Notte prima degli esami, i prof si raccontano

MATURITÀ 2021

Notte prima degli esami, i prof si raccontano: “dovremo essere rispettosi ed empatici”

La Tecnica della Scuola quest’anno vuole mandare un “in bocca al lupo” speciale a tutti gli studenti e a tutte le studentesse che dovranno sostenere gli esami di Maturità, dopo due anni scolastici molto difficili e, sicuramente, indimenticabili.

Come affrontare in maniera più leggera questi giorni ricchi di ansia, adrenalina e anche paura che accompagnano la fatidica “Notte prima degli esami“? A rispondere a questa domanda, le testimonianze fornite alla Tecnica della Scuola, testata di informazione scolastica, di alcuni social prof.

Da venerdì 11 e fino a martedì 15 giugno, verranno pubblicati una serie di video con protagonisti diversi prof. che sono diventati dei veri e propri influencer” e che racconteranno alcuni aneddoti della loro carriera. Un modo per accorciare la distanza docenti-alunni/e, mostrando un supporto anche affettivo a tutti gli studenti e le studentesse di quinta superiore. 

Vedremo gli auguri del professore e youtuber Elia Bombardelli, il racconto della propria notte prima degli esami della docente e blogger Maestra Mary e dell’insegnante di storia e youtuber Adriano Di Gregorio e, infine, ascolteremo le possibili emozioni di un professore in commissione con il prof. tiktoker Sandro Marenco.

Proprio quest’ultimo, nel suo video ha manifestato l’importanza che gli insegnanti siano rispettosi ed empatici nei confronti dei ragazzi che si troveranno davanti, in un momento particolarmente importante della loro vita: “Il terrore di farvi la domanda sbagliata è la cosa che mi mette più agitazione. Infatti, la notte prima degli orali io dormo pochissimo.”

E aggiunge: “La cosa più importante in quel momento lì è che possiate essere messi a vostro agio per dare il meglio, eliminando completamente la paura e la tensione, perché altrimenti andate in panico e dite cose che non vanno bene.” 

I video saranno disponibili sul nostro canale Youtube e sulle nostre pagine social FacebookInstagram e Twitter.

Ecco il trailer https://www.youtube.com/watch?v=YT_CPETHJ_g

Il video del prof. Sandro Marenco https://www.youtube.com/watch?v=OTX9h6RiLQw

Studenti e sport a scuola

Scuola, firmato Protocollo d’intesa tra Ministero e Presidenza del Consiglio con delega allo Sport: “Studenti e sport a scuola”
Collaborazione a partire dal Piano Estate

Attivare programmi e iniziative per avvicinare il mondo della scuola allo sport, favorire la progettazione di attività motorie a partire dai mesi estivi fin dalla scuola dell’infanzia e dal primo ciclo d’istruzione per rinforzare e potenziare le competenze disciplinari e relazionali di studentesse e studenti e recuperare la socialità dopo l’emergenza epidemiologica da Covid-19. Questo l’obiettivo del Protocollo d’intesa “Studenti e sport a scuola. Condivisioni di obiettivi e azioni congiunte a partire dal Piano Estate 2021”, sottoscritto oggi al Ministero dell’Istruzione dal Ministro Patrizio Bianchi e dalla Sottosegretaria di Stato con delega allo Sport, Valentina Vezzali.

Il Protocollo promuove la realizzazione di attività e iniziative nazionali e territoriali, in accordo con le istituzioni scolastiche, volte a favorire la crescita culturale, civile e sociale delle studentesse e degli studenti e l’educazione alla cittadinanza attiva attraverso la promozione dell’educazione motoria e sportiva. Tra gli intenti, la realizzazione di progetti per la comunicazione dei valori educativi dello sport in relazione alla prevenzione e al contrasto al bullismo, all’adozione di corretti stili di vita, al riconoscimento dei valori del fair play, all’acquisizione di comportamenti basati sul rispetto e sul contrasto al tifo violento, al doping, al disagio giovanile e all’integrazione e inclusione attraverso lo sport mediante la collaborazione con le istituzioni del terzo settore e l’adesione ai Patti di comunità.

“Lo sport è un grande alleato della scuola – ha dichiarato il Ministro Patrizio Bianchi -. Le ragazze e i ragazzi che praticano attività sportiva imparano fin da piccoli a mettersi in gioco e si formano alla vita da adulti. È a scuola che si impara a stare insieme, a fare squadra, a condividere. Lo sport crea sinergia, è uno straordinario strumento di inclusione sociale: attraverso l’attività ludica e motoria si educano le nuove generazioni a valori importanti come la solidarietà, il rispetto, la condivisione. Studentesse e studenti ne hanno bisogno specialmente adesso che vengono da un anno difficile per rompere il cerchio dell’isolamento che questa pandemia ha generato”.

“La firma di questo protocollo – ha commentato la Sottosegretaria di Stato con delega allo sport, Valentina Vezzali – avvia un percorso condiviso che vede finalmente sport e scuola non soltanto dialogare, ma anche agire in maniera concreta. Si tratta di due agenzie educative e valoriali fondamentali per lo sviluppo e la crescita delle nuove generazioni che, troppo spesso, sono state colpevolmente vissute a volte addirittura in antitesi. La comunione d’intenti e la sinergia forte che si sono innescate da subito con il Ministro Bianchi sono, a mio avviso, il miglior modo per ottenere dei risultati importanti, a beneficio di tutto il Paese”.

A pochi giorni dalla Maturità

Scuola , studentesse e studenti si raccontano sui social del MI a pochi giorni dalla Maturità

Al via anche #MiRicordo, il racconto dal basso sugli esami

Studentesse e studenti raccontano sui social del Ministero come si stanno avvicinando all’Esame di Stato. Sei maturande e maturandi da tutta Italia, Fabio, Sara, Loris, Ludovica, Francesco e Mariafelicia, stanno condividendo le loro emozioni negli ultimi giorni prima della prova attraverso le stories su Instagram.

