La democrazia in crisi

La democrazia in crisi

di Maurizio Tiriticco

Copio dalla cronaca di Roma de “la Repubblica” di oggi 12 luglio i seguenti titoli: “Verso le elezioni – Sui manifesti spariscono i partiti – La campagna senza simboli dei candidati al Comune tra social e realtà – Dai manifesti agli hashtag – I candidati in campagna fanno a meno dei partiti”. E penso che quest’ultima constatazione non è soltanto dei cronisti de “la Repubblica”, ma è un dato di fatto! Ma vediamo anche alcune parole d’ordine (una volta si diceva cosi): “Comitato per Virginia, avanti con coraggio”; “Roberto Gualtieri Sindaco, Roma. E tutti noi”; “Roma sul serio Carlo Calenda Sindaco”; “Michetti, chi? L’Avvocato Cavaliere al merito della Repubblica Italiana, il Professore di Diritto che assiste gli Enti Locali con la sua Gazzetta Amministrativa”.

Parole parole parole, diceva una bella canzone! E a monte delle parole? Non so! Un tempo, ormai molto lontano ed anche liquidato – a mio vedere molto improvvidamente – a monte delle parole dette e scritte dai candidati c’erano ben altre parole, quelle dette e scritte dai partiti! Sì, dai partiti! E la parola partito viene, com’è noto, dalla parolaparte: quando in un Paese, democratico o meno, una parte della popolazione viene di fatto collocata da una parte! Ed un’altra dall’altra. E di fatto c’erano anche – e a volte ben distinte – le classi sociali. C’erano i contadini, che lavoravano la terra; gli operai, che lavoravano in fabbrica; e il ceto medio, il settore impiegatizio. E gli economisti avevano al proposito individuato i famosi tre stati o settori sociali: il primario, il secondario e il terziario. Ma di fatto è anche sempre esistito un quarto stato, quello così benrappresentato dal celebre dipinto di Giuseppe Pellizza da Volpedo, realizzato alla fine dell’800: “lo stato dei reietti”. E potremmo anche dire, con largo beneficio di inventario, che,nell’Italia e nell’Europa avanzate di oggi, il quarto stato può essere ben rappresentato dalle migliaia di disperati che sbarcano sulle nostre coste meridionali. O meglio, su tutte le coste meridionali dell’Europa.

Nel corso della storia, almeno della nostra storia recente, i partiti si sono a poco a poco liquefatti. Almeno quelli che abbiamo conosciuto – e a cui abbiamo dato vita – prima nel corso della Resistenza antifascista, poi con la restaurazione della libertà. Ed erano, all’origine, i sei partiti che avevano costituito il CLN, ovvero il Comitato di Liberazione Nazionale, che potremmo definire storici: la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista, il Partito Socialista, il Partito, Liberale, il Partito d’Azione, il Partito Repubblicano, con i loro leader altrettanto storici. Qualche nome: Ivanoe Bonomi (Democrazia del Lavoro), Mauro Scoccimarro e Giorgio Amendola (PCI), Alcide De Gasperi (DC), Ugo La Malfa e Sergio Fenoaltea (Partito d’Azione), Pietro Nenni e Giuseppe Romita (PSI), Meuccio Ruini (Democrazia del Lavoro), Alessandro Casati (Partito Liberale Italiano).

