DAD e DDI

DAD e DDI: i risultati del sondaggio ANP

Antonello Giannelli, Presidente nazionale dell’ANP, presenta i risultati del sondaggio effettuato presso gli iscritti e relativo alla giornata di venerdì 21 gennaio 2022: “Molti soci nelle scorse settimane ci hanno chiesto di predisporre un quadro della situazione che rappresentasse all’opinione pubblica e al Ministero la situazione nella quale si trovano a operare”.

Continua Giannelli: “Malgrado i mille impegni hanno partecipato circa 1.300 dirigenti, che ringrazio moltissimo, su tutto il territorio nazionale.  Rispondendo alle nostre domande ci hanno restituito l’istantanea del numero di classi che lo scorso venerdì erano in DAD e DDI. Parliamo di circa il 32% di classi in DAD alla scuola dell’infanzia e del 23% alla scuola primaria. Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo e secondo grado, con una popolazione in larga parte vaccinata, la percentuale di DAD scende al 9% cui si contrappone un 29% di classi in DDI (modalità che non è presente nell’infanzia e nella primaria) per un totale di 38% di classi in qualche modo assenti. Per quanto riguarda il personale docente e ATA la media nazionale degli assenti si attesta intorno al 7%”.

Conclude il Presidente ANP: “Si tratta di numeri in evoluzione che noi offriamo alla riflessione collettiva nella convinzione che la trasparenza costituisca presupposto fondamentale per la democrazia. Da settimane denunciamo il caos nel quale sono costrette a lavorare le scuole e la necessità di semplificare le misure di gestione dei casi di contagio. Apprezziamo, quindi, la dichiarazione odierna del sottosegretario Costa riguardante la necessità di ‘mettere in atto una semplificazione delle regole per le scuole’. Speriamo sia la volta buona”.

Scuola Futura

“Formare al futuro”, il programma del Ministero dell’Istruzione per la formazione del personale scolastico sulla didattica digitale integrata e sulla trasformazione digitale dell’organizzazione scolastica, ora trasformato in “Scuola Futura” ed entrato a far parte delle azioni del PNRR Istruzione, ha vinto il premio “OpenGov Champion”, categoria “Cittadinanza e competenze digitali”, promosso dal Dipartimento della Funzione Pubblica”.

Il programma, finalizzato a sostenere l’azione di innovazione della scuola, con un particolare focus sulla didattica a distanza e l’organizzazione del lavoro agile, ha consentito di avere, per la prima volta, un modello formativo basato sulle competenze digitali richieste dall’Unione europea a tutti i docenti, in coerenza con il Piano nazionale per la scuola digitale e con il Piano europeo per l’educazione digitale (grazie all’adozione del framework europeo sulle competenze digitali dei docenti “DigCompEdu”).

Per la prima volta, tutti i percorsi formativi promossi dal Ministero dell’istruzione sulle competenze digitali sono stati raccolti e presentati in un unico portale a disposizione del personale scolastico: dirigenti, docenti, direttori dei servizi generali e amministrativi, assistenti amministrativi e tecnici, animatori digitali.

Finora, sono stati formati 140.000 docenti, che hanno partecipato a uno degli oltre 1.150 percorsi formativi erogati da poli di formazione diffusi su tutto il territorio (tramite la collaborazione di scuole polo e delle équipe formative territoriali, 220 docenti attivi in tutte le regioni per la formazione peer-to-peer).

Il programma è entrato ora a far parte delle azioni del PNRR ed è stato trasformato nella piattaforma “Scuola Futura”, che integra anche contenuti formativi legati ad ambiti tematici complementari, come la promozione delle materie STEM e la riduzione dei divari territoriali.

Sul portale scuolafutura.istruzione.it è possibile gestire tutte le fasi formative, dall’iscrizione alla fruizione del catalogo, dalla frequenza dei percorsi all’attestazione delle competenze raggiunte, con un’area “open badge” a disposizione di ciascun partecipante con lo stato di avanzamento dei percorsi frequentati e dei risultati ottenuti.

Premio Nazionale Giovanni Grillo

Premio Nazionale Giovanni Grillo
la cerimonia di premiazione al Ministero

Mercoledì, 26 gennaio 2022, a partire dalle ore 11.30, si svolgerà al Ministero dell’Istruzione e in diretta streaming, la cerimonia di premiazione della settima edizione del Premio Nazionale Giovanni Grillo, in ricordo di tutti gli Internati Militari – “Memoria e Diritti Umani- una strada verso la libertà”. Il premio è ideato e promosso dall’omonima Fondazione, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e con il patrocinio di Aeronautica Militare, Ministero della Cultura, Istituto Nazionale Ferruccio Parri, Rai Per il Sociale, Media partner Rai Cultura e Rai Scuola.

L’iniziativa è dedicata a Giovanni Grillo, simbolo di migliaia di internati militari italiani che vissero le sofferenze della guerra e l’ignominia dei campi di prigionia e dei lavori forzati.

Il programma:

Modera la dott.ssa Michelina Grillo
Presidente Fondazione Premio Giovanni Grillo

Intervengono:

  • Antimo Ponticiello, Direttore Generale della Direzione Generale per lo Studente, l’inclusione e l’ordinamento scolastico;
  • Senatrice Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura;
  • Colonnello Antonio Bernabei, Aeronautica Militare;
  • Daniela De Robert, Direzione Rai Per il Sociale – Struttura “Sociale e Diritti Umani”;
  • Giuseppe Giannotti – Vicedirettore Rai Cultura -Responsabile di Rai Storia;
  • Paolo Pezzino – Presidente Istituto Nazionale Ferruccio Parri.

Saranno premiate le seguenti scuole:

  • Scuola Media “Giovanni Pascoli di Polcenigo – Istituto Comprensivo “Andrea Zanzotto” di Caneva (Pordenone)
  • Liceo Classico -Istituto Istruzione Superiore “Virgilio” di Mussomeli (Caltanissetta)
  • Istituto Tecnico Industriale “Renato Elia” di Castellammare di Stabia (Napoli)
  • Liceo Scientifico- Istituto Istruzione Superiore “Leonardo” di Giarre (Catania).

