Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2019/20

Scuola: nuovo rapporto Eurydice su stipendi di insegnanti e dirigenti europei

Firenze, 21 ottobre 2021 – La rete Eurydice pubblica oggi il nuovo rapporto su stipendi e indennità di insegnanti e capi di istituto in Europa.  La remunerazione e le prospettive di carriera degli insegnanti rientrano nelle politiche che mirano ad attrarre i laureati più qualificati e a trattenere i migliori insegnanti. A questo proposito, l’ultimo rapporto di Eurydice “Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2019/20” mostra la composizione e le differenze nelle retribuzioni degli insegnanti e dei capi di istituto di 38 sistemi educativi europei.

Il rapporto prende in esame gli stipendi di base degli insegnanti a inizio carriera e le loro prospettive di progressione di stipendio. Vengono analizzate anche le differenze di stipendio tra i livelli di istruzione. Gli insegnanti della scuola dell’infanzia guadagnano mediamente meno mentre gli insegnanti della scuola secondaria superiore solitamente guadagnano di più, sebbene in alcuni paesi europei tutti gli insegnanti dei livelli scolastici percepiscano gli stessi stipendi. I dati sono stati raccolti congiuntamente dalle reti Eurydice e OCSE/NESLI.

Analizzando i principali risultati del rapporto, emergono significative differenze tra i Paesi europei negli stipendi annuali di base degli insegnanti all’inizio della loro carriera, che possono variare, a seconda del paese, da 5.000 a 80.000 euro lordi. Il livello salariale è correlato allo standard di vita misurato in termini di prodotto interno lordo (PIL) pro capite di un Paese: più alto è il PIL pro capite, maggiore è lo stipendio medio annuo. Gli stipendi iniziali degli insegnanti italiani si collocano – insieme a quelli dei colleghi francesi, portoghesi e maltesi – nel range tra 22.000 e 29.000 euro lordi annui. Ancora più alti, tra 30.000 e 49.000 euro, sono quelli degli insegnanti in Belgio, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia, Islanda e Norvegia. Infine, stipendi superiori a 50.000 euro si registrano in Danimarca, Germania, Lussemburgo, Svizzera e Liechtenstein, tutti paesi con un alto PIL pro capite.

Per quanto riguarda l’importo e il tempo necessario per gli aumenti di stipendio legati alla progressione di carriera, si registrano sostanziali differenze tra i paesi europei. Ci sono Paesi come l’Italia in cui gli insegnanti anche con una significativa anzianità di servizio raggiungono modesti aumenti di stipendio. Nel paese gli stipendi iniziali degli insegnanti possono aumentare di circa il 50% solo dopo 35 anni di servizio.

Per quanto riguarda i cambiamenti negli stipendi tabellari durante gli ultimi anni, dal rapporto risulta che nel 2018/19 e 2019/20, gli insegnanti hanno visto aumentare i propri stipendi nella maggior parte dei sistemi educativi, anche se gli aumenti sono stati generalmente modesti o indicizzati all’inflazione.  Tra il 2014/15 e il 2019/20, in un quarto dei sistemi educativi analizzati, gli stipendi iniziali degli insegnanti adeguati all’inflazione sono rimasti invariati o sono risultati addirittura inferiori. In Italia, così come in Francia, il potere di acquisto degli insegnanti è rimasto più o meno lo stesso negli ultimi cinque anni.

 Per quanto riguarda i capi di istituto, i loro stipendi spesso aumentano in base alle dimensioni della scuola. Inoltre, le responsabilità e l’esperienza dei capi di istituto determinano differenze significative nei loro stipendi nella maggior parte dei sistemi educativi. In alcuni casi lo stipendio minimo di base dei capi di istituto è inferiore allo stipendio degli insegnanti con 15 anni di esperienza. In molti altri, invece, è superiore in tutti i livelli di istruzione. La differenza è più marcata in Francia (per il livello secondario), Italia, Romania, Finlandia e Islanda (livello secondario superiore) e Svezia. In Italia, lo stipendio minimo di base per i capi di istituto è, infatti, il doppio dello stipendio di un insegnante con 15 anni di servizio. 