E questi sei partiti hanno vissuto, operato e, potremmo dire, resistito anche per quasi tutti i decenni della cosiddetta “prima repubblica”. Poi non so! Lasco allo storico l’analisi ed il giudizio su quanto avvenuto. Mi limito solo a constatare che, almeno a partire dalla “caduta del muro di Berlino” – le virgolette sono necessarie perché segnano non solo un fatto ma un’epoca – del 9 novembre 1989, è nata, a mio vedere, almeno in Italia, un’epoca nuova. O, se non nuova, diversa, almeno per quanto riguarda l’assetto ed il contesto dei sei partiti politici, storici, potremmo dire. E’ opportuno ricordare in primo luogo, a mio avviso, la liquidazione del PCI: con la cosiddetta “svolta della Bolognina”, voluta ed imposta da Achille Occhetto. Il PCI viene ridenominato Partito Democratico della Sinistra, come se il PCI dovesse vergognarsi anche di quel nome, adottato da un drappello di scissionisti (parola d’ordine: in Italia come in Russia) a Livorno nel 1921 nel corso del XVII° congresso del Partito Socialista Italiano. Quando poi è stranoto che il PCI, sotto la guida prima di Palmiro Togliatti, poi di Luigi Longo, poi di Enrico Berlinguer, non ha mai costituito – come sempre invece recitato dagli avversari – la longa manus dell’Unione Sovietica in Italia. Anzi! Ma qui il discorso mi porterebbe fuori strada. Mi limito solo ad accennare al “Memoriale di Jalta”, redatto da Palmiro Togliatti nei suoi ultimi giorni di vita durante una vacanza a Jalta, in Crimea nell’agosto del 1964. Va ricordato che in questo scritto Togliatti annota parte della sua teoria sulla via italiana al socialismo nonchésevere critiche nei confronti dell’Unione Sovietica.

E poi e poi… finalmente il nuovo millennio! Ed una sorta di catarsi politica, almeno qui nel nostro Paese! I partiti storici scompaiono a poco a poco e nascono nuove forze e forme politiche, MA… Il MA maiuscolo sta ad indicare che tutta l’organizzazione politica del nostro Paese è “altra cosa” rispetto al secolo scorso. Lega, Cinque Stelle, Forza Italia et al sono tutt’altra cosa rispetto allo ieri! La caduta delle idee o – se si vuole – delle ideologie, ha comportato anche la caduta dei partiti storici! Per cui l’assetto politico si dimostra frammentario e variabile! Ogni leader, reale o presunto, corre a farsi il proprio partitino, crea la sua sigla, che sigla resta e che poco entusiasma il cittadino.

Il cittadino, anche se inconsciamente, esige idee – non parlo di ideali – programmi certi, prospettive per il domani. Ma oggi è costretto ad accontentarsi di poco. Il mercato della politica non va oltre i Renzi, le Meloni, i Salvini, i Conte, i grillini pentastellati e compagnia cantante. I miei concittadini migliori ricordano uomini come Moro, Berlinguer, De Gasperi, Nenni e i tanti altri della ormai lontana Prima Repubblica. I partiti politici e i loro riti, i congressi, i comitati centrali, le correnti, i quotidiani, le riviste, le discussioni infinite, ma necessarie, non esistono più, purtroppo!

Ma perché purtroppo? In effetti, ho avuto occasione di scrivere più volte che questa lenta ma inesorabile liquefazione dei partiti, ormai in atto nel nostro Paese da alcuni anni, costituisce a mio avviso un fenomeno molto preoccupante e da non trascurare. Anzi, da analizzare.Cosa che ho cominciato a fare qualche tempo fa. Si vedano, ad esempio, in Tiriticcheide, “La democrazia in crisi” e “La democrazia sotto attacco”.

Mah! Comunque, domani è un altro giorno!

Una scuola a misura di studente

Una scuola a misura di studente

di Stefano Stefanel

            Una scuola a misura di studente è uno slogan un po’ vecchiotto e un po’ retorico, ma rende ugualmente bene l’idea della scuola dentro la società della conoscenza, che ha cura per tutti i suoi studenti. Gli studenti dovrebbero trovare nel sistema scolastico quello che risponde meglio alle loro singole esigenze, nell’interesse comune di aumentare le possibilità e le potenzialità di tutti e quindi anche il benessere (sociale, culturale, economico) di ogni nazione. Nei fatti, però, accade spesso che sia più corretto lo slogan opposto: Uno studente a misura di scuola. Il sistema scolastico non si struttura come un servizio verso le esigenze di ogni singolo studente, ma propone delle strade e cerca studenti che si adattino a queste. Tutta le questioni dell’orientamento, delle bocciature, dei percorsi opzionali, delle materie di indirizzo, delle valutazioni docimologiche trasformano l’idea di essere, come scuola, “a misura di studente” a quella più pragmatica di cercare studenti “a misura di scuola”. Ma fin qui siamo nella normalità del rapporto diretto tra dichiarato ed agito, una questione su cui la scuola sta dibattendo ormai da almeno vent’anni, quelli dell’autonomia, e che i vari tentativi di accountability non sono riusciti a modificare.

