Insostenibile per i dirigenti scolastici la gestione dei casi di positività nelle scuole

Insostenibile per i dirigenti scolastici la gestione dei casi di positività nelle scuole

Roma, 29 gennaio – Le indicazioni contenute nel decreto legge 4 del 27 gennaio 2022, relativamente alla annunciata semplificazione delle procedure di gestione dei casi di positività nelle scuole, non risolvono le criticità da tempo e più volte denunciate dalla FLC CGIL e scaricano, ancora una volta, sulle scuole e sui dirigenti scolastici un ulteriore carico di adempimenti che non tutelano la didattica in presenza e non assicurano la qualità del servizio.

A ciò si aggiunga che i dirigenti scolastici sono spesso chiamati ad applicare disposizioni dei dipartimenti di sanità delle regioni contrastanti le norme generali e le circolari congiunte dei ministeri Istruzione e Sanità, senza alcun supporto da parte dell’amministrazione centrale e periferica che non sta svolgendo il ruolo previsto dal Protocollo Nazionale sulla Sicurezza anticovid, non convoca i tavoli di confronto regionali, non fornisce indicazioni ai dirigenti scolastici.

Le scuole sono al collasso e non riescono più a fronteggiare disposizioni che cambiano continuamente e che disorientano famiglie e studenti, mentre la didattica procede a singhiozzo e si rischia di determinare, per il terzo anno consecutivo, un grave danno alla qualità dell’apprendimento e alla continuità del servizio di istruzione.

La situazione non è più sostenibile. Occorrono una risposta immediata da parte del Ministero e una regia nazionale, da noi più volte invocata, che assicuri uniformità a tutte le procedure regionali, che tenga conto della reale situazione di criticità delle ASL e che semplifichi concretamente gli adempimenti delle scuole.

Scuola Futura – Il PNRR per la formazione

Scuola Futura – Il PNRR per la formazione di tutto il personale della scuola

di Bruno Lorenzo Castrovinci

La scuola italiana e i suoi tempi, alle prese con una crisi organizzativa determinata dal sovraccarico di lavoro dovuto alle misure necessarie per contrastare e monitorare l’emergenza sanitaria in atto, con un virus che ora ha preso di mira gli studenti, rendendo difficile per tutti l’ordinario svolgimento delle attività.

In fondo la scuola italiana è legata ancora ai suoi tempi, alle sue stagioni che, lentamente, scandiscono il trascorrere dell’anno scolastico, che portano con sé adempimenti, scadenze, impegni che oggi si sovrappongono a quelli richiesti dall’emergenza, rendendo ingestibili i processi interni in alcune realtà.

Tutto questo nonostante gli investimenti e gli sforzi fatti dal ministero, soprattutto in termini di risorse economiche dedicate alla scuola, ma purtroppo questo non basta.

Il problema alla base è che la scuola di oggi richiede un personale altamente specializzato, con solide competenze informatiche, in grado di lavorare su piattaforme dedicate e su processi sempre più complessi che, nonostante la semplificazione in atto, non sono sostenibili da molti addetti ai lavori, alcuni con un’età prossima alla pensione  che, con difficoltà, si sono adattati all’utilizzo dei nuovi strumenti digitali.

Se per il personale docente, in fondo, il sistema a legami laschi riesce in qualche modo ad ammortizzare le criticità a spese degli alunni, che ovviamente non possono accedere al potenziale dei nuovi linguaggi digitali e non maturano le competenze necessarie per il loro futuro, per il personale amministrativo la situazione, in alcune realtà, è critica.

Alle nuove risorse per incrementare gli organici e per far fronte all’emergenza sanitaria, si contrappone un sistema di reclutamento non adeguato, con risorse umane disponibili che, all’atto della presa di servizio, hanno pochissime competenze rispetto a quelle richieste e, in alcuni casi, nessuna.

Se prima dell’emergenza, di fatto, il sistema si teneva in piedi da sé, grazie alla disponibilità di coloro che erano in grado di surrogare e sostituire eventuali carenze interne, oggi tutto questo diventa insostenibile, degenerando spesso in crisi.

In questo scenario, Dirigenti Scolastici e Direttori dei Servizi Generali Amministrativi si vedono costretti a gestire carichi di lavoro insostenibili, non riuscendo spesso ad adempiere alle naturali scadenze che un tempo caratterizzavano il mondo della scuola.

Alcune realtà possono fare affidamento su un middle management efficiente, ma sono poche. Mai come ora è necessaria la costituzione di un ruolo ad hoc per queste figure con l’accesso, attraverso uno specifico concorso, che selezioni i soggetti più validi e realmente utili per l’organizzazione scolastica.

Serve, inoltre, un personale amministrativo adeguato ai nuovi processi in atto, con elevate competenze informatiche, in grado di poter lavorare sulle piattaforme dedicate alla semplificazione dei singoli procedimenti amministrativi,  che si aggiorni costantemente e disponga degli strumenti necessari per poter lavorare.

Per questo sarebbe opportuno dotare tutte le scuole di strumenti hardware e software, abbandonando l’idea di ricorrere, per questi ultimi, all’open source, ma cercando invece di sottoscrivere  convenzioni nazionali per adottare i migliori applicativi presenti sul mercato informatico e sviluppati per semplificare il lavoro quotidiano nella produzione di documenti digitali.

