Infettivita Individuale da virus Sars.Cov.2

I fattori che rendono estremamente variabile la “Infettivita Individuale” da virus Sars.Cov.2

di Paolo Manzelli

Egocreanet , fin dall’inizio della Pandemia da Covid.19 , ha inteso individuare i fattori a causa dei quali molte persone , infettate dal Virus Sars.Cov.2, invece di ammalarsi rimangono A-sintomatiche ovvero illese pur essendo state contagiate dal Virus Pandemico.

La nostra idea di “Salute” appartiene ad un “ innovativo paradigma della medicina” che include gli studi del Fisici Italiano Emilio del Giudice sul ruolo del Quarto Stato dell’acqua nella Vita ,(trattato secondo i criteri della Fisica e dell’Elettrodinamica quantistica) e facendo seguito alle ricerche del Bio-Fisico Austriaco Fritz Albert Popp per il quale la “Salute” è conseguenza della “coerenza della emissione “Flusso Biofotonico e Bio-fononico” della Luce e del Suono , come espressioni del DNA. che si comporta come una –Antenna tra fattori Genetici ed Epigenetici. .

Rf.1.) Coerenza e Salute : https://www.neuroscienze.net/biofotoni-ed-armonizzazione-della-vita-biologica/
Rf.2.) DNA-Antenna : https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=140026

In termini Molecolari tradizionali , la “Coerenza” Bioquantica, trova espressione nella armonizzazione tra le tre componenti cellulari ( Lucociti B;e T;e cellule NK ) che nel loro insieme rendono funzionale il Sistema Immunitario cooperando per eliminare gli antigeni.

Recenti ricerche confermano che la non-armonizzazione delle tre funzionalita Immunitarie determinano una ridotta azione dell’interferone di tipo Th.1., molecole espresse dai Linfociti-T , che a causa della dis-armonizzazione funzionale viene considerata il fattore chiave per dar luogo ad uno sviluppo grave della malattia Covid.19 .

Rf.3.) Screenig-Anticorpale : https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=143981

Pertanto la dis-armonia della cooperazione tra le principali funzioni Cellulari del Sistema Immunitario individuale ( B;T:NK) , da origine da un comportamento anomalo degli anticorpi ( Immunoglobuline IgM,,IgG,,) generati dalle cellule di tipo B, che vanno erroneamente ad attaccare l’interferone Th.1. al posto dello Spyke del Virus Sars.Cov.2, cosi come avviene generalmente nelle malattie-autoimmuni aggravando la malattia fino alla morte .

Rf.4.) Ricerca sui Fattori Genetici e Immunologici:
https://ilbolive.unipd.it/index.php/it/news/covid19-fattori-genetici-immunologici-quasi-15

Il tema della “Risposta Immunitaria Individuale “ alla infezione da virus SARS-CoV-2 , pone problematiche di Ricerca ed Innovazione , sulla armonizzazione cellulare della funzioni Immunitarie, proprio al fine di prendere in seria considerazione la estrema Variabilita della Infettivita’ Virale, tra Sintomatici ed A-Sintomatici e le molte persone che permangono “sane” anche se probabilmente hanno avuto contatti con il virus Sars.Cov.2.

Diversamente da ogni azione cosciente di ricerca e sviluppo sulla “Salute Umana” , si improvvisa una “Vaccinazione di Massa” effettuata con “Vaccini Genetici “, Vaccinando proprio Tutti . come se tutti fossero potenzialmente malati , con una modalita’ la quale “non” prende minimamente in considerazione un piu’ elevato livello cognitivo “Bio-Quantico” , proposto dal Cluster- Egocreanet , quale elemento centrale della gestione Pandemica in proposito della elevata variabilita malattia da Covid.19 . Come Egocreanet-Cluster insistiamo nella ricerca di collaborazioni sul tema della “ infettivita individuale dal virus Sars.Cov.2.” come elemento davvero centrale nella gestione di questa malattia.

Una nostra Proposta innovativa di Ricerca sullo Sviluppo Pandemico , consiste nel considerare il Virus come un “Biosensore” ,capace di distinguere la “Coerenza della Salute “ ed agire di conseguenza nel discriminare le persone infettabili . Di questa soluzione ed indagine ne parleremo prossimamente .
Rf.5.) Spyke – https://www.egocrea.net/2020/12/16/spin-and-spike-ipotesi-di-lavoro-egocreanet-2021/

Festa Liberazione al Salone Internazionale del Libro

Il Salone Internazionale del Libro di Torino celebra il 25 aprile con i consigli di lettura sulla Resistenza

Dal 23 aprile su www.salonelibro.it

Il Salone Internazionale del Libro di Torino celebra la giornata del 25 aprile, con i suoi valori di libertà, uguaglianza e giustizia, attraverso saggi, romanzi e libri per ragazzi che raccontano e riflettono sulla Resistenza. 

In occasione della Festa della Liberazione, da venerdì 23 aprile sul sito www.salonelibro.it una bibliografia online, ragionata e motivata, proporrà ai lettori un’ampia rosa di titoli dedicati alla Liberazione e alla lotta contro il nazifascismo. Un modo per rendere omaggio a donne e uomini, giovanissimi e adulti, che agirono con coraggio e amore per la libertà e contribuirono a liberare l’Italia dall’occupazione fascista e nazista, dando inizio a una nuova fase nella storia del Paese, che vide i suoi momenti fondanti nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946 – che dichiarò la fine della monarchia – e nella Costituzione della Repubblica italiana del 27 dicembre 1947, che garantisce tuttora le libertà civili.