L’Esame del secondo ciclo avrà inizio a breve, il prossimo 16 giugno, alle ore 8.30. Il Ministero, in questi mesi di preparazione, ha affiancato le scuole, i docenti, studentesse e studenti con la pubblicazione di documenti, pagine dedicate sul sito web, faq, rubriche e materiali sui canali social, trasmissioni televisive realizzate in collaborazione con la RAI.

In particolare, attraverso “La Scuola in Tivù – Percorsi di Maturità”, gli esperti individuati dal Ministero hanno illustrato, puntata dopo puntata, cosa è e come si struttura l’elaborato che apre quest’anno la prova orale, come si articola il colloquio, come si compone e si compila il Curriculum dello Studente. Le puntate sono tutte disponibili su RaiPlay. Dedicata agli Esami di Stato 2021 anche la programmazione del venerdì di #Maestri, su Rai 3, con le studentesse e gli studenti in collegamento che hanno raccontato gli argomenti dei loro elaborati.

Studenti e studentesse hanno potuto poi ripassare, in queste settimane, anche grazie a ‘Maturadio’, il programma di podcast didattici (250 puntate in tutto) disponibile su Spotify.

Sono stati poi oltre 750mila i contatti raggiunti con la rubrica #MiRisponde, su Instagram, nata per raccogliere e rispondere a dubbi e domande di studentesse e studenti sugli Esami di Stato. Il 16 maggio, a un mese dall’inizio degli Esami, è stato il divulgatore Piero Angela a salutare i ragazzi e le ragazze, ricordando anche la sua Maturità. In questi giorni che precedono l’Esame, il Ministero lancerà anche #MiRicordo, un racconto dal basso, collettivo, legato alla Maturità: ciascuno potrà utilizzare l’hashtag dedicato per lanciare un proprio ricordo relativo agli esami.

In allegato, la locandina in pdf con le regole di sicurezza per gli Esami.

La sezione dedicata agli Esami di Stato con tutti gli aggiornamenti https://www.istruzione.it/esami-di-stato/

Il link al canale Instagram del Ministero dell’Istruzione https://www.instagram.com/misocialig/?hl=it

Messa in sicurezza delle strutture e definizione delle responsabilità

Scuola: messa in sicurezza delle strutture e definizione delle responsabilità non sono più rinviabili

Roma, 11 giugno – Gli avvisi di garanzia pervenuti a un dirigente scolastico a seguito della morte per COVID di un dipendente della scuola e alla sindaca di Crema per l’infortunio a un bimbo di un asilo comunale causato dalle anomalie una porta tagliafuoco, richiamano drammaticamente il tema delle responsabilità in materia di sicurezza nelle scuole.

Da anni chiediamo di regolare, con disposizioni chiare e inequivocabili, il carico insopportabile di responsabilità che ricade sui dirigenti scolastici, reso ancora più pesante dalle condizioni critiche in cui versano la maggior parte degli edifici.

Riteniamo indispensabile un intervento legislativo che precisi le responsabilità dei dirigenti nella gestione degli edifici scolastici e gli ambiti che sono invece di competenza degli enti locali per quanto riguarda gli aspetti strutturali degli immobili.

Si tratta di una battaglia di civiltà che deve partire in primo luogo dalla realizzazione, non più rinviabile, degli interventi di messa in sicurezza di tutte le scuole del Paese, attraverso gli obiettivi previsti dal PNRR e, deve proseguire poi, individuando e attribuendo correttamente i diversi ambiti di responsabilità che spettano ai soggetti in campo, amministrazioni locali, amministrazione scolastica centrale e periferica, dirigenti scolastici, in una logica di coesione nazionale e di pari condizioni per le opportunità di apprendimento in ogni parte del Paese.

La sicurezza delle strutture scolastiche riguarda milioni di cittadini italiani che nelle scuole studiano e lavorano ogni giorno: dall’amministrazione scolastica, agli enti locali, al Governo e al Parlamento, tutti devono essere coinvolti nella ripresa di una campagna di sensibilizzazione su questo tema.

Sulle povertà educative

Sulle povertà educative

di Stefano Stefanel

                La pandemia e l’avvento totalizzante delle tecnologie digitali hanno reso agevole per tutti la comprensione di un concetto che prima dell’emergenza era appena entrato nel lessico scolastico e sociale e cioè quello di povertà educativa. Fino a qualche tempo fa si parlava di analfabetismo di ritorno o di analfabetismo funzionale e dentro queste distinzioni sociologiche era nata tutta la problematica relativa ai Bes (Bisogni Educativi Speciali), vissuti da una parte del sistema scolastico nazionale come l’ennesimo tentativo di sdoganare i fannulloni, da un’altra parte come una vera emergenza con potenzialità distruttive, da un’altra parte ancora come un elemento da catalogare senza avere bene chiaro in mente poi di cosa farsene di questa catalogazione.

                Dietro il concetto di povertà educativa ci sono due macro categorie: quella di isolamento e quella di deprivazione. I vari loockdown e un anno e mezzo di grandi incertezze delle classi politiche e di quelle educanti hanno reso macroscopico il problema. La novità è che la povertà educativa è diventata una categoria non difficile da individuare e che va al di là della volontà del singolo. E’ indifferente, dentro questa categoria, se un ragazzo si chiude in camera e dialoga solo con lo smartphone perché sta male, perché è depresso o perché è un fannullone o perché sta deviando: comunque siamo dentro ad un problema e ad una vera povertà educativa e solo questo è il dato da cui partire. Le famiglie non sono tutte attrezzate allo stesso modo e una stessa povertà educativa può dare esiti diversi: un figlio ci sta dentro fino al collo, un altro figlio invece riesce, pur vivendo nello stesso ambiente, ad affrancarsi dalla povertà educativa familiare e a salire sul famoso, anche se acciaccato, ascensore sociale.

