Dall’informativa preventiva alla successiva

Dall’informativa preventiva alla successiva

La tutela delle relazioni sindacali

di Cettina Calì

Il rapporto di lavoro nel pubblico impiego è stato riformato dalla Legge n. 421/92 e dal  Decreto Legislativo n. 29/93 e pur essendo assimilato  a quello privato, non è stato privatizzato, ma contrattualizzato, ossia regolato dai contratti – collettivi e individuali -. Un aspetto piuttosto delicato e complesso per la gestione e l’organizzazione della vita scolastica è rappresentato dal coniugare i diritti sindacali del personale docente ed ATA  con il diritto allo studio degli studenti. Ecco perché, nella scuola dell’autonomia, si deve prestare, più che altrove, maggiore attenzione nell’attuazione di regole e diritti, al fine di non esporre l’Amministrazione a inutili rischi di contenziosi. Infatti, solo con una piena conoscenza delle norme che regolano i rapporti di lavoro ed un alto senso di responsabilità si riescono a coniugare i diritti ed i doveri di tutti – lavoratori e studenti -. 

Occorre sempre ricordare che le istituzioni scolastiche gestiscono un servizio pubblico e l’interesse della collettività, non quello dl singolo, va prioritariamente perseguito da chiunque operi al suointerno. 

Tutte le amministrazioni pubbliche sono chiamate, infatti, a dar conto del loro operato ai cittadini e dei risultati conseguiti con l’uso dei fondi pubblici e, aspetto ancora più importante, a valutare l’efficienza e la trasparenza dell’azione amministrativa. 

Anche le scuole – amministrazioni pubbliche – sono chiamate a rendere conto di quanto realizzato, con riferimento alle priorità e ai traguardi individuati al termine del processo di autovalutazione, evidenziando i risultati raggiunti al fine di orientare le scelte future e fissare le priorità strategiche. Pur nel rispetto delle competenze del Dirigente Scolastico e degli organi collegiali,bisogna saper coniugare l’interesse del dipendente al miglioramento delle condizioni di lavoro e alla crescita professionale, con l’esigenza di incrementare l’efficacia e l’efficienza dei servizi scolastici erogati alla collettività.

Il CCNL 2016/18 del 19 aprile 2018 ha meglio definito il concetto di relazioni sindacali all’interno delle istituzioni scolastiche. 

Le relazioni sindacali sono finalizzate a: 

• costruire relazioni improntate alla partecipazione attiva e consapevole, alla correttezza e trasparenza dei comportamenti, al dialogo costruttivo, alla prevenzione e risoluzione dei conflitti, 

• contemperare il miglioramento delle condizioni di lavoro dei dipendenti, con l’esigenza di incrementare l’efficacia e l’efficienza dei servizi prestati,

• migliorare la qualità delle decisioni assunte,

• sostenere la crescita professionale e l’aggiornamento del personale, nonché i processi di innovazione organizzativa.

Lo Statuto dei lavoratori – L. 300/1970 – prevede, infatti, un apposito procedimento per la repressione della condotta antisindacale. Più precisamente, l’art. 28 stabilisce, nel caso in cui il datore di lavoro, Dirigente Scolastico,  agisca in modo da impedire o limitare l’esercizio  e la libertà dell’azione sindacale, incidendo  in modo diretto sui diritti sindacali espressamente riconosciuti dai contratti collettivi, dalla legge o dalla Costituzione, che il sindacato possa denunciare gli abusi  al Giudice del lavoro. 

Pur nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità dei datori di lavoro e dei soggetti sindacali, le “relazioni sindacali” si articolano neiseguenti modelli relazionali: – partecipazione – contrattazione integrativa

“La partecipazione è finalizzata ad instaurare forme di dialogo costruttivo tra le parti, su atti e decisioni di valenza generale delle amministrazioni, in materia di organizzazione o aventi riflessi sul rapporto di lavoro ovvero a garantire adeguati diritti di informazione sugli stessi; si articola, a sua volta in:

-informazione;

-confronto.”

L’informazione consiste “nella trasmissione di dati ed elementi conoscitivi, da parte dell’amministrazione, ai soggetti sindacali, al fine di consentire loro di prendere conoscenza della questione trattata ed esaminarla”.

A ben guardare, le materie oggetto di informazione sono piuttosto ricche ed articolate e permettono di poter avere una mappa diriferimento abbastanza precisa che servirà a garantire un equilibrio stabile rispettando ruoli e competenze e a governaredemocraticamente la scuola.