Sono una sessantina titoli selezionati, tra saggi, romanzi, graphic novel e libri per ragazzi. Ciascuna proposta sarà accompagnata dalle motivazioni degli editori, affinché i lettori possano facilmente orientarsi nella scelta del libro che reputerà più adatto.

La proposta dei consigli di lettura sul tema della Resistenza si inserisce nell’iniziativa delle bibliografie tematiche online, inaugurata dal Salone Internazionale del Libro di Torino in occasione dell’appuntamento digitale Vita Nova a dicembre 2020 (con i suggerimenti di libri legati alle tematiche sviluppate dagli incontri online) e proseguita con i titoli selezionati in occasione del Giorno della memoria a gennaio 2021, con I libri dell’amore proposti per San Valentino, con i volumi scelti per riflettere sulla Giornata internazionale dei diritti della donna a marzo 2021 e con il percorso bibliografico sullaGiornata dell’acqua ad aprile. Le bibliografie tematiche sono sempre disponibili online su www.salonelibro.i.

L’ORCHESTRA È CAMBIATA MA LA MUSICA È SEMPRE LA STESSA

PER LA SCUOLA L’ORCHESTRA È CAMBIATA MA LA MUSICA È SEMPRE LA STESSA

“L’orchestra è cambiata ma la musica è rimasta la stessa: le classi pollaio continueranno ad affliggere la scuola italiana, inficiando la sicurezza di alunni e insegnanti e la qualità della didattica. La pandemia poteva essere un’occasione per iniziare a sanare le gravi falle del nostro sistema scolastico e per riconoscere finalmente alla scuola, anche con i fatti, la sua importanza strategica per tutto il Paese. E invece contiamo soltanto parole e omissioni ma nessuna opera”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta i provvedimenti sugli organici dei docenti per il prossimo anno scolastico che lasciano invariati tutti i limiti agli sdoppiamenti delle classi senza prevedere alcuna deroga al numero degli alunni per classe.

“Con ogni probabilità, se avverrà in presenza, a settembre assisteremo a un rientro a scuola ancora con classi di 27 alunni nella primaria e 31 nella secondaria, stipati in aule che già in condizioni normali non garantirebbero sempre la sicurezza, figurarsi nel contesto pandemico attuale. Evidentemente, il futuro che il governo immagina per la scuola italiana non pone realmente al centro l’imprescindibilità del contatto diretto tra docenti e discenti, pur sottolineata da più parti, perché se davvero fosse così, si sarebbe intervenuti seriamente su tutte le misure necessarie per garantire un ritorno sui banchi in sicurezza, compreso un doveroso ampliamento degli organici”.

Al mancato investimento sugli organici fa eco il fenomeno drammatico del precariato che rischia seriamente di minare il regolare inizio del prossimo anno scolastico. Ai 213mila docenti precari vanno aggiunti anche i pensionamenti che, secondo le cifre ancora parziali a disposizione, finora ammontano a circa 28mila. Numeri che potrebbero far schizzare a quota 250mila l’esercito di precari.

International Jazz Day


Scuola, il 30 aprile un webinar dedicato al jazz con Fresu, Bosso e Rava

Alle ore 16,30 l’evento streaming sul sito INDIRE

Un recital di musiche e parole dedicate al jazz, con i contributi di tanti musicisti, tra cui Paolo Fresu, Fabrizio Bosso ed Enrico Rava. Per il secondo anno consecutivo, INDIRE parteciperà il 30 aprile all’International Jazz Day, la Giornata internazionale del Jazz promossa dall’Unesco, con il webinar “FREE…Liberi di leggere: Cos’è il jazz? (Musiche e storie di Jazz)”, in orario 16,30 – 19, sul sito INDIRE, con partecipazione gratuita. Durante l’incontro, i musicisti Jazz italiani si alterneranno con i docenti e i dirigenti di alcune scuole del Movimento delle Avanguardie Educative e del Movimento delle Piccole Scuole per fare ascoltare ai partecipanti la loro musica o le loro storie di jazz.

L’incontro, organizzato da INDIRE in collaborazione con la rete di biblioteche scolastiche innovative Biblòh! e le associazioni nazionali Il Jazz va a scuola e Italia Jazz Club, è stato ideato da Angelo Bardini, Ambassador Indire e dal musicista Claudio Angeleri.

Sempre il 30 aprile, all’interno dell’International Jazz Day Unesco, e ancora dal 24 al 28 maggio, durante la settimana della musica a scuola promossa dal Ministero dell’Istruzione, si svolgerà il progetto Il Jazz va a scuola…dal palco, nato da una collaborazione tra le associazioni della Federazione Nazionale Il Jazz Italiano, e in particolare, IJVS, IJC, I-Jazz e MIDJ, con il Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della musica. L’evento consiste in una serie di lezioni concerto tenute da diverse formazioni jazz su palchi allestiti nelle scuole e nei club. Parteciperanno circa 800 studenti in presenza e oltre 200 classi in collegamento web, per un totale di quasi 6.000 studenti di ogni ordine e grado. I palchi verranno proposti in gran parte dalle scuole aderenti al Movimento delle Avanguardie Educative e al Movimento delle Piccole Scuole. Nell’ambito di tale iniziativa si inserisce la lezione di Massimo Nunzi in collaborazione con il Liceo Melchiorre Gioia di Piacenza, scuola fondatrice e scuola polo regionale di Avanguardie Educative, dal titolo “A qualcuno piace Fred”, dedicata al centenario della nascita di Fred Buscaglione. La lezione multimediale, realizzata con il concorso delle band, del coro del conservatorio Nicolini di Piacenza, e del gruppo dei Buscaja, la più importante band nella rilettura di Buscaglione, è rivolta agli studenti di ogni ordine e grado, e verrà ospitata sulla piattaforma Indire.

