vivamente il manifesto del prof. Carlo Ruta in cui si reclama una maggiore importanza della formazione storica. Mi auguro inoltre che questo impegno venga promosso anche in Germania. Negli ultimi decenni i media non hanno prestato la dovuta attenzione al fatto che l’insegnamento della storia è stato progressivamente escluso dal sistema scolastico e che nel miglior dei casi è divenuto parte di materie quali le «scienze sociali» o la «formazione politica». L’insegnamento della storia ha dunque perso la sua importanza, unicamente finalizzato, com’è, a legittimare gli esistenti rapporti di forza nell’ambito della politica, della società e dell’economia.

Subito dopo la seconda guerra mondiale si verificò un’intensa pubblicazione di testi che si confrontavano in termini critici con l’ideologia del nazionalsocialismo e soprattutto se ne distanziavano con chiarezza.

Tra le pubblicazioni che ebbero il coraggio di volgere uno sguardo al futuro vi fu un breve scritto di Gerhard Ritter, professore di storia all’università di Friburgo. Portava il titolo: Storia come forza formativa. Un contributo alla riflessione storico-politica (1946) (in tedesco: Geschichte als Bildungsmacht. Ein Beitrag zur historisch-politischen Neubesinnung). Ritter analizzò in dettaglio la forza con cui in Germania sotto il nazionalsocialismo il passato venne riscritto, reinterpretato e soprattutto utilizzato indebitamente per finalità estranee, nell’intento di imporre l’ideologia nazionalsocialista. Il libro di Ritter intendeva porsi come segnale d’allarme per il futuro.

La storia non si ripete – l´insegnamento del raffronto storico


Il frequente ricorso all’affermazione che dalla storia si debba imparare è ovvio sia nella sua semplicità, sia nel suo nucleo di verità. Lo si può chiarire con il seguente esempio. Ove si prenda in considerazione il rapido processo di digitalizzazione che si sta oggi imponendo in tutti gli ambiti della nostra esistenza non vi possiamo cogliere, ad un primo sguardo, alcun elemento analogico con la storia. Ad una più attenta considerazione possiamo però rilevare che – per quanto concerne le tecniche della comunicazione – la digitalizzazione dispone e disporrà sempre d’un potenziale rivoluzionario paragonabile all’invenzione della stampa.

Nella storiografia tedesca vige la convinzione generalizzata che senza il libro a stampa la riforma di Martin Lutero non avrebbe ottenuto il successo che ebbe. Tenendo presente queste premesse noi storici abbiamo il compito di spiegare ai contemporanei che anche la digitalizzazione porterà a processi rivoluzionari di questo tipo. Essa comporta pericoli ed opportunità. Uno sguardo alla storia può essere utile perlomeno per comprendere tale evento nella sua specificità e nella sua potenzialità.

La cultura della memoria in Germania


A partire dalla metà degli anni Ottanta si è affermata in Germina una cultura della memoria, promossa soprattutto dalla politica e sottoposta a varie trasformazioni.
In un primo tempo l’attenzione venne prestata soprattutto al periodo catastrofico del nazionalsocialismo. La natura catastrofica di quest’epoca era costituita soprattutto al fatto che la Germania era una dittatura delinquenziale: al più tardi a partire dalla conferenza di Wannsee del gennaio 1942 il regime perseguì la finalità di sterminare gli ebrei in tutta l’Europa.

Dopo la cosiddetta riunificazione del 1990, cioè in seguito all’accettazione da parte della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) della «Legge Fondamentale» e della sua integrazione nella Repubblica Federale di Germania la cultura della memoria si occupò d’altri temi.

I cittadini della DDR erano cresciuti in uno stato comunista privo dei diritti fondamentali e si erano trovati improvvisamente in una società in trasformazione e in una situazione minoritaria, sia pure dotata di una sua consistenza, all’interno d’uno stato democratico che aveva funzionato come sistema parlamentare per oltre quarant’anni.
Nella valutazione del periodo nazionalsocialista – soprattutto in seguito al processo di chiarimento provocato dal cosiddetto «Historikerstreit» (1986/87) – si era affermata una certa convergenza nella valutazione del sistema politico e della questione attinente la persecuzione degli ebrei; in riferimento all’evento della riunificazione e della precedente divisione della Germania nella cultura della memoria le posizioni sostenutevi erano nettamente contrastanti.
Invece di rallegrarsi per la fine della DDR comunista si diede avvio ad una disputa tra la sinistra ed il centro dei conservatori sul fatto che la DDR fosse stata o no uno stato di diritto. Si dovette ricorrere a nuovi narrativi per poter continuare a presentarla nell´ambito della sinistra come sistema socialista.
Nell’ambito della cultura della memoria in vigore in Germania il nucleo del dibattito verte ora sulla prevalenza della valutazione e dell’interpretazione attribuita a determinanti fatti storici. Nel caso specifico la sinistra intende legittimare nella Repubblica Federale di Germania un socialismo in contraddizione con la costituzione vigente onde poter ristrutturare lo stato nelle sue fondamenta.


Stato di diritto vs. politica dei generi


L’anno 2019 rappresenta un esempio particolarmente significativo del come la storia sia stata utilizzata per finalità promosse dallo Stato. Nella Repubblica Federale di Germania si sarebbe dovuto celebrare il centenario della Repubblica di Weimar. Negli ultimi decenni è significativo come i costituzionalisti tedeschi abbiano fatto presente quanto numerosi siano gli elementi sostanziali ripresi dalla Costituzione di Weimar in quella della Repubblica Federale («Legge fondamentale»). Contrariamente a tale tendenza vennero invece posti in evidenza a partire dalla fine degli anni Cinquanta le caratteristiche specifiche e gli aspetti positivi della Costituzione di Bonn. È una tendenza che si può sintetizzare nell’affermazione: «Bonn ist nicht Weimar» («Bonn non è Weimar»). Era nato così il mito fondativo della repubblica Federale di Germania. Anche gli storici hanno frequentemente valutato la storia della repubblica di Weimar e della sua costituzione unicamente come preliminari all’affermazione del nazionalsocialismo.

È questa la ragione per cui nel 2019 non si registrò una particolare disponbilità a celebrare solennemente il centenario della Costituzione di Weimar. È significativo che le principali istituzioni statali della Repubblica Federale abbiano sí festeggiato il ricordo della Repubblica di Weimar, ma in una celebrazione situata in un luogo di ridotta importanza, con uno stile dimesso e sovente in località che avevano del clandestino. La celebrazione centrale di quest’evento giubilare ebbe luogo nel Parlamento tedesco (Deutscher Bundestag) e venne abbinata in termini riduttivi soprattutto al ricordo dell´estensione in Germania del diritto di voto alle donne.
In altri termini: invece di occuparsi nelle manifestazioni celebrative degli aspetti positivi e di quei fallimentari della costituzione di Weimar del 1919, l’anno giubilare venne utilizzato per porre in particolare evidenza una politica dei generi impregnato dello spirito del tempo. Non si può non rilevare che anche in questo caso ad affermarsi fu una «damnatio memoriae» di tipo manipolatorio e omologata alle finalità oggi perseguite dal governo: è un orientamento che conosciamo già a partire dalla propaganda imperiale del tardo impero.

Quest’orientamento comporta il pericolo di preludere ad una «cancel culture» in Germania. Sia qui che negli USA questa «cancel culture» sta acquisendo le caratteristiche di una rivoluzione culturale d’ampie dimensioni. Studiare la storia sembra esprimere un gesto di sfida. Si tratta di promuovere la capacità di confrontarsi in termini differenziati con epoche storiche e culture radicalmente diverse da quella d’appartenenza e di valutare attentamente le fonti della storiografia. Sono attitudini che possono peraltro essere estremamente utili anche nel quotidiano.