Solo dall’acquisizione completa e trasparente dei quattro elementi sostanziali dell’informativa preventiva (risorse economiche, organici, piano delle attività del personale docente e piano delle attività del personale ATA) è possibile avviare la contrattazione integrativa d’istituto. 

Il momento del confronto vero e proprio permette ai soggetti sindacali di avviare un dialogo costruttivo con l’istituzione scolastica consentendo di esprimere valutazioni esaustive e di partecipare alla definizione delle misure organizzative che l’amministrazione intende prendere. Il confronto, che ha una durata massima di 15 giorni, termina con la redazione di una sintesi dei lavori e delle posizioni emerse. 

Una volta raggiunto l’accordo sulle materie di contrattazione, le parti sottoscrivono l’ipotesi di contratto integrativo, con durata triennale per quel che concerne la parte normativa, e cadenza annuale relativamente alla ripartizione delle risorse. Tale ipotesi di contratto dovrà essere inviata entro 10 giorni ai Revisore dei Conti, con la relazione illustrativa e quella tecnica, per la compatibilità dei costi della contrattazione con i vincoli di bilancio.

Trascorsi 15 giorni senza rilievi da parte dei Revisori dei conti, le parti procedono alla sottoscrizione definitiva del contratto definitivo ed all’invio per via telematica, entro 5 giorni, all’ARAN ed al CNEL, corredando tale contratto con la relazione illustrativa e quella tecnica. Nel caso in cui i Revisori dei Conti facciano rilievi la trattativa deve essere ripresa entro 5 giorni e riconvocato il tavolo contrattuale. E’ bene, nell’interesse di tutti, raggiungere un accordo, in quanto il protrarsi delle trattative determina un pregiudizio anche alla funzionalità dell’azione amministrativa.

Un ruolo importante lo rivestono i revisori dei conti in relazione ai controlli in materia di contrattazione integrativa, come ben chiarito nell’art. 40-bis del D.lgs n. 165/01 e successivamente  modificato dal D.lgs 150/09. Spetta ai Revisori dei conti “Il controllo sulla compatibilità dei costi della contrattazione collettiva integrativa con i vincoli di bilancio e quelli derivanti dall’applicazione delle norme di legge”. I revisori dei conti, pertanto, non devono quindi limitarsi ad accertare unicamente la compatibilità dei costi e la loro copertura finanziaria, la lorovigilanza deve estendersi anche alla legittimità sull’utilizzo delle risorse, verificando la concreta applicazione delle norme dettate dai contratti, nel caso sorgano dubbi di legittimità sui criteri di assegnazione degli incarichi e delle attività da retribuire.

A fine anno scolastico e prima dell’effettuazione dei mandati di pagamento  – entro il 31 agosto – , è prevista la verifica dell’attuazione della contrattazione integrativa dell’istituto sull’utilizzo delle risorse (art. 6 comma 2 del CCNL: lettera b) che permetterà di effettuare una rapida e semplice verifica  tra quanto preventivato e quanto realmente realizzato nella scuola. 

Quest’ultima fase – informativa successiva – ha come scopo quello di permettere alla parte sindacale di poter verificare il rispetto degli accordi e la corretta applicazione del contratto d’istituto così da valutare, anche, i diritti dei lavoratori, i diritti della rappresentanza sindacale e la trasparenza degli atti prodotti dell’amministrazione.

Dal Pnrr 12,7 miliardi per rifare le scuole

da Il Sole 24 Ore

di Valeria Uva

A poco più di un mese dalla riapertura delle scuole, a partire dal 6 settembre, al suono della campanella i ragazzi si troveranno di fronte (salvo poche eccezioni) le stesse aule e gli stessi spazi dell’ultimo giorno di scuola in presenza, magari un anno fa o più. Con la pandemia che continuerà a rendere inutilizzabili a pieno molte delle vecchie aule e costringerà i dirigenti ad adottare ancora soluzioni di fortuna.

Il “piano scuola”, di cui la scorsa settimana è stata diffusa una bozza, si limita ad accennare a una rimodulazione degli spazi e a ricordare i fondi per la cosiddetta edilizia leggera. Nel piano le risorse non si quantificano, ma il decreto Sostegni bis da ultimo ha stanziato per l’emergenza Covid (ad esempio per l’affitto di spazi o piccoli lavori di riadattamento interno) oltre 400 milioni.