Link per iscriversi all’evento di “Free… liberi di leggere: Cos’è il jazz?”: https://www.indire.it/free-liberi-di-leggere-che-cose-il-jazz/

L’evento potrà essere seguito anche in diretta streaming sulla pagina facebook INDIRE

PROGRAMMA 30 aprile orario 16,30 – 19

L’evento sarà introdotto e moderato da Angelo Bardini ambassador INDIRE, Elisabetta Mughini Marco Morandi, ricercatori INDIRE, Eloisa Manera, musicista. 

Seguiranno gli interventi di: Gabriella Benzi, DS IC di Govone (Cn); Enrico Rava, musicista; Daniele Di Bonaventura, musicista; Umberto Petrin, musicista; Claudio Angeleri, musicista; Enrico Intra, musicista; Luigi Garioni, DS e Ilaria Manfredi, docente, IO di Bobbio (Pc); Danilo Rea, musicista; Anais Drago, musicista; Rita Marcotulli, musicista; Stefania Tallini, musicista; Giovanni Serrazanetti, presidente Italia jazz club; Michela Lombardi, musicista;Alessandro Creola, docente del Liceo Attilio Bertolucci, Parma; Fabrizio Bosso, musicista; Pasquale Mirra, musicista; Paolo Fresu, musicista; Francesco Bearzatti, musicista; Ada Montellanico, musicista; Dario Cecchini, musicista; Pino Ninfa, fotografo.

Scuola capofila dell’evento: IC Govone (Cuneo).

Scuola ostaggio dei conflitti nella maggioranza

Sinopoli: scuola ostaggio dei conflitti nella maggioranza. Su ripresa in presenza balletto imbarazzante

Roma 23 aprile 2021 – È da oggi in vigore il nuovo decreto legge sulla ripresa delle attività economiche e sociali che riguardo alla scuola prevede per la secondaria di II grado la frequenza in presenza di almeno il 70% degli studenti nelle zone gialla e arancione (50% nella zona rossa) e per tutti gli altri gradi di scuola il 100%.

Per Francesco Sinopoli, segretario generale FLC: “In moltissime scuole secondarie la presenza al 70% è una scelta incompatibile con gli standard di sicurezza, come peraltro denunciato con forza dagli stessi dirigenti scolastici. Distanziamento e trasporti non sono in questo caso fatti opinabili, ma rappresentano vincoli oggettivi. Sarà inevitabile la deroga da parte delle Regioni”.

E aggiunge: “Nulla è stato fatto in tema di dati, tracciamento, presìdi sanitari, riduzione delle dimensioni delle classi. Se l’emergenza è finita il governo deve dirlo chiaramente al Paese, se invece si tratta solo di piazzare bandiere politiche, siamo di fronte a una gestione sbagliata”.

“E’ stato avviato con enorme ritardo il confronto sull’annuale nota sugli organici, ebbene: tutto sta procedendo come nel passato e le classi, nella scuola secondaria, possono arrivare fino a 33 studenti. Gli stessi criteri adottati oltre dieci anni fa – sottolinea Sinopoli – di cui porta la responsabilità innanzitutto l’attuale ministra per gli Affari regionali”.

“Il 1° settembre è dietro l’angolo – ricorda il dirigente sindacale – e, senza alcun intervento, il prossimo anno scolastico rischia di essere uno dei più neri della storia del Paese, peggio di quello disastroso che sta faticosamente terminando. I posti liberi saranno circa 107 mila a cui si aggiungeranno le deroghe su sostegno. Se verrà confermato l’organico COVID, peraltro fondamentale, il numero delle supplenze non sarà inferiore a 240 mila. Numeri impietosi che rischiano di far diventare la scuola dell’era Draghi quella del record della precarietà e quindi dell’instabilità”.

“Occorrono risposte immediate per evitare il baratro. Le nostre proposte sono chiare: procedura di reclutamento straordinaria per i precari con tre anni di servizio nella scuola statale, consolidamento dell’organico covid, radicale modifica delle norme sulla costituzione delle classi e degli organici. Ci auguriamo – conclude – che dalle intenzioni più volte espresse si arrivi finalmente a fatti concreti. In caso contrario

non potremo che passare dalla collaborazione alla mobilitazione della categoria”.

Nuova bozza del Recovery, per Istruzione e Ricerca 31,88 miliardi

da Il Sole 24 Ore

di Cl. T.

Le risorse per Istruzione e ricerca salgono a 31,88 miliardi nel nuovo documento sul Recpvery Plan. A crescere sono sia i fondi per il potenziamento dell’offerta dei servizi per l’istruzione, dai nidi all’università, che si attestano 19,44 miliardi, sia la voce Dalla ricerca all’impresa, a cui vanno i restanti 12,44 miliardi.

I singoli interventi
Passando alle singole misure, il piano di rilancio dei servizi per la prima infanzia (nidi-asili-materne) prevede un consistente stanziamento, 4,6 miliardi. 960 milioni vanno invece al potenziamento di tempo pieno e mense. Gli its, gli Istituti tecnici superiori, confermano le cifre già note: 1,5 miliardi. Per la didattica digitale integrata e soprattutto per la formazione digitale degli insegnanti vanno 800 milioni complessivi. Per la messa in sicurezza degli edifici ci sono 3,9 miliardi. Una voce a parte è per il rafforzamento dei dottorati: 430 milioni. Complessivamente quasi 1,5 miliardi vanno al potenziamento degli alloggi e delle borse di studio per l’accesso all’università.