Per gli studenti, entrando nel vivo della didattica nelle nostre aule, personale docente in grado di innovarsi e rinnovarsi e che riesca ad andare oltre la didattica trasmissiva del sapere e il saper tenere una classe, ma che si proietti verso nuovi modi di fare scuola, capaci di far acquisire agli studenti quelle competenze richieste in un mondo sempre più digitalizzato nei processi, con un intelligenza artificiale e una robotica sempre più presenti in tutte le realtà del lavoro umano. Ma anche ambienti di apprendimento nuovi, dinamici, flessibili, dedicati, che sappiano connettere le nuove generazioni con un mondo sempre più globalizzato e senza confini territoriali, dove l’immateriale sostituisce di fatto il materiale, e la robotica sempre più il lavoro manuale.

Il tutto quindi comincia da una riforma del reclutamento del personale, ma soprattutto, nell’immediato, dalla formazione di quello esistente, in modo da far acquisire quelle competenze necessarie, ormai indispensabili per un’organizzazione complessa, come quella delle istituzioni scolastiche di oggi.

Questa sfida è stata colta e portata avanti con decisione dal Ministero dell’istruzione utilizzando i fondi del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, nell’ambito delle azioni previste nella Missione 4 : istruzione e ricerca.

Grazie a questi investimenti, dal mese di febbraio sarà attiva la piattaforma Scuola Futura dedicata alla formazione del personale scolastico, docenti, personale ATA ed ora estesa a DSGA e DS.

La piattaforma, accessibile a questo link: https://scuolafutura.pubblica.istruzione.it/,  propone dei percorsi formativi ai quali può iscriversi il personale scolastico in servizio, accedendo all’area riservata dal pulsante in alto a destra “ACCEDI”, a partire da febbraio 2022. Nell’area “Tutti i percorsi” sarà poi possibile conoscere i percorsi attivi, approfondirne il dettaglio e scegliere quello più adatto ai propri bisogni formativi.

La piattaforma è articolata in tre aree tematiche (Didattica digitale, STEM e multilinguismo, Divari territoriali), che riprendono 3 delle linee di investimento per le competenze, definite dal PNRR:

  • Didattica digitale integrata e formazione del personale scolastico alla transizione digitale, alcuni moduli dei quali sono già attivi dal mese di febbraio.
  • Nuove  competenze e nuovi linguaggi, di prossima attivazione nel corso del 2022
  • Intervento straordinario di riduzione dei divari territoriali e lotta alla dispersione scolastica, anche questa in fase di attivazione entro quest’anno.

Nel dettaglio le tre sezioni della piattaforma prevedono:

DIDATTICA DIGITALE

Sezione dedicata alla formazione del personale scolastico in servizio sulla didattica digitale integrata, sulla trasformazione digitale dell’organizzazione scolastica e sugli strumenti e materiali per la didattica digitale. Attraverso i moduli di formazione in essa attivati, i docenti in servizio potranno acquisire le competenze digitali previste all’interno del quadro di riferimento europeo, DigCompEdu, al fine di poter conseguire un’adeguata preparazione in tutti i campi di competenza necessari per la professionalità docente (Coinvolgimento e valorizzazione professionale, Risorse digitali, Pratiche di insegnamento e apprendimento, Valutazione dell’apprendimento, Valorizzazione delle potenzialità degli studenti, Favorire lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti).

STEM E MULTILINGUISMO

È il programma di formazione mirato a far crescere la cultura scientifica e le prospettive internazionali del personale scolastico, come previsto dalla linea di investimento del PNRR su Nuove competenze e nuovi linguaggi.
L’obiettivo è rafforzare l’azione delle scuole per garantire pari opportunità e uguaglianza di genere, in termini didattici e di orientamento, rispetto alle materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), alla computer science e alle competenze multilinguistiche per tutti i cicli scolastici, con focus specifico sulle studentesse e con un pieno approccio interdisciplinare.
Moduli e percorsi formativi saranno attivati nel corso del 2022.

RIDUZIONE DEI DIVARI

È il programma di formazione mirato ad accompagnare la funzione docente per la riduzione dei divari territoriali negli apprendimenti e per la prevenzione della dispersione scolastica, come previsto dalla analoga linea di investimento del PNRR.
La finalità dei moduli formativi è rafforzare l’azione delle scuole per potenziare le competenze di base di studentesse e studenti e promuovere successo educativo e inclusione sociale, grazie alla capacità di intervenire in modo mirato alle specifiche realtà territoriali e personalizzato sui bisogni di ragazze e ragazzi.
Moduli e percorsi formativi saranno attivati nel corso del 2022.

Processi che avanzano in piena pandemia, con una scuola in crisi certo, ma che, grazie ai legami deboli che contraddistinguono la sua struttura organizzativa, è in grado di adattarsi e superare ogni ostacolo nel lento trascorrere dell’anno scolastico, con le sue routine, le sue stagioni, che comunque continuano a caratterizzare la quotidianità a discapito di una riforma che, in alcune realtà, non vedrà mai alla luce.

La famiglia oltre la pandemia

La famiglia oltre la pandemia

di Margherita Marzario

Abstract: La famiglia è la prima formazione sociale in cui si sperimenta – e che richiede – la solidarietà doverosa o fraterna di cui all’art. 2 della Costituzione

In tempo di pandemia da Covid-19 le famiglie sono state messe a dura prova per cui alcune ne sono uscite corroborate dimostrando ancor di più quanto siano importanti le relazioni familiari, mentre altre si sono strappate o frantumate anche perché non più abituate a stare insieme.