Dunque, decisioni definitive sulle modalità della riapertura sono state annunciate per questa settimana, ma certo non potranno riguardare gli spazi. I problemi sono sempre gli stessi: dalla cronica mancanza di posti nei nidi, alle classi pollaio di medie e superiori, fino a interi complessi che cascano a pezzi.

I fondi a disposizione

L’ultimo report sull’edilizia scolastica della Fondazione Agnelli ricorda che l’età media degli istituti in tutte le Regioni supera ampiamente i 40 anni, con il record della Liguria (75) e del Piemonte (64 anni).

A cambiare la carte in tavola stavolta però sarà il Pnrr. Sempre la Fondazione ha calcolato che sono 12,66 miliardi gli investimenti complessivi nell’edilizia scolastica presenti nel Piano nazionale di resistenza e resilienza, sommando anche voci «extra scolastiche», quali le risorse per l’efficienza energetica (si veda il grafico in alto). Di fatto un’occasione unica: basti pensare che questi 12 miliardi valgono il 40% in più del totale delle risorse assegnate negli ultimi anni, a partire dal 2015: 7,77 miliardi secondo i dati del ministero Istruzione, con i mutui Bei a far la parte del leone.

E proprio gli interventi da 2,6 miliardi della Banca europea degli investimenti potrebbero essere una cartina di tornasole dei tempi con cui procedono gli interventi di edilizia scolastica: dal 2015 a oggi è stato speso il 64% dei fondi e chiuso il 76% degli oltre 2mila cantieri. Ed è di giugno l’ultimo decreto di proroga dei tempi per l’aggiudicazione dei progetti restanti fino al prossimo 30 settembre.

Ma stavolta il Pnrr non ammette ritardi: i lavori vanno chiusi entro il 2026, pena la perdita dei contributi.

La destinazione

In tema di costruzione e ristrutturazione delle scuole un terzo dei fondi del Pnrr andrà alla fascia 0-6 anni (nidi e materne). Qui c’è da recuperare il gap di offerta di posti: al nido solo 1 bambino su 4 trova spazio (il 25,5% , quasi 10 punti al di sotto della media europea). Con i 4,6 miliardi il Piano punta a creare 228mila nuovi posti nella fascia 0-6 anni. Il secondo capitolo è quello della riqualificazione e messa in sicurezza degli altri istituti: 3,9 miliardi che nelle stime del governo dovrebbero servire a ristrutturare 2,4 milioni di metri quadrati. Mentre quasi un miliardo è destinato a costruire o ristrutturare le mense per favorire il tempo pieno: investimenti su mille edifici. Con altri 300 milioni si punta a realizzare 400 palestre in altrettante scuole.

Insomma un tesoro enorme da non sprecare. Eppure persino con l’apporto del Pnrr resta tanta strada da fare: per riqualificare, mettere a norma e in sicurezza l’intero patrimonio scolastico fatto di 39mila edifici per oltre 8 milioni di alunni, servirebbero nel tempo – stima la Fondazione Agnelli – addirittura 200 miliardi.


Tempi certi e una nuova governance per la svolta

da Il Sole 24 Ore

di Andrea Gavosto*

L’edilizia scolastica, con oltre 12 miliardi, domina gli investimenti in istruzione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Anche se ristrutturare tutti i 40.000 edifici richiederebbe una spesa di oltre 200 miliardi, si tratta di una buona partenza di un percorso pluridecennale di rinnovamento del patrimonio edilizio della scuola.

Il Pnrr solleva, però, perplessità sia sull’impostazione generale degli interventi sia sulle modalità per realizzarli. Nel testo si parla ampiamente di sicurezza e sostenibilità, in particolare energetica, come linee guida per migliorare gli edifici scolastici; manca invece una visione su come li si vuole usare dal punto di vista didattico nei prossimi decenni. Sappiamo che l’organizzazione dello spazio influenza il modo di insegnare: la tradizionale struttura basata su aule, cattedre, banchi a schiera, corridoi – che tutti conosciamo – limita la possibilità di attuare didattiche diverse dalla tipica lezione frontale. Eppure non mancano in Italia esempi di architetture scolastiche che favoriscono scelte di insegnamento differenziate e flessibili. Anche sul piano pratico – un cantiere dura mesi, se non anni, e provoca disagi – non intervenire sugli ambienti di apprendimento, mentre si mette mano a sicurezza e sostenibilità degli edifici, sarebbe imperdonabile. Quando ci sarà un’altra occasione?