Il nuovo documento
Le sei missioni previste dal Piano sono: Digitalizzazione, innovazione, compettività e cultura (42,5 miliardi pari al 30% del totale del risorse); rivoluzione verde e transizione ecologica (57 miliardi, 30%); infrastrutture per la mobilità sostenibile (25,3 miliardi, 13%); istruzione e ricerca (31,9 miliardi, 17%); inclusione e coesione (19,1 miliardi, 10%); salute (15,6 miliardi, 8%). Per quanto riguarda le riforme strutturali, dette “abilitanti”, intendono affrontare tre sfide: l’assenza di ricambio generazionale, lo scarso investimento sul capitale umano e la stratificazione normativa e bassa digitalizzazione.

Scuole, deroga alla soglia minima del 70% in caso di focolai o rischio varianti

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

Da lunedì il ritorno in presenza alle superiori nelle zone gialla e arancione resta fissato nella percentuale di almeno il 70% degli studenti (fino al 100%), ma le regioni più in difficoltà (con particolari criticità accertate ai tavoli prefettizi) potranno derogare alla soglia minima e quindi scendere anche a meno del 70 per cento. L’eventuale deroga – si legge nel testo del decreto contro il Covid varato mercoledì pomeriggio e bollinato ieri per la Gazzetta Ufficiale (Dl 52/2021) - è consentita solo in casi di «eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus o di sue varianti». Il provvedimento dovrà essere motivato sentendo le autorità sanitarie.

Con questa ultimissima novità, dopo un nuovo braccio di ferro con le regioni, che avevano criticato la modifica delle soglie (dal 60%, concordata nei giorni scorsi, al 70%, su iniziativa autonoma del governo), il decreto sulle riaperture, approvato mercoledì dal consiglio dei ministri, conferma, sulla scuola, lo schema già noto: a partire da lunedì gli studenti di tutta Italia saranno in presenza fino alla terza media. Oltre si applicheranno le doppie percentuali sopra citate. Sarà sempre garantita la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che includa gli alunni con disabilità o con bisogni educativi speciali.

Spazio, dunque, alla flessibilità, territorio per territorio, scuola per scuola, che dovrebbe consentire a ciascun preside di trovare la soluzione migliore per far quadrare i conti su spazi e distanze. Ferma restando l’applicazione dei due vincoli anti-distanziamento in vigore da mesi: distanza di un metro tra le bocche degli alunni (con obbligo di mascherina) e capienza limitata al 50% sui mezzi pubblici. In attesa delle altre misure sui trasporti annunciati dal ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, che già guardano a settembre.

Perchè l’obiettivo su cui tutti concordano è che dopo l’estate, contagi e vaccini permettendo, si dovrà puntare al 100% di presenza. Magari rivedendo il tetto di alunni per classe, come annunciato dal titolare dell’Istruzione, Patrizio Bianchi; o abolendo il limite del metro per il distanziamento, come ha proposto ieri Antonello Giannelli, a capo dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi.

Per il resto il decreto conferma la tabella di marcia per le riaperture oltre che l’introduzione del green pass di durata semestrale che consentirà per chi è vaccinato o è guarito dal Covid di raggiungere anche le Regioni arancioni o rosse. Cosa possibile anche per chi ha un tampone con esito negativo, ma in questo caso il lasciapassare durerà soltanto 48 ore.

I presidi avvertono: classi da 20 o a settembre niente 100%

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

A settembre, se si vorrà tornare con tutti gli studenti a scuola, si dovrà abolire il limite del metro per il distanziamento, oppure bisognerà comporre classi da 20-22 alunni al massimo, eliminando per sempre le cosiddette classi pollaio. Presidi e sindacati della scuola sono concordi: le classi italiane sono troppo affollate e se questo aspetto non è mai positivo per la didattica e l’interazione dei ragazzi, in epoca di pandemia rende praticamente impossibile la frequenza al 100% degli studenti.

«Le scuole italiane hanno un eccesso di alunni nelle stesse classi – dice il presidente dei presidi di Roma e Lazio, Mario Rusconi – da anni diciamo che avere oltre 20-22 studenti a classe è un non senso; oggi lo è dal punto di vista epidemiologico, ma è anche una aberrazione dal punto di vista formativo. Avere classi con 28, 30 e oltre ragazzi, magari con un disabile, significa avere una fabbrica di dispersione scolastica».

Il decreto del marzo 2009 stabilisce i parametri per la formazione delle classi: devono essere da un minimo di 18 ad un massimo di 26 alunni alla scuola dell’infanzia (ma si può arrivare fino a 29), da 15 a 26 alle elementari (ma possono arrivare a 27) da 18 a 27 alle medie (ma si può derogare fino a 28), da un minimo di 27 fino a 30 alunni alle superiori.

Ieri i sindacati della scuola hanno avuto una informativa dal ministero dell’Istruzione riguardante gli organici per il prossimo anno scolastico. Le prime indicazioni parlano del mantenimento dell’ organico attuale, a cui si aggiungono oltre 5.000 posti in più per il sostegno e 1.000 in più per la scuola dell’infanzia.

