Incontro con il Forum degli Studenti

Il Ministro dell’Istruzione, Professor Patrizio Bianchi, ha incontrato oggi in videoconferenza il Forum degli Studenti. Durante il suo incontro con i rappresentanti delle ragazze e dei ragazzi delle scuole secondarie di II grado, il Ministro ha esposto priorità e linee guida della collaborazione tra il Ministero e il Forum e richiesto a studentesse e studenti la redazione di un cronoprogramma dettagliato, anche nell’ottica di una legge nazionale per il diritto allo studio.

“Vi ringrazio innanzitutto per essere qui – ha esordito il Ministro -. Viviamo un anno complicato, non solo a causa della pandemia, che in molti casi ha reso più evidenti problemi ereditati dal passato. Abbiamo voluto uno stanziamento di risorse importante nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) su due temi particolarmente urgenti: la dispersione scolastica e l’adeguamento di strutture e infrastrutture, due emergenze che aggravano il divario tra il Nord e il Sud del Paese. A questi problemi si sono aggiunte le difficoltà contingenti, come la necessità di ricorrere alla didattica a distanza e quella di adeguare la formazione dei docenti”.

“Il problema centrale, sul quale vi chiedo di essere ancora più presenti e propositivi – ha poi detto il Ministro, rivolgendosi ai rappresentanti del Forum – è quale debba essere il ruolo della scuola nel modello di sviluppo italiano. In passato si è lavorato anche positivamente, voglio riconoscerlo. Ma molto resta da fare. Dobbiamo tutti insieme impegnarci per capire come sarà la scuola dopo la pandemia, anche attraverso una riflessione sull’autonomia scolastica. L’emergenza epidemiologica separa la scuola novecentesca da quella che dovremo lasciare alle ragazze e ai ragazzi che verranno dopo di voi. Una legge per il diritto allo studio deve occuparsi di sviluppo, di sostenibilità, non solo ambientale. Deve dare massima attenzione al sistema 0-6, perché i problemi che si verificano in quella fascia non si recuperano più. Deve espressamente prevedere un capitolo sull’orientamento, perché il picco della dispersione si registra nel passaggio dalla secondaria di primo grado a quella di secondo grado. Deve dare assoluta centralità all’integrazione delle studentesse e degli studenti con disabilità, per dimostrare concretamente che nessuno viene lasciato indietro”.

Esami di Stato 2021: il messaggio del Ministro

“Ragazze, ragazzi, abbiate fiducia in voi, abbiate fiducia nella scuola, abbiate fiducia, soprattutto, nel nostro Paese”. Con queste parole il Ministro dell’Istruzione, Professor Patrizio Bianchi, si è rivolto oggi alle studentesse e agli studenti che sosterranno gli Esami di Stato, con un video diffuso sui canali social del Ministero.

Il Ministro ha lanciato un messaggio di incoraggiamento e di supporto e presentato alcune delle attività predisposte per accompagnare la comunità scolastica fino alle prove di giugno. “Ognuno di voi ha il diritto di essere valutato. Per questo abbiamo scelto una formula, su cui voi state lavorando, che vi consentirà di esprimere tutto il vostro percorso. Con l’Esame – ha sottolineato – si passa da una fase all’altra della vita e questo è un momento importante, bisogna dargli tutto il peso. Il Ministero, i vostri docenti e tutta la comunità scolastica sono con voi in questo percorso”. 

“Metteremo a vostra disposizione tutti gli strumenti per prepararvi al meglio. Abbiamo aperto una pagina dedicata sul nostro sito, con tutte le informazioni. La Rai avrà uno spazio dedicato agli Esami e i nostri social, che voi sapete usare meglio di tutti, saranno a vostra disposizione”.

Il sito dedicato
È online da oggi la pagina web dedicata alle prove conclusive del primo e del secondo ciclo di istruzione, istruzione.it/esami-di-stato/. Uno strumento che mette a disposizione di studentesse e studenti, dei docenti e di tutta la comunità scolastica documenti, informazioni e materiali sugli Esami. Sul portale sono caricate le Ordinanze che definiscono le prove di giugno, tenendo conto dell’emergenza sanitaria e del suo impatto sulla vita scolastica e del Paese, documenti di accompagnamento che forniscono informazioni dettagliate sulle modalità di svolgimento degli Esami di questo anno scolastico e una sezione riservata alle risposte alle domande più frequenti. Il sito sarà solo uno degli strumenti pensati per sostenere la comunità scolastica in questo percorso. Come ogni anno, sono previste conferenze di servizio, sull’intero territorio nazionale, già in corso in queste settimane.

Le rubriche sui social
In vista degli Esami, sarà possibile interagire con il Ministero attraverso la rubrica social #MIrisponde con richieste di chiarimento o di approfondimento. Le risposte saranno fornite sempre attraverso i canali social. Ma ci sarà spazio anche per un racconto personale di questo particolare rito che resta nei ricordi di ogni generazione: attraverso la rubrica #ioMIricordo, il Ministero animerà, nel mese di giugno, a ridosso delle prove, un racconto corale in cui ciascuno potrà utilizzare l’hashtag per condividere i propri ricordi e le proprie esperienze legati agli Esami. 

