Gli obiettivi dell’associazione Coscioni per il 2021-22

Dal fine vita all’aborto, gli obiettivi dell’associazione Coscioni per il 2021-22
Redattore Sociale del 16/10/2021

ROMA. Non solo eutanasia legale: l’associazione Luca Coscioni, tramite la mozione finale diffusa al termine del XVIII congresso nazionale “Attiviamo la democrazia!”, ha fissato alcuni obiettivi per il prossimo anno, rilanciando proposte politiche per rispondere ai grandi temi della vita al giorno d’oggi: “Le attività dell’Associazione Luca Coscioni in questo anno sono state tantissime”, dichiarano Filomena Gallo e Marco Cappato, tesoriere e segretario dell’associazione Luca Coscioni.
“Abbiamo raggiunto molti degli obiettivi che ci eravamo prefissati. Tra gli altri, l’obiettivo delle firme sul Referendum Eutanasia Legale e quello di consentire anche alle persone con gravi disabilità di poter partecipare alla vita democratica attraverso la firma digitale. Abbiamo attivato le giurisdizioni, ad ogni livello nazionale e internazionale, in tema di disabilità, scelte di fine vita, cura e assistenza. E ora guardando al futuro, come dice il titolo del congresso appena concluso, “attiviamo la democrazia”.
Un passaggio importante che non esaurisce l’iniziativa giudiziaria, ma che apre a una dimensione diversa importante, come la possibilità di restituire la parola ai cittadini, proprio quando le assemblee istituzionali sembrano incapaci di reagire ad ogni richiamo. Ecco dunque gli obiettivi dell’associazione Coscioni per il 2021-22:

Fine vita
– Oltre che per la legalizzazione dell’eutanasia, operare per la piena applicazione della legge sulle disposizioni anticipate di trattamento in tutta Italia a partire dall’effettivo inserimento dei dati nel registro nazionale.

Diritto alla scienza, alla salute e libertà di ricerca
– proseguire nell’attivazione di ogni strumento possibile per denunciare violazioni dei diritti umani, e in particolare del diritto a beneficiare del progresso scientifico e delle sue applicazioni;
– sostenere la legalizzazione della ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali – perseguire il corretto recepimento della direttiva Comunitaria 2010/63/UE sulle sperimentazione animale affinché la normativa nazionale rispetti le procedure di infrazioni contro l’Italia;
– avanzare proposte per superare gli ostacoli alla prescrizione della cannabis terapeutica e la mancanza dei prodotti autorizzati su tutto il territorio nazionale;
– Promuovere dibattiti pubblici oltre che ricerche e sperimentazioni istituzionali e indipendenti con altre piante e sostanze oggi proibite per consentire esperienze terapeutiche fatte altrove – richiedere che una terapia avanzata ad alto costo – quando sicura, con prove certe documentabili e inoppugnabili di efficacia e approvata dagli enti regolamentatori – sia obbligatoriamente riconosciuta e
– sostenere le proposte della Società Italiana di Epidemiologi Psichiatrica e rendere trasparente e senza conflitti di interesse l’attività di verifica dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA);
– Promuovere una riforma organica del sistema della Ricerca in Italia, a partire dalla strutturazione dell’Agenzia Nazionale della Ricerca, istituita con la legge di bilancio 2020 Biotecnologie verdi 
– richiedere il superamento della direttiva del 2001 in materia di OGM anche al fine di rafforzare la ricerca in materia di biotecnologie vegetali e consentire in particolare quella che utilizza CRISPR-Cas9 da portarsi avanti anche in Italia con sperimentazioni in campo aperto.

Salute riproduttiva femminile
– monitorare la corretta applicazione anche a livello regionale della Legge 40 sulla Procreazione Medicalmente Assistita come modificata dalle sentenze della Corte Costituzionale; legalizzare l’accesso alla procreazione medicalmente assistita anche ai single o le coppie delle stesso sesso;
– legalizzare la gestazione per altri solidale, e prevedere un rimborso spese per chi dona gameti al pari dei paesi da cui si importano gameti e embrioni per eseguire tecniche in Italia.
– Promuovere una corretta riforma dei LEA anche in materia di Procreazione Medicalmente Assistita includendo tutte le tecniche a carico del Sistema Sanitario Nazionale.
– proseguire la campagna “Aborto al sicuro” per la piena applicazione della legge 194; promuovere in tutte le Regioni la corretta applicazione delle nuove linee di indirizzo ministeriali per l’interruzione volontaria di gravidanza con il metodo farmacologico; promuovere una riforma della legge sull’aborto; continuare la campagna per la contraccezione gratuita elemento qualificante per un Servizio Sanitario che promuova la salute e sostenga i diritti riproduttivi.

