Sott’acqua sembra di volare

“Sott’acqua sembra di volare”: i corsi per le persone con disabilità
Redattore Sociale del 29/07/2021

Da quando è nata ufficialmente, Scuba Tricolore, realtà reggiana, ha brevettato tre persone cieche, una persona tetraplegica e una con sindrome di Down. Dalla piscina al mare aperto, da La Spezia a Portofino: “Quando si riemerge, si è persone nuove”.

REGGIO EMILIA. “In assenza di gravità, con la pressione, sott’acqua sembra di volare. È per questo che tutti i nostri sub con disabilità quando riemergono si sentono un’altra persona. Non importa se vedi o non vedi, se non hai un arto o se, in superficie, non riesci a muoverti. Lì sotto proviamo tutti le medesime sensazioni”. Roberto Vecchi è il presidente della Polisportiva Tricolore di Reggio Emilia, società ‘ombrello’ che include tanto basket, tanta pallavolo e tanta attività subacquea, tra cui quella dedicata alle persone con disabilità. Attività subacquea legata a doppio filo con Nadd – realtà nata a Milano a metà degli anni Ottanta e riconosciuta a livello internazionale rivolta prevalentemente allo sviluppo di sistemi didattici, corsi di acquaticità, nuoto e subacquea per persone con disabilità – e HSA (Handicapped Scuba Association International), organizzazione internazionale nata nel 1975 in California con lo scopo di avvicinare le persone disabili al mondo della subacquea, sbarcata in Italia verso la metà degli anni ’80.

Vicino alla subacquea per persone con disabilità da molti anni, Vecchi e altri tre colleghi istruttori – perché Vecchi è anche istruttore – tra anni fa hanno deciso di creare Scuba Tricolore, proprio per dare ancora maggiore risalto a questa opportunità: far ottenere a una persona con disabilità un brevetto da sub. “Da allora abbiamo brevettato tre persone cieche, una persona tetraplegica, un ragazzo con sindrome di Down, uno dei primi in Italia, Mikkel Mathiesen. La scorsa settimana, con lui, abbiamo fatto un’immersione al Cristo degli Abissi, nella baia di San Fruttuoso, tra Camogli e Portofino”: una bella soddisfazione e un bel regalo di laurea, considerato che si è appena laureato in Scienze dell’educazione all’Università21 di Reggio.

Il percorso per prendere il brevetto da sub comincia, naturalmente, in piscina. Per le persone con disabilità non ha una durata precisa: dipende dalla disabilità e dalle condizioni complessive. “Lavoriamo in estrema sicurezza, ci sono sempre due persone con un ragazzo, tra istruttori e accompagnatori. Prima di cominciare e durante tutto il percorso siamo in costante contatto con i medici e gli specialisti che seguono il ragazzo”. Una volta che si è pronti, si passa al mare. “Ogni luglio – a parte questo e lo scorso per l’emergenza sanitaria – trascorriamo due giorni alla Base Comsubin di La Spezia con tutti i ragazzi seguiti in Italia da HSA. Usciamo in gommone, ci immergiamo. Facciamo nuotare, proponiamo lo snorkeling e le immersioni: a ciascuno il suo. È un’esperienza molto bella”. Nel corso dell’anno, Scuba Tricolore organizza anche ‘open day’ a cui possono partecipare ragazzi di tutta Reggio: “Persone con una disabilità fisica o intellettiva, non importa. Facciamo provare tutti. Siamo formati e ci muoviamo secondo le rigorose direttive stabilite dalla HSA nazionale e internazionale. Non tutti, però, possono prendere il brevetto”.