Anche su procedure e governance il Pnrr dice molto poco. A guidare sarà il ministero dell’Istruzione, che dovrà definire i criteri dei bandi. Come? Servirebbero valutazioni sulla qualità dei progetti e degli ambienti di apprendimento (ad esempio, premiando le amministrazioni che dimostrano di dialogare con le scuole, di attuare processi virtuosi per l’assegnazione degli incarichi), così da selezionare progetti realmente integrati nella sicurezza, nella sostenibilità e nella didattica.

Agli enti locali, proprietari degli edifici, tocca invece proporre i progetti e – in caso – curarne esecuzione e rendicontazione. Saranno in grado di farlo a tre condizioni. Primo, ricevendo dal centro regole più semplici e un supporto in materia di selezione e affidamento dei progetti. Secondo, acquisendo maggiori competenze in edilizia scolastica, che a molte difettano, anche attraverso una formazione specifica. Un ruolo meno defilato potrebbero qui avere le Regioni, che possiedono i dati sullo stato degli edifici, necessari a stabilire le priorità. Terzo, trovando modi e tempi giusti per coinvolgere le scuole e la comunità dei progettisti.

Serve, infine, un equilibrio fra un’impostazione top down, che porta a standardizzare gli interventi in tutto il Paese – con risparmi, ma poca attenzione alle esigenze del territorio – e una bottom up, che raccoglie le esigenze delle comunità scolastiche, ma è più difficile da realizzare, specie nei tempi del Pnrr: i lavori devono cominciare nel 2023 ed essere conclusi e rendicontati nel 2026. In ogni caso, priorità e procedure vanno definite ora. Altrimenti, si rischia che gli enti locali recuperino in fretta e furia progetti che giacciono da tempo nei cassetti, dando vita aun pot-pourri di interventi privo di visione e di organicità. Sprecheremmo un’occasione irripetibile per migliorare la qualità della nostra scuola.

  • Direttore Fondazione Agnelli


Se il bambino s’infortuna, la scuola paga anche i «danni estetici»

da Il Sole 24 Ore

di Pietro Alessio Palumbo

È specifico dovere dell’istituto scolastico predisporre tutti gli accorgimenti necessari per tutelare la salute dei bambini. Un dovere che va esercitato con la massima prudenza e attenzione quando gli alunni sono di tenera età e del tutto incapaci di evitare pericoli. In assenza di cautele, qualora un bambino si procuri ferite o traumi, la scuola risponde dei danni; a meno che non dimostri di aver fatto tutto il possibile sia sul piano organizzativo che della effettiva vigilanza (da parte di docenti e non docenti) per evitare che il minore potesse correre rischi per la propria incolumità.

La vicenda affrontata dal Tribunale di Cosenza (sentenza del 14.06.2021) riguarda il caso di un alunno di tenerissima età che a seguito di uno scivolone su dell’acqua caduta sul pavimento dell’aula scolastica si era procurato serie lesioni al volto. E l’istituto coinvolto non aveva portato alcuna prova «liberatoria» delle proprie responsabilità rendendo così pacifiche le affermazioni dei genitori secondo cui il bambino di poco più di tre anni era caduto a terra in pieno orario scolastico mentre si trovava nella «custodia» della scuola.

Secondo il giudice calabrese in tali circostanze la scuola non risponde solo dei danni «biologici» ma anche di quelli «morali». In altre parole nella liquidazione del risarcimento dei danni deve tenersi conto non solo del vero e proprio danno alla salute del bambino sul piano anatomico e funzionale, ma anche sul piano delle (compromesse o alterate) «relazioni sociali» presenti e future dello stesso.

La scuola deve quindi risarcire anche i danni non patrimoniali in termini di «dolore» e «sofferenza d’animo»: il cosiddetto danno morale. Nella vicenda il bambino aveva riportato una profonda cicatrice al mento che a seguito di accertamenti medici poteva essere rimossa solo a seguito di un apposito (e ulteriore) intervento chirurgico; con evidenti aggiuntive sofferenze e patemi da parte del bambino e della sua famiglia.