Disabilità
– Intraprendere tutte le iniziative necessarie per la piena attuazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità promuovendone l’inclusione nei programmi scolastici di ogni livello e continuando a ricorrere in sede giudiziaria nei confronti di enti pubblici ed esercenti di servizi aperti al pubblico affinché rimuovano le barriere fisiche, percettive e sensoriali che impediscono il pieno godimento dei diritti fondamentali delle persone con disabilità;
– Evitare che le tipologie di ausili contenuti nel “Nomenclatore tariffario” destinate ai bisogni più delicati e complessi siano acquistate e fornite mediante gare d’appalto che non permettono l’individuazione personalizzata dell’ausilio e la partecipazione della persona alla scelta, in particolare proseguire con la class action in corso su Nomenclatore e ausili e azionare tutti gli strumenti possibili affinchè vi sia corretta erogazione di tali dispositivi;
– che si istituisca un Comitato “super partes” sui LEA che non preveda la presenza di rappresentanti delle Regioni (soggetti controllati). (DIRE)

Una terribile ricorrenza!

Una terribile ricorrenza!

di Maurizio Tiriticco

16 OTTOBRE 1943 — E’ una data importante e tristissima per la comunità ebraica di Roma, ed anche per l’intera città. Per gli ebrei romani quella data segna una tappa del mostruoso itinerario normativo e applicativo iniziato nel settembre del 1938 con la promulgazione delle leggi razziali. Si trattò di un insieme di provvedimenti legislativi e amministrativi applicati nel nostro Paese fra il 1938 e il primo quinquennio degli anni quaranta, inizialmente dal Regime Fascista e poi dalla Repubblica Sociale Italiana. Le leggi razziali hanno di fatto rappresentato l’anticamera dei campi di sterminio nazisti. Così dal 1938 in Italia gli ebrei addirittura…non muoiono più! Perché è vietata la pubblicazione dei necrologi! Perché gli ebrei devono diventare “invisibili”! Tuttavia – stando a quel che di tragico accadde in quel 16 OTTOBRE 1943 – gli ebrei romani in effetti erano molto visibili e facilmente reperibili: erano stati registrati in una lista, quindi perfettamente identificabili. Quel 16 ottobre era un sabato, quando, alle 5.30 del mattino, un nutrito drappello di soldati tedeschi, guidati dal capitano Dannecker, fecero irruzione nelle case degli ebrei di Roma, che le leggi razziali avevano contribuito a identificare. Furono così arrestate 1259 persone. Di queste, 237 furono rilasciate, le altre 1022 furono caricate su dei treni merci e deportati direttamente ad Auschwitz. E solo in 16 torneranno a casa!

Dal racconto di LELLO DI SEGNI —- “Eravamo tutti e sei in casa: io, mio padre, mia madre e tre fratelli: Angelo, Mario e Graziella. Quasi all’alba sono arrivati, si sono presentati e con una lista di nomi hanno iniziato a perlustrare le stanze, convinti che nascondessimo qualcuno. Dentro gli armadi, in soffitta, in cantina. Niente. C’eravamo solo noi, gli altri parenti erano scappati le settimane precedenti. Poi con il mitra dietro la schiena siamo scesi in strada e ci hanno fatto salire su dei camion… ”—- Un passo indietro. Il 26 SETTEMBRE 1943 il generale Kappler parla con il presidente della Comunità israelitica di Roma: vuole 50 chilogrammi di oro da racimolare in meno di due giorni. In cambio garantisce la non deportazione di 200 ebrei. L’oro viene consegnato. Fino a quel momento i tedeschi si erano dimostrati di parola e fino all’armistizio dell’8 SETTEMBRE 1943 non avevano deportato ebrei. Eppure tutto cambiò. La decisione arriva dall’ufficio centrale per la sicurezza del Reich, diretto da Otto Adolf Eichmann: che vuole un blitz come quello di Parigi: la cosiddetta operazione “Velodromo d’inverno”, quando più di tredicimila francesi furono riuniti e chiusi in uno stadio dedicato a gare di ciclismo e poi rastrellati. Pertanto l’oro fu intascato e gli ebrei furono tutti catturati! E’ opportuno ricordare che In Italia furono eseguiti 1898 arresti di ebrei da parte di italiani, 2489 da parte di tedeschi. 312 arresti vennero compiuti in collaborazione tra italiani e tedeschi, mentre non si conosce la responsabilità dei rimanenti 2314.