Come noto, sott’acqua non si può toccare nulla, ma Scuba fa un’eccezione per i sub ciechi: “A loro facciamo toccare il possibile: accarezzare le stelle marine, sentire il Cristo Redentore. Insieme ‘vediamo’ le bellezze dei fondali. Incontrandoli per Reggio, i nostri sub con disabilità ci chiedono sempre di organizzare più spesso le uscite. Ne facciamo due o tre l’anno, al momento di più non riusciamo. Ma è bello sentire il loro entusiasmo. Pur facendolo da tanti anni, l’immersione con una persona con una disabilità, talvolta anche grave, è un’emozione molto forte”.

di Ambra Notari

Incontro con la Commissaria europea per l’Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l’Istruzione e i Giovani

Il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha incontrato il 29 luglio, al Ministero la Commissaria europea per l’Innovazione, la Ricerca, la Cultura, l’Istruzione e i Giovani, Mariya Gabriel.

Al centro dell’incontro, le linee di investimento e le riforme previste nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano. Il Ministro ha illustrato, in particolare: le misure per rafforzare il sistema educativo 0-6 anni attraverso il potenziamento dell’offerta di posti negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia e per diffondere maggiormente il tempo pieno nella scuola primaria; le misure per ridurre la dispersione scolastica; gli interventi per il consolidamento dei percorsi dell’Istruzione tecnica e professionale e la riforma degli Istituti Tecnici Superiori (ITS).

Il Ministro ha ribadito l’importanza di cogliere le opportunità messe a disposizione dall’Europa per migliorare la qualità dei sistemi educativi e garantire a tutte le studentesse e agli studenti uguali diritti. Il Ministro Bianchi ha poi sottolineato la comune visione nel rimettere al centro dell’agenda politica internazionale le politiche per l’istruzione, nello specifico l’educazione digitale e l’educazione per lo sviluppo sostenibile attraverso il piano “RiGenerazione Scuola”. Tra gli altri temi affrontati durante l’incontro, le opportunità offerte dall’Ue per finanziare le politiche dell’Istruzione, tra le quali il programma Erasmus+ e i fondi strutturali e di investimento, l’impegno per rafforzare la formazione degli insegnanti e l’ampliamento delle competenze scientifiche, tecnologiche e linguistiche degli studenti, con particolare attenzione alle materie Stem.

Il Ministro ha ricordato, infine, l’impegno per riportare la scuola in presenza e in sicurezza a settembre e la sua disponibilità a partecipare al prossimo European Education Summit di dicembre.

Scuola e trasporti, le misure saranno varate la prossima settimana. Mattarella: «Va garantito un anno scolastico regolare»

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Arriveranno la settimana prossima le misure su scuola e trasporti: il governo conferma che entro la pausa estiva prevista per il 6 agosto ci sarà il nuovo decreto.

Sulla scuola ieri è intervenuto anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «La pandemia ha imposto grandi sacrifici in tanti ambiti. Ovunque gravi. Sottolineo quelli del mondo della scuola». Per il capo dello Stato «occorre tornare a una vita scolastica ordinata e colmare le lacune che si sono formate. Il regolare andamento del prossimo anno scolastico deve essere un’assoluta priorità. Gli insegnanti, le famiglie, tutti devono avvertire questa responsabilità, questo dovere, e corrispondervi con i loro comportamenti».

Quindi, come ribadito anche dal ministro dell’Iastruzione, Patrizio Bianchi, si punta a riportare in classe tutti gli studenti a settembre e dire addio alla Dad. Altro obiettivo è quello di evitare che il ritorno dalle vacanze si trasformi in un’ondata di nuovi contagi tale da far schizzare la curva del virus e soprattutto far risalire le ospedalizzazioni. E dunque intervenire sui trasporti a lunga percorrenza – treni, aerei e navi – introducendo l’obbligo del green pass, molto probabilmente dalla seconda metà di agosto.