* Michael F. Feldkamp, storico di Berlino, ha studiato Storia, Teologia cattolica e Pedagogia all’Università di Bonn e Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma. Dal 1993 al 1995 è stato collaboratore scientifico presso l’archivio parlamentare del Deutscher Bundestag, nel 1995-1996 assistente di Storia della Chiesa presso la Facoltà di Teologia Cattolica dell’Università di Bonn e nel 1996/1997 collaboratore scientifico presso l’Istituto di Storia Contemporanea (Institut für Zeitgeschichte) di Monaco di Baviera. Dal 2000 è funzionario presso il Bundestag a Berlino. È autore di numerosi saggi pubblicati in riviste universitarie, prevalentemente nei seguenti settori: diplomatica dal XVI al XVIII secolo, storia della Chiesa in Germania, storia della diplomazia, storia del parlamentarismo in Germania. È un esperto di storia delle relazioni fra Santa Sede e Germania. Ha attirato l’attenzione a livello internazionale per essersi dedicato in particolare alle questioni del silenzio del Papa Pio XII sull’Olocausto, ponendosi in netto contrasto con le posizioni di Daniel J. Goldhagen. È considerato tra i massimi rappresentanti del cattolicesimo moderno in Germania.

Ristori, Invalsi e recuperi estivi per riempire il vuoto della Dad

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno, Claudio Tucci

Non è che con 20 giorni di più in classe a giugno che si recuperano mesi e mesi e di didattica a distanza. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, lo ha detto chiaramente in Parlamento, cassando di fatto la proroga dell’anno scolastico 2020/21 e guardando inevitabilmente al 2021/22 per un piano in tre step che parta al termine delle lezioni e prosegua d’estate. Alle parole è seguito anche il primo atto: l’ok al decreto Sostegni che destina 150 milioni di ristori alle scuole che vareranno piano di recupero, sia sul terreno della socialità che della formazione, per i propri alunni. Ma il programma completo – che vede il coinvolgimento dei territori e del terzo settore e guarda alle aree svantaggiate, rafforzando servizi per l’infanzia e istituti tecnico-professionali, anche in chiave di lotta all’abbandono e alla povertà educativa – passa anche dai test Invalsi e dalle risorse del Recovery fund.

Il punto di partenza sono gli effetti prodotti dalla scuola a “scartamento ridotto”: i primi studi internazionali rivelano gap formativi stimati in un range dal 35 al 50% in matematica e nella propria lingua. Un aiuto a misurarli in maniera più scientifica dovrebbe arrivare dalle prove Invalsi, che hanno avuto una risposta significativa, vista anche la chiusura su larga scala delle scuole imposte dalla pandemia, dai ragazzi di quinta superiore: sono state svolte dal 60% di studenti delle classi campione, pari al 15% della popolazione di riferimento (490mila maturandi 2021). Una volta portate a termine anche negli altri gradi d’istruzione il quadro delle perdite da troppa Dad sarà più chiaro.

Per organizzare le attività di recupero, come detto, i dirigenti scolastici avranno innanzitutto i 150 milioni del decreto Sostegni (a cui si dovrebbero aggiungere almeno altri 150 milioni dei 240 ”avanzati” dal Pon Scuola 2014-2020): in media 45mila euro a scuola con cui programmare attività di potenziamento dell’offerta formativa extracurriculare, di recupero delle competenze di base, di consolidamento delle discipline, di promozione della socialità, proattività e della vita di gruppo degli studenti.

«Ci sarà un accordo quadro tra ministero, enti territoriali, comunità locali, terzo settore, per definire una cornice comune di iniziative – spiega Cristina Grieco, ex coordinatrice degli assessori a lavoro e formazione, oggi consigliera del ministro Bianchi per le tematiche legate a regioni ed enti locali -. Lasceremo scuole e territori liberi, nella propria autonomia, di declinare al meglio i singoli interventi viste le differenti situazioni. In Toscana, ad esempio, le lezioni on line hanno riguardato periodi brevi, in Campania, invece, periodi più lunghi. Ci muoveremo all’interno dei patti educativi di comunità, proprio per consentire iniziative personalizzate e più utili agli studenti. Una sorta di scuola oltre l’aula, valorizzando il ruolo della comunità educante per offrire occasioni di recupero del gap di socialità/apprendimento».

L’idea dei patti educativi non è nuova. Ci aveva già pensato Stefania Giannini per tenere le scuole aperte di pomeriggio in chiave anti-dispersione. E anche Lucia Azzolina li aveva citati nel piano scuola del luglio scorso quando si trattava di individuare spazi alternativi alle aule così da svolgere in sicurezza le lezioni in presenza. Per la verità, senza grande seguito in entrambi i casi.

Tutto ciò in attesa del Recovery. Nelle ultime bozze del Pnrr – e veniamo al terzo step – è spuntato un piano di medio termine per il recupero delle competenze perse nelle aree svantaggiate. Ad esempio, scopriamo che si punta a raggiungere un milione di studenti di medie e superiori all’anno (a partire dal 2021) per 4 anni e che si scommette su una piattaforma online nazionale. Con una terapia d’urto per le scuole maggiormente in difficoltà che possono ricevere un’unità di personale in più per due anni per i “recuperi” di italiano, matematica e inglese. Prima che sia troppo tardi.

Missione settembre: al sostegno 5mila prof in più, ai professionali 650 in meno

da Il Sole 24 Ore

di Cl.T.

Tra i primi obiettivi del premier Mario Draghi, e del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, c’è quello di far partire il nuovo anno scolastico se possibile già il 1° settembre e limitando al minimo le emergenze.Per questo, i tecnici di viale Trastevere stanno accelerando e hanno messo un primo punto fermo, vale a dire la dotazione organica del personale docente, che nel 2021-2022, resta pressocché stabile (rispetto a settembre 2020), 620.623 unità.

A livello regionale l’organico di diritto (i posti stabili) viene confermato, sostanzialmente in linea con quello dello scorso anno scolastico: la quota maggior di organico docente 2021/2022 è in Lombardia, 92.650 unità, a seguire Campania ( 72.981), Sicilia (58.973) e Lazio, 57.515.Stabili anche i posti di adeguamento da destinare all’organico di fatto: 14.142 unità (qui resta da capire la sorte dell’organico aggiuntivo Covid-19, circa 80mila unità in scadenza a giugno – i sindacati chiedono che vadano a rimpolpare l’organico di fatto, vista la situazione di incertezza sull’andamento del virus).

Le uniche tre novità riguardano l’applicazione delle normative vigenti. Anche nel 2021-2022 ci sarà una riduzione dei posti di organico su nuovi istituti professionali, la cui revisione a regime comporta ancora una decurtazione di 486 posti di insegnanti tecnico pratici (Itp) e 164 posti di docenti laureati (totale 650 posti). In attesa del 2022/2023 quando andrà a regime la riforma dei professionali e l’organico sarà stabilizzato senza ulteriori riduzioni. Anzi, con un incremento finale di circa 400 posti di Itp.

All’infanzia vanno mille posti da maestro in più, distribuiti tra le regione in proporzione al numero degli alunni. Anche l’organico di sostegno è in aumento rispetto all’anno in corso, per effetto della prima tranche di 5mila posti nell’ambito dei 25mila che la manovra 2021 ha previsto come incremento nel prossimo triennio. I posti sono stati assegnati alle regioni sulla base del numero degli alunni disabili frequentanti nell’ultimo triennio e della dotazione di posti in organico di diritto, con un calcolo ponderato rispetto alla media nazionale. A settembre, quindi, l’organico dei docenti di sostegno sarà di 106.170 (rispetto ai 101.170 del 2020-2021). Comunque pochi rispetto alle esigenze se consideriamo che, proprio sul sostegno, quest’anno sono stati assegnati 80mila posti in deroga.

Tetti di spesa al costo dei libri di testo: tutte le indicazioni di Viale Trastevere

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Pubblicata in data 12 marzo 2021 la nota 5272 che regola le operazioni necessarie per l’adozione dei libri di testo per l’anno scolastico 2021-2022.
Oltre a confermare le istruzioni precedentemente impartite, viene rammentato il divieto di commercio dei libri di testo ad opera del personale scolastico e vengono fornite le seguenti precisazioni.

Costo dei libri e tetti di spesa
Il costo dei libri di testo della scuola primaria e i tetti di spesa nella scuola secondaria di primo e secondo grado sono fissati nel rispetto dei diritti patrimoniali dell’autore e dell’editore, tenendo conto della riduzione dei costi dell’intera dotazione libraria derivante dal passaggio al digitale e della disponibilità dei supporti tecnologici.

L’eventuale superamento del tetto di spesa, consentito entro il limite massimo del dieci per cento, deve essere deliberato e motivato dal collegio dei docenti. I tetti di spesa sono, invece, ridotti del dieci per cento se i testi sono adottati sia in versione cartacea che digitale. La riduzione sarà del trenta per cento se i testi sono tutti in formato digitale.

