Una storia italiana

Una storia italiana

di Maurizio Tiriticco

FIRENZE: era il 22 OTTOBRE del 1441, ben 580 anni fa! —- Leon Battista Alberti, con la collaborazione dei Provveditori dell’Università di Firenze e con il contributo di Piero di Cosimo de’ Medici, sull’esempio degli antichi ludi poetici nonché dei puys francesi e fiamminghi e dei concorsi tolosani e barcellonesi, organizza il cosiddetto Certame coronario. Si trattava di una pubblica gara, il cui intento era quello di dimostrare la piena dignità letteraria della lingua volgare, che poteva tranquillamente trattare anche argomenti di elevato interesse, che invece in genere venivano affrontati in latino, perché potessero essere letti dai dotti di altri Paesi europei. La gara aveva come premio una corona d’alloro in argento. Vi parteciparono noti letterati dell’epoca nonché rimatori popolari, che dovettero comporre testi sul tema intitolato LA VERA AMICIZIA. Il Certame si svolse nella cattedrale di Santa Maria del Fiore di Firenze e vi assistette un pubblico numeroso, nonché un gruppo di autorità civili e religiose della città. Tra i concorrenti vi fu Leonardo Dati, che presentò una scena divisa in tre parti:due in versi costruiti sugli esametri latini, la terza in strofe saffiche. Era il primo tentativo di riprodurre in volgare i metri classici. Alcuni esametri italiani furono composti dallo stesso Alberti. Però nessuno dei poeti fu premiato perché, in verità,nessuno aveva prodotto qualche cosa di buono e di nuovo. Il fatto che nessun premio fosse stato assegnato dimostra la diffidenza che ancora si aveva nei confronti della lingua volgare.

Un secondo certame fu indetto l’anno successivo, il 1442, avente come tema L’INVIDIA. Ma in realtà non se ne fece nulla. Infatti – come si può desumere dal codice Palatino 215 della Biblioteca Nazionale di Firenze – il premio fu consegnato dai dieci segretari apostolici di Eugenio IV alla chiesa dove si era svolta svolse la gara. Comunque,occorre sottolineare che la ripresa letteraria del volgare avvenne in primo luogo a Firenze, capitale, appunto, della letteratura volgare. Infatti poteva vantare una tradizione illustre e prestigiosa, che annoverava autori come Dante, Petrarca e Boccaccio. E proprio a questa tradizione i poeti della cerchia medicea – Lorenzo il Magnifico in testa – sirifecero, alla ricerca di modelli ispiratori. Un documento prezioso di questa attenzione alla tradizione volgare è la cosiddetta Raccolta Aragonese, antologia inviata nel 1476 da Lorenzo de’ Medici in dono a Federico d’Aragona. La lettera, che funge da prefazione, è firmata da Lorenzo, ma è quasi certo che si possa attribuire ad Agnolo Poliziano. Il volgare, man mano, cominciò ad acquisire la sua dignità letteraria anche a Ferrara, con Matteo Maria Boiardo e Pietro Bembo, e a Napoli, con Jacopo Sannazaro, Masuccio Salernitano e i poeti petrarchisti.

In seguito, nel corso dei secoli, questo volgare marciava, e come! Si arricchiva di nuovi vocaboli e di nuove strutture grammaticali. Ovviamente, grazie ai dotti e alle corti che li ospitavano. E forse le corti potevano anche comunicare e riconoscersi – se si può usare questa espressione – grazie ad una lingua condivisa e formale. In pieno Rinascimento nascevano grandi poemi, la Gerusalemme Liberata e l’Orlando Furioso, ambedue in versi endecasillabi in ottave: e la lingua? Il volgare! Questa la lingua delle corti e dei dotti. Ma i sudditi persistevano, ovviamente, nelle loro lingue di sempre, forse anche povere di strutture e di vocaboli che di fatto riflettevano anche la povertà culturale dei parlanti. E’noto come, ancora nel corso della prima mondiale, il soldato veneto e quello siciliano non si capivano! Tanta era ancora la forza dei dialetti.

Comunque questa nostra lingua oggi comune faceva lentamente il suo corso lungo i secoli e lungo la penisola finché, nei primi decenni del 1800, un certo Alessandro Manzoni riuscì a darle – e non senza difficoltà – la dignità che meritava. Ciò avvenne quando Don Lisander, volendo riscrivere i suoi Promessi Sposi al fine di adattare il più possibile la lingua da lui adottata al fiorentino, da lui considerato non un dialetto, bensì il più autentico modello della lingua italiana, andò a Firenze, dove scorre l’Arno “nelle cui acque – com’ebbe a dire – risciacquai i miei cenci”. O meglio volle rivisitare la lingua con cui aveva scritto il suo romanzo. La prima edizione milanese, la cosiddetta ventisettana era stata stampata a Milano a partire dal 1827 dall’editore Ferrario in tre volumi in tre anni; in tutto furono pubblicati circa mille volumi. Ma, dopo il “risciacquo nell’Arno” o meglio dopo l’edizione definitiva – siamo nel 1840 e il 1842 – la storia dei promessi sposi di una Lombardia occupata dagli Spagnoli divenne –potremmo dire – una storia italiana. E non fu un caso che i Promessi Sposi furono ben presto adottati nelle nostre scuole, come un modello di lingua. Comunque, accanto ai modelli classici di sempre, l’Odissea, l’Iliade, l’Eneide.

