ITS: riforma consegna formazione in mani privati

ITS: Cgil e Flc Cgil, riforma consegna formazione in mani privati

Roma, 12 luglio – “Una deludente riforma degli Istituti tecnici superiori consegna la formazione nelle mani dei privati”. Così il segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari e il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli commentano l’approvazione definitiva di oggi alla Camera dei deputati del disegno di legge relativo all’Istituzione del Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore.

Per i due dirigenti sindacali “la riforma approvata, caratterizzata da un ampio intervento normativo che prevede un’impegnativa fase attuativa, è deludente e in larga parte non condivisibile. La stessa adozione del termine ‘ITS Accademy’ fa chiaramente riferimento a un modello che si è sviluppato in questi anni in alcuni territori, dove gli Istituti Tecnici Superiori sono stati inquadrati come mera struttura formativa al servizio di specifiche aziende e di determinate realtà produttive forti. Siamo ben lontani dall’idea di percorsi formativi strutturalmente coerenti con le politiche di sviluppo tecnologico del Paese”.

“È evidente – sottolineano Ferrari e Sinopoli – che l’eliminazione della scuola quale soggetto di riferimento indirizza tutto il provvedimento verso un’ulteriore privatizzazione di un pezzo rilevante del sistema formativo, con la rinuncia a una complessiva dimensione nazionale. Inoltre, le risorse stanziate nella legge sono davvero scarse (poco più di 48 milioni annui)”.

“Inoltre, giudichiamo negativo il fatto che si preveda che tutto il personale docente, tecnico amministrativo e di laboratorio sia assunto con contratti di prestazione d’opera. È davvero difficile – aggiungono Ferrari e Sinopoli – ipotizzare il consolidamento di questo sistema terziario senza prevedere per lo meno la stabilità del personale tecnico e amministrativo come da noi richiesto”. “C’è così il rischio che le cospicue risorse del Pnrr, 1,5 mld fino al 2026, si trasformino in ulteriori incentivi alle imprese, e non in un’opportunità di crescita formativa e culturale delle ragazze e dei ragazzi”.

“Saremo impegnati nel corso del lungo iter attuativo affinché ci sia un reale cambio di rotta sulla formazione tecnica superiore, e allo stesso tempo vigileremo affinché le risorse vengano usate per realizzare percorsi di qualità per le giovani generazioni. Il Ministro – concludono Ferrari e Sinopoli – apra subito un confronto con le parti sociali per migliorare nella fase attuativa le criticità di una riforma importante, ma partita con il piede sbagliato”.

Una proposta per la scuola che (si) tras-forma

UNA PROPOSTA PER LA SCUOLA CHE (SI) TRAS-FORMA: DIDATTICA ATTIVA E TRAS-FORMATIVA INSIEME PER LA CREAZIONE DI SPAZI DI DEMOCRAZIA E DI INCLUSIONE

di Patrizia Malausa *

Lo sviluppo della autentica Competenza Comunicativa – scritta e orale – in lingua straniera (e non solo) attraverso la metodologia didattica/educativa attiva del Debate disciplinare in classe e nei
Tornei inter-regionali di Debate: verso un recupero del linguaggio complesso e articolato delle/nelle
Discipline per la ri-elaborazione personale critica dei contenuti disciplinari, l’‘apprendimento significativo’, la comunicazione efficace e il cambiamento democratico effettivo e duraturo.

Punto di partenza, una interessante riflessione di chi vive nella scuola e per la scuola, toccandone con mano i problemi più urgenti. Così la dott.ssa Anna Ferraris Oliverio – in un intervento del 21 giugno 2022: “…Dai contatti che ho avuto con varie scuole nel corso di questo anno scolastico… un problema che è emerso è [l’insicurezza e] la difficoltà che i ragazzi avrebbero nell’esprimere un proprio pensiero sia per iscritto che oralmente, il che spiegherebbe il terrore al momento degli esami. C’è chi attribuisce questa difficoltà all’abitudine diffusa di comunicare in forma contratta con il telefonino e chi segnala il ruolo passivizzante della tv (solo chi è in studio può parlare, lo spettatore può soltanto ascoltare). Altri l’attribuiscono alla pandemia che ha tenuto separati e chiusi in casa i ragazzi per molti mesi. Altri ancora a una strategia didattica basata sui quiz e scelte multiple precostituite che non incoraggiano l’approfondimento in più direzioni e men che meno l’espressione orale. E’ possibile che tutti questi fattori, insieme, abbiano un ruolo… Il problema è, allora, da che parte incominciare per favorire nei ragazzi la fiducia in se stessi e man mano una sempre maggiore autonomia di pensiero….”

Parliamo, allora, della necessità di una reale ‘innovazione didattica’ per dare risposta a problemi sempre più concreti e urgenti, derivanti da reali bisogni delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi: se l’esame di maturità ci aiuta a portare a galla per l’ennesima volta problematiche che hanno a che fare con la capacità di espressione, o meglio, la capacità di verbalizzare/‘tradurre in parole’ il proprio pensiero, la propria esperienza – esperienza di apprendimento, oltre che esperienza di vita -, non possiamo rimanere inerti. Soprattutto perché, come insegnanti professionisti/e, non siamo inermi:
dobbiamo solo chiederci onestamente qual è questa ‘innovazione didattica’ di cui abbiamo veramente bisogno, che consenta di innescare cambiamenti e processi ‘trasformativi’. Una
innovazione didattica che aiuti gli attori e le attrici coinvolti/e nei processi di
insegnamento/apprendimento a esaminare criticamente le proprie interpretazioni e ipotesi per formare nuovi significati in una sorta di tras-formazione prospettica che si ottiene attraverso “dilemmi disorientanti, riflessione critica, dialogo razionale e azione” – secondo la teoria dell’‘apprendimento trasformativo’ articolata da Jack Mezirow – potrebbe essere la risposta.
Ci troviamo, in effetti, di fronte a una sorta di loop (negativo) nello sviluppo della capacità comunicativa: la difficoltà a verbalizzare – ossia tradurre in parole il pensiero, e utilizzare il linguaggio scritto/orale per la comunicazione/interazione efficace – pare rendere manifesta una intrinseca difficoltà nell’organizzare il pensiero logico/razionale: tuttavia, la stessa difficoltà a verbalizzare rende difficile, se non impossibile, una puntuale e efficace organizzazione logica/razionale del pensiero, in una sorta di ‘corto circuito’ della comunicazione interpersonale che può essere molto rischioso poiché generatore di incendi, in termini di incomprensioni e conflitti. Meno si comunica, infatti, e meno si sviluppa la capacità di verbalizzazione e di comunicazione, in senso lato: meno si sviluppa la capacità di verbalizzare e comunicare, e meno il pensiero logico/razionale ben organizzato e sequenziale si struttura, sino a che a un certo non se ne sentirà più il bisogno nella disabitudine a comunicare, in una triste prospettiva di declino della democrazia.