Tempi e modalità per le adozioni
Entro il 31 maggio, 2021 il collegio dei docenti procederà alla delibera delle adozioni dei libri, da effettuarsi nel rispetto dei tetti di spesa stabiliti. L’organo collegiale può anche decidere di avvalersi di strumenti alternativi ai libri di testo.

E’ responsabilità dei dirigenti scolastici vigilare affinché le adozioni dei libri di testo di tutte le materie siano deliberate nel rispetto dei vincoli normativi, fatte salve la libertà di insegnamento e l’autonomia professionale dei docenti.

Il collegio dei docenti può confermare i testi scolastici già in uso o procedere a nuove adozioni per le classi prime e quarte della scuola primaria, per le classi prime della scuola media, per le classi prime e terze del secondo ciclo.

Le riunioni collegiali saranno organizzate a distanza o in presenza a seconda della norma vigente al momento della riunione.

Nel caso in cui siano presenti alunni non vedenti o ipovedenti, i dirigenti scolastici avranno anche cura di richiedere tempestivamente ai centri specializzati la riproduzione dei libri di testo.

La scelta dei testi
Come di consueto, i docenti potranno incontrare gli operatori delle case editrici o dall’associazione nazionale agenti rappresentanti promotori editoriali (Anarpe) per acquisire le necessarie informazioni e consultare le proposte editoriali. Questi incontri saranno possibili nel rispetto dei protocolli di sicurezza a causa del Covid 19.

Nel caso in cui la situazione relativa all’emergenza sanitaria non lo permetta, le scuole si attiveranno affinché i docenti possano consultare online le proposte editoriali, appositamente comunicate dagli operatori editoriali.

I dirigenti scolastici devono, inoltre, consentire ai promotori editoriali, entro settembre 2021, il ritiro delle copie dei testi non adottati.

Comunicazione dei dati delle adozioni
Le scuole inseriranno i dati adozionali nella piattaforma all’indirizzo www.adozioniaie.it o in locale, off line, entro il 22 giugno 2021.

Nel caso in cui i collegi abbiano deciso di non adottare libri di testo, si specificherà in piattaforma che i docenti si avvarranno di strumenti alternativi.

Al fine di evitare contenziosi con le famiglie e le case editrici, e considerato che gli acquisti dei libri di testo avviene prima dell’avvio delle lezioni, la nota rammenta alle scuole che non si possono modificare, ad anno scolastico iniziato, le scelte effettuate nel mese di maggio.

Una piattaforma web per la scelta della facoltà

da Il Sole 24 Ore

di Eu.B.

Un aiuto in più agli studenti di quinta superiore che devono scegliere l’università arriva dal Cisia: il Consorzio interuniversitario sistemi integrati per l’accesso che da anni si occupa dei test d’ingresso per i corsi a numero chiuso. Si chiama “Orientazione” la piattaforma web destinata alle scuole e agli alunni, che è stata presentata venerdì scorso alla fiera Didacta e che sarà operativa da ottobre 2021.

Collegandosi al portale www.orientazione.it ogni ragazzo può svolgere una «prova di posizionamento» e scoprire a che livello è la sua preparazione nelle stesse aree in cui si svolgono i test Tolc gestiti dallo stesso Cisia: Ingegneria; Economia, Statistiche e Scienze Sociali; Scienze; Biotecnologie e Scienze Biologiche; Farmacia, Scienze e Tecnologie Farmaceutiche; Studi Umanistici e Scienze Umane; Agraria e Veterinaria. Alla fine del test, oltre al dettaglio sulle risposte esatte e sbagliate, lo studente può scoprire anche dove si è posizionato rispetto al punteggio medio di quel Tolc e, di fatto, autorientarsi.

Il progetto coinvolge 62 università e 4mila scuole superiori. Gli istituti scolastici accreditati dagli atenei, per conto dei diversi progetti Pot (Piani di orientamento e tutorato) e Pls (Piano lauree scientifiche), hanno una loro area riservata da cui possono accedere ai materiali e agli strumenti di autovalutazione. Così da poter sensibilizzare i propri studenti e intervenire sulle lacune che dovessero nel frattempo emergere.

“Così daremo un computer a ogni studente”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Ilaria Venturi

Chiamato tra gli imprenditori nella task force di Vittorio Colao, governo Conte, lanciò l’idea: diamo un computer a ogni bambina e bambino. Inascoltato, Federico Marchetti, classe ’69, presidente di Yoox Net-a-Porter, l’uomo che ha portato la moda nel web e costruito un impero, non si è dato per vinto. In effetti non è nel Dna di uno partito con una start up in un magazzino nel bolognese immaginando l’e-commerce agli albori del web: «Sono un sognatore, ma anche una persona molto concreta e penso che ora ci siano tutte le condizioni per agire». È il progetto “Digitali e uguali”, realizzato con il gruppo Gedi: una raccolta fondi per portare un pc o un tablet a tutti gli studenti.

Perché pensa che sia necessario, e non soltanto per fare scuola a distanza in emergenza sanitaria?

«Quando ho cominciato mancavano tante professionalità del digitale, non avevamo talenti e l’ho pagato sulla mia pelle, per questo abbiamo cominciato a formarli noi. Sono un uomo di lungo termine, che guarda oltre i budget e i piani quinquennali, ho puntato sempre molto sull’educazione dei giovani. Se davvero vogliamo diventare un Paese digitale dobbiamo dare loro la possibilità di avere un computer e di connettersi a una banda larga, ma anche l’opportunità di imparare il linguaggio informatico. Tim Berners-Lee, a 32 anni dalla nascita della sua creatura, Internet, dice che dobbiamo investire sui giovani e sul digitale per favorire la ripresa mondiale dopo il Covid. È una ricetta in linea con il Next Generation Eu e con il Recovery Plan che sta preparando l’Italia».

L’Italia parte in svantaggio: 850 mila studenti non hanno un device.

La colpisce questo dato?

«Dovrebbe colpire tutti. Non solo vuol dire che questi studenti non possono seguire la Dad, ma che non possono trovare le cose che ormai tutti i ragazzi cercano e trovano in Internet, non possono informarsi, studiare, giocare, connettersi con gli altri, viaggiare con l’immaginazione e fare ricerca. È qualcosa che va oltre la scuola».

Per colmare il digital divide occorrono anche connessioni veloci in tutto il Paese. Inoltre la scuola reclama formazione degli insegnanti.

«Un pc non basta, lo so bene. Ma non si può nemmeno sostenere che è possibile fare lezione su uno smartphone. Dunque partiamo dal computer o dal tablet, poi va colmato il gap delle connessioni e della formazione. E poi ci vogliono i contenuti. Anziché sui banchi, era importante investire su cosa insegnare con il digitale quando la scuola è stata costretta alla distanza.

Di recente Vittorio Colao, da neo ministro dell’innovazione tecnologica, ha ricordato che in alcune aree del Paese quattro studenti su dieci sono esclusi da una connessione Internet accettabile. È uno svantaggio di vita terribile che va colmato al più presto. E tutti dobbiamo fare la nostra parte. I problemi vanno affrontati e risolti.

Dare un aiuto concreto è oggi più che mai un dovere morale».

Il rischio è che le nuove tecnologie portino a un nuovo “far parti uguali tra diseguali”: urgente diventa porsi il problema dell’inclusione, non crede?

«La pandemia purtroppo ha aumentato le diseguaglianze e creato un divario sempre più profondo tra le famiglie che hanno bisogno d’aiuto e quelle che invece hanno non solo gli strumenti economici, ma anche quelli culturali per andare avanti.

L’inclusione è uno dei primi problemi che va affrontato e non riguarda solo la scuola, ma il mondo del lavoro: è il grande problema dei nostri anni e penso non solo agli studenti che, se sono esclusi all’inizio del loro percorso poi rischiano di esserlo per sempre.

Penso alle donne, agli stranieri, alle persone lasciate ai margini. Io mi sono sempre battuto perché nel gruppo che ho fondato l’inclusività fosse l’architrave della filosofia aziendale.

Comemembro fondatore del Champions of Change Coalition GlobalTechnology Group, ho sempre lavorato per promuovere l’uguaglianza di genere nel settore tecnologico, che purtroppo non brilla per presenza femminile. Sul divario di genere c’è ancora molto da fare, anche a partire dal linguaggio. A scuola, in tv li chiamano tutti e tutte “bambini”, perché? Per questo tengo moltissimo a riferirmi alle bambine e ai bambini».