            Se, però, prima di occuparci delle esigenze degli studenti dobbiamo occuparci di adeguare alla capienza dei mezzi di trasporto il numero di studenti da far salire sugli autobus (ma non su quelli cittadini che possono continuare a girare pieni), di far entrare nelle classi più studenti possibile pur non rispettando le distanze di sicurezza, di garantire che gli insegnanti che vogliono si vaccinano e quelli che non vogliono non lo fanno, di continuare a valutare attraverso numeri assegnati a seguito di compiti in classe scritti e di interrogazioni gestite su base mnemonica e ripetitiva, se dobbiamo occuparci di quanti alunni possono entrare nelle palestre o nei laboratori, se dobbiamo ascoltare i prefetti su quando si deve fare scuola, se dobbiamo decidere d’estate che banchi ci servono d’inverno, se dobbiamo continuare a credere e a far credere che il “vecchio” esame di stato con le prove scritte e l’orale sia una cosa seria da ripristinare, se dobbiamo parlare di povertà educative e di dispersione come se fossero fenomeni indipendenti rispetto alle condizioni in cui vivono le persone, difficilmente avremmo tempo, voglia e possibilità di occuparci di quello di cui hanno bisogno gli studenti per apprendere, migliorare, crescere.

            Tutto questo, comunque, potrebbe anche essere fatto rientrare nella solita e solida battaglia tra chi vuole cambiare il sistema scolastico e chi lo vuole mantenere inalterato, senza mai commuoversi per quello che hanno dimostrato gli studenti italiani in questi due ultimi anni scolastici. La questione diventa più seria, però, se tutti coloro che, in qualche modo, devono prendere decisioni in una situazione particolarmente drammatica come la pandemia, non si accontentano di una considerazione umanamente ovvia come la comprensione per aver dovuto fare scelte difficili in un periodo difficile, ma pretendono di dimostrare di non aver sbagliato nulla neppure davanti agli errori più ignobili. E così si assiste alla sequela delle questioni su cui di deve tacere, perché altrimenti si viene assaliti dall’aggressività dei decisori, che vogliono prendere decisioni sbagliate ricevendo solo applausi, traendo conclusioni scorrette perché nascono da premesse poco scientifiche, facendo sempre ricadere le colpe sugli altri. Sui trasporti non si può dire nulla, sui tracciamenti neppure, sulle decisioni dei prefetti nemmeno, sulla solitudine in cui gli Uffici scolastici regionali hanno lasciato le scuole si rischia il procedimento disciplinare, sull’incompetenza dei docenti a valutare (sia in presenza sia a distanza) tutto tace, sulle stupidaggini di chi vuole una scuola che boccia di più nessuno da voce a chi ritiene che il sistema scolastico si valuti in base a quanto insegna, non a quanto boccia (lo ha detto anche il Ministro Bianchi, guardando “stupito” l’aumento delle bocciature). E via di seguito, fino ad arrivare ai dirigenti scolastici che tutti hanno sempre operato bene e guai a chi dice il contrario. Insomma una situazione in cui tutti sono bravi e competenti e solo (alcuni) studenti non lo sono.

DAD, DDI E DINTORNI

            “La Didattica a Distanza è negativa”: questa banale osservazione viene enunciata come una perla di saggezza infinita, come se nella scuola ci fosse qualcuno che dice che, invece, la DAD è positiva. La scuola da marzo a giugno del 2020 ha dovuto ricorrere alla Didattica a Distanza perché l’alternativa era nessuna didattica. E quindi ha usato in emergenza un metodo didattico (l’e-learning) che non può, nell’ordinario, sostituire la scuola in presenza. Quando una colossale banalità diventa elemento di ragionamento pubblico vuol dire che siamo proprio messi male. Anche se nell’estate del 2020 il Ministero ha introdotto il concetto di Didattica Digitale Integrata, che non vuol dire DAD, perché “integrare” non significa “sostituire”, mi pare che pochi abbiano colto il senso della questione, che, molto semplicemente, è trarre il meglio da tutte le possibili opportunità. Ragionandoci su non è poi così difficile capire che integrando la didattica ordinaria con quella digitale possiamo raggiungere meglio tutti gli studenti, dare ascolto e corso ai loro bisogni, riorganizzare tempi e modi dell’apprendimento, imparare metodi di verifica e valutazione meno “pre-industriali”. Tutta la filiera della formazione ha lavorato in questo senso e nel complesso ha lavorato molto bene.

