Sono 240 milioni i bambini che nel mondo vivono la disabilità: 1 su 10

Sono 240 milioni i bambini che nel mondo vivono la disabilità: 1 su 10.

Lo ricorda l’Unicef in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità.

ANSA 3/12/2021

Secondo il recente rapporto dell’Unicef “Considerati, contati, inclusi” (“Seen, Counted, Included”) che compara dati a livello internazionale da 42 paesi, i bambini con disabilità sono svantaggiati rispetto ai bambini senza disabilità perché hanno: il 24% di probabilità in meno di ricevere stimoli precoci e cure adeguate; il 42% in meno di avere competenze di base di lettura e calcolo; il 25% di probabilità in più di soffrire di malnutrizione acuta e il 34% in più di soffrire di malnutrizione cronica; il 53% in più di avere sintomi di infezioni respiratorie acute; il 49% in più di non aver mai frequentato la scuola; il 51% in più di sentirsi infelici e il 41% in più di sentirsi discriminati.

“I bambini con disabilità – dice l’Unicef – affrontano sfide multiple e spesso combinate per realizzare i loro diritti. Dall’accesso all’istruzione, al ricevere letture a casa, i bambini con disabilità hanno meno probabilità di essere inclusi o ascoltati su quasi tutte le misurazioni. Troppo spesso, i bambini con disabilità vengono semplicemente lasciati indietro. L’analisi dimostra che c’è uno specchio di rischi e risultati che dipendono dal tipo di disabilità, dove il bambino vive e a quali servizi possono accedere. Ciò sottolinea l’importanza di progettare soluzioni mirate per rispondere alle disuguaglianze. L’accesso all’istruzione è uno dei diversi temi esaminati nel rapporto. Nonostante il diffuso consenso sull’importanza dell’istruzione, i bambini con disabilità sono ancora indietro”. L’Unicef chiede ai Governi ma anche alle Ong che vengano garantiti ai bambini con disabilità “un accesso uguale e inclusivo all’istruzione”.

Università, studenti disabili quintuplicati in 10 anni in Lombardia

Università, studenti disabili quintuplicati in 10 anni in Lombardia
Agenzia Italpress del 03/12/2021

MILANO. Nell’ultimo decennio in Lombardia sono quintuplicati gli studenti con disabilità e Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) iscritti alle università regionali. Un risultato notevole in termini di inclusività di chi “fa più fatica” e, ciononostante, resta agganciato a un percorso formativo, garanzia di un “posto” in società. Tuttavia, gli atenei lombardi mirano a fare ancor di più per promuovere il successo accademico per tutti gli studenti, nessuno escluso. Se ne è discusso, in coincidenza con la giornata internazionale delle persone con disabilità, nel corso del convegno ospitato dall’Università di Milano-Bicocca, dedicato al Coordinamento degli atenei lombardi per la disabilità e i disturbi specifici dell’apprendimento (CALD). Riuniti nell’aula magna dell’Università Rettori e delegati hanno fatto il punto sui primi dieci anni di attività del CALD e sulle prospettive future della propria mission, a partire dalle esperienze maturate sul campo, dalle riflessioni scientifiche e dalle progettualità operative dei 13 atenei che lo compongono.
Il confronto ha preso avvio dall’analisi dei numeri. In Lombardia, negli ultimi dieci anni, il numero degli studenti universitari con disabilità e Disturbi dell’apprendimento (DSA) è più che quintuplicato, passando dai 1.928 del 2011 ai 10.201 del 2021. Nello specifico, gli studenti con disabilità iscritti nei tredici atenei aderenti al CALD sono passati da 1.632 nel 2011 a 3.086 nel 2021. Gli studenti con DSA iscritti sono passati da 296 dieci anni fa a 7.115 oggi. Da questo dato è così partito un progetto condiviso e multidisciplinare di formazione sulla didattica inclusiva rivolto al personale docente e mirato a promuovere un impegno attivo di tutta la comunità accademica verso la costruzione di contesti universitari utili a tutti.
Il progetto mira a rispondere con cura e competenza ai profili, ai bisogni e alle attese delle studentesse e degli studenti, nel quadro delle scelte didattiche complessive degli Atenei del CALD. Alla rilevanza numerica si associa una sfida culturale e metodologica che l’esperienza della pandemia ha posto all’attenzione di tutti: la necessità di trovare approcci, strategie e soluzioni didattiche innovative che sappiano integrare diverse modalità di costruzione, condivisione e fruizione dei contenuti della conoscenza, all’interno degli insegnamenti disciplinari nelle università.
La scelta di utilizzare una molteplicità di canali, di linguaggi e di modalità di presentazione delle informazioni può permettere di uscire dall’attuale dilemma “in presenza/a distanza” in modo evolutivo e coerente, costruendo comunità di apprendimento sempre più accoglienti, attente ai temi dell’inclusione e della partecipazione sociale. Le molteplici attività dei Servizi e dei professionisti che accompagnano i percorsi delle studentesse e degli studenti più a rischio di insuccesso accademico e di esclusione sociale costituiscono, infatti, una risorsa preziosa per la formazione alla didattica inclusiva dell’intero corpo accademico.
Del CALD fanno parte i delegati dei rettori per la disabilità di: Humanitas University, Liuc – Università Cattaneo, Politecnico di Milano, Università Bocconi di Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, Università degli Studi dell’Insubria, Università degli Studi di Bergamo, Università degli Studi di Brescia, Università degli Studi di Milano, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Università degli Studi di Pavia, Università IULM di Milano e Università Vita-Salute San Raffaele.

