Compensi accessori

Sull’ultima nota del Ministero dell’Istruzione relativa ai compensi accessori

Francesco G. Nuzzaci

1. La perdurante emergenza pandemica che ha impegnato il Ministero dell’istruzione in ben altre priorità è la spiegazione più plausibile del ritardo con cui il Capodipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione ha emanato la nota prot. 594 del 20.04.2021 sull’accesso delle associazioni sindacali ai nominativi dei fruitori di compensi a carico del fondo d’istituto; che riprende, in termini più distesi rispetto alla precedente n. 2165 del 18.01.2021, sempre il parere del Garante per la protezione dei dati personali (reso con nota prot. U0049472 del 28.12.2020).

E, secondo quella che è pur sempre un’Autorità amministrativa, non sussiste per le associazioni sindacali un immediato e generale diritto di accesso ai compensi accessori percepiti dal personale della scuola in regime di contrattazione integrativa d’istituto; alle quali, “sotto il profilo squisitamente contrattuale”, potrebbe essere reso disponibile il solo ammontare complessivo della somma effettivamente corrisposta, ripartita per fasce o qualifiche, senza comunicare i nominativi e gl’importi erogati individualmente. Ciò perché – e per l’appunto –  il vigente CCNL di comparto 2016-2018, applicabile ratione temporis, nell’articolo 22 ha regolato ex novo le materie oggetto di informazione, non figurandovi più i nominativi del personale utilizzato nelle attività e progetti retribuiti con il fondo d’istituto, come invece sanciva l’articolo 6 del precedente CCNL del 29 novembre 2007.

Con il cheil Garante ha dato mostra, se non d’ignorarla, di attribuire una valenza minimalista alla sentenza del Consiglio di Stato n. 4417 del 20.07.2018, che esprime l’opposto principio di carattere generale a far leva sull’interesse e sulla legittimazione dei sindacati di avere tutte le informazioni sui compensi accessori nominativamente attribuiti al personale siccome strumentali alla sua piena tutela.

Tale principio, per il supremo giudice amministrativo, è fondato su un’interpretazione sistematico-teleologica delle disposizioni contrattuali, che riconoscono al Sindacato, così come ai soggetti collettivi che rappresentano in loco i lavoratori, la piena disponibilità delle informazioni necessarie a consentire loro “la verifica dell’attuazione della contrattazione integrativa d’istituto sull’utilizzo delle risorse”,  chiarendo qui che “nel conflitto fra il diritto di accesso e il diritto alla riservatezza deve essere data prevalenza al primo”.

Sulla scia di quello che può definirsi diritto vivente, e che presumibilmente orienterà le decisioni dei giudici di lavoro direttamente aditi per sentirsi pronunciare dichiarazioni di comportamento antisindacale, Il TAR per il Friuli Venezia Giulia, con sentenza n. 42 pubblicata il 03.02.2021, ha statuito che il fatto per il quale nel vigente CCNL 2016-2018 non sia stato previsto alla lettera il diritto dei sindacati – e della RSU d’istituto – a prendere cognizione piena dei dati personali inerenti i compensi percepiti a carico del fondo d’istituto non può considerarsi dirimente. Ciò perché il suddetto diritto ben può essere inferito in via interpretativa per l’indubitabile nesso di causalità esistente tra le “informazioni e l’esercizio (pieno) delle relazioni sindacali”.

Né può fungere da ostacolo alla completa discovery documentale la presenza di nomi dei lavoratori coinvolti, che vedrebbero compromesso il loro diritto – non assoluto – alla  riservatezza; poiché sui soggetti sindacali graverà pur sempre l’obbligo, per l’innanzi proprio dell’istituto scolastico che custodiva la documentazione richiesta, di non divulgarne/diffonderne il contenuto, se non nelle sedi istituzionali e a misura di stretta indispensabilità per il perseguimento dei fini figuranti nel proprio statuto (ex art. 24, comma 7, legge 241/1990).

2. In via incidentale – ma ben potendo ricorrere l’evenienza – quanto reso poc’anzi con obbligata sintesi non vale se la richiesta di avere cognizione analitica di nominativi e compensi accessori, o della loro pubblicazione, venga avanzata da sigle sindacali non rappresentative. Ciò perché, pur portatrici di interessi pubblici o diffusi, difettano qui dell’interesse diretto, concreto e attuale ad accedere agli atti siccome funzionalmente collegati alla “verifica dell’attuazione della contrattazione integrativa d’istituto sull’utilizzo delle risorse”: in ordine alla quale sono prive di titolo per interloquire con l’Amministrazione. Sicché l’eventuale istanza di accesso documentale è inammissibile, mancando i presupposti necessari per poterla corrispondere.