Ritorno a scuola, il Ministro Giovannini: “Non è vincolato alla mancanza di mezzi pubblici”

da OrizzonteScuola

Di Fabrizio De Angelis

Si tratta di uno dei punti più importanti che riguardano il rientro in classe di settembre: i trasporti, infatti, sono insieme alla scuola al centro del prossimo decreto su cui il Governo sta lavorando. E i due temi non possono non essere strettamente legati.

Ad accennare sul piano trasporti il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, che a Corriere della Sera dice: “Il rientro a scuola, contrariamente a quanto immaginato da molti, non è vincolato dalla mancanza di mezzi pubblici. Il potenziamento dei mezzi e della frequenza dei servizi non è una novità, perché è già stato sperimentato nei mesi scorsi”.

Giovannini spiega che “il monitoraggio organizzato dal ministero indica che le azioni intraprese hanno determinato un aumento dei servizi del 4%, una percentuale che può apparire bassa, in realtà questo tasso è calcolato statisticamente su tutta la giornata, ma sappiamo che i servizi aggiuntivi sono concentrati nelle ore di punta. Si può quindi stimare che, mediamente, è già avvenuto un aumento dei servizi del 15-20% nelle fasce orarie di maggiore affluenza”.

Il Ministro dunque conferma che ci saranno 600 milioni di euro per garantire servizi e mezzi aggiuntivi al rientro in classe. Soldi che tuttavia, precisa, dovranno gestire le Regioni. C’è anche l’ipotesi di aumentare anche i tassi di riempimento.

Lato piano scuola 2021, che il Ministro dell’Istruzione Bianchi presenterà in settimana, c’è un capitolo dedicato ai mezzi pubblici legati al rientro a scuola: “Relativamente ai trasporti, trova conferma il finanziamento di servizi aggiuntivi programmati per effetto del limite al coefficiente di riempimento dei mezzi. E’ anche prevista – comma 7, lett. b), del richiamato art. 51 – la possibilità di accesso a finanziamenti destinati, fra gli altri, a “istituti scolastici di ogni ordine e grado che provvedano, previa nomina del mobility manager scolastico … a predisporre, entro il 31 agosto 2021, un piano degli spostamenti casa-scuola-casa del personale scolastico e degli alunni”, incentrato su “iniziative di mobilità sostenibile, incluse iniziative di piedibus, di car-pooling, di car-sharing, di bike-pooling e di bike-sharing”. Sotto questo profilo, il Ministero dell’istruzione si impegna a porre in essere gli atti applicativi necessari”.

Immissioni in ruolo e assegnazione supplenze, si parte il 2 agosto. Uil Scuola: “Troppa fretta”

da La Tecnica della Scuola

Continua a ritmo serrato il cronoprogramma ministeriale per l’apertura del nuovo anno scolastico 21/22 ; dopo la fase ordinaria delle immissioni in ruolo, si prepara quella straordinaria 21/22 e l’attribuzione delle supplenze da GAE e GPS di prima e di seconda fascia , mentre si attende di conoscere nelle varie province l’esito delle utilizzazioni provinciali, delle assegnazioni provvisorie provinciali e interprovinciali e le riarticolazioni delle cattedre orarie esterne, laddove previsto dai CIR ( Contratti Integrativi Regionali su Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie).

È prossima l’apertura delle funzioni on line sia per i docenti che parteciperanno alla procedura straordinaria di reclutamento 21/22 dalla GPS di prima fascia e dagli elenchi aggiuntivi, sia per i docenti in GAE e in GPS di prima e seconda fascia ai quali sarà attribuita una supplenza su posto vacante al 31 agosto o su posto disponibile al 30 giugno.

La nuova Piattaforma Polis -istanze on line- è stata illustrata ieri alle Organizzazioni Sindacali di categoria.

Si prevede un’unica domanda sia per le operazioni relative alla procedura straordinaria 21/22 di stabilizzazione da prima fascia GPS o da elenchi aggiuntivi ( docenti abitati, o abilitati e specializzati per insegnare su posto di sostegno), di cui alla Legge 106/2021 di conversione del DL 73/ 2021, sia per le operazioni relative all’annuale procedura per il conferimento delle supplenze annuali e di quelle fino al termine delle attività didattiche da GAE e da GPS.

Alla procedura straordinaria di stabilizzazione vanno i posti di organico di diritto che esuberano dalla procedura ordinaria delle immissioni in ruolo, mentre alle supplenze vanno i posti che esuberano dopo le Utilizzazioni e le Assegnazioni Provvisorie provinciali e interprovinciali.