Divieto di introduzione e consumo di alimenti nella scuola

Divieto di introduzione e consumo di alimenti ad uso collettivo nella scuola. Responsabilità Dirigenziali e adempimenti. Stato dell’Arte e ricognizione normativa.

Dario Angelo Tumminelli, Carmelo Salvatore Benfante Picogna, Zaira Matera

Ad ogni inizio d’anno scolastico si ripresenta con forza la problematica legata all’introduzione, la somministrazione e il consumo di alimenti e bevande ad uso collettivo all’interno delle aule delle scuole italiane. L’argomento, di per sé sempre attuale, si pone ancor di più all’ordine del giorno specialmente in questo periodo di crisi pandemica che ha ulteriormente catturato l’attenzione per le possibili implicazioni con la diffusione del virus, anche per via alimentare o per contatto di oggetti contaminati, al fine di evitare spiacevoli conseguenze legate a casi di allergie, intolleranze e/o all’aumento del rischio di infezioni da contagio da “SARS-CoV-2”.

La somministrazione di alimenti e bevande nella scuola implica un vigoroso richiamo a tutta l’utenza e il personale scolastico non solo normativo, sulla sicurezza e igiene degli alimenti, ma anche sui temi legali al diritto alla salute, costituzionalmente tutelato all’art. 32 e alla sicurezza alimentare, per favorire il benessere delle alunne e degli alunni a scuola, in un percorso scolastico sinergico con le famiglie in grado di contemperare lo stretto legame tra l’Istituzione scolastica e il diritto di istruzione, educazione e salute dei minori.

L’Italia, infatti, ha dovuto uniformarsi alla normativa europea applicando il Regolamento UE n. 852/2004 “Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sull’igiene dei prodotti alimentari”, adottato il 29 aprile 2004, nota al grande pubblico come “Legislazione alimentare”. Il citato regolamento fissa i requisiti generali in materia d’igiene alimentare. È uno dei quattro regolamenti comunitari costituenti il cosiddetto “pacchetto igiene“, regolamenti (CE) 852, 853, 854, 882/2004, e Direttiva 2002/99. I regolamenti europei, come è noto, è una fonte di diritto derivato dai Trattati comunitari ed è un atto normativo avente portata generale, vincolante e obbligatorio in tutti i suoi elementi contenuti, direttamente applicabile una volta pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, negli Ordinamenti degli Stati membri ai sensi dell’art. 288, par. 2 del Trattato sul funzionamento dell’UE.