Ma la famiglia cosa può essere o dare ancora nella nostra società digitale e definita post-familiare?

Alcuni ricercatori (l’italiano M. Albertini e gli svedesi M. Gähler & J. Härkönen) hanno verificato -in un’analisi del periodo 2007-2012 – che anche in Svezia, contrariamente ad alcune rappresentazioni culturali che lo considerano un paese all’avanguardia in ogni senso, i legami familiari rimangono comunque molto forti, anche se con modalità diverse da altri Paesi europei. In caso di difficoltà familiari o personali (ad esempio perdita dell’autonomia economica o divorzio) i giovani non rientrano a casa dei propri genitori; tuttavia le reti familiari rimangono una risorsa forte per affrontare le difficoltà, anche se questo non implica il rientro nella propria famiglia/casa di origine (si veda il report «Moving back to “mamma”? Divorce, intergenerational coresidence, and latent family solidatiry in Sweden», febbraio 2018). A conferma che, nonostante divisioni e trasformazioni, la famiglia è e rimane la “cellula fondamentale della società” (Parte I punto n. 16 Carta sociale europea, riveduta nel 1996) e l’“ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli” (dal Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia).

Edoardo e Chiara Vian, esperti di famiglie in difficoltà, affermano: “Se riuscissimo a cambiare prospettiva, a smettere di chiederci che cosa vogliamo dalla vita per interrogarci su che cosa la vita vuole da noi, saremmo forse più sereni. Anche in famiglia”. La vita di famiglia si pone al di sopra dei bisogni ed interessi dei singoli componenti, è quanto si ricava anche dalla formulazione dei relativi articoli del codice civile dopo la riforma del diritto di famiglia del 1975: “interesse della famiglia” (art. 143 comma 1), “bisogni della famiglia” (art. 143 comma 2), “vita familiare” e “esigenze preminenti della famiglia stessa” (art. 144 comma 1), “esigenze dell’unità e della vita della famiglia” (art. 145 comma 2).

“La famiglia è l’arco e il figlio è la freccia. Il giovane non vuole tutela. Deve fare il salto da solo. Sta invece agli adulti valorizzarne i talenti e le capacità” (citazione che riecheggia quella famosa di K. Gibran) è la traduzione di quanto scritto nel Preambolo della Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia: “Convinti che la famiglia, quale nucleo fondamentale della società e quale ambiente naturale per la crescita ed il benessere di tutti i suoi membri ed in particolare dei fanciulli debba ricevere l’assistenza e la protezione necessarie per assumere pienamente le sue responsabilità all’interno della comunità”. I genitori devono prendere come paradigma il binomio “crescita e benessere” (“crescita” è un concetto più individuale, mentre “benessere” ha anche una dimensione interpersonale) e non devono preoccuparsi e occuparsi solo dell’una o dell’altro tenendo conto altresì di essere all’interno di una comunità più vasta, a cominciare da quella parentale.

“Alcune famiglie non sono un progetto di vita, ma società a responsabilità limitata” (cit.): la famiglia è, invece, una società a responsabilità illimitata (come una società in nome collettivo). Famiglia è la parola chiave, semplice, non banale, ma costitutiva e linfa della vita. Il ruolo della mamma e del papà è quello di aprire il libro di una nuova storia e farsene carico. Una storia che i genitori non possono e non devono cancellare, ma possono e devono (perché frutto di una loro scelta o, comunque, esperienza) assumere per portarne insieme il peso.

La famiglia è una democrazia, per cui il pedagogista Daniele Novara scrive: “I nostalgici dell’autoritarismo possono solo mangiarsi le unghie, urlare contro il ’68, denigrarlo in ogni occasione, farlo passare per un movimento politico a sfondo comunista, ma la realtà è un’altra. Dopo cinquant’anni si può ben dire che «indietro non si torna», che la società del comando ha lasciato il posto a quella della condivisione e dello scambio. Furono i grandi educatori del ’68 a capire cosa stava veramente succedendo. Don Milani con Lettera ai giudici («l’obbedienza non è più una virtù»), Danilo Dolci con la critica dei leader, ma anche Mario Lodi che crea la storia di Cipì assieme ai suoi bambini”. Lo spirito di condivisione e scambio è stato introdotto nella disciplina della famiglia con la riforma del diritto di famiglia del 1975 che ha democratizzato la famiglia. Condivisione è considerazione dell’altro, confronto con l’altro che può pure comportare contrasto, conciliazione anche dei tempi di vita e di lavoro (si veda il Testo unico d.lgs. n. 80 del 15 giugno 2015 e successivi aggiornamenti), mentre non è concitazione di vita (tanto da dimenticare i figli sull’auto e dover essere resi obbligatori sulle auto i seggiolini e i dispositivi anti-abbandono con la legge n. 157 del 19 dicembre 2019) o connessione al mondo virtuale sino alla dipendenza. Le pietre miliari della condivisione in famiglia sono date dai tre articoli del codice civile letti durante il rito del matrimonio, artt. 143, 144 e 147, in particolare l’art. 144, quel concordato “indirizzo della vita familiare” cui si è tornati o si è stati costretti a tornare durante l’isolamento e le restrizioni a causa della pandemia. 