Il programma
La locandina

I protocolli del governo hanno fallito

Scuola: Presidi Andis, i protocolli del governo hanno fallito. Ora semplificare le regole

“L’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici intende ancora una volta rappresentare al Governo e all’opinione pubblica l’accresciuto carico di lavoro a cui sono sottoposti da due settimane i dirigenti scolastici e i loro collaboratori nell’applicazione dei protocolli di sicurezza introdotti dopo le  festività natalizie”, lo afferma in una nota Paolino Marotta, presidente dell’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici (Andis). 

“Intere giornate spese a fare tracciamenti, provare ad interloquire con le aziende sanitarie, gestire le comunicazioni con le famiglie, attivare la didattica digitale integrata o a distanza, verificare le certificazioni del personale, organizzare attività in presenza per gli alunni con disabilità o con Bisogni Educativi Speciali, far fronte al contenzioso attivato dal personale no vax”. 

“Uno stress indicibile, anche a causa dell’incertezza e della mutabilità delle presenze e soprattutto dell’assoluta latitanza delle aziende sanitarie, che ormai hanno scaricato sulle scuole tutti gli adempimenti relativi al testing e al tracciamento. Si consideri che in molte scuole primarie non viene più assicurata la possibilità di effettuare il tampone T0 a tutta la classe con immediatezza, annullando di fatto il valore della sorveglianza con testing”. 

“E’ sotto gli occhi di tutti, inoltre, che l’impennata epidemiologica non sta calando, che i dati relativi al numero di alunni e studenti in quarantena in molte regioni sono quasi raddoppiati nell’arco di una settimana, come si evince anche oggi dalle agenzie di stampa”. 

“L’ANDIS chiede, pertanto, al Governo di prendere atto che i protocolli delle quarantene non sono riusciti ad assicurare continuità alla didattica in presenza, per cui va adottata con urgenza ogni utile forma di semplificazione delle regole sanitarie nelle scuole, anche per dare respiro alle attività proprie di una istituzione scolastica”. 

“Siamo in una fase cruciale dell’anno: bisogna avviare o completare gli scrutini; le famiglie sono alle prese con le iscrizioni per il prossimo anno, la cui scadenza è fissata al 28 gennaio; in molte realtà i dirigenti scolastici non riescono a sostituire il personale assente per indisponibilità di supplenti temporanei; bisogna deliberare il Programma annuale 2022; le scuole sono alle prese con le progettazioni PON FSE; gli studenti dell’ultimo anno delle secondarie aspettano di conoscere le modalità di svolgimento degli Esami di Stato”. 

“La sicurezza sanitaria è certamente importante, ma non può più assorbire per intero l’impegno e la responsabilità dei dirigenti scolastici, tenuti per legge alla promozione, al coordinamento e alla gestione di tutte le attività amministrative e didattiche dell’istituzione scolastica”. 

Mobilità 2022, verso accordo con i sindacati: apertura sui vincoli dei docenti. Giovedì prevista firma

da OrizzonteScuola

Di Andrea Carlino

Si va verso l’accordo tra il Ministero dell’Istruzione e i sindacati sul contratto integrativo della mobilità. Domande al via nei prossimi giorni, probabilmente da metà febbraio.

a nota unitaria Flc Cgil, Uil Scuola, Gilda e Snals

I sindacati Flc Cgil, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda degli insegnanti hanno diramato una nota unitaria per commentare l’incontro odierno: “L’incontro, il secondo per quanto ci riguarda, ha segnato la ripresa delle trattive con l’Amministrazione dopo che si era disertato il tavolo tenutosi nel periodo di proclamazione dello stato di agitazione culminato nello sciopero del 10 dicembre scorso. Fra i temi al centro dello sciopero c’era proprio il superamento dei vincoli di permanenza sui quali si è chiesto al ministero di rivedere la propria posizione di rigida applicazione della legge“.

Con il tavolo di oggi – dicono i segretari generali – si è riaperta la trattativa tra le parti e il nuovo testo consegnato accoglie parte delle richieste sindacali, in particolare per quanto riguarda la rimozione del vincolo per i docenti neo immessi in ruolo a partire dall’1 settembre 2020″.

Per questo si è chiesto un po’ di tempo per analizzare il testo e valutare la possibilità di apportare ulteriori modifiche migliorative. Si prende atto infatti, dello sforzo dell’Amministrazione, ma ora occorre verificare se esistono le condizioni per un intervento ulteriore per i DSGA per i quali, al momento, permane in un’incomprensibile rigidità, e per il personale ATA“, proseguono in sindacati FLC CGIL, UIL Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams, che si incontreranno domani per effettuare una valutazione congiunta.

Il comunicato della Cisl Scuola

Finalmente ottiene il via libera la proposta da tempo avanzata dalla CISL Scuola al tavolo negoziale per il contratto sulla mobilità. Una soluzione che consente, anche senza modifiche legislative, la presentazione delle domande di trasferimento a tutto il personale neo assunto. Il vincolo di permanenza triennale sulla sede di titolarità diventerà in sostanza operante a partire dal momento in cui questa viene acquisita, attraverso le regole definite nel contratto integrativo.

Premiato il lavoro che la CISL Scuola ha condotto con determinazione nel presidiare, anche da sola, il tavolo negoziale. Vi sono ora le condizioni per giungere alla firma del contratto, che potrebbe avvenire giovedì mattina una volta perfezionata la stesura del testo.

Covid, niente più DaD e tamponi agli alunni asintomatici con tre dosi di vaccino: il Governo ha deciso

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Avremmo anche raggiunto il plateau, ma il Covid continua ad imperversare: nelle ultime ventiquattr’ore si sono contati ben 186.740 nuovi casi di contagio e 468 mortimai così tanti nella quarta ondata.

Anche nelle scuole continuano ad essere consistenti i casi di contagio, tra gli studenti e i docenti. Come si conferma “regina” la didattica digitale integrata, con uno o più allievi collegati da casa e gli altri in presenza in una percentuale maggioritaria di classi: con conseguente, quasi inevitabile, riduzione delle ore di lezione, per l’impossibilità di sopperire alle troppe assenze degli insegnanti, sempre attorno al 15-20%.

Il 25 gennaio è arrivata la notizia che un’intera scuola, a Taranto, è stata collocata in DaD: è l’istituto comprensivo Martellotta, che per volere del ds, in accordo con la Asl, riprenderà le lezioni in classe non prima del 4 febbraio prossimo.