Quanto conta nel fare impresa il valore sociale?

«Da quando è iniziata la pandemia mi sono occupato prima di tutto della salute dei dipendenti e dell’aiuto che potevamo dare alle comunità.

Abbiamo distribuito materiale sanitario, messo a disposizione i nostri van e consegnato device alle scuole. Credo nell’etica aziendale, non nel profitto fine a sé stesso. Le aziende moderne devono avere nel loro Dna il rispetto e l’attenzione per le persone che lavorano per loro».

Cosa vuol dire per un imprenditore investire nella formazione?

«Vuol dire investire nel futuro, credere che se dai ai giovani le giuste opportunità, saranno in grado di cambiare il mondo».

Che valore ha avuto per lei la scuola?

«Ho fatto le scuole a Ravenna, dove sono nato, poi sono venuto a Milano dove ho frequentato la Bocconi e successivamente un Mba alla Columbia University. La scuola ti apre gli orizzonti, ti dà la possibilità di osare, di credere in te stesso e di trovare la tua strada. Io ho scoperto e creduto in Internet molto prima che esplodesse. Ne ho capito le potenzialità e ho deciso da subito, nel 1999, che avrei creato una start up tecnologica quando tutto era ancora agli albori. Il tempo mi ha dato ragione».

Il filosofo Luciano Floridi invita ad usare il digitale in modo integrato nell’insegnamento: concorda?

«Si, ci sono insegnanti che hanno fatto lezioni straordinarie in remoto.

La tecnologia già adesso consente esperienze di realtà virtuale e aumentata, puoi vedere video, creare momenti di interazione che la sola presenza fisica non permetterebbe di fare. Io credo che il digitale sia entrato nella scuola e non ne uscirà più. Non auspico assolutamente la Dad a tempo pieno, mi auguro che la scuola a distanza sia una condizione temporanea. Ma ci sarà un’integrazione tra digitale e presenza».

Che consigli darebbe ai giovani dal futuro reso ancora più incerto dalla pandemia?

«Direi loro che ci sono due settori che insieme saranno la chiave per chi vuole innovare e creare iniziative utili in grado di dare sbocchi nel mondo del lavoro: la tecnologica e la difesa della natura».

Come è possibile immaginare ora ciò che ancora non esiste?

«L’immaginazione non s’insegna. Ma si può coltivare, si può crescere nell’immaginazione, il mio ispiratore è Federico Fellini, nato in Romagna come me. Ho cominciato a sognare da bambino e non ho mai smesso».

Come crede sarà il mondo dopo la pandemia?

«Diverso. Spero che faremo tesoro di questo terribile evento per cambiare i nostri comportamenti. La favola di Filelfo L’assemblea degli animali racconta che la natura si è ribellata all’uomo, che gli animali si sono coalizzati per spiegarci che dovevamo cambiare direzione, essere più rispettosi. Mi auguro che sceglieremo di agire in modo più responsabile. Possiamo essere connessi, produttivi, moderni, senza essere inquinanti. Facciamolo».

Quattro anni per riprendersi quello che il virus ha tolto alla scuola

da la Repubblica

Ilaria Venturi e Corrado Zunino

I ragazzi lasciati indietro, parafrasando il premier Draghi, potranno tornare al passo. Il tempo questo governo, ma anche quello che lo ha preceduto e che ha fatto il grosso del lavoro sul Recovery Plan, lo daranno agli studenti italiani. Il Piano nazionale di ripartenza e resilienza (Pnrr), virato sull’istruzione e fatto proprio dal ministro in carica, sta costruendo un corridoio lungo quattro anni per seguire e portare a maturazione “almeno un milione di studenti” bisognosi di recupero didattico, culturale, di senso.

Cari lettori, e care lettrici di “Dietro la lavagna”, bentornati. Nella nostra newsletter, rivolta ai docenti che vogliono impegnarsi per non lasciare indietro nessuno, questa settimana apriamo un largo capitolo sul recupero post-pandemico: il ponte comunitario giugno-settembre con le scuole aperte, il rientro in classe, tutti in classe, il Primo settembre, e quindi vi srotoliamo il grande piano che è nella testa del ministro Patrizio Bianchi e che piace anche negli uffici dell’Unione europea.

Nella restante news, pubblichiamo una lettera del presidente dell’Indire, il braccio scientifico del ministero dell’Istruzione, a proposito della centralità dei buoni edifici scolastici per una buona didattica. Vi presentiamo, quindi, due libri e vi raccontiamo di una ricerca che rivela come sono stati scomposti i nostri ragazzi nel corso di un anno di Didattica a distanza.

Gentili amici, scrivete a questa mail le vostre idee e raccontateci storie di scuola: dietrolalavagna@repubblica.it. Ne daremo conto.

E se vi volete abbonare a “Dietro la lavagna”, cliccate qui. Se desiderate far conoscere la newsletter, girate questa mail a un collega, a vostro figlio, a uno studente, a un amico interessato alla scuola. La scuola siamo noi.

Ponte estivo, rientro il Primo settembre
e un milione di studenti da seguire

di Corrado Zunino

Le fatiche di professor Bianchi, ministro dell’Istruzione in tempi di pandemia, sono molteplici. Le incertezze di dati, innanzitutto, minano le previsioni per il rientro dopo Pasqua. Ma ci sono anche idee lunghe, quelle che Patrizio Bianchi chiama “visioni”. E la prima che intende realizzare è una “stagione di recuperi” per gli studenti italiani, da innestare nell’architettura della “scuola per tutti, soprattutto per chi sta sotto” che guiderà il suo ministero sotto il Governo Draghi. Un milione di studenti bisognosi di recuperi è stato individuato oggi, ma il processo aggiornerà continuamente i “soggetti nel mirino” (così li definiscono le carte inviate il 12 gennaio all’Unione europea dal Governo Conte). Trovate un primo pezzo qui.

Saranno le scuole a scegliere gli alunni bisognosi dei recuperi. Per loro si prevedono raddoppi di docenti in Italiano, Matematica e Inglese, per un minimo di due anni e un arco possibile di quattro stagioni. Di questa corte di alunni rimasti indietro, centoventimila sono a rischio abbandono. I docenti che vorranno assumere l’incarico avranno una retribuzione aggiuntiva pari a 6 ore settimanali.

E questo è il progetto largo, portato in Europa per dare un luogo e un progetto ai molti soldi del Recovery Fund (13,4 miliardi per l’istruzione, ne abbiamo diffusamente parlato – riferendoci al precedente governo –, in questa newsletter). Bianchi ha fatto proprie quelle carte.

Poi ci sono le scelte a medio periodo. E se da una parte si è gradualmente spenta l’idea primigenia di far lavorare docenti e discenti fino al 30 giugno, sta invece prendendo corpo sia il progetto “scuole aperte” da giugno a settembre su base facoltativa (e organizzativa) delle singole scuole, sia il rientro in classe per tutti dal primo settembre 2021, come abbiamo raccontato qui.

Ecco, il progetto macro e quello micro trovano nuove pagine ogni giorno, anche se ci sono ancora margini di aleatorietà. Le intenzioni dei presidi saranno decisive. Uffici scolastici regionali importanti hanno già dichiarato di essere pronti a tenere, nell’estate che entra, i portoni spalancati per attività di laboratorio, ricreative, anche di studio. E per ridare ai ragazzi spazi di socialità. Il direttore dell’Usr del Lazio, Rocco Pinneri, spiega: “È stato già fatto anche nella nostra regione: le scuole non chiudono mai, interrompono le attività didattiche, che quest’anno da noi termineranno l’8 giugno. L’edificio, però, rimane aperto e si organizzeranno attività estive, di recupero”. Il direttore scolastico della Liguria, Ettore Acerra, dice che “l’apertura estiva delle scuole è cosa su cui lavoriamo ed è fattibile”.