Come è stato anticipato alle OO.SS. l’istanza si presenterà on line a partire da lunedì 2 agosto e fino al 12 agosto e, per entrambe le procedure, saranno prese in considerazione non più di 100 preferenze.

Non è prevista l’assegnazione d’ufficio della sede.

La procedura straordinaria di stabilizzazione, prevede la stipula di un contratto a tempo determinato su un posto di organico di diritto e sarà propedeutica a quella delle supplenze con la stipula di un contratto a tempo determinato al 31 agosto o al 30 giugno.

Ricordiamo che possono partecipare alla procedura straordinaria di stabilizzazione su posto comune, solo i docenti in GPS di prima fascia o negli elenchi aggiuntivi che abbiamo 3 annualità di servizio anche non continuative su posto comune entro l’anno scolastico 20/21 negli ultimi 10 anni oltre quello in corso.
Per la stabilizzazione sui posti di sostegno non è richiesto alcun requisito di servizio.

Gli aspiranti, come abbiamo detto, potranno esprimere 100 preferenze tra analitiche (singola scuola) e sintetiche (distretti, distretti subcomunali nei comuni con più distretti e comuni della provincia).
L’aspirante che rinuncia alla proposta di assunzione dalla procedura straordinaria, successivamente potrà ricorrere alla procedura per l’attribuzione di una supplenza annuale o fino al termine delle attività didattica.

I sindacati parlano di fretta del Ministero e di una scelta al buio per gli aspiranti a supplenze che al momento della domanda non conoscono il quadro esatto delle disponibilità dei posti.
In pratica non saranno loro a scegliere ma sarà un algoritmo a scegliere per loro.

Sulla procedura è molto critico Giuseppe D’Aprile della Segreteria Nazionale UIL RUA da noi sentito dopo l’incontro al Ministero: “Il Ministero sembra più legato alla velocità delle operazioni che alla buona riuscita delle stesse. Un film già visto negli anni scorsi dal finale catastrofico che genererà inevitabili contenziosi”.
“Trasparenza e garanzia dei diritti – conclude D’Aprile – sono le parole chiave, diversamente assisteremo all’ennesimo fallimento di un sistema testato in fretta che avrà ricadute negative non solo sui docenti ma anche sugli alunni ai quali non verrà garantita alcuna continuità didattica”.

Green pass, via libera della Cgil. Docenti non vaccinati trasferiti in altra sede ?

da La Tecnica della Scuola

Sul tema dell’obbligo vaccinale va segnalata una importante presa di posizione del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini che, in una intervista pubblicata sul Corriere domenica 1° agosto, conferma quanto già aveva dichiarato nei giorni scorsi: “Siamo a favore del fatto che le persone si vaccinino e come sindacato stiamo raccomandando ai lavoratori di farlo”. 

Ma c’è di più: “Nessuna contrarietà del sindacato al green pass nelle aziende, ma niente sanzioni per chi dice no. Se il governo valuta sia necessario, può varare una norma. È già successo nella sanità”.
E a chi parla di una eventuale intesa fra Governo e sindacati, Landini risponde che “la responsabilità non può essere scaricata su un accordo fra le parti sociali”. 

Non è tuttavia molto chiaro come si possa pensare ad una norma che imponga l’obbligo di vaccinazione senza che si prevedano al tempo stesso sanzioni, più o meno severe, per il mancato rispetto delle regole.
Il fatto è che l’eventuale il controllo sull’obbligo vaccinale potrebbe confliggere con le norme in materia di trattamento dei dati sensibili: a chi dovrebbe spettare il compito di controllare che il dipendente X sia in regola con le vaccinazioni?
Secondo quanto riporta Repubblica, sembra che il Governo stia pensando a sanzioni anche per i docenti che rifiutano la vaccinazione: si parla di “trasferimento” in altra città, anche se per la verità non si comprende bene l’utilità di una misura del genere.
Sempre secondo Repubblica su tutta questa materia potrebbero arrivare decisioni definitive già nei prossimi giorni.