Tra i tanti romanzi storici, allora tanto in voga, è doveroso ricordare “La battaglia di Benevento”, di Francesco Domenico Guerrazzi, pubblicato nel 1827, “Ettore Fieramosca” o “La Disfida di Barletta”, di Massimo d’Azeglio, pubblicato nel 1833. E ciò non deve stupire! Sono gli anni del Risorgimento! Ed un popolo che è alla ricerca della sua unità, culturale e linguistica, non può non ricercare anche le sue radici unitarie, storiche e politiche Anche se, in effetti, la ricerca era guidata dalle cosiddette classi colte! Com’è noto, solo dopo la conquista dell’Unità Nazionale – e siamo nel 1870 – si cominciò a pensare anche ad una unificazione culturale e linguistica; anche adottando, a volte,le “buone maniere”! Basti pensare alla vera e propria “conquista militare” del Regno delle Due Sicilie, condotta dal generale sabaudo Enrico Cialdini. Nonché da Giuseppe Garibaldi.

Il resto è noto! L’Italia non era più solo un’espressione geografica, come aveva detto (almeno così sembra) il Barone di Metternich – che poi era anche conte e principe – il noto statista austriaco, uno dei protagonisti del Congresso di Vienna. L’Italia finalmente era diventata un Paese unito! Che doveva diventare anche Nazione! Dopo aver fatto l’Italia, occorreva fare anche gli Italiani, come ebbe a dire Massimo d’Azeglio. Ecco nascere l’istruzione elementare obbligatoria. Alludo alla legge Casati (1859) e alla legge Coppino (1877). E gli intellettuali, gli scrittori soprattutto, facevano la loro parte. Nel 1867 sono pubblicate le Memorie di un Italiano o le Confessioni di in ottuagenario di Niccolò Tommaseo. Insomma il Bel Paese dove tanti secoli prima il sì suonava non può smentire se stesso! E la lingua del sì cominciò a percorrere la sua lunga strada! Ed il percorso è oggi compiuto? Non saprei! Ma questa è un’altra storia!

Manovra e pensioni, l’accordo non c’è

Manovra e pensioni, l’accordo non c’è

Clima teso al tavolo tra il Presidente del Consiglio Mario Draghi (che ha lasciato l’incontro per un altro impegno) e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Landini, Sbarra e Bombardieri. Il confronto è proseguito con i ministri Brunetta, Franco e Orlando.

La manovra al centro del confronto non raccoglie il favore dei sindacati mentre sulle pensioni, come largamente atteso, il dialogo si è tradotto in una sorta di braccio di ferro. Al centro il no delle tre sigle sindacali ad un ritorno alla legge Fornero seppure dilazionata negli anni; no a quota 102, sì invece ad un pensionamento flessibile dai 62 anni di età con 20 anni di contribuzione minima.

“Di accordi non ce ne sono stati. Abbiamo chiesto delle risposte al governo e ad oggi non ce le ha date: ci ha ribadito che il perimetro della manovra è quello presentato, con 600 milioni di spesa per la riforma delle pensioni, ma con tale cifra non fai una riforma degna di questo nome”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini al termine dell’incontro con il governo.

“Ci hanno confermato – ha proseguito il numero uno di Corso Italia – che allo stato quelle sono le decisioni prese e giovedì dovranno discutere. Noi abbiamo reso esplicito il nostro giudizio: il governo deve investire sul mondo lavoro e non contro. Se la decisione del governo confermerà questa impostazione – ha concluso – è chiaro che nei giorni successivi dovremo valutare quali iniziative mettere in campo per portare a casa risultati per i giovani e il Paese”.

Unità della scuola e odio sociale

L’ANP è per l’unità della scuola e respinge l’odio sociale

Al pari delle influenze stagionali, torna di questi tempi il periodico tormentone del divario tra lo stipendio dei dirigenti delle scuole e quello dei docenti. 

Questa volta è il Rapporto Eurydice 2021 Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe – 2019/20 a proporre elementi di riflessione che conducono, con taglio semplicistico, alla medesima conclusione: il docente italiano ha una retribuzione mortificante mentre il dirigente scolastico naviga nell’oro. 

Per evitare inutili guerre sante e per non alimentare l’odio sociale – da taluni invece accanitamente ricercato – è necessario ragionare correttamente e fare chiarezza, fornendo al dibattito spunti di riflessione più approfonditi. 