            Almeno dentro il mondo della scuola dovrebbe esserci la consapevolezza delle grandi potenzialità del digitale e dell’importanza di creare una didattica integrata. Il digitale può sviluppare le condizione per grandi risparmi di tempo, ma dentro un paradigma mutato. Il digitale è molto utile per il colloquio colto e il focus group, molto poco utile, invece, lo è per l’interrogazione mnemonica e per il compito scritto. Si tratta di verificare qual è la condizione migliore, imparare a lavorare in piattaforma e lasciare alle attività in presenza il loro imprescindibile ruolo nel contatto, nel confronto, nella socializzazione, nel lavoro in team. Invece per una parte consistente del mondo della scuola le attività migliori da realizzare in presenza sono e rimangono i compiti scritti e le interrogazioni. E allora è chiaro che torna prepotente il concetto di Didattica a Distanza, proprio per cercare ancora una volta di chiudere la porta a quel digitale a scuola, nel momento in cui tutta la vita reale è dentro il digitale.

MULTIDISCIPLINARIETA’ e INTERDISCIPLINARIETA’

            L’esame di stato degli ultimi due anni in entrambi i cicli ha dimostrato che “un altro mondo è possibile”. La massa inutile di compiti scritti nel primo ciclo e quella nociva nel secondo ciclo ha ceduto il posto ad un colloquio che ha evidenziato il lato migliore della scuola. Permane ancora in troppi docenti l’idea che senza una domanda contenutistica non siamo di fronte ad un vero esame, ma questo perché si sta scontando nella scuola italiana una lunga e potente tradizione di disciplinarismo monadico, dove ogni disciplina si chiude dentro il suo recinto orario e non dialoga con nessuno.

            Sia il multidisciplinarismo (molte materie che concorrono in forma autonoma ad affrontare un unico argomento da più punti di vista), sia il transdisciplinarismo (le materie che vengono utilizzare per ragionare attorno ad un argomento, ma non in forma ordinata o completa perché l’interesse è sull’argomento non sulla materia) vanno studiati, prima dai docenti e poi dagli studenti. L’importante passaggio valutativo che ha toccato la scuola primaria, con l’introduzione della valutazione per obiettivi, tende proprio a combattere la secondarizzazione di quel segmento di scuola, mentre la nuova forma dell’esame di stato tende a “prima rizzare” la scuola secondaria dentro l’esigenza di saperi non più divisi. Le discipline devono essere usate per capire, non per presidiare centri di potere (la famigerata “pari dignità” delle discipline definita per via normativa e non culturale).

            Ecco che allora diventa importante comprendere in che modo il digitale può aiutare lo studente ad integrare il suo sapere e a dotarlo delle competenze necessarie per padroneggiare questo digitale, senza farsi ingoiare da lui. Impresa complicata, ma che gli attuali contorcimenti linguistici non fanno che rendere ancora più complicata.

BOCCIARE E DISPERDERE COME SORVEGLIARE E PUNIRE

            Tutta la questione della distanza e della presenza rientra nell’unica categoria, purtroppo immortale, del “sorvegliare e punire”, dove la fanno da padroni l’appello, la presenza obbligatoria, l’idea che devi esserci anche se questa tua presenza non ti produce alcun vantaggio. Se quello che conta è il contenuto della risposta dentro una sorta di eterno quiz mnemonico, poi quando lo studente si troverà a dover elaborare un pensiero dovrà saperlo fare con i mezzi suoi, non con quelli che gli ha trasmesso la scuola. Nel mondo ormai non si tratta di “saper dare la risposta esatta”, ma di “saperla cercare”, che è un po’ diverso.