I prigionieri furono trasportati alla Stazione ferroviaria Tiburtina e rinchiusi in vagoni merci debitamente piombati. Ma torniamo al racconto di LELLO DI SEGNI: “Rimanemmo chiusi dentro ai vagoni per cinque giorni, quasi senza mangiare, il poco cibo e la pochissima acqua dipendevano da quanto le mamme erano riuscite a racimolare prima di partire. I nazisti non hanno mai, dico mai, aperto un portellone del vagone. Respiravamo a fatica”. Giungono in Polonia. La sfilata dei “trofei”, il ghigno dei gerarchi, i cani tenuti a fatica al guinzaglio, anche loro eccitati, la scelta di chi era utile per il lavoro e di chi no. La famiglia Di Segni non esiste più: la mamma e i tre fratelli sono uccisi subito, giudicati inutili dai nazisti. Si salvano solo Lello e il padre e, quando lo ricorda, non possono bastare settant’anni per trattenere le lacrime. Non ha potuto neanche dirgli addio! Un attimo ed è finita un’esistenza.

Lello si ferma. Sbottona il polsino della camicia sinistro, alza la manica, gira l’avambraccio e mostra il suo numero tatuato. “Mi sono fatto due anni di campo di concentramento, tra la Polonia e la Germania; ho anche lavorato dentro al Ghetto di Varsavia, scavavo, scavavo e ancora scavavo. Cosa trovavamo? Meglio lasciar perdere…”. Non vuole aggiungere altro. Troppa fatica, troppo dolore. Finita la guerra, Lello torna faticosamente in Italia; non pesa neanche trenta chili. “Mi sono fermato a Milano da alcuni parenti e, quando a Roma si è sparsa la voce che ero sopravvissuto, non ha idea di quante persone mi hanno raggiunto con le foto dei parenti scomparsi per chiedere se sapevo qualcosa. Se li avevo visti. Se erano ancora vivi”. Fino a quando gli giunge anche un messaggio inaspettato, del padre, anche lui vivo. “Sono riuscito a riabbracciarlo, ma per poco! Era troppo stanco, provato e malato. Subito dopo è morto”. Dei deportati di quella maledetta notte del 16 OTTOBRE 1943 sono tornati in sedici! E Lello era l’unico ancora vivo insieme a Enzo Camerino. Ma ci lascerà il 26 OTTOBRE del 2018.

Corsi formazione 25 ore per l’inclusione si potranno concludere entro il 30 marzo

da La Tecnica della Scuola

Con una nota diramata in queste ore il Ministero dell’Istruzione rende noto che i corsi di formazione di 25 ore sull’inclusione potranno concludersi entro il 30 marzo prossimo.

“La sentenza TAR Lazio n. 9795 del 14 settembre 2021, con cui si è disposto l’annullamento del DI n. 182/2020 e dei suoi allegati (Linee guida, modelli di PEI, Allegati C e C1), ha condizionato negativamente lo svolgimento dell’attività formativa, ritenuta obbligatoria dall’art. 1, comma 961, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, e che difficilmente tale attività potrà essere completata e rendicontata entro il termine previsto.
Vi è così l’esigenza, nelle more di eventuali indicazioni sulla loro modularizzazione, di consentire la prosecuzione dei percorsi formativi anche dopo la data del 30 novembre al fine di dare attuazione alle politiche dell’inclusione previste dalla disposizione legislativa richiamata”.

“In caso di impossibilità di concludere i percorsi entro i termini previsti – conclude il Ministero – si ritiene pertanto che le istituzioni scolastiche possano portare avanti l’attività in esame, avendo cura di concludere la formazione prevista entro e non oltre il 30 marzo 2022″.

LEGGI LA NOTA MINISTERIALE


DURC on-line, cambia la procedura per richiederlo

da La Tecnica della Scuola

Le stazioni appaltanti, dunque anche le istituzioni scolastiche, devono richiedere il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) delle aziende con le quali sottoscrivono dei contratti, per verificare che siano in regola con il pagamento e con gli adempimenti previdenziali, assistenziali e assicurativi nonché tutti gli altri obblighi previsti dalla normativa vigente nei confronti di INPS, INAIL e Casse Edili.

Dal 1° ottobre è cambiata la procedura per richiedere il documento.

Come illustrato dall’INPS con Circolare n. 146 del 7 ottobre scorso, per accedere al servizio, l’utente deve selezionare sul portale www.inps.it la voce “Prestazioni e Servizi” > “Servizi” > “Durc On Line”, e accedere con SPID, CIE e CNS.

Una volta eseguita l’autenticazione con la modalità prescelta, il sistema riconosce l’utente e gli sottopone automaticamente i servizi a cui è abilitato e ai quali in precedenza accedeva con il PIN e la password.

Dal 1° ottobre 2021, pertanto, non sono più valide le utenze e le password per l’accesso al predetto servizio.