Tale normativa è stata pensata a seguito dell’aumento progressivo dell’insorgenza delle forme medio-gravi di intolleranze e/o allergie alimentari, fra cui certamente la celiachia è un esempio concreto, essendone ultimamente la più diffusa, ma esiste un nutrito elenco di nuovi allergeni e con il passare del tempo se ne scoprono di nuovi. Aumentano, infatti, il numero delle patologie infantili diffuse tra la popolazione scolastica dovute ad intolleranze alimentari, allergie, altri disturbi gastrici ed intestinali.

Ricordiamo al lettore che l’allergia alimentare è una reazione avversa del corpo che si sviluppa a seguito di una risposta immunitaria, forte e specifica, sempre riconducibile all’ingestione di un determinato alimento contenente l’allergene. Potremmo definirla “semplicisticamente” come una “ipersensibilità” dell’individuo immediata all’alimento e diversamente dall’intolleranza alimentare che non è mai repentine e improvvisa. Una/un bambina/o frequentante un qualsiasi Istituto scolastico nel caso in cui ingerisca, accidentalmente o volontariamente, durante la sua permanenza nell’Istituto un alimento contenente un particolare allergene a cui lui è inconsapevolmente allergico e/o intollerante, potrebbe manifestare improvvisi attacchi avversi, sotto forma di shock anafilattico, con evidenti difficoltà respiratorie che, nei peggiori dei casi, può condurre fino alla morte con le conseguenze connesse alle responsabilità di vigilanza per il personale scolastico tradotti in termini civili, penali e disciplinari.

Fatta questa necessaria premessa,

esplicitati gli aspetti più generali ci addentriamo nel merito del caso proposto

I Dirigenti scolastici, in occasione di ogni inizio d’anno scolastico, ricordano la problematica connessa diramando la consueta circolare interna d’Istituto, con la quale invitano l’utenza e tutto il personale docente, ciascuno per la propria competenza, ad uniformarsi a quanto previsto dalle norme generali in materia e a quelle recentemente introdotte per il contenimento del rischio epidemiologico da “Sars-Cov-2”.

In particolare, il divieto di introdurre e consumare cibi e bevande in maniera collettiva all’interno della scuola, eccezion fatta per quelli previsti dalle diete approvate per il funzionamento della mensa scolastica, è pienamente giustificato per:

  • il forte aumento di casi di studenti e studentesse allergici o intolleranti a sostanze presenti negli alimenti stessi;
  • la difficoltà di garantire sicurezza e salubrità di alimenti prodotti in ambienti casalinghi e/o domestici secondo gli standard previsti dalle norme vigenti impongono l’adozione di misure preventive per evitare conseguenze indesiderate;
  • la difficoltà oggettiva di diversificare nella classe la distribuzione di alimenti (anche di provenienza certa) in base alle allergie e/o intolleranze qualora note di ciascun alunno;
  • le possibili implicazioni derivate dalla circolazione del virus “Sars-Cov-2”.

Anche se non possiamo non considerare l’alto valore educativo e formativo che può avere, il  ritrovarsi insieme nei momenti gioiosi di festa e convivialità, durante la pausa educativa o un’assemblea di classe sempre associati al consumo di cibo e bevande “insieme” tra compagni/e, che rappresenta un momento ideale di socializzazione e di condivisione felice e che, indubbiamente, favorisce lo sviluppo di forti legami interpersonali, tuttavia occorre sempre tenere presente che si tratta comunque di occasioni che espongono le/gli alunne/i a gravi pericoli, difficilmente gestibili dal personale scolastico, soprattutto in questo momento di emergenza sanitaria.

