Ens e Sygmund offrono servizio psicologico ai sordi

Ens e Sygmund offrono servizio psicologico ai sordi
Corriere Nazionale del 11/12/2021

Ansia e stress sono sentimenti sempre più diffusi nella popolazione. La psicologia e il supporto psicologico possono giocare un ruolo fondamentale ma devono essere accessibili a tutti anche alle persone affette da sordità. Da qui l’idea promossa da una studentessa di psicologia, Giulia Visintainer che si occupa dell’assistenza a bambini sordi, di incrementare la piattaforma di counseling psicologico online “Sygmund”, già esistente, con una sezione dedicata alla Lingua Italiana dei Segni (LIS). L’obiettivo, che oggi è realtà, grazie alla convenzione con l’Ente Nazionale Sordi (ENS) è mettere le persone non udenti in condizione di contattare psicologi esperti nella patologia e in possesso di certificazione LIS.

“La tecnologia permette di associare i professionisti che hanno determinate skills con le persone che ne fanno richiesta. Attraverso l’inserimento di un codice specifico, all’interno della piattaforma, si viene subito associati a psicologi che sono in possesso di certificazioni in grado di fornire delle prestazioni adeguate e modellate sulle esigenze particolari dei pazienti affetti da sordità. Per essere sempre più vicini a questi pazienti abbiamo avviato non solo questa importante partnership con l’Ente Nazionale Sordi ma anche con il “Festival del Silenzio”, uno dei più grandi appuntamenti nazionali pensati per questa specifica comunità”, lo ha detto all’agenzia di stampa Dire Alessandro De Carlo, fondatore di “Sygmund” e docente di psicologia del lavoro presso l’Università di Padova (Unipd). “Il supporto psicologico– prosegue De Carlo- deve essere costruito mettendo al centro l’elemento della sordità. Non si tratta dunque di una ‘semplice’ trasposizione di una terapia ‘standard’ (nata per le persone udenti) da tradurre nella lingua dei segni bensì va tenuto conto della sordità come elemento cardine da cui partire per costruire un percorso terapeutico basato su bisogni molto specifici”.

La pandemia ha prodotto molti danni psicologici collaterali ancora oggi molto evidenti come: paura, ansia e stress. I pazienti sordi hanno avuto in più problemi di ordine pratico derivato dall’uso, seppur necessario, delle mascherine che hanno reso totalmente impossibile lo scambio e la comprensione dell’altro. “Non poter leggere il labiale, l’espressione del viso celato dalla mascherina sono stati elementi sfavorenti che hanno pregiudicato ulteriormente la qualità della vita di queste persone. La piattaforma “Sygmund” vuole rispondere attraverso professioni qualificate a queste nuove emergenze psicologiche”, conclude De Carlo.

Disability Card, cos’è e come funziona

Disability Card, cos’è e come funziona: guida alla nuova tessera di invalidità
Lavoro & Diritti del 11/12/2021

La Disability Card rappresenta uno strumento che agevolerà la vita dei disabili e delle persone non autosufficienti. Ecco qualche dettaglio.
La Disability Card è un nuovo strumento che aiuterà i soggetti disabili a svolgere una vita normale. Quella che è denominata la ‘Carta europea della disabilità‘ si inserisce tra le misure scelte, in modo volontario, da parte degli Stati membri per il raggiungimento di obiettivi strategici dell’UE, in tema di disabilità e di lotta alle diseguaglianze sociali.

Di fatto la tessera di invalidità consiste in una una carta che consente l’accesso alle persone con disabilità ad una vasta gamma di servizi gratuiti o sottoposti a sconto, in coerenza e reciprocità con gli altri Paesi dell’UE. Ciò nell’evidente finalità di aiutare ad includere le persone disabili nell’ambito della vita sociale della collettività.

Vediamo allora qualche dettaglio su questo utile strumento.

Disability Card, cos’è e come funziona in concreto
Definire le caratteristiche essenziali della carta della disabilità non è operazione complicata. Si tratta di uno strumento riservato a chi ha una disabilità compresa tra un minimo del 67% e un massimo del 100%:
– per poter conseguire l’accesso a servizi a costo zero o a costo ridotto, per trasporti o servizi di cultura;
– per sostituire i verbali cartacei che acclarano la disabilità dell’individuo.