Alle Regioni nelle prossime ore sarà illustrato il Piano messo a punto dal ministero dell’Istruzione sulla base delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico: arrivare alla ripresa dell’anno scolastico con almeno il 60% degli studenti tra i 12 e i 19 anni vaccinati (2,4 milioni di persone, 2 se si considera solo chi frequenta le superiori) – percentuale che per il Commissario per l’emergenza Francesco Figliulo è raggiungibile entro la prima decade di settembre – utilizzo della mascherina e distanziamento, con possibilità però di superamento della misura laddove non sia possibile mantenere il metro di distanza, capienza dei traporti pubblici all’80% ed eventuale scaglionamento degli orari d’ingresso, anche se sarebbe preferibile dilazionare quelli degli uffici pubblici anziché della scuola.

Il nodo centrale restano però le vaccinazioni del personale scolastico. Ad oggi la percentuale degli immunizzati è arrivata all’85,5% ma con forti differenze regionali: in base all’ultimo report 4 regioni – Sicilia, Sardegna, Calabria, Liguria – e la provincia di Bolzano hanno oltre il 30% di prof che non hanno fatto neanche la prima dose.

L’obiettivo è quello di arrivare a settembre con il 90% del personale scolastico vaccinato con entrambe le dosi. Problemi di forniture non ce ne sono visto che nei frigoriferi delle Regioni ci sono 4,6 milioni di dosi e ad agosto ne arriverà, oltre ai circa 15 milioni già previsti, un ulteriore milione “grazie – dice palazzo Chigi confermando il completamento della campagna di vaccinazione per fine settembre – alla proficua interlocuzione tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen”.

Il problema dunque è convincere chi non vuole vaccinarsi. E’ probabile che il governo proceda con una forte raccomandazione e poi, se entro il 20 agosto – data in cui le Regioni dovranno fornire a Figliuolo i numeri reali della situazione – non si sarà raggiunto il 90%, potrebbe pensare a introdurre l’obbligo.

«A scuola si va in presenza – conferma il sottosegretario alla Salute Andrea Costa – e per centrare l’obiettivo non possiamo pensare ad un ritorno senza il personale vaccinato. Chi si oppone, se non riusciremo a convincerlo, sarà obbligato». Bianchi è più cauto«Il governo vedrà se c’è bisogno di un’omogeneizzazione di tutto il Paese. Se c’è una regione con solo il 70% dei docenti vaccinati, il generale Figliulo si concentrerà su quella per portarli al livello nazionale».

Anche i presidi hanno riconfermato il loro sostanziale appoggio all’obbligatorietà, attaccando però la politica sia per le “difficoltà” nel decidere sia sui trasporti locali, altro punto critico per la ripresa a settembre: «In un anno e mezzo non si è riusciti a comprare mezzi e ad assumere più autisti» dice il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli. Non sembra invece percorribile anche in Italia, stando a fonti ministeriali sia per problemi di privacy sia per questioni legate ai protocolli sulla quarantena, la scelta della Francia in base alla quale, in caso di contatto positivo in classe, in Dad va solo chi non è vaccinato.


Covid, la scuola dice no al governo. Presidi e sindacati in rivolta: “Regole certe o tornerà la dad”

da la Repubblica

Escono furenti dal primo incontro tecnico del mattino sull’aggiornamento del protocollo di sicurezza per la riapertura delle scuole, di fatto una fumata nera anche perché è assente il rappresentante del Cts dal quale attendevano chiarimenti su distanziamento, vaccinati e l’obbligo di mascherine nelle aule. E le cose non migliorano nel pomeriggio quando al ministro Patrizio Bianchi presidi e sindacati pongono tutte le questioni irrisolte. Non basta dire vaccini: e gli spazi, i trasporti, il numero ridotto di alunni per classi, il tracciamento dei contagi? E ancora tanti interrogativi aperti, uno per tutti: se c’è un contagiato tutta la classe, anche se una buona parte vaccinata, andrà in quarantena, dunque tornerà a fare lezione da casa? La scuola rimane uno dei temini sul quale non accenna a placarsi la tensione nel governo e nella maggioranza. Il suo mondo intanto si ribella, reclama regole certe per evitare la Dad, non si accontenta delle intenzioni, esige fatti sul “ritorno in presenza” più volte assicurato dal ministro. Non ci sono dubbi sulla necessità del ritorno tra i banchi. Solo che ad oggi la sensazione di professori, presidi e genitori – che manifesteranno il 20 settembre con il comitato Priorità alla scuola – è di essere ancora su una barca in balìa del virus e delle sue varianti, nonostante i vaccini.