                Succede – e dico “per fortuna” – che figli di genitori alcolizzati o drogati trovino nella scuola o nel lavoro le possibilità per uscire dal degrado familiare, ma succede anche che ragazzini fragili vengano travolti dai problemi delle proprie famiglie. E tutto questo, pur avvenendo in tutti i ceti sociali, ha una ricaduta molto più forte tra gli stranieri immigrati e tra le fasce deboli della popolazione, non sorrette da supporti economici, che di per sé non danno garanzia di nulla, ma che comunque permettono anche agevoli vie d’uscite, che la povertà economica unità alla povertà educativa spesso non permettono.

                Gli insegnanti dentro questo girone infernale del nostro tempo hanno maturato ottime capacità nell’individuare e diagnosticare la povertà educativa, molto al di sopra dei servizi sociali, ancora prede della ossessione per le lunghe diagnosi alla fine di lunghe riunioni, laddove il tempo dedicato a diagnosticare supera di gran lunga quello dedicato a supportare. Inoltre il rapporto tra servizi sociali e scuola è spezzato, a cominciare dalla mancata integrazione progettuale e formativa tra educatori di derivazione sociale e insegnanti di derivazione scolastica.

                La pandemia ha prodotto dunque un aumento della sensibilità scolastica, anche in chi è totalmente contrario a corsie di attenzione per coloro che hanno problemi. Per cui si è assistito e si assisterà in futuro a povertà educative trattate allo stesso modo sia dai falchi (insensibili al problema che pare non  riguardarli) sia alle colombe (che per il problema soffrono) e cioè attraverso la valutazione disciplinare, che coincide per i falchi e per le colombe, perché ovviamente è negativa. La domanda che a me sorge spontanea (ma comincio a temere che sorga solo a me, anche se spero di no) è questa : come fa uno studente diagnosticato dentro una povertà educativa a rispondere correttamente alle sollecitazioni valutative effettuate attraverso prodotti di verifica stantii (i compiti in classe), sbagliati perché inseriti dentro uno schema “a domanda risponde” di tipo non colloquiale (le interrogazioni)? Davanti a grandi povertà educative la risposta più semplice è programmare più compiti e più interrogazioni e poi mettere due o tre in pagella perché lo studente non è mai venuto a farsi interrogare, anzi spesso non è proprio mai venuto e quindi la distanza tra falchi e colombe si è – per il suo comportamento – azzerata.

                Stupisce in tutto questo come non si comprenda che la povertà educativa va affrontata con un progetto che tocchi la vita dello studente, non con una misurazione di apprendimenti effettuata su base docimologica, con le scuole primarie che vorrebbero cominciare a maneggiare una merce avariata come la bocciatura anche dei bambini di quel segmento di scuola. Davanti a diagnosi chiare diventa incomprensibile perché non si agisca sul concetto stesso, eliminando prima la povertà educativa e poi mettendo il soggetto dentro la normalità valutativa. Poiché gran parte degli insegnanti italiani non ha studiato come si valutano gli apprendimenti, il comportamento e come si valuta collegialmente spesso i termini “valutazione”, “misurazione”, “certificazione” sono considerati sinonimi dentro una confusione che produce dispersione scolastica ed esiti bizzarri (valutazioni di fine anno che contraddicono Invalsi e Ocse-Pisa, valutazioni in alcune zone d’Itaia che paiono irrealistiche rispetto ad altre, ecc.) in situazioni pressoché normali, mentre producono una totale catastrofe dentro le povertà educative.

                Un’analisi del problema però non è stata fatta dal Ministero e non sembra sia dentro gli interessi attuali dell’Italia. Il Ministero ha solo inviato una estemporanea frase sibillina dentro una comunicazione non essenziale: “Pertanto il processo valutativo sul raggiungimento degli obiettivi di apprendimento avverrà in considerazione delle peculiarità delle attività didattiche realizzate, anche in modalità a distanza, e tenendo in debito conto delle difficoltà incontrate dagli alunni e dagli studenti in relazione alle situazioni determinate dalla già menzionata situazione emergenziale, con riferimento all’intero anno scolastico”. Cosa voglia dire proprio non lo si sa: ognuno tiene conto di quello che vuole e i criteri approvati dai collegi docenti hanno la specificità di essere così vaghi da produrre risultati opposti in base non alla situazione oggettiva dello studente, ma alla sensibilità valutativa del docente. Se poi si pensa di agire sulle povertà educative attraverso il “Piano Estate” (che poi finisce in inverno) mi pare che proprio non ci siamo.

                Dentro l’ignobile frase: “Io lo faccio per il bene dello studente” (che vuol dire che qualcuno dei presenti facendo o pensando diverso fa il male dello studente) si nasconde tutta l’idea salvifica per cui l’insegnante sa cos’è il bene dello studente al di là e oltre quello che lo studente sa di se stesso. Tutto questo acuisce il problema, perché questa produzione di diagnosi senza esito sembra una storia che non potrà avere fine. Se due milioni di ragazzi dai 17 ai 25 anni non studiano e non lavorano (i così detti NEET) e nessuno li mette in relazione con le scuole che hanno appena concluso o abbandonato o con le università che hanno iniziato e non concluso, forse qualche problema di rapporto tra diagnostica e soluzione c’è. Che però la soluzione sia quella di affrontare le povertà educative con dosi massicce di disciplinarismo e verifiche scritte o orali mi pare possa essere almeno messo in discussione. Se c’è stata una diagnosi corretta in base a quale illuminazione divina un soggetto dentro una povertà educativa potrà rispondere correttamente ad una domanda che attiene a contenuti disciplinari o ad un compito contenente la richiesta di risolvere quesiti numerici? Il disinteresse e l’assenza di impegno tracciano un confine molto labile tra voglia di far nulla e povertà educativa (anche se non è difficile da comprendere che al giorno d’oggi la voglia di fare nulla è un sintomo della povertà educativa). Avere in mano uno smartphone e usarlo solo per messaggiare o guardare gli stessi siti con stupidaggini o porcherie, disinteressandosi completamente di tutte le possibilità o le culture che sono accessibili attraverso quello smartphone, dovrebbe far dubitare sulla risoluzione di problemi epocali con metodi per lo più parternalistici e selettivi del secolo scorso (e di quello prima).