Né possono, le sigle sindacali non rappresentative, avvalersi della disciplina dell’accesso civico, di cui al D. Lgs. 33/2013 e integrato dal D. Lgs. 97/2016 sull’accesso civico generalizzato, noto con l’acronimo FOIA (Freedom of Information Act); che esclude dalla pubblicazione, ai sensi dell’articolo 24 della legge 241 del 1990, oltre ai documenti protetti dal segreto di Stato e dal segreto d’ufficio (tassativamente indicati), anche quanto attiene alla protezione dei dati personali ex D. Lgs. 196/2003.

Ciò è a dire che l’accesso civico non può essere surrettiziamente utilizzato per superare i limiti della legge 241/1990 sull’accesso documentale, ovvero per pretendere di controllare in modo indistinto, generalizzato e generico l’azione della pubblica amministrazione, siano presenti o meno meri intenti emulativi.

3. Venendo al punto conclusivo e prioritario, ci si domanda come deve allora determinarsi il destinatario di una richiesta di tutta la documentazione sui compensi accessori erogati al personale e inerenti nominativi, che provenga da singole associazioni sindacali aventi titolo alla contrattazione integrativa d’istituto o dalla Rappresentanza sindacale unitaria dell’istituzione scolastica nella sua dimensione collegiale.

La risposta è fornita dalla stessa nota ministeriale ultima, nel punto in cui riporta nella sua parte finale il parere del Garante che comunque “fa salva l’applicazione della ordinaria disciplina che regola la conoscibilità degli atti amministrativi e, in particolare, il ricorso agli istituti dell’accesso agli atti di cui alla legge 241/1990 e al d. lgs. 33/2013 (che però qui c’entra punto o poco: ante), nei limiti e in presenza dei presupposti di legge, la cui valutazione è rimessa a ciascuna istituzione scolastica”. Quindi la procedura che suggeriamo ai dirigenti scolastici è:

  1. acquisire formale richiesta di accesso agli atti da parte del sindacato e/o della RSU;
  2. ricevutala, disporre il canonico avviso ai soggetti controinteressati, ovvero coloro cui siano stati attribuiti compensi accessori, incluso il bonus premiale ex legge 107/2015;
  3. attendere che si consumino i dieci giorni di tempo perché questi possano far pervenire eventuali opposizioni;
  4. consentire l’accesso non oltre trenta giorni dalla richiesta, motivando il perché abbia disatteso le predette eventuali opposizioni (ex art. 3 del D.P.R. 184/2006, regolamento di attuazione della legge 241/1990 in materia di accesso agli atti).

Certamente, è ben possibile che le associazioni sindacali locali – autonomamente o su pressione della RSU d’istituto, previa diffida al dirigente scolastico per un accesso diretto e immediato e non corrisposto nei tempi significati – lo denuncino per comportamento antisindacale davanti al giudice del lavoro, ai sensi dell’articolo 28 della legge 300/1970.

In tale ipotesi – tutt’altro che improbabile e non del tutto priva di fondamento giuridico – è però pur vero che chiamato in causa è il Ministero dell’istruzione (arg. ex art. 14, comma 7-bis del D.P.R. 275/1999 e s.m.i.), senza che poi possa esercitare alcuna azione di rivalsa né di natura disciplinare, potendo il dirigente scolastico dimostrare di essersi semplicemente rimesso alle indicazioni della propria Amministrazione.

Giorgia e la Resistenza

Giorgia e la Resistenza

di Maurizio Tiriticco

Mi chiedo: Giorgia Meloni oggi, 25 aprile 2021, ricorrenza del 25 aprile 1945, giorno che segnò la sconfitta definitiva del nazifascismo nel nostro Paese e la nascita della nuova Italia, dichiaratamente antifascista, quell’Italia che il 2 giugno del 1946, con un referendum popolare, scelse la forma istituzionale repubblicana, oggi – riscrivo – 25 aprile 2021, Giorgia Meloni come celebra questa ricorrenza? Credo certamente che non possa celebrarla! Per Giorgia questa è una data funesta! Perché? Occorre andare un po’ indietro e chiederci: chi è Giorgia Meloni? Nasce a Roma, quartiere Garbatella, nel 1997, e ben presto diventa una convinta militante neofascista! Giovanissima, diviene allieva e pupilla di Giorgio Almirante, dirigente del Movimento Sociale Italiano, un partito dichiaratamente neofascista, che nella nostra Repubblica democratica poté nascere ed inviare anche deputati al Parlamento, liberamente eletti da parte degli Italiani.