Bianchi s’impegna e riferire all’esecutivo, non tutto è di sua competenza, e si prepara domani a presentare il piano di rientro in classe alle Regioni. Piano che conterrà alcuni punti fermi: studenti e insegnanti tornano in presenza a settembre, anche dove non sarà possibile il distanziamento. Mentre sul fronte delle vaccinazioni a docenti e bidelli ci sarà una “forte raccomandazione”, quindi – almeno per ora – nessun obbligo. In attesa che aumentino i vaccinati, ad oggi l’85,5% a livello nazionale, con grandi differenze regionali.

Resta alta l’attenzione anche ai trasporti, affinché le agevolazioni per gli studenti rientrino tra le priorità. Sembra inevitabile però il ricorso allo scaglionamento degli orari per l’inizio delle lezioni, come lo scorso anno. L’obbligo sui vaccini attraverso un decreto è legato all’andamento della campagna vaccinale. Bianchi ieri ha fatto un video-appello (“vaccinarsi è un atto di responsabilità collettiva”), i sottosegretari all’Istruzione Lega e 5 Stelle frenano sull’obbligo, mentre l’obiettivo sui ragazzi over 12 è di arrivare al 60% i primi di settembre.

Ma torniamo ai nodi da sciogliere. “Abbiamo bisogno di risposte certe e non sottoscriveremo accordi di facciata, chiediamo chiarezza soprattutto al Cts: non saranno i dirigenti scolastici a trasformarsi in virologi” tuona Lena Gissi della Cisl scuola. E così Francesco Sinopoli della Flc-Cgil che avverte: “No agli spot, il governo investa sulla scuola. Invece sul fronte delle risorse dobbiamo registrare un chiaro disinvestimento.

Basti pensare che per sul 2020/2021 per l’organico aggiuntivo erano previsti un miliardo e 850 milioni di euro, mentre per il prossimo anno sono previsti solo 350 milioni”. Per i sindacati rimane troppo vago il parere del Cts sulle misure sanitarie. “È il governo che deve decidere, si assuma le proprie responsabilità – spiega Pino Turi della Uil – Per adesso i nodi strutturali non sono stati risolti”. Il capo dei presidi Antonello Giannelli, dell’Anp, osserva: “Se dobbiamo continuare a praticare il distanziamento la dad è inevitabile, la vaccinazione è la strada per evitarlo”.

Presto defibrillatori nelle scuole e corsi di formazione, approvata la legge

da La Tecnica della Scuola

A breve nelle scuole percorsi formativi per l’uso dei defibrillatori. Lo annuncia sui suoi profili social il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulé, che esulta per l’approvazione in via definitiva, da parte della Commissione Affari Sociali della Camera, della legge che prevede la diffusione dei defibrillatori nei luoghi pubblici e di lavoro e la formazione nelle scuole.

Il tweet del sottosegretario alla difesa: “È stata approvata definitivamente la legge che ho fortemente voluto per diffondere i #defibrillatori ovunque! Abbiamo scritto una pagina di civiltà e buonsenso, migliaia di vite saranno salvate. Grazie a tutti!”

Un tema, quello dei defibrillatori, più volte affrontato dalla Tecnica della Scuola, anche in relazione al recente caso Eriksen. Il presidente del 118 ha ricordato (come riportato dal nostro articolo) la necessità di attuare l’articolo 1, comma 10 della Legge 107/2015, che prevede l’insegnamento delle manovre salvavita agli studenti delle scuole secondarie di primo e di secondo grado: una norma che ad oggi rimane in altissima percentuale non attuata.