                Concludo abbinando lo sconcerto ad un’ipotesi: e se invece di produrre diagnosi e piani personalizzati (che tali non sono) cominciassimo a ragionare su progetti scolastici personalizzati di recupero delle povertà educative, verificando solo la diminuzione della povertà educativa, non la risposta esatta ad un quiz di storia?

Scuole chiuse, ogni studente perde fino a 1.800 euro l’anno

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

La chiusura della scuola per l’emergenza sanitaria, in Italia 37 settimane, un periodo più lungo dei paesi nostri competitor secondo l’Unesco, rischia di aver un effetto pesante sul capitale umano, con un minor rendimento annuo pari a 1.883 euro. E se ipotizziamo che una vita lavorativa in Italia possa durare 45 anni, applicando un tasso di sconto del 2%, si ottiene un valore attuale di mancati guadagni di quasi 57mila euro (il 226% di una retribuzione media annua).

Parliamo, beninteso, della perdita massima che ciascuno studente può subire, visto che al momento non è possibile sapere quali effetti la Dad abbia avuto nel mitigare le perdite (o la mancata acquisizione) di conoscenze causate dalla pandemia. I risultati dei test Invalsi sugli apprendimenti in italiano, matematica, inglese saranno infatti noti solo a metà luglio.

Il tema tuttavia, avverte Andrea Gavosto, economista e direttore della Fondazione Agnelli, che ci anticipa le stime effettuate, insieme a Barbara Romano, nell’approfondimento «Covid-19 e learning loss: quali misure senza misure», disponibile sul sito www.fondazioneagnelli.it, «è molto serio, e non va sottovalutato».

In Italia la scuola è stata chiusa 37 settimane. In Germania 34, nel Regno Unito 27, in Spagna 15, in Francia 12 settimane. Hanno tenuto le scuole chiuse più di noi gli Stati uniti, 56 settimane. Anche qui si tratta di dati ponderati per chi ha frequentato di più in presenza, da noi primaria e prima media, e chi no, superiori.

Gli effetti di tutto questo sulle competenze non sono ancora noti. Primi studi in Paesi Bassi e Regno Unito mostrano perdite marcate. Nei Paesi Bassi, dove la banda larga è diffusa, la dotazione di device è quasi universale e c’era già esperienza di didattica digitale, in 8 settimane di chiusura delle scuole la perdita di apprendimenti stimata è stata di almeno il 20% di un anno scolastico. In pratica, non sono andati avanti. Gli studenti provenienti da famiglie svantaggiate sono stati più colpiti: per loro la perdita di apprendimenti è fino al 55% maggiore rispetto ai compagni. Nel Regno Unito, dove un primo campionamento è stato fatto sui bambini della primaria, è emerso come si siano persi quasi due mesi di progresso in lettura e matematica. Da noi, dove internet e le lezioni on line hanno mostrato più di una difficoltà, non si attendono risultati migliori.

Partendo da queste premesse, la Fondazione Agnelli ha calcolato la perdita di capitale umano (massima) a cui stiamo andando incontro. La stima Ocse più recente del tasso medio di rendimento dell’istruzione in Italia è dell’8,1% di reddito futuro per ogni anno aggiuntivo di scolarizzazione. Considerando una chiusura delle scuole di 37 settimane (92,5% dell’anno scolastico), la perdita di guadagni futuri sarà pari al 7,5% l’anno (ovvero il 92,5% del rendimento annuo di 8,1%) durante l’intero arco della vita lavorativa di un individuo che oggi è studente. Si può quindi stimare un minor rendimento annuo del capitale umano pari a 1.883 euro (ovvero il 7,5% del salario medio annuo di un lavoratore dipendente, che è pari a 25.110 euro). Che sale a circa 57mila euro in 45 anni di vita lavorativa. A livello individuale si tratta di un costo alto. Riferita a 6,6 milioni di studenti italiani, la cifra diventa approssimativamente di 375 miliardi di euro, ovvero un po’ più del 20% del Pil 2019.

«Non mi pare – commenta Gavosto – che ci sia la giusta consapevolezza della profondità delle ferite che questa generazione rischia di portarsi dietro tutta la vita. E questo riguarda tutti gli studenti, non solo quelli che provengono da situazioni di svantaggio, che sono comunque i più danneggiati. Il piano estate del ministro Bianchi non sta incontrando una partecipazione massiccia delle scuole: molti collegi dei docenti si sono sfilati o hanno delegato totalmente al terzo settore; alla fine riguarderà poche decine di ragazzi per scuola. È un peccato, data la gravità del problema e le ingenti risorse in campo. Per recuperare almeno in parte gli apprendimenti servirà perseverare con un piano esteso, focalizzato (a valle di ciò che ci dirà Invalsi) e di durata pluriennale».

Vaccinare i bambini per tornare a scuola in sicurezza

da Il Sole 24 Ore

«Vaccini ai bambini? Lì dove gli studi dimostrano che non ci sono effetti indesiderati, il vaccino rimane l’arma più sicura per poter contrastare la pandemia», ha detto il professor Stefano Vicari, Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, nel corso della trasmissione di Tuttoscuola su Radio Cusano Campus «L’ora di buco. Storie di vita scolastica».