Nota 12 luglio 2021, AOODGOSV 16254

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione
e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione

OGGETTO: Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 maggio 2021 recante l’adozione del Piano Triennale delle Arti 2020 – 2022, ai sensi dell’articolo 5, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 60. Prime indicazioni per l’attuazione.

Nota 12 luglio 2021, AOODGPER 21317

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico – Uff. III

Ai direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali
Ai dirigenti titolari degli Uffici Scolastici Regionali per l’Umbria, la Basilicata e il Molise
p.c. All’Ufficio di Gabinetto
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione

OGGETTO: D.M. n. 51 del 3 marzo 2021, recante “Costituzione degli elenchi aggiuntivi alle graduatorie provinciali per le supplenze del personale docente ed educativo, in applicazione dell’articolo 10 dell’Ordinanza del Ministro dell’istruzione 10 luglio 2020, n. 60 e disposizioni concernenti gli elenchi dei docenti della scuola primaria e dell’infanzia per l’attribuzione di contratti di supplenza presso i percorsi a metodo Montessori, Pizzigoni, Agazzi”. Avviso apertura funzioni telematiche.

Avviso 12 luglio 2021

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per il personale scolastico

OGGETTO: D.M. n. 51 del 3 marzo 2021. Integrazione graduatorie provinciali per supplenze e di istituto del personale docente, in attuazione dell’art. 10 dell’ O.M. n. 60 del 10 luglio 2020.
Avviso aperura funzioni per la presentazione delle istanze di inserimento negli elenchi aggiuntivi alla I fascia delle Graduatorie provinciali per supplenza e correlate graduatorie di istituto di II fascia.

Piano RiGenerazione Scuola


Piano “RiGenerazione scuola”, istituiti il Comitato Tecnico-Scientifico e la Rete “Green Community” per la sua attuazione

Prende corpo “RiGenerazione scuola”, il piano per la transizione ecologica e culturale delle scuole, presentato a Roma, al Ministero dell’Istruzione, lo scorso 4 giugno.

Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha infatti firmato il decreto per l’istituzione del Comitato Tecnico-Scientifico con l’obiettivo di implementarne l’attuazione, in coerenza con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e l’Agenda 2030 dell’ONU.

Il Comitato dovrà individuare le azioni per la transizione ecologica e culturale, da portare nelle scuole di ogni ordine e grado.   

I componenti del Comitato Tecnico-Scientifico sono:

Dott. Tullio Berlenghi

Prof. Federico Maria Butera

Avv. Alessandro Dini

Prof. Fabio Fava

Ing. Silvia Grandi

La Sottosegretaria all’Istruzione, la Senatrice Barbara Floridia, con delega in materia di sostenibilità, coordinerà il nuovo CTS. “Questa struttura permetterà al Piano di andare avanti anche nei prossimi anni, a prescindere dal presente Governo”, commenta la Sottosegretaria Floridia. E aggiunge: “Le questioni ambientali devono essere affrontate con una visione di lungo termine. Stiamo lavorando per un cambiamento reale, di cui beneficeranno le generazioni future. Perché le sfide ambientali richiedono un impegno nei decenni”.

Con lo stesso decreto si prevede anche la costituzione della “Green Community”, una rete nazionale composta da rappresentanti di amministrazioni pubbliche, istituzioni culturali, scientifiche, di ricerca, organizzazioni no profit e profit, anche di rilievo internazionale, che aiuteranno il Ministero e le Istituzioni scolastiche nella realizzazione delle iniziative volte alla transizione ecologica e culturale delle scuole.

I temi della crescita sostenibile e dell’educazione alla sostenibilità sono stati inseriti anche nei documenti finali approvati al G20 sull’Istruzione di Catania dello scorso 22 giugno guidato dal Ministro Bianchi.

La prima riunione del Comitato Tecnico-Scientifico è prevista il prossimo 12 luglio.


Bianchi: “Lavoriamo a una nuova capacità di agire per l’ambiente, partendo dalla scuola” Floridia: “Educhiamo ad abitare il mondo in modo nuovo”

Il Ministro Patrizio Bianchi e la Sottosegretaria Barbara Floridia hanno presentato, questa mattina, presso la Sala “Aldo Moro” del Ministero dell’Istruzione, “RiGenerazione Scuola”, il Piano per la transizione ecologica e culturale delle scuole, pensato nell’ambito dell’attuazione dell’Agenda 2030 dell’ONU.