Più che sulla genuinità di un prodotto casalingo, che certamente è preparato con dedizione e “amore”, ci si sofferma soprattutto sulla sua salubrità e sul rispetto delle norme “igienico-sanitarie”. Le cucine casalinghe, di fatto, non sono soggette ad un vero e proprio piano di autocontrollo alimentare cosiddetto “HACCP” e, sebbene realizzato dalle maestre o dalle mamme in buona fede, prestando la massima attenzione possibile, potrebbero essere causa di contaminazione alimentare e/o batterica causando, non voluti fenomeni allergici o intossicazioni alimentari.

Per le ragioni sopra esplicitate, nelle scuole è proibita l’introduzione di cibo artigianale e/o domestico a scuola per l’utilizzo collettivo, evitando in tal modo di violare le vigenti normative sulla sicurezza alimentare.

In generale nelle preparazioni casalinghe di alimenti, non presentando etichette a norma, non si può risalire con certezza alla provenienza, non si possono fornire e indicare le proprietà e la composizione degli ingredienti presenti nell’alimento stesso, il loro valore dietetico, le istruzioni e le modalità per la conservazione e/o comunque come sono state conservate fino al momento della somministrazione e, ancora, la data di scadenza e la tracciabilità degli ingredienti non possono essere garantiti. Tutti elementi essenziali e determinanti per la sicurezza alimentare.

Alla luce delle considerazioni sopra esposte, al fine di tutelare sia i minori, evitando tra l’altro possibili discriminazioni e disagi comportamentali tra gli stessi, sia lo stesso corpo docente, talvolta ignaro delle responsabilità a cui va incontro, previa consultazione del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e del Responsabile della Sicurezza dei Lavoratori, è sempre necessario disporre nelle circolari interne di Istituto di inizio d’anno una serie di opportuni divieti. Le motivazioni del divieto sono molteplici e vengono di seguito elencati:

  • Divieto di introdurre dall’esterno alimenti e bevande per il consumo collettivo, se non esclusivamente la merenda (per uso personale) assegnata dalla famiglia o gli esercenti la responsabilità genitoriale o ancora consegnate dal servizio di ristorazione/refezione autorizzato, al fine di evitare spiacevoli conseguenze legate a casi di allergia e intolleranze;
  • Divieto di festeggiamenti: non è consentito festeggiare all’interno dell’Istituto scolastico compleanni e ricorrenze varie che prevedano il consumo da parte delle/degli alunne/i di alimenti prodotti artigianalmente dai genitori o esercenti attività commerciali, ma esclusivamente prodotti integri, debitamente sigillati e confezionati, disponibili anche nelle macchinette convenzionate, muniti di etichetta a norma di legge che evidenzi la data di produzione, la scadenza, la composizione e/o ingredienti, la responsabilità legale della produzione (lotto di produzione). I cibi opportunamente controllati a tutela della salute delle/degli alunne/i sono solo quelli forniti dalla ditta di refezione incaricata del servizio e distribuiti e somministrati dal personale formato allo scopo.
  • È consentito: festeggiare compleanni senza il consumo di cibi e/o bevande, ma con momenti di gioco o condivisione oppure è consentito con cibi e/o bevande (dolci o altri alimenti) prodotti esclusivamente in stabilimenti registrati, confezionati nel rispetto delle norme “igienico-sanitarie”, che si presentano integri al momento del consumo, debitamente sigillati e confezionati, provvisti di apposita etichetta e per i quali è possibile evincere l’elenco di tutti gli ingredienti e gli allergeni e, in ogni caso, sempre previa condivisione con i genitori i quali potranno decidere, di volta in volta, sul consumo di questi da parte delle/dei loro figlie/i.

In buona sostanza, conseguentemente a quando detto, è del tutto escluso il consumo a scuola di cibi di altra provenienza, eccetto cibi destinati solo all’uso personale e/o individuale dell’alunna/o ovvero la merenda fornita dal genitore solo ed esclusivamente per la/il propria/o figlia/o. Il cibo distribuito e somministrato nella refezione scolastica è sicuro, studiato e controllato dall’Autorità sanitaria territorialmente competente che stabilisce quantità e composizione dello stesso in base ai protocolli di sicurezza alimentare.