Sulla base dei dati proposti dal Rapporto stesso, osserviamo quanto segue: 

  • le retribuzioni dei docenti italiani, al lordo della tassazione, sono inaccettabilmente basse 
  • le retribuzioni dei dirigenti italiani, sempre al lordo della tassazione, sono il doppio di tali valori  
  • le retribuzioni dell’area contrattuale dei dirigenti di scuola, università e ricerca sono di gran lunga più basse di quelle delle altre aree dirigenziali statali 
  • all’interno di tale area, a loro volta, le retribuzioni dei dirigenti scolastici sono inaccettabilmente inferiori a quelle dei dirigenti delle università e degli enti di ricerca 
  • la progressione di carriera di un docente di scuola secondaria di primo grado, per quanto insoddisfacente, aumenta del 48,7% tra il livello d’entrata e quello di uscita, dopo 35 anni di servizio 
  • la progressione di carriera di un dirigente scolastico è inesistente 
  • in tutte le regioni d’Italia, il pagamento delle voci retributive di parte variabile (posizione e risultato) è in ritardo di almeno tre anni a causa dell’incapienza cronica del fondo che le alimenta, proveniente da risorse diverse da quelle che alimentano la parte fissa; il risultato è che i dirigenti scolastici italiani attendono arretrati dal 2018/19 
  • la fiscalità incide in modo profondamente diverso sullo stipendio di dirigenti e docenti: i primi vedono la loro retribuzione tassata al 41%, i secondi al 27%. 

In sintesi: in Italia i dirigenti delle scuole sono molto meno retribuiti degli altri dirigenti pubblici –pur avendo maggiori responsabilità ed essendo preposti a organizzazioni di particolare complessità come le scuole – e il loro stipendio, al lordo della tassazione, è il doppio di quello dei docenti che, però, è ai minimi della scala salariale europea.  

Risultano dunque pretestuose, oltre che infondate, le polemiche di chi confronta lo stipendio dei docenti con quello dei dirigenti scolastici: i confronti devono essere fatti a parità di mansioni e, soprattutto, a parità di responsabilità. 

È evidente come i docenti abbiano il sacrosanto diritto di ottenere incrementi sostanziali che riconoscano la loro professionalità. Lo stesso, peraltro, deve dirsi anche del personale ATA. 

La scuola tutta, infatti, ha reagito all’emergenza pandemica con prontezza e impegno. La sua funzione centrale nello sviluppo del Paese è altresì affermata all’interno delle previsioni del PNRR. È ora che i suoi lavoratori vedano concretamente valorizzato il loro ruolo, anche in termini di riconoscimento economico e sociale.  

L’ANP, quindi, respinge con forza qualsiasi indegno tentativo di seminare rancore e invidia sociale all’interno delle scuole e ricorda che i dirigenti scolastici, garanti del servizio di istruzione, attendono risposte concrete.

Il 27% degli studenti 12-19enni ancora senza prima dose di vaccino

da Il Sole 24 Ore

L’analisi della Fondazione Gimbe sulla copertura vaccinale negli istituti: ancora non c’è un effetto scuola sui contagi ma il 6% dei prof non è vaccinato

di Redazione Scuola

Luci e ombre della vaccinazioni nei ragazzi in età scolare. La Fondazione Gimbe ha pubblicato il report ’Sicurezza Covid-19 nelle scuole: dalle evidenze scientifiche al real world” da cui emergono diverse criticità. «Il 67,2% della popolazione 12-19 anni (3.064.055) ha completato il ciclo vaccinale e il 5,5% (249.401) ha effettuato la prima dose. I ragazzi che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino sono 1.243.466 (27,3%), con percentuali di non vaccinati che vanno dal 19,6% della Regione Sardegna al 43,8% della Provincia autonoma di Bolzano», questa l’analisi principale.

Il trend in diminuzione

La tendenza della copertura vaccinale con almeno una dose nella fascia 12-19 anni, dopo il netto aumento a inizio giugno, ha progressivamente rallentato a partire dal mese di settembre, quando il valore era ancora inferiore al 70%. «Le evidenze scientifiche – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – da un lato dimostrano che nelle scuole non esiste il rischio zero di contagio, dall’altro suggeriscono che è possibile minimizzarlo tramite un approccio multifattoriale integrando differenti interventi di prevenzione individuale e ambientale».

Il 6% dei prof non è vaccinato

Il reèport di Gimbe contiene un altro dato interessante, stavolta a proposito degli insegnanti: «Lo zoccolo duro di personale scolastico non vaccinato sfiora il 6%». Inoltre Nel sottolineare che «non è previsto screening periodico dei contagi nelle strutture scolastiche se non nelle scuole sentinella, di cui però mancano i dati pubblici» il monitoraggio mette in allerta: «Ancora non c’è un effetto scuola» ma «i focolai segnalati invitano a tenere alta la guardia».