Resta in ogni caso la possibilità didattica in presenza per gli allievi disabili o con Bisogni educativi speciali, anche se per alcuni di loro c’è il rischio concreto di ritrovarsi senza alcun compagno in classe andando così a minare la loro inclusione e integrazione.

Floridia: basta quarantene per chi sta in salute

Intanto, il Governo targato Mario Draghi sta operando per allontanare sempre più la DaD. “Stiamo lavorando – ha detto la sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia, a Radio Cusano Campus – per rivedere le norme, e quindi la quarantena, perché effettivamente molti ragazzi si trovano a stare a lungo in quarantena pur essendo in salute”.

“Dobbiamo assolutamente, almeno per i più piccoli, cominciare a ridurre i giorni della quarantena. Chiaramente non è una scelta che possiamo prendere in autonomia come ministero dell’Istruzione”, ha sottolineato la grillina.

In Alto Adige si precorrono i tempi

L’obiettivo di ridurre al massimo le quarantene, richiesta pure da una parte di comitati, come Priorità alla scuola, è generalizzato: in Alto Adige, la vicepresidente della Provincia di Bolzano, Waltraud Deeg, ha annunciato di avere ridotto la DaD per gli studenti, al fine di “garantire più scuola in presenza”.

“Il periodo di didattica a distanza – ha detto l’assessore alla sanità – viene accorciato da 10 a 7 giorni. Inoltre, per le classi delle scuole d’infanzia, che finora venivano mandate in quarantena quando c’era un solo positivo, ora viene applicata la regola che vale per la scuola primaria: da 1 a 4 contagi restano a scuola, facendo comunque un test nasale, dal quinto contagiato vanno in quarantena, ma per 7 giorni e non più per 10 giorni”.

Dalla prossima settimana saranno distribuiti negli asili i kit per i tamponi che i genitori potranno poi fare a casa con i loro bambini.

Novità anche per le scuole superiori trentine, dove gli studenti, fino al 50% della classe interessata dal contagio, potranno rimanere in classe.

Sasso: servono Ffp2 e impianti di aerazione

L’altro sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, richiama il dicastero di Viale Trastevere alle sue responsabilità: il leghista ha detto che al palazzo bianco di Viale Trastevere devono “avere maggiore determinazione ed essere più propositivo nei confronti delle autorità sanitarie”.

Perché, ha sottolineato Sasso, “non è più tollerabile che nelle nostre scuole manchino ancora le mascherine Ffp2 e agli impianti di aerazione e ai sanificatori si preferisca tenere le finestre aperte per 5 ore con 0° fuori“.

L’impressione, però, è che la prevenzione del Covid non passerà per gli impianti di aerazione. E che le finestre rimarranno aperte sino alla fine della pandemia.

La richiesta delle Regioni

Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, al termine di una riunione con i governatori, ha detto che occorre dire “basta al caos nelle scuole”, ma non facendo riferimenti alle classi affollate e all’aria da ricambiare in modo meccanico.

D’ora in poi, ha detto Giani, “chi è vaccinato con tre dosi non deve andare in dad. Restino a casa solo i positivi e chi non è vaccinato”: è questa la nuova linea da assumere per garantire la didattica tradizionale.

Addio alle regioni a colori

Secondo le Regioni, ha detto Giani, è giunta l’ora della “semplificazione delle procedure burocratiche anti-Covid” e del “superamento delle fasce di colori per permettere il più ampio margine di mobilità ai vaccinati, scuola in presenza e una visione della riforma sanitaria che possa consentire alle Regioni di sviluppare una politica adeguata al fabbisogno reale delle nostre comunità, in vista delle opportunità del Recovery fund“.

“Non si può dire – ha aggiunto Giani – che la scuola deve essere in presenza e poi bastano due positivi per mandare tutta la classe in Dad e non differenziare tra chi è contagiato e chi non lo è. La didattica a distanza dovrà essere riservata ai positivi e ai non vaccinati. Anche per la scuola servono regole chiare, per consentire ai dirigenti scolastici di lavorare al meglio e alle famiglie di non sentirsi disorientate”.

Tracciamento solo a chi ha sintomi

Anche secondo l’Ansa, “una delle principali esigenze nel nuovo scenario auspicato dai governatori è quella di non ‘perseguitare’ con tamponi e quarantene gli asintomatici che hanno fatto il ciclo vaccinale completo: a scuola, come altrove, chi non ha problemi di salute va lasciato libero di svolgere le attività senza restrizioni. Mentre il tracciamento sarà concentrato solo sui sintomatici”.

Sempre secondo le Regioni bisognerebbe estendere il prezzo calmierato dei tamponi in farmacia a 8 euro in farmacia ai bambini dai 5 ai 12 anni: i governatori l’hanno chiesto anche alla struttura commissariale.

Zaia: basta col contact tracing

“Il principio generale – ha spiegato il presidente del Veneto, Luca Zaia – è quello della semplificazione dell’approccio prendendo atto della mutata realtà, che ci dice, ad esempio, che il contact tracing è saltato, perchè con 20mila positivi al giorno in una regione ci sono 200mila persone da contattare”.

“È evidente che il modello attuale non funziona, come si è visto con il caos tamponi che non ha assolutamente risolto il problema”, ha concluso Zaia.

Giannelli: tante possibilità

Pure secondo Antonello Giannelli, a capo dell’Associazione nazionale presidi, “bisogna semplificare” e occorre anche “valutare l’ipotesi di fare a meno dei tamponi dove è possibile. Ma serve ovviamente una valutazione di tipo sanitario”.

“L’alternativa sarebbe quella di ampliare la rete territoriale dei soggetti che possono effettuare i tamponi. La condizione principale, comunque, resta quella di innalzare il taso di vaccinazione, che è ancora basso nella fascia dei bambini”.

Rientro in classe, per gli studenti ancora troppi problemi. Colpa della quarta ondata

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Il rientro a scuola nel post vacanze natalizie è avvenuto tra mille difficoltà. L’aumento dei contagi ha portato alla quarta ondata che si è palesata concretamente in questo primo mese dell’anno e in coincidenza proprio col rientro in classe. Il portale Skuola.net ha intervistato 3mila studenti di scuola secondaria per fare il punto sulle prime due settimane di scuola del 2022. Sono stati tanti i disagi segnalati dagli alunni, dall’assenza dei prof alle quarantene, dalle mascherine Ffp2 non messe a disposizione dalle scuole alle connessioni Internet scadenti fino al freddo in classe e i mezzi sovraffollati. Insomma, si va a scuola ma non è detto si riesca a fare lezione.