“Capita a volte che il padre si occupi della prole, un fenomeno abbastanza frequente fra i pesci” (la filosofa Simone de Beauvoir). Un padre che si occupa dei figli non è frutto di una “società capovolta” o della “famiglia capovolta”, ma deve essere esplicazione della paternità adeguatamente intesa, vissuta e condivisa come “proteggere, nutrire, mantenere, sostenere la famiglia” (secondo l’etimo di “padre”). La madre solitamente dà cura e cure e così col padre realizza quel binomio di cura e protezione (di cui all’art. 3 Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia) che è l’anima della genitorialità, che è connaturalmente bigenitorialità, sia con i genitori sotto lo stesso tetto sia con i genitori separati tra di loro. In molti casi si è passati dai papà assenti o monolitici a quelli mielosi (o pietosi). Tanto, per non dire tutto, dipende dalle donne in base al ruolo che rivestono loro e che, poi, consentono all’uomo che hanno accanto percorrendo la stessa linea educativa e genitoriale. Univocità non deve significare essere fotocopia l’uno dell’altra, altrimenti la famiglia diventa “monogenitoriale”. “[…] ogni fanciullo ha il diritto di avere dei genitori o, in loro mancanza, di avere a sua disposizione persone o istituzioni che li sostituiscano; il padre e la madre hanno una responsabilità congiunta quanto al suo sviluppo e alla sua istruzione; è loro obbligo prioritario procurare al fanciullo una vita dignitosa e assicurargli, nella misura consentita dalle loro risorse finanziarie, i mezzi per soddisfare le sue necessità” (punto 8.11 Carta europea dei diritti del fanciullo, 1992).

“In che modo Internet, smartphone, tablet e tutti i device di uso quotidiano cambiano la vita delle famiglie e le relazioni tra i loro vari componenti? Quanto incide il divario tecnologico tra le generazioni? Come amarsi ed educare i figli nella nuova era cibernetica? Siamo a un passo dall’ibridazione delle famiglie, in un mondo in cui virtuale e reale fatalmente si sovrappongono?”. Sono le domande chiave del Rapporto Cisf 2017 “Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali”, ma dovrebbero essere pure le domande orientanti l’operato dei genitori e di altre figure con responsabilità, come per esempio il legislatore e i politici che determinano la politica legislativa che appare trascurare la famiglia. La famiglia ha bisogno di ogni attenzione e tanta attenzione da parte di tutti e ciascuno, dagli interessati ai politici.

Sei i modelli di famiglia (rispetto ai consumi mediali dei figli) evidenziati nel capitolo del Rapporto Cisf 2017 «Media digitali e social, educazione e famiglia»:

«1 – Famiglia restrittiva

Alto livello di controllo dei genitori (che leggono mail e messaggi dei figli, controllano la navigazione sul web) ma basso livello di educazione.

2 – Famiglia permissiva

È caratterizzata da un basso livello di educazione e da un basso livello di controllo (i genitori lasciano fare, non si pongono il problema).

3 – Famiglia affettiva

I genitori controllano poco quello che fanno i figli nel digitale ma hanno un alto livello di presenza educativa, che si manifesta attraverso l’aiuto costante nei confronti del figlio, la condivisione del consumo, la forte convivialità.

4 – Famiglia luddista

Poco frequente, è la famiglia che elimina i media dall’universo familiare, procrastinando sine die il momento dell’acquisto del primo smartphone ai figli. L’atteggiamento di controllo in questo caso è spinto alle estreme conseguenze, fino a configurare forme di vera e propria iconoclastia.

5 – Famiglia lassista

Anch’essa non molto rappresentata, non vede come i media digitali e sociali rappresentino un problema educativo, lascia fare, confida che comunque i propri figli siano sufficientemente attrezzati per cavarsela.

6 – Famiglia mediattiva

Rispetto alla famiglia affettiva, questo modello di famiglia è molto più attento alle pratiche dei figli, soprattutto alla loro elaborazione nella direzione dello sviluppo del pensiero critico».

Modelli che si addicono alla famiglia in qualsiasi ambito educativo.

Tra le nuove psicopatologie (i cui segnali o sintomi sfuggono ai genitori) cui possono essere soggetti i ragazzi vi sono il ritiro sociale web-mediato e l’uso compulsivo di videogiochi, il cyberbullismo e le sue interazioni, il poliabuso di sostanze e il gioco d’azzardo, come spiegato dallo psicologo Federico Tonioni (nel Rapporto Cisf 2017) e anche da altri esperti, tra cui don Antonio Mazzi. “La salute è creata e vissuta dalle persone all’interno degli ambienti organizzativi della vita quotidiana: dove si studia, si lavora, si gioca e si ama. La salute è creata prendendosi cura di se stessi e degli altri, essendo capaci di prendere decisioni e di avere il controllo sulle diverse circostanze della vita, garantendo che la società in cui uno vive sia in grado di creare le condizioni che permettono a tutti i suoi membri di raggiungere la salute” (da “Entrare nel futuro” della Carta di Ottawa per la promozione della salute, 1986). La famiglia è il primo ambiente organizzativo della vita quotidiana dove si ama, si gioca, si lavora, si studia: la salute e l’educazione alla salute passano anche e soprattutto mediante i gesti e riti quotidiani. E i genitori non si possono (e non si devono) deresponsabilizzare o accontentare che il figlio stia comunque in casa o che non faccia male ad altri o che non gli succeda di peggio in confronto ad altre situazioni. Famiglia e educazione è un binomio imprescindibile: quando si rompe questo binomio si hanno “lacerazioni” personali e sociali. “Contrastare le pratiche tradizionali lesive della salute e del benessere dei minori, che includono tutte quelle pratiche inumane, degradanti e crudeli condizionate o prodotte da fattori socioculturali, religiosi ed estetici (tra cui mutilazioni genitali femminili, tortura, schiavitù sessuale, poligamia forzata, aborto selettivo contro le bambine, matrimonio precoce, delitto d’onore, rapimento a fini di schiavitù), attraverso interventi mirati a modificare i modelli di comportamento sociali e culturali degli uomini e delle donne e che coinvolgano famiglia, scuola, comunità e società, in azioni di informazione, formazione, sensibilizzazione ed inoltre di sostegno a educazione, prevenzione sanitaria e terapia e profilassi delle conseguenze fisiche e fisiologiche e psicologiche, tutela legale dei diritti del minore leso” (dal punto 4.8 delle “Linee guida sull’infanzia e l’adolescenza”, a cura dell’AICS, Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, 2021). E i “fattori socioculturali, religiosi ed estetici” che possono ledere i diritti dei bambini non riguardano solo le “culture altre” ma anche quelle occidentali e vicine.