La Flc Cgil ha aperto alla proposta: “L’idea del ministro dell’Istruzione di promuovere laboratori estivi non obbligatori nelle scuole di ogni ordine e grado è un’iniziativa di sicuro interesse. La proposta prevede che l’eventuale attivazione dei laboratori sarà deliberata dalle scuole, la partecipazione dei docenti sarà su base volontaria con risorse aggiuntive, il coinvolgimento delle associazioni di volontariato avverrà all’interno della progettualità e degli obiettivi educativi definiti dalle scuole. Sono convincenti le finalità: consentire alle istituzioni scolastiche di contrastare subito le differenze ampliate nel periodo dell’emergenza sanitaria, non aggravare il fenomeno della dispersione scolastica, recuperare la dimensione fisica e corporea dello stare insieme offrendo nuovi stimoli artistici e culturali”.

Sono favorevoli, con varie gradazioni, Cisl, Uil, Gilda. Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, chiede fondi adeguati: “Le scuole sono sempre aperte in estate, se si vuole utilizzarle per laboratori ed altre attività si può fare, ma bisogna reperire le risorse. Tutto questo non è a costo zero”.

Il ministro Bianchi ha pronti 250 milioni di euro.

Scuole aperte in luglio?
A Bologna lo facciamo dal 2012

di Ilaria Venturi

Scuole aperte in estate. Bologna sperimenta il progetto da nove anni. Partito nel 2012 con tre scuole medie, si è arrivati al 2020 a diciassette istituti aderenti, anche superiori. Quest’anno hanno alzato la mano per partecipare almeno venti scuole. Il padre fondatore dell’iniziativa è Paolo Marcheselli, ex provveditore. Ora rilancia: “Un modello che proponiamo a livello nazionale vista la necessità di restituire ai ragazzi esperienze educative e di socialità che la pandemia ha sottratto loro”.

Come è nato il progetto?
“E’ nato dalla constatazione che il lungo periodo estivo portava ad avere ragazzi in città soli, chiusi nelle stanze davanti a un cellulare o in strada. Isolati, anche se connessi. Non c’era una proposta educativa forte per la fascia degli adolescenti. Così abbiamo pensato di proporre, in accordo con l’allora assessora Marilena Pillati e oggi con l’attuale, Susanna Zaccaria, alcune settimane in cui potessero frequentare, nelle loro scuole, attività ricreative e socio-educative. L’obiettivo era cercare di ripristinare, con la mediazione di educatori, le relazioni fuori dal web. E far così tornare i ragazzi alla vita reale e non virtuale. Allora il problema più sentito era quello. Lo è rimasto, ma in questo periodo si è aggiunto l’isolamento imposto dalla pandemia di cui hanno sofferto tanto”.

In cosa consiste l’apertura estiva delle scuole?
“Si tratta di due settimane a giugno e tre o quattro a luglio. Un progetto partito con le medie, condiviso dal Comune e dalle singole scuole aderenti, che offre ai ragazzi attività ricreative, sportive, culturali, laboratori di arte e teatro, gite, visite ai musei. Non è prevista un’attività didattica di recupero, ma solo momenti di svago collettivo per consentire ai ragazzi di socializzare senza l’ansia di dover studiare. Quando andavo a visitarli, vedevo molte attività pratiche, come quella dell’artigiano che insegnava ai ragazzini a riparare una bicicletta. Negli ultimi anni si è aggiunta la scuola superiore e il modello per loro è cambiato. L’apertura è nelle ultime due settimane di agosto e le prime due di settembre. L’attività è rivolta in particolare ai ragazzi del biennio, quelli che incontrano maggiori difficoltà di inserimento. Alla mattina si fanno attività in aula di riallineamento e potenziamento in Matematica, Inglese e Italiano. Poi il pranzo e attività ricreative nel pomeriggio”.

Gli insegnanti partecipano?
“Gli insegnanti e gli amministrativi vengono coinvolti su base volontaria, con incentivi. In più il Comune mette a disposizione di ogni scuola un proprio educatore a tempo pieno. La proposta si affianca ad altre del Terzo settore sull’estate per i ragazzi, ma è qualcosa di più e di diverso da un campo estivo: è la scuola a progettare”.

Quali sono i costi?
“Le famiglie pagano dai 30 ai 40 euro a settimana, pasti inclusi o portati da casa. Ci sono quote di esenzione per chi è in difficoltà. Il Comune e le Fondazioni bancarie sostengono con contributi il progetto in modo da ridurre drasticamente i costi per le famiglie”.

“Intervenire sugli edifici scolastici
non basta renderli efficienti”

diGiovanni Biondi*

“Tutti sappiamo che lo spazio è un insegnante molto efficace in grado di cambiare la fisionomia di un’intera scuola attraverso il disegno degli interni, degli arredi e integrando anche le tecnologie nella progettazione complessiva di una nuova concezione della scuola. Una trasformazione che può dare visibilità e concretezza ad un nuovo modello pedagogico di scuola. Per progettare diversamente spazi ed arredi occorre però avere una concreta ed articolata idea del cambiamento dell’organizzazione del modello scolastico. Una progettazione innovativa degli spazi è in grado di cambiare la didattica molto più di tanti testi o corsi di formazione.

Se però, come sembra nel Recovery Plan, l’intervento trainante degli interventi sarà l’efficientamento energetico rischiamo di perdere un’occasione che difficilmente si ripresenterà. Certamente l’attenzione alla sostenibilità energetica è oggi fondamentale per ogni intervento edilizio e quindi anche per gli edifici scolastici, ma l’idea trainante deve essere l’innovazione del modello scolastico e quello che una vision sulla scuola di domani richiede. Intervenire solo sull’involucro significa lasciare inalterato uno schema architettonico ripetitivo fatto di corridoi e aule, funzionale alla lezione frontale e alla scuola che ci è familiare da decenni.

Naturalmente intervenire su edifici esistenti o costruirne di nuovi comporta soluzioni diverse e porta anche a risultati molto differenti, ma lavorare anche solo sugli arredi, le luci e i colori permette di realizzare ambienti che cambiano la fisionomia dell’intera struttura. E’ necessario, però, che la progettazione sia guidata dal cambiamento del modello scolastico, dalle necessità delle nuove metodologie didattiche, dalla riorganizzazione del tempo scuola e dalla necessità di inserire nel percorso di apprendimento le tecnologie che ormai vanno integrate nella pratica educativa e non relegate in luoghi speciali come i laboratori o, peggio, usate come soprammobili.

Per prima cosa dobbiamo eliminare i corridoi e pensare che anche l’ingresso a scuola sia un ambiente di accoglienza, arredato e funzionale, ma soprattutto che gli ambienti scolastici siano costruiti e arredati in funzione delle diverse attività, in modo flessibile e idoneo a essere trasformati. Nella scuola primaria ormai da tempo queste idee si sono fatte strada e la scuola come laboratorio diffuso, senza porte sbarrate, che utilizza tutti gli spazi per attività diverse di esplorazione, ricerca e lavoro di gruppo non rappresenta una novità così come gli atelier di Reggio Children sono un punto di riferimento consolidato.

Più complessi sono invece gli interventi sugli edifici che ospitano le scuole secondarie. Intervenire su edifici esistenti presenta numerose difficoltà non sempre superabili con gli arredi. L’obiettivo è di scomporre gli ambienti: creare piccole scuole da grandi scuole. Progettare per dipartimenti, dividere edifici pensati in modo uniforme in unità pensate per le diverse attività pluridisciplinari. In questo modo il Dipartimento scientifico, ad esempio, potrà avere aree laboratoriali, una agorà, spazi di lavoro di gruppo pensati secondo uno schema comune con gli altri Dipartimenti ma con soluzioni, tecnologie e arredi diversi. Il modello 1+4 elaborato da Indire può costituire un riferimento utile così come quello che la Banca del Consiglio d’Europa (Ceb) ha realizzato in vari Paesi europei.

E’ fondamentale ribadire come l’intervento trainante debba essere quello dell’innovazione del modello scolastico, del progetto educativo che dovrà poi essere realizzato con le soluzioni più attente alla sostenibilità e al risparmio energetico, ma non viceversa. Purtroppo non è quello che emerge dall’attuale testo del Recovery Plan”.