Il problema principale resta però quello dei contagi e delle quarantene, specie quando riguardano il corpo docente perché questo vuol dire mettere in difficoltà il corretto svolgimento delle lezioni e il programma didattico annuale. Il 50% degli studenti afferma che almeno 1 prof su 2 è stato assente a causa del Covid e solo un terzo ha avuto tutti i docenti di inizio anno a disposizione.

Il problema è creato anche dalla difficoltà a reperire supplenti. Il 36% ha saltato gran parte o tutte le ore di lezione che avrebbe dovuto svolgere il prof assente.

Anche tra gli studenti i contagi sono purtroppo presenti. A poter fare lezione con tutta la classe in presenza solo 1 alunno su 5. Le difficoltà sembrano essere leggermente più alte al Nord ma è certamente un dato variabile di giorno in giorno. Una bella fetta di studenti (il 66%) dichiara che almeno un compagno è stato costretto a seguire le lezioni da casa. Per il 48% poi ci sono ancora problemi di connessione in classe.

Per quanto riguarda i tamponi, dall’inizio dell’anno scolastico, 1 studente su 4 afferma di aver dovuto effettuare almeno un test al mese, solo il 30% non si è ancora sottoposto al test. Molti invece usano spontaneamente la mascherina Ffp2, pur se non fornita dalle scuole. Per 2 ragazzi su 3 è giusto estendere l’obbligo del Green pass anche a loro. Alunni scontenti anche delle temperature in classe, solo 1 su 10 è soddisfatto del riscaldamento in aula.

Infine i mezzi pubblici, altro tema delicato per gli studenti. Il 70% afferma che il sovraffollamento è una costante e 1 su 3 afferma che nel tragitto tutti indossano la mascherina Ffp2 diventata obbligatoria a bordo.

Niente Dad per vaccinati o guariti: le richieste delle Regioni

da La Tecnica della Scuola

Di Pasquale Almirante

Massimiliano Fedriga, Presidente della Conferenza delle Regioni, dopo una riunione a Roma con i presidenti, ha dichiarato che per le Regioni bisogna superare il sistema dei colori e semplificare le regole per la scuola. Per tali motivi occorre “Guardare al futuro e procedere rapidamente verso una normalizzazione della situazione che consenta una ripresa più ordinata e il rilancio del nostro Paese. Questi gli obiettivi che ci siamo posti oggi e che sono la base di una posizione che i Presidenti delle Regioni hanno condiviso in modo unanime”.

Sarà dunque inviato un documento al Governo, che sarà una piattaforma imprescindibile per il futuro confronto fra l’esecutivo e le Regioni nel quale bisogna superare definitivamente il sistema a colori delle zone di rischio assieme all’esigenza che la sorveglianza sanitaria sia riservata ai sintomatici.

Va poi semplificata la sorveglianza nelle scuole, sottolineano le Regioni precisando che “sotto questo profilo per non interrompere continuamente l’attività didattica in presenza è opportuno tenere in isolamento solo gli studenti positivi sintomatici”.

“Abbiamo chiesto modifiche – viene precisato dalla Conferenza delle Regioni- per quanto riguarda le scuole nell’ottica di semplificare il sistema, che deve funzionare in modo semplice: i sintomatici stanno a casa, tutti gli altri continuano con la loro vita, specie se vaccinati. Oggi abbiamo ribadito che il sistema del conteggio dei malati Covid, che tiene conto anche di coloro che risultano positivi ma ricoverati per altre patologie, come il sistema dei colori delle regioni quello del sistema del tracciamento sono tutte cose che appartengono al passato: non sono più coerenti con la situazione della pandemia oggi e pertanto vanno modificate e vanno modificate in fretta”.

Da qui dunque niente più Dad per gli alunni delle elementari vaccinati o guariti da meno di 120 giorni: devono poter restare in classe anche con due casi positivi, allineandosi così a una delle richieste principali portate avanti in queste settimane dalle famiglie che, attraverso una petizione attivata su Change.org, hanno chiesto una revisione del decreto per equiparare anche alle elementari le misure per coloro che hanno concluso la vaccinazione o che abbiano lo status di guarito.

“Basta caos nelle scuole : chi è vaccinato con tre dosi non deve andare in Dad. Restino a casa solo i positivi e chi non è vaccinato”. Proprio questa norma non era stata applicata nella fascia 5-11 anni a causa del basso numero di vaccinazioni tra i bambini, numero che però sta crescendo.

Ma le Regioni chiedono pure di non effettuare più tampone per tornare a scuola finito il periodo di quarantena, anche per  ridurre il tempo previsto per i vaccinati da 10 a 7 giorni.

Migliorare l’aria in classe come supporto ai vaccini e alle altre strategie anti-Covid

da Il Sole 24 Ore

Le risposte – dopo tre anni di indagini – dei ricercatori di Qaes, progetto europeo Italia-Svizzera da oltre 1 milione di euro coordinato da Idm Alto Adige

di Maria Chiara Voci

Ci sono plessi scolastici che si sono mossi da tempo per installare sistemi di ventilazione meccanica controllata, centralizzati o puntuali. Altri che hanno acquistato sistemi per la purificazione dell’aria, cioè dispositivi che usano la fotocatalisi o la ionizzazione per disgregare le membrane di virus e batteri. Altri ancora che hanno optato per sistemi di monitoraggio passivi o attivi, cioè collegati a spie e indicatori che spingono gli utenti ad aprire e chiudere le finestre al bisogno. Infine, c’è chi è ricorso a impianti di filtrazione Hepa e chi ha rinnovato l’acquisto di dispositivi di pulizia, dai detergenti ad aspirapolveri di ultima generazione. Mentre la pandemia continua a far sentire i propri effetti e mette in crisi il “sistema scuola”, negli istituti si cercano soluzioni che possano a migliorare l’aria in classe, come soluzione di supporto ai vaccini e alle altre strategie di contenimento del virus (distanziamento, mascherine, ricambio d’aria e lavaggio mani). Ma quale differenza c’è fra le soluzioni offerte dal mercato? Come devono essere utilizzate e in quale contesto? Cosa è più efficiente per la salubrità dell’aria?