A proposito di “modelli di comportamento sociali e culturali”, secondo Daniele Novara: “[…] non c’è bisogno di barattare la paghetta con l’aiuto casalingo: quest’ultimo deve essere una necessità imprescindibile di collaborazione da parte di ogni figlio”. Famiglia: essere al servizio l’uno dell’altro, senza se e senza ma, oltre tutto e nonostante tutto. La famiglia dovrebbe essere culla di gratuità, gratitudine e graziosità, perché anche questo caratterizza la naturalità della famiglia di cui si parla nelle fonti normative tra cui la Costituzione: “[…] famiglia come società naturale” (art. 29 comma 1 Cost.). La famiglia deve essere “auditorium” e “laboratorium” di vita, in cui ci si mette l’uno nell’ascolto e al servizio dell’altro. Quando la famiglia perde questa connotazione possono intervenire quelle professioni che svolgono “relazioni di aiuto” (consulenza di coppia, mediazione familiare, orientamento familiare, …) per ripristinare le connaturali funzioni della vita, come fa la protezione civile. Nonostante tutto e tutti, la famiglia ha dei suoi connotati che si evincono anche dalla tutela penalistica (artt. 556 e ss. c.p. “Dei delitti contro la famiglia”) e che sono riemersi preponderanti durante la pandemia: esistenza di legami, domicilio domestico, ordine o morale riconoscibile, responsabilità non solo giuridica.

“C’è una sorta di legge sociale che fa sì che quel che non circola muore, come è per il Mar Morto e per il Lago di Tiberiade, che pur formati dallo stesso fiume, il Giordano, sono l’uno morto e l’altro vivo, perché il primo consegna tutta l’acqua per sé, il secondo la dà ad altri fiumi” (l’antropologo Jacques Godbout, 1992). Ogni famiglia deve farsi (e deve esserne consapevole) vivaio e non acquario.

La famiglia, “in-si-e-me”, “fa miglia”. 

Covid scuola, la novità in GU: ecco quando basterà il green pass semplice per rientrare in classe

da La Tecnica della Scuola

Di Carla Virzì

Il comunicato del Ministero dell’Istruzione sintetizza le misure scuola appena pubblicate in Gazzetta Ufficiale, entro il decreto legge n.4 del 27 gennaio 2022.

Ffp2

In particolare, si prevede la distribuzione di ffp2 in modo gratuito al personale e agli alunni in autosorveglianza. Per finanziare questa misura sono stati previsti 45,22 milioni di euro. La fornitura avverrà direttamente da parte delle scuole: l’istituzione scolastica interessata comproverà l’esigenza di mascherine, le farmacie e gli altri rivenditori convenzionati le forniranno tempestivamente.

Tamponi

Il decreto prevede, poi, che anche gli alunni della scuola primaria possano accedere gratuitamente ai test antigenici rapidi, oltre che nelle Aziende sanitarie territoriali, anche in farmacia o in strutture convenzionate. Una misura, finanziata con ulteriori 19,2 milioni di euro, che punta a semplificare le procedure a carico delle famiglie.

Green pass semplice per tornare in classe

Quanto alla semplificazione delle procedure già annunciata dal sottosegretario alla salute Andrea Costa, il decreto prevede una novità per la prosecuzione della didattica in presenza, quando ci sono due casi di positività nelle scuole di I e II grado, e per la riammissione in classe, negli altri casi, da parte degli alunni in regime sanitario di autosorveglianza: potranno entrare in classe con la verifica della sola certificazione verde mediante l’app mobile opportunamente aggiornata, il che significa che basterà un tampone negativo effettuato in farmacia per rientrare in classe, come anticipato dal nostro direttore Alessandro Giuliani.

Pubblicati dati su andamento pandemico in ambito scolastico. Bianchi: ‘L’80% degli studenti in presenza

da Tuttoscuola

Sul sito del Ministero dell’Istruzione sono disponibili, da oggi, i dati di monitoraggio sull’andamento pandemico in ambito scolastico relativi al periodo 17-22 gennaio. La scorsa settimana il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha fornito in Parlamento, in Commissione Cultura, alla Camera, in seduta pubblica, quelli relativi al periodo 10-15 gennaio. Da questa settimana i dati saranno pubblicati, su indicazione del Ministro, con cadenza settimanale (ogni venerdì) in un’apposita sezione creata sul sito istituzionale del MI.