LA CIRCOLARE

Green pass, fino a 1.000 euro di stipendio in meno al docente che ne è privo

da La Tecnica della Scuola

Come abbiamo anticipato in un articolo precedente, la nota ministeriale n. 1534 del 15 ottobre 2021, che vorrebbe sciogliere alcuni nodi relativi alla normativa sul Green pass, in realtà aggrava la situazione, rendendo più fosche le prospettive per il personale scolastico che dovesse presentarsi in istituto sprovvisto di Green pass. L’allungamento dei tempi di sospensione del docente senza Green pass, infatti, ha inevitabili ripercussioni sulla decurtazione dello stipendio dell’insegnante, che potrebbe vedersi sottratti fino a mille euro, secondo i nostri calcoli. Ma spieghiamo meglio.

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TESTO COORDINATO DEL DECRETO-LEGGE 6 agosto 2021, n. 111 e della LEGGE DI CONVERSIONE 24 settembre 2021, n. 133

Nota ministeriale sulla certificazione verde

Il Ministero dell’Istruzione ha emanato una nota, la n. 1534 del 15 ottobre 2021, in cui vengono sintetizzati i contenuti della legge 133/2021 sulla certificazione verde in ambito scolastico.

La novità è che il rientro del docente “sospeso” potrà avvenire solo alla conclusione della supplenza conferita per sostituirlo: in pratica, in questi casi il docente tornerebbe in servizio diversi giorni dopo l’ottenimento del Green pass, con decurtazione stipendiale maggiore rispetto all’effettiva mancanza della certificazione.

Sospensione fino al termine del contratto

La legge di conversione del decreto legge n. 111 del 6 agosto 2021 modifica, infatti, la disciplina della sospensione del rapporto di lavoro in caso di mancato possesso di valida certificazione verde e, quindi, la previsione della durata della sospensione del rapporto di lavoro.

Confermata la decorrenza dal quinto giorno di assenza ingiustificata, il termine di efficacia della sospensione è ora specificato dalla norma in ragione del concorso di due condizioni:

  1. conseguimento della certificazione verde da parte del “sospeso”;
  2. e scadenza del contratto di supplenza stipulato con il sostituto.

Questa novità della doppia condizione per riassumere servizio dopo la sospensione per mancata certificazione verde, comporta il rischio di un netto allungamento della sospensione anche fino a 20 giorni.

Quale decurtazione di stipendio?

Facendo brevi calcoli, se l’orientamento dei dirigenti scolastici, in nome della continuità didattica, fosse quello di assegnare al sostituto una supplenza di 15 giorni, ciò significherebbe una decurtazione di stipendio pari a due terzi di quello mensile del docente in questione, di fatto attorno ai mille euro.

Green pass, sanzioni da 400 a 1.000 euro per il Dirigente scolastico che non controlla

da La Tecnica della Scuola

Contrariamente a quanto previsto per il personale scolastico, per il quale non sono più comminate multe in caso di mancanza del Green pass, restano le sanzioni amministrative, da 400 a 1.000 euro, per i Dirigenti scolastici per l’omesso controllo del Green pass dei dipendenti della scuola e di chiunque entri nell’edificio scolastico.

Infatti, la Legge di conversione n. 133/2021 del D.L. 111/2021 conferma l’impianto sanzionatorio nei confronti dei soggetti titolari del controllo della Certificazione verde, che, nel caso delle scuole, è il Dirigente scolastico, insieme al personale appositamente delegato a questa funzione.

Ma chi controlla il Dirigente scolastico che a sua volta è controllore?

L’accertamento della violazione del dovere di verifica da parte dei DS, si legge nella nota, spetta ai Direttori generali degli uffici scolastici regionali territorialmente competenti.

A loro volta, i Dirigenti scolastici dovranno verificare che il personale delegato alla verifica abbia eseguito i dovuti controlli.

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TESTO COORDINATO DEL DECRETO-LEGGE 6 agosto 2021, n. 111 e della LEGGE DI CONVERSIONE 24 settembre 2021, n. 133

NOTA MI – Green Pass scuola: niente più sanzioni per il personale sprovvisto

da La Tecnica della Scuola

Secondo quanto si evince dalla Circolare del Ministero dell’istruzione, tra le novità sull’obbligo del green pass per il personale scolastico emerge quanto segue:

Non sono più previste sanzioni amministrative a carico del personale scolastico sprovvisto di certificazione verde.

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La legge di Conversione modifica la disciplina della sospensione del rapporto di lavoro e delle precedenti sanzioni amministrative, in caso di mancato possesso di valida certificazione verde.

Le novità riguardano:

  • la previsione della durata della sospensione del rapporto di lavoro. Confermata la decorrenza del quinto giorno di assenza ingiustificata, il termine di efficacia della sospensione è ora specificato dalla norma in ragione del concorso di due condizioni: conseguimento della certificazione verde da parte del “sospeso e scadenza del contratto di supplenza stipulato con il sostituto. La stessa norma, infatti, al fine di garantire il diritto alla studio e continuità del servizio, prevede, per la sostituzione del personale assente, la stipulazione di un contratto di supplenza di durata non superiore a quindici giorni. Il rientro del “sospeso” potrà avvenire con certificazione verde valida e alla conclusione della supplenza conferita per sostituirlo.
  • La mancata conferma, al comma 5, articolo 9-ter delle sanzioni amministrative a carico del personale scolastico. Non sono più previste sanzioni amministrative a carico del personale scolastico sprovvisto di certificazione verde.