Come non ricordare, invece, quale fine fecero i partiti democratici, quando il fascismo prese il potere ed instaurò la sua violenta dittatura? E’ noto che, in un Paese democratico, c’è posto anche per coloro che la democrazia la affosserebbero! Pertanto anche per coloro che, “ai tempi del Duce”, avevano distrutto la democrazia ed instaurato una violenta dittatura! E’ doveroso anche ricordare che negli anni della dittatura fascista, forse anche su sollecitazione della Germania di Hitler, ed esattamente il 14 luglio del 1938 (in quel giorno io compivo dieci anni), venne pubblicato il “Manifesto della razza”, purtroppo firmato anche da alcuni scienziati italiani. Era il documento costitutivo del fondamento ideologica e scientifico – si fa per dire – della politica razziale e razzista dell’Italia fascista. Seguì la pubblicazione della rivista antisemita “La difesa della razza”. Ne fu direttore fino al 1943 Telesio Interlandi; e vicedirettore il giovane Giorgio Almirante. Sì, proprio il padrino spirituale e politico di Giorgia!

Fino al 1943! Perché? Perché il 25 luglio di quell’anno il Re liquidò il governo fascista, imprigionò Mussolini ed ebbe così fine la dittatura fascista. Veniva restaurata la democrazia, ma la guerra, purtroppo continuava. Come dichiarò un laconico comunicato letto alla radio! Quella sera l’Eiar (Ente italiano audizioni radiofoniche) interruppe le trasmissioni e uno speaker, con voce fredda e stentorea, calma e glaciale, diffuse il seguente comunicato: “Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di Capo del Governo, Primo ministro, Segretario di Stato, di Sua Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo ministro, Segretario di Stato, il Cavaliere, Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio”. I titoli onorifici contavano ancora! Al comunicato, laconico quanto mai, seguì la lettura di due proclami del re e di Badoglio. Ricordo le ultime parole: “La guerra continua. L’Italia duramente colpita nelle sue Provincie invase, nelle sue città distrutte, mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle sue millenarie tradizioni…”! La guerra continuava, sì, ma, sotto sotto, in gran segreto, si trattavano le condizioni dell’armistizio! Reso pubblico la sera dell’otto settembre! Quando l’intero Paese, la popolazione e l’esercito in guerra vennero lasciati al loro destino! E il Re… d’Italia e d’Albania e Imperatore d’Etiopia… questi i suoi titoli… e la sua corte fuggivano da Roma! Quale vergogna! Un re che abbandona e tradisce i suoi sudditi! E l’Italia intera – quella parte ancora non liberata – divenne preda della feroce dominazione nazista

In seguito, durante la “Repubblica Sociale Italiana”, con capitale a Salò, sul lago di Garda, nata ufficialmente il 23 settembre 1943, la cosiddetta “Repubblica di Salò”, alla quale ovviamente aveva aderito con entusiasmo, Giorgio Almirante si arruolò nella “Guardia Nazionale Repubblicana”. E il 30 aprile 1944 fu addirittura nominato capo gabinetto del Ministero della Cultura Popolare, presieduto da Fernando Mezzasoma. Dopo la guerra e la caduta del fascismo, Almirante, in forza della democrazia che aveva contribuito a distruggere, fu tra i più autorevoli e convinti fondatori del Movimento Sociale Italiano, di chiara ispirazione neofascista, tollerato e addirittura riconosciuto dalla nostra Repubblica democratica. Almirante fu anche tra i fondatori del Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano.