“Oggi apriamo un capitolo importante: la formazione e l’educazione alla sostenibilità. Lo facciamo con una parola meravigliosa, RiGenerazione. Lavoriamo a una nuova capacità di agire per l’ambiente, partendo dalla scuola, che è il battito della comunità”, ha detto il Ministro Patrizio Bianchi in apertura dell’evento.

“Se riusciremo a educare i giovani a un nuovo modo di abitare il mondo, riusciremo a cambiare il Paese. Per questo il termine “rigenerazione”: dobbiamo rigenerare i nostri pensieri – ha aggiunto la Sottosegretaria Barbara Floridia -. La scuola è il luogo giusto per farlo, è l’infrastruttura culturale per eccellenza del Paese, è l’autostrada del pensiero. Dobbiamo passare dal concetto della resilienza al concetto della rigenerazione, non dobbiamo più resistere, ma imparare a vivere in un mondo nuovo”.

Educare i più giovani ad abitare il mondo in modo diverso, a ragionare sul lungo periodo, ponendo maggiore attenzione ai temi ambientali, alla sostenibilità delle nostre economie e dei nostri stili di vita, progettando nuovi mestieri che sappiano guardare al futuro rispettando ciò che ci circonda. Questi sono, appunto, gli obiettivi del Piano presentato oggi, che guarda alla scuola italiana come infrastruttura culturale, come centro delle comunità, modello esistenziale e abitativo, luogo d’origine di un nuovo alfabeto ecologico ed economico. Per l’attuazione del Piano, sottolinea la Sottosegretaria Floridia, “è previsto più di un miliardo di investimenti e la realizzazione di 200 scuole nuove a efficienza energetica”. 

La transizione ecologica e culturale della scuola sarà fondata su quattro pilastri: la rigenerazione dei saperi, ovvero che cosa si impara a scuola; la rigenerazione delle infrastrutture, con la costruzione di edifici innovativi e la creazione di nuovi ambienti di apprendimento; la rigenerazione dei comportamenti, con l’acquisizione di buone abitudini nel rispetto dell’ambiente anche a scuola; la rigenerazione delle opportunità, ovvero indirizzi scolastici caratterizzati da percorsi formativi che guardano ai temi dell’ecologia e della sostenibilità.

Questa mattina, a rappresentare i quattro pilastri, in collegamento video e in presenza, sono state alcune scuole italiane che hanno raccontato i loro progetti e la loro esperienza diretta in tema di transizione ecologica.

Durante la presentazione del Piano è stato trasmesso un video messaggio di Maria Chiara Carrozza, Presidente del CNR. Hanno inoltre partecipato Fabio Trincardi, Direttore del Dipartimento di Scienze del sistema terra e tecnologie per l’ambiente del CNRClaudia Brunori, vice Direttore del Dipartimento per l’Economia Circolare di ENEA e Alessandro Bratti, Direttore generale dell’ISPRA.

Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha poi concluso l’evento ricordando che, anche in pandemia, “questo è un Paese che non si è fermato. Come tutte le volte, questo Paese dimostra la sua capacità nel momento più difficile, più delicato. Lo dico anche a voi ragazzi: dimostrate che dobbiamo essere orgogliosi del nostro Paese. E ricominciamo quindi a rigenerarci. Le scuole siano presidio di legalità, intelligenza e passione, il nostro Paese ne ha bisogno”.

Le scuole che hanno partecipato in collegamento video: 

  • Liceo Scientifico Statale “A.B. Sabin” di Bologna
    Liceo Scientifico con percorso Ecologico ambientale
  • Istituto Comprensivo “San Filippo del Mela” di San Filippo del Mela (ME)
    Istituto impegnato nel progetto “Orto Amico” e con una mensa a Km0
  • Istituto Comprensivo “Via Baccano” di Roma
    Istituto impegnato nel progetto “Plastic Free”
  • Istituto Comprensivo “John Dewey” di San Martino in Pensilis (CB)
    Istituto impegnato nel progetto “Un albero per il futuro”

La scuola che ha partecipato in presenza:

