Olimpiadi di Problem Solving

Si è svolta il 3 giugno, a Cesena, la premiazione dei vincitori delle Olimpiadi Nazionali di Problem Solving, dedicate all’Informatica e al pensiero algoritmico nella scuola del I ciclo . Alla premiazione sono arrivati i vincitori delle gare finali, che hanno visto la partecipazione di 102 squadrefinaliste, con 408 fra studentesse e studentiprovenienti da tutta Italia.

Le competizioni hanno previsto la risoluzione di problemi per le 35 squadre e per i 77 studenti finalisti nelle gare individuali, gare di programmazione, workshop di coding e di maker. Tra i temi assegnati quest’anno, codici da decifrare, un fantatorneo di curling, un comando da creare per un percorso a ostacoli di un robot.

La manifestazione, promossa dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici la Valutazione e l’internazionalizzazione del Sistema Nazionale di Istruzione, è rivolta ad alunni e studenti della scuola primaria, della scuola secondaria di primo grado e del primo biennio della scuola secondaria di secondo grado. L’obiettivo è quello di promuovere competenze chiave per la soluzione di problemi attraverso modelli, metodi e strumenti informatici, favorire lo sviluppo e la diffusione del pensiero computazionale, promuovere la diffusione della cultura informatica come strumento di formazione nei processi educativi.

I principali criteri che hanno guidato la selezione sono stati, per le gare a squadre e individuali, l’accuratezza delle soluzioni proposte negli esercizi e il tempo di svolgimento delle prove mentre per le gare di coding, programmazione e maker, la progettazione, l’ampiezza delle soluzioni proposte, gli aspetti tecnici, la qualità dei codici e dei programmi presentati.

I vincitori

P.L. Coda, Sherlock Holmes e la conquista della Gallia – Il signor William Shakespeare presenta…

Pier Luigi Coda, Sherlock Holmes e la conquista della Gallia – La diabolica truffa del  wargame (Ed. Effatà . Cantalupa Torino)

Si possono proporre  ai giovani di oggi gli autori classici della letteratura latina e le opere di William Shakespeare? Certamente si, con un po’ di coraggio e di fantasia. Ecco allora che, dopo il riscontro positivo di Sherlock Holmes sulle tracce di Dante Alighieri, l’instancabile detective donna torna in pista per dipanare un diabolico wargame costruito sul De bello Gallico di Giulio Cesare e che prosciuga il portafogli dei malcapitati giocatori. Oltre alla solita équipe formata dai due figli, una grossa mano gliela daranno gli indizi delle opere dei grandi autori della letteratura latina: Orazio, Virgilio, Ovidio, Catullo… Sherlock Holmes e la conquista della Gallia  è un giallo a tutti gli effetti che non mancherà di appassionare i lettori, ma è anche un racconto che sa parlare di amicizia, disabilità e inclusione razziale ambientato tra le vie di Torino.

Pier Luigi Coda, Il signor William Shakespeare presenta la Tragedia di Giulio Cesare alla classe 3A (Ed Solfanelli – Chieti)

E per completare la conoscenza di Giulio Cesare, Pier Luigi Coda propone un adattamento per giovani in cui un immaginario William Shakespeare presenta la sua tragedia agli studenti di una scuola odierna. Il Giulio Cesare di Shakespeare è la sublimazione del dubbio e della forza delle parole nelle vicende umane. Dalla sua prima rappresentazione al Globe di Londra nel 1599, sono innumerevoli le riedizioni teatrali, editoriali, cinematografiche che si sono avvicendate in tutto il mondo nel corso degli anni. Inizialmente piuttosto scettici e perplessi, i ragazzi e le ragazze, accompagnati dallo stesso Shakespeare, entrano piano piano nello sconfinato universo dei personaggi e ne restano affascinati. Così, dentro le quinte dell’ascesa al potere e della congiura contro Giulio Cesare, scoprono non solo la magica bellezza di una genialità che raggiunge il vertice della poesia, ma anche la sconcertante attualità dell’animo umano e delle sue immutabili passioni che vanno ben oltre il conflitto tra libertà e tirannia.

In entrambi i racconti sono inseriti brani in lingua originale latina (Sherlock Holmes e la conquista della Gallia)  e inglese (William Shakespeare presenta la tragedia di Giulio Cesare alla classe 3A) tradotti dall’autore

UnderwaterMuse – Immersive Underwater Museum experience for a wider inclusion

NUOVE SCOPERTE, ANTICHE ROTTE: IL SALENTO DELL’OLIO E DEL VINO NEL “PAESAGGIO” ARCHEOLOGICO SUBACQUEO DI TORRE SANTA SABINA

Emergono dai fondali dell’Adriatico preziose testimonianze del passato, che arricchiscono la storia delle rotte commerciali salentine e i continui scambi con l’altra sponda del mare e l’Oriente. A raccontarle è la Baia dei Camerini di Torre Santa Sabina, marina del Comune di Carovigno a circa 30 km a nord di Brindisi, una piccola insenatura che conserva un patrimonio archeologico subacqueo e costiero di notevole interesse. A far riaffiorare dalle acque “strati” insabbiati di storia, le recenti ricerche della cattedra di Archeologia subacquea del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, condotte in regime di Concessione di scavo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, dirette dalla docente Rita Auriemma.

