Sepúlveda tra gli eroi
di Antonio Stanca
Luis Sepúlveda è nato a Ovalle, Cile, nel 1949, ed è morto di Covid in Spagna, nelle Asturie, nel 2020. Aveva settantuno anni, aveva scritto poesie, racconti, romanzi, era stato giornalista, autore di radioromanzi, di libri di viaggio e infine di favole, di tante favole. Ovunque, in ogni genere della sua ampia produzione, aveva perseguito gli stessi intenti, aveva proceduto allo stesso modo, aveva creato, rappresentato situazioni, personaggi di elevato valore morale, spirituale, ne aveva fatto dei simboli, degli esempi da seguire, da imitare affinché l’umanità recuperasse quanto da tempo andava perdendo a causa dei tempi nuovi, della modernità. Alla fine sembravano avviate ormai la vita, la storia ché tutto quanto, famiglia, religione, società, ambiente, coscienza, fiducia, rispetto, amore, comunicazione, scambio, le aveva formate era entrato in crisi a causa di nuovi modi di pensare, di fare, di vivere. Non finirà mai, Sepúlveda, di denunciare quegli aspetti di carattere materiale, volgare che erano sopraggiunti a segnare i rapporti tra singoli e società, popoli e nazioni, di parlare come uomo e come scrittore in nome di un recupero della perduta innocenza, di un ritorno ai valori dell’idea. Difenderà anche l’ambiente naturale, farà parte di associazioni ambientaliste, lotterà contro le devastazioni perpetrate ai danni della natura. Ed anche contro quanto di spietato, di barbaro, di selvaggio era stato ed era compiuto verso l’umanità da parte di regimi politici, dittature vecchie e nuove. Convinto comunista e poi socialista, aveva fatto parte della guardia personale di Salvador Allende ma subentrato Pinochet era stato mandato in esilio. Era il 1977 e per Sepúlveda sarebbero cominciati gli anni di quel lungo peregrinare che lo avrebbe portato in tante parti del mondo ed infine in Ecuador dove si sarebbe fermato per molto tempo. Avrebbe continuato a scrivere, in Ecuador avrebbe concepito il suo romanzo più famoso, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, del 1989, sarebbe rientrato in Cile dopo Pinochet, avrebbe ricevuto premi prestigiosi, sarebbe diventato una delle voci più importanti dell’America Latina. Infine la Spagna delle Asturie, quella meno conosciuta, meno progredita, meno movimentata, sarebbe diventata la sua sede ultima. Lontano dai clamori del mondo aveva scelto di vivere gli ultimi tempi se gli fosse stato concesso. Nel silenzio, nell’anonimato, nella solitudine aveva pensato di finire come tanti personaggi, uomini e donne, dei suoi libri di viaggi, quelli che era andato a scoprire, a trovare nei posti più diversi, più lontani dove erano rimasti o si erano ritirati pur essendo reduci da imprese gloriose, da azioni memorabili. Di queste non si era continuato a parlare, non era rimasta traccia e lo scrittore le aveva riscoperte insieme ai loro autori.
Dei libri di viaggi del Sepúlveda nel 2000 è uscito, presso Guanda, Le rose di Atacama, al quale ora TEA ha dedicato un’edizione speciale. La traduzione è di Ilide Carmignani. E’ uno degli ultimi, vi dice dei viaggi compiuti negli anni ’70, ’80, ’90 e di altri di quei tempi generalmente volti alla ricerca di vecchi amici della sua e di altre nazioni, di compagni di fede politica, religiosa o altra, di loro familiari, di persone esemplari delle quali aveva saputo e che voleva conoscere. Di tanto altro, di molto altro scrive nel libro, di luoghi, di tempi diversi da quelli guastati dalla modernità, di idee, principi, valori ancora intatti, ancora utili e delle persone cercate, incontrate, ricordate, ne fa i migliori interpreti perché lontane erano rimaste da ogni contaminazione. Lontane da ogni rumore avevano scelto di finire i loro giorni. Così sono i veri eroi, hanno fatto del bene, hanno salvato vite umane, hanno sopportato sacrifici, torture, hanno sfidato la morte, l’hanno accettata ma non hanno tradito, non hanno smesso di credere nelle proprie idee. Tra quelli è andato Sepúlveda, del loro eroismo ha scritto, i loro tesori ha riportato alla luce, con le loro parole ha combinato le sue, a loro si è sentito vicino, da loro ha avuto conferma che d’idea più di ogni altra cosa si può vivere, che anche lui era un eroe.
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