Tra l’altro una nota n. 7144 del 25 marzo del ministero dell’Istruzione ha disposto l’assegnazione alle singole scuole di 1.000 euro per l’acquisto di almeno un defibrillatore semiautomatico (DAE): ogni scuola può quindi acquistare questi defibrillatori oppure rinnovare le dotazioni strumentali già a disposizione se acquistata anni fa.

DL su scuola e green pass in stand by, non c’è accordo. Prima la giustizia

da La Tecnica della Scuola

Tutto spostato alla prossima settimana; salta pure la cabina di regia tra il premier Mario Draghi e le forze di maggioranza, perché il dl su scuola, trasporti e green pass  non andrà sul tavolo del Consiglio dei ministri che si riunirà domani. Più della scuola, dei trasporti e del green pass, poté la disfida sulla giustizia tra M5S e Lega con Fi che partono, come è noto, da posizioni assai lontane.

Il decreto per estendere il Green pass ai trasporti e introdurre l’obbligo vaccinale per docenti e personale scolastico per ora dunque resta in stand by, se ne parlerà la prossima settimana. Domani niente dl sul tavolo del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. Un’altra settimana ancora, per valutare, così si dice, l’andamento della curva epidemiologica.

Intanto bisogna chiudere il dossier giustizia, che fa fibrillare la maggioranza a causa della mediazione in corso tra Palazzo Chigi e M5S sulla riforma Cartabia, dialogo inviso a Lega e Fi.

Matteo Salvini, lasciando la sede del governo, dopo l’incontro col premier Draghi, rispondendo ai giornalisti ha dichiarato: “Leggevo sui giornali che già oggi o domani ci sarebbero state nuove restrizioni, così non è. Ci pensiamo la settimana prossima, in base ai dati che per fortuna al momento sono sotto controllo”.

“Chiediamo il diritto per tutti i bimbi ad andare in classe, senza distinzioni e senza esclusioni. Io sono per le libertà. Non c’è il mondo diviso in No Vax e Sì Vax. Io mi sono vaccinato e invito tutti coloro che rischiano la vita a vaccinarsi ma nessuno mi convincerà mai che obbligare a vaccinare i bimbi di 12 anni sia una scelta utile. Le libertà per me sono sacre”.

“Prima di ipotizzare ulteriori limitazioni sui trasporti, sui treni, sugli aerei, obblighi per gli insegnanti, obblighi per gli operai, si aspettino dei dati. Perché c’è una stagione turistica in pieno corso e prima di complicare la vita agli operatori commerciali e alle famiglie con dei figli, aspettiamo che ci siano dei dati”.

Il  leader della Lega  ha pure aggiunto: “Giulia Bongiorno sta lavorando in questi minuti sia con Cartabia che con Draghi: noi lavoriamo per risolvere, mi sembra che centinaia di emendamenti li abbia presentati il M5s, non altri”. E dunque, precisa Salvini, a proposito della riforma della giustizia: “Noi accettiamo le proposte di Draghi, non del Movimento 5 stelle. Noi il testo lo abbiamo approvato, è quello che è uscito dal Consiglio dei ministri, qualcun altro ha chiesto di riaprirlo. So che c’è un incontro in corso. Ne sta parlando Giulia Bongiorno in questo momento”.

Dispersione implicita. Ricci (Invalsi): non è colpa della DaD, problemi preesistenti

da La Tecnica della Scuola

Roberto Ricciresponsabile nazionale Invalsi, torna sui dati presentati il 14 luglio e commenta: “I dati Invalsi hanno avuto un certo rilievo nazionale in quanto mostrano una situazione preoccupante del Paese. Nella scuola primaria gli esiti non cambiano in modo sostanziale rispetto al 2019. Gli esiti non cambiano ma sono riconducibili alle grandi differenze esistenti tra le classi e tra le scuole”.