La Disability Card di fatto attesta i soggetti in stato di disabilità o comunque non autosufficienti. Tra gli 8 Paesi facenti parte della UE, che hanno aderito al progetto per la tutela delle disabilità, proprio il nostro sarà il primo a rendere attiva la card, a seguito dello stop legato al periodo emergenziale.
In dettaglio, la tessera di invalidità era già stata indicata nella legge di Bilancio 2019, con risorse corrispondenti a 1,5 milioni di euro per il triennio 2019-2021, ma il progetto si era momentaneamente arenato. L’iter è ripreso infatti soltanto dopo l’approvazione del decreto del 6 novembre 2020, avutasi lo scorso 3 dicembre 2021 da parte del Governo Draghi. Insomma, si è finalmente sbloccato il progetto, in cantiere non da poco tempo, e con la predisposizione delle risorse già dal 2019.

Disability Card: quando arriva
Se il percorso proseguirà finalmente spedito, senza altri intoppi e rallentamenti, la Disability Card dell’INPS potrebbe essere utilizzabile già a cominciare da febbraio dell’anno prossimo. L’Inps invierà una comunicazione appena metterà a disposizione la procedura obbligatoria per inviare la richiesta.
In altre parole, non manca molto: tra breve sarà possibile ottenere la tessera di invalidità, con codice QR da presentare con la propria tessera sanitaria e il proprio documento di identità, per poter accedere a costo zero o con sconto ad una serie di servizi. Per l’elenco completo e dettagliato di questi ultimi, bisogna tuttavia attendere.

Da ribadire che la presentazione della carta della disabilità:
– esonera dal dover mostrare altre certificazioni che acclarino l’appartenenza alle categorie disabili ammesse;
– consente direttamente l’accesso agevolato a beni o servizi, semplicemente mostrandola, senza altre formalità o richieste da parte di Amministrazioni dello Stato o dei soggetti pubblici e privati, salvo il controllo della titolarità.

Disability Card: chi la produrrà e soggetti coinvolti
Rendere più snella la burocrazia, mettere in campo un servizio riconosciuto anche da parte degli altri Stati membri, consentire parità di accesso a una vasta rete di benefici. ciò specialmente nell’ambito culturale; sportivo; dei trasporti e delle attività ricreative. Si tratta degli obiettivi della Disability Card – detta anche Tessera europea di invalidità – che, come accennato, INPS potrebbe emettere già nei primi mesi del 2022.
Il decreto citato assegna all’Istituto di Previdenza il ruolo chiave di controllo della corrispondenza delle informazioni indicate nella domanda del cittadino, rispetto ai requisiti richiesti, sulla scorta dei dati disponibili nei propri archivi.

Dopo aver accertato la sussistenza di tutti i requisiti, l’Istituto assegna il compito della produzione della Carta della disabilità, in base alla normativa che regola la produzione delle carte valori e dei documenti di sicurezza, all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Tramite un gestore esterno del servizio di consegna, si occupa, nei 60 giorni posteriori alla richiesta, della distribuzione della tessera di invalidità ai richiedenti presso l’indirizzo di riferimento.

Disability Card INPS
In linea generale, la carta sarà emessa dall’Inps a favore di tutti i soggetti in condizione di disabilità, media, grave e di non autosufficienza. Tuttavia, al momento sono mancanti le indicazioni di dettaglio circa le caratteristiche e i requisiti degli invalidi, aventi diritto a questo strumento. Saranno da precisare anche i benefici per i quali la card potrà essere usata; soprattutto, dovrà essere predisposta una procedura ad hoc per l’invio delle richieste da far pervenire all’Istituto di Previdenza.
Da notare peraltro che in Italia i titolari dell’attuazione del progetto, in collaborazione con il Ministero del Lavoro, sono:
– la FAND, Federazione Associazioni Nazionali persone con Disabilità;
– la FISH, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap.
Ma nella realizzazione del progetto EU Disability Card, rientrano anche il Ministero per i Beni Culturali, dei Trasporti, la Presidenza del Consiglio ed ovviamente l’INPS.

Disability Card: come ottenerla?
Lo abbiamo accennato: l’INPS è in questo periodo al lavoro per stabilire con precisione le procedure di richiesta. Ma si sa già che la Disability Card potrà essere ottenuta sul sito dell’Istituto, facendo il login con identità digitale, ossia con uno dei seguenti strumenti:
– SPID;
– CIE (Carta d’Identità Elettronica);
– CNS (Carta Nazionale dei Servizi).