Rinunciare a comunicare e interagire in maniera articolata in un mondo sempre più complesso è un rischio per la democrazia che non possiamo permetterci di correre: la soluzione è il recupero del linguaggio articolato e complesso attraverso metodologie didattiche innovative ‘attive’ come il Debate disciplinare, in grado di innescare cambiamenti di prospettiva nella Persona – che accetta di vivere la Complessità senza lasciarsene travolgere, ma recuperando strumenti per comprenderla e magari governarla.
L’esperienza del Debate disciplinare non è semplice, e l’utilizzo della metodologia didattica ‘attiva’ non è immediato, ma richiede formazione seria e pratica costante per portare a risultati estremamente soddisfacenti e ad una autentica ‘tras-formazione’ nel tempo: in classe, l’individuazione del problema, la riflessione critica e la discussione – inizialmente guidata e meno strutturata -, diviene processo via via sempre più regolato, e va stimolato e implementato a partire dalla costruzione di un Curricolo di disciplina che integri la metodologia del Debate come elemento fondante della pratica didattica quotidiana. La collaborazione e il supporto in rete di docenti e figure esperte è sicuramente elemento im-portante per la riuscita e l’efficacia del metodo nel Curricolo disciplinare.
Docenti esperti/e, ben formati/e, ma anche sensibili e dotati/e di una buona dose di empatia, sono consapevoli che nel momento in cui devono porre in essere un ‘atto comunicativo’, ossia quando sono chiamate/i a interagire con un/a interlocutore esterno in lingua straniera, studentesse e studenti sono normalmente preoccupati degli aspetti più formali, strutturali ed evidenti della lingua – sia scritta che parlata: intonazione e pronuncia corrette, grammatica e sintassi accurate, lessico ricco e vario, con una particolare sensibilità e passione per significanti e significati utili a ‘descrivere’ il mondo circostante nel modo migliore, più chiaro e dettagliato possibile…
Tuttavia, molto spesso ragazze e ragazzi dimenticano – o non sono pienamente consapevoli – che se una accurata preparazione nel merito degli aspetti formali e strutturali della lingua aiutano a ‘essere bravi comunicatori’, sicuramente apprezzati ed elogiati per l’eleganza e la ricchezza dell’eloquio, senza una attenta e precisa strutturazione logica-razionale del discorso – e del pensiero che lo sottende – è praticamente impossibile ‘divenire comunicatori davvero efficaci’, ossia persone in grado di interloquire in maniera realmente efficiente con l’Altro-da-sé, e di porsi in una relazione dialetticainterlocutoria concretamente convincente e soprattutto utile “nelle situazioni controverse e nelle discussioni…”.
In effetti, ‘divenire comunicatori efficaci e convincenti’, anche e soprattutto nelle situazioni controverse e nelle discussioni, non è facile nel mondo iper-complesso in cui ci ritroviamo a operare, ma è quanto di più importante l’Europa di oggi richiede alle generazioni di future Cittadine e futuri Cittadini planetari, democratici e accoglienti, attraverso il ‘Companion Volume with New Descriptors’ del Common European Framework Of Reference for Languages – declinato dalla Divisione Politiche Educative del Dipartimento dell’istruzione del Consiglio d’Europa come Programma di politica linguistica a partire dal 2018-2020: poiché se è sempre vero che “lo sviluppo delle competenze linguistiche è essenziale per l’inclusione sociale, la comprensione reciproca e lo sviluppo professionale…”, è ancor più necessario “ampliare la prospettiva dell’educazione linguistica in molti modi”, in primis attraverso una “visione dell’utente/studente/ssa come agente sociale, co-costruttore di significati nell’interazione…”.
Dobbiamo senz’altro riprendere in mano il CEFR-CV, dunque, e riaffermare l’idea del “linguaggio come veicolo” per le più molteplici opportunità e per il successo in ambito sociale, educativo e professionale: solo attraverso il recupero dell’idea stessa di “linguaggio come veicolo” si contribuisce al raggiungimento dell’obiettivo del Consiglio d’Europa di “un’istruzione inclusiva di qualità come diritto di tutti/e i/le Cittadini/e”, e solo attraverso “una educazione plurilingue coerente, trasparente ed efficace” si riuscirà infine “a promuovere la cittadinanza democratica, la coesione sociale e il dialogo interculturale”, ciò che è quanto mai attuale e necessario (CM/Rec(2008)7).
Ma come si costruiscono “significati nell’interazione” se non attraverso il recupero – nel/per l’utente/studente/ssa – del linguaggio stesso in quanto strumento complesso e articolato che, attraverso la ri-elaborazione personale e ragionata di contenuti ben definiti e di esperienze mette la persona in grado di operare a livello sociale in situazioni controverse, problematiche, eventualmente anche conflittuali?
La vera innovazione nella/per la Scuola passa, dunque, attraverso la capacità del/la docente di farsi parte attiva e consapevole, in quanto professionalmente preparata, in questo processo di recupero del linguaggio, di ri-elaborazione e trasformazione: nel favorire processi di apprendimento significativo – ossia generatore di significati – e di acquisizione attraverso tecniche e strategie didattiche-metodologiche come il Debate disciplinare, che poco hanno a che fare con le cosiddette ‘nuove tecnologie’ in senso lato, se non quando queste si facciano strumenti per la pratica ‘mirata’ della lingua, per l’allenamento ad un uso del linguaggio adatto a favorire la concreta rielaborazione delle esperienze di apprendimento per far sì che questo si integri e diventi parte della ‘Persona in divenire’, in tras-formazione. Solo attraverso la ri-elaborazione delle esperienze, con il recupero, dunque, del linguaggio, in un processo di attivazione globale e integrata di capacità, aspetti cognitivi e metacognitivi, l’apprendimento stesso diviene significativo e reale in quanto si integra all’interno della Persona producendo reale cambiamento.
Il Debate disciplinare opera in questo senso, sia che si attui in classe come metodologia operativa quotidiana integrata nel Curricolo, sia che si operi in Tornei organizzati allo scopo di fare incontrare/scontrare persone, mettendole in situazione comunicativa/interattiva di discussione controversa: l’esperienza dell’utente/studente/ssa, che si trova a operare in un ambiente in cui questo tipo di metodologia didattica-educativa attiva viene posto in essere, si traduce in un cambiamento profondo e stabile, nell’acquisizione di competenza linguistica-comunicativa e di contenuto che ha assunto finalmente significato nell’interazione problematizzante con l’Altro, con il recupero del linguaggio articolato e complesso per la/nella ri-elaborazione dell’esperienza.
Così dice Maria Claudia, studentessa di scuola secondaria di secondo grado, in merito alla pratica del Debate:
“… For me, it’s not just a simple activity I did at school, but it’s part of my life… I realized that before debating I wasn’t really living: my life was empty and senseless, and debate gave a sparking light to it. Suddenly everything, even the small and insignificant details made sense to me and it was part of a whole…
“Debate inevitably opened my life to new perspectives and to the journey of self-love and selfawareness.”
“This experience has completely ‘bouleversé’ my life for the better… I love being intuitive and having a critical-analytical mind: I believe that there’s no problem that cannot be solved, apart from death. You need to consider that a couple of years ago I was doubting my reasoning capacities as I was not trained properly. But the question is: how did I become the person I am today?
DEBATE was, and still is, the key….”
Così dice Valeria, studentessa: “…Ho trovato nel Debate un ambiente accogliente, in cui tutti hanno un ruolo e un’importanza. Siamo tutti piccole parti di una ‘enorme macchina’, e per farla funzionare bisogna che ognuno faccia la propria parte insieme agli altri: in quest’attività si parla di TEAM, si collabora con il gruppo del Debate Club, o con i membri del proprio gruppo nel contesto dei dibattiti veri e propri, ma si interagisce anche con gli avversari, e tutto ciò avviene all’insegna del più grande rispetto, ascolto attivo e empatico, e comunicazione efficace. Si rispettano e si ascoltano le opinioni degli altri e, anche quando non siamo d’accordo, con empatia e profondo rispetto cerchiamo di capirci e di comunicare per arrivare a una soluzione finale.”
“Del percorso preparatorio ho apprezzato l’apprendimento indiretto realizzato attraverso attività proposte sotto forma di ‘gioco’, che hanno permesso un approccio leggero e gradevole, permettendo tuttavia di acquisire le competenze base che sono state approfondite ed ampliate successivamente.
L’inserimento nel contesto operativo è avvenuto in maniera graduale: inizialmente abbiamo fatto debate all’interno del club, successivamente ci sono stati i debate all’interno del gruppo dei partecipanti al PCTO di Debate in lingua inglese (anche con l’assistenza del famoso esperto internazionale e coach Miha Andric) e infine ci sono stati i debates del Torneo “Debate Senza Confini” – “No-borders Debate Tournament 2020/2021” in inglese – in cui abbiamo avuto modo di confrontarci con Debaters esperti della Slovenia, della Croazia e dell’Austria… ognuno parte attiva di una discussione collettiva…”2
Vi sono scuole, come il Liceo ‘Percoto’ di Udine e altre numerose scuole convenzionate con l’Associazione di promozione sociale ‘Accademia di Argomentazione e Debate del Friuli Venezia Giulia’ – formata da docenti, dirigenti scolastici, studentesse e studenti volontari/e -, nelle quali l’esperienza del Debate disciplinare e interdisciplinare concretizza la didattica innovativa e propone scenari di collaborazione che aprono spazi di inclusione attraverso la partecipazione democratica attiva e consapevole nei tornei di Debate: docenti di disciplina, così come docenti di discipline diverse lavorano insieme in un’ottica problematizzante, anche inter/trans-disciplinare; studentesse e studenti di istituti diversi, di diversi ordini e gradi, mentre organizzano e partecipano con i/le loro insegnanti ai tornei di Debate disciplinare e interdisciplinare – anche su tematiche relative alla contemporaneità -, acquisiscono conoscenze e maturano capacità e competenze integrate, ma soprattutto creano spazi per una concreta, reale inclusione e mostrano cosa sia veramente la partecipazione democratica attiva e consapevole ottenuta attraverso l’innovazione didattica trasformativa.