Lo afferma in Commissione Lavoro, in merito all’indagine conoscitiva sulle nuove disuguaglianze prodotte dalla pandemia nel mondo del lavoro.

La diretta dell’audizione Invalsi

“Un altro elemento che rimane è che le piccole differenze che si riscontrano nella scuola primaria poi si amplificano nei gradi successivi. Gli alunni che terminano i traguardi al di sotto di quelli stabiliti dalle indicazioni nazionali che sono legge nazionale dal 2012, passa in italiano dal 34% al 39% nella scuola secondaria di primo grado. Una percentuale che in matematica arriva al 45%. Predittore di insuccesso scolastico”.

“Purtroppo gli insuccessi si concentrano tra gli allievi che fanno parte di un contesto socio-culturale svantaggiato. Sembra che la pandemia e la sospensione della didattica in presenza abbiano tolto benzina proprio nell’ambito di questi contesti”. Una differenza che cresce in determinate classi, segno che la distribuzione dei ragazzi nelle classi non sempre è equa.

“Ad ogni modo, non è vero che la scuola media sia una sorta di buco nero – ribadisce il responsabile Invalsi -, in realtà la scuola media è solo quel settore dell’istruzione in cui le differenze iniziano a essere più visibili, ma le differenze crescono ulteriormente nella scuola superiore”.

Nel caso della scuola secondaria superiore, infatti, anche l’inglese mostra dei segni estremamente negativi”. Il trend è stabile ma al ribasso. In altre parole “dopo 13 anni di scuola non si raggiunge il livello B2, stabilito dal legislatore”.

Dispersione implicita

E torna anche sul tema della dispersione implicita: “Studenti che simultaneamente sia in italiano che in matematica che in inglese terminano il percorso scolastico con competenze al massimo che ci dobbiamo attendere in secondo superiore. Parliamo di 42mila 19enni. Ragazzi in condizione di estrema fragilità pur non essendo realmente dispersi. Conseguono la maturità ma con estrema fragilità”.

Conclude chiamando in causa la DaD: “Ingiusto attribuire questi risultati alla didattica a distanza. La DaD può avere fatto alcune cose e altre no ma è evidente che parliamo di problemi aggravati dalla pandemia ma preesistenti. Se invece vogliamo cercare alcuni aspetti positivi, la scuola conta, eccome, nel fare la differenza. L’importanza di erogare il servizio scolastico in tutte le sue potenzialità è fondamentale per limitare gli effetti che abbiamo visto”.

Classi pollaio? Nessuna evidenza empirica tra dimensioni della classe ed esiti degli apprendimenti

Su sollecitazione del Parlamento Roberto Ricci affronta anche il tema delle classi pollaio e dichiara: “Non spetta a me dire quale soglia faccia di una classe una classe pollaio, ma tutti i dati ci dimostrano che non è rilevabile una relazione diretta tra la dimensione media della classe e gli apprendimenti, quando questa classe è sotto i 25 o 26 studenti, e, nel caso italiano, la quasi totalità delle classi si trova sotto questa soglia. Ma vale la pena notare cosa avviene sotto i casi medi. Si dimostra abbastanza chiaramente nel caso italiano. Per quel tipo di scuole che ospitano la popolazione con un percorso più solido, che spesso proviene da famiglie con più possibilità (vedi i licei), non c’è dimostrazione empirica di correlazione tra dimensione della classe ed esiti degli apprendimenti. Al contrario nei casi della popolazione più fragile (i tecnici) questa relazione c’è. La scuola, insomma, non è un unicum, bisogna tenere in considerazione queste differenze. Riducendo di 2 o 3 unità la classe non c’è evidenza empirica che la didattica sia diversa e abbia un miglioramento, ma le esperienze migliori (best practices) del nord Europa ci mostrano che è fondamentale per gli studenti fragili avere docenti aggiuntivi e attività aggiuntive”. Una strategia fondamentale sarebbe quindi “anziché avere classi più piccole, avere risorse docenti in più per aiutare gli studenti in difficoltà, soprattutto nell’ambito dell’istruzione tecnica e professionale”.