I dati sono raccolti attraverso la “Rilevazione andamento emergenza COVID-19” disponibile sul Sistema informativo del Ministero dell’Istruzione (SIDI) che viene compilata settimanalmente dai dirigenti scolastici (o da un loro delegato) attraverso l’inserimento dei dati relativi alla settimana precedenteI dati sono dunque il prodotto di rilevazioni effettuate presso le scuole con l’intento di monitorare il funzionamento delle istituzioni scolastiche e garantirne la sicurezza e l’operatività.

I dati ci dicono che oltre l’80% delle studentesse e degli studenti, anche nella seconda settimana dopo il rientro dalla pausa festiva, ha frequentato la scuola in presenza – sottolinea il Ministro Bianchi -. È un dato che rispecchia il quadro nazionale dell’andamento pandemico e dimostra la bontà delle scelte fatte. Continueremo a monitorare la situazione, insieme alle autorità sanitarie nazionali e al Ministero della Salute, per garantire a tutti la massima sicurezza. Al contempo, stiamo lavorando a ulteriori semplificazioni che possano aiutare scuole e famiglie ad affrontare con la massima serenità e rapidità possibile la gestione dei casi di positività in ambito scolastico”.

Dalla distribuzione delle Ffp2, ai test antigenici gratuiti per la primaria: in Gazzetta Ufficiale il decreto

da Tuttoscuola

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge n.4 del 27 gennaio 2022, con misure urgenti connesse all’emergenza Covid. Alcune di queste riguardano anche la scuola. In particolare, si prevede la distribuzione di ffp2 in modo gratuito al personale e agli alunni in autosorveglianza. Per finanziare questa misura sono stati previsti 45,22 milioni di euro. La fornitura avverrà direttamente da parte delle scuole: l’istituzione scolastica interessata comproverà l’esigenza di mascherine, le farmacie e gli altri rivenditori convenzionati le forniranno tempestivamente.

Il decreto prevede, poi, che anche gli alunni della scuola primaria possano accedere gratuitamente ai test antigenici rapidi, oltre che nelle Aziende sanitarie territoriali, anche in farmacia o in strutture convenzionate. Una misura, finanziata con ulteriori 19,2 milioni di euro, che punta a semplificare le procedure a carico delle famiglie.

Il decreto prevede poi una semplificazione per la prosecuzione della didattica in presenza, quando ci sono due casi di positività nelle scuole di I e II grado, e per la riammissione in classe, negli altri casi, da parte degli alunni in regime sanitario di autosorveglianza: potranno entrare in classe con la verifica della sola certificazione verde mediante l’app mobile opportunamente aggiornata.

Iscrizioni online 2022, proroga dei termini al 4 febbraio

da Tuttoscuola

Come anticipato da Tuttoscuola i termini per la presentazione delle domande di iscrizioni online 2022 sono stati rinviati. Il termine per le iscrizioni all’anno scolastico 2022/2023 è prorogato alle ore 20.00 del 4 febbraio 2022. Il Ministero ha diffuso questa mattina una nota alle scuole con la nuova scadenza, sottolineando che tale decisione è stata presa in considerazione del “protrarsi dell’emergenza epidemiologica” e delle connesse difficoltà che possono aver avuto le famiglie nell’effettuare, dunque, le iscrizioni.

La proroga è riferita alle iscrizioni alle scuole dell’infanzia, alla scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado statale, ai percorsi di istruzione e formazione professionale erogati in regime di sussidiarietà dagli Istituti professionali e dai centri di formazione professionale accreditati dalle Regioni che, su base volontaria, aderiscono alla procedura telematica e alle scuole paritarie che hanno aderito alla procedura telematica.

E’ possibile inviare la propria domanda sulla pagina dedicata del Ministero dell’Istruzione: www.istruzione.it/iscrizionionline. Per eseguire la procedura occorre aver effettuato la preventiva registrazione al portale, attiva già dal 20 dicembre 2021 e per tutta la durata del periodo delle iscrizioni. Per procedere sarà necessario avere un’identità digitale: si potrà accedere al sistema utilizzando le credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CIE (Carta di identità elettronica) o eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature).

Le iscrizioni on line sono obbligatorie per le scuole statali e facoltative per le scuole paritarie; riguardano anche i corsi di istruzione e formazione dei Centri di formazione professionale regionali delle regioni che hanno aderito alla procedura: Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto.

Ma come si invia la domanda di iscrizione online 2022? Vediamo la procedura passo dopo passo.

Iscrizioni online 2022 cosa serve per inviare la domanda?

Per accedere al servizio Iscrizioni on line è necessario avere un’ identità digitale SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) puoi accedere con le credenziali del gestore che ha rilasciato l’identità.
Se sei un docente in possesso di credenziali Polis, puoi utilizzare queste.

Iscrizioni online 2022: il codice della scuola

Per accedere alla domanda di iscrizione occorre conoscere il codice della scuola o del Centro di Formazione Professionale (CFP) prescelto. Puoi trovare il codice della scuola/CFP attraverso Scuola in Chiaro .