Per quanto riguarda le tempistiche del rilascio, occorre ribadire che le richieste, se non vi saranno intoppi, potrebbero cominciare a essere inviate già da febbraio 2022.
Attenzione a quanto segue: dopo le dovute verifiche per stabilire il diritto all’ottenimento della tessera di invalidità, l’INPS dovrebbe impiegare circa 60 giorni dopo la richiesta, per ultimare la procedura di rilascio.

Perciò i primi ad ottenere la card, saranno coloro che la conseguiranno ad aprile 2022. Il rilascio è sempre gratuito.

di Claudio Garau  

L. Moccafighe, Ombra mai fu

Luca Moccafighe, Ombra mai fu

di Maurizio Tiriticco

E’ il titolo di un bel lungo racconto di Luca Moccafighe, che anni fa ci aveva regalato un lungo saggio “Nella curva dell’essere, dalla vita e dal pensiero di Benjamin Fondane”, ebreo moldavo, esule in Francia, poeta, filosofo e cineasta, autore di opere capitali su Rimbaud e Baudelaire, per i tipi di Stampa Alternativa, Viterbo.

Dall‘“Ombra mai fu” riporto due brani, a mio parere significative chiavi di lettura del nuovo scritto.

“Durante un giorno della vendemmia, qualche anno più tardi, quando i due fratelli erano ormai sulla soglia dell’adolescenza, la madre fece una scoperta spaventosa: né Bernardo né Celeste possedevano l’ombra, era ben evidente quando questi stavano sotto la luce del sole, né per terra né su qualsiasi altra superficie a loro prossima. La donna lo scoprì in maniera casuale durante una pausa in cui tutti si stavano dissetando con acqua fresca e, sebbene fosse molto turbata, non fece parola ad anima viva di quella terribile constatazione. Ma da quel momento non fece altro che portare in sé, nei momenti di veglia, il presagio di un’altra imminente sciagura”.

Ed ancora: “In una domenica estiva accadde l’insolito fatto, quello che fece iniziare la contesa. I due fratelli si trovavano seduti nel cortile di casa, all’ombra, dato il caldo soffocante. Entrambi cercavano di smaltire il cibo eccessivo, ed il vino ancora più eccessivo, consumato durante il pranzo domenicale… I due, seduti uno accanto all’altro sullo scalino basso della porta d’entrata, erano entrambi assopiti, vuoi per la calura, vuoi per il vino, vuoi per il cibo, quando, come trovatosi in un temporale improvviso, Bernardo ebbe un sussulto, un tremito tipico di chi sta dormendo e si risveglia involontariamente, uno spasmo che lo fece guardare per terra, sulla ghiaia rovente. Vide una sola ombra, esattamente a metà fra lui e suo fratello, e gridò: “Celeste! Celeste! Svegliati! Ma è la mia o la tua quell’ombra?”

Insomma, “i due si ritrovarono a discutere di un qualcosa che pareva sciocco e di poco conto, ma che comunque aveva un suo fondamento: l’ombra c’era, ma era una sola, quasi una menomazione inspiegabile; e bisognava stabilire non tanto le cause del di quel fatto peculiare, ma piuttosto a chi fosse da assegnare”.

Quali le cause di questo insolito fenomeno? A chi rivolgersi? Forse al parroco del paese! Ma all’insolita ed apparentemente assurda richiesta che cosa risponde il parroco? “Mi state prendendo in giro? Se siete venuti a perder tempo, ve ne potete anche tornare nella vostra valle; io ho parecchie faccende da sbrigare”. Ma Celeste insiste: “Dato che vi occupate di cose strane, di cose che non si vedono, ma che esistono, potreste dirci se, secondo il vostro parere di ministro di Dio, se quest’ombra appartiene a me o a mio fratello?”. Chiara e convincente la risposta del parroco: “Io mi occupo di cose che non si vedono; invece questa si deve ed io non so come aiutarvi”.

I due fratelli decidono allora di rivolgersi alla scienza e vanno da un medico. Parla Bernardo: ”Noi due non abbiamo un’ombra per uno come tutte le persone; ne abbiamo una in due: questa sta esattamente a metà fra di noi e non siamo in grado di capire di chi sia, se mia o sua”. Il dottore riflette e poi, dopo una lunga e scientificamente fondata disquisizione, così conclude: “Dato il caso che mi avete presentato, non vedo altra soluzione che effettuare un taglio col bisturi sul petto prima e, qualora non risultasse nulla, bisogna passare alla circonferenza del capo per vedere se riusciamo ad individuare l’origine del vostro disturbo”. Ma poi, “se il taglio non dovesse avere successo, un giorno di dirà che Bernardo o Celeste Spauratordi saranno stati martiri della medicina e fautori del progresso”.