Ed al Fronte la nostra Giorgia Meloni aderisce nel 1992, a soli 15 anni, con convinto entusiasmo. Nel 1996 diviene responsabile nazionale di Azione Studentesca, il movimento studentesco di Alleanza Nazionale, che rappresenta anche al Forum delle associazioni studentesche istituito l’11 luglio 2002 dal Ministero dell’Istruzione (Ministro pro tempore Letizia Moratti). Il cursus honorum della nostra Giorgia si svolge rapidamente! E’ intelligente e capace. Entra in Parlamento. A soli 31 anni diventa Ministro per la Gioventù: e dura esattamente dall’ 8 maggio 2008 al 16 novembre 2011. E poi, e poi… giungiamo alla fondazione dei “Fratelli d’Italia”. Copio dal web: “Fratelli d’Italia è un partito politico italiano, guidato dal 2014 da Giorgia Meloni in qualità di Presidente. Fondato il 21 dicembre 2012, ha assunto nel 2014 la denominazione di Fratelli d’Italia filiazione di Alleanza Nazionale, mantenuta fino al 3 dicembre 2017. Attualmente Giorgia Meloni dirige dal 2014 il partito denominato Fratelli d’Italia, filiazione di Alleanza Nazionale”.

Cara Giorgia! Come festeggi questa giornata? Penso che ti pacerebbe molto festeggiare un’altra giornata, il 28 ottobre, anniversario della “marcia su Roma”, magari affacciata dallo “storico balcone” di Piazza Venezia, acclamata da una folla plaudente, ed osannante al grido di Duce Duce Duce Giorgia Giorgia Giorgia. Mah! E tra qualche tempo verrà un’altra data! Il due giugno! Un’altra festa! Festa di noi Italiani tutti che in quel giorno del lontano 1946 votammo per la Repubblica! Che farai in quel giorno? Festeggerai la Repubblica nata dalla Resistenza, anche se nel tuo cuore festeggeresti con calore ed ardore la Repubblica Sociale Italiana! Che, purtroppo per te, non c’è più!

Roma, Ricorrenza della Liberazione 2021

Il mio 25 aprile!!!

Il mio 25 aprile!!!

di Maurizio Tiriticco

Per molti dei miei amici il 25 APRILE è una felice ricorrenza! Sono brutte giornate di pandemia! Ma oggi splende un magnifico sole! Ma per me non è solo una ricorrenza! E’ vita vissuta! Roma, dove io vivevo in quegli anni, e vivo tuttora, era stata liberata nella notte del 4/5 giugno 1944! Era stata una grande festa! La fine un incubo! Ed infine, in quel 25 aprile dell’anno successivo, la “grande festa” fu per gli Italiani tutti! Finivano i lunghi anni di una dittatura feroce e gli anni di una guerra assurda, che solo menti malate ed esaltate, come quelle di due pazzi  dittatori, potevano pensare di vincere! E menomale che non l’anno vinta! Altrimenti l’Europa intera sarebbe diventata un enorme campo di sterminio! Fu una grande festa! MI piace allora riportare i ricordi vivi e vissuti di quella giornata, ricopiando quanto ho scritto anni fa nel mio “BALILLA MOSCHETTIERE”.

“””…Comunque gli alleati stavano picchiando sodo. Con le campagne del ’44 gran parte dell’Italia centrale era stata liberata e i tedeschi si erano attestati su una nuova linea difensiva, la Linea Gotica, che si estendeva più o meno da Massa Carrara a Pesaro scavalcando l’Appennino. Nel mese di aprile si ebbe la svolta tanto attesa: lo sfondamento della Linea Gotica! E poi l’avanzata ormai inarrestabile delle armate alleate sull’intera Pianura padana. La lotta partigiana raggiunge il suo acme e il 25 aprile del ’45 il comando del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, CLNAI, impartisce l’ordine dell’insurrezione. Seguono i giorni della Liberazione.

Le vicende sono note. Mussolini viene catturato insieme alla sua compagna Claretta Petacci, poi la fucilazione, poi l’esposizione dei cadaveri in Piazzale Loreto insieme ad altri gerarchi egualmente giustiziati, tra cui i più noti Pavolini, Barracu, Mezzasoma, Bombacci, Marcello Petacci, fratello di Claretta. Fu una cosa orrenda, condannata anche dai comandi militari del CLNAI. E non era affatto sufficiente la giustificazione: che l’anno precedente in quella piazza erano stati esposti i cadaveri di 15 partigiani fucilati dai militi della legione Ettore Muti! Non potevamo gareggiare con i nazifascisti in crudeltà! Perché il CLNAI si era arrogato il diritto di uccidere Mussolini? Gli interrogativi erano tanti! E si parlava pure di un ordine che veniva da lontano, da Churchill in persona, preoccupato di un certo carteggio di lettere compromettenti scambiate con il Mussolini della prima ora. E poi un’altra storia, l’oro di Dongo! Sei valigie piene di chissaccheccosa trasferite al Comune di Dongo e poi… sparite! Per sempre! E le mille versioni sull’uccisione di Mussolini. E ancora oggi i misteri di quelle tragiche giornate non sono stati svelati!