* Docente di Lingua e Civiltà Inglese
Referente Debate
Liceo ‘Caterina Percoto’
Udine

1 in: https://sites.google.com/liceopercoto.edu.it/amazing-5al-21-22/our-cross-curricular-creative-pages/maria

https://sites.google.com/liceopercoto.edu.it/amazing-5al-21-22/our-cross-curricular-creative-pages/maria-claudia-b/pcto-debate-a-lifetime-experienceclaudia-b/pcto-debate-a-lifetime-experience

2 in: https://sites.google.com/liceopercoto.edu.it/amazing-5al-21-22/our-cross-curricular-creative

https://sites.google.com/liceopercoto.edu.it/amazing-5al-21-22/our-cross-curricular-creative-pages/valeria-p/pctopages/valeria-p/pcto

Bio Data

Docente di Lingua e Civiltà Inglese al Liceo Linguistico ‘Percoto’ di Udine. Laureata in Lingue e Letterature Straniere con Perfezionamenti in Didattica dell’Inglese all’Università di Udine.
Specializzata con lode in didattica di Sostegno con una tesi sull’insegnamento dell’Inglese nella Down Syndrome, ho conseguito il Master’s Degree in ‘Italiano L2 e Interculturalità’ presso l’Università di Udine.
Esperta in TIC in TESOL, ho partecipato a progetti per la promozione della didattica attiva, della metodologia CLIL e Debate in diversi ordini e gradi di scuola.
Dal 2016 approfondisco lo studio e l’applicazione del Debate come metodologia per la didattica attiva.
Nel 2019 co-fondo l’associazione di promozione sociale ‘Accademia di Argomentazione e Debate del Friuli Venezia Giulia’ con docenti e dirigenti delle scuole del Friuli Venezia Giulia e dell’Università di Udine.
Giudice esperto di Debate a livello nazionale, mi occupo di formazione docenti e coaching.
All’attivo diverse collaborazioni con INDIRE e CNR-Officina Educazione Futuri per la promozione della didattica attiva multimodale.