«L’auspicio, vista la sensibilità del ministro Bianchi, è che si possano considerare le richieste della scuola per alleggerire l’affollamento nelle classi – dice la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi – speriamo che se ne possa tener conto in vista del possibile incremento degli organici di fatto in giugno e che si possano rinnovare i posti Covid: si tratta di circa 75 mila contratti di cui 25 mila Ata e 50 mila ai docenti».

Il tema è sentito dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che in questi giorni ha detto che «uno degli obiettivi del governo è iniziare a ridurre la numerosità delle classi».

Intanto da lunedì 26 aprile almeno 7,6 milioni di alunni saranno in classe, l’89,5% del totale. Ma il malumore di alcuni comitati e associazioni rimane forte, soprattutto per il balletto di dati che si è avuto in questi giorni.

«Siamo ad una situazione ridicola – sbotta Costanza Margiotta, docente di Filosofia del diritto all’università di Padova e portavoce del comitato Priorità alla scuola che chiede da mesi che la scuola sia in presenza e in sicurezza – Siamo ai proclami buttati lì per vedere le reazioni di Regioni e sindacati. Le Regioni non sono in grado di garantire i servizi – trasporti e monitoraggi – i sindacati sono privi di senso civico e di responsabilità». Il Comitato chiede la stabilizzazione dei docenti precari «per non avere balletti di insegnanti da settembre a dicembre, come quest’anno, e vogliamo che non vengano formate classi con più di 22 allievi». Per questo promuove una iniziativa domenica 25 aprile al Piccolo Teatro a Milano, una mobilitazione con i precari entro fine aprile e una manifestazione entro fine maggio per chiedere «che non si ripeta un terzo anno scolastico disastroso come questo».

Negli esami di licenza media via libera a prove trasversali e interdisciplinari

da Il Sole 24 Ore

di Pietro Alessio Palumbo

Gli obiettivi di apprendimento individuano campi del sapere, conoscenze e abilità ritenuti indispensabili al fine di raggiungere i traguardi per lo sviluppo delle competenze. Essi sono utilizzati dalle scuole e dai docenti nella loro attività di progettazione didattica, con attenzione alle condizioni di contesto, didattiche e organizzative, mirando ad un insegnamento ricco, efficace e dunque pienamente “interdisciplinare”.

Agli insegnanti compete la responsabilità della valutazione e la cura della scelta dei relativi strumenti, nel quadro dei criteri deliberati dagli organi collegiali. E le verifiche degli apprendimenti devono essere mirate allo stimolo del miglioramento continuo e “trasversale”.

La “commistione” tra discipline
Nella vicenda affrontata dal Consiglio di Stato col parere 219/2021, il massimo consesso della giustizia amministrativa è stato chiamato a pronunciarsi su un ricorso al Capo dello Stato promosso dai genitori di un alunno che aveva sostenuto l’esame di licenza media.

Secondo la famiglia del ragazzo la prova di matematica, conteneva elementi di educazione tecnica, estranei alla specifica materia d’esame. Vi sarebbe, stata pertanto, una illegittima “commistione” tra discipline diverse per la prova scritta in questione, ponendo in essere una violazione delle disposizioni regolatrici della prova di matematica.

Vanno valorizzate “trasversalità” e “interconnessioni”
Secondo il Giudice di palazzo Spada il motivo del ricorso dei genitori del ragazzo assume una prospettiva di segmentazione del sapere e, conseguentemente, delle prove di esame, che contrasta con quella adottata dallegislatore nazionale ed europeo. L’attuale disciplina normativa indica chiaramente la preferenza per un approccio interdisciplinare degli studi e relative verifiche, che promuova la relazione tra le diverse materie, valorizzando “trasversalità” ed “interconnessioni”.

A ben vedere la correlazione tra scienza, matematica, tecnica e tecnologia appartiene alla tradizione culturale europea. Dunque la richiesta di affrontare nelle prove di esame quesiti che appartenendo ad aree tematiche diverse, richiamino profili interdisciplinari, riflette l’evoluzione stessa della cultura europea e nazionale ed è perfettamente coerente con l’approccio pedagogico voluto per la scuola dell’obbligo dopo la riforma.

La “visione unitaria” della realtà
Il modello matematico, in particolare, per i suoi pregi di oggettività e intersoggettività, diventa elemento di “congiunzione”, una vera e propria “interfaccia” tra la realtà e la dimensione delle scienze anche sperimentali. Anzi qualifica l’istruzione secondaria di primo grado proprio il principio che vuole ogni materia aperta all’interdisciplinarietà più completa, a cui segue il salto transdisciplinare, ovvero il confronto con una “visione unitaria” di sé, degli altri, della cultura, del mondo stesso.

Riapertura delle superiori, i genitori: “Ridicolo balletto delle percentuali”

da la Repubblica

Ilaria Venturi

Prima era il 50, poi il governo ha annunciato il 100, ma nella trattativa con le Regioni si è scesi a un minimo di 60. Troppo basso per il premier Draghi che ha rialzato l’asticella delle presenze in aula alle superiori nelle zone gialle e arancioni al 70. Percentuali che pesano quanti studenti potranno rientrare. “Un ridicolo balletto”, commenta Costanza Margiotta, docente di Filosofia del diritto all’università di padova, voce del Comitato Priorità alla scuola che si batte da più di un anno per una “scuola in presenza e in sicurezza”.

Margiotta, non basta avere imposto almeno il 70% di studenti presenti nelle aule alle superiori?