Poiché è possibile indicare nella domanda, elencandole in ordine di preferenza, fino a tre scuole o percorsi di istruzione – che, nel caso di istruzione superiore, possono indifferentemente riguardare l’istruzione statale e/o l’istruzione e la formazione regionale – i codici da conoscere potrebbero essere tre.

Iscrizioni online 2022: come compilare e inoltrare la domanda

Prima di tutto bisogna registrarsi (è possibile farlo dal 19 dicembre dicembre, clicca qui). Effettuata la registrazione, si può entrare nell’applicazione cliccando sul bottone “ACCEDI AL SERVIZIO“, e digitando le proprie credenziali.

Entrato nell’applicazione, clicca sulla voce “Presenta una nuova domanda di iscrizione” ed inserisci il codice identificativo della scuola o del CFP prescelto.

Il modello di domanda on line è composto da due sezioni:

  • nella prima viene richiesto di inserire i dati anagrafici dell’alunno e altre informazioni necessarie per l’iscrizione;
  • nella seconda vengono richieste informazioni di specifico interesse della scuola prescelta (utili per esempio all’accoglimento delle domande o alla formazione delle classi).

Alcuni dati richiesti sono obbligatori, in quanto necessari per l’iscrizione (prima sezione), altri facoltativi (seconda sezione).

Una volta inserite le informazioni richieste, la domanda può essere visualizzata per controllarne la correttezza.

A questo punto, il modulo può essere inoltrato on line alla scuola, cliccando sul pulsante “Invia la domanda“.

La domanda, una volta inviata alla scuola, non può più essere modificata. In caso occorresse apportare delle modifiche, è necessario contattare la scuola destinataria della domanda che può restituirla, sempre attraverso il portale.

In caso di problemi è possibile contattare la scuola di destinazione che fornirà il proprio aiuto anche compilando la domanda on line per conto delle famiglie.

Iscrizioni online 2022: l’iter della domanda

La domanda inoltrata arriva alla scuola o al CFP prescelto. Il sistema restituisce automaticamente una ricevuta di conferma d’invio della domanda.

Una copia della ricevuta sarà inviata anche alla casella di posta elettronica indicata.

La scuola di destinazione, presa in carico la domanda, conferma l’accettazione oppure, in caso di indisponibilità di posti, la indirizza ad altra scuola, scelta dal genitore come soluzione alternativa.

La famiglia riceve via e-mail tutti gli aggiornamenti sullo stato della domanda sino alla conferma di accettazione finale.

Lo stato della domanda può essere:

– “Inoltrata“, ovvero è stata recapitata alla prima scuola o al CFP scelto, che, dopo la chiusura delle iscrizioni, inizierà a valutarla insieme a tutte le altre domande pervenute;

– “Accettata“, quando la domanda è accolta dalla scuola o dal CFP destinatario dell’iscrizione;
– “Smistata“, quando – in caso d’indisponibilità di posti o in assenza dei requisiti indicati nei criteri di accoglimento delle domande – viene inoltrata alla scuola o al CFP indicato dalla famiglia come soluzione alternativa;
– “Restituita alla famiglia” (solo durante il periodo delle iscrizioni), quando la scuola o il CFP restituisce alla famiglia la domanda già inoltrata (o su richiesta della famiglia stessa o su iniziativa della scuola/CFP) per integrare alcune informazioni mancanti. Una domanda restituita, dopo le modifiche, deve essere nuovamente inoltrata.

Tutte le variazioni di stato della domanda saranno notificate via e-mail agli indirizzi forniti nella procedura di registrazione.

L’iter della domanda può essere seguito anche attraverso il servizio di Iscrizioni on line cliccando sulla voce “Visualizza Situazione Domande“.

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Mobilità, firmato il CCNI. Domande e risposte

da Tuttoscuola

“Mettere in primo piano i diritti e i bisogni delle persone: lo chiediamo sempre alla politica, abbiamo il dovere di dare l’esempio come sindacati. La CISL Scuola lo ha fatto assumendosi la responsabilità di firmare un contratto che risolve concretamente un problema per decine di migliaia di persone, cosa che non sarebbe avvenuta se l’Amministrazione avesse semplicemente e rigidamente applicato, agendo in modo unilaterale, le norme di legge approvate di recente. Tutti i docenti neoassunti, e quelli assunti nel 2020, grazie al contratto firmato potranno presentare, se vogliono, la domanda di trasferimento“. Così Maddalena Gissi, segretaria Cisl Scuola sul contratto sulla mobilità.

Senza questo contratto – ha detto ancora Gissi -, non ne avrebbero avuto la possibilità. Stiamo parlando di ben 70.000 persone potenzialmente interessate. Questo vale, al di là di critiche e polemiche più o meno pretestuose. Abbiamo tenuto assieme, come crediamo doveroso, gli interessi del personale e quelli della continuità didattica, che le norme contrattuali tutelano assai più di tante vuote affermazioni di principio“.

Ancora una volta si dimostra che contrattare paga, che sfilarsi dai tavoli negoziali è sbagliato e controproducente e che il cacciavite spesso è molto più utile della ruspa, specie quando la ruspa – nel nostro caso le modifiche legislative chieste e non ottenute – non è proprio disponibile. Continueremo a rivendicarle, quelle modifiche, ma intanto facendo fino in fondo il nostro lavoro nelle sedi in cui abbiamo la possibilità di esercitare il nostro ruolo e le nostre prerogative.