TESTO COORDINATO DEL DECRETO-LEGGE 6 agosto 2021, n. 111 e della LEGGE DI CONVERSIONE 24 settembre 2021, n. 133

Concorso straordinario secondaria: prova disciplinare unica entro il 31 dicembre

da Tuttoscuola

Se il concorso STEM di quest’estate poteva essere considerato un antipasto delle procedure concorsuali annunciate, i concorsi scuola previsti per il 2022 potrebbero diventare un’abbuffata, indigesta. Oltre ai concorsi ordinari di infanzia, primaria e secondaria quasi pronti ai nastri di partenza, è imminente il varo di un nuovo concorso per DSGA, mentre sono attesi i bandi del concorso per dirigenti tecnici e per docenti di religione, nonché due altre procedure straordinarie riservate agli amministrativi f.f. di DSGA e a docenti della secondaria, in entrambi casi con particolare anzianità di servizio. Per il concorso straordinario secondaria (il precedente con 32mila posti si è concluso negli ultimi mesi lasciando vacanti 10mila posti) è intervenuta una norma ad hoc.

In sede di conversione del DL 73/2021, nell’art. 59 è stato infatti inserito il comma 9-bis che prevede “In via straordinaria, per un numero di posti pari a quelli vacanti e disponibili per l’anno scolastico 2021/2022 che residuano dalle immissioni in ruolo effettuate, una procedura concorsuale straordinaria per regione e classe di concorso  riservata ai docenti non compresi tra quelli di cui  al  comma  4  che  abbiano svolto,  entro  il  termine  di  presentazione   delle   istanze   di partecipazione, un servizio nelle istituzioni scolastiche statali  di almeno tre anni  anche  non  consecutivi  negli  ultimi  cinque  anni scolastici”.

Viene precisato che ciascun candidato potrà partecipare alla procedura in un’unica regione e  per  una  sola classe di concorso per la quale abbia maturato almeno una annualità di servizio.

È prevista una prova disciplinare da svolgersi entro il 31 dicembre 2021 (tra due mesi!), in base alla quale verrà determinata la graduatoria dei vincitori, tenendo conto anche della valutazione dei titoli.

I candidati vincitori  collocati  in  posizione  utile  in  graduatoria parteciperanno, con oneri a proprio carico, a un percorso di formazione, anche in  collaborazione  con  le  università,  che  ne  integra  le competenze professionali e che prevede una prova conclusiva,  secondo modalità definite dal decreto del Ministro dell’istruzione.

In caso di positiva valutazione del  percorso  di formazione e della prova conclusiva il candidato è assunto  a  tempo indeterminato a decorrere dal 1° settembre 2022 sui posti  vacanti  e disponibili.

Edilizia scolastica: troppe emergenze strutturali da affrontare e disuguaglianze da colmare. Il rapporto di Legambiente

da Tuttoscuola

In Italia la scuola continua ad andare a due velocità. Resta ampio il divario tra le scuole del Centro Nord e quelle del sud e delle Isole sul fronte dell’edilizia scolastica e dei servizi: troppe ancora le emergenze strutturali da affrontare e le disuguaglianze da colmare, complice anche la pandemia che ha aumentato le disparità, la dispersione scolastica e il disagio sociale. A fotografare la situazione è il XXI rapporto Ecosistema Scuola (dati 2020), l’indagine di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi, che fa il punto sullo stato di salute di 7.037 edifici scolastici di 98 capoluoghi di provincia, frequentati da oltre 1,4 milioni di studenti a pochi giorni dall’annuncio del Ministro dell’Istruzione Bianchi sulla ripartizione dei fondi del PNRR previsti per questo settore.

Nel 2020 i comuni del Centro-Nord mediamente dichiarano di avere necessità di interventi urgenti in poco più del 36% di scuole, contro quelli del Sud e delle Isole che li richiedono per quasi il 56% degli edifici, che per di più sono in area sismica 1 e 2 nel 74% dei casi, ben trenta punti percentuali sopra la media nazionale (44%). Preoccupa anche il divario sul fronte dei principali servizi, predominanti al Centro-Nord rispetto al Sud-Isole: Classi a tempo pieno – 43% nelle scuole del Centro-Nord contro il 16% del Sud-Isole -, servizio mensa – 65,5% contro 47,9% –, servizio scuolabus – nel 29% degli istituti rispetto al 13,6%. Ancora troppo basse le pratiche che consentono i percorsi casa-scuola in autonomia e sicurezza: il servizio di pedibus è presente nella Penisola nel 5% delle scuole, in gran parte concentrato nelle regioni settentrionali, così come il servizio di bicibus presente esclusivamente nello 0,2% delle scuole del Nord. Per quanto riguarda gli edifici presenti in strade scolastiche, il 10,8 % si concentra al Nord, il 5,3% al Centro contro il 4,1% del Sud e lo 0,0% delle isole; altro dato riguarda gli edifici posti in Zone 30, il 16,4% si trova al Nord, il 9,3% al Centro mentre il 20% si concentra al Sud e lo 0,0% nelle isole.