Le parole del primario
«Vaccinare è un modo per poter garantire la salute dei nostri figli», ha spiegato il primario chiarendo ogni dubbio sulla sicurezza dei vaccini per i più piccoli. Proprio i più piccoli sono coloro che hanno pagato il prezzo più alto di questa pandemia. «Ci sono degli studi che hanno coinvolto molti ragazzi, anche in Italia, che hanno documentato alla fine del primo lockdown come nei bambini ci sia stato un aumento di disturbi del sonno e dell’irritabilità – ha detto ancora Vicari -, mentre negli adolescenti siano comparsi segni di ansia e di depressione. La richiesta di aiuto per disturbo mentale è aumentata del 30% nel corso della seconda ondata. L’età media di queste richieste si è abbassata e 7 volte su 10 il ragazzo viene in pronto soccorso perché si procura ferite da taglio e ha pensieri suicidari. Perché nella seconda ondata ciò è accaduto più che nella prima? Perché nella prima tutti erano a casa, nella seconda i genitori sono tornati al lavoro lasciando a casa i ragazzi da soli. L’angoscia è aumentata»

Quanto ha contribuito la chiusura della scuola alla comparsa di questi sintomi in bambini e ragazzi? «Sicuramente ha significato una diminuzione delle relazioni sociali – ha spiegato il Neuropsichiatra del Bambino Gesù a Tuttoscuola – e su questo ha pesato lo stress legato alla pandemia: la paura di infettarsi o di infettare le persone care. I bambini e gli adolescenti sono stati dimenticati. Nel corso del primo lockdown si parlava molto dei runners, e poco di loro. Erano considerati dei “bambacioni” che certo non stavamo mandando al fronte, o degli irresponsabili che andavano in giro ad infettare. Il fatto che non si siano proprio presi in considerazione i diritti di bambini e adolescenti mi ha colpito molto».Qualcosa per aiutarli si può fare e il primo aiuto deve partire dalla famiglia. «I genitori possono fare moltissimo – ha suggerito infatti Vicari -, soprattutto per i bambini più piccoli. Il primo consiglio che noi diamo è quello di mantenere delle routine. Con la fine della scuola ci saranno giornate più vuote. E’ importante continuare ad alzarsi presto, avere momenti dedicati al riordino della stanza, mantenere ritmi e attività organizzate. E i genitori devono passare del tempo con loro divertendosi. Quando si condivide il tempo e lo spazio siamo in grado di ascoltare, una cosa che spesso dimentichiamo di fare».

Sette proposte per migliorare la scuola italiana, contrastare l’abbandono e garantire maggiore inclusione

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Aumento della dispersione scolastica e dei Neet (giovani che non studiano e non lavorano); l’8% degli studenti impossibilitati a seguire le lezioni a distanza, percentuale che sale al 23% per gli studenti con disabilità; nelle periferie in cui WeWorld lavora, il 70% dei ragazzi, durante il primo lockdown, non possedeva device informatici per la Dad. La pandemia ha inciso profondamente sulla scuola italiana, mettendone in luce carenze strutturali presenti da anni ma mai affrontate con sufficiente decisione.

Per questo motivo, in occasione della fine dell’anno scolastico, il secondo segnato dalla pandemia, WeWorld – organizzazione italiana che da 50 anni difende i diritti di donne, bambini e bambine in 27 Paesi – ha presentato il report “La scuola che verrà – Ripensare la scuola nell’era post-Covid 19”, che analizza lo stato della scuola e dell’educazione in Italia dopo la pandemia, elaborando alcune proposte concrete per affrontare le principali criticità.

WeWorld è parte della Rete Frequenza200, che riunisce oltre 20 organizzazioni del Terzo Settore coinvolte in progetti che promuovono un’educazione inclusiva e di qualità in quartieri caratterizzati da situazioni di disagio socioeconomico e povertà educativa.

«Ora abbiamo un’occasione unica, che non va sprecata: cambiare davvero il sistema scolastico italiano. La scuola è stata infatti la grande penalizzata di questa pandemia, che ha visto migliaia di bambini e ragazzi esclusi dal percorso educativo» commenta Elena Caneva, coordinatrice del Centro Studi di WeWorld. «Dopo la pandemia, serve un cambio di passo per migliorare la qualità dell’apprendimento, ridurre le disuguaglianze nell’accesso alla conoscenza, contrastare con fermezza la dispersione scolastica che, acuita dai lockdown e dalla prolungata chiusura delle scuole, è diventata un’emergenza in molte aree del nostro Paese», conclude Caneva.

Il Report: ecco elencate le sette proposte di WeWorld per la scuola che WeWorld ha elaborato per rimettere al centro l’educazione inclusiva come interesse primario di bambini e ragazzi.

•Garantire una copertura omogenea di servizi per la prima infanzia almeno al 60%, su tutto il territorio nazionale. Questa misura avrebbe effetti positivi in termini di sviluppo ed educazione per bambini e bambine, e contribuirebbe al contrasto a dispersione scolastica e povertà educativa. Una misura, sottolinea WeWorld, che consentirebbe anche una maggiore occupazione femminile.

•Estendere l’obbligo di istruzione dai 3 ai 18 anni (invece degli attuali 6-16 anni), per garantire benefici educativi fin dalla prima infanzia, contrastare l’aumento dei Neet constatato dopo la pandemia, e incidere positivamente sull’occupazione femminile, ancora drammaticamente bassa in molte aree del nostro Paese, in cui la cura dei figli nella prima infanzia è appannaggio quasi esclusivo delle donne. WeWorld propone anche una riforma del sistema di istruzione secondaria di II grado, potenziando la formazione professionale degli Istituti tecnico-scientifici e riducendo il ciclo dei licei da 5 a 4 anni, per consentire ai giovani di affacciarsi prima al mondo del lavoro o di cominciare prima gli studi universitari o altri percorsi di istruzione e formazione.

•Rimodulare il calendario scolastico: riduzione dei mesi di vacanze estive, da 3 a 2 (luglio e agosto), permettendo così di contrastare l’abbandono e di mantenere quella rete di educazione e protezione sociale fondamentale in tanti contesti periferici e marginali del nostro Paese.

•Rimodulazione degli orari di ingresso e uscita da scuola per una migliore conciliazione dei tempi di scuola-lavoro, per migliorare il livello di attenzione di bambini e adolescenti, garantire maggiore flessibilità ai genitori lavoratori e ridurre l’impatto ambientale dei mezzi di trasporto pubblici e privati.

•Garantire il tempo pieno, che ha ricadute positive dal punto di vista cognitivo su bambini/e e ragazzi/e, e permette di contrastare il rischio di dispersione scolastica e povertà educativa.