Opzioni e risposte

A queste e ad altre domande hanno risposto i ricercatori di Qaes, progetto europeo Italia-Svizzera del valore di oltre 1 milione di euro coordinato da Idm Alto Adige, l’organizzazione che si occupa di innovazione, sviluppo e marketing su questo territorio. I risultati, che arrivano al termine di tre anni di indagini (l’iniziativa è partita ben prima che scoppiasse l’emergenza coronavirus), sono stati illustrati durante l’evento conclusivo della ricerca europea al NOI Techpark di Bolzano. Attraverso l’osservazione di quanto è accaduto in 12 scuole dell’Alto Adige e del Ticino con alcune migliaia misurazioni condotte in due campagne – prima e dopo l’installazione di alcune soluzioni – il team di Qaes è arrivato alla conclusione che solo i cosiddetti sistemi attivi (che garantiscono una buona qualità dell’aria in maniera autonoma, senza un contributo degli utenti, come la ventilazione meccanica controllata o i serramenti con apertura automatizzata) o quelli di monitoraggio con notifica (a condizione che determinino un intervento manuale o automatico di ricambio dell’aria con un sistema di indicatori semaforici) sono efficaci per l’abbattimento della CO2 (parametro facile da rilevare e per questo da sempre associato alla qualità dell’aria, anche in termini di possibile presenza di sostanze nocive volatili o di virus e batteri). Nessun effetto evidente è stato invece riscontrato con i sistemi di purificazione, che trattano l’aria senza ricambiarla con l’esterno; i sistemi passivi, che migliorano l’aria senza bisogno di energia elettrica, ad esempio materiali tessili assorbenti e pitture fotocatalitiche; i sistemi di monitoraggio senza notifica, che controllano la qualità senza fornire indicazioni sulle azioni da intraprendere.La ventilazione meccanica controllata (che dopo la legge di bilancio può essere installata usando le risorse del Fondo per l’emergenza epidemiologica da Covid-19 per l’anno scolastico 2021/2022) funziona, così come di recente è stato riconosciuto anche dall’Oms che parla di un’efficacia moltiplicata per tre rispetto alla semplice apertura delle finestre.

Soluzioni meno costose

Così come sono utili anche altre soluzioni (meno costose) che ricordano agli utenti quando ricambiare l’aria, senza sprecare energia inutilmente.Il progetto Qaes ha esaminato anche alcune criticità. Per i sistemi di monitoraggio con notifica, la principale criticità è rappresentata dal fatto che sul lungo periodo, man mano che ci si “abitua” alla presenza di un indicatore, questo tende a non essere più controllato e quindi si perde efficacia nel mancato uso. I sistemi di ventilazione attiva automatici se non sono correttamente dimensionati e/o progettati possono, per contro, presentare problemi (rumorosità, riduzione dell’umidità dell’aria ecc.). Questo significa che l’efficacia dei sistemi attivi esiste se è correlata a una corretta gestione dell’edificio, che tenga anche conto del numero di studenti, delle loro abitudini, della capacità di interazione con gli strumenti disponibili.

Strumenti utili per progettare

Azione finale dell’iniziativa europea è ora restituire una serie di strumenti utili a chi deve progettare o mettere in sicurezza le scuole. «Per una migliore comprensione dei temi, è stato innanzitutto redatto un manifesto con una serie di consigli pratici per dirigenti scolastici, professori e studenti – spiega Carlo Battisti project manager di Qaes -. Inoltre abbiamo stilato le linee guida per la progettazione, la prassi di riferimento UNI/PdR 122 “Monitoraggio della qualità dell’aria negli edifici scolastici – Strumenti, strategie di campionamento e interpretazione delle misure”, corredata da un protocollo di misurazione, una piattaforma di knowledge sharing per la raccolta dati delle misure di qualità dell’aria nelle scuole, un tool di progettazione IAQ per calcolare la portata di ventilazione di progetto in funzione dei carichi inquinanti di CO2 e di formaldeide, un tool di autodiagnosi IAQ che permette al gestore della scuola di valutare la probabile qualità dell’aria interna nella classe in funzione di alcuni parametri chiave».

Prof assenti, aule ghiacciate, connessioni a Internet congestionate: l’effetto quarta ondata

da Il Sole 24 Ore

Tremila alunni di scuole medie e superiori intervistati dal portale Skuola.net. Variante Omicron: la maggioranza dice che almeno un docente è stato assente dalle lezioni

di Redazione Scuola

Non ci sarà stato il disastro immaginato da molti, ma le prime settimane di scuola del 2022 – che il Governo ha voluto a tutti i costi in presenza – sembrano essere e state una vera corsa ostacoli. La lista dei disagi segnalati dagli studenti è davvero cospicua: prof assenti, quarantene, mascherine Ffp2 da pagare di tasca propria, connessioni Internet scolastiche scadenti, freddo polare in classe e mezzi sovraffollati. O almeno così raccontano i 3mila alunni di scuole medie e superiori intervistati dal portale Skuola.net negli scorsi giorni. Si va a scuola, sì, o almeno ci si prova, contagi permettendo. Ma non è detto che si riesca a fare lezione.

Docenti contagiati

Perchè uno dei principali problemi dall’inizio dell’anno è legato ai casi di positività (o alle quarantene) tra il corpo docente che, ancora più di quelli registrati tra gli studenti, mettono in crisi il corretto andamento della didattica. Oltre 1 ragazzo su 2, infatti, afferma che in queste settimane come minimo un professore è stato assente a causa del Covid (al Nord si sfiora il 60%); mentre il 12% ha dovuto fare a meno dell’insegnante di ruolo per altri motivi. Alla fine, poco più di un terzo (36%) ha avuto tutti i prof “titolari” a disposizione.Una situazione che, se il sistema di sostituzione con i supplenti funzionasse a dovere, non creerebbe troppi disagi. Peccato che non sia così. Laddove almeno un docente è mancato, solo il 15% non ha dovuto saltare neanche un’ora di lezione avendo immediatamente a disposizione un sostituto. Tutti gli altri hanno avuto destini differenti. E se per il 49% le ore di “buco” sono state limitate, il 36% ha saltato gran parte o addirittura tutte le ore di lezione che avrebbe dovuto fare il professore assente.