“Per noi è l’ennesimo dietrofront del governo sulla scuola, nonostante le ordinanze del Tar abbiano chiarito che le chiusure finora attuate sono state illegittime, linea confermata dal Consiglio di Stato. E nonostante le drammatiche ripercussioni sulla salute mentale e fisica degli studenti e delle studentesse, ormai evidenti a tutti. Siamo al ridicolo, a un balletto delle cifre non accettabile da un governo che si era presentato come contrario ai proclami”.

Prima era il 50, poi il governo ha annunciato il 100, ma nella trattativa con le Regioni si è scesi a un minimo di 60. Troppo basso per il premier Draghi che ha rialzato l’asticella delle presenze in aula alle superiori nelle zone gialle e arancioni al 70. Percentuali che pesano quanti studenti potranno rientrare. “Un ridicolo balletto”, commenta Costanza Margiotta, docente di Filosofia del diritto all’università di padova, voce del Comitato Priorità alla scuola che si batte da più di un anno per una “scuola in presenza e in sicurezza”.

Margiotta, non basta avere imposto almeno il 70% di studenti presenti nelle aule alle superiori?

“Per noi è l’ennesimo dietrofront del governo sulla scuola, nonostante le ordinanze del Tar abbiano chiarito che le chiusure finora attuate sono state illegittime, linea confermata dal Consiglio di Stato. E nonostante le drammatiche ripercussioni sulla salute mentale e fisica degli studenti e delle studentesse, ormai evidenti a tutti. Siamo al ridicolo, a un balletto delle cifre non accettabile da un governo che si era presentato come contrario ai proclami”.

Voi continuate a chiedere la presenza di tutti nelle scuole?

“Sì, ma per noi questa richiesta ha sempre significato il 100% nel rispetto dei protocolli sanitari. Questo vuol dire garantire almeno le condizioni di settembre. Dove non è assicurato il rispetto dei protocolli, che prescrivono il distanziamento, le famose “rime buccali”, non abbiamo mai chiesto il 100%. Faccio un esempio: a Firenze ci sono due licei classici vicini, uno aveva ottenuto più spazi e dunque può far rientrare tutti, l’altro non è nelle condizioni di farlo. Il primo errore è stato lanciare l’obiettivo del 100% senza specificare questa flessibilità. Siamo alle solite, comunque: un governo prigioniero delle Regioni e delle loro incapacità organizzative e dei sindacati corporativi che hanno tradito l’impegno di battersi per investimenti veri con il Recovery Fund”.

Non è semplice gestire l’emergenza covid: cosa non hanno fatto le Regioni?

“Non hanno garantito trasporti adeguati e tracciamento sui contagi in tutti questi mesi, cioè quei servizi esterni alla scuola che servivano per riaprire in sicurezza. E questo non fa che dimostrare che la scuola è considerata un accessorio in questo Paese, siamo arrivati anche alla “scuola à la carte” in Puglia dove si è lasciata una libertà di scelta tra Dad e presenza alle famiglie che mina qualsiasi patto sociale e idea di scuola pubblica. E se nulla è stato fatto sino ad ora dubitiamo che a settembre andrà meglio”.

Ora la vostra battaglia guarda all’inizio del nuovo anno scolastico?

“Oggi andremo a colloquio con la sottosegretaria all’istruzione Barbara Floridia per chiedere che sia restituita alla scuola la dignità che deve avere nel Paese, perchè ormai non è più una questione di emergenza, ma di ruolo che la scuola occupa nella società che è pari a zero. Noi stiamo facendo tutto da soli come Comitato, nessun gruppo politico si è battuto con noi e quanto noi per riaffermare il valore dell’istruzione pubblica. E poi andremo a chiedere garanzie per settembre: riduzione del numero di alunni per classe e stabilizzazione dei precari per non ripartire, dopo il balletto delle percentuali, con il balletto dei professori come l’anno scorso”.

La battaglia dei presidi contro il metro di distanza «Dad anche a settembre»

da Il Messaggero

La coperta, a scuola, è corta. E’ evidente per chi, nella scuola, ci vive tutti i giorni: se nelle classi deve essere mantenuto il distanziamento di un metro tra gli studenti, è impossibile che riescano ad entrare tutti. Semplicemente perché lo spazio, per tutti, non c’è. E allora a settembre, stando così le cose, la didattica a distanza sarà inevitabile. Per il terzo anno consecutivo. Per scongiurare una ripartenza online, è necessario correre ai ripari fin da ora, per trovare da qui ai prossimi 4 mesi gli spazi necessari per nuove aule e i docenti da portare in cattedra. Ma si tratta di un’impresa che, da un anno a questa parte, si è rivelata impossibile. E allora che si fa?
«Gli spazi a scuola sono quelli che sono – ha spiegato il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – quindi a settembre se si vorrà tornare con tutti gli studenti si dovrà abolire il limite del metro per il distanziamento, altrimenti non si riuscirà a tornare al 100%. Tutti noi speriamo che per settembre si riesca a raggiungere immunità di gregge: è l’unica soluzione». L’idea del governo di rientrare tutti in classe alle superiori, a partire dal 26 aprile si è rivelata infatti irrealizzabile.