La scuola che vede Lodoli

La scuola che vede Lodoli

di Francesco Scoppetta

Marco Lodoli, scrittore e insegnante, è nato a Roma nel 1956. Tra i tanti libri che ha scritto vorrei ricordare “Italia” (2010), “Sorella” (2008), “I fiori” (1999), “Il vento” (1996), “I professori e altri professori” (2005), “Diario di un millennio che fugge” e “Il preside” (2020). Dal 1985 insegna in un istituto professionale nella periferia sud-est della capitale.

Lodoli è il professore che qualsiasi preside vorrebbe insegnasse nella sua scuola; tra l’altro, come la Mastrocola, non sarebbe neppure frustrato perchè oltre all’insegnamento avrebbe il riconoscimento letterario e il doppio lavoro in questo caso non sarebbe di nocumento al lavoro dentro le aule ma un suo completamento ideale (in genere il secondo lavoro per un insegnante è quello vero e l’insegnamento serve solo per arrotondare le entrate).

Di Lodoli ho riletto un articolo (Il foglio, 9/8/21) intitolato “La scuola che non vediamo” perché mi sembra oltremodo significativo. Non soltanto per la chiarezza dei pensieri e la sincerità delle intenzioni ma anche perché è stato scritto dopo lunghissima esperienza, mentre gli stava per cominciare il suo sessantesimo anno a scuola, probabilmente l’ultimo (è entrato il primo ottobre del 1962 come alunno della prima elementare).  Non mi soffermo sulla parte più letteraria dell’articolo, quando lo scrittore da par suo descrive “come sono fatti secondo lui gli insegnanti: sono strane figure di adulti-adolescenti, una concentrazione misteriosa di due età differenti della vita. Anche se hanno quarant’anni o cinquanta o sessanta, in loro permane una fragilità esistenziale, un’innocenza barcollante che li esclude dal mondo reale dell’adultità”. “La scuola è il nostro regno, fuori di lì, nel mondo reale, tra i veri adulti determinati e spesso insopportabili, non sappiamo come muoverci, cosa dire, cosa fare”. Anche per questo gli insegnanti sono spesso oppositivi e scontenti, speranzosi e delusi, dolci e amareggiati.

Quello che mi interessa di più mettere in fila sono le (testuali) osservazioni-mainstream, quelle che, sia pure in forma compìta e lineare, rappresentano il luogo-comunismo degli insegnanti italiani.

Mainstream  e luogocomunismo

a) Ho incontrato tantissimi professori capaci di una dedizione assoluta alla scuola, dei veri missionari in grado di sobbarcarsi quantità spaventose di lavoro non retribuito, ene ho conosciuti tanti altri – ma meno, molto meno – affranti, demotivati, pervasi dal sentimento grigio della sconfitta, ragazzi canuti e rassegnati.

b) Ho insegnato anche in una scuola dichiaratamente di “recupero”, uno di quei diplomifici che continuano a prosperare fuori da qualsiasi controllo. Sono situazioni delicate, dove si può cadere facilmente nella disistima di sé e degli altri.

c) In uno dei tanti tediosissimi collegi docenti, la preside illustrava dieci corsi di aggiornamento che gli insegnanti potevano scegliere per migliorare la propria didattica.

d) Una cascata di parole sul silenzio. Adolescenti prigionieri delle chiacchiere sapienti ma straniere degli insegnanti. L’insuccesso di due anni in Dad è stato proprio quello di esasperare al massimo la passività degli studenti

e) Nella scuola come altrove, ma più che altrove, è necessario ritrovare una certa semplicità didattica, cercando di accendere le curiosità degli studenti anche grazie a contenuti vivi e a strumenti efficaci.

f) In fondo l’insegnante è come il medico, deve fare il suo mestiere meglio che può e ovunque, in qualsiasi condizione, e io mi sono sempre sentito più convinto e propositivo in mezzo a ragazzi in difficoltà, è come stare più vicini al senso generale della vita.

g) La nostra scuola sembra sprofondare in un bizantinismo burocratico, in una marea crescente di carte da compilare, relazioni da stilare, crocette da apporre in cui è facile affogare. La parola terribile che aleggia tra i corridoi, le aule e la stanza del preside è “ricorso”, preceduta dalla paurosa locuzione “accesso agli atti”.

h) Le straordinarie energie degli insegnanti per lo più sepolte sotto una mole kafkiana di documenti inutili. Tutti hanno in testa solo le incombenze burocratiche. Il modello anglosassone, la vita che si prepara ad essere sostituita dal curriculum.

i) Il documento del 15 maggio, cioè quello che presenta la classe quasi pronta a sostenere l’esame di Stato è un tomo di cinquecento pagine, dove ogni riga può ritorcersi come un serpente velenoso contro chi l’ha scritta, può diventare la sua feroce condanna. Arriverà il presidente di commissione, controllerà tutto, e qualcosa non andrà bene, e poi arriveranno gli ispettori del ministero, e sarà la fine, mostrine strappate, pubblico disdoro e licenziamento: questo è l’incubo di ogni professore.

l) Forse noi sessantenni arrancheremo, ma ho fiducia nei nuovi insegnanti, che sanno come muoversi, se il giogo delle mille astratte adempienze non li schianta.

m) Nella sala insegnanti incrocio giovani colleghi e provo a domandare loro quali autori hanno inserito nel programma di quest’anno, se hanno in mente qualche film o qualche documentario da far vedere agli studenti sulla Lim, la lavagna elettronica, ma nessuno mi sta a sentire, hanno tutti in testa soltanto le incombenze burocratiche, e la spada sopra le teste vibra minacciosa al vento gelido del ricorso sempre possibile.

n) E’ il modello anglosassone, la vita che si prepara ad essere sostituita dal curriculum. Così la scuola rischia di perdere il suo valore formativo, il luogo e il tempo dove lo studente scopre, a volte in una sola ora di primavera, qualcosa di più profondo su se stesso e sull’esistenza.

o) Insisterò con i libri, anche con chi, con aria sconsolata, mi ripete: “Ancora libri professò? Ma nun l’ha capito che i libri so’ robba vecchia, che nun legge più nessuno?…”.