Atteso che cibi e bevande, non controllati né autorizzati, non possono essere distribuiti e somministrati all’interno della comunità scolastica a tutela della salute e della sicurezza delle studentesse e degli studenti, nella circolare di inizio d’anno deve essere sempre ribadito che non è permesso in alcun caso l’ingresso di estranei per portare alimenti ad alunne/i nella scuola. Ne sarà eccezionalmente autorizzata la consegna ai collaboratori scolastici addetti all’ingresso da parte di un genitore o delegato, in presenza di oggettive e comprovate problematiche legate alla salute, già precedentemente segnalate alla Dirigenza.

L’insegnante, che di propria iniziativa, autorizzi l’introduzione, la consumazione, e/o la somministrazione di alimenti e bevande in classe, al fuori dei casi sopra contemplati, si rende responsabile di possibili danni che quest’ultimi possono procurare all’alunno/a.

Attività autorizzate che prevedano l’introduzione di cibi

Nel caso di autorizzazione di attività che prevedano l’introduzione, la consumazione, e/o la somministrazione di cibi e bevande, sempre tenendo conto delle/degli alunne/i con particolari diete alimentari, gli insegnanti acquisiscono apposita attestazione cosiddetta “liberatoria”, presentata dalle famiglie o dagli esercenti la responsabilità genitoriale o ancora tutori, senza peraltro la richiesta di comunicare elementi relativi allo stato di salute, in quanto espressamente vietato dal garante per la privacy.

Approfondimento La scuola costituisce da sempre un luogo privilegiato di incontro tra le Istituzioni il territorio e le famiglie, con un forte mandato educativo e formativo, dove è possibile costruire una alleanza educati, una cultura attenta al benessere e promuovere stili di vita sani e protettivi già fin dai primi anni. Vengono da sempre invitati alunni, docenti e i genitori di tutte le classi di tutti i segmenti scolastici (di ogni ordine e grado) a incentivare una sana e corretta alimentazione come fattore educativo importante per una sana crescita dei bambini e degli adolescenti, in conformità con Le linee guida per l’educazione alimentare nella scuola italiana emanate dal MIUR nel 2018, consultabile e scaricabile dal seguente link ufficiale del Ministero https://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Ricerca.pdf/ca9c2ac7-808f-4e1e-a8d7-7208d6f3e8c3, nell’ambito delle attività per migliorare lo stile di vita come fattore di promozione della salute, strategico programma “intelligente ed attento” di consumo di cibo a scuola. La scuola da quanto sopra illustrato invita in particolare a diminuire il consumo di “merendine” elaborate contenenti troppi grassi, zuccheri o sale, insaccati, fritture etc., bevande zuccherate e gasate, (come patatine, pizzette, snack salati, merendine confezionate, insaccati, wurstel, caramelle ecc.) per gli alunni/e della scuola secondaria di I grado (Infanzia, Primaria e Media). In particolare Le linee di indirizzo del Ministero della Salute sconsigliano fortemente, fino all’età di 5 anni il consumo di caramelle dure o gommose, gelatine, marshmallow, gomme da masticare, popcorn, sfoglie di patate fritte croccanti e snack simili alimenti. Infine si invita il lettore alla consultazione delle Linee di indirizzo per la prevenzione del soffocamento da cibo in età pediatrica del 2017, a cura di Ministero della Salute in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), le Associazioni di categoria contiene delle raccomandazioni, a carattere nazionale, con specifici interventi concreti ed effettivamente realizzabili ed un set di regole principali per un “pasto sicuro”, partendo dalla preparazione degli alimenti (domestica e relativa alla ristorazione) ed arrivando a considerare gli aspetti comportamentali del bambino durante i pasti, consultabile e scaricabile dal seguente link ufficiale del Ministero  https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2618_allegato.pdf  