Gli Esami di Stato in tv
Grazie alla collaborazione tra il Ministero e la RAI ci saranno finestre dedicate agli Esami di Stato anche all’interno dei programmi di Rai Cultura (“#Maestri” e “La Scuola in Tivù”) e di RaiGulp (“La Banda dei Fuoriclasse”). In particolare, nell’ambito de “La Scuola in Tivù”, ci sarà un pacchetto di puntate dedicato alla spiegazione approfondita dei diversi passaggi dell’Esame del secondo ciclo. Mentre nell’ambito di “#Maestri” sarà data voce alle ragazze e ai ragazzi che si preparano per le prove. Tutti i materiali e le lezioni prodotti in questi mesi, sulle diverse discipline, saranno a disposizione delle studentesse e degli studenti e dei loro docenti per approfondimenti e ripassi. Tutte le puntate sugli Esami saranno disponibili su Raiplay e sul sito di Rai Scuola per poterne fruire anche dopo la messa in onda. Per i più piccoli, nell’ambito della “La Banda dei Fuoriclasse”, su RaiGulp ci saranno momenti tematici dedicati all’Esame del primo ciclo e alle discipline che ne saranno oggetto.

Iva agevolata anche quando non ci sono i documenti

Iva agevolata anche quando non ci sono i documenti

Il Sole 24 Ore del 08/04/2021

Il disabile che al momento dell’acquisto di una autovettura non presenta la documentazione al venditore per poter fruire dell’Iva agevolata al 4% (in luogo del 22%) non perde necessariamente l’incentivo. È possibile produrre i documenti anche successivamente, a patto che il disabile abbia già avviato il procedimento per richiederli e i presupposti per ottenere il beneficio siano verificati alla data dell’acquisto del veicolo. Per esempio, possono essere desumibili dal certificato della Commissione medica locale. Tutto questo è stato chiarito dall’agenzia delle Entrate nella risposta a interpello n. 69 del 1° febbraio 2021).

Nel caso in cui il cliente non presenti la documentazione all’atto dell’acquisto, il venditore è comunque tenuto ad applicarein prima battuta l’Iva ordinaria. Ma può emettere una nota di variazione in diminuzione al ricevimento della documentazione attestante il possesso dei requisiti richiesti alla data dell’acquisto dell’autovettura.

Resta fermo che la nota di credito può essere emessa solo entro un anno dalla cessione; in alternativa, il venditore può richiedere il rimborso entro due anni dal versamento o dal verificarsi del presupposto per la restituzione (articolo 30-ter del DPR 633/1972).

La platea dei soggetti interessati è ampia e comprende i disabili con ridotte o impedite capacità motorie a condizione che i veicoli siano appositamente adattati; i soggetti non vedenti o non udenti; i soggetti con handicap psichico o mentale titolari di indennità di accompagnamento e, infine, i disabili con grave limitazione delle capacità di deambulazione o affetti da pluriamputazioni. L’acquisto del veicolo può essere effettuato anche da un familiare, se il disabile è a suo carico fiscalmente.

I veicoli oggetto dell’incentivo sono le autovetture, gli autoveicoli per il trasporto promiscuo e gli autoveicoli specifici nuovi o usati, rispettivamente lettera a), c) e f) del comma 1 dell’articolo 54 del Dlgs 285/1992 (il Codice della strada). Tali veicoli devono avere cilindrata fino a 2.000 centimetri cubici se con motore a benzina (anche ibrido) e 2.800 se con motore diesel (anche ibrido) oppure potenza non superiore a 150 kiloWatt se con motore elettrico.

Sono agevolabili anche le motocarrozzette, i motoveicoli per trasporto promiscuo, i motoveicoli per trasporti specifici, definiti dalle lette b), c) e f) del comma 1 dell’articolo 53 del Codice, con le medesime limitazioni sulla cilindrata e la potenza massima. Ma in questo caso la platea è un po’ più ristretta rispetto agli autoveicoli: sono esclusi i non vedenti e i non udenti.

È altresì richiesto che il beneficiario non abbia già acquistato nel quadriennio precedente un altro veicolo con la stessa agevolazione, salvo furti e demolizioni risultanti dal Pra. Quest’ultima condizione potrà essere attestata mediante dichiarazione sostitutiva di atto notorio.

Tra la documentazione da fornire vi è il certificato della Commissione medica attestante la condizione di disabilità e per i disabili psichici o mentali anche il certificato di attribuzione dell’indennità di accompagnamento. In aggiunta, per i soggetti con ridotte o impedite capacità motorie non affetti da grave limitazione alla capacità di deambulazione, serve la patente di guida speciale e la prescrizione degli adattamenti. Infine, nel caso dell’acquisto da parte del familiare, occorre anche una copia della dichiarazione dei redditi.

di Stefano Sirocchi

Inclusione scolastica, un lungo percorso iniziato 50 anni fa

Inclusione scolastica, un lungo percorso iniziato 50 anni fa

La Tecnica della Scuola del 08/04/2021

Il 30 marzo 1971 è entrata in vigore la Legge n.118 dal titolo “Conversione in legge del D.L. 30 gennaio 1971, n. 5 e nuove norme in favore dei mutilati ed invalidi civili” con la quale ha preso avvio il processo d’integrazione sociale che attraverso le graduali modifiche di passaggio dal semplice inserimento all’integrazione scolastica, oggi, dopo cinquant’anni giunge al traguardo dell’inclusione sociale dei disabili e degli studenti “bisognosi di particolari attenzioni”.