Il taglio non convince i due fratelli! Il racconto procede e i due fratelli non cessano di andare incontro a nuove avventure e di constatare che l’ombra è una e sempre una. Ma infine, come nella Storia, quella con la S maiuscola, il fratricidio! Per una partita a carte giocata, ovviamente, in una squallida osteria. “Vennero fuori le accuse di barare. Volarono parole grosse, uscirono i coltelli. Fu Celeste ad avere la peggio, e il fratricida Bernardo, sebbene ferito anch’egli ma vivo, si diede alla fuga correndo verso il bosco per poi far perdere le proprie tracce. Nessuno nel Paese lo vide più né ebbe notizie di quel disgraziato”.

Tutti i bimbi sono Gesù. Tutti

Tutti i bimbi sono Gesù. Tutti

di Vincenzo Andraous

Anche quest’anno ci saranno in prima fila ben allineati i ciechi ed i sordi che non sono, i soliti furbetti dell’albero di Natale. Come l’anno scorso e quello prima ancora, la Croce rimarrà nell’angolo scuro, dove vedere diventa opportunatamente difficile. Ci saranno in compenso le solite dolcezze e carezze per il nuovo nato, le preghiere di buona attesa e i canti di giubilo del consueto arrivo. Anche quest’anno però le immagini sono sempre quelle, anzi, peggiori delle precedenti, quel Bimbo Gesù da poco nato, non potrà sbalordirsi per quanto l’umanità abbia perduto il senso, lo scopo, la strada maestra da seguire.

Nei campi dell’abbandono e della crudeltà più ottusa, c’è quella bambina vestita di niente, quei suoi piedini nudi nella neve fredda dove non è dato giocare. Rimane scalza nel ghiaccio con intorno gli sguardi della più vergognosa impotenza, con addosso i morsi disperanti della sopravvivenza.

Quel Bimbo nella culla fortunatamente non potrà ancora stupirsi per la dis-umanità che appare di volta in volta sempre meno giustificata, per gli ultimi tra gli ultimi depredati di ogni salvezza e dignità. Quella bimba con il volto trafitto dal dolore e dalla sofferenza non potrà rendersi conto di esser stata appiedata a mezzo metro di distanza da ogni giustizia. Per quel Bimbo che nasce non è ancora tempo di grida dal basso, di fosse alla terra, di squarci al cielo, in mezzo al mare sommerso di prossimità  che non riescono più a sollevarsi. Quella bimba vestita di indifferenza e strattonata dalla meschinità del più forte, riporta la realtà nel suo significato preciso, c’è bisogno, c’è necessità, di quel Bimbo che arriva frutto di evoluzione, di bontà e onestà, che diventa sangue, che diventa lotta, piu’ ancora di mille preghiere, di tante e troppe promesse. Quel viso di bambina innocente, che nulla ha commesso,  sebbene a quell’età avrebbe tutti i diritti del creato per commetterne,  rimane il viso contratto dal freddo e dal gelo,  in  quegli occhi disperati di chi più nulla si aspetta di ricevere, neppure la compassione di un aiuto irrimediabilmente tradito e umiliato.

I bimbi sono Gesù, lo sono in ogni anfratto martoriato dalle etiche e dalle morali d’accatto, nel fallimento di generazioni tradite e colpite alle spalle, dalla politica dei potenti e dagli interessi che non bisogna assolutamente rimestare. Sono tutti Gesù, e chiunque faccia orecchie da mercante, peggio, da insignificante mercante di morte,  sarà bene che lo ricordi, perché volente o nolente sarà sospinto nel vicolo cieco, dove non c’è copione da correggere, storia da barare.

Quel bimbo che nasce, sta dentro gli occhi di quella bimba rifiutata, ferita, spinta alle spalle al baratro,  dunque, almeno quest’anno, il Natale ci costringa a uscire dal nostro comodo rifugio, dalle lontananze imposte, dalle nostre preghiere prive di intercessione. Quel volto di bimba rimanga avvinghiato su tutti i muri, su tutti i fili spinati, su tutti i confini in fiamme che questo Natale dovrà rammentare.