Ispettori scolastici: dalle emergenze alle esigenze. Verso nuove assunzioni

da La Tecnica della Scuola

Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge 106 del 2021, di conversione del decreto sostegni bis, che ha introdotto novità importanti e rilevanti per la figura professionale del personale appartenente al “corpo ispettivo” della scuola.
In prima battuta la legge ha ritenuto giustamente opportuno dare una nuova denominazione ai futuri ispettori che, prossimamente, saranno chiamati “Dirigenti tecnici con funzione ispettiva”. Se consideriamo, come facevano i latini che “nomina sunt consequentia rerum”, si intuisce subito che nel lavoro e nella funzione prevarrà l’impegno verso i processi di innovazione che tanto stanno impegnando il modo della scuola in questi ultimi decenni.

Se finora il lavoro degli ispettori era tutto assorbito dalle patologie e dalle “emergenze”, da gestire naturalmente con le ispezioni, il legislatore ha voluto dare un’indicazione molto chiara: individuare nella figura del Dirigente Tecnico, a cui si accede con regolare e trasparente concorso con i
requisiti della laurea e 10 anni di servizio, compreso il preruolo, colui che può rappresentare una figura di alta professionalità di riferimento per rispondere alle nuove “esigenze”, del mondo della scuola.

Esigenze di nuovi bisogni formativi per rispondere alle indicazioni dell’Agenda 2030; esigenze culturali per la costruzione di una scuola di qualità in funzione dell’equità e dell’elevazione dei livelli essenziali delle prestazioni; esigenze di voler e poter contribuire con competenza all’elevamento dei principi fondamentali.
Tutti questi doverosi traguardi ed obiettivi necessitano di forti e qualificate squadre di Dirigenti Tecnici, a livello regionale e nazionale, capaci di dare risposte adeguate, istituzionali, alle problematiche sempre più variegate del mondo della scuola.

Una nuova Dirigenza Tecnica, depurata e alleggerita dalle ispezioni, che potrebbero essere assegnate alla Dirigenza amministrativa e alla dirigenza scolastica per singole ispezioni come previsto e attuato ampiamente ai sensi del Decreto Legislativo 165 del 2001, potrebbe essere un riferimento culturale costante per le Istituzioni scolastiche, nell’elaborazione dei loro Piani di miglioramento previsti dal D.P.R .80 del 2013, funzionali al raggiungimento di standard qualificati e adeguati alla storia e alla cultura del nostro Paese, che sta presiedendo onorevolmente il G20.

PIANTA ORGANICA DIRIGENZA TECNICA: 800 unità

Questi nuovi ed ambiziosi obiettivi pongono anche la necessità di elevare la pianta organica della Dirigenza Tecnica, attualmente definita dalla Legge 12 del 2020 con soli 191 ispettori, elevandola almeno ad 800 come sostengono esperti anche sulla base delle comparazioni tra i 40 sistemi scolastici europei. Si può semplicemente impallidire a pensare che l’Olanda, che ha la stessa popolazione scolastica della Campania, dispone di 600 Ispettori, ma la nostra Campania deve accontentarsi solo di 2 autorevoli ispettrici.