È chiaro che sulla mobilità del personale sarà necessario mettere mano anche in sede di rinnovo del contratto nazionale, puntando a recuperare il massimo spazio rispetto alle invadenze legislative: quella la sede in cui tentare di farlo, e lo faremo. Oggi abbiamo seguito l’unica via sensata, ottenendo un buon risultato per decine di migliaia di persone, e ne siamo soddisfatti“.

Di seguito riportiamo in alcuni quesiti le osservazioni e le richieste di chiarimento che più frequentemente vengono rivolte alla Cisl Scuola su quanto previsto nel riguardo alla possibilità, per i docenti neo assunti, di partecipare alle operazioni di trasferimento.

L’attenuazione del vincolo è valida solo per un anno?
No. Su applica per tutti gli assunti dal 2020/21 in poi, ovviamente nell’arco di vigenza del contratto. Con questo CCNI si stabilisce il principio che il docente assume la titolarità attraverso la mobilità.

Perché nel contratto sulla mobilità non si è rimosso anche il vincolo relativo alle assegnazioni provvisorie?
Perché le assegnazioni provvisorie (insieme agli utilizzi) sono disciplinato da un diverso e specifico contratto integrativo, che si rinnova ogni anno. Quello appena firmato è il CCNI sulla mobilità, di durata triennale, che disciplina le operazioni di trasferimento e di mobilità professionale (passaggi di ruolo, di cattedra, di profilo). L’obiettivo di sbloccare le assegnazioni resta una priorità per la CISL Scuola.

Ma con questo contratto si è abolita la legge che impone di rimanere tra anni sulla stessa sede?
No. Un contratto, per di più integrativo, non può cancellare norme di legge e non può non tenerne conto. Infatti la soluzione individuata nel contratto fa leva su un’interpretazione delle norme esistenti in base alla quale diventa possibile consentire la presentazione delle domande da parte degli interessati, in pratica di tutti i docenti neo assunti. Era l’unico margine di intervento disponibile, una volta cadute nel vuoto le richieste, sostenute anche dalla CISL Scuola, di ottenere l’abrogazione delle norme sul vincolo triennale attraverso emendamenti alla legge di bilancio.

Perché questa soluzione solo ora e non anche per i docenti assunti negli anni precedenti, che sono stati assoggettati al vincolo?
Perché questo è il primo tavolo negoziale sulla mobilità dopo l’entrata in vigore della norma di legge che ha previsto il vincolo, approvata nel 2019. Abbiamo quindi avuto la possibilità di individuare una soluzione e l’abbiamo fatto nell’unico modo possibile, rimuovendo il vincolo per gli assunti a decorrere dal 2020/21. Quelli assunti nel 2019, da quest’anno potranno comunque fare domanda, avendo concluso il triennio.

Cosa succede ai docenti di sostegno?
Per i docenti di sostegno le regole generali non cambiano. La mobilità resta compresa all’interno dei trasferimenti, essendo stata accantonata l’ipotesi sostenuta dall’Amministrazione di considerare i movimenti da e per posto di sostegno alla stregua dei passaggi di ruolo. È stata prevista, su richiesta dell’Amministrazione, una graduale riduzione della quota di posti comuni su cui sarà possibile trasferirsi provenendo dal sostegno: tale riduzione, che non avviene per la prossima tornata di movimenti, dovrebbe applicarsi a partire dai trasferimenti per il 2023/24. Nel frattempo, tuttavia, il rinnovo del Contratto Nazionale (CCNL) potrà intervenire anche in materia di mobilità del personale: il CCNI in tal caso potrà essere rimesso in discussione per recepire eventuali novità presenti nel CCNL e che la CISL Scuola sicuramente cercherà di ottenere al tavolo negoziale.

Il personale ATA è assoggettato ai vincoli?
No, per il personale ATA si conferma l’attuale normativa, in base alla quale l’assunzione avviene su sede provvisoria di una provincia e la titolarità si ottiene con i trasferimenti nell’anno successivo all’assunzione.

Perché il vincolo di permanenza triennale non è stato rimosso per il Dsga?
Perché, a differenza di quanto avviene per i docenti, la norma di legge che stabilisce il vincolo (D.L.vo 165/2001, art.35, comma 5-bis) è molto esplicita nell’affermare che i “direttori dei servizi generali e amministrativi delle istituzioni scolastiche ed educative … permangono nella sede di prima destinazione per un periodo non inferiore a tre anni”. Una formulazione che non lascia alcun margine di intervento alla contrattazione integrativa. Va ricordato tuttavia che i DSGA, a differenza di quanto avviene per i docenti assunti negli anni scolastici 2020/21 e 2021/22, hanno comunque la possibilità di presentare domanda di assegnazione provvisoria.

I docenti assunti quest’anno in forza dell’art.59, comma 4 del D.L. 73/2021 possono presentare domanda di trasferimento per il prossimo anno scolastico?
No, ma non avrebbero potuto in ogni caso in quanto la loro assunzione è a tempo determinato (con contratto di supplenza annuale), mentre il CCNI sulla mobilità si applica solo al personale assunto a tempo indeterminato. Il personale in questione entrerà in ruolo (ancorché con retrodatazione al 1° settembre 2021), solo una volta superato l’anno di prova e la successiva prova selettiva. Anche per loro, comunque, si applicherà quanto prevede il CCNI: lo dice espressamente il testo sottoscritto.