Bibliografia

  • COSTITUZIONE ITALIANA articolo 32
  • REGOLAMENTO UE n. 852/2004 “Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio sull’igiene dei prodotti alimentari”, del 29 aprile 2004
  • TRATTATO sul funzionamento dell’UE art. 288, par. 2
  • MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, Linee Guida per l’educazione alimentare nella scuola italiana del 2018
  • MINISTERO DELLA SALUTE – Linee di Indirizzo per la prevenzione del soffocamento da cibo in età pediatrica del 2017

La circolare sui contagi cambia ma una classe finisce in quarantena con un caso

da Il Sole 24 Ore

Attivata la Dad a tutti gli studenti, a seguito delle 24 ore di validità della circolare ministeriale emessa il 29 novembre, poi modificata il giorno successivo

di Redazione Scuola

Una intera classe di una scuola elementare di Biassono (Monza) è in quarantena con un solo positivo, per l’attivazione della Dad a tutti gli studenti, scattata a seguito delle 24 ore di validità della circolare ministeriale emessa il 29 novembre, poi modificata il giorno successivo. Lo ha raccontato all’Ansa il padre di una delle piccole studentesse della Scuola. «E’ stata attivata la quarantena obbligatoria per dieci giorni, e ad oggi non è stata ancora ritirata – ha spiegato – il 30 novembre è stata conclamata una positività nella classe di mia figlia e la preside ha attivato la Dad, Ats (Agenzie di tutela della salute) Brianza ha inviato un sms per attivare la quarantena, poi il giorno dopo la circolare è stata modificata, ma la quarantena non è cessata». La preside si è «attivata per chiedere ad Ats di far rientrare in classe gli alunni, ma la risposta è stata che, pur consapevoli delle variazioni messe in atto, non è possibile bloccarla e a oggi non sappiamo né il perché né quando i nostri figli rientreranno in classe».

Green pass per i docenti, inammissibile il ricorso davanti alla Consulta

da Il Sole 24 Ore

La Corte costituzionale respinge il ricorso per conflitto di attribuzione sulla petizione presentata da 27mila dipendenti di scuole e università

di Eu.B.

A pochi giorni dall’entrata in vigore del super green pass e dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico la Corte costituzionale ha giudicato inammissibile il il conflitto contro il green pass in scuole e università. Secondo i giudici della Consulta i firmatari di una petizione non sono mai titolari di una funazione attribuita dalla Costituzione bensì di un diritto. E, dunque, non potrebbero farlo valere in sede di conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato.

Il ricorso

La Corte ha esaminato in camera di consiglio il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato promosso dall’avvocato Daniele Granara – in proprio e in qualità di difensore di 27.252 cittadini italiani tutti facenti parte del corpo docente, studentesco e del personale scolastico e universitario – per l’omesso esame della petizione presentata il 1° settembre 2021 alla Camera dei deputati (n. 820) e al Senato della Repubblica (n. 915). Con la petizione, i ricorrenti si opponevano alla conversione del Dl 111/2021 che introduce l’obbligo del cosiddetto green pass nella scuola e nell’Università.

La decisione

In attesa del deposito dell’ordinanza, in una nota, l’ufficio stampa della Corte costituzionale ha fatto sapere che il conflitto è stato dichiarato inammissibile, sia sotto il profilo soggettivo sia sotto quello oggettivo. I firmatari di una petizione non sono titolari di una funzione attribuita dalla Costituzione, bensì di un diritto, che mai potrebbe trovare tutela in sede di conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.

Maturità 2022 con una prova scritta? Floridia: stiamo riflettendo, di sicuro sarà diversa dall’ultima

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Le interpretazioni della Tecnica della Scuola sulle prossime prove dell’esame di maturità erano corrette: se i contagi dovessero rimanere sui attuali livelli e soprattutto qualora dovessero ridursi, le verifiche finali con i maturandi in presenza non saranno come quelle della passata estate, quando si sono concentrate in un unico colloquio.