TROPPI PROBLEMI

I problemi sono ancora troppi. Primo fra tutti il potenziamento massiccio del trasporto pubblico: se i mezzi devono viaggiare al 50% dovrebbero essere raddoppiati. Ma evidentemente non è possibile. Non solo bus e metropolitane, a preoccupare i dirigenti scolastici sono anche la mancanza di spazi e, quindi, le classi sovraffollate. Il ministro all’istruzione, Patrizio Bianchi, ha proposto l’utilizzo di nuovi spazi per le aule, a cominciare dai musei. Ma per ora questa possibilità, disponibile già lo scorso anno, non ha trovato molto riscontro. Le aule infatti mancano e proprio per questo motivo, senza poter garantire il distanziamento di un metro tra uno studente e l’altro, le classi sono andate in didattica a distanza. Una classe di scuola superiore infatti può arrivare ad avere anche 27-30 alunni, impossibile da accogliere in un’unica aula scolastica. Quindi mancano all’appello ambienti idonei ma anche docenti per attivare nuove sezioni.
A settembre, infatti, è previsto un ulteriore aumento di insegnanti precari visto che andranno in pensione circa 25mila docenti. Senza un nuovo reclutamento, quindi, si andrà ad aggravare una situazione che, già quest’anno, ha raggiunto un triste record: si arriverà infatti a 200.000 cattedre assegnate a supplenti, con tutte le difficoltà già riscontrate nel reperire il personale. Senza docenti è impossibile dividere le aule per creare gruppi più piccoli. Si tratta così di dover considerare e risolvere una serie di problemi in fila, uno dietro l’altro, che quasi a catena rendono difficile il rientro in presenza, in sicurezza. La strada, per i dirigenti, è la campagna vaccinale. Il personale scolastico, prima ritenuto categoria prioritaria nelle vaccinazioni e poi messo in coda per fasce di età, ha avuto la prima dose nel 75% dei casi mentre la seconda dose ha raggiunto soltanto 10mila persone. Entro settembre dovrebbero essere tutti vaccinati, per tornare in cattedra senza rischiare nuove quarantene che andranno a coinvolgere le famiglie italiane.
Per valutare l’impatto che ha la scuola sull’intera popolazione è sufficiente considerare che il sistema scolastico, secondo le stime dell’Anp, entra in contatto almeno con 30 milioni di persone ogni giorno. Vale a dire la metà della popolazione italiana: è inevitabile la ripercussione sui contagi. Gli studenti italiani sono 8,5milioni, considerando anche l’intero personale scolastico si arriva a circa 10milioni di persone che ogni giorno entrano in un edificio scolastico. Stimando una media di due familiari ciascuno, si arriva a 30 milioni. Togliere il distanziamento, senza l’immunità di gregge, vorrebbe dire continuare con i contagi tra studenti ma anche tra docenti e relative famiglie. E allora la didattica a distanza, senza un serio intervento sull’organizzazione scolastica e dei trasporti pubblici, ancora una volta potrebbe essere l’unica strada percorribile.
Lorena Loiacono

Scrutini 2020/21 dal 1° giugno con almeno 200 giorni di lezione. Ordinanza in pubblicazione

da OrizzonteScuola

Di redazione

L’ordinanza che prevede l’avvio degli scrutini prima del termine delle lezioni è in arrivo. Attualmente al vaglio del Cspi, presto verrà pubblicata. Un’anticipazione dei contenuti.

Gli scrutini dovranno essere svolti non prima del 1° giugno, secondo quanto raccolto dalla nostra redazione. Devono inoltre essere compresi almeno 200 giorni di lezione. L’inizio delle operazioni dipenderà dunque dai calendari scolastici regionali.

L’anticipo degli scrutini prima del termine delle lezioni è previsto dal decreto Rilancio, che prevede la possibilità di concluderli entro il termine delle lezioni “al fine di consentire l’avvio e lo svolgimento dell’anno scolastico 2020/2021 nel rispetto delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, in deroga quindi alla norma che prevede che gli scrutini debbano necessariamente essere svolti dopo la conclusione delle lezioni.

Ritorno a scuola e riaperture, per virologi e matematici avrà un costo in vite umane. Ma Draghi fa bollinare il decreto

da La Tecnica della Scuola

Continua a rimanere vivo il dibattito sul numero sostanzioso di alunni, almeno 7 milioni, che dal 26 aprile si siederanno sui banchi, con una parte sempre più ristretta rimasti a fare la DaD: a diversi virologi, in particolare, la possibilità di introdurre delle deroghe a livello locale, garantita dalla ministra Mariastella Gelmini, non basta. Anche perché si continuano a contare 16.232 nuovi casi e 360 morti al giorno.

Il ‘no’ degli epidemiologi

Uno degli esperti più contrariati è certamente il direttore del reparto di Infettivologia dell’ospedale Sacco di Milano, il professor Massimo Galliperchè si tratterebbe di un “rischio calcolato male” perchè “abbiamo ancora 500mila casi attivi, che significa averne il doppio” e “ci sono ancora molti anziani non vaccinati”.

Anche il microbiologo dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, si dice molto scettico, e punta l’indice contro il Comitato Tecnico Scientifico, al quale chiede “cosa è stato calcolato e ragionato e quanti morti siamo disposti a tollerare”.

Anche gli esperti di statistiche esprimono il loro dissenso. A spiegarne i motivi è il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Cnr, secondo il quale i numeri sono ancora troppo alti in Italia per poter riaprire.

“Una strategia perdente”

Sebastiani sostiene che è alto il rischio di nuova chiusura, in una situazione di contagio così alta. Quindi si sta realizzando “una strategia perdente”.

Dice che bisognava pazientare ancora 30 giorni. “Ritardando le riaperture di un mese, a fine maggio, sarebbe possibile almeno completare la vaccinazione degli over 70 salvando migliaia di vite”, spiega Sebastiani.