Il quadro di contagi

Secondo i dati del report settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), nel periodo 4-17 ottobre 2021, sono stati diagnosticati nella fascia d’età 0-19 anni 8.857 casi, di cui 99 ospedalizzati, 3 ricoveri in terapia intensiva e nessun decesso, con una progressiva riduzione – nelle ultime 4 settimane considerate dal report Iss –dell’incidenza dei casi di Covid-19 e delle ospedalizzazioni. «Questi dati – afferma Renata Gili, responsabile Gimbe della Ricerca sui Servizi Sanitari – dimostrano che sinora non si è verificato il temuto ’effetto scuole’, sia grazie alla vaccinazione di studenti e personale scolastico, sia per la progressiva copertura vaccinale della popolazione generale: la conseguente riduzione della circolazione virale si riflette in ambito scolastico, anche negli alunni under 12 per i quali non ci sono ancora vaccini autorizzati. Un motivo in più – conclude – per raggiungere il maggior numero possibile di persone non vaccinate e accelerare la somministrazione delle terze dosi».

«Dirigentiscuola»: presidi abbandonati, dal 15 novembre via allo stato di agitazione

da Il Sole 24 Ore

Il sindacato: «Mille scuole sono senza vertice. Nonostante le promesse fatte dal ministero su organici, mobilità e affidamento dei nuovi incarichi, nulla è accaduto

di Redazione Scuola

«La dirigenza scolastica è ancora messa ai margini dell’agenda del ministro, nessun problema posto si è risolto. Per questo DirigentiScuola, il sindacato dei presidi, proclama lo stato di agitazione», lo rende noto il presidente dell’organizzazione Attilio Fratta. «Caro ministro, siamo stati molto, troppo pazienti. – afferma Fratta – abbiamo atteso l’inizio dell’anno scolastico aderendo a ogni iniziativa del ministero con grande senso di responsabilità. Abbiamo firmato il protocollo della sicurezza affinché l’anno prendesse piede nel migliore dei modi. Abbiamo aderito alla campagna sui vaccini prima e sul green pass poi. Abbiamo chiesto con molta determinazione che viale Trastevere iniziasse a prendere in mano i problemi della dirigenza scolastica. Nulla, silenzio e calma piatta. E davanti a questa situazione non possiamo fare altro che proclamare uno stato di
agitazione».

Mille scuole senza dirigenti

«Mille scuole sono senza dirigenti – rileva ancora il presidente di Dirigentiscuola – per questo siamo stati costretti a impugnare il decreto ministeriale del 15 maggio scorso facendo appello al presidente della Repubblica. Non abbiamo avuto scelta nonostante le promesse fatte dal ministero su organici, mobilità e affidamento dei nuovi incarichi, nulla è accaduto. E l’anno scolastico è iniziato, sotto questo aspetto, nel peggiore dei modi. L’unico provvedimento assunto – continua – è stato quello adottato contro la dirigenza, sottraendo alla stessa oltre 370sedi. Da quando si è insediato abbiamo consegnato al ministro numerosi documenti inerenti le problematiche incancrenite della dirigenza e l’elevato rischio burnout dei dirigenti scolastici. È ormai impossibile far finta di niente».
«A partire dal prossimo 15 novembre – annuncia il presidente Fratta – attueremo lo stato di agitazione proclamato, attraverso sit in, scioperi di fame e sete a oltranza e disobbedienza civile. E’ ora di dire basta a questa presa in giro che si protrae ormai da anni».

Bianchi sul Pnrr: “Mai così tanti soldi per la scuola. Ci saranno nuove scuole e più asili nido”

da La Tecnica della Scuola

In un’intervista concessa al giornalista Corrado Zunino di ‘Repubblica’, il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha fatto il punto della situazione sul momento attuale della scuola. Un bilancio degli ultimi mesi, dalla riapertura delle classi al futuro con le risorse del Pnrr.

“Abbiamo avuto fiducia nel riaprire le scuole, abbiamo avuto fiducia che la scuola avrebbe superato la pandemia, inventando in alcuni casi una didattica nuova. E la scuola ha vinto – afferma il ministro – durante la pandemia ci siamo accorti di quanto ci è mancata, i ragazzi sono usciti più fragili dai mesi in Dad”.

“Credo che la pandemia ci abbia messo davanti agli occhi i problemi dei nostri figli che non sono nati con la didattica a distanza – continua Bianchi – c’era bisogno di rimettere gli studenti al centro di una scuola in grado di essere anche affettuosa”.

Pnrr

Le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono state svelate dallo stesso ministro qualche settimana fa. Un impegno importante per la scuola e i suoi aspetti più critici: “Col Pnrr non mancheranno più risorse per la scuola – dichiara il ministro Bianchi –  non ci sono mai stati tanti soldi per la scuola. Obiettivi principali: investire sugli ambienti scolastici, metterli in sicurezza ma anche modificarli per una didattica più partecipata, con più laboratori, con aule in grado di adattarsi a diverse esigenze. Poi combattere la dispersione, specialmente al Sud. Ci saranno più asili nido, che permetteranno a tutti i bimbi di avere le stesse opportunità già prima della scuola primaria. E poi spazi, nuove scuole e riqualificazione di quelle esistenti con l’impegno di Comuni e Province e il supporto di Cassa depositi e prestiti e Agenzia per la coesione. A novembre i bandi per i primi 5 miliardi”.