* L’autore è presidente dell’Indire (ministero dell’Istruzione)

STORIE DI SCUOLA

Didattica a distanza: aule chiuse,
però aprono le parrocchie

di Ilaria Venturi

Ragazzi e bambini senza computer e connessioni per seguire le lezioni a distanza? Le parrocchie di Bologna aprono loro le porte mettendo a disposizione i locali e i device. Dad solidale e di prossimità. Nel rispetto delle regole anti Covid, con gli scout e la protezione civile a seguire i bambini e i ragazzi della primaria e delle medie, quelli più in difficoltà e che non possono restare, diversamente dai più grandi, soli in casa. O che non hanno case adeguate, condizioni famigliari in grado di sostenerli. La chiesa guidata dal cardinale Matteo Zuppi va in aiuto alla scuola di nuovo chiusa da quando Bologna e (poi) l’Emilia-Romagna sono zona rossa. E se le aule chiudono, aprono le sale parrocchiali. Leggi l’articolo

STORIE DI SCUOLA

Dagli universitari un aiuto ai ragazzi
delle medie: è il progetto Compiti@Casa

Gli studenti universitari si collegano online con i compagni più piccoli delle medie per aiutarli a fare i compiti e a chiarire i dubbi. Poco conta che i primi si trovino a Torino e gli altri alla periferia sud di Milano, perché “gli ultimi dodici mesi ci hanno cambiato – spiega la professoressa Maria Petrocelli -, fino all’anno scorso sarebbe stato difficile far accettare alle famiglie un’iniziativa come questa, ora invece siamo tutti abituati all’uso della tecnologia”. È il progetto Compiti@Casa, che sfrutta i lati positivi della Dad, per rimediare alle mancanze che lo studio a distanza potrebbe aver lasciato.
L’articolo di Sara Bernacchia

“Che fine hanno fatto i bambini”:
il libro di Cuzzocrea tra biografia e dialogo

Ha scritto delle nostre paure, Annalisa Cuzzocrea, giornalista di Repubblica, nel libro “Che fine hanno fatto i bambini” (Piemme). Un libro che si dipana all’incrocio fra la biografia e il dialogo: la storia di una ragazzina calabrese, l’autrice, che diventa grande e poi madre, a Roma, e delle persone a cui chiede: come si fa? Perché non siamo più capaci di pensare che i bambini appartengono a tutti, non sono “dei genitori” ma della comunità.
La recensione di Concita De Gregorio

E gli studenti chattano in Dad
Un anno dopo la ricerca di Parole_Ostili

Dopo un anno di didattica a distanza, oltre il 40% degli studenti ha percepito un peggioramento nelle proprie attività di studio e il 65% fatica a seguire le lezioni. Il 96 per cento durante la Dad ha chattato con i compagni, l’89 per cento è stato sui social media, l’88 ha consumato cibo e il 39 per cento ha cucinato. È quanto emerge da una ricerca di Parole O_Stili e Istituto Toniolo, condotta con il supporto tecnico di Ipsos, su oltre 3.500 studenti della scuola secondaria di secondo grado e su  2.000 insegnanti della scuola primaria e secondaria.

Nelle mancanze più evidenti c’è la distanza relazionale tra i compagni di classe e tra studenti e professori: 1 su 4 ha sofferto un peggioramento del rapporto e del dialogo con l’insegnante. Oltre il 70 per cento ha beneficiato di un rilevante supporto da parte dei familiari, che però hanno dovuto compensare una carenza di competenze tecnologiche.

L’uso fatto a scuola degli strumenti digitali ha consentito di svolgere lezione a distanza (per il 79 per cento il giudizio è favorevole su questa funzione), ma molto meno ha invogliato a studiare (23 per cento) o ha consentito di apprendere in modo più efficace (35 per cento). Molti studenti hanno però sperimentato il digitale in modo spontaneo e creativo, non solo per confrontarsi tra loro durante le lezioni, ma anche per svolgere attività autonome fuori dall’orario di lezione (per ricerche e gruppi di studio a distanza).

Infatti, gli studenti dichiarano un incremento del tempo trascorso sui social del 73 per cento: sul podio WhatsApp, utilizzato dal 99 per cento degli intervistati, Instagram dal 94 per cento, YouTube dall’86 e, infine, Tik Tok, utilizzato dal 66 per cento degli intervistati. Soltanto il 17 per cento dei genitori ha imposto limitazioni sulle ore trascorse allo smartphone, il 14 per cento sui social, il 13 per cento sui videogiochi.

“Studenti, docenti e genitori sono stati un po’ abbandonati in questo lungo anno di didattica a distanza. Non basta avere gli strumenti digitali che funzionino: non c’è apprendimento significativo senza una relazione significativa, fatta anche di sguardi che sanno bucare lo schermo e arrivare al cuore dei ragazzi – afferma Rosy Russo, presidente di Parole O_Stili –. Vivere il digitale non si improvvisa, richiede educazione e cultura. È per questo che chiediamo al ministero dell’Istruzione di introdurre in tutte le scuole un’ora di cittadinanza digitale alla settimana a partire dal mondo dell’infanzia”.

Afferma Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica e coordinatore scientifico di Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo: “La didattica a distanza è stata vissuta con molta difficoltà e fatica dalla grande maggioranza degli studenti italiani. Non è questa la scuola che desiderano. La richiesta che arriva è di tornare in presenza, ma traendo dall’emergenza anche la spinta per un uso più positivo ed efficace degli strumenti digitali sperimentati. Sia studenti che insegnanti vorrebbero un maggior uso in futuro del digitale, non in funzione sostitutiva ma come arricchimento dell’attività didattica”.

Inoltre, gli intervistati dichiarano di aver compreso l’utilità e i vantaggi degli strumenti digitali (75 per cento) e addirittura il 50 per cento ha promosso con un “sufficiente” e “buono” il livello di digitalizzazione degli insegnanti, quota che sale leggermente quando valutano la capacità della scuola di fornire le infrastrutture digitali necessarie. Il 77 per cento in ogni caso vuole tornare in presenza.

Massimo Bray: “Studiamo per salvarci”
Il libro “Pubblico è meglio”

E’ appena uscito il libro “Pubblico è meglio (La via maestra per ricostruire l’Italia)”, curato per Donzelli Editore da Roberta Lisi e Altero Frigerio. È una raccolta di saggi (in forma di intervista) che riflette intorno ai temi più urgenti sui quali lo Stato è chiamato ad agire alla svolta del Recovery Fund. Proposte concrete e sedici pagine sulla scuola affidate a Massimo Bray, già ministro dei Beni culturali. “Studiamo per salvarci”.

IL FESTIVAL

Docenti e cittadini di domani. La scuola?
E’ una professione meravigliosa

Festival di DeA Scuola (De Agostini Editore) per i docenti di oggi e i cittadini di domani. Iniziato l’8 marzo, continuerà fino al 22 aprile. Oggi alle 17 c’è stata la tavola rotonda “La scuola è una professione meravigliosa”. Con la moderazione di Federico Taddia, hanno parlato Maurizio Molinari, direttore di Repubblica (“Lo studio come risorsa strategica e la funzione sociale del docente”); Daniela Lucangeli, psicologa dell’Università di Padova (“Educazione alle emozioni, benessere psico-fisico, educare alla felicità”); Lucia Suriano, docente (“Le Ali per insegnare”); Marina Imperato, dirigente ministero (“La professione docente: una scintilla per il nostro futuro”).

Scuola in zona rossa, docente che svolge la DAD a casa non può usufruire del congedo parentale al 50% per seguire il figlio

da OrizzonteScuola

Di redazione

Zone rosse: aule vuote o semivuote, attività didattiche sospese. Quali agevolazioni per i lavoratori, compresi i docenti alle prese da un lato con la propria situazione lavorativa e dall’altro con i figli, anch’essi alle prese con le videolezioni. Indicazioni puntuali alle segreterie scolastiche provengono dalle FAQ diramate dall’USR Lazio il 18 marzo scorso. Cosa è previsto per il lavoro in modalità agile.

N.B. le risposte si applicano al solo periodo di sospensione delle attività didattiche in  presenza

Quando il docente può svolgere DAD da casa (se prevista da scuola)

D C1: come devo comportarmi se un docente/ATA chiede di avvalersi dei congedi di cui all’articolo 2 del decreto-legge n. 30 del 2021?

R: Ai sensi dell’articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 30 del 2021, il personale che abbia figli conviventi minori di sedici anni che non stiano proseguendo l’attività didattica in presenza ha diritto a lavorare in modalità agile, a condizione che di tale possibilità non si stia avvalendo l’altro genitore e che la prestazione lavorativa possa essere resa in tale modalità.

La predetta disposizione si applica al personale docente, nel senso che potrà chiedere di svolgere la didattica a distanza dal proprio domicilio anziché dalla scuola.