La legge 118, risentiva ancora del dramma del dopo guerra ed è stata approvata dal Parlamento dopo il Decreto legge n. 5 del 30 gennaio 1971, con la finalità di facilitare la vita di relazione dei mutilati e degli invalidi civili per l’accesso agli edifici pubblici o aperti al pubblico ed alle istituzioni scolastiche, prescolastiche o d’interesse sociale costruite in conformità alla circolare del Ministero dei lavori pubblici del 15 giugno 1968 riguardante l’eliminazione delle barriere architettoniche.
Le disposizioni riguardano appunto l’assistenza sanitaria, i servizi dei trasporti pubblici che dovranno essere accessibili agli invalidi non deambulanti, i centri di riabilitazione, gli educatori specializzati, l’assegno mensile, di accompagnamento e la pensione degli invalidi.
“In nessun luogo pubblico o aperto al pubblico può essere vietato l’accesso ai minorati; in tutti i luoghi, dove si svolgono pubbliche manifestazioni o spettacoli, che saranno in futuro edificati, dovrà essere previsto e riservato uno spazio agli invalidi in carrozzella”.

Frequenza assicurata Articolo 28
Particolarmente significativi gli articoli 28 e 29 nei quali si legge: “Ai mutilati e invalidi civili che non siano autosufficienti e che frequentino la scuola dell’obbligo o i corsi di addestramento professionale finanziati dallo Stato vengono assicurati:
a) il trasporto gratuito dalla propria abitazione alla sede della scuola o del corso e viceversa, a carico dei patronati scolastici o dei consorzi dei patronati scolastici o degli enti gestori dei corsi;
b) l’accesso alla scuola mediante adatti accorgimenti per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche che ne impediscono la frequenza;
c) l’assistenza durante gli orari scolastici degli invalidi più gravi.
Inizia così il processo d’inserimento scolastico dei disabili nelle classi comuni.

Prima di allora “i soggetti affetti da gravi deficienze intellettive o da menomazioni fisiche” detti allora “handicappati” stavano nelle “classi differenziali” della scuola elementare e, nella scuola media nelle cosiddette “classi di aggiornamento”, poi abolite con la Legge 517/1977 e con l’avvento della presenza del “docente di sostegno”.
Il testo di legge recita appunto: ”L’istruzione dell’obbligo deve avvenire nelle classi normali della scuola pubblica, salvi i casi in cui i soggetti siano affetti da gravi deficienze intellettive o da menomazioni fisiche di tale gravità da impedire o rendere molto difficoltoso l’apprendimento o l’inserimento nelle predette classi normali“.
Nel medesimo articolo in linea con l’art. 34, “La scuola è aperta a tutti” e il comma 3 dell’art. 38 della Costituzione: “Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale …” si stabilisce che “Sarà facilitata”, inoltre la frequenza degli invalidi e mutilati civili alle scuole medie superiori ed universitarie. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all’educazione e all’avviamento professionale.
Vengono così tracciati il percorso e l’orizzonte dell’integrazione scolastica che riconosce agli inabili come fondamentale il diritto all’istruzione ed all’educazione ; oggi tale processo ha assunto una particolare connotazione mediante la cultura dell’inclusività nella prospettiva di una reale “inclusione sociale” di tutti e di ciascuno.
Il comma “la frequenza sarà facilitata” è stato oggetto della sentenza n. 215 /87 della Corte Costituzionale a seguito di un ricorso per la mancata ammissione di una diciottenne portatrice di handicap, a ripetere nell’anno scolastico 1983-84 la frequenza alla prima classe dell’Istituto Professionale di Stato per il Commercio di Roma.
Con dettagliata argomentazione, la Corte Costituzionale ha dichiarato il terzo comma dell’art. 28 della legge n. 118 del 1971 costituzionalmente illegittimo nella parte in cui, in riferimento ai soggetti portatori di handicap, prevede che “sarà facilitata”, anziché disporre che deve essere ”assicurata“, la frequenza alle scuole medie superiori.
Ecco un’altra tappa verso la cultura dell’inclusione

Scuola in ospedale – Cpia Art. 29
Nell’art. 29 vengono definiti i presupposti della scuola in ospedale, della scuola serale per i lavoratori nel rispetto e in attuazione dell’art. 34 della Costituzione che assicura a tutti il servizio scolastico, obbligatorio e gratuito, così da poter eliminare la piaga l’analfabetismo.
Anche gli attuali CPIA- Centri Provinciali Istruzione degli adulti- trovano all’art. 29 le radici del loro essere un servizio alla società, in quanto rendono agevole il recupero dell’abbandono scolastico ed il processo di accoglienza e d’inserimento sociale degli extracomunitari.
Le graduali modifiche dei termini indicativi della disabilità: minorati, portatori di handicap, handicappati, in “diversamente abili”, “disabili” determinano le tappe di un’evoluzione positiva della cultura dell’inclusione che oggi tende a connotare l’intera istituzione scolastica nell’esercizio di un’educazione alla cittadinanza attiva e responsabile, mediante la condivisione unanime di diritti e di doveri.
L’impianto disciplinare, prefigurato nella legge n. 118/1971, è poi confluito nella legge n. 104/1992, che riconosce e avvia il processo d’integrazione indirizzata oggi dalla pedagogia speciale verso la prospettiva dell’inclusione, punto d’arrivo di un “processo irreversibile” di relazioni, e di approccio bio-pisco-sociale che vede la scuola protagonista responsabile.

di Giuseppe Adernò 

Screening diagnostici possibili ma non obbligatori

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

In una circolare inviata ai dirigenti e agli Uffici scolastici, il nuovo capo dipartimento del ministero dell’Istruzione, Stefano Versari, affronta, tra le altre cose, anche la questione degli screening diagnostici e ricorda che «l’attuale quadro legislativo nazionale non prevede la possibilità di subordinare la fruizione in presenza dei servizi scolastici all’effettuazione obbligatoria di screening diagnostici».