Infine conclude raccomandando di mantenere alta l’attenzione nei confronti della scuola primaria. “La scuola primaria rappresenta le fondamenta dell’edificio. Quando è debole la primaria, rischia di venire compromesso tutto ciò che segue”.

Il sondaggio della Tecnica della Scuola

Nonostante il ruolo dell’Istituto nella rilevazione nazionale delle competenze degli studenti italiani, i più farebbero volentieri a meno delle prove Invalsi. Lo rivela il sondaggio della Tecnica della Scuola, per il quale più del 90% di studenti e genitori non le vuole più; e anche 8 docenti su 10 dicono basta.

Concorso “Antonino Scopelliti”

Un evento dedicato alla scuola, come luogo di condivisione della cultura della legalità, e alla memoria, per commemorare, nel trentennale del suo sacrificio, Antonino Scopelliti, Sostituto Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione, assassinato dalle mafie il 9 agosto 1991.

Giovedì 29 luglio, alle ore 11.00, presso il Ministero dell’Istruzione, si svolge la cerimonia di commemorazione del magistrato reggino. Con l’occasione, condivideranno la propria esperienza gli studenti premiati nelle prime due edizioni del concorso per l’assegnazione delle borse di studio intitolate al magistrato e istituite per volontà della figlia Rosanna e della Fondazione Antonino Scopelliti, da lei presieduta.

Intervengono il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, Rosanna Scopelliti, il Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Ministero, Stefano Versari. Parteciperanno, in videoconferenza, il Sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, il Sindaco di Campo Calabro (RC), Sandro Repaci, e le studentesse e gli studenti premiati.

“Esercitare la memoria non vuol dire soltanto ricordare un fatto. Vuol dire fare proprio un insegnamento, anche il più tragico, e trasformarlo in materia viva della nostra scuola. La scuola deve essere scuola di legalità, deve cioè sviluppare, insieme alla capacità di conoscere le leggi, anche quella di interiorizzare il sentimento di appartenenza collettiva. Che si basa su un principio di solidarietà, essenziale per la partecipazione attiva di tutti i cittadini. Antonino Scopelliti ha affrontato momenti oscuri della storia del nostro Paese con il rigore morale di un vero servitore dello Stato e ha pagato con la vita. Ed è questo che va ricordato, il suo insegnamento deve essere memoria che ci proietta nel futuro in cui devono stare le nostre scuole”. Così il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, intervenuto alla cerimonia di commemorazione del magistrato Antonino Scopelliti, che si è tenuta questa mattina al Ministero.

Un evento dedicato alla scuola, come luogo di condivisione della cultura della legalità, e alla memoria, per commemorare, nel trentennale del suo sacrificio, il Sostituto Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione, assassinato dalle mafie il 9 agosto 1991.

Presente, insieme al Ministro Bianchi, Rosanna Scopelliti, figlia del giudice, che presiede la Fondazione a lui dedicata, e il Capo del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Ministero, Stefano Versari. Hanno preso parte all’iniziativa, in videoconferenza, il Sindaco della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, il Sindaco di Campo Calabro (RC), Sandro Repaci, e le studentesse e gli studenti premiati nell’ambito del concorso per l’assegnazione delle borse di studio intitolate al magistrato e istituite per volontà della figlia Rosanna e della Fondazione Antonino Scopelliti.

