PNRR: Progettazione nuove scuole

È stato pubblicato il bando di concorso per la progettazione e la realizzazione di 212 nuove scuole finanziato con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il concorso è indetto dal Ministero dell’Istruzione mediante l’utilizzo della piattaforma concorsi del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, oggetto di una proficua collaborazione, ed è finalizzato all’acquisizione di proposte ideative e progettuali per la realizzazione di edifici innovativi dal punto di vista architettonico, strutturale e impiantistico. Scuole altamente sostenibili, inclusive, accessibili e capaci di garantire una didattica moderna e una piena fruibilità degli ambienti, anche attraverso il potenziamento degli impianti sportivi.

“È un concorso di grande rilevanza per il mondo della scuola e per il Paese – dichiara il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – Con questa operazione chiamiamo a raccolta le migliori professionalità nel campo della progettazione per dotare i nostri territori di una nuova architettura scolastica, più aperta alla comunità, sicura, innovativa e sostenibile. Si tratta di un intervento senza precedenti per il numero di aree interessate e per la sinergia messa in campo, con un forte valore sociale. A maggio scorso a Milano abbiamo presentato le linee guida per le scuole del futuro, frutto del prezioso lavoro di alcuni grandi architetti, che si sono confrontati insieme a pedagogisti ed esperti del sistema di istruzione. Adesso chiediamo ad architetti e ingegneri di immaginare la scuola migliore per ogni territorio e di dare concretezza a quei suggerimenti. È una sfida per tutti noi che siamo coinvolti: il PNRR è un’azione collettiva”.

Il concorso si rivolge a ingegneri e architetti iscritti ai rispettivi Ordini professionali. Sono previste due fasi. Nella prima, i partecipanti dovranno elaborare proposte ideative per la costruzione delle nuove scuole connesse a una o più aree tra le 212 già individuate. Le commissioni giudicatrici sceglieranno, per ciascuna area, le migliori 5 proposte, che accederanno così alla fase successiva. La seconda fase prevede, invece, la realizzazione di progetti di fattibilità tecnica ed economica. A valutare i progetti saranno fino a un massimo di 20 commissioni. Il progetto migliore per ciascuna delle 212 aree riceverà un premio e diventerà di proprietà degli enti locali beneficiari che provvederanno ad affidare le fasi successive della progettazione e i lavori.

Gli interventi previsti riguarderanno scuole dei diversi ordini grazie a uno stanziamento complessivo di un miliardo e 189 milioni di euro. Saranno realizzati sia nelle grandi città che nei piccoli Comuni, con l’obiettivo di dotare tutte le Regioni, sulla base delle richieste avanzate, di una nuova architettura scolastica che sia poi di ispirazione per tutte le nuove costruzioni. In questa fase, le aree, inizialmente individuate nel numero di 216, sono passate a 212 a seguito di alcune rinunce ed esclusioni.

La pubblicazione del bando di concorso fa seguito alla pubblicazione sul sito del Ministero dell’Istruzione delle graduatorie delle aree, regione per regione, in cui sorgeranno gli istituti scolastici. Al Mezzogiorno è stato assegnato il 42,4% dei fondi. Le scuole verranno edificate a partire dai principi contenuti nel documento “Progettare, costruire e abitare la scuola”, elaborato da un gruppo di lavoro, composto da grandi architetti, pedagogisti ed esperti della scuola, voluto e istituto dal Ministro Patrizio Bianchi.

Fondi dispersione scolastica, Flc Cgil: “Ripartizione sbagliata, solo il 39% delle scuole beneficiarie e tante incongruenze”

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Sulla ripartizione dei fondi del PNRR, si registra la presa di posizione della Flc Cgil che critica i parametri adottati:

“Lo avevamo denunciato durante un’iniziativa sul Patto Educativo Territoriale a Napoli tenutasi lo scorso 27 giugno e si conferma ciò che avevamo detto in quella sede: la ripartizione delle risorse del PNRR per il contrasto della dispersione è sbagliata nel metodo e nella sostanza. Oggi se ne accorgono tutti.

500 milioni di euro ripartiti tra circa 3000 scuole, senza nessun coinvolgimento di chi nella scuola opera ogni giorno, nessuna interlocuzione con le organizzazioni sindacali e, apprendiamo, nessuna considerazione delle stesse indicazioni fornite dal gruppo di lavoro nominato da Bianchi.

Un’assegnazione di risorse fatta senza una preventiva analisi di contesto delle scuole e di rilevazione dei bisogni e avulsa dalla loro concreta e autonoma progettualità, che determina l’esclusione di intere comunità scolastiche da anni impegnate a contrastare il fenomeno della dispersione in quartieri e aree geografiche particolarmente esposte.

Alla base di questo provvedimento sbagliato c’è un’eccessiva semplificazione dei criteri che ruotano intorno al principio, scientificamente e politicamente infondato, della dispersione implicita, ovvero dei bassi livelli di apprendimento certificati da Invalsi nel 2021, ancora in piena pandemia, trascurando, tra gli altri, il dato ben più oggettivo e consolidato nel tempo della dispersione esplicita.