E ancora: “Se le ultime misure fossero state messe in atto a fine gennaio e non avessimo riaperto le scuole, saremmo scesi a un valore di incidenza corrispondente al controllo del tracciamento”.

Per il Matematico, “invece di parlare di ‘rischio calcolato’”, sarebbe “più corretto parlare di ‘costo calcolato’. Costo in termini di vite umane, le vite delle persone appartenenti alla categoria degli over 70, corrispondente all’86% della mortalità per Covid-19, per la quale mancano circa 12,4 milioni di somministrazioni per la vaccinazione completa, ossia con due dosi”.

Decreto approvato

Intanto, però, con almeno il 70% di studenti nelle scuole collocati nelle zone gialle e arancioni. Il provvedimento è stato confermato nel decreto del Governo sulle riaperture: il testo è stato bollinato nella serata del 22 aprile.

È vero anche che resta la deroga fino al limite minimo del 50% di presenza degli studenti a scuola nel caso di “eccezionale e straordinaria necessità dovuta alla presenza di focolai o al rischio estremamente elevato di diffusione del virus SARS-CoV-2 o di sue varianti nella popolazione scolastica”.

Fedriga si fa sentire

Il passaggio dal 60% al 70% ha lasciato comunque degli strascichi. Per il neo presidente della Conferenza, Massimiliano Fedriga, “l’aver cambiato in Cdm un accordo siglato da noi con i Comuni e le Province sulla presenza di studenti a scuola è un precedente molto grave”

Un precedente che potrebbe già avere “incrinato la reale collaborazione tra Stato e Regioni”. E pensare che dall’attuale governo nei giorni scorsi era stato più volte detto che rispetto al passato si è creato un rapporto di rispetto con gli enti locali.

L’inutile lettera al premier

I presidenti delle Regioni hanno inviato pure una lettera al premier per esprimere “amarezza” e chiedere “un incontro urgente prima della pubblicazione del provvedimento”. Invece Mario Draghi è andato dritto.

Palazzo Chigi parla però di un ‘tagliando’ periodico del dl, se i numeri dei contagi lo permetteranno: l’idea condivisa dall’Esecutivo è che sul provvedimento ogni due settimane verrà fatto un check a tutte le misure previste dal decreto. Il primo sarà a metà maggio.

Recovery plan: 32 miliardi per la scuola, ma è meglio aspettare di leggere i dati

da La Tecnica della Scuola

Sul fondo del Recovery Plan per la scuola ci sono buone notizie: secondo gli ultimi dati le risorse per la scuola ammonterebbero oggi a poco meno di 32 miliardi e quindi ben oltre i 26,6 miliardi di cui si parlava fino a qualche settimana fa.
Che la somma sia decisamente superiore a quella già nota è sicuramente un fatto interessante e positivo, ma prima di “cantare vittoria” bisognerà leggere con attenzione le tabelle allegate al Piano.
Per il momento esiste solamente una prima decisione di massima del Governo (non c’è neppure una delibera formale del Consiglio dei Ministri); nei prossimi giorni il presidente Mario Draghi dovrebbe riferire alla Camere e, se non ci saranno ostacoli, fra una settimana il Governo dovrebbe adottare il provvedimento conclusivo.
A quel punto si dovrebbe capire qualcosa di più anche se alcuni punti fermi ci sono già.

Risorse fresche e risorse già stanziate

Intanto va detto che il totale dei 32 miliardi sarà formato da risorse “fresche” e “risorse proprie già stanziate”: queste ultime sono di fatto soldi che risultano già presenti nel bilancio dello Stato che, per le più svariate ragioni, non sono ancora stati spesi (potrebbe essere il caso, per esempio, dei fondi sulla edilizia scolastica o sulla fascia 0-6).
Poi si tratterà anche di capire come saranno distribuiti i 32 miliardi e verificare che i soldi riguardino effettivamente interventi per il sistema di istruzione in senso stretto.
Potremo quindi farci una idea più chiara solo quando si conosceranno le tabelle e i dati analitici.

Riapertura scuole, Giannelli: “Abolire il metro di distanza in classe se si vuole riaprire”

da La Tecnica della Scuola

Abolire il metro di distanza se si vuole tornare in classe al 100% a settembre. È il pensiero del presidente dell’Associazione Nazionale Presidi Antonello Giannelli. Come già affermato nel corso dell’appuntamento della Tecnica della Scuola live, il presidente dell’Anp ha ribadito a ‘InBlu 2000‘ come la scelta di riaprire tutte le scuole sia una decisione politica, ha un valore simbolico e dei pro e dei contro.

“Sperando di raggiungere a settembre l’immunità di gregge – continua Giannelli – bisogna però considerare gli spazi a scuola, con l’impossibilità per molti edifici di adottare il distanziamento”.

Sul rientro a scuola sono tanti gli interventi che si registrano nelle ultime ore. Il governatore del Friuli Fedriga lamenta ai microfoni di Radio KissKiss, sulla scuola il cambio di rotta dell’ultimo momento che ha portato la quota di presenza dei ragazzi delle superiori in zona gialla e arancione dal 60% della bozza al 70% del decreto, di fatto, allargando le maglie della scuola in presenza, per il presidente è “un precedente molto grave, non credo sia mai successo che in Consiglio dei ministri venisse cambiato un accordo siglato tra istituzioni“.

Anche i genitori del Comitato ‘Priorità alla Scuola’ non hanno preso bene il “balletto” delle percentuali del governo con la disorganizzazione delle Regioni su contagi e trasporti e hanno annunciato un incontro con la sottosegretaria all’istruzione Barbara Floridia.