Starnone è stato il primo

Di insegnanti-scrittori a partire da Domenico Starnone ne abbiamo avuti molti e per non far torto a nessuno ricordo solo la Mastrocola e Lodoli. Il primo Starnone si ritrova quando Lodoli ricorda uno dei primi temi che propose: “Bisogna essere assolutamente moderni: commenta questa frase di Rimbaud”, e uno studente al primo banco, uno dei peggiori, dondolando la testa mi disse: “A professò, sta frase nun l’ha mai detta… il film l’ho visto tre volte, e cominciamo a dì che se chiama Rambo e no Rembò”.

Il primo problema della scuola e quello di fondo

Negli anni Settanta era più facile arrivare alla cattedra, oggi tanti giovani colleghi – giovani per modo di dire, hanno più di trenta, più di quarant’anni – combattono strenuamente per ottenere un punto in più in graduatoria, si sbattono tra astratti corsi di formazione e incarichi volanti per raggiungere l’agognata isola della cattedra. Molti si svegliano la mattina alle quattro a Caserta, a Napoli, a Benevento e ancora al buio prendono treni verso Roma, sbarcano a Termini, salgono su autobus e metropolitane per essere alle otto in classe. E finite le lezioni inizia il lunghissimo viaggio di ritorno verso casa, un’anabasi quotidiana che sfianca e deprime, per 1.400 euro al mese, in buona parte consumati in trasporti e panini. Questo è il primo problema della scuola, la formazione e l’immissione in ruolo di forze fresche, maggiormente in sintonia con le trasformazioni del tempo e le nuove attitudini degli studenti.

Il problema di fondo della scuola è quello di riuscire a coinvolgere maggiormente i ragazzi, che ormai vivono dentro modalità comunicative quasi ignote ai loro professori, almeno a quelli – e sono la stragrande maggioranza secondo i dati ministeriali – che navigano oltre i cinquant’anni.

La lezione frontale

Probabilmente l’insuccesso di questi due anni in Dad, certificato dalle disastrose prove Invalsi, è stato proprio quello di esasperare al massimo la passività degli studenti. E però è evidente che la scuola non può essere più una cascata di parole addosso al silenzio, che così cresce solo la noia, il disinteresse, l’apatia, e troppi ragazzi svaniscono nel nulla, abbandonano la scuola per finire chissà dove.

Per anni io ho insegnato spiegando i testi, facendo leggere pagine di autori importanti, cercando di sedurre gli allievi con il fascino delle parole, con quella teatralità un po’ istrionica che credevo indispensabile per coinvolgere e appassionare. Ora la lezione cosiddetta frontale viene considerata preistorica, retaggio di un tempo in cui chi sa spiega e chi non sa ascolta. Acustici venivano chiamati gli studenti dell’antica Grecia, poiché dovevano solo stare zitti e ascoltare. Ma ora tutto questo è impensabile, e me ne accorgo anche io quando sono costretto a rimanere seduto in silenzio per tre o quattro ore durante i collegi docenti: fiumi di parole incomprensibili, di vacue dissertazioni, di intenti velleitari mi si rovesciano addosso e soffro come un cane bloccato come tutti gli altri professori nella mia seggiolina. Aspetto solo che quella tortura finisca. E allora capisco bene la pena degli adolescenti che debbono stare zitti e buoni per l’intera mattinata, prigionieri del loro banco e delle chiacchiere sapienti ma straniere degli insegnanti.

Lodoli legislatore

Ho persino provato a dare il mio contributo alla riforma della Buona Scuola, proponendo la Carta del Docente, cinquecento euro per ogni insegnante da spendere in libri, cinema, musica, e la stessa cifra anche per i diciottenni, e suggerendo di assumere in pianta stabile insegnanti che potessero sostituire gli assenti, il cosiddetto potenziamento, invece di ricorrere a supplenti ballerini. Ma anche questa riforma non è piaciuta, contestata da chi follemente sosteneva che i presidi avrebbero potuto assegnare le cattedre a cognati e cugini.

Adesso, dopo aver destrutturato l’articolo di Lodoli e averlo riassunto per ragioni di spazio, concludo segnalando i suoi pensieri che a me (come preside sono in pensione dal 2015) appaiono quelli oggi più significativi.

La cultura non e’ una materia su cui essere interrogati 

Anche io ho sbadigliato a morte su Poliziano e Parini, quand’ero studente, ma per fortuna ho incontrato un professore, il mitico Walter Mauro, che ogni anno apriva una finestra sulla letteratura più vicina al presente. A sedici anni mi fece leggere Beckett e Ionesco, e qualcosa in me si accese in mezzo a quel turbine di parole che raccontavano l’insensatezza della vita, ma anche il viaggio emozionante del pensiero dentro a quel caos. L’anno seguente mi propose di studiare Majakovski e Esenin, fuochi d’artificio nella notte dell’adolescenza, e l’ultimo anno la nuova letteratura sudamericana, Garcia Marquez, Vargas Llosa, anche Borges, e l’immaginazione volava, si caricava di energie sconosciute, spalancava orizzonti ignoti eppure vicini alla mia confusa sensibilità. Qualcosa allora in me si è sbloccato, ho intuito che la cultura non è una materia su cui essere interrogati cercando di rubacchiare un buon voto, ma un’esperienza conoscitiva, un passo avanti verso se stessi e verso la vita, necessità e libertà, acqua che disseta e bagna nuovi giardini e vaste praterie. Ho capito che la mente di ogni ragazzo è fisiologicamente attratta dal presente, o dal passato prossimo, e che da lì poi si recupera tutto, persino gli autori nati e morti più di mille anni fa.

Finale

Ecco, a Lodoli e a tutti quelli che condividono le sue analisi, vorrei chiedere, molto semplicemente: ma vi pare possibile che nel 2022 al mitico prof. Walter Mauro la scuola italiana dia lo stesso stipendio che dà ad un altro professore che non insegna nulla? Non intendo imbarcarmi nel trito discorso sulla meritocrazia che nella scuola della repubblica italiana venne impostata così con i (ancora rimpianti) contratti sindacali unici: fatto 100 lo stipendio del preside, ai docenti vanno 80 e ai bidelli 60. Chiedo solo se i bravi insegnanti che abbiamo in Italia possiamo ancora mortificarli e se sia giusto che (a parità di condizioni) un dirigente con una scuola di prima fascia possa essere pagato 1000 euro in più (o di meno) al mese a seconda della regione in cui si trova ad operare.