A questa lettura sulla scuola a due velocità, il report di Legambiente affianca anche quella nazionale che ci restituisce un patrimonio edilizio scolastico vetusto e poco sostenibile.  Nella Penisola un edificio su due non dispone ancora del certificato di collaudo statico (46,8%), di agibilità (49,9%), prevenzione incendi (43,9%). Sale al 41% la percentuale degli edifici che necessitano di manutenzione urgente contro il 29,2% del 2019. Pochissimi i nuovi edifici costruiti con criteri di bioedilizia, sono lo 0,9%. Appena 387 quelli classificati in classe energetica A.

Scuole e pandemia: Nel 2020 c’è da sottolineare l’impegno delle scuole (21% di esse) per realizzare nuove aule (788) e recuperane altre (411) da spazi inutilizzati. Bene anche il potenziamento della rete internet per la DAD realizzata mediamente dal 61% dei comuni nelle scuole e il completo cablaggio della rete in più della metà degli edifici. Cresce anche l’attenzione per il trasporto con quasi il 68% delle amministrazioni che nel 2020 dichiara di aver adottato misure specifiche per l’organizzazione del servizio scolastico, di aver incrementato per più del 35% delle scuole i mezzi di trasporto pubblico (per un 28% utilizzando aziende private) e di aver ampliato nel 30,4% le fasce orarie per il trasporto. Sul fronte mense, aumentano del 20% quelle che utilizzano stoviglie monouso probabilmente per effetto del Covid, passando dal 56,3 del 2019 al 72,5% nel 2020.

Entrando nello specifico del dossier presentato oggi in diretta streaming sul canale YouTube di Legambiente e su www.lanuovaecologia.it, l’associazione ha poi confrontato nel dettaglio i dati generali del report con gli ambiti verso i quali sono destinati i fondi del PNRR, sottolineando punti e criticità da affrontare.  Per quanto riguarda la ristrutturazione degli edifici, saranno destinati 500 milioni. Per l’associazione ambientalista, oltre a fare scelte prioritarie a beneficio delle situazioni strutturali più precarie nelle aree più fragili a partire dalle zone sismiche, sarà importante non prorogare più la scadenza della verifica di vulnerabilità sismica di tutte le scuole, oggi effettuata dalle amministrazioni solo sul 31,5% degli edifici. Accelerare il percorso di efficientemente energetico: sono ancora più del 73% degli edifici nelle ultime tre classi energetiche e solo il 5,5% in classe A. In questa partita sarà fondamentale risolvere alcuni nodi come ridurre la forbice fra fondi stanziati e fondi spesi (su circa 47mila euro a edificio stanziati per la manutenzione straordinaria nel 2020, meno della metà poi sono stati realmente spesi), ridurre i tempi di durata dei cantieri, che da una elaborazione di Legambiente dello scorso anno su dati GIES, si attestano mediamente intorno ai 300 giorni.

Nuove scuole e palestre: la cifra più ingente del PNRR, 800 milioni di euro, verrà dedicata alla realizzazione di nuove scuole. Considerando un costo medio a scuola di 1,3 milioni di euro (elaborazione dati GIES), Legambiente quantifica che si possa parlare di circa 600 nuove edificazioni. L’auspicio è che possano essere delle scuole modello della giusta transizione: innovative, sempre più sostenibili, progettate in maniera partecipata con il territorio e la comunità scolastica e collocate nelle aree socialmente e ambientalmente più svantaggiate del Paese. Ben venga anche la realizzazione di nuove palestre (investimento previsto pari a 300 milioni di euro), visto e considerando che secondo il report di Legambiente nel 2020 una scuola su due ne è priva e un impianto sportivo su quattro in dotazione delle scuole necessita di interventi di manutenzione urgenti. Per l’associazione il potenziamento delle infrastrutture sportive scolastiche andrà valorizzato anche come spazio aperto al territorio in orario extrascolastico per garantire l’accesso allo sport a più ragazzi e adulti, come già mediamente accade in circa il 57% degli impianti sportivi scolastici esistenti. Sarà importante realizzare anche impianti outdoor, oggi presenti su circa il 31% degli edifici con impianti sportivi, risultati vitali per lo svolgimento dell’attività didattica durante la pandemia.