Linee Programmatiche

Fanno ben sperare le Linee Programmatiche del Ministro Bianchi, presentate il 4 maggio 2021 al Parlamento e nelle quali si specifica che “per rafforzare l’autonomia, le scuole hanno bisogno di essere supportate da figure professionali specifiche, in modo particolare dai dirigenti tecnici, il cui contingente è attualmente ridotto rispetto alle esigenze di tutte scuole e del territorio. È già stato previsto l’espletamento di un nuovo concorso. Tali figure sono fondamentali per la qualificazione dell’azione amministrativa in campo educativo, per le funzioni di supporto alla formazione, innovazione e ricerca, per le azioni di monitoraggio, consulenza e accertamento, per la valutazione e il miglioramento del sistema nazionale d’istruzione”.
Per accelerare l’iter verso l’emanazione del bando nella Legge 106 del 2021 si è ritenuto opportuno eliminare la predisposizione del Regolamento propedeutico all’emanazione del concorso per 146 Dirigenti Tecnici previsto dalla Legge 12 del 2020 dando così la possibilità al capo dipartimento del ministero di avviare le procedure concorsuali. Necessitano nuovi e veloci concorsi per dare alla scuola i “Dirigenti tecnici della Repubblica” che, accanto alla competenza, possano godere della libertà professionale necessaria ad una funzione così strategica e superare così l’anomalia delle nomine a tempo determinato di “Dirigenti tecnici del Governo”; denominazioni e distinzioni che mutuo dalle osservazioni del compianto Ispettore Cerini.
L’assunzione a tempo indeterminato di circa 300 mila docenti in questi ultimi cinque anni necessitano di un percorso di formazione in servizio che potrebbe vedere protagonisti i Dirigenti tecnici nei percorsi organizzati da Indire per i docenti neoassunti con l’obiettivo di scoprire e creare una squadra di formatori per rispondere alle esigenze di una formazione in servizio funzionale alla didattica, come già previsto dal Piano triennale della formazione 2016-2019.
Per un’accelerazione degli iter concorsuali fanno ben sperare le procedure veloci (50 giorni) per l’espletamento del concorso dei docenti per le classi di concorso STEM, previste sempre dalla Legge 106 del 2021 e che permetterà a tutti i vincitori di concorso di coprire le cattedre già al primo settembre di quest’anno e l’avvio della procedura per l’assunzione di 648 funzionari
amministrativi presso il Ministero dell’Istruzione e gli Uffici Scolastici Regionali per rinforzare le squadre amministrativa di supporto alle attività delle scuole.
Altra importante novità introdotta dalla Legge 106 del 2021 è l’abrogazione dell’art.419 del Testo Unico che prevedeva l’anacronistica ripartizione degli ispettori tra i diversi ordini di scuola e per settori disciplinari creando così un corpo di Dirigenti tecnici più funzionale e attento alle problematiche unitarie del sistema scolastico.
Una Dirigenza Tecnica qualificata potrebbe, inoltre, essere protagonista in Europa nei gruppi di lavoro che brillantemente operano per migliorare i sistemi scolastici europei: le Raccomandazioni Europee per le competenze del 2016 e 2018, le Linee Guida per gli ambienti di apprendimento del
2018, le elaborazioni di documenti storici come i Libri Bianchi e le riflessioni sull’inclusione e gli Obiettivi definiti in ET2020, sono fari che illuminano gli orizzonti della scuola del terzo millennio e l’Italia per la sua storia e la sua cultura non può esserne la Cenerentola.

Immissioni in ruolo da I fascia Gps, come si svolgeranno

da La Tecnica della Scuola

A giorni si concluderà la procedura ordinaria di immissioni in ruolo, con il reclutamento dei candidati inseriti in posizione utile nelle GM 2016, 2018, 2020 e STEM, nonché di quelli inseriti nelle Gae, e sarà finalmente il momento del reclutamento dalla I fascia delle Gps.

Un nuovo canale di reclutamento

Introdotte lo scorso anno, le Gps rappresentano una novità nel panorama del sistema di reclutamento del personale scolastico, inizialmente limitate al conferimento degli incarichi di supplenza annuale e fino al termine delle attività didattiche ed oggi, grazie al decreto sostegni bis, utili anche ai fini dell’immissione in ruolo.

I requisiti per l’immissione in ruolo da Gps

Il decreto sostegni bis convertito in legge 106/2021, prevede i seguenti requisiti per il reclutamento a tempo indeterminato da Gps:
Posto comune – Inserimento in I fascia e requisito di servizio di almeno 3 annualità su posto comune nella scuola statale negli ultimi dieci anni (vale anche l’anno in corso).
Posto di sostegno – Inserimento in I fascia e possesso del titolo di specializzazione (non è richiesto il requisito di servizio)

Reclutamento su domanda tramite Istanze On line

Il personale in possesso dei requisiti potrà partecipare alla procedura inoltrando domanda tramite l’apposita applicazione presente su Istanze On line, dichiarando le classi di concorso o tipologie di posto per le quali intende partecipare e l’ordine di preferenza delle istituzioni scolastiche distinto per classe di concorso e tipologia di posto.

La procedura che si svilupperà in due fasi

Sui posti residuati dopo le immissioni in ruolo ordinarie si procederà al conferimento delle nomine a tempo determinato agli aventi titolo; quindi durante l’a.s. 2021/2022 i docenti nominati svolgeranno il percorso annuale di formazione e prova.
La positiva valutazione del percorso di formazione e prova consentirà di affrontare la prova disciplinare finale, il cui superamento determinerà l’assunzione a tempo indeterminato.
Il giudizio negativo in esito alla prova disciplinare comporterà la decadenza dalla procedura, con impossibilità di trasformazione a tempo indeterminato del contratto, ed il servizio prestato sarà valutato quale incarico a tempo determinato.