Le parole della sottosegretaria

La conferma è arrivata dalla sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia, che il 2 dicembre ha dialogato con gli studenti durante la GDS Academy: la rappresentante del Governo ha detto che “c’è una riflessione in corso con il ministro”.

“L’esame sarà diverso da quello dello scorso anno, ma se la pandemia lo permetterà cercheremo di tornare verso la normalità, verso un esame tradizionale”, ha sottolineato la sottosegretaria grillina.

Cambiamenti in arrivo

Sembra prendere corpo l’ipotesi è che si decida per lo svolgimento di una prima prova scritta, che assieme all’orale andrebbe a comporre quindi un esame di Stato finale non molto distante da quello tradizionale (considerando che dal 2019 la terza prova scritta, il cosiddetto quizzone, erano venuta meno).

Floridia, nel corso dell’incontro web in diretta sul canale youtube della Gazzetta, ha quindi ribadito il concetto: “tenendo conto della didattica a distanza e delle carenze che senza colpa di nessuno sono state accumulate, l’esame di maturità di quest’anno sarà modulato rispetto a ciò che sarete in grado di affrontare”.

Bianchi l’aveva già fatto intendere

Nei giorni scorsi, a fare intendere che vi saranno cambiamenti (ma non stravolgimenti) rispetto al 2021, era stato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, che aveva detto di avere “in mente una maturità che faccia tesoro di tutto quello che abbiamo vissuto fino ad adesso”, ma anche “che faccia un passo in avanti, anche rispetto agli altri”.

Largo quindi ad una prova scritta? Dal ministro Bianchi, tuttavia, non sono arrivate conferme in questa direzione: “Stiamo lavorando – aveva detto il numero uno del dicastero bianco – facendo tesoro dell’anno scorso e di tutto: faremo passi in avanti, però ascoltando tutti”.

Super Green pass, i vaccinati e guariti non devono scaricare una nuova Certificazione verde

da La Tecnica della Scuola

Dal 6 dicembre e fino al 15 gennaio anche in zona bianca per accedere a spettacoli, eventi sportivi, ristorazione al chiuso, feste e discoteche, cerimonie pubbliche si dovrà avere il green pass “rafforzato”, cioè un green pass di vaccinazione o di guarigione.

La misura è contenuta nel DECRETO-LEGGE 26 novembre 2021, n. 172.

Con apposita faq il Governo ha chiarito che chi possiede già un green pass per vaccinazione o guarigione non deve scaricare una nuova Certificazione. Sarà l’App VerificaC19 a riconoscerne la validità.

In zona gialla o arancione, già dal 29 novembre, chi possiede un green pass rafforzato potrà accedere ad attività e servizi che altrimenti sarebbero limitati o sospesi. Fino al 5 dicembre in zona gialla e arancione i controlli potranno essere effettuati sulla Certificazione cartacea.

La validità passa da 12 a 9 mesi

Dal 15 dicembre 2021, la validità della Certificazione verde COVID-19 da vaccinazione, per le dosi successive alla prima o dose dopo guarigione, passa da 12 a 9 mesi dalla data di somministrazione.

E’ pertanto necessario controllare quando è stata somministrata l’ultima dose: se sono passati più di 9 mesi, la Certificazione verde è scaduta, per cui bisogna prenotare la dose di richiamo entro il 14 dicembre 2021, per ricevere così la nuova Certificazione entro 48 ore dalla somministrazione del vaccino, che varrà per 9 mesi.

Per informazioni e assistenza sulla Certificazione verde COVID-19 si può chiamare il numero di pubblica utilità 1500 attivo tutti i giorni 24 ore su 24.

Reclutamento docenti, 70mila nuove assunzioni entro il 2024

da La Tecnica della Scuola

Di Carla Virzì

Il ministero dell’Istruzione annuncia 70mila nuove assunzioni entro il 2024, alle quali negli anni successivi saranno aggiunte ulteriori immissioni in ruolo, dato che Patrizio Bianchi ha più volte annunciato che obiettivo del Ministero è quello di garantire concorsi ordinari regolari, a cadenza annuale, per un equilibrio finale tra docenti in uscita per pensionamento e docenti in entrata, almeno fino al 2027.