Quarantene

La situazione quarantene appare critica anche sul fronte dei contagi tra gli studenti: al termine della settimana appena passata, ad esempio, almeno secondo quanto riportato dal campione intervistato, a poter teoricamente fare lezione con la classe tutta in presenza – quindi con nessuno positivo al Covid o in isolamento – era appena 1 alunno su 5. Al Sud va leggermente meglio: gli studenti in una classe Covid free sono 1 su 4. Ma il dato rappresentato è particolarmente effimero: con i protocolli e l’andamento dei contagi attuali è più facile vincere al lotto che prevedere come si svolgerà la didattica il giorno successivo. Nelle ultime due settimane la stragrande maggioranza degli studenti (66%), invece, ha avuto almeno un compagno che è stato costretto a seguire da casa. Tutto questo in un contesto che vede quasi la metà degli studenti (48%) lamentare ancora problemi di connessione in classe, che impediscono di allestire una buona Didattica digitale integrata, con alcuni alunni in presenza e altri “a distanza”. Una condizione comunque migliore della restante parte – circa 1 su 10 – per i quali pare si sia dovuto ricorrere all’attivazione del protocollo anti-contagio, mettendo l’intera classe in Dad.

Tamponi

Strettamente connessa al tema quarantene è poi la “lotteria” dei tamponi, a cui gli studenti devono sottoporsi per via dei protocolli oppure per ragioni di sicurezza personale quando si verificano casi di positività nel gruppo classe. Dall’inizio dell’anno scolastico, circa 1 studente su 4 riporta di aver dovuto effettuare almeno un test al mese. A cui va aggiunto quel 10% che dice di aver perso il conto per quanti ne ha fatti. A qualcuno altro (34%) è capitato meno di una volta al mese. Solo il 30%, fino a questo momento, è riuscito a salvare le proprie narici dalla profanazione diagnostica. Normale che, con un quadro del genere, un fattore dominante sia la paura. Quella che sta portando la maggior parte degli alunni a volersi proteggere al massimo quando sono a scuola.

Mascherine

Così anche se i protocolli impongono l’obbligo della mascherina Ffp2 solo a partire dalla prima positività nel gruppo classe, sono in molti ad usarle spontaneamente: il 46% degli intervistati racconta che la maggior parte dei compagni le utilizza, a cui si aggiunge un ulteriore 38% in cui il maggior livello di protezione è d’uso comune. Con buona pace delle mascherine chirurgiche acquistate dalle scuole e che continuano a essere distribuite prevalentemente in classe secondo il 16% dei partecipanti all’indagine. Ciononostante, i ragazzi si dividono sull’ipotesi di estendere l’obbligo di Green Pass anche per loro: a essere d’accordo sono “solo” 2 su 3. L’arma principale con la quale si combatte il virus a scuola è soprattutto quella dell’apertura costante delle finestre: così tra impianti di riscaldamento deficitari e mancanza di sistemi di trattamento dell’aria – lusso disponibile solo per il 5% della popolazione scolastica – il freddo la fa da padrone. Solo 1 studente su 10 si dichiara soddisfatto del comfort termico in aula.

Mezzi pubblici

Fortuna che sui mezzi pubblici ci si può riscaldare stando vicini: per il 70% degli studenti costretti a farne uso – circa la metà di quelli intervistati – il sovraffollamento è una costante. Come pure il mancato rispetto delle regole: solo 1 su 3 dice che ora a bordo tutti indossano la mascherina Ffp2, diventata obbligatoria da inizio anno anche sul trasporto pubblico locale. Quanto basta per comprendere le ragioni di quelli che hanno direttamente rinunciato a prendere i mezzi pubblici per il tragitto casa-scuola: tra chi attualmente non li usa, infatti, oltre 1 su 10 era un vecchio utente che però ha smesso proprio parallelamente all’aumento dei contagi. «I problemi a scuola non mancano, e a farne le spese sono soprattutto i ragazzi – commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net -. Tra contagi, docenti assenti, Dad a intermittenza, aule da era glaciale, connessioni internet scolastiche zoppicanti, tamponi a go go, questo 2022 non è iniziato nel migliore dei modi. E l’aumento dei contagi insieme ai complicati protocolli di gestione dei positivi crea una sensazione continua di instabilità e timore. Ma è importante che, nonostante tutto, i ragazzi restino a scuola. Per questo sono urgenti un ripensamento e una semplificazione dei protocolli, per permettere agli studenti di vivere la scuola, come è nel loro diritto, più serenamente possibile. E investimenti per evitare che per proteggersi dal virus gli studenti debbano congelare in classe o pagare di tasca propria le mascherine Ffp2».

Scuola verso nuove misure: dalla mobilità dei docenti alla Dad a 7 giorni

da Il Sole 24 Ore

Convocati i sindacati al ministero. A settembre circa 100mila docenti potranno cambiare istituto. Per il rientro in classe basterà il tampone negativo

di Marzio Bartoloni e Claudio Tucci

A settembre famiglie e studenti potrebbero assistere a un nuovo, più sostenuto, valzer degli insegnanti. Ad appena 6 mesi, infatti, dalla modifica – questa estate con il decreto Sostegni bis – che ha allentato il vincolo alla mobilità dei docenti, portandolo da 5 a 3 anni, si starebbe ragionando di concedere ai professori gli spostamenti già dopo 1 solo anno, l’anno di prova. È questa l’ipotesi a cui sta pensando il governo e che viene discussa il 25 gennaio da ministero dell’Istruzione e sindacati, riconvocati (dopo settimane di stallo) sul nuovo contratto integrativo mobilità.

Una novità dell’ultima ora

Una mossa a sorpresa, che riporta le lancette indietro di diversi anni, quando nella scuola italiana ci si poteva spostare – cioè cambiare classe – dopo 1 anno. La misura fu poi cambiata, con l’introduzione di una “ferma prolungata” di 5 anni (in estate scesa a 3 anni), proprio per evitare la giostra di insegnanti che andava puntualmente in scena in danno alla continuità didattica.

Il ritorno al passato si fonda su un (presunto) vulnus normativo che, cancellati gli ambiti della Buona Scuola, secondo i tecnici del governo, non farebbe più coincidere “sede di prima assegnazione del personale scolastico” (vale a dire la scuola che si prende appena immessi in ruolo) e “sede di titolarità” (che si ottiene invece dopo il superamento dell’anno di prova), e da cui far decorrere i 3 anni prima di far domanda di mobilità.