Per consultare e scaricare il rapporto in formato pdf:  https://eurydice.indire.it/pubblicazioni/teachers-and-school-heads-salaries-and-allowances-in-europe-2019-20/

Piano didattico personalizzato (PDP): la famiglia dello studente può non firmare?

da OrizzonteScuola

Di redazione

Cosa succede se la famiglia non firma il piano didattico personalizzato? E’ una delle domande che spesso ci vengono poste. Seguendo le linee guida del 2011 proviamo a spiegare come stanno le cose.

In base al testo delle Linee Guida 2011, la famiglia “condivide le linee elaborate nella documentazione dei percorsi didattici individualizzati e personalizzati ed è chiamata a formalizzare con la scuola un patto educativo/formativo che preveda l’autorizzazione a tutti i docenti del Consiglio di Classe – nel rispetto della privacy e della riservatezza del caso – ad applicare ogni strumento compensativo e le strategie dispensative ritenute idonee, previste dalla normativa vigente, tenuto conto delle risorse disponibili”.

Pertanto, con il PDP,  vengono fissate e attivate tutte le misure previste e indicate al suo interno e quindi la famiglia deve leggerlo attentamente per approvarne il contenuto. Questo vuol dire che può chiedere alla scuola di modificarlo prima della firma, evidenziando per iscritto le modifiche e le integrazioni da apportare.

Ma la famiglia può anche non firmare il documento. In tal caso la scuola può solo attenersi al “rispetto delle diversità individuali”, come riporta la legge 53/2003 “per la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale.”


Green pass, quando devono esibirlo gli studenti?

da La Tecnica della Scuola

Fino al 31 dicembre, attuale termine dello stato di emergenza, chiunque acceda all’istituto scolastico deve possedere ed esibire il Green pass.

Questo obbligo riguarda non solo il personale, ma anche tutti gli esterni: addetti alla mensa, consulenti, imprese di pulizia, ed anche i genitori degli alunni.

Icotea

Sono esclusi coloro che sono esenti dalla vaccinazione, per comprovate motivazioni di salute debitamente certificate.

Ad oggi, anche ad alunni e studenti non è richiesto il possesso e l’esibizione della certificazione verde per accedere alle strutture scolastiche.

Ci sono però delle situazioni in cui anche i ragazzi sono tenuti ad averlo.

Per le uscite didattiche, se si va ad esempio al cinema, mostre, musei o in qualunque luogo in cui, attualmEnte, sia richiesto. Le scuole però non dovranno verificarne preventivamente il possesso, in quanto l’accertamento verrà effettuato al momento dell’accesso ai servizi e attività ad opera dei relativi titolari o gestori.

Altra situazione in cui gli studenti devono esibirlo è per le attività di PCTO, in quanto, in tale situazione, sono equiparati a tutti gli effetti ai lavoratori.

Anche per svolgere attività sportive in orario extra curricolare, anche se realizzate nei locali della scuola, i ragazzi devono possedere il Green pass. Obbligo che invece non c’è se si usano palestre (anche esterne alla scuola) o piscine in orario curricolare.


Contratto scuola: poche risorse, qualche sindacato potrebbe disertare il tavolo della trattativa

da La Tecnica della Scuola

Le prime notizie sul fronte della legge di bilancio stanno già provocando le proteste delle organizzazioni sindacali.

Elvira Serafini, segretaria generale dello Snals, dichiara: “C’è ancora incertezza sugli stessi aumenti, peraltro modesti (circa il 4%, cioè meno di 100 euro lordi, se si sottrae l’indennità di vacanza contrattuale), previsti dal Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale sottoscritto il 10 marzo scorso”.
La stessa segretaria, però, ha già pronta una proposta: “Le risorse del PNRR vanno impiegate per assicurare stabilmente, attraverso un intervento strutturale sul PIL, retribuzioni dignitose, adeguandole alla media europea e valorizzando tutto il personale, riconoscendo innanzitutto gli impegni che finora non sono stati tradotti nei contratti collettivi”.
“Senza adeguate assicurazioni sull’incremento delle risorse – conclude Serafini – lo SNALS-Confsal ritiene che non ci siano le condizioni per avviare alcuna trattativa per il rinnovo contrattuale”.

Icotea

Meno “bellicoso”, ma niente affatto rassegnato appare invece il coordinatore nazionale della Gilda Rino Di Meglio: “Nel PNRR non sono previste risorse da destinare all’aumento stipendiale che, invece, dovranno necessariamente essere stanziate dalla legge di Bilancio in vista del rinnovo contrattuale. Aumento delle retribuzioni e snellimento della burocrazia rappresentano le prossime battaglie che la Gilda intende affrontare”.

Per la verità il richiamo ai fondi del PNRR è del tutto legittimo ma va anche detto che le regole europee non consentono in alcun modo di utilizzarli per interventi strutturali finalizzati ad incrementare le retribuzioni dei dipendenti pubblici.
Probabilmente in questi mesi si sono create, anche nella scuola, eccessive aspettative nei confronti delle risorse del PNRR che sono certamente significative e importanti (si parla di 17 miliardi di euro) ma che dovranno essere utilizzate per spese di investimento (edilizia, diffusione del digitale, apertura di nuove scuole e di asili, ecc…) e non per la spesa corrente legata agli stipendi del personale.

Dall’atto d’indirizzo: la scuola ha il dovere imprescindibile di garantire il diritto allo studio

da La Tecnica della Scuola

Fra le otto priorità individuate dal Ministero dell’Istruzione per il triennio 2022/2024, una è rivolta ad assicurare e garantire il diritto allo studio.

Il diritto allo studio

Il diritto allo studio è uno dei diritti riconosciuti dalla nostra carta costituzionale e come tale rientra tra i diritti riconosciuti e garantiti della persona umana non solo nella dimensione individuale, ma anche nella sfera sociale in cui si sviluppa la personalità di ogni singolo individuo.

La scuola in quanto istituzione intenzionalmente educativa dello Stato, ha il dovere imprescindibile di promuovere e garantire il diritto allo studio contrastando ogni forma di disuguaglianza e disparità di condizioni tra gli alunni.

Linee d’intervento

Il documento ministeriale, per ognuno delle otto priorità, indica delle linee d’intervento operative.

Per la realizzazione del diritto allo studio sono individuate le seguenti linee operative e i conseguenti impegni ministeriali.

  • Contrasto alla dispersione scolastica, riduzione della povertà educativa e dei divari territoriali.
  • Inclusione scolastica
  • Riorganizzazione del sistema scolastico

Contrasto alla dispersione scolastica

Il ministero intende mettere in atto delle azioni mirate per quelle scuole che hanno registrato maggiori difficoltà in termini di rendimento attraverso la programmazione d’iniziative adeguate ai bisogni degli studenti.

Per far ciò s’intende realizzare una piattaforma dedicata a iniziative di mentoring, counselling e orientamento attivo e professionale, la cui gestione sarà effettuata in collaborazione con l’INVALSI e dei CTS per i soggetti con disabilità.

Inclusione scolastica

L’inclusione scolastica prevede un’azione operativa attraverso la promozione di prassi educative inclusive, utilizzo di nuove tecnologie e di pratiche sportive.

Tutto ciò attraverso:

  • Un aumento dell’organico di sostegno.
  • Una formazione continua del personale docente.
  • Un concreto supporto all’autonoma progettazione delle istituzioni scolastiche.

Riorganizzazione del sistema scolastico

Da quanto dichiarato nel documento, sembrerebbe esserci la volontà del Ministro di:

  • Razionalizzare il dimensionamento della rete scolastica.
  • Ridurre il numero di alunni per classe.

Per far ciò diventa opportuno e indispensabile rivedere il decreto 81 del 20 marzo 2009 avente per oggetto “norme per la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane della scuola”.

Supplenze Covid: via libera del Governo a proroga fino al giugno 2022

da Tuttoscuola

Approvata dal Governo, in occasione della riunione del Consiglio dei Ministri per l’approvazione del documento di programmazione del bilancio, la proroga fino a giugno dei contratti a tempo determinato stipulati dagli insegnanti durante l’emergenza Covid-19Ne dà notizia un comunicato del Governo stesso che parla, al momento, solo di “insegnanti” e non di personale Ata.

Per la precisione, la misura non è stata ancora approvata dal Parlamento con il varo definitivo della Legge di Bilancio (il disegno di legge deve ancora essere varato dal Governo e consegnato alle due Camere). Dunque, allo stato attuale, la situazione rimane quella vigente. La proroga fino a giugno dei contratti Covid dovrebbe arrivare entro il 30 dicembre.

Il Ministro Bianchi incontra il Forum degli Studenti su Pnrr: ‘Lavoriamo insieme per costruire una scuola nuova’

da Tuttoscuola

Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha incontrato nel pomeriggio dello scorso 19 ottobre al Ministero il Forum degli Studenti. Al centro dell’incontro, i contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per l’Istruzione.

Bianchi ha illustrato le riforme e gli investimenti che riguarderanno la scuola, a partire dai bandi per 5 miliardi che saranno avviati entro novembre per asili e scuole dell’Infanzia, mense, palestre, ristrutturazione e costruzione di nuovi edifici.

Il Ministro ha spiegato le riforme e gli investimenti che riguarderanno gli Istituti tecnici e professionali, l’orientamento, il reclutamento e la formazione degli insegnanti, i nuovi ambienti per la didattica e l’edilizia, l’innovazione dei contenuti didattici.

Durante il confronto, i rappresentanti del Forum hanno presentato al Ministro le istanze e le priorità delle studentesse e degli studenti, dall’attenzione al benessere psicologico dei ragazzi a una riflessione sull’autonomia scolastica e l’innovazione della didattica, da cui nasceranno tavoli di lavoro.

“Vi ringrazio moltissimo per essere qui – ha esordito il Ministro rivolgendosi ai presenti –. È importate ragionare con voi sulle straordinarie opportunità offerte dal Pnrr per la nuova scuola che stiamo costruendo. Ci sono significativi investimenti e una grande attenzione ai bisogni delle studentesse e degli studenti. Il Pnrr è un’occasione straordinaria per disegnare il nostro futuro. Lavoriamo insieme e impegniamoci tutti per costruire una scuola nuova e riportare l’Istruzione al centro del futuro del Paese”.

Nota 21 ottobre 2021, AOODGSIP 2405

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione
Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico Ufficio Quarto

Ai Dirigenti e ai Coordinatori didattici delle Istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione
Alla Sovrintendenza Scolastica per la Scuola in lingua italiana di Bolzano
All’Intendenza Scolastica per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendenza Scolastica per la Scuola delle località ladine di Bolzano
Alla Dirigenza del Dipartimento Istruzione per la Provincia di Trento
Alla Sovrintendenza Scolastica per la Regione Valle D’Aosta
e p.c. Agli Uffici Scolastici Generali LORO SEDI
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione Al Direttore generale per il Personale scolastico Al Comitato tecnico scientifico nazionale DDG 1309/21 SEDE

Oggetto: Attività di formazione in servizio del personale docente sull’inclusione ai sensi dell’art. 1, comma 961 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (DM 188/2021 – Nota 27622/2021). Indicazioni operative.