Baia dei Camerini

L’approdo di Torre Santa Sabina è un sito archeologico tra i più complessi e stratificati, con enormi potenzialità dal punto di vista delle conoscenze storico-archeologiche. Le innumerevoli e disparate tracce lungo la costa e sui fondali aiutano a raccontare una storia articolata, ricca di vicende che vanno dalla preistoria all’età moderna. Le testimonianze relative agli insediamenti molto antichi nelle aree che fiancheggiano il cosiddetto “Fiume della Mezzaluna”, residuo di un corso d’acqua dolce che sfociava nell’insenatura detta appunto “La Mezzaluna”, arricchiscono la ricostruzione millenaria del paesaggio e delle sue trasformazioni.

Tracce di vita di una comunità di agricoltori, che lì viveva nel VI-V millennio a.C., sono segnalate dal rinvenimento di oggetti neolitici e scarti di lavorazione della selce. Sempre lì, nell’Età del Bronzo e oltre (dal XIV al X sec. a.C. circa), si è sviluppato uno dei più vasti insediamenti dell’Italia sud-orientale. Ne sono evidente e suggestiva testimonianza le migliaia di buchi dov’erano piantati pali di capanne e palizzate di recinzioni in legno, anche sommersi o semi-sommersi, che si estendono fin lungo le basse scogliere della Baia dei Camerini. La costa, inoltre, è ampiamente segnata da escavazioni, tagli di cava, canali, anch’essi talvolta sommersi o semisommersi, che indicano un’alta frequenza di interventi e trasformazioni del paesaggio di natura antropica.

Imbarcazione di età romana tardoimperiale TSS1 durante lo scavo

Gli scavi raccontano di come la piccola insenatura sia stata per lungo tempo un approdo per gli scali marittimi, a indicare come già nel III-II millennio a.C. genti dei Balcani e del Mediterraneo orientale navigavano dall’Egeo e dalle coste dell’Anatolia lungo queste rive: numerosi ritrovamenti di ceramica di importazione micenea a Torre Santa Sabina testimoniano infatti l’esistenza di scambi con l’Egeo e l’altra sponda dell’Adriatico in quell’epoca. Ne è eccezionale conferma anche il rinvenimento di una lama in oro di pugnale da parata, oggetto raro in Italia, ma comune in Egeo e Vicino Oriente. In età messapica la baia era lo scalo marittimo della città indigena di Kàrbina, l’odierna Carovigno, da cui venivano distribuite le merci verso l’interno e, per lungo tempo, anche uno degli scali delle rotte di cabotaggio, la navigazione sotto costa, per il riparo offerto ai naviganti.

Scavo di un’anfora del carico del relitto TSS1

Approdo sicuro ma anche luogo d’insidie: durante le tempeste, infatti, alcune navi si infrangevano sulle rocce delle basse scogliere appena affioranti, perdendo i loro preziosi carichi. La stessa area racconta in particolare di due naufragi, avvenuti a distanza di tre secoli l’uno dall’altro.

La nave più antica, di età tardoarcaica (fine VI – inizi V sec. a.C.) chiamata “TorreSantaSabina3”, solcava rotte ionico-adriatiche e trasportava anfore e raffinati servizi da tavola. Nello strato più profondo della sabbia sono stati ritrovati in posizione capovolta, a causa del naufragio, crateri, brocche, coppe e tazze per mescere e bere il vino, mentre il carico principale era il contenuto delle anfore, destinate per la maggior parte al trasporto del vino e, in misura minore, dell’olio. Prodotti che provenivano da vari luoghi della Grecia e dell’Italia meridionale, “beni di lusso” molto richiesti anche dalle popolazioni che vivevano in Puglia durante l’Età arcaica, come i Messapi nel Salento.

Negli strati più superficiali, invece, sono stati rinvenuti i resti della nave di “TorreSantaSabina4”, risalenti all’ età romana tardorepubblicana (fine II sec. a.C.), imbarcazione che trasportava una grande varietà di merci, sia d’importazione sia di produzione locale. Uno scrigno di testimonianze preziose: nelle anfore ritrovate erano contenuti il vino e l’olio prodotti nel Salento insieme ai loro contenitori, e massicciamente esportati. Il resto erano pregiati servizi da tavola e vasellame da cucina, importati dall’Egeo e dall’Asia Minore, dall’Adriatico orientale, dalla Campania e dall’Italia centrale ma anche prodotti in Puglia: piatti, coppe, tegami e olle erano capovolti, le anfore schiacciate una sull’altra.

Recupero di un’anfora punica dal carico TSS4 (fine II sec. a.C.)

A questa complessa stratigrafia si può probabilmente aggiungere anche un altro carico databile alla tarda antichità e proveniente dal Mediterraneo orientale (V-VI sec. d.C.). Ma oltre alle imbarcazioni andate distrutte, ce ne sono altre invece “spiaggiate”, incagliatesi presso la riva, come lo scafo del relitto “TorreSantaSabina1” (fine III – inizi IV secolo d.C.), una delle imbarcazioni di età romana imperiale più conservate del Mediterraneo, che mostra parti delle sovrastrutture della nave, persino una porzione del ponte. Proveniva dalle coste nordafricane, probabilmente dall’area dell’odierna Tunisia, come dimostrano le anfore superstiti del carico, che dovevano contenere vino e/o salse e conserve di pesce.

Carico di anfore del relitto di età romana tardo-repubblicana TSS4 (fine II sec. a.C.)

Anche degli scavi a Torre Santa Sabina si parlerà dal 3 al 5 giugno 2022, tra Lecce e Porto Cesareo, nel corso dell’evento finale di UnderwaterMuse – Immersive Underwater Museum experience for a wider inclusion.