•Introdurre un dirigente del “tempo extra-scuola”, incaricato del potenziamento dell’offerta formativa e dell’organizzazione di attività extracurricolari, in collaborazione con il Terzo Settore. Questa misura mira a colmare la carenza di esperienze attive e relazionali per bambini e ragazzi, causata dalla pandemia e dai lockdown, e contrastare ancora una volta l’emergenza dell’abbandono scolastico.

•Potenziamento dell’educazione civica: WeWorld propone inoltre una revisione dei curricula scolastici per potenziare gli insegnamenti di educazione civica seguendo alcuni pilastri tematici che includano non solo Costituzione e diritto, ma anche Sviluppo sostenibile, Cittadinanza digitale ed educazione alla cittadinanza globale (Ecg).

Bianchi: “Apriamo con voi il cantiere scuola”

da la Repubblica

Riccardo Luna

«Stiamo lavorando per ridare a questo paese una cosa che in questi anni è mancata: la centralità della scuola. Per questo dico: apriamo qui, assieme, un cantiere sulla scuola del futuro, sui contenuti della scuola e sul modo di trasmetterli. C’è una grandissima voglia di aprire una fase nuova ». Il ministro Patrizio Bianchi è negli studi di Repubblica tv ospite di TechTalk, l’appuntamento quotidiano per parlare di tecnologia, innovazione e futuro di Italian Tech.

E nel rispondere alla domanda: a che cosa serva spendere tanti soldi per portare la banda ultralarga in tutte le scuole con i fondi del Pnrr, se la didattica resta la stessa del secolo scorso, racconta la sua idea di scuola.

Partiamo dall’anno scolastico appena finito: l’anno della Dad è concluso. Si può dire finalmente?

«La didattica a distanza ha insegnato a tutti che ci sono anche altri mondi. Possiamo archiviare quell’esperienza ma dobbiamo saper trarre vantaggio da quello che abbiamo imparato».

Perché è sostanzialmente fallita?

«Non sono convinto di questo. La didattica a distanza è arrivata non come alternativa alla presenza ma all’assenza. Senza, c’era solo l’abbandono. Sono emerse problematiche, è vero, ma c’erano anche prima».

Possiamo dirlo che fare sei ore di lezioni frontali via video come se fossimo in classe è stato un errore?

«Sì e non è colpa della Dad. il problema è che siamo arrivati a questa fase avendo ancora un modello di didattica tutto in presenza e trasmissiva: il docente parla e lo studente ascolta. Con la pandemia abbiamo messo nel mezzo un computer. La colpa non è del computer: dobbiamo affrontare il tema di come si riorganizza e rivitalizza la scuola oggi».

Gli insegnanti dovrebbero tornare a scuola per imparare a insegnare in modo nuovo?

«Tutti dobbiamo tornare a scuola.

Tutti noi che abbiamo scoperto che un lavoro si può fare anche a distanza. Dobbiamo fare un reskilling del paese intero. Anche i mestieri più tradizionali per essere fatto al meglio hanno bisogno di investimenti in formazione. I lavori non sono più quello di prima. E neanche la scuola. La presenza è fondamentale ma va usata diversamente dalla lezione frontale, per fare ragionamenti insieme. E dobbiamo saper incrociare i saperi».

La scuola è rimasta indietro?

«La scuola è lo specchio del paese.

In questo anno c’è stata tantissima innovazione. Abbiamo raccolto una biblioteca di casi su come si può insegnare e imparare diversamente, ed è un archivio che mettiamo a disposizione di tutti. Il problema è che in questo paese gli innovatori non si conoscono, dobbiamo dare loro voce per dimostrare che si può fare».

Come trasformare le scuole con il digitale?

«Partendo da una considerazione.

Tutti i ragazzi che vanno a scuola sono nati in questo secolo, tutti gli insegnanti nel secolo precedente.

Non è una differenza da poco. I ragazzi hanno una capacità innata di utilizzare gli strumenti digitali.

Dobbiamo, già da questa estate, promuovere una scuola più aperta, consapevole del fatto che le competenze del passato possiamo esprimerle in modi diversi; ma anche del fatto che con queste macchine, possiamo fare cose mai fatte prima. Dobbiamo usare il digitale per aprire le scuole, connetterle fra loro».

Siamo nel mezzo di una rivoluzione tecnologica: quale deve essere la missione della scuola?

«Prendiamo il settore manifatturiero. Molte attività sono automatizzate. Il rischio è avere sopra l’esperto di robot e software, una parte della società colta e connessa che vive bene; e avere sotto, tutti gli altri che fanno lavori talmente poveri che non hai neanche bisogno di comprare le macchine al posto loro. Chi sta in basso invidia chi sta in alto, e gli altri hanno paura di quelli sotto, ma così la società si spacca. La ricucitura su base nazionale e su base sociale spetta alla scuola. Ma in futuro non dovrà più rendere evidenti le diseguaglianze, come avvenuto in pandemia, ma essere il luogo dove si riducono perché tutti hanno le stesse opportunità. Da qui si parte per ricostruire il paese».

Incarichi dirigenti scolastici 2021/22: mobilità, mutamenti, conferme. Tutte le scadenze. NOTA

da OrizzonteScuola

Di redazione

Il Ministero dell’Istruzione con nota del 9 giugno fornisce indicazioni sulle operazioni di attribuzione degli incarichi dirigenziali: conferme, mutamenti,
mobilità interregionale con decorrenza 01/09/2021.

L’assegnazione degli incarichi dirigenziali è effettuata nell’ordine previsto dall’articolo 11 comma 5 del C.C.N.L 2006:

a) Conferma degli incarichi ricoperti alla scadenza del contratto. Le conferme degli incarichi nelle sedi attualmente ricoperte riguardano i dirigenti scolastici i cui contratti scadono il 31 agosto 2021.
b) Assegnazione di altro incarico per ristrutturazione, riorganizzazione o sottodimensionamento dell’ufficio dirigenziale.