Si applica anche al personale ATA, sebbene la classificazione del Lazio quale “zona rossa” richiede di per sé che il medesimo presti lavoro in modalità agile, anche in carenza dei predetti requisiti, con l’esclusione delle attività “indifferibili” e svolgibili unicamente in presenza, ai sensi dell’articolo 48 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021.

Nel caso in cui, invece, la prestazione lavorativa non possa essere resa in modalità agile (laboratori, studenti con disabilità o altri bisogni educativi speciali, attività colturali, ecc.), trova applicazione l’articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 30 del 2021.

Il predetto comma prevede che il personale che non possa svolgere l’attività lavorativa in modalità agile e che abbia figli conviventi minori di quattordici anni, anche di età maggiore
purché disabili certificati, che non seguono in presenza le attività didattiche, ha diritto ad astenersi dal lavoro (congedo), a condizione che di tale possibilità non si stia avvalendo l’altro genitore, godendo di una indennità pari al 50% della retribuzione. Il congedo, ricorrendo le altre condizioni, può essere chiesto anche in caso di figli con età compresa tra 14 e 16 anni, ma senza indennità (comma 5).

Gli assistenti amministrativi non potranno, di norma, avvalersi di tale possibilità, potendo prestare il lavoro in modalità agile.

Non potranno ricorrere al congedo in questione nemmeno i docenti la cui didattica sia assicurata integralmente a distanza, inclusi quelli impegnati esclusivamente sul potenziamento dell’offerta formativa.

Il personale che si avvale del congedo («Nelle sole ipotesi in cui la prestazione lavorativa non possa essere svolta in modalità agile») dovrà essere sostituito, venendo meno una prestazione lavorativa non assicurabile in modalità agile.

L’articolo 2, comma 9, del decreto-legge stanzia 10,2 milioni di euro per le predette sostituzioni.

Chi deve continuare a lavorare in presenza

D C2: quale personale deve continuare a rendere la prestazione lavorativa in presenza?

R: L’articolo 48 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021 dispone quanto segue: «I datori di lavoro pubblici limitano la presenza del personale nei luoghi di lavoro
per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente tale presenza, anche in ragione della gestione dell’emergenza. Il personale non in presenza presta la propria attività lavorativa in modalità agile.»

Spetta, pertanto, al dirigente scolastico in qualità di datore di lavoro individuare le attività ritenute indifferibili e che richiedano la presenza del personale addetto.

Tra queste attività, da svolgere in presenza, rientrano sicuramente:
• le attività didattiche che la scuola decida di svolgere in presenza, perché di natura laboratoriale o finalizzate all’inclusione degli studenti con disabilità o altri bisogni educativi speciali (cfr. domande A3 e A4);
• le attività tecniche e ausiliarie di supporto alle predette attività didattiche;
• le attività tecniche e ausiliarie per la manutenzione delle colture e la gestione del bestiame, nonché le attività di trasformazione, anche nel caso in cui la scuola scelga di svolgere i relativi laboratori a distanza. Ciò poiché, diversamente, le colture o gli animali ne verrebbero danneggiati;
• le attività amministrative che richiedano l’accesso agli archivi cartacei.

Sarà il dirigente scolastico a integrare il predetto elenco con le ulteriori attività che riterrà indifferibili e da svolgere necessariamente in presenza, fermo restando l’obiettivo generale di contenere le occasioni di contagio.

Le FAQ diramate da USR Lazio in data 18 marzo 2021

Altre FAQ riguardano le supplenze e l’organizzazione dell’attività didattica digitale integrata

Bianchi: “La variante inglese non risparmia i bambini. Stiamo costruendo una scuola ‘affettuosa’”

da OrizzonteScuola

Di Fabrizio De Angelis

“E’ cambiata la situazione. La variante inglese è diversa e non risparmia i bambini e i giovani. Nella zona rossa stava crescendo molto questa variante. Abbiamo preso questa misura per tutelare i più giovani.”

Lo ha detto il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, nel corso del suo intervento alla trasmissione “Che Tempo che fa“.

Non è vero che la scuola è stata chiusa. La scuola non si è mai fermata. I nostri insegnanti hanno tenuto aperto fino a quando possibile. La Dad è cambiata. La mettiamo a disposizione di tutti“, puntualizza Bianchi.

“Nei mesi passati la scuola ha fatto di tutto per restare aperta, anche nelle zone rosse i bambini fino alla prima media erano a scuola. I nostri insegnanti hanno imparato a usare gli strumenti per la dad, non è vero che scuola è stata ferma, chiusa. Non si è mai fermata, i nostri insegnanti hanno tenuto aperto fin tanto che non si è presentato questo nuovo appuntamento un virus che nel frattempo è cambiato. Non accetto l’idea di una scuola bloccata”.

Si poteva far di più ma siamo un Paese che ha problemi vecchi come la dispersione scolastica, il gap tra nord e sud – continua – e bisogna ripartire dai bambini e dai ragazzi. In questo sarà fondamentale il Recovery Plan“.

Sul peso della dad per lo più sulle spalle delle mamme, dice: “E’ vero che nel nostro Paese sono le donne che hanno la cura pressoché totale dei bambini e abbiamo messo misure per alleggerire questa situazione e capire come riaprire quanto prima. Bisogna ripensare tutto il mondo del lavoro, è evidente, in questa situazione emergenziale vengono al pettine i nodi di tante storie precedenti“,  ha aggiunto Bianchi.

Noi lavoriamo per una scuola affettuosa, una scuola per costruire l’affetto per gli altri e la socialità“, ha detto il Ministro: “A scuola, dopo anni di individualismo, bisogna tornare ad una scuola di affetti di socialità. La scuola per la quale stiamo già lavorando in questi mesi è una scuola che permetta ai ragazzi di affrontare la complessità del mondo, che abbia la capacità di affrontare cose drammatiche insieme“.

Si parte dai ragazzi, dai bambini e bambini. Il primo fatto che abbiamo messo dentro il Recovery plan è sulla dispersione scolastica“, aggiunge Patrizio Bianchi.

Combattere il fatto che i ragazzi del Sud non hanno i servizi dei ragazzi del Nord. Questo è grave“.

Il Ministro parla anche dei recuperi, spiegando i fondi stanziati con il decreto sostegni che destina alla scuola 150 milioni per il 2021 per le attività di potenziamento dell’offerta formativa e il recupero delle competenze di base degli studenti. Attività che si svolgeranno in estate.

“Bisogna che tutti l’anno prossimo lavorino per mantenere la scuola al centro”, ha aggiunto ancora Bianchi.

Sui vaccini: “Io credo sia importante che i nostri insegnanti sia sentano tranquilli e siano in grado di tranquillizzare. Chiedo venga portata avanti una grande campagna di vaccinazione che deve essere il segno con cui la scuola partecipa palla vita del paese; altri devono decidere quali devono essere i vaccini da fare, noi abbiamo fiducia, ma bisogna tornare a operare in totale tranquillità“, ha concluso il Ministro Bianchi.

Bianchi sul prolungamento dell’anno scolastico: lo faremo con i patti di comunità

da La Tecnica della Scuola

Ospite da Fabio Fazio a Che tempo che fa, il ministro dell’Istruzione risponde sulle misure scuola a fronte della pandemia. “Misure insufficienti?” chiede in modo provocatorio Fabio Fazio.

“No, ma non è lo stesso film che abbiamo già visto,” puntualizza il Ministro. “Siamo in una situazione nuova: la variante inglese attacca anche i bambini e quindi abbiamo preso questa misura responsabile per la tutela dei più giovani.”

“Sempre sulle donne il peso della chiusura delle scuole,” osserva Fabio Fazio. E il Ministro risponde: “Sì, è vero, ma noi abbiamo messo su delle misure per far fronte a questa situazione, come abbiamo messo su delle misure per la riapertura delle scuole. La scuola è lo strumento con cui ripensiamo al Paese.”

“Che idea di scuola?” chiede il conduttore anche in riferimento alla situazione del terremoto in Emilia.

Scuola degli affetti

“Non ci si abitua mai a queste cose,” afferma il Ministro ricordando l’esperienza delle scuole devastate dal terremoto. “Oggi lavoriamo per una scuola affettuosa, dove si ritrovi l’affetto per gli altri. Dove si costruisce cioè non solo la propria identità, ma la relazione con gli altri.”