  • Istituto Tecnico Agrario “Giuseppe Garibaldi” – Roma
    Istituto per la formazione tecnica e pratica nel settore agroalimentare, ambientale e delle biotecnologie

Mobilità 2021/2022

Calendario Mobilità

a cura di Dario Cillo


Utilizzazioni e Assegnazioni provvisorie

Tipo di personaleTermine presentazione domande
Personale Docentedal 15 giugno al 5 luglio (su istanze online)
Personale Educativodal 15 giugno al 5 luglio (modalità cartacea)
Personale IRCdal 15 giugno al 5 luglio (modalità cartacea)
Personale ATAdal 28 giugno al 12 luglio (modalità cartacea)

Mobilità

  • Nota 29 marzo 2021, AOODGPER 10112
    Mobilità del personale docente, educativo ed A.T.A. per l’a.s. 2021/22: trasmissione dell’Ordinanza Ministeriale relativa alla mobilità del personale della scuola e dell’Ordinanza Ministeriale relativa alla mobilità degli Insegnanti di Religione Cattolica a seguito della sottoscrizione definitiva del Contratto Collettivo Nazionale Integrativo relativo al personale docente, educativo ed A.T.A. sottoscritto in data 6 marzo 2019, certificato in data 4 marzo 2019 dal Dipartimento della Funzione Pubblica
  • Ordinanza Ministeriale 29 marzo 2021, AOOGABMI 106
    Mobilità personale docente, educativo ed ATA per l’anno scolastico 2021/22
  • Ordinanza Ministeriale 29 marzo 2021, AOOGABMI 107
    Mobilità degli insegnanti religione cattolica anno scolastico 2021/2022
  • Contratto Collettivo Nazionale Integrativo (6.3.2019)
    Mobilità del personale docente, educativo ed A.T.A. per gli anni scolastici relativi al triennio 2019/20, 2020/21, 2021/22
Termine presentazione domandeTermine acquisizione domandeDiffusione risultati
Docenti Scuola Infanzia (1)29 marzo  – 13 aprile19 maggio7 giugno
Docenti Scuola Primaria (1)29 marzo – 13 aprile19 maggio7 giugno
Docenti Scuola Secondaria I grado (2)29 marzo – 13 aprile19 maggio7 giugno
Docenti Scuola Secondaria II grado (2)29 marzo – 13 aprile19 maggio7 giugno
Personale Educativo (3)15 aprile – 5 maggio19 maggio8 giugno
Personale ATA (4)29 marzo – 15 aprile21 maggio11 giugno
Personale IRC (5)31 marzo – 26 aprile4 giugno14 giugno
NB: Sono indicate in rosso le date che hanno subito variazioni

(1) Il dirigente scolastico competente provvede, entro i 15 giorni successivi al termine fissato dall’O.M. per la presentazione delle domande di mobilità, alla formazione e pubblicazione all’albo dell’istituzione scolastica delle graduatorie comprendenti sia agli insegnanti titolari su scuola, sia i docenti titolari di incarico triennale. (art. 19, c. 4, CCNI)

(2) I dirigenti scolastici, entro i 15 giorni successivi alla scadenza delle domande di trasferimento, formulano e affiggono all’Albo le graduatorie per l’individuazione dei soprannumerari comprendenti sia i docenti titolari su scuola sia i docenti con incarico triennale. (art. 21, c. 3, CCNI)

(3) Il dirigente scolastico competente, provvede – entro 10 giorni dalla data di pubblicazione della tabella organica – alla formazione e pubblicazione all’albo della direzione delle graduatorie relative al personale educativo interessato al fenomeno delle soppressioni. (art. 31, c. 4, CCNI)

(4) I dirigenti scolastici, entro i 15 giorni successivi alla scadenza delle domande di trasferimento, formulano e affiggono all’albo le graduatorie per l’individuazione dei perdenti posto. (art. 45, c. 5, CCNI)

(5) Gli insegnanti di religione cattolica che si vengano a trovare in posizione di soprannumero rispetto alle dotazioni organiche di ogni singola diocesi sono individuati sulla base della graduatoria articolata per ambiti territoriali diocesani, predisposta dall’Ufficio scolastico regionale competente. (art. 27, c. 7, CCNI)


Scuola, pubblicati i risultati della mobilità del personale educativo

Sono stati pubblicati l’8 giugno gli esiti della mobilità del personale educativo per l’anno scolastico 2021/2022. Quest’anno le domande convalidate dagli uffici sono state 339.