Il pressing del sindacato

Con l’interpretazione che si appresta ad avallare il governo (su pressing del sindacato, Cisl in testa) l’immissione in ruolo del prof neoassunto viene letta come “sede provvisoria” in cui permanere per il primo anno (anno di prova), mentre l’acquisizione della titolarità definitiva scatta dal secondo anno sulla sede scelta, appunto, mediante mobilità volontaria. E così, passato l’anno di prova, l’insegnante è libero di fare domanda di trasferimento (ottenuta poi la sede di titolarità, deve soggiacere al vincolo triennale, che non verrebbe modificato).

I rischi della modifica

Ma che effetti avrebbe questa modifica che rischia di passare sotto silenzio? Piuttosto pesanti. Secondo gli stessi conteggi del governo, a settembre 2022 ci sarebbero almeno 100mila docenti potenzialmente autorizzati a cambiare istituto (i circa 50mila immessi in ruolo a settembre 2021, i circa 20mila inseriti a settembre 2020, e i 30mila del 2019, per i quali comunque sarebbe venuto meno il vincolo). I presidi, già alle prese con tutte le emergenze legate al Covid , sono preoccupati. «Consentire ai docenti di spostarsi di sede scolastica dopo l’anno di prova renderebbe impossibile attuare il piano dell’offerta formativa (Ptof) che è triennale e che viene elaborato dalla scuola con le risorse economiche e umane per i 3 anni a venire – ha sottolineato il numero uno dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli -. Inoltre a soffrire di più saranno le scuole più svantaggiate e quelle collocate in zone periferiche, dove i “rimpiazzi” saranno più difficili. C’è poi il rischio che i docenti, considerando la sede provvisoria come “di passaggio”, vi investano poco in termini professionali. Tutto ciò a discapito dei ragazzi e soprattutto di quelli con disabilità».

Possibile riduzione Dad da 10 a 7 giorni

Intanto sempre sul fronte scuola sono giorni di attesa per le semplificazioni chieste a gran voce dalle famiglie e dalle Regioni: alcune potrebbero già entrare nel decreto sostegni approvato la settimana scorsa e atteso ancora in Gazzetta Ufficiale.
Tra le misure sul tavolo c’è l’addio al certificato medico per il rientro in classe (basterà il tampone negativo), ma si lavora anche all’ipotesi di ridurre la Dad a 7 giorni invece che gli attuali 10 visto che oggi al di fuori delle scuole per chi è vaccinato l’isolamento dura una settimana. Infine dovrebbero arrivare delle semplificazioni anche sui tamponi, togliendo quello alla fine della quarantena, mentre sembra più difficile che vengano armonizzate le regole delle elementari a quelle di medie e superiori.

Tar annulla bocciatura: «Giudicata negativamente dalla scuola la scelta della Dad»

da Il Sole 24 Ore

Secondo la sentenza emessa dal Tribunale amministrativo regionale della Puglia non è stato valutato in modo adeguato il contesto di emergenza Covid

di Redazione Scuola

La scuola «sembra giudicare negativamente il merito della scelta», fatta dai genitori di un liceale barese che hanno optato per la didattica a distanza, «di tutelare la salute del figlio in un periodo particolare come quello dell’anno scolastico 2020-2021». «Scelta, peraltro, effettuata nel rispetto delle rigorose, quanto discusse disposizioni emergenziali regionali in Puglia». Sulla base di queste motivazioni il Tar Puglia ha accolto il ricorso di una famiglia barese, annullando la bocciatura decisa nel giugno 2021 dai docenti di un liceo linguistico nei confronti di uno studente del terzo anno.

La sentenza

«La bocciatura scolastica subita dall’allievo – dicono i giudici nella sentenza – resta carente di motivazione e adottata in assenza di una ragionevole e adeguata valutazione di tutti gli elementi caratterizzanti l’anno scolastico 2020/2021, durante il quale l’allievo ha seguito le lezioni con la modalità della didattica digitale integrata». La scuola, cioè, non avrebbe tenuto «conto delle oggettive difficoltà dell’anno scolastico, durante la fase più recrudescente dell’emergenza pandemica da Covid 19». Per il Tar «non si è considerato che le lezioni, come i corsi di recupero, non erano in presenza e, in un certo senso, si giunge a stigmatizzare il fatto che “la famiglia avrebbe optato per la Dad”, come elemento penalizzante nella valutazione dei docenti». Il Tar, prima di pronunciarsi nel merito con la sentenza, aveva già disposto la sospensione della bocciatura. Questo aveva consentito allo studente di cominciare il nuovo anno scolastico, a settembre 2021, iscrivendosi al quarto anno in un altro istituto superiore, «dove – rilevano i giudici – ha iniziato con sufficiente profitto un nuovo percorso scolastico, integrandosi in una nuova classe con nuovi compagni e nuovi docenti».

In classe anche con due casi Covid: basta esibire il Green pass ma attenzione alla privacy

da Il Sole 24 Ore

Dal ministero e dal Garante chiarimenti sulle misure che le scuole devono adottare per trattare i dati degli studenti che usufruiscono della didattica in presenza

di Pietro Alessio Palumbo

Ministero e Garante Privacy hanno fornito importanti chiarimenti sulle misure che gli istituti scolastici devono adottare per trattare i dati degli studenti che usufruiscono della didattica in presenza nell’ipotesi di due positivi in classe. Nei casi di cui sopra per gli alunni che abbiano concluso il ciclo vaccinale primario e per i quali la vaccinazione o la guarigione dal Covid-19 sia avvenuta da meno di 120 giorni o sia stata somministrata loro la dose di richiamo, si prevede attività didattica in presenza con l’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo Ffp2 per almeno 10 giorni. È raccomandato di non consumare pasti a scuola a meno che non possa essere mantenuta una distanza interpersonale di almeno due metri.

I requisiti

In particolare i requisiti per poter frequentare in presenza seppur in regime di auto-sorveglianza devono essere dimostrati dall’alunno interessato. L’istituzione scolastica è pertanto abilitata a prendere conoscenza dei “dati” forniti degli alunni. Al fine di consentire lo svolgimento del controllo, l’istituzione scolastica che venga a conoscenza di una doppia positività nell’ambito di una classe, dovrà effettuare una tempestiva comunicazione alle famiglie della classe coinvolta. Dal giorno successivo alla comunicazione effettuata alle famiglie, il dirigente scolastico o altro soggetto da lui delegato come il personale docente ovvero quello Ata dovrà verificare i requisiti previsti dalla normativa per la frequenza in presenza degli alunni della classe. E tale verifica potrà essere effettuata in modalità digitale ovvero cartacea prendendo visione del Green pass o di altra certificazione (certificato vaccinale o di guarigione) in cui sia riportata la data dell’ultima somministrazione del vaccino o dell’avvenuta guarigione entro i 120 giorni indicati dalla normativa di riferimento.