Insomma, si chiede Lodoli, “alla fine cosa ho capito della scuola? In fondo poco, ma è un teatro dove è bello ripetere o inventare uno spettacolo utile e sorprendente ogni mattina. Il mondo va avanti e lentamente lo fa anche la scuola. Io continuerò a proporre letture, a recitarle come un guitto, cercando tanti spunti per far crescere le personalità dei ragazzi, la loro innata creatività”.

Ecco, la scuola-teatro che la maggioranza però chiama scuola-azienda per sommo disprezzo, al suo interno ha risorse meravigliose (qualsiasi ruolo essi svolgano). Però non è più possibile accettare l’appiattimento salariale dei todos caballeros con la scusa che non sia possibile misurare il valore di un docente. La domanda finale che vorrei porre ai Lodoli e a ciascuno di noi che ricorda i migliori insegnanti che il caso ci ha permesso di incontrare è la seguente: ma è possibile che un “mitico” professore debba essere riconosciuto in tutto il suo valore post-mortem, nei ricordi degli allievi, nel privato degli addetti ai lavori, e il pubblico, le istituzioni, l’amministrazione, neghino (come invece succede nelle imprese private) la possibilità di una carriera docente dove i migliori vengano riconosciuti e quindi, si spera, imitati oltre che rispettati?

Stipendi ai supplenti temporanei e conferma organico “Covid

Scuola, precari: il Ministero intervenga per pagare gli stipendi ai supplenti temporanei e per confermare l’organico “Covid”

Roma, 12 luglio – Tante lavoratrici e lavoratori in queste settimane ci contattano per segnalarci gravissimi ritardi nel pagamento degli stipendi per i contratti di supplenza breve e saltuaria. Questa situazione insostenibile richiede un intervento urgente al fine di liquidare al più presto gli stipendi arretrati.

Al momento, lo stato insolvenza perdura per un numero importante di contratti e questo sta producendo, come per tutto lo scorso anno scolastico, una grave disagio per i supplenti che, se non retribuiti in tempo, non solo subiscono il danno della mancata ricezione dello stipendio, ma anche quello di non poter accedere all’indennità di disoccupazione (naspi) e di conseguenza ad altre forme di sostegno al reddito come il bonus di 200 euro.

Va perciò definitivamente risolta la mancata interlocuzione con il sistema NoiPa del MEF, sia nell’interesse dei lavoratori, che per una piena e soddisfacente funzionalità dell’amministrazione stessa.

Inoltre, a questa data nulla si sa delle sorti dei circa 70.000 precari sui cosiddetti posti “Covid” licenziati al termine delle lezioni, sui quali è calata un’inspiegabile cappa di silenzio mentre sappiamo che la scuola, adesso come non mai, avrebbe bisogno di essere rafforzata soprattutto nel numero di docenti, educatori ed Ata che vi lavorano per continuare a garantire le norme di sicurezza di contrasto al Covid.

Il contagio da Covid (purtroppo in ripresa) e l’accoglienza doverosa dei bambini in età scolare provenienti da scenari di guerra, costringerà le scuole anche per il prossimo anno scolastico ad un carico di lavoro gravoso. Il Ministero non sembra preoccuparsene anzi, quasi avverte una sorta di fastidio rispetto alle ripetute richieste avanzate dal sindacato di aprire un confronto per condividere tempi e modalità sulle misure da mettere subito in campo per dare serenità alle scuole e alle famiglie in previsione della ripresa delle lezioni.

CCNI mobilità a rischio. Cisl Scuola ironizza: “Chi ha vinto il ricorso si augura però che i movimenti non vengano annullati”

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Al comunicato della Flc-Cgil sull’accoglimento del ricorso per comportamento antisindacale del Ministero in occasione della firma del CCNI sulla mobilità, la Cisl Scuola ribatte con una nota ironica, forse persino un po’ sarcastica.
La Flc-Cgil, infatti, nel proprio comunicato ha subito chiarito che, comunque, i movimenti già disposti non verranno né annullati né modificati.

Replica Ivana Barbacci, segretaria generale di Cisl Scuola“Non capita molto spesso che chi vince un ricorso abbia come prima preoccupazione quella che la sua ‘vittoria’ non produca effetti. E invece è quello che sta succedendo, ora che il giudice del lavoro ha accolto il ricorso contro il contratto sulla mobilità: chi lo aveva impugnato, si affretta a precisare che i movimenti disposti non saranno annullati”.
Sarcasmo a parte Cisl Scuola fa osservare che sulla base del CCNI impugnato dalla Flc e dalla Uil-Scuola, ci sono stati ben 15mila trasferimenti di altrettanti docenti che, senza quel contratto non avrebbero nemmeno potuto presentare la domanda.
“Grazie all’intesa firmata dalla CISL Scuola – sottolinea Barbacci – quei docenti sono riusciti a ricongiungersi, o almeno avvicinarsi, alle proprie famiglie. Quindicimila movimenti che senza contratto non ci sarebbero stati, mentre non c’è una sola persona cui sia stato impedito di trasferirsi a causa di quel contratto, che dunque ha prodotto solo benefici e nessun danno. Non è un dettaglio di poco conto”.

Conclude la segretaria generale: “Darebbe prova di grande disonestà intellettuale, oggi come ieri, chi insistesse ad addebitare al contratto l’imposizione di vincoli che scaturiscono invece tutti da precise disposizioni di legge e che il contratto è riuscito ad attenuare. D’altronde prosegue sempre il nostro impegno per recuperare quanto più possibile alla contrattazione, nel negoziato sul rinnovo del CCNL, i temi della mobilità: resta il fatto che col contratto integrativo contestato abbiamo seguito l’unica via percorribile per evitare che l’Amministrazione, agendo in modo unilaterale, applicasse semplicemente e rigidamente i vincoli previsti dalle leggi”.

Indire: ecco la nuova piattaforma europea per gli insegnanti. Più opportunità per i progetti Erasmus+ ed eTwinning

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Uno strumento che riunisce e gradualmente sostituisce le precedenti piattaforme eTwinning e School Education Gateway, con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo professionale delle persone che lavorano nell’istruzione scolastica e nell’ambito della formazione. È nata ed è online la nuova Piattaforma europea per l’istruzione scolastica della Commissione europea. Per i docenti la possibilità di conoscere le opportunità europee rivolte al mondo della scuola attraverso la promozione di un senso di comunità e di collaborazione tra i professionisti del settore. Una piattaforma che si rivolge principalmente agli utenti eTwinning, ovvero la più grande community online per l’innovazione nella didattica in Europa, con oltre 1 milione di insegnanti registrati in 43 Paesi.