I giorni successivi videro un avanzare continuo degli alleati in tutta l’Italia settentrionale, e non solo! Nello stesso 25 aprile americani e sovietici si incontrano sul fiume Elba. Siamo veramente alla fine. E nello stesso 25 aprile i sovietici attaccano Berlino. Saranno giornate sanguinosissime! Finalmente il 30 l’Armata Rossa entra in Berlino e, mentre Hitler si suicida nel suo bunker, conquista il Reichstag e su una delle torri viene issata  la bandiera rossa con la falce e il martello. Qualche tempo prima i marines avevano issato la bandiera a stelle e strisce sulla vetta più alta dell’isola giapponese di Iwo Jima. Due bandiere! Due mondi! Due assetti sociali! Due vittorie… grandi! Siamo alla fine della seconda guerra mondiale. L’8 maggio l’ammiraglio Doenitz, successo a Hitler al governo di quel che restava della Germania e del suo esercito, firma la resa incondizionata della Germania.

Si sperava che la fine fosse ormai prossima, ma i giapponesi resistevano, e come. Sapevamo della loro fedeltà assoluta all’imperatore Hiro Hito, considerato anche un dio; e del fanatismo dei soldati giapponesi che piuttosto che arrendersi preferivano morire od uccidersi! Sapevamo che sarebbe stata dura. In effetti, quanto sarebbe durata la guerra con il Giappone, se non ci fosse stata l’atomica?. La prima bomba nucleare fu sganciata su Hiroscima il 6 agosto; la seconda tre giorni dopo su Nagasaki. Il 2 settembre sul ponte della corazzata americana Missouri nella Baia di Tokio il Giappone firma la resa.

LA SECONDA GUERRA MONDIALE ERA VERAMENTE FINITA!!!

Festa della Liberazione

25 aprile, al Palazzo del Quirinale, il Ministro dell’Istruzione, Professor Patrizio Bianchi, partecipa alle celebrazioni ufficiali della Festa di Liberazione.

In occasione delle celebrazioni ufficiali per il 76esimo anniversario della Liberazione, il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha premiato al Palazzo del Quirinale, le Scuole che si sono distinte nel concorso nazionale “Uguaglianza e pari dignità sociale, conquiste della democrazia”, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il concorso, promosso dal Ministero dell’Istruzione e dall’Associazione Nazionale Partigiani (Anpi), è rivolto a tutte le Scuole, con l’obiettivo di promuovere la consapevolezza del principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione.  

Le Scuole sono state premiate in video collegamento. 

A conclusione dell’evento è stato trasmesso un video con le opere vincitrici. 

“Oggi celebriamo la Festa della Liberazione – ha detto il Ministro rivolgendosi alle Scuole in collegamento – cioè dell’atto cosciente di una, cento, mille, centomila persone che insieme hanno combattuto unite per la libertà non solo di se stessi ma di tutti, senza distinzione di fede, di origine, di genere, di convinzioni politiche, di condizioni sociali.  
“Il 25 Aprile oggi – ha concluso – deve essere il richiamo a tutti noi ad avere cura della nostra democrazia, al dovere di coltivare quel fiore di libertà così delicato da richiedere tutti i giorni la nostra attenzione e la nostra passione”. 

Le scuole vincitrici del concorso sono:  

Sezione Scuola dell’Infanzia 

  • Istituto comprensivo S. Prospero Medolla – Scuola dell’Infanzia Il Girotondo – San Prospero (MO), per l’elaborato “Il muro” 
  • Direzione Didattica 2 Circolo Aldo Moro – Gubbio (PG), per l’elaborato: “Diversamente uguali, ugualmente diversi” 

Sezione Scuola Primaria  

  • Istituto Comprensivo Verjus , Scuola Primaria Gianni Rodari – Novara, per l’elaborato: “Sarebbe bello…se ci impegniamo lo sarà” 

Sezione Scuola Secondaria di I grado 

  • Istituto Comprensivo Trento 5 , Scuola Secondaria di I grado G. Bresadola – Trento, per l’elaborato: “Come una preghiera laica. L’art. 3 della Costituzione. Riflessioni fra le righe” 