Sono state soddisfatte 194 richieste, presentate da 119 Educatrici (61%) e da 75 Educatori (39%). In particolare, 7 domande hanno riguardato il passaggio di ruolo provinciale, 92 il trasferimento interprovinciale, 95 il trasferimento provinciale.


Scuola, pubblicati i risultati della mobilità dei docenti: soddisfatto oltre il 60% degli insegnanti. Per quasi 7mila domande ok allo spostamento in altra regione

Sono stati pubblicati il 7 giugno gli esiti della mobilità dei docenti per l’anno scolastico 2021/2022. Quest’anno le domande elaborate sono state 87.454, delle quali 71.838 per la mobilità territoriale e 15.616 per quella professionale.

I docenti effettivamente coinvolti sono stati 78.232 – al netto delle domande non accoglibili – 64.240 donne, 13.992 uomini. Ogni docente poteva presentare più domande. Le domande soddisfatte a livello nazionale sono state 47.230, pari al 60,4% del totale dei docenti che hanno partecipato alla mobilità ordinaria. Nel dettaglio, sono state accolte 40.786 domande di mobilità territoriale, per un totale di 6.911 spostamenti di docenti fuori regione.


Mobilità ATA 2021/2022: presentate 27.839 domande

Per l’anno scolastico 2021/2022, le domande di mobilità del personale Amministrativo, Tecnico e Ausiliario (ATA) inoltrate sono state complessivamente 27.839. Di queste, 44 sono state inviate avvalendosi di un delegato per la presentazione.

Le istanze hanno riguardato trasferimenti provinciali (22.455), trasferimenti interprovinciali (4.343), passaggi ad altro profilo provinciali (783), passaggi ad altro profilo interprovinciali (258). Per presentare la domanda c’era tempo dal 29 marzo al 15 aprile. I risultati della mobilità saranno pubblicati l’11 giugno.


Scuola, mobilità docenti 2021/2022: 90.876 le domande inoltrate

Le domande di mobilità inoltrate dai docenti per l’anno scolastico 2021/2022 sono state complessivamente 90.876. Di queste, 207 sono state effettuate con delega, avvalendosi di un delegato per la presentazione. Le domande hanno riguardato sia spostamenti territoriali (81,2%) che passaggi di ruolo e di cattedra.

Per presentare la domanda c’era tempo dal 29 marzo al 13 aprile. Il maggior numero di istanze ha riguardato la scuola secondaria di secondo grado (37.529). Seguono la primaria (26.847), la secondaria di primo grado (15.536) e la scuola dell’infanzia (10.964). I risultati della mobilità saranno pubblicati il 7 giugno.


Sono state firmate il 29 marzo l’Ordinanza relativa alla mobilità del personale docente, educativo e Ausiliario, Tecnico e Amministrativo (ATA) per l’anno scolastico 2021/2022 e l’Ordinanza relativa ai docenti di Religione Cattolica.

Per il personale docente le domande potranno essere effettuate dal 29 marzo, al 13 aprile 2021. Entro il 19 maggio saranno ultimati gli adempimenti degli uffici periferici del Ministero, i movimenti saranno pubblicati il 7 giugno 2021.

Il personale educativo potrà presentare domanda di mobilità dal 15 aprile al 5 maggio 2021. Le operazioni saranno concluse entro il 19 maggio, la pubblicazione dei movimenti avverrà l’8 giugno 2021.

Per il personale ATA, le domande potranno essere effettuate da oggi, 29 marzo, al 15 aprile 2021. Gli adempimenti degli uffici si svolgeranno entro il 21 maggio, la pubblicazione dei movimenti è fissata per l’11 giugno 2021.

Gli insegnanti di Religione Cattolica potranno presentare domanda di mobilità dal 31 marzo al 26 aprile 2021, i movimenti saranno pubblicati il 14 giugno 2021.