Mense scolastiche: 400 milioni di euro sono gli investimenti previsti per le nuove mense. L’auspicio per Legambiente è che queste mense siano anche connesse ad un investimento nell’ampliamento del tempo pieno soprattutto nelle scuole del Sud e delle Isole che oggi hanno rispettivamente il 12,2% e il 19,9% di classi interessate da questa modalità, contro una media nazionale del 32,3%. Il servizio mensa, secondo i dati del report, anche per carenze infrastrutturali, è assente mediamente in circa il 40% degli edifici scolastici della Penisola, circa il 64% nelle isole. Nota positiva è che dove sono presenti, in più del’85% delle mense vengono serviti prodotti biologici, quasi il 100% servono prodotti di stagione e circa l’81% privilegiano i prodotti a km 0. Quasi il 98% dei Comuni prevede menù alternativi per motivi culturali e religiosi.

Buone pratiche: Infine nel report Legambiente raccoglie e segnala anche alcune buone pratiche raccontando diverse realtà scolastiche hanno deciso di puntare veramente e concretamente sulla sostenibilità. Solo per citarne alcuni, si va dalla scuola secondaria di primo grado Carducci-Purgotti di Perugia realizzata nel 2020 seguendo i principi della sostenibilità e criteri antisismici, passando a quella secondaria di primo grado A. Brancati di Pesaro, inaugurata a settembre 2020, che ha ricevuto il prestigioso riconoscimento Leed (The Leadership in Energy and Environmental Design) come uno degli edifici più ecosostenibili al mondo. Da Prato arriva il progetto Demos che dal 2018 promuove una mobilità casa-scuola più attenta ai temi della sicurezza, della qualità dell’aria e del benessere collettivo. Un’iniziativa pilota poi replicata in altre scuole del territorio. Sono state avviate numerose linee di pedibus autogestite e animate da genitori accompagnatori che partecipano attivamente al progetto.

Scuola, un mese dopo il rientro la Dad non si vede (quasi) più

da Tuttoscuola

Il buon proposito del “Mai più Dad” per questo anno scolastico sembra resistere. Ed è forse soprattutto per questo che, dopo le prime settimane di uno dei back to school più delicati di sempre, soprattutto dal punto di vista organizzativo, il bilancio fatto dagli studenti è complessivamente positivo. Almeno così dicono i 3.000 alunni delle superiori intercettati in questi giorni da un sondaggio di Skuola.net per tracciare un bilancio del primo mese di scuola. Circa 2 su 3, infatti, raccontano di non aver avvertito particolari criticità. Anche perché quasi tutti (94%) fino a oggi hanno svolto sempre lezione in presenza. Con i ragazzi che sono tornati ad avere un rapporto diretto tra loro e a conversare anche dei temi più caldi, tra cui il vaccino: l’80% afferma di sapere se il resto della classe si sia vaccinato o meno.

Andando più nel dettaglio, però, si svelano gli “altarini”. Innanzitutto, pur trattandosi di una sparuta minoranza, qualcuno che è dovuto restare qualche giorno a casa, in Dad, c’è stato (6%) e nella metà dei casi non è stata ‘colpa’ della quarantena imposta dai contagi ma di una carenza di spazi nel proprio istituto. Ma la raccomandazione di distanziare gli alunni in classe – almeno un metro l’uno dall’altro – sta creando non pochi malumori anche laddove la presenza è stata garantita ogni giorno: in circa 3 casi su 10, secondo gli studenti, più che distanziamento c’è sovraffollamento. Al punto che 1 studente su 6 in classe indossa la mascherina FFP2: nel dubbio, meglio mettere mano al portafogli e assicurarsi maggiore protezione dal virus.

Per evitare gli assembramenti in ingresso o in uscita dalle lezioni, la maggior parte delle scuole – lo riportano circa 6 su 10 – hanno confermato o introdotto degli ingressi scaglionati. Da non confondere con i turni veri e propri decisi a livello locale: più o meno 1 su 2 è costretto a entrare (e uscire) prima o iniziare (e finire) dopo. Non si tratta di un doppio turno mattina/pomeriggio, spesso evocato in questi tempi di pandemia ma mai realmente applicato, ma può capitare di terminare le lezioni nel primo pomeriggio.

Circostanza, quest’ultima, che sta mettendo in difficoltà parecchi studenti. Tra chi torna a casa più tardi, quotidianamente o alternando i turni (62%), infatti, il 70% si lamenta che l’uscita pomeridiana rende pressoché impossibile svolgere altre attività, come fare i compiti per il giorno dopo o dedicarsi a sport e hobby. Per non parlare del fatto che, quasi sempre, per loro una vera pausa pranzo non esiste: è così per 3 su 4. Inoltre, tutta questa organizzazione, pare non sia riuscita a risolvere la questione originaria, gli assembramenti, ancora presenti in 7 casi su 10.