Il risultato finale è che solo il 39% delle scuole italiane risulta beneficiaria dei fondi con incongruenze all’interno dei territori regionali e provinciali e con effetto paradosso: vengono finanziati i licei classici e non ricevono contributi gli istituti comprensivi e professionali appartenenti a zone in cui le percentuali della dispersione esplicita sono elevate. Le scuole superiori sono in numero preponderante rispetto a quelle del primo ciclo, segmento nel quale invece la fragilità degli apprendimenti deve essere affrontata. Balza agli occhi la totale assenza dei CPIA, istituti che non effettuano prove INVALSI, ma che sono evidentemente a rischio dispersione.

Decisioni fondamentali per la scuola vengono delegate a indicatori fintamente neutrali, che in realtà sono profondamente ideologici, come dimostra proprio l’esito di questo riparto.

L’impressione è che le risorse del PNRR sull’istruzione, come avvenuto per il decreto 36, siano distribuite sulla base di idee che non vengono elaborate dal Ministero dell’Istruzione, ma sono frutto di altri ambiti del Governo a partire dal Mef magari con il supporto dell’invalsi.

Contro questa deriva inaccettabile noi continueremo a batterci.

La dispersione si contrasta investendo nella qualificazione complessiva del sistema scolastico e sostenendone e potenziandone l’autonomia. Le risorse del PNRR se non sono accompagnate da investimenti di spesa corrente per l’incremento degli organici e del tempo scuola, la riduzione del numero degli alunni per classe e il potenziamento della didattica laboratoriale significano una sola cosa: l’arretramento dello Stato in materia di istruzione pubblica e l’impoverimento del ruolo istituzionale e costituzionale della scuola statale, unica agenzia educativa garante del diritto allo studio sulla base dei principi di universalità, gratuità, laicità.

Per tutte queste ragioni, sulla base del contratto collettivo nazionale di lavoro, abbiamo chiesto una convocazione urgente al Ministero per avere la dovuta informazione su un provvedimento che ricade sulle scuole e sul personale e che siamo pronti ad impugnare”.


Insegnamento di matematica e scienze in Europa: il nuovo studio Eurydice

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Dalle più recenti indagini internazionali emerge l’aumento della percentuale di quindicenni con scarse competenze in matematica e scienze; in altri termini, cresce il numero di giovani che non raggiungono i livelli di base in queste discipline.

A dirlo, è l’ultimo studio della Rete Eurydice, dal titolo ‘Increasing achievement and motivation in mathematics and science learning in schools’. L’indagine analizza come i sistemi educativi, la loro struttura, i curricoli, gli obiettivi e le pratiche di apprendimento possano contribuire a migliorare le competenze e le conoscenze degli studenti, con particolare riguardo a chi ha scarsi risultati.

Secondo Eurydice, le indagini internazionali ci dicono che la percentuale di alunni che non raggiunge i livelli di base in queste discipline rimane molto al di sopra il massimo stabilito a livello europeo del 15% (in Italia la percentuale fra i quindicenni è del 23,8% in matematica e del 29,5% in scienze).

Dallo studio emerge che se le percentuali di alunni con bassi livelli di competenze matematico-scientifiche sono alte alla scuola primaria, lo stesso si verifica a livello secondario.

I sistemi educativi che forniscono supporto all’apprendimento durante l’orario scolastico tendono ad avere percentuali inferiori di studenti con scarsi risultati sia in matematica che nelle scienze. Il supporto viene in genere organizzato singolarmente o in piccoli gruppi, in orario scolastico e/o extrascolastico.

Sempre in tema di supporto agli alunni con scarsi risultati, lo studio rileva che i sistemi educativi in cui vengono coinvolti insegnanti specializzati nel supporto agli alunni con bassi risultati riescono a migliorare l’efficacia del supporto stesso e quindi registrano percentuali minori di insuccessi fra gli alunni delle quarte classi del livello primario in matematica.

Ma come si può diminuire la percentuale di coloro che non raggiungono il livello base in queste due discipline?

Secondo lo studio, esiste una correlazione significativa fra le percentuali di scarso rendimento e i seguenti fattori:

  • Come già detto, supporto didattico durante l’orario scolastico da parte di insegnanti specializzati per tutta la durata dell’istruzione primaria e secondaria
  • Tempi di insegnamento totali più alti per la matematica e le scienze, specialmente nella scuola secondaria inferiore
  • Monitoraggio sistematico dei risultati degli studenti attraverso test standardizzati già a partire dalla scuola primaria.

A questi si aggiunge l’importanza di avere contenuti curricolari che mettano in relazione le due materie con la vita di tutti i giorni.


Formazione dei docenti: obbligatoria o facoltativa? Il DL 36 tenta di mettere qualche punto fermo

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Quello della formazione in servizio dei docenti è uno dei nodi più controversi del decreto legge 36 che è ormai legge dello Stato in vigore da giovedì 30 giugno.
La questione si “trascina” da tempo immemorabile: fu il Ministro Luigi Berlinguer a volere già alla metà del anni ’90 una norma che prevedeva scatti stipendiali collegati all’attività di formazione (bisogna “mettere insieme” 100 ore di formazione nell’arco di 6 per avere diritto allo scatto.
La norma venne poi eliminata con un CCNL successivo.
Di obbligo di formazione si tornò a parlare all’epoca dei ministeri Carrozza e Profumo, ma fu con la legge 107 del 2015 che venne fissato il principio della formazione continua, strutturale e obbligatoria.
In realtà, però, non sempre e non in tutte le scuole la regola ha trovato applicazione.
Con la legge di bilancio del 2020 era prevista una formazione obbligatoria di 25 ore sui temi dell’inclusione per tutti i docenti che operano in classi che accolgono alunni con disabilità.
Di fatto in questi anni è capitato di tutto e di più, anche se il tema è molto rilevante e meriterebbe maggiore attenzione da parte di tutti i soggetti coinvolti, Ministero, sindacati, associazioni professionali.

Stranieri che studiano in Italia: per il 9% di loro il meglio dell’esperienza scolastica sono i docenti, l’indagine Ipsos

da La Tecnica della Scuola

Di Carla Virzì

Mentre si infervora in Parlamento la discussione sullo Ius scholae, arrivano gli esiti di un’indagine Ipsos che rilevano: “Il 30% degli intervistati afferma di essere aperto all’idea di ospitare per un periodo, fino a un intero anno scolastico, un adolescente proveniente da uno dei 60 Paesi di tutto il mondo dove la Fondazione Intercultura sviluppa i suoi programmi”.

Perché  a ospitare uno straniero? Per “forte desiderio di apertura, probabilmente dovuto anche alla chiusura forzata che abbiamo vissuto in questi mesi,” spiega una nota di Intercultura.

Per il 40% dei favorevoli è un momento di confronto e scambio culturale, per il 16% bisogna far vivere ai propri figli un’esperienza di scambio reciproco, per il 12% è necessario migliorare la conoscenza di una lingua straniera, per l’11% l’esperienza di accoglienza potrebbe essere uno stimolo di crescita per i propri figli.

E non manca la risposta che non ti aspetti: il 15% degli intervistati ravvisa la possibilità “patriottica” di far conoscere e diffondere la nostra cultura e tradizioni. “Una maggiore conoscenza dell’Italia e un apprezzamento della nostra cultura si riscontrano decisamente nei ragazzi stranieri di Intercultura che si apprestano a ripartire dall’Italia al termine di un anno o sei mesi inseriti in una famiglia e in una scuola del nostro Paese”, si afferma.

L’Italia piace. Infatti 2 ragazzi stranieri su 3 (62%) tra i 165 che hanno risposto al questionario interno di Intercultura affermano di voler tornare presto in Italia: il 49% per proseguire gli studi andando in un’università del nostro territorio, il 16% per lavorare e il 13% per trascorrere il “gap year”.

Cosa piace dell’Italia? Anche la scuola

Ma che cosa hanno apprezzato di più questi ragazzi del nostro Paese? “Prima di tutto la famiglia che li ha ospitati – spiega Intercultura – come dei veri e propri figli. Con la “mamma” e il “papà” italiani gli studenti hanno avuto la possibilità, nel corso di tutti questi mesi, di sviluppare una relazione stretta, basata su sentimenti di affetto, confronto e dialogo per crescere insieme, imparare a conoscere una nuova cultura e a relazionarsi con essa”.

Della scuola italiana “uno su due afferma che ciò che più ha apprezzato sono i compagni di classe; ma rileviamo anche un 9% di ragazzi che ha amato in particolare i professori, capaci di seguirli con pazienza e competenza”. La pedagogia dell’accoglienza è qualcosa di noto nelle nostre scuole, del resto, anche a seguito delle innumerevoli iniziative di questi mesi a favore degli alunni e delle alunne ucraine in arrivo nelle nostre classi.

Spazio anche per la musica. Il 40% è rimasto “stregato dai Maneskin, seguiti da Blanco (13%). Ma non mancano preferenze anche per Gianni Morandi (in passato papà ospitante di uno studente thailandese), Vasco Rossi e per il grande e indimenticabile Fabrizio De Andrè”.

E la cucina? “Qualsiasi, dall’arancino ai pizzoccheri, dalla pizza alla focaccia fatta in casa, l’importante, in questo virtuale viaggio virtuale gastronomico nella nostra Penisola, è che sia stato cucinato assieme alla propria famiglia ospitante”.

Transizione digitale delle scuole, due nuovi avvisi: scadenza 23 settembre

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

A fronte della chiusura degli avvisi di finanziamento in scadenza il 24 giugno scorso, il Dipartimento per la trasformazione digitale ha provveduto alla pubblicazione su PA digitale 2026 di due nuovi avvisi.

Si tratta di:

La scadenza per entrambi gli avvisi è fissata al 23 settembre 2022.

In proposito, il Ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione della documentazione e degli strumenti di assistenza funzionali a supportare le Scuole nell’adesione agli avvisi di finanziamento. Maggiori informazioni sono disponibili nella sezione “Strumenti” sulla pagina web del RTD del Ministero e delle Scuole.