È possibile accedere alla piattaforma tramite EU Login, il servizio di autenticazione digitale della Commissione europea, tramite un unico indirizzo di posta elettronica e un’unica password. Tra le risorse a disposizione nella piattaforma si trovano articoli, materiali didattici, attività da svolgere in classe e strumenti per la ricerca di scuole partner, finalizzata a sviluppare progetti europei Erasmus+ ed eTwinning.

Reclutamento e formazione dei docenti, il decreto non piace. Ma ormai neppure il presidente della Repubblica può modificarlo

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Il decreto legge 36 già convertito dal Parlamento è ormai legge dello Stato a tutti gli effetti, ma le critiche che sta raccogliendo sono molteplici e arrivano da ogni parte.
Le norme più di altre “sotto accusa” sono quelle che riguardano la formazione in servizio che la legge definisce obbligatoria e incentivata.
Ma anche le nuove regole sul reclutamento non piacciono perché molti docenti si aspettavano che la legge consentisse immissioni in ruolo più generalizzate.
Insomma, in tanti avrebbero voluto un provvedimento-sanatoria per contrastare il fenomeno del precariato che coinvolge ormai non meno di 2-300mila insegnanti, soprattutto di scuola secondaria.

Molti gli appelli per evitare l’approvazione della legge

Ancora fino a poche ore prima del voto finale alla Camera, gli appelli di associazioni, movimenti e sindacati per evitare la conversione in legge si sono susseguiti, ma senza risultato.
Adesso – a distanza di qualche giorno – stanno arrivando appelli rivolti anche al presidente Mattarella.
Al Capo dello Stato si chiede – in virtù del suo ruolo di garante della Costituzione – di cancellare le disposizioni del decreto 36 “che intervengono impropriamente e in spregio dell’articolo 33 della Costituzione sul reclutamento e la formazione degli insegnanti”, come scrive per esempio il Gruppo La nostra scuola – Associazione Agorà 33.

Le prerogative del Presidente della Repubblica

Ma è davvero possibile che il Presidente decida di “cancellare” una legge (o parte di essa) già approvata dal Parlamento ?
Stando alla Costituzione, la risposta è assolutamente negativa: il Presidente della Repubblica non solo non può eliminare da una legge dello Stato una o più disposizioni ma neppure può rifiutarsi di firmare una legge prima della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. O meglio: può farlo, ma una volta sola rimandando il provvedimento alle Camera; tuttavia se il Parlamento decidesse di approvare il provvedimento nella stessa identica forma il Presidente non avrebbe altra scelta che firmare il testo; se non lo facesse potrebbe essere messo sotto inchiesta per “attentato alla Costituzione”.
Ma, evidentemente, chi rivolge tali richieste al Capo dello Stato conosce poco e male la nostra Costituzione e non sa che la nostra non è una repubblica presidenziale.
Ovviamente tutto questo non esclude che, richiamandosi all’inalienabile diritto di espressione, qualsiasi cittadino  si possa rivolgere al Presidente della Repubblica o ad un altro organo dello Stato per chiedere ciò che ritiene più opportuno.

Spese di istruzione, contributi volontari ed erogazioni liberali: cosa si può detrarre?

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Con circolare n. 24 del 7 luglio 2022, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato una raccolta dei principali documenti di prassi relativi alle spese che danno diritto a deduzioni dal reddito, detrazioni d’imposta, crediti d’imposta e altri elementi rilevanti per la compilazione della dichiarazione dei redditi delle persone fisiche e per l’apposizione del visto di conformità per l’anno d’imposta 2021.

Tra le spese che è possibile portare in detrazione, vengono elencate le spese di istruzione, i contributi volontari e le erogazioni liberali.

LA CIRCOLARE

Spese per istruzione diverse da quelle universitarie

Vanno indicate nel modello di dichiarazione al Rigo E8/E10 con il codice 12.

Sono detraibili nella misura del 19% le spese di istruzione per la frequenza di scuole, sia paritarie private e degli enti locali, dell’infanzia, primarie e scuole secondarie di primo e secondo grado.

La detrazione spetta anche in caso di iscrizione ai corsi istituiti presso i Conservatori di Musica e gli Istituti musicali pareggiati.

Tra le spese ammesse alla detrazione rientrano, in quanto connesse alla frequenza scolastica, le tasse (a titolo di iscrizione e di frequenza) e i contributi obbligatori.

Vi rientrano, inoltre, in quanto connesse alla frequenza scolastica, i contributi volontari e le erogazioni liberali deliberati dagli istituti scolastici o dai loro organi e sostenuti per la frequenza scolastica. Tali contributi ed erogazioni, anche se versati volontariamente, in quanto deliberati dagli istituti scolastici, non rientrano tra quelli che costituiscono erogazioni liberali finalizzati all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica e all’ampliamento dell’offerta formativa che danno diritto alla detrazione ai sensi dell’art. 15, comma 1, lett. i-octies), del TUIR.

Si tratta, ad esempio, delle spese per:

  • la mensa scolastica e per i servizi scolastici integrativi, quali l’assistenza al pasto e il pre e post scuola;
  • le gite scolastiche, per l’assicurazione della scuola e ogni altro contributo scolastico finalizzato all’ampliamento dell’offerta formativa deliberato dagli organi d’istituto (corsi di lingua, teatro, ecc., svolti anche al di fuori dell’orario scolastico e senza obbligo di frequenza).

Rientrano tra le spese ammesse alla detrazione anche quelle sostenute per il servizio di trasporto scolastico, anche se reso per il tramite del comune o di altri soggetti terzi rispetto alla scuola e anche se non è stato deliberato dagli organi d’istituto.

La detrazione non spetta per le spese relative all’acquisto di materiale di cancelleria e di testi scolastici per la scuola secondaria di primo e secondo grado.

La detrazione per le spese di frequenza sopra indicate è calcolata su un importo massimo di euro 800 per l’anno 2021 per alunno o studente, da ripartire tra gli aventi diritto. E spetta a condizione che l’onere sia sostenuto con versamento bancario o postale ovvero mediante altri sistemi di pagamento “tracciabili”.