E poi c’è il grande tema dei docenti. Il ministero dell’Istruzione, alla vigilia del ritorno sui banchi, aveva assicurato che già nei primi giorni di scuola tutte le cattedre sarebbero state occupate. Ma la situazione, stando a quanto raccontano i ragazzi, è tutt’altro che definita: solo il 53% dice di aver effettivamente iniziato l’anno con la squadra dei professori al completo, il 30% li ha visti arrivare un po’ per volta, quasi 1 su 5 racconta di avere ancora una o più materie senza il prof definitivo. C’è lo “zampino” della questione Green Pass, obbligatorio per i docenti? Forse: potrebbe non essere un caso che quasi 1 ragazzo su 7 afferma di avere insegnanti che hanno saltato qualche lezione, o sono stati assenti per giorni, proprio a causa della richiesta della certificazione verde.

Dodici mesi fa, di questi tempi, 2 studenti delle superiori su 3 avevano già assaggiato la didattica digitale, in forma parziale o totale – ricorda Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net  – mentre oggi questa sorte è toccata solo a 1 su 18. Insomma, il cambio di scenario al momento è netto. Ma non mancano le criticità: dalla carenza di spazi, che lo scorso anno era la principale causa di ricorso alla Dad, al nodo trasporti che costringe la metà dei ragazzi a uscire spesso tardi da scuola, impedendo lo svolgimento di attività pomeridiane, per di più senza poter contare su una vera e propria pausa pranzo perché le scuole superiori non sono attrezzate per il tempo pieno. Infine, seppur in miglioramento, resta il problema atavico delle nomine dei docenti: al 20% dei ragazzi manca ancora almeno un prof in cattedra”.

Concorso ordinario scuola secondaria: servono oltre 5mila membri di commissione

da Tuttoscuola

Sulla strada dei concorsi scuola ordinari che stanno per essere rilanciati dopo l’integrazione dei vecchi bandi non ci sarà soltanto da affrontare – e superare efficacemente e tempestivamente – la questione della predisposizione dei quesiti per le 131 classi di concorso interessate, per le quali Tuttoscuola ha stimato l’approntamento da parte del Ministero dell’Istruzione di almeno 13mila quesiti con relative 52mila risposte. Ci sarà anche la complessa organizzazione per la costituzione delle commissioni giudicatrici da parte degli Uffici Scolastici Regionali.

Il recente concorso STEM, stralciato dal concorso ordinario scuola secondaria, aveva previsto una particolare modalità per la costituzione di commissioni e sottocommissioni per velocizzare al massimo le procedure, con l’obiettivo di assicurare la nomina dei vincitori al 1° di settembre.

Per i concorsi scuola ordinari l’integrazione dei bandi invece non dovrebbe modificare quanto già previsto in merito, cioè una commissione fino a 500 candidati e una sottocommissione per ogni ulteriore gruppo o frazione di 500 candidati presenti alla prova scritta.

Ogni commissione è costituita da un presidente (un dirigente), da due docenti e un segretario, oltre a membri aggregati per inglese e informatica. Per ogni commissione dovrebbero essere nominati anche membri supplenti.

Dovrebbe essere relativamente semplice procedere alla costituzione delle commissioni per il concorso di infanzia e primaria, in quanto, prima della riforma dei concorsi sul territorio tutto era stato predisposto (commissioni comprese) per avviare i concorsi.

Sarà invece più complessa la predisposizione delle commissioni per il concorso della secondaria, considerato l’elevato numero (127) di classi di concorso interessate.

Può essere utile, in proposito, fare riferimento al recente concorso straordinario della secondaria che aveva una struttura analoga a quella del concorso straordinario.

Con un numero di classi di concorso di poco inferiore erano state costituite 545 commissioni e 20 sottocommissioni per oltre 3.300 membri di commissione coinvolti.

Per il concorso ordinario scuola secondaria si può prevedere che verranno costituite circa 580 commissioni-madre, mentre il numero delle sottocommissioni dipenderà dal numero dei candidati effettivamente presenti allo scritto.

Nel concorso straordinario i candidati erano poco più di 60mila, in quello ordinario oltre 602mila.

Se tutti i 602mla candidati si presentassero alla prova scritta, sarebbe necessario costituire 560 sottocommissioni.

Si può stimare che, in base alla effettiva presenza di candidati alla prova scritta, potrebbe essere necessario nominare non meno di 400 sottocommissioni che andrebbero ad aggiungersi alle 580 commissioni madri.

Con 980 tra commissioni e sottocommissioni si raggiungerebbe il ragguardevole numero di oltre 5mila membri di commissione, senza considerare i membri supplenti.