Un proposito, quello delle 70mila assunzioni, che il Ministero esplicita nell’ambito della riforma del reclutamento prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), annunciato qualche giorno fa e che prevede, entro il 2022 l’adozione della riforma ed entro il 2024 l’assunzione dei 70mila.

La strategia del Ministro

“Abbiamo negoziato col Mef – ha di recente dichiarato il Ministro – che l’organico che tutti gli anni seguiva l’andamento demografico, rimane stabile e abbiamo l’organico dell’anno scorso garantito fino al 2027 e stiamo lavorando per proiettarci in avanti”.

Come più volte ribadito da Patrizio Bianchi, quindi, l’intento del Ministero è quello di riformare l’intero sistema scolastico contando sul fatto che il numero delle studentesse e degli studenti per classe negli anni a venire è stimato essere in decrescita, ragion per cui garantire un organico stabile a fronte di una diminuzione di alunni, consentirà, a detta del Ministro, un equo dimensionamento della rete scolastica. Insomma, l’abbattimento delle classi pollaio è delegato alla denatalità.

Si legge, infatti, nel comunicato del Mi: Il numero degli iscritti alle scuole diminuirà nei prossimi anni a causa della denatalità, comportando una riduzione della necessità di personale scolastico: uno scenario che offre l’occasione per ripensare l’organizzazione del sistema scolastico.

Il risultato finale sarà una riduzione del numero medio di studentesse e studenti per classe, a vantaggio della qualità dell’insegnamento.

Termosifoni spenti e finestre aperte: la Rete degli studenti protesta

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Con la stagione invernale, arrivano pure le prime proteste per il ritardo nell’accensione dei termosifoni con l’aggravantedelle finestre da tenere aperte a causa del covid.

E così parte la denuncia da parte del coordinamento nazionale della Rete degli Studenti medi che riferisce all’Adnkronos: “Abbiamo chiesto agli uffici tecnici di province e città metropolitane di anticipare l’accensione dalle 7.30 alle 6 di mattina e posticipare lo spegnimento che normalmente avviene tra le 10 e le 11 alle 14. Anche per arginare al minimo il problema del freddo sentito dai ragazzi a causa delle finestre continuamente aperte”.

“Sugli aeratori d’aria è stato fatto pochissimo anche se sarebbe stata una soluzione importante. Stiamo raccogliendo dati, ma al momento ci risulta che meno di una scuola su dieci li ha installati dall’inizio della pandemia in un continuo rimpallo di responsabilità che incide negativamente sul benessere psicologico degli studenti e si somma ad una situazione di precarietà e inospitalità generalizzata: studenti che non possono fare la ricreazione, scuola militarizzata, in classe con la mascherina, mura spoglie, freddo: sembra di stare in prigione privati della socialità”.

Nota 3 dicembre 2021, AOODPPR 1317

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Dipartimento per le risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione Generale per le risorse umane, finanziarie e i contratti – Ufficio IX

Ai Direttori generali e ai Dirigenti preposti agli Uffici scolastici regionali Loro indirizzi PEC

Oggetto: Documento di indirizzo del Garante su designazione, posizione e compiti del Responsabile della protezione dei dati (RPD) in ambito pubblico.

Legge 3 dicembre 2021, n. 205

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 ottobre 2021, n. 139, recante disposizioni urgenti per l’accesso alle attivita’ culturali, sportive e ricreative, nonche’ per l’organizzazione di pubbliche amministrazioni e in materia di protezione dei dati personali. (21G00228)

(GU Serie Generale n.291 del 07-12-2021)


Disposizioni urgenti per l’accesso alle attivita’ culturali, sportive e ricreative, nonche’ per l’organizzazione di pubbliche amministrazioni e in materia di protezione dei dati personali. (21G00153)

(GU Serie Generale n.241 del 08-10-2021)