I dirigenti scolastici in servizio presso istituzioni scolastiche che nell’ a.s. 2021/2022 risultino sottodimensionate, parteciperanno alle operazioni di mutamento di incarico, sia nel caso di naturale scadenza del contratto al 31 agosto, sia nel caso in cui il contratto non sia in scadenza.

c) Conferimento di nuovo incarico alla scadenza del contratto e assegnazione degli incarichi ai dirigenti scolastici che rientrano, ai sensi delle disposizioni vigenti, dal collocamento fuori ruolo, comando o utilizzazione, ivi compresi gli incarichi sindacali e quelli all’estero.

d) Mutamento d’incarico in pendenza di contratto individuale.

e) Mutamento d’incarico in casi eccezionali.

f) Mobilità interregionale

Domanda mobilità

La domanda per la richiesta di mobilità deve essere presentata entro il 21 giugno 2021 all’Ufficio Scolastico Regionale di appartenenza. Entro la stessa data le domande di mobilità interregionale.

Entro il 5 luglio 2021 gli Usr di appartenenza inviano tutte le domande per le quali è rilasciato l’assenso, agli Uffici Scolastici Regionali di destinazione.

Per ciò che riguarda poi l’attivazione della procedura di immissione in ruolo interregionale gli Usr comunicano al MI all’indirizzo e-mail dgper.ufficio2@istruzione.it, l’eventuale assenso all’attivazione della procedura entro il 21 giugno 2021 nonché, in caso di assenso, a comunicare entro il 20 luglio 2021 il numero dei posti di dirigente scolastico vacanti e disponibili, residuati a seguito delle operazioni di mobilità.

Altre informazioni sulle domande verranno fornite dal ministero prossimanamente.

NOTA 9-giugno-2021

Esiti scrutini in Anagrafe studenti, le attività previste per le scuole dal 10 giugno al 10 luglio. Nota

da OrizzonteScuola

Di redazione

Comunicazione esiti finali in Anagrafe Nazionale Studenti anno scolastico 2020/2021. Nota Ministero Istruzione 1803 del 10 giugno 2021. Le scuole a fine anno scolastico devono comunicare gli esiti finali degli studenti. La comunicazione può essere effettuata sia accedendo alle apposite funzionalità presenti sul portale SIDI, sia tramite l’invio di flussi da software locali certificati

Attività previste:

  • Rilevazione esiti scrutini analitici per studente: funzioni disponibili dal 10 giugno al 10 luglio, nell’area “Alunni – Gestione alunni – Scrutini finali analitici – Gestione scrutini”
  • Esami di Stato – Scuole secondarie di primo grado statali e paritarie: i dati possono essere trasmessi a partire dal 10 giugno e fino al 10 luglio, nell’area SIDI “Alunni – Gestione alunni – Esami di Stato I Ciclo”. È possibile effettuare tale inserimento direttamente sul SIDI oppure, per le scuole che utilizzano i pacchetti locali, utilizzando appositi
    servizi Web.
  • Esami di Stato Scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie: per la rilevazione Esiti Esami di Stato le indicazioni operative sono fornite con la nota n.1751 del 4/6/2021.

In particolare per il primo punto:

  • Scuola primaria. Per tutti gli alunni l’esito finale viene preimpostato in “Ammesso/a”; nel caso di alunni in
    istruzione parentale l’esito è preimpostato ad “Idoneo/a”. La scuola dovrà unicamente procedere al salvataggio della pagina relativa alla classe selezionata ed, eventualmente, cambiare l’esito.
  • Scuola secondaria di primo grado. Prima di procedere alla trasmissione degli esiti è opportuno verificare la congruità dei piani di studio inseriti sul SIDI, nonché l’effettivo e corretto abbinamento agli alunni.
    Per ogni studente frequentante la scuola deve essere comunicata la votazione per ciascuna disciplina presente nel piano di studi (nel caso di “Religione/Attività alternativa” si indica il giudizio), anche se inferiore ai 6 decimi. Da quest’anno è prevista la valutazione anche per la disciplina “Educazione civica”.
    Per gli alunni in istruzione parentale andrà comunicato solo l’esito dello scrutinio (Idoneo/Non idoneo).
  • Scuola secondaria di secondo grado. Le valutazioni devono essere comunicate per ciascuna disciplina presente nel Quadro orario abbinato a ciascun alunno, compresa la disciplina “Educazione civica”.
    Per una corretta trasmissione dei dati è necessario prima verificare la completezza dei quadri orari già presenti sul SIDI ed il loro allineamento con i pacchetti locali. Qualora non fossero presenti tutte le discipline per le quali lo studente viene valutato è necessario aggiornare il relativo Quadro Orario, accedendo all’area “Gestione anno scolastico – Quadri orario”, e sincronizzare nuovamente con il pacchetto locale prima di inviare il flusso.

Per la comunicazione dell’esito degli studenti con sospensione di giudizio le funzioni saranno riaperte dal 23 agosto al 10 settembre.
Solo per il primo anno dei percorsi professionali le modalità previste sono “Ammesso / Non ammesso / Ammesso con revisione del PFI (Progetto Formativo Individuale)”.

Per gli studenti dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) la comunicazione dell’esito finale prevede, per il terzo e quarto anno, anche la trasmissione dell’esito dell’esame di qualifica/diploma utilizzando le apposite funzioni presenti nell’area Scrutini.

NOTA

Maturità 2021, la Notte prima degli esami secondo i Prof

da La Tecnica della Scuola

La Tecnica della Scuola quest’anno vuole mandare un “in bocca al lupo” speciale a tutti gli studenti e a tutte le studentesse che dovranno sostenere gli esami di Maturità, dopo due anni scolastici molto difficili e, sicuramente, indimenticabili.

Per fare ciò, ha pensato di avvalersi dell’aiuto di alcuni social prof., che hanno accettato volentieri l’invito di dare il loro contributo, per affrontare in maniera più leggera questi giorni ricchi di ansia, adrenalina e anche paura che accompagnano la fatidica “Notte prima degli esami“.

Dall’11 giugno e fino a martedì 15, verranno pubblicati una serie di video con protagonisti diversi prof. che sono diventati dei veri e proprio “influencer” e che racconteranno alcuni aneddoti della loro carriera. Un modo per accorciare la distanza docenti-alunni/e, mostrando un supporto anche affettivo a tutti gli studenti e le studentesse di quinta superiore.

I video saranno disponibili sul nostro canale Youtube e sulle nostre pagine social Facebook, Instagram e Twitter.

Bianchi, le idee su vaccini, scuola d’estate e Dad

da La Tecnica della Scuola

Il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, intervenuto questa mattina nel corso di una diretta sul portale Skuola.net, non ha parlato solo degli esami di maturità, ma ha affrontato anche altri temi interessanti.

Vaccini ai giovani

“Ho visto dei ragazzi che sono cresciuti molto, che usano gli strumenti. Dico a loro di scambiarsi le esperienze. Bisogna ritrovare la socialità. I ragazzi hanno capito che il vaccino è uno strumento per tornare ad abbracciarsi, cerchiamo di avere più fiducia in noi stessi”.

Punti di forza e di debolezza della scuola

“Noi abbiamo una scuola che ha punti di forza. Nessuno ha ragionato come noi sull’inclusione, ma la debolezza è che nel Paese non tutta la scuola offre le stesse opportunità. Abbiamo dei problemi ma anche dei vantaggi. I ragazzi, quando si confrontano con quelli degli altri Paesi, hanno delle solidità. C’è il tema delle vaccinazioni che resta il tema principale, siamo in continuo contatto con le unità sanitarie. Sono convinto che all’interno delle scuole siamo in grado di garantire la giusta sicurezza, ma dev’esserci anche fuori. C’è uno straordinario cambiamento di produrre beni e servizi. Oggi si lavora molto di più insieme in una società aperta. A me piacerebbe moltissimo collegare delle scuole con la didattica a distanza, ad esempio la Sicilia col Trentino”.

Scuola d’estate

“Abbiamo lanciato un programma per l’estate, specie in quelle aree in cui serviva di più. Recuperare la dimensione e tornare alla scuola degli affetti. La scuola d’estate è una scuola anche da inventare, non è stare seduti. Trovare modalità nuove, è una proposta non rivolta a tutti. C’è una grande parte che non ha molte possibilità. L’invito è ai ragazzi per tornare a vivere insieme, c’è la bellezza dell’imparare e stare insieme, parlarsi. Una volta andavi a scuola perchè avevi bisogno di informazioni, oggi siamo annegati nelle informazioni”.

Protocollo d’Intesa MI – MiC (11.06.2021, AOOGABMI 16)

PROTOCOLLO DI INTESA TRA
Il MINISTERO DELL’ISTRUZIONE (MI)
E
IL MINISTERO DELLA CULTURA (MiC)

Interventi volti alla promozione dell’educazione alla cultura delle arti, della musica, della creatività, del cinema, del teatro e delle attività progettuali delle istituzioni scolastiche


Rafforzare la collaborazione tra il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Cultura e facilitare – a partire dall’estate – il rilancio di progettualità tra il mondo della scuola e della cultura, per creare occasioni di recupero della socialità e di potenziamento delle competenze disciplinari e relazionali. È questo l’obiettivo del Protocollo d’intesa “Interventi volti alla promozione dell’educazione alla cultura delle arti, della musica, della creatività, del cinema, del teatro e delle attività progettuali delle istituzioni scolastiche”, sottoscritto dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e dal Ministro della Cultura Dario Franceschini.

In vista dell’attuazione del “Piano Scuola Estate 2021. Un ponte per un nuovo inizio”, i due Ministeri, con le loro strutture periferiche e gli enti collegati, intendono promuovere o potenziare collaborazioni tra musei statali, archivi, biblioteche, soggetti pubblici e privati del settore dello spettacolo, cinema e istituzioni scolastiche per realizzare insieme attività progettuali, che potranno essere replicate anche durante il prossimo anno scolastico.  

Una sinergia che accrescerà la vicinanza di studentesse e studenti al patrimonio storico-artistico e di conoscenza del nostro Paese, coerentemente con gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.   

“La scuola, come comunità educante, ha, per definizione, un rapporto strettissimo con tutte le declinazioni della cultura – ha dichiarato il Ministro Patrizio Bianchi -. Ringrazio il Ministro Franceschini e il suo dicastero per questo accordo, che rinsalda ulteriormente una collaborazione strategica. Il Piano Estate riporterà ragazze e ragazzi, bambine e bambini, alla socialità e all’apprendimento a tempo pieno e dal vivo, dopo le tante difficoltà che abbiamo – e hanno – vissuto. Tornare a poter fruire di visite e spettacoli culturali è lo strumento privilegiato per l’ingresso dei giovani nella nuova normalità, sempre accompagnati da una scuola aperta al territorio, al mondo esterno e alla società”.   

“Questo protocollo segna un punto di ripartenza e guarda al futuro – ha dichiarato il Ministro della Cultura, Dario Franceschini -. Le necessarie misure restrittive assunte dal governo durante la pandemia per contenere il contagio e mettere in sicurezza la salute degli italiani hanno messo a dura prova i più giovani, che hanno dovuto rinunciare alla scuola in presenza e alla socialità tipica dello stare in classe. Questo protocollo è un importante passo verso il ritorno alla quotidianità che nel nostro Paese vede al centro la cultura. A partire dall’estate e anche nei mesi successivi ci sarà un dialogo costante della scuola con i musei, i teatri, la musica e i loghi della cultura. Un’iniziativa che aiuterà il settore dello spettacolo a ripartire”.  

La collaborazione attivata dal Protocollo accompagnerà le scuole, nel rispetto della loro autonomia, nel coinvolgimento di studentesse e studenti in eventi legati alle arti, alla musica, al cinema, al teatro, all’audiovisivo, nello sviluppo dello studio del territorio e delle tradizioni delle realtà locali, attraverso la visita, anche in modalità virtuale, di musei, aree e parchi archeologici, biblioteche, archivi di Stato e altri luoghi della cultura.