Ad una possibile riforma sulla scuola media, Bianchi risponde che va rafforzato l’orientamento verso le superiori, ricordando la riforma in via di approvazione degli istituti tecnici e professionali.

Draghi vuole aiutare il Sud? Allora cancelli i tagli della riforma Gelmini

da La Tecnica della Scuola

“Investire nella scuola” è “un dovere civile e un atto di giustizia sociale: le società più prospere sono quelle che preparano meglio i loro giovani a gestire i cambiamenti”. Sono parole importanti quelle pronunciate dal premier Mario Draghi durante il suo primo appuntamento in una città del Sud, a Bari, dove ha svolto una visita presso l’Istituto tecnico superiore ‘A. Cuccovillo’.

Occasione unica le risorse “senza precedenti” del Pnrr

Draghi ha ribadito la necessità di investire “con onestà e rapidità” le risorse “senza precedenti” che il Pnrr destina alle regioni ancora indietro: “I ritardi nella spesa, che per troppo tempo hanno colpito il Mezzogiorno – ha detto – sono un ostacolo alla libertà e una tassa sul futuro dei giovani”.

Poi, il presidente del Consiglio ha difeso le scelte del suo esecutivo: “Dopo anni in cui l’Italia si è spesso dimenticata delle sue ragazze e dei suoi ragazzi – ha detto a colloquio con gli studenti baresi – sappiate che le vostre aspirazioni e attese sono al centro dell’azione di Governo”.

Ma in cosa si traduce tutto questo? Sicuramente in un miglioramento delle condizioni in cui i docenti fanno didattica. E anche quelle degli studenti in formazione, che non possono fare lezione in 25-30 per classe in ambienti pure stretti e angusti.

I tagli del 2009 con il Dpr 189

In parole povere, un risultato altissimo si realizzerebbe andando a cancellare le norme introdotte durante l’ultimo Governo Berlusconi, con Mariastella Gelmini al dicastero dell’Istruzione e Giulio Tremonti all’Economia: più di dieci anni fa, infatti, con il Dpr 189/09 si celebrò il più grande taglio e accorpamento di scuole (almeno 3mila), cancellazione di cattedre (c’è chi dice quasi 200mila), ma anche di posti come Ata, che si ricordi nella storia della scuola italiana.

Una circostanza, alla quale nessun Governo ha sinora messo mano, che ha affossato proprio le scuole (coi loro alunni) collocate nei territori più arretrati. E il Sud, dove l’abbandono e i livelli di apprendimento risultano sempre indietro, purtroppo è quello che ha pagato di più questa anti-cura.

Quindi, sarebbe molto importante, oggi, recuperare quelle aule moderne e più grandi, tecnologie avanzate, come Pc e Lim che possano contare su reti internet adeguate, una presenza meno massiccia degli studenti in classe. Come pure tutti i docenti finalmente in cattedra il primo giorno di scuola. E anche, possibilmente, un numero maggiore di ore settimanali di lezione frontale.

Tutte circostanze che necessitano di massicce risorse. E anche di una revisione delle norme, quelle in particolare introdotte per ridurre il numero di istituti e dipendenti, oltre che per ammassare gli alunni risparmiando quindi sul personale.

Ruffino: basta con la spending review

Tra le tante riflessioni sulle parole di Draghi, troviamo interessanti quelle di Daniela Ruffino, deputata di Coraggio Italia.

“Ho apprezzato molto le parole di oggi del premier Mario Draghi agli studenti dell’Istituto Cuccovillo di Bari”, ha detto la deputata.

“Mi auguro – ha aggiunto – che finalmente con i fondi del Pnrr si avvii quel cambio di passo che da innumerevoli anni si auspica ad un settore così cruciale come quello dell’Istruzione. Un settore che, al di là dei divari tra Nord e Sud, ha subito nel corso del tempo un’inesorabile e rapido declino, fatto di spending review e tagli“.

Secondo Ruffino “dobbiamo dire con forza che quella stagione è definitivamente archiviata, che le scuole dei piccoli Comuni non verranno mai più chiuse, perché spesso rimangono l’ultimo presidio per regalare ai nostri giovani un futuro, in un contesto che vede i nostri Borghi perdere inesorabilmente terreno nei confronti delle grandi città”.

Mattarella nomina 25 studenti Alfieri del Lavoro

da La Tecnica della Scuola

Il presidente della Repubblica, nel corso della cerimonia della consegna del titolo di Alfiere del Lavoro, ha sottolineato che “soltanto crescendo insieme cresceremo di più, si tratta dell’affermazione costituzionale del lavoro. Il progresso è possibile e duraturo solo se coinvolge l’intera società. Occorre avere il coraggio di adeguare le condizioni non facili di una società in cui sono aumentate le disuguaglianze. Il lavoro deve essere rimesso al centro e questa è la prova di un Paese maturo”.