“Una scuola degli affetti e del vivere insieme,” la chiama il Ministro, quindi “una scuola dove si riescano ad affrontare insieme eventi come un terremoto o una pandemia.”

Sulle scuole chiuse, il Ministro fa confusione

Il conduttore incalza: per la sicurezza nelle scuole “non è stato fatto nulla se non chiudere.”

“Non è vero,” si difende il Ministro, e torna sull’argomento della DaD: “è stato fatto moltissimo a scuola. Dall’inizio della pandemia i nostri insegnanti hanno anche imparato a usare i nuovi strumenti della tecnologia. La scuola non si è mai fermata e non è mai stata chiusa. I nostri insegnanti hanno tenuto aperto fintanto che non si è presentato questo nuovo appuntamento con un virus che è cambiato. Io non accetto l’idea di una scuola chiusa, rimasta bloccata.”

“Ma non si può agire in un modo diverso? Non si può fare qualcosa che non sia la chiusura delle scuole?” continua il conduttore.

Il Ministro afferma una inesattezza, puntualizzando: “Stiamo parlando solo delle superiori, o meglio dalla seconda media in su,” afferma parlando delle scuole chiuse. Peccato che non sia così, dato che in zona rossa chiude ormai anche la scuola dell’infanzia, mentre dalla prima elementare in poi si va in DaD.

Esame di maturità

E sull’esame di maturità, il ministro afferma: “No tesina raffazzonata, ma un esame in presenza serio. Lo studente avrà un mese di tempo per scrivere il proprio elaborato, dopodiché, di fronte al proprio consiglio di classe, si discuterà di quel materiale prodotto. La maturità sarà una prova di maturità, una prova seria e rigorosa, questa è la maturità.”

Prolungamento dell’anno scolastico

Infine sul prolungamento dell’anno scolastico, “solo un’idea o qualcosa di più?” chiede Fazio. Il ministro chiarisce: “Noi abbiamo deciso di dare alla scuola 150 milioni per permettere a giugno di organizzare l’orientamento e il recupero degli alunni. Lo faremo con i Comuni, con le Province, nell’ambito di quel patto di comunità che abbiamo già predisposto l’anno scorso.”

E l’anno prossimo, afferma il Ministro, l’anno scolastico riaprirà con una costituente, che metterà al centro la scuola, per ripartire in un Paese che mette l’istruzione al centro di tutto.

Maturità 2021, attenzione a come deve essere redatto il documento del 15 maggio

da La Tecnica della Scuola

Nell’ordinanza ministeriale n. 53 per gli esami di Stato del II ciclo del 3 marzo 2021, si fa espressamente riferimento, riguardo alla redazione del documento del 15 maggio del Consiglio di classe, alla nota del Garante per la protezione dei dati personali con nota del 21 marzo 2017, prot. 10719.

Tutela dati personali dei candidati

Nel comma 2 dell’art. 10 dell’OM 53/2021 è specificato che nella redazione del documento i consigli di classe tengono conto, altresì, delle indicazioni fornite dal Garante per la protezione dei dati personali con nota del 21 marzo 2017.

Al documento possono essere allegati atti e certificazioni relativi alle prove effettuate e alle iniziative realizzate durante l’anno in preparazione dell’esame di Stato, ai PCTO, agli stage e ai tirocini eventualmente effettuati, alle attività, i percorsi e i progetti svolti nell’ambito del previgente insegnamento di Cittadinanza e Costituzione e dell’insegnamento dell’Educazione Civica riferito all’a.s. 2020/21, nonché alla partecipazione studentesca ai sensi dello Statuto.

Bisogna ricordare che il Garante dei dati personali, in relazione alla redazione del documento del 15 maggio, è stato molto chiaro ed esplicito. In sostanza, per il Garante, non si ha alcuna ragionevole evidenza della necessità di fornire alla commissione esaminatrice dati personali riferiti agli studenti nel documento del 15 maggio.
Appare chiaro, infatti, che il senso del documento sia quello di mettere in evidenza il percorso didattico e formativo di ciascuna classe, prescindendo dalle peculiarità dei singoli elementi che la compongono.
Lo stesso dato normativo, nonché le successive indicazioni ministeriali al riguardo, non lasciano margini a un’interpretazione estensiva circa il contenuto del documento tale da comprendere anche riferimenti ai singoli studenti, risultando quindi priva del necessario fondamento normativo la diffusione di un documento così redatto.

Bisogna sottolineare, con particolare importanza, che nel documento va “riportato” l’argomento assegnato a ciascun candidato per la realizzazione dell’elaborato concernente le discipline caratterizzanti oggetto del colloquio.

Scrutinio finale classi quinte

Bisogna specificare anche che in sede di scrutinio finale, la valutazione degli studenti è effettuata dal consiglio di classe.
Ai sensi dell’articolo 37, comma 3 del Testo Unico, in caso di parità nell’esito di una votazione, prevale il voto del presidente. L’esito della valutazione è reso pubblico tramite affissione di tabelloni presso l’istituzione scolastica, nonché, distintamente per ogni classe, solo e unicamente nell’area documentale riservata del registro elettronico, cui
accedono gli studenti della classe di riferimento, e riporta il voto di ciascuna disciplina e del comportamento, il punteggio relativo al credito scolastico dell’ultimo anno e il credito scolastico complessivo, seguiti dalla dicitura “ammesso”. Per gli studenti esaminati in
sede di scrutinio finale, i voti attribuiti in ciascuna disciplina e sul comportamento, nonché i punteggi del credito, sono riportati nei documenti di valutazione e nel registro dei voti.

Graduatorie Ata terza fascia, parte l’aggiornamento: previste due milioni di domande

da La Tecnica della Scuola

Prende il via lunedì 21 marzo, dalle ore 9, l’apertura della piattaforma su Istanze Online per la compilazione della domanda per l’inserimento o l’aggiornamento della terza fascia delle graduatorie di supplenza per il personale Ata, utile alle supplenze temporanee e annuali: alla procedura, valida per il triennio 2021/23 e alla quale si potrà aderire fino al 22 aprile, sarebbero interessate oltre due milioni di persone.

La procedura è regolata dal decreto ministeriale n. 50 del 3 marzo 2021, registrato alla Corte dei Conti in data 11 marzo 2021, n. 480, e trasmesso con nota 9256 del 18 marzo 2021, contiene tutte le indicazioni.

Per quali posti si concorre

Diversi sono i profili professionali per i quali si potrà presentare domanda: assistente amministrativo, collaboratore scolastico, cuoco, assistente tecnico, infermiere, addetto alle aziende agrarie, guardarobiere.

Le istanze saranno presentate obbligatoriamente per la prima volta attraverso il sistema Istanze Online, previa registrazione nella piattaforma SPID per la propria identità digitale.

D.M. 50 DEL 3 MARZO 2021

NOTA 9256 DEL 18 MARZO 2021

Come si presenta domanda

In particolare, le domande di inserimento, di conferma, di aggiornamento e di depennamento devono essere prodotte, a pena di esclusione, unicamente in modalità telematica attraverso l’applicazione POLIS, previo possesso delle credenziali SPID, o, in alternativa, di un’utenza valida per l’accesso ai servizi presenti nell’area riservata del Ministero dell’Istruzione con l’abilitazione specifica al servizio “Istanze on Line (POLIS)”.

Al riguardo, si ricorda che le credenziali dell’area riservata del portale Ministeriale potranno essere utilizzate per la presentazione della domanda purchè siano state rilasciate entro il 28 febbraio 2021.

Quali profili riguarda

L’aggiornamento riguarda i profili professionali di:

  • collaboratori scolastici
  • assistenti amministrativi
  • assistenti tecnici
  • guardarobieri
  • infermieri
  • cuochi
  • addetti all’azienda agraria.

Quante scuole si possono indicare

La domanda di inserimento o di conferma/aggiornamento deve essere prodotta per la stessa ed unica provincia.

Nella domanda l’aspirante deve anche ad indicare, ai fini dell’inclusione nelle rispettive graduatorie di circolo e d’istituto di terza fascia, sino a un massimo di 30 istituzioni scolastiche nella medesima provincia che saranno valide per tutti i profili professionali cui l’interessato ha titolo. Nel limitedelle 30 istituzioni scolastiche, dovrà essere inclusa l’istituzione scolastica destinataria dell’istanza.