Sezione Scuola Secondaria di II Grado  

  • Istituto di Istruzione Superiore A.M. De Liguori – Sant’Agata de’Goti (BN), per l’elaborato “Un mondo migliore”

CONCORSO NAZIONALE a.s. 2019/2020

“Uguaglianza e pari dignità sociale, conquiste della democrazia”

Il Ministero dell’Istruzione e l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, hanno indetto per l’a.s. 2019/2020 il Concorso nazionale “Uguaglianza e pari dignità sociale, conquiste della democrazia” rivolto a tutte le scuole di ogni ordine, grado e tipologia.
Il concorso ha avuto lo scopo di far maturare la consapevolezza del principio di uguaglianza sancito nell’Articolo 3 della Costituzione, entro il quale i cittadini possono esercitare veramente il loro ruolo per la crescita collettiva della società.

Gli Istituti di seguito elencati hanno partecipato al concorso nazionale nell’anno scolastico 2019/2020, in quanto il termine di scadenza del concorso è stato prorogato oltre il 25 aprile 2020, a causa dell’emergenza sanitaria.

ELENCO ISTITUTI SCOLASTICI VINCITORI E MOTIVAZIONI

VINCITORI PER LA SCUOLA DELL’INFANZIA

  1. Istituto Comprensivo S. Prospero Medolla – Scuola dell’Infanzia Il Girotondo – San
    Prospero (MO)
    Titolo elaborato: Il Muro
    Motivazione: “Se apriamo la mente e il cuore…i muri svaniscono…uno dopo l’altro… e scopriamo tante belle cose che non immaginiamo neanche”. Con questa frase, le immagini che ritraggono i gesti dei bambini e le voci della loro semplicità ci trasferiscono la straordinaria normalità delle differenze, che abbattono i muri delle nostre paure e ci invitano a conoscere di più le diversità.
  2. Direzione Didattica 2 Circolo Aldo Moro – Gubbio (PG) Titolo elaborato: Diversamente Uguali, ugualmente diversi

Motivazione: I disegni e il linguaggio semplice e immediato dei bambini spiegano che le parole della nostra Costituzione hanno bisogno di vivere nel quotidiano. Gli esempi, le efficaci spiegazioni, sono un insegnamento e un monito per gli adulti a ricordare che è nelle differenze che si può crescere “Tutti uguali, esseri umani!”

VINCITORE PER LA SCUOLA PRIMARIA

Istituto Comprensivo Verjus , Scuola Primaria Gianni Rodari – Novara
Titolo elaborato: Sarebbe bello…se ci impegniamo lo sarà
Motivazione: “Un futuro migliore dipende da tutti e anche da te”. Con questa frase conclusiva, la canzone ci ricorda che, anche attraverso la musica, le parole della Costituzione trovano armonia con la realtà. I bambini propongono uno spartito impegnativo anche per gli adulti perché chiedono di aiutarli a diventare “adulti più felici che mai!”

VINCITORE PER LA SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO

Istituto Comprensivo Trento 5 , Scuola Secondaria di I grado G. Bresadola – Trento
Titolo elaborato: Come una preghiera laica. L’art. 3 della Costituzione. Riflessioni fra le righe.
Motivazione: Attraverso la scansione delle parole dell’art. 3 della Costituzione, si sviluppa un’analisi critica e costruttiva. Il lavoro di ricerca trasferisce un elaborato completo e complesso, che dimostra quanto le riflessioni attorno all’uguaglianza continuano a essere motivo di crescita individuale e collettiva. Le attente riflessioni e le diverse modalità di scrittura contribuiscono alla cultura della conoscenza.

VINCITORE PER LA SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO

Istituto di Istruzione Superiore A.M. De Liguori – Sant’Agata de’Goti (BN)
Titolo elaborato: Un mondo migliore
Motivazione: Un pregevole brano musicale originale, accuratamente arrangiato e magistralmente suonato, ci propone un testo sull’uguaglianza sociale attraverso il sogno di una ragazza che prova a immaginare, a occhi chiusi, un mondo migliore, senza pregiudizi e senza distinzioni sociali. Un mondo senza paura, senza parole che feriscono. Un mondo dove il cambiamento e la varietà sono elementi fondamentali e vitali. Gli autori credono che questo sarà possibile solo se tutti noi, se la “gente” è disposta ad aprirsi al bene. Perché siamo tutti uguali, tutti umani.