La circolare
Ciò premesso, scrive l’Istruzione, gli uffici e le istituzioni scolastiche «favoriranno, per quanto di competenza, forme di collaborazione con le competenti autorità sanitarie, mirate alla eventuale realizzazione, da parte di queste ultime, di campagne di screening su base volontaria, finalizzate ad accrescere la sicurezza dello svolgimento dell’attività didattica». Nel ricordare poi quanto prevede il nuovo decreto del governo Draghi sul rientro a scuola nelle zone rosse e arancioni, il capo dipartimento ricorda che le disposizioni possono essere derogate da provvedimenti dei Presidenti delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano e dei Sindaci «solo in casi di eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus Sars-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica. I provvedimenti di deroga sono motivatamente adottati sentite le competenti autorità sanitarie e nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità, anche con riferimento alla possibilità di limitarne l’applicazione a specifiche aree del territori».

Ritorno a scuola come a gennaio: tamponi, aerazioni, trasporti e classi sdoppiate possono attendere

da La Tecnica della Scuola

Per oltre 5 milioni e mezzo di alunni il rientro in classe del 7 aprile, dopo la pausa pasquale, si è attuato nelle stesse condizioni di tre mesi prima, successivo alle vacanze di Natale: impianti d’aerazione, tamponi rapidi, trasporti aggiuntivi e classi sdoppiate sono rimasti nel libro dei desideri. Anche i casi di nuovi contagi sono rimasti simili: il 7 gennaio scorso si erano registrati 18.416 casi con 414 decessi; esattamente tre mesi dopo, i casi accertati sono 13.708 ma con ben 627 morti.

Alle scuole, è vero, è stata assegnata la quota parte dei 150 milioni di euro previsti dal decreto Sostegni. Con le quali comprare, se vorranno, anche le più sicure mascherine Ffp2.

Ne parla anche la circolare ministeriale scritta in queste ore da nuovo Capo Dipartimento Stefano Versari che fornisce alle istituzioni scolastiche un primo quadro sintetico e note di supporto sul decreto legge 44 recante “Misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da Covid-19″.

Le risorse appena arrivate

Tali risorse – scrive Versari – sono destinate all’acquisto di dispositivi di protezione e materiali per l’igiene individuale e degli ambienti, nonché di ogni altro materiale, anche di consumo, il cui impiego sia riconducibile all’emergenza epidemiologica da Covid-19; per servizi professionali di supporto e assistenza psicologica e/o pedagogica, in relazione alla prevenzione e al trattamento dei disagi e delle conseguenze derivanti dall’emergenza epidemiologica da Covid-19”.

Le risorse sono utili anche per acquistare “servizi medico-sanitari, ivi compreso il servizio di sorveglianza sanitaria, volti a supportare le Istituzioni scolastiche nella gestione dell’emergenza epidemiologica; per dispositivi e materiali destinati al potenziamento delle attività di inclusione degli studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento ed altri bisogni educativi speciali”.

Solo che le indicazioni dello stesso Ministero per l’utilizzo di quelle risorse – in media poco più di 18 mila euro a scuola autonoma – sono state impartite solo con Nota del 31 marzo scorso, la n. 453. Poi è arrivata lo stop totale dei tre giorni di zona rossa pasquale. Quindi, solo dal 6 aprile le scuole hanno di fatto iniziato a prendere in considerazione la possibilità di potenziare i dispositivi di protezione e gestione del Covid all’interno delle scuole.

Tamponi, nessun obbligo per il rientro

Di sicuro, però, non dobbiamo aspettarci novità sul fronte dei tamponi. Su questo punto, sempre il Capo Dipartimento Stefano Versari, nella stessa Circolare del 6 aprile, scrive che “l’attuale quadro legislativo nazionale non prevede la possibilità di subordinare la fruizione in presenza dei servizi scolastici all’effettuazione obbligatoria di screening diagnostici”. Quindi, i tanto annunciati screening permanenti, indispensabili per il rientro in sicurezza, che avrebbero contrassegnato, a detta di diversi politici, il ritorno in classe dopo Pasqua, sono rimasti lettera morta.

Tutto rimane nelle mani dei singoli enti locali e soprattutto delle Asl e delle Regioni: “gli uffici e le istituzioni scolastiche in indirizzo favoriranno, per quanto di competenza, forme di collaborazione con le competenti autorità sanitarie, mirate alla eventuale realizzazione, da parte di queste ultime, di campagne di screening”, tiene a dire sempre Versari.

Traporti e classi sempre uguali

Anche sui trasporti aggiuntivi, si è rimasti fermi agli accordi tra prefetti, enti locali e istituzioni interessate: il piano, predisposto dal passato governo, il Conte bis, nei grandi centri non ha però prodotto i risultati sperati. Nei grandi centri – come Roma, Milano, Napoli e Palermo – le corse di autobus, tram e soprattutto delle metropolitane sono aumentate in modo limitato.

Pure sulle classi sdoppiate non vi sono novità: del resto, il piano di ampliamento degli spazi è quello che, assieme alla riduzione del numero di alunni per classe e all’incremento sostanzioso dei trasporti, richiede più investimenti e maggiore tempo. Tutte manovre che potrebbero beneficiare dell’assegnazione prossima dei fondi del Recovery fund.