Significativi anche i passaggi del suo discorso sul patto generazionale e la coesione. “L’alleanza tra le generazioni è una condizione per uscire dallo stallo che il Paese ha vissuto. Sono proprio i cambiamenti profondi intervenuti nella società – demografici, culturali, persino antropologici – a imporci di sanare in tempi rapidi quelle fratture che rischiano di farci arretrare. La marginalità di parte del mondo giovanile è sempre stata ragione di indebolimento delle società e delle economie: in una stagione di innovazione così accelerata, come è quella attuale, sarebbe una menomazione ancor più insopportabile. Non dobbiamo permetterlo”.

Erano 2.789 gli studenti segnalati dai dirigenti scolastici con i requisiti richiesti per essere nominati Alfieri del Lavoro. Tra chi ha ricevuto la votazione minima di 9/10 al diploma di Licenza Media, almeno 8/10 di media per ciascuno dei primi quattro anni della Scuola Superiore e la votazione di 100/100 all’esame di Stato, sono stati proposti 1.192 dal Nord, 562 dal Centro, 1.031 dal Sud e 4 da scuole italiane all’estero.

In graduatoria c’erano 1.755 femmine e 1.034 maschi; 1.880 provengono dai Licei e 909 dagli Istituti Tecnici e Professionali.

Tra questi volti 6 i giovani siciliani che oggi hanno ricevuto l’onorificenza di Alfiere del lavoro da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

I ragazzi si sono distinti per le loro carriere scolastiche eccezionali e hanno conseguito la maturità col massimo dei voti: 100 e lode. Quest’anno, oltre ai diplomati nel 2021, verranno insigniti anche le ragazze e i ragazzi che hanno conseguito il diploma l’anno scorso; la cerimonia infatti nel 2020 non si è potuta svolgere a causa del Covid.

Nato nel 1961, in coincidenza del centenario dell’Unità d’Italia, il Premio Alfieri del Lavoro compie quest’anno il suo 60° anniversario. Dal 1961 al 2021 sono stati designati 1.533 Alfieri del Lavoro.

Giorgia Cucinotta di Capo d’Orlando

Giorgia Cucinotta di Capo d’Orlando in provincia di Messina, ha sostenuto gli esami 4 mesi fa al liceo scientifico “Lucio Piccolo” e dopo si è iscritta alla facoltà di Psicologia a Palermo. Ha ottenuto pagelle con tutti 10 nei primi quattro anni di scuola superiore. Pratica basket a livello agonistico, militando nei campionati di B e C. Pratica anche equitazione e le piace leggere.

Giulia Maria Falciglia di Piazza Armerina

Giulia Maria Falciglia di Piazza Armerina, in provincia di Enna, si è diplomata nel 2020 allo scientifico Majorana-Cascino di Piazza Armerina. Nei primi 4 anni di scuola superiore ha avuto sempre 10 nelle pagelle. All’esame di maturità, il presidente della commissione le ha consegnato una lettera di encomio per la sua carriera scolastica e per i brillanti risultati raggiunti. Oggi è iscritta al secondo anno di Ingegneria industriale, presso l’ateneo di Catania.

Alessandro Tasca di Caltagirone

Alessandro Tasca di Caltagirone si è diplomato quattro mesi fa allo scientifico Majorana- Arcoleo di Caltagirone. Attualmente studia Economia aziendale e management alla Bocconi di Milano. Prima di trasferirsi ha svolto attività di volontariato presso l’ospedale di Caltagirone, nel Catanese, dove risiede.

Rosaria Cavallaro di Catania

Rosaria Cavallaro di Catania. Ha ottenuto il diploma lo scorso anno allo scientifico Michele Amari di Giarre in provincia di Catania, sempre con lode. La sua media del quadriennio è stata del 9,975. Attualmente studia Fisica  a Catania.

Salvatore Mongiovì di Raffadali

Salvatore Mongiovì di Raffadali, nell’Agrigentino. Anche lui ha conseguito il diploma nel 2020 con la media del 10. Ha frequentato il liceo classico Empedocle di Agrigento. Adesso studia medicina e chirurgia in inglese a Padova. Ama praticare running e suona il sassofono da circa 10 anni.

Luana D’Anna di Favara

Luana D’Anna di Favara. Si è diplomata quattro mesi fa all’alberghiero Ambrosini di Favara, in provincia di Agrigento, dove vive. La sua media è 9,955. Attualmente studia Scienze biologiche a Catania. Ama la lettura, è soprano e studia canto.

E poi i simboli dell’Italia che cambia come Kaur Gurjit, di origini indiane e trasferita con la famiglia in Italia 14 anni fa, ma anche giovani come Nataly Debellis, dalla provincia di Bari, che vuole diventare astrofisica.

Ci sono pure i protagonisti nel mondo del volontariato, come Leonaro Scaglione che è stato barelliere a Lourdes occupandosi di aiutare gli ammalati durante il pellegrinaggio al santuario. Tra quelli eletti nel 2021, le ragazze hanno conquistato la maggioranza: sono state 14 contro 11 ragazzi. La maggioranza arriva dalle regioni del Sud Italia (12) e più del 50% proviene dal liceo scientifico (14).