Anche quest’anno, per i vincitori del concorso sono state messe a disposizione borse di studio destinate alle studentesse e agli studenti delle classi quinte della scuola primaria, delle terze della secondaria di I grado e per il biennio della secondaria di II grado. Alle candidate e ai candidati è stato proposto di realizzare un elaborato artistico-letterario e/o multimediale sul tema della diffusione di internet, dei social network e delle piattaforme digitali che hanno favorito profonde trasformazioni nei processi di produzione e distribuzione delle notizie e nella fruizione delle informazioni. È stato chiesto a ragazze e ragazzi di cimentarsi in componimenti in poesia o prosa, opere di arte figurativa (pittura, disegno, fotografia, grafica), video o cortometraggi, musica, per spiegare quali percorsi di legalità si possano intraprendere per aumentare il livello di attenzione e di analisi nei confronti dei contenuti presenti online. Sempre con l’obiettivo di promuovere la diffusione della cultura della legalità nelle giovani generazioni, soprattutto tramite la prevenzione e lo sviluppo di consapevolezza e spirito critico.

L’iniziativa è stata organizzata dalla Fondazione Antonino Scopelliti, in collaborazione con l’ANP (Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola), con il patrocinio del Ministero dell’Istruzione e della Città Metropolitana di Reggio Calabria.

Assunzioni in CdM

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della riunione del 29 luglio 2021, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione Renato Brunetta e del Ministro dell’economia e delle finanze Daniele Franco, ha approvato l’autorizzazione al Ministero dell’istruzione ad assumere, a tempo indeterminato, sui posti effettivamente vacanti e disponibili, per l’anno scolastico 2021/2022 un numero pari a 112.473 unità di personale docente.

Legge 29 luglio 2021, n. 108

Ripubblicazione del testo del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, coordinato con la legge di conversione 29 luglio 2021, n. 108, recante: «Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure.», corredato delle relative note. (Testo coordinato pubblicato nel Supplemento Ordinario n. 26/L alla Gazzetta Ufficiale – Serie generale – n. 181 del 30 luglio 2021). (21A04831)

(GU Serie Generale n.192 del 12-08-2021 – Suppl. Ordinario n. 31)


Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, recante governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure. (21G00118)

(GU Serie Generale n.181 del 30-07-2021 – Suppl. Ordinario n. 26)


Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure. (21G00087)

(GU Serie Generale n.129 del 31-05-2021)


AVVISO DI RETTIFICA  

Comunicato relativo al decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, recante: «Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure.». (Decreto-legge pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – Serie generale – n. 129 del 31 maggio 2021 – Edizione straordinaria). (21A03437)

(GU Serie Generale n.130 del 01-06-2021)

Nel decreto-legge citato in epigrafe, pubblicato nella sopra indicata Gazzetta Ufficiale, devono intendersi apportate le seguenti correzioni:

– nel titolo, riportato nel Sommario e alla pagina 1, dove e’ scritto: «Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza…», leggasi: «Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza…»;

– all’articolo 8, comma 1, quarto rigo, alla pag. 8, dopo la parola: «istituisce», la virgola barrata deve intendersi espunta;

– nella rubrica dell’articolo 31, alla pag. 25, dove e’ scritto: «(Semplificazione per gli impianti di accumulo e fotovoltaici)», leggasi: «(Semplificazione per gli impianti di accumulo e fotovoltaici e individuazione delle infrastrutture per il trasporto del GNL in Sardegna)»;

– la rubrica dell’articolo 32, alla pag. 26, deve intendersi sostituita dalla seguente: «(Norme di semplificazione in materia di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e semplificazione delle procedure di repowering)»;

– all’articolo 36, comma 1, secondo rigo, alla pag. 31, le parole: «che non alterino lo stato dei luoghi e siano condotti,», devono intendersi espunte;

– all’articolo 44, comma 6, sesto rigo, alla pagina 46, dove e’ scritto: «…dalla ricezione della relazione di cui al terzo periodo,…», leggasi: «….dalla ricezione della relazione di cui al quinto periodo,…»;

– all’articolo 44, comma 8, terzultimo rigo, alla pag. 46, le parole: «all’articolo 3», sono sostituite dalle seguenti: «all’articolo 2».