Costarelli (Anp): rientrati senza un minimo screening

Nel frattempo, come dicevamo, la ripresa delle lezioni è avvenuta in condizioni immutate. “Siamo rientrati senza un minimo screening sistematico sul fronte tamponi”, ha detto Cristina Costarelli, vicepresidente Anp Lazio e dirigente scolastico del liceo scientifico Isacco Newton della Capitale.

“Nel primo giorno di ritorno in classe in presenza anche per le superiori – ha aggiunto parlando ai microfoni de L’Aria Che Tira – nel Lazio ci troviamo ancora a chiedere le stesse cose di prima perché non sono state realizzate. Dai trasporti in poi. A scuola abbiamo distributori bloccati, igienizziamo qualsiasi cosa e poi veniamo informati di casi di positività tra famiglie e ragazzi già da prima del rientro. Il problema non è della scuola, ma di ciò che sta attorno alla scuola”.

La ds ha spiegato che “alle ore 9 avevamo a scuola un ragazzo con 38 di febbre. Abbiamo eseguito la procedura alla lettera: lo abbiamo portato nell’aula Covid, avvisato i genitori, eccetera”.

A Lecce due alunni su tre rimasti a casa

La mancanza di disposizioni è stata avvertita anche dalle famiglie. A Lecce, ad esempio, “il 70% ha preferito non mandare i figli a scuola. C’è ancora molta paura”, ha detto Mina Matteo, rappresentante legale di Cobas Scuola, facendo un bilancio del primo giorno di ripresa delle lezioni in presenza nelle scuole dell’infanzia, nelle primarie e per la prima classe delle secondarie di primo grado, che nel capoluogo salentino ha fatto registrare dati modesti.

“Le adesioni alla presenza in classe sono molto basse. Soprattutto la prima media è andata quasi deserta – conferma la sindacalista -. Più l’età si alza e più si registrano le assenze”.

“Molti dirigenti scolastici – continua Matteo – stanno dando facoltà ai genitori di poter cambiare la propria decisione, anche se questo non è contemplato dalla norma, ma è chiaro che in questo momento si sta cercando di dare la massima disponibilità alle famiglie senza costrizioni di alcun genere”.

Serafini (Snals): nessun intervento e tracciamento

Le lamentele arrivano anche dai sindacati rappresentativi. “Milioni di studenti hanno ripreso la scuola in presenza anche nelle zone rosse, ma senza alcun intervento straordinario per la sicurezza da parte di Governo e Regioni: restano infatti irrisolti i nodi che hanno finora determinato la sospensione della didattica in presenza”, ha detto la segretaria generale dello Snals, Elvira Serafini.

“Non ci risulta – che sia stato predisposto un sistema di tracciamento efficiente e tempestivo. Non ci risultano significativi interventi per il potenziamento dei trasporti pubblici. Non sono stati reperiti nuovi spazi per accogliere gli alunni in situazione di maggiore sicurezza. Non c’è traccia di alcuna iniziativa, neanche a titolo sperimentale, per avviare una campagna per tamponi veloci e ripetuti agli alunni prima del rientro, nonostante le ipotesi avanzate dal Cts”.

“Le vaccinazioni del personale – ha ancora detto Serafini – non sono ancora completate e nella quasi totalità dei casi non sono state somministrate le dosi di richiamo”.

“Iniziano tra l’altro ad emergere le prime soluzioni differenziate a livello regionale, che aggravano ancora di più il disorientamento del personale”. Inoltre, ha concluso la leader dello Snals, “la sicurezza di alunni e personale deve ripartire da un aggiornamento del protocollo di sicurezza per la ripresa, fermo ancora alla versione del 7 agosto scorso”.

Assunzioni in ruolo a settembre, due scenari possibili

da La Tecnica della Scuola

Saranno 35.000 per i docenti e 7.000 per gli ATA i posti che si libereranno dal 1° settembre 2021 grazie al pensionamento del personale della scuola.

Su questi posti disponibili e vacanti saranno effettuati i trasferimenti, i passaggi di cattedra e di ruolo e le immissioni in ruolo per l’a.s. 2021/22 sull’aliquota del 50% dei posti disponibili e vacanti dopo la mobilità provinciale come previsto dal CCNI triennale sulla mobilità.

Si ricorda che, per favorire la mobilità tra province (aliquota del 25%) si era addirittura ipotizzata una modifica delle aliquote già dal prossimo anno scolastico.

Per quanto riguarda il numero delle immissioni in ruolo per il 2021/22, questo avviene dopo la mobilità del personale, di solito nel mese di luglio, per opera del Ministero dell’Istruzione e su autorizzazione del Mef. Dopo questi passaggi i posti saranno distribuiti a livello provinciale.

Ad oggi non sappiamo ancora se le immissioni in ruolo per il prossimo anno saranno quantificate dal MI e autorizzate dal Ministero dell’Economia solo sul turn over o su una quota parte dei posti vacanti e disponibili oppure su tutti i posti vacanti e disponibili, come chiedono precari e sindacati della scuola.

Questo dipende dal Mef e da quanto è disposto a investire sulla stabilizzazione del personale precario nella scuola, come si invoca da parte di tutti i partiti.

Ricordiamo che lo scorso anno sono state attribuite circa 200.000 supplenze, come più volte indicato dai Sindacati, e ad oggi non è ancora chiaro se si ripeterà il medesimo copione dello scorso anno con i DS che facevano fatica, soprattutto nelle regioni del Centro-Nord, a coprire ad inizio d’anno le cattedre vuote.

Altrimenti si potrebbero aprire due scenari diversi. Si potrà procedere ad un’immissione in ruolo straordinaria per titoli e servizio attraverso un D.L. come chiedono i sindacati e i partiti di maggioranza e l’opposizione di FdI, oppure, come sostiene una parte maggioritaria dei 5 stelle, che fa ancora capo all’ex ministra Lucia Azzolina e nel Governo è rappresentata dalla sottosegretaria Barbara Floridia, si potrà procedere ad un incremento dei 32.000 posti destinati al concorso riservato nella scuola secondaria di primo e secondo grado, nonché ad un incremento di posti per i concorsi ordinari per esami e titoli, che adesso, per le semplificazioni introdotte da Brunetta, potrebbero, se recepite dal M.I., essere semplificati nello svolgimento.

Tuttavia svolgere i concorsi ordinari in questo momento per coprire i posti vacanti a settembre ci sembra un’impresa impossibile da realizzare, mentre potrebbe essere portato a compimento almeno il concorso straordinario nella secondaria.

Certo per quanto riguarda la stabilizzazione del personale precario, già nel futuro anno scolastico, nelle prossime settimane dovrebbero essere prese dal Governo delle decisioni significative al fine di dare alla scuola un segnale per la stabilizzazione in ruolo di docenti e ATA che aspettano l’immissione in ruolo da troppi anni, molti addirittura da decenni.

Scuole in zona rossa, in presenza per laboratori e inclusione scolastica

da La Tecnica della Scuola

L’articolo 2, comma 3 del Decreto Legge 44 del 1° aprile 2021, confermando quanto definito dai diversi provvedimenti che si sono succeduti dall’inizio della pandemia, prevede che “sull’intero territorio nazionale resta sempre garantita la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, secondo quanto previsto dal decreto del Ministro dell’istruzione n. 89 del 7 agosto 2020 e dall’ordinanza del Ministro dell’istruzione n. 134 del 9 ottobre 2020, garantendo comunque il collegamento telematico con gli alunni della classe che sono in didattica digitale integrata.”

Lo ricorda la nota ministeriale n. 491 del 6 aprile, con la quale il MI ha fornito indicazioni sull’applicazione alle scuole delle misure contenute nel suddetto decreto.

Ricordiamo che ora, in zona rossa, almeno fino al 30 aprile, le scuole sono sempre in presenza fino alla prima media, mentre per seconda e terza media e per tutte le superiori la DAD è al 100%.

Tuttavia, la nota ministeriale, ribadisce la possibilità di svolgere, anche nelle zone rosse, attività in presenza per laboratori e inclusione scolastica di alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. In proposito, il Ministero rinvia integralmente alle indicazioni contenute nella nota della Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico 12 marzo 2021, prot. n. 662, riguardanti gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali che necessitino di mantenere una relazione educativa atta a consentire l’effettiva inclusione scolastica.

Tale nota, ricordiamo, stabiliva che le istituzioni scolastiche non dovranno limitarsi a consentire la frequenza solo agli alunni e agli studenti disabili o con BES o DSA, ma al fine di rendere effettivo il principio di inclusione valuteranno di coinvolgere nelle attività in presenza anche altri alunni appartenenti alla stessa sezione o gruppo classe – secondo metodi e strumenti autonomamente stabiliti e che ne consentano la completa rotazione in un tempo definito – con i quali gli studenti BES possano continuare a sperimentare l’adeguata relazione nel gruppo dei pari, in costante rapporto educativo con il personale docente e non docente presente a scuola.

Rientro a scuola: dirigenti favorevoli, ma con cautela

da La Tecnica della Scuola

Sono poco meno di mille di dirigenti scolastici di tutta Italia che hanno partecipato ad un sondaggio promosso dall’ANDIS (Associazione nazionale dei dirigenti scolastici) finalizzato ad esplorare il pensiero dei dirigenti in materia di riapertura delle scuole.

Dalle risposte pervenute risulta che solo il 58% dei ds è d’accordo sulla riapertura, mentre il 36% è contrario e il 6% non prende posizione.
Il 68% dei ds si dichiara favorevole alla ripresa della frequenza delle scuole dell’infanzia probabilmente ritenendo basso il rischio di contagi. La percentuale arriva persino al 72% se si parla delle scuole primarie.
Maggiore cautela viene invece espressa sulla scuola secondaria: a favore di una apertura generalizzata è il 53% per la secondaria di primo grado e solamente l’11% per quella di secondo grado.

Gli interventi per riaprire

“Alla domanda relativa agli interventi necessari per riprendere in presenza e in sicurezza le attività didattiche – spiega l’Andis – la metà dei rispondenti concorda con gli interventi proposti dal sondaggio: tamponi periodici agli alunni, tamponi periodici obbligatori a tutto il personale della scuola, nuove modalità di tracciamento in raccordo con i Dipartimenti di prevenzione, disponibilità di presidi medico-sanitari a scuola, riduzione alunni per classe, assunzioni di docenti a t.d. e installazione di impianti di depurazione dell’aria.  Solo il 15% segnala la necessità di reperire altri locali/edifici da enti o privati. Si tratta di proposte largamente condivise che il Ministero dell’Istruzione e il Governo dovrebbero prendere in seria considerazione”.

Alcune domande erano finalizzate ad avere dati sulla diffusione del contagio nelle scuole.
Secondo il 70% degli intervistati i focolai accertati nelle scuole sarebbero rari e sempre il 70% dei ds afferma la trasmissione del contagio da alunno a docente si sarebbe registrata solo in rari casi.

Le conseguenze negative della DaD

Quanto all’entità delle conseguenze negative della didattica a distanza su bambini e ragazzi, l’80% dei ds ha segnalato l’insorgere di comportamenti di disagio (solitudine, noia, insonnia, depressione), il 38% difficoltà di concentrazione e problemi di attenzione, il 32% indica ritardi nell’ apprendimento che potranno avere effetti negativi sul prosieguo degli studi, il 18% la mancata acquisizione di conoscenze/competenze.
La maggior parte degli intervistati ritiene insomma che le problematiche derivate dalla prolungata sospensione delle attività in presenza afferiscano soprattutto alla sfera socio-affettiva.

Piace a 3 ds su 4 il piano per le attività estive

“Il 76% dei rispondenti – conclude l’Andis – propone un piano di “recupero” della socialità e della relazione da realizzare nella prossima estate con attività educative, sportive, ricreative affidate al terzo settore. Il dato concorda con la proposta che Bianchi ha presentato alle Regioni di attività finalizzate alla socializzazione e agli aspetti ricreativi da svolgere nei mesi di luglio e agosto”.

Premio delle Camere di Commercio “Storie di alternanza”: al via la quarta edizione

da La Tecnica della Scuola

Parte ufficialmente la quarta edizione di “Storie di alternanza”, il Premio promosso dal Sistema delle Camere di commercio italiane in collaborazione con il MI.

L’iniziativa, quest’anno, si sviluppa in un’unica sessione e intende promuovere un ampio raggio di attività per essere da stimolo al rafforzamento del confronto e allo scambio reciproco di esperienze tra mondo della scuola e della formazione, giovani e imprese e per la loro maggiore visibilità attraverso i video racconti presentati in concorso.

Sono previste 4 categorie in concorso:

  • PCTO realizzati da Licei, Istituti tecnici e Istituti professionali;
  • percorsi di “alternanza rafforzata” e/o apprendistato di I livello presso Istituti Professionali (IP);
  • percorsi di “alternanza rafforzata” e/o apprendistato di I livello presso Centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni che erogano percorsi di IeFP;
  • percorsi di alternanza/tirocinio curricolare o apprendistato di III livello presso Istituti tecnici superiori (ITS).

La sessione è suddivisa in due fasi: la prima di livello territoriale gestita direttamente dalle Camere di commercio aderenti all’iniziativa, ovvero da UNIONCAMERE per le Camere di commercio non aderenti; la seconda nazionale, gestita da UNIONCAMERE, a cui accedono le Istituzioni scolastiche/formative e gli ITS vincitori nella fase territoriale.

Sono previsti premi nazionali per un valore complessivo di 20.000 euro e territoriali secondo quanto sarà stabilito dalle singole Camere di commercio.

La premiazione nazionale sarà prevista nel corso della manifestazione Job&Orienta 2021, nel mese di novembre 2021.

Le iscrizioni possono avvenire tramite il portale www.storiedialternanza.it, dove sarà consultabile anche il Bando di concorso e reperibile la relativa modulistica.

I termini di iscrizione sono già aperti e si chiuderanno alle ore 17,00 dell’8 ottobre 2021.

Cultura e Natura

Cultura e Natura

di Maurizio Tiriticco

Oggi, giovedì 8 aprile alle ore 17 sul sito FB dell’Irase nazionale, la Professoressa Patricia Tozzi parlerà su “La matematica per tutti, tra tradizione e innovazione”. Penso che quanto segue possa costituire il mio contributo alla discussione che seguirà.

Sono in troppi a pensare che tra il parlare ed il contare ci sia un abisso! Abisso che si replica nella scuola, tra l’alfabeto e le tabelline, tra le ore “lettere” e le ore di “matematica” Anche se, in effetti, la matematica è… anche un linguaggio! Uno dei tanti linguaggi con cui noi umani “vediamo/costruiamo” le cose. Chi pensa/dice che tra la parola e il numero c’è un abisso, penso che abbia capito ben poco. Perché in effetti non bisogna mai pensare/dire: “Nooo!!! Io non sono portato per la matematica” oppure “Nooo!!! Non fatemi scrivere! Le parole sono chiacchiere!”. Ed ancora: “Ho scelto lettere, perché in matematica ero una frana”. O, al contrario: “Ho scelto matematica perché… no no!!! Non fatemi scrivere!”. Strane persone che definirei ad una dimensione!Parafrasando il titolo di un noto libro, “L’uomo ad una dimensione”, che Herbert Marcuse pubblicò nei primi anni sessanta, e che fu anche una sorta di manifesto della “contestazione studentesca” del Sessantotto.

Ma ci sono anche persone, che non si dilungano in simili riflessioni, che ritengono astratte e che invece si definiscono persone molto concrete: “Ciò che conta è il più e il meno, il tanto e il poco. Quando vado al supermercato, so benissimo quanto posso/voglio spendere!”. Oppure:” Per la miseria! Devo rinunciare a un bel viaggio in America perché costa una tombola!”. A parte il fatto che oggi ci si mette pure il covid! Eppure, pensiamoci: una coppia di innamorati è 2! Una famiglia di 10 persone è una famiglia numerosa! La classe prima B è composta di 23 alunni. Lo sviluppo/crescita di un individuo è scandito da numeri: peso e altezza, giorni, mesi ed anni. E, se l’individuo si ammala, ecco i numeri dei gradi di febbre! I numeri del telefono del dottore!

Noi oggi distinguiamo l’alfabeto dalle tabelline, ma… I nostri Grandi – penso a Dante, a Galileo, a Leonardo – erano letterati e anche matematici, financo scienziati. Pensavano, scrivevano, facevano! Punto e basta! In realtà, le cosiddette due culture considerate da molti separate, quella della parola e quella del numero, sono assolutamente contigue. Perché, in effetti, la cultura è una! Però nella scuola c’è l’ora di lettere e c’è l’ora di matematica. Con due insegnanti diversi! Uno che “canta” ed uno che “conta”! E perché? L’interrogativo è una provocazione per riflettere! Insieme! Voglio comunque ricordare che due nostri grandi già ci hanno riflettuto. Alludo ad un volumetto, pubblicato da Laterza nel 2002, a mio vedere, prezioso: “Contare e raccontare. Dialogo sulle due culture”. Ne sono autori Carlo Bernardini, il fisico, e Tullio De Mauro, il linguista. Il diavolo e l’acqua santa! O viceversa! Due grandi che, purtroppo, ci hanno recentemente lasciati. Copio dal web la sintesidel libro: “La cultura scientifica e la cultura umanistica si dividono il sapere dell’uomo fin da quando i primi popoli civili presero a scrivere e a far di conto. A volte alleati, a volte nemici, scienziati e umanisti hanno esercitato la loro influenza nella scuola, nell’università, nei giornali, nella formazione della classe colta e dei cittadini in generale. In questo pamphlet la disputa viene rievocata citando Benedetto Croce come Albert Einstein, Cicerone e Galileo, Darwin e Stevenson in una girandola di aneddoti, ricordi, notazioni. Tantissime le questioni da affrontare, tra cui l’eterno quesito: serve a qualcosa il latino? Ed un altro: i numeri sono più belli delle parole? Come rendere piacevoli le formule matematiche e rigorose le proposizioni discorsive?”. E allora qual è la conclusione? Che tra il contare il raccontare, tra il digitale e l’analogico – come ho avuto occasione di scrivere più volte – c’è una strana contiguità: due facce della stessa moneta: una faccia non potrà mai vedere l’altra, ma la moneta è unica e vale lo stesso!

A volte penso che riflessioni di questo tipo siano l’esito duro dell’idealismo tedesco e dei suoi epigoni italici. Penso sempre a Croce e a Gentile, se ancora oggi si pensa, si parla e si scrive di cultura letteraria e di cultura scientifica. In effetti, in tutta la tradizione colta una simile differenza – se non addirittura contrapposizione – non c’era. Forse l’ho già scritto perché sto a rincoglionire e la memoria non mi assiste, ma certi grandi, Dante, Galileo, Leonardo erano personaggi soprattutto curiosi ed instancabili ricercatori e scrittori. E penso anche che non sapevano affatto se fossero “scienziati” o “letterati”,“ricercatori” o “poeti”. E ancora! L’intero sistema dell’universo descritto dal greco Aristotele nel quarto secolo a.C. è stato ripreso pari pari quattrocento anni dopo da Tolomeo, un altro greco. E tutti e due scrittorie letterati, esperti anche e soprattutto di cose scientifiche. E secoli dopo i due massimi sistemi dell’Universo, quello geocentrico e quello eliocentrico, sono affrontati da Galileo addirittura in un dialogo di grande levatura letteraria.

Del resto, altri secoli dopo, il nostro Leopardi non fu affatto da meno. Sappiamo che nella biblioteca di papà Monaldo non c’erano solo opere letterarie, ma anche di matematica, fisica, chimica, astronomia. Insomma la “natura matrigna” non è solo un adagio poetico, ma l‘esito delle sue attente e mirate ricerche in materie che nulla hanno a che vedere con la letteratura e la poesia. Lo Zibaldone e le Operette Morali sono scritti ricchi di digressioni e di riflessioni che sembrano più quelle di un ricercatore oggettivo che di un impenitente pessimista. In realtà la Natura non è in sé crudele. La Natura è! Crea meravigliose ginestre e poi le uccide con una colata di lava. Perché la Natura non è la Religione: per lei non ci sono cose e fatti buoni o cattivi! Ci sono cose e fatti e basta: senza alcun aggettivo morale. Dice il poeta: “E tu, lenta ginestra, che di selve odorate queste campagne dispogliate adorni, anche tu presto alla crudelpossanza soccomberai del sotterraneo foco, che ritornando al loco giá noto, stenderá l’avaro lembo su tue molli foreste. E piegherai sotto il fascio mortal non renitente il tuo capo innocente…”. Ma è vera poesia? Se mettiamo le parole in fila senza la scansione dei versi poetici, emerge una prosa, e molto amara.

Per concludere, forse la scansione disciplinare serve solo per la scuola: l’ora di italiano, l’ora di matematica, ecc. In effetti, quando vai al supermercato, sei multidisciplinare. Per ogni prodotto, il peso, il prezzo, la provenienza, un minimo di merceologia. Questo non piace al nonno, ma piace alla nonna, questo va bene per il bambino. La natura del prodotto, ciò che è! La cultura del prodotto: piace o non piace; serve o non serve. “Contare e raccontare”: un dialogo che non ha mai fine.

Parere CSPI 8 aprile 2021

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione
e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione

Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione

approvato nella seduta plenaria n. 55 dell’08/04/2021

Parere sullo schema di ordinanza del Ministro dell’istruzione recante “Sospensione delle prove standardizzate per le classi seconde della scuola secondaria di secondo grado”