I 25 Alfieri del Lavoro selezionati nel 2020 e nel 2021
I 25 Alfieri del Lavoro selezionati nel 2021 insigniti della Medaglia del Presidente della Repubblica sono: Alessandro Andreucci (Roma), Francesco Barcherini (Terni), Gianni Bellu (Sassari), Elizabeth Cotrozzi (Pisa), Giorgia Cucinotta (Messina), Nicol D’Amelio (Chieti), Luana D’Anna (Agrigento), Nataly Debellis (Bari), Francesco Derme (Frosinone), Mario Ferrante (Caserta), Gaia Frassati (Biella), Michele Giammarrusti (Matera), Claudia Giuliani (Latina), Marian Alexandru Isacov (Mantova), Gurjit Kaur (Barlettta Andria Trani), Angelica Quinzi (Ascoli Piceno), Martina Risi (Ferrara), Marco Romano (Campobasso), Margherita Rossi (Perugia), Giulia Russo (Foggia), Leonardo Lamberto Scaglione (Asti), Lucia Schiavone (Cosenza), Alessandro Tasca (Catania), Ilaria Lucia Villa (Milano), Emanuele Volpini (Teramo).

Quelli del 2020 sono: Alessio Baldini (Lucca), Alice Bastianelli (Viterbo), Rosaria Cavallaro (Catania), Diego Ciccarelli (Macerata), Alberto Coppa (Modena), Marco Di Mambro (Frosinone), Valeria Antonella Di Teodoro (Campobasso), Giulia Maria Falciglia (Enna), Eleonora Fontana (Milano), Alessio Giuffrida (L’Aquila), Giovanni Goggi (Alessandria), Maria Pia Guerrera (Vibo Valentia), Viviana Labanca (Potenza), Alessandro Lavelli (Bergamo), Mariagrazia Losurdo (Barletta Andria Trani), Giacomo Manfredi (Savona), Malvina Marcon (Svizzera), Salvatore Mongiovì (Agrigento), Marco Orli (Udine), Diego Pastour (Aosta), Riccardo Penci (Cremona), Giuseppe Steduto (Foggia), Edoardo Toma (Lecce), Sara Vicinanza (Salerno), Samanta Zabarella (Piacenza).

Mascherine e gel igienizzanti per le scuole: riepilogo delle indicazioni operative. La nota del MI

da Tuttoscuola

Il ministero dell’Istruzione, con nota del 26 ottobre, ha fornito un riepilogo di alcune indicazioni in merito alla fornitura di mascherine chirurgiche e gel igienizzanti. In particolare, le indicazioni si riferiscono alle seguenti tematiche:

– Riferimenti della struttura di supporto commissariale;
– Censimento per le mascherine trasparenti;
– Mascherine prodotte da FCA Italy S.p.a.;
– Riferimenti della struttura di supporto commissariale.

Riferimenti della struttura di supporto commissariale

La nota, nel dettaglio, ricorda che i riferimenti della struttura di supporto commissariale per l’emergenza COVID-19 sono i seguenti:

–  settore mascherine: fabbisognicovid@covid19.difesa.it
– settore gel: ricezionegelscuole@covid19.difesa.it

A tali indirizzi mail possono essere inviate le comunicazioni inerenti:

– il fabbisogno di mascherine chirurgiche e gel igienizzante;
– difetti o non conformità del materiale fornito;
– ritardi nell’approvvigionamento e/o altre criticità

La nota ministeriale ricorda inoltre che nel caso in cui una Istituzione scolastica avesse la necessità di inviare una richiesta e/o segnalazione a suddetta struttura, è necessario indicare le seguenti informazioni:

– denominazione dell’Istituto;
– codice meccanografico;
– contatti telefonici;
– indirizzo della sede;
– indirizzo di posta elettronica.

La struttura di supporto commissariale per l’emergenza COVID-19 ha comunicato i seguenti recapiti telefonici per eventuali ulteriori approfondimenti/chiarimenti:

– settore mascherine: 06-469159916; 06-469159914
– settore gel: 06-469159814; 06-469159880.

Censimento per le mascherine trasparenti

In riferimento alle mascherine trasparenti, la nota specifica che il primo censimento da parte della Struttura di supporto si è concluso in data 30 settembre 2021 e che il secondo sarà attivato a novembre; pertanto dal 5 novembre fino al 12 novembre 2021, per eventuali ulteriori necessità, sarà possibile scrivere all’indirizzo di posta elettronica fabbisognicovid@covid19.difesa.it, specificando:

– denominazione dell’Istituto;
– codice meccanografico;
– contatti telefonici;
– indirizzo della sede;
– indirizzo di posta elettronica;
– n. mascherine trasparenti giornaliere taglia M;
– n. mascherine trasparenti giornaliere taglia L.

Mascherine prodotte da FCA Italy S.p.a.

La nota informa inoltre che il Ministero della Salute, con la Nota Prot. N. 66709 del 20 settembre 2021, ha fornito un chiarimento in merito alle mascherine facciali prodotte da FCA Italy S.p.a., lotti nn. 00914086180 e 00914086190. Al riguardo, i test espletati, pur non avendo fornito i risultati attesi in relazione ad uno soltanto dei parametri, cioè la “filtrazione batterica”, hanno evidenziato che tali dispositivi di protezione non sono nocivi per la salute di chi li indossa.

Tuttavia, poiché tali mascherine presentano lo stesso grado di filtraggio delle mascherine di comunità, le stesse non appaiono allo stato utilizzabili a scuola in quanto i protocolli vigenti, come noto, indicano di indossare mascherine di tipo chirurgico. Nel caso in cui fossero individuati i suddetti lotti, occorrerà trasmettere apposita informativa alla Direzione Generale dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico del Ministero della Salute al seguente indirizzo di posta certificata: dgfdm@postacert.sanita.it, nonché per conoscenza all’indirizzo di posta elettronica fabbisognicovid@covid19.difesa.it.

S. Petroni, Il vuoto tra gli atomi

Silvia Petroni, una vita in montagna

di Antonio Stanca

Silvia Petroni è nata a Pisa, qui si è laureata in Fisica e in questa disciplina ha conseguito il dottorato di ricerca. Si è applicata nello studio della Fisica e numerosi sono stati i contributi che vi ha apportato tramite interventi su giornali, riviste specializzate e conferenze tenute in ambito nazionale e straniero. Col tempo, però, questi interessi hanno perso importanza per lei poiché sempre più attirata veniva dalla vita all’aria aperta, in montagna, dall’attività di alpinista. Passioni che le erano provenute dalla zio Gabriele, noto scalatore, e dal fascino che su di lei, ancora bambina, aveva esercitato la vista delle Alpi Apuane vicine alla sua Pisa. Presa si sentiva dal pensiero di vedere le pareti delle montagne, toccarle, arrampicarsi su di esse, aderire ad esse, scoprire le piante che vi crescevano, gli animali che vi vivevano, le luci, i colori che si formavano all’alba e al tramonto in posti così insoliti. Alpinista diventerà la Petroni, scalatrice anche se improvvisata. Sempre condotte saranno le sue scalate all’insegna del coraggio, della sfida dei pericoli dati gli scarsi mezzi, attrezzi, dei quali si dotava. Scalerà da sola, insieme ad altri o altre, lo farà su tante montagne, in Italia, all’estero, ne parlerà in tante conferenze al fine di promuovere questo tipo di sport, di evidenziare i vantaggi che ne derivano per il corpo e la mente. Ma soprattutto ne scriverà in molti racconti, uno per ogni sua esperienza di alpinista. Nel libro Il vuoto tra gli atomi sono compresi alcuni di questi racconti che, tra l’altro, hanno ottenuto riconoscimenti da parte di importanti giurie nazionali. L’opera risale al 2019 ed ora GEDI le ha dedicato un’edizione speciale nella serie “Storie di montagna”.

   Più che di racconti si tratta di episodi particolari della sua vita tra i monti che la Petroni ha riportato e che non dicono solo di scalate ma anche di altre esperienze. La maggior parte le ha avute insieme al compagno Francesco.

   Piace alla Petroni scrivere della sua vita, anche di quella più intima, piace essere scrittrice di sé e del mondo nel quale ha scelto di stare, del mondo alpino che ormai considera il migliore, l’unico capace di garantire una vita completa, di soddisfare tutte le esigenze. Molto si sofferma, anche in quest’opera, a spiegare come l’alpinismo l’abbia aiutata a superare quello stato d’incertezza, d’inquietudine del quale soffriva fin da bambina, come abbia colmato i suoi vuoti e l’abbia resa sicura, decisa nelle scelte, nelle azioni. Non solo il corpo ne è uscito avvantaggiato ma anche lo spirito ha acquisito qualità delle quali lei non si considerava capace. Anche con altri sport si può riuscire in tanto ma con l’alpinismo più di tutti giacché permette di avere un contatto,  un confronto con una realtà, una verità diversa da ogni altra, quella di un ambiente solitario, selvaggio, sconosciuto, di una natura allo stato primordiale. Un confronto che a volte diventa scontro e dal quale non sempre si esce vincitori. Sono insegnamenti determinanti, fondamentali quelli che provengono dalla vita in montagna, pensa la Petroni, e questo spiega la sua insistenza nel consigliarla, nel parlare, nello scrivere della sua utilità.

Avviso 27 ottobre 2021, AOODGSIP 2461

Ministero dell’istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione Direzione Generale per lo Studente, l’Inclusione e l’Orientamento scolastico

Avviso di integrazione per errata corrige all’Avviso prot. n. 2432 del 25/10/2021 pubblicato nella sezione Amministrazione Trasparente in data 26/10/2021.

Nota 27 ottobre 2021, AOODGOSV 26083

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione
Uff. 1

Agli Uffici Scolastici Regionali LORO SEDI
Al Sovrintendente agli Studi per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Bolzano
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Trento
All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano

OGGETTO: Mostra-Concorso – IV Biennale dei Licei artistici italiani 2022