Verifiche quotidiane

Particolare attenzione va prestata al fatto che secondo le direttive del ministero dell’Istruzione le verifiche dovranno essere effettuate “quotidianamente” per i dieci giorni successivi alla scoperta dei due casi di positività nella classe di appartenenza. Il trattamento dei dati personali dovrà essere espletato dalle singole istituzioni scolastiche nella loro specifica qualifica di titolari del trattamento dei dati personali e nel rispetto della normativa in materia di protezione della privacy che per quanto riguarda i dati dei minori è rigorosa.

Privacy

Pertanto in ottemperanza al Regolamento europeo sulla riservatezza dei dati personali vanno adottate misure per: l’utilizzo dei soli dati indispensabili ai fini della dimostrazione dei requisiti per poter consentire all’alunno di frequentare in presenza; lo svolgimento delle sole operazioni di trattamento obbligatorie rispetto alle finalità perseguite con esclusione di qualsiasi attività di raccolta, archiviazione, conservazione, divulgazione, pubblicazione; la limitazione degli accessi ai dati nella misura strettamente necessaria al raggiungimento delle finalità prescritte; la trasmissione di una adeguata informativa alle famiglie che le istituzioni scolastiche dovranno anche pubblicare sul proprio sito web istituzionale; l’utilizzo di modalità di trattamento idonee ad evitare violazioni accidentali o illecite quali la divulgazione non autorizzata ovvero l’accesso non autorizzato. Il Garante della Privacy ha evidenziato che nel caso di esibizione del Green-pass deve essere utilizzata esclusivamente l’App. Verifica-C19 (modalità rafforzata). Per verificare il Green-Pass con l’applicazione Verifica-C19 è necessario seguire i seguenti passaggi: il docente o il funzionario ATA deve richiedere l’esibizione del certificato al ragazzo; quest’ultimo deve mostrare il QR-Code alternativamente in formato digitale sul cellulare o sul tablet oppure in copia stampata cartacea; l’App. Verifica-C19 scansiona il QR-Code, ne ricava le informazioni necessarie e procede con il controllo. A questo punto L’App. può visualizzare: Schermata Rossa (Certificazione non valida o scaduta o errore di lettura); Schermata Verde (Certificazione valida).

Mossa a sorpresa sulla mobilità dei prof: sì agli spostamenti dopo l’anno di prova

da Il Sole 24 Ore

Il governo pronto a una nuova deroga ai vincoli: a settembre almeno 100mila potenziali domande di trasferimento

di Cl.T.

A settembre famiglie e studenti potrebbero assistere a un nuovo, più sostenuto, valzer degli insegnanti. Ad appena sei mesi, infatti, dalla modifica – questa estate con il decreto Sostegni bis – che ha allentato il vincolo alla mobilità dei docenti, portandolo da cinque a tre anni, si starebbe ragionando di concedere ai professori gli spostamenti già dopo un solo anno, l’anno di prova. È questa l’ipotesi a cui sta pensando il governo e che viene discussa oggi pomeriggio da ministero dell’Istruzione e sindacati, riconvocati (dopo settimane di stallo) sul nuovo contratto integrativo mobilità.

La mossa a sorpresa

Una mossa a sorpresa, che riporta le lancette indietro di diversi anni, quando nella scuola italiana ci si poteva spostare – cioè cambiare classe – dopo un anno. La misura fu poi cambiata, con l’introduzione di una “ferma prolungata” di cinque anni (in estate scesa a tre anni), proprio per evitare la giostra di insegnanti che andava puntualmente in scena in danno alla continuità didattica.

L’interpretazione normativa

Il ritorno al passato si fonda su un (presunto) vulnus normativo che, cancellati gli ambiti della Buona Scuola, secondo i tecnici del governo, non farebbe più coincidere “sede di prima assegnazione del personale scolastico” (vale a dire la scuola che si prende appena immessi in ruolo) e “sede di titolarità” (che si ottiene invece dopo il superamento dell’anno di prova), e da cui far decorrere i tre anni prima di far domanda di mobilità. Con l’interpretazione che si appresta ad avallare il governo (su pressing del sindacato, Cisl in testa) l’immissione in ruolo del prof neoassunto viene letta come “sede provvisoria” in cui permanere per il primo anno (anno di prova), mentre l’acquisizione della titolarità definitiva scatta dal secondo anno sulla sede scelta, appunto, mediante mobilità volontaria. E così, passato l’anno di prova, l’insegnante è libero di fare domanda di trasferimento (ottenuta poi la sede di titolarità, deve soggiacere al vincolo triennale, che non verrebbe modificato).

Almeno 100mila potenziali domande di trasferimento

Ma che effetti avrebbe questa modifica che rischia di passare sotto silenzio? Piuttosto pesanti. Secondo gli stessi conteggi del governo, a settembre 2022 ci sarebbero almeno 100mila docenti potenzialmente autorizzati a cambiare istituto (i circa 50mila immessi in ruolo a settembre 2021, i circa 20mila inseriti a settembre 2020, e i 30mila del 2019, per i quali comunque sarebbe venuto meno il vincolo).

Altolà dei presidi: troppe criticità

I presidi, già alle prese con tutte le emergenze legate al Covid, sono preoccupati. «Consentire ai docenti di spostarsi di sede scolastica dopo l’anno di prova renderebbe impossibile attuare il piano dell’offerta formativa (Ptof) che è triennale e che viene elaborato dalla scuola con le risorse economiche e umane per i tre anni a venire – ha sottolineato il numero uno dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli -. Inoltre a soffrire di più saranno le scuole più svantaggiate e quelle collocate in zone periferiche, dove i “rimpiazzi” saranno più difficili. C’è poi il rischio che i docenti, considerando la sede provvisoria come “di passaggio”, vi investano poco in termini professionali. Tutto ciò a discapito dei ragazzi e soprattutto di quelli con disabilità».