Per il riconoscimento dell’onere, il contribuente deve esibire e conservare le ricevute o quietanze di pagamento recanti gli importi sostenuti nel corso del 2021 per le spese di istruzione diverse da quelle universitarie, nonché per la mensa scolastica, i servizi scolastici integrativi e il servizio di trasporto scolastico. La ricevuta del bollettino postale o del bonifico bancario intestata al soggetto destinatario del pagamento – sia esso la scuola, il comune o altro fornitore del servizio – deve riportare nella causale l’indicazione del servizio mensa, del servizio scolastico integrativo o del servizio di trasporto scolastico, la scuola di frequenza e il nome e cognome dell’alunno.

La spesa può inoltre essere documentata mediante attestazione, rilasciata dal soggetto che ha ricevuto il pagamento o dalla scuola, che certifichi l’ammontare della spesa sostenuta nell’anno e i dati dell’alunno o studente e l’utilizzo di sistemi di pagamento “tracciabili”. La tracciabilità dell’onere può anche essere attestata mediante l’annotazione in fattura, ricevuta fiscale o documento commerciale da parte del percettore delle somme che cede il bene o effettua la prestazione di servizio. L’attestazione e la relativa istanza sono esenti dall’imposta di bollo, purché indichino l’uso per il quale sono destinati. Non è possibile invece integrare il documento relativo alle spese sostenute per la mensa scolastica e per il servizio di trasporto scolastico con i dati mancanti relativi all’alunno o alla scuola.

Erogazioni liberali a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado

Si devono indicare nel modello di dichiarazione al Rigo E8/E10, con il codice 31.

Anche in questo caso, spetta una detrazione del 19%, per le erogazioni liberali non deliberate dagli organi scolastici e finalizzate all’innovazione tecnologica, all’edilizia scolastica e universitaria nonché all’ampliamento dell’offerta formativa. La detrazione è calcolata sull’intero importo erogato, e non è cumulabile con quella prevista dall’art. 15, comma 1, lett. e-bis), del TUIR per le spese di frequenza scolastica e con il credito d’imposta School bonus.

Dall’anno d’imposta 2020 la detrazione dall’imposta lorda per le erogazioni liberali a favore degli istituti scolastici di ogni ordine e grado spetta per intero ai titolari di reddito complessivo fino ad euro 120.000; in caso di superamento del predetto limite, la detrazione decresce fino ad azzerarsi al raggiungimento di un reddito complessivo pari ad euro 240.000.

L’erogazione deve essere effettuata tramite versamento bancario o postale, carte di debito, carte di credito, carte prepagate, assegni bancari e circolari. La detrazione non spetta per le erogazioni effettuate in contanti.

Questi i documenti da conservare:

  • Ricevuta del versamento bancario o postale da cui risulti anche il beneficiario
  • In caso di pagamento con carta di credito, carta di debito o carta prepagata, estratto conto della banca o della società che gestisce tali carte da cui risulti anche il beneficiario
  • Nel caso di pagamento con assegno bancario o circolare ovvero nell’ipotesi in cui dalla ricevuta del pagamento effettuato con le modalità in precedenza definite non sia possibile individuare uno degli elementi richiesti, ricevuta rilasciata dal beneficiario dalla quale risulti anche il donante e la modalità di pagamento utilizzata.
    Dalle ricevute deve risultare il carattere di liberalità del pagamento.

GAE e GPS, entro quando sciogliere le riserve e confermare i servizi? Tutte le scadenze

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Mentre gli uffici scolastici provinciali stanno lavorando per mettere a punto la pubblicazione delle Gps che sono previste entro e non oltre la fine del mese di luglio, restano aperte le funzioni POLIS per lo scioglimento della riserva ai fini dell’inclusione a pieno titolo negli elenchi del sostegno delle Graduatorie ad Esaurimento e per la conferma dei titoli di servizio ai fini dell’inclusione a pieno titolo nella II fascia delle GPS relative ai posti di sostegno o ai fini della valutabilità in altra graduatoria. Così come sono disponibili le funzioni di scioglimento della riserva, ai fini dell’inclusione a pieno titolo nelle GPS di I fascia.

Tutte le scadenze sono contenute nella nota 24978 del 30 giugno 2022. Le riepiloghiamo di seguito.

 

Tempistica

  • Fino al 15 luglio 2022 (h. 23,59) sono aperte le funzioni telematiche per la presentazione delle istanze di conferma dei titoli di servizio maturati nel corrente anno scolastico, in quanto effettivamente svolti, ai fini dell’inclusione a pieno titolo nella II fascia delle GPS relative ai posti di sostegno o ai fini della valutabilità in altra graduatoria.
  • Fino al 16 luglio 2022 (h. 14,00) sono disponibili le funzioni telematiche per la presentazione delle istanze di scioglimento della riserva ai fini dell’inclusione a pieno titolo negli elenchi del sostegno delle Graduatorie ad Esaurimento, a seguito del conseguimento, entro la data del 15 luglio 2022, del relativo titolo di specializzazione.
  • Fino al 21 luglio 2022 (h. 23,59) sono aperte le funzioni telematiche per la presentazione delle istanze di scioglimento della riserva, ai fini dell’inclusione a pieno titolo nelle GPS di I fascia, relative ai posti comuni e di sostegno, a seguito del conseguimento, entro la data del 20 luglio 2022, del titolo di abilitazione e/o di specializzazione sul sostegno.

Modalità di presentazione

Le istanze dovranno essere presentate esclusivamente in modalità telematica accedento al seguente link: https://www.istruzione.it/polis/Istanzeonline.htm.

Per accedere alla compilazione dell’istanza occorre essere in possesso delle credenziali del Sistema Pubblico di identità digitale (SPID) o di quelle della Carta di Identità Elettronica (CIE), o, in alternativa, di un’utenza valida per l’accesso ai servizi presenti nell’area riservata del Ministero con l’abilitazione specifica al servizio “Istanze on Line (POLIS)”.

Avviso 12 luglio 2022, AOOGABMI 60080

Ministero dell’Istruzione
Ufficio di Gabinetto

AVVISO

OGGETTO: Avviso pubblico per la selezione di n. 6 esperti ai sensi dell’articolo 47 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, convertito con modificazioni dalla legge 29 giugno 2022, n. 79, da assegnare all’Ufficio di Gabinetto del Ministro dell’istruzione per le esigenze connesse all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU.