Federazione Alzheimer Italia, appello alle istituzioni

Federazione Alzheimer Italia, appello alle istituzioni: “Intervenire per arginare l’emergenza”
Redattore Sociale del 01/09/2022

In Italia attualmente vivono oltre 1.480.000 persone con demenza. Si stima che entro il 2050 le persone con demenza saranno oltre 2.300.000. Numeri che rispecchiano la tendenza globale: in tutto il mondo sono 55 milioni le persone con demenza, destinate a diventare 139 milioni entro il 2050

ROMA. In occasione dell’avvio dell’XI Mese Mondiale Alzheimer, la Federazione Alzheimer Italia si fa portavoce in Italia dell’appello che il suo partner internazionale Alzheimer’s Disease International (ADI) lancia a governi e organismi di sanità pubblica, oltre che all’Organizzazione Mondiale della Sanità, affinché si attivino tempestivamente per “mettere in atto le misure necessarie a garantire il corretto supporto post-diagnostico a tutte le persone con demenza, in particolare alla luce dei nuovi dati con le stime di diffusione della malattia”.
I dati. Una ricerca dell’Institute of Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington pubblicata sulla rivista Lancet, infatti, stima che in Italia ci siano attualmente 1.487.368 persone con demenza: un numero destinato ad aumentare del 56% entro il 2050, quando le persone con demenza saranno 2.316.951. Si tratta di cifre molto preoccupanti che comunque, secondo gli esperti, sottovalutano la vera portata del problema.
Il mese mondiale dell’Alzheimer è una campagna annuale di sensibilizzazione che ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza e combattere lo stigma che ancora colpisce le persone con demenza e i loro familiari. Il tema guida di questo XI° Mese Mondiale Alzheimer è “Conosci la demenza, conosci l’Alzheimer” e mette l’accento sull’importanza di diffondere la conoscenza della malattia, con particolare attenzione al trattamento post-diagnostico e al supporto per coloro che vivono con la demenza.
“L’Italia è stata uno dei primi paesi ad avere un Piano nazionale sulle demenze, che ha però ricevuto i primi fondi soltanto nel 2021 – dichiara Gabriella Porro, presidente di Federazione Alzheimer Italia -. È stata anche definita la ripartizione di questi fondi tra le Regioni, ma tutto questo non basta: ancora oggi in Italia assistiamo a grandi disparità tra Regioni per quanto riguarda i servizi offerti. È importante che la politica ne prenda atto: è necessario accelerare i lavori per la creazione dei piani demenza regionali e rendere questi piani sostenibili attraverso un potenziamento dei finanziamenti destinati al Piano nazionale demenze, purtroppo ancora insufficienti. Solo così si potranno garantire a tutte le persone con demenza pari diritti e opportunità di accedere a servizi di assistenza e supporto post diagnostico”.
“Nel 2017, con il Piano Globale di Azione sulla Lotta alla Demenza, tutti i 194 Stati membri dell’OMS si sono impegnati ad attuare misure per raggiungere precisi obiettivi nell’ambito della riduzione del rischio, della diagnosi e assistenza, ricerca e supporto a familiari e caregiver. Tuttavia, finora solo 39 Stati hanno mantenuto la loro promessa – sottolinea Paola Barbarino, amministratore delegato di ADI -. I dati e le previsioni sono ormai inequivocabili e i governi si trovano ora di fronte a due possibili scelte: agire rispettando l’impegno preso o affrontare una delle più grandi crisi di salute pubblica del nostro tempo”.
Per celebrare questo XI Mese Mondiale, lunedì 19 settembre, presso l’Istituto dei Ciechi di Milano e in contemporanea diretta streaming su Facebook, Federazione Alzheimer Italia organizza insieme ad Associazione Alzheimer Milano il convegno gratuito a carattere divulgativo “Lotta allo stigma, qualità della vita: la strada per l’inclusione delle persone con demenza, giovani e anziane”. L’incontro è l’occasione per fare il punto su nuovi servizi, politiche e strumenti avviati in Italia per migliorare l’assistenza alle persone con demenza, grazie alla partecipazione di alcuni professionisti che porteranno il loro contributo in campo sociale, medico e scientifico. Interverranno Stefano Govoni, ordinario di Farmacologia Università degli Studi di Pavia; Paola Galetti, geriatra dell’Istituto dei Ciechi di Milano; Antonio Guaita, geriatra e direttore della Fondazione Golgi Cenci di Abbiategrasso; Cristiano Gori, coordinatore del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”; per la Federazione Alzheimer Italia la presidente Gabriella Salvini Porro, il segretario generale Mario Possenti, la psicologa e psicoterapeuta Mariarosaria Liscio e la terapista occupazionale Bianca Petrucci. 

Disabilità uditive. In Gazzetta Ufficiale il decreto sul Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia

Disabilità uditive. In Gazzetta Ufficiale il decreto sul Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia     
Disabili.com del 01/09/2022

Il fondo per il finanziamento di attività legate alle disabilità uditive ammonta a un totale di 8milioni di euro.

E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 17 agosto il decreto con i criteri i criteri e le modalità per l’utilizzazione delle risorse del Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia.

Il fondo è quello previsto dall’art. 1, comma 456, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, conformemente alle finalità individuate dall’art. 34-ter del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, recante «Misure per il riconoscimento della lingua dei segni italiana e l’inclusione delle persone con disabilita’ uditiva». 

Le risorse assegnate al Fondo ammontano a 8 milioni di Euro per l’anno 2021, così suddivise: 
a) 4 milioni di euro al Fondo per il finanziamento ordinario delle università statali e dei consorzi interuniversitari, per l’attivazione dei percorsi formativi per l’accesso alle professioni di interprete in Lingua dei segni italiana (LIS) e in Lingua dei segni italiana tattile (LIST); 
b) 500.000 euro alla promozione di campagne di comunicazione da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri, al fine di favorire i processi di inclusione sociale delle persone sorde e con ipoacusia, con protesi acustiche o impianto cocleare; 
c) 3,5 milioni di euro alla promozione di progetti di informazione sulla sordità o ipoacusia neonatale o neurodegenerativa, di progetti per la conoscenza la promozione della cultura della comunità sorda in Italia, di progetti sperimentali per l’analisi e la conservazione della Lingua dei segni italiana (LIS) e in Lingua dei segni italiana tattile (LIST) e per la diffusione dei servizi di interpretariato in Lingua dei segni italiana (LIS) e in Lingua dei segni italiana tattile (LIST) con particolare riguardo: 
– alla promozione della conoscenza e delle competenze nell’uso della Lingua dei segni italiana (LIS) e in Lingua dei segni italiana tattile (LIST); 
– alla diffusione di servizi di interpretariato per l’accesso ai servizi pubblici, compresi quelli di emergenza; 
– all’uso di ogni altra tecnologia finalizzata all’abbattimento delle barriere all’informazione o alla comunicazione delle persone sorde o con ipoacusia, con protesi acustiche o impianti cocleari. 

Le risorse verranno destinate a finanziare progetti individuati mediante avvisi pubblici, ai quali potranno partecipare pubbliche amministrazioni, enti pubblici, regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano, anche in forma associativa, tra loro e con gli enti del terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117 maggiormente rappresentativi delle categorie beneficiarie, con associazioni   rappresentative   delle persone sorde, e con istituti di studio e ricerca pubblici ovvero tramite accordi di collaborazione ai sensi dell’art. 15 della legge 7 agosto 1990, n. 241.

Avvio anno scolastico

Avvio anno scolastico, Gilda:Si torna tra i banchi con le cattedre vuote

Di Meglio: “Stop burocrazia, aumento stipendi e lotta al precariato”

Mentre la politica è concentrata sull’appuntamento elettorale, nella maggior parte delle scuole si lavora nel caos più totale. Il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, lancia l’allarme: “Il quarto anno scolastico dell’era Covid si apre con gli stessi problemi di sempre e le con proposte ripetutamente inascoltate: il fenomeno del precariato è sempre fuori controllo, con difficoltà enormi, soprattutto al Nord, nel reperire i docenti necessari; stipendi ai minimi storici, con un tasso di inflazione galoppante che renderà le buste paga ancora più leggere; incombenze burocratiche che sottraggono tempo prezioso all’attività didattica, unico vero compito che gli insegnanti dovrebbero essere chiamati ad assolvere; classi sovraffollate e strutture fatiscenti, soprattutto al Sud”. Questioni ataviche a cui si aggiungono quelle più recenti, con l’ormai totale abbandono dei protocolli di sicurezza anti Covid, in merito ai quali il ministero non ha mai rispettato gli impegni assunti con i sindacati, e il rinnovo del contratto nazionale le cui trattative si sono arenate a causa della totale mancanza di risorse sufficienti a garantire aumenti retributivi dignitosi.

Sul ricorso alla didattica a distanza per contrastare il caro energia, Di Meglio afferma: “La dad è stata già messa da parte dal Governo. Per quanto possibile, vanno adottate misure di risparmio energetico ma devono riguardare non soltanto le scuole ma tutti gli edifici pubblici. Va poi considerato che, considerate le condizioni climatiche diverse da regione a regione, decisioni di questo genere devono essere lasciate alle autorità locali”.

“Anche quest’anno le lezioni inizieranno all’insegna di molte cattedre scoperte – continua Rino Di Meglio – e con un numero altissimo di precari. Inoltre, per alcune classi di concorso le graduatorie sono esaurite e trovare i docenti è un’impresa ardua. E i recenti interventi legislativi non hanno dato alcuna garanzia di miglioramento della situazione”.

“Ci auguriamo – prosegue Di Meglio – che si mettano in soffitta proclami e visioni ideologiche e che la politica inizi a comprendere che è prioritario e urgente liberare gli insegnanti dal peso della burocrazia, perché il buon senso richiede che obiettivo comune sia dedicare tutte le energie possibili agli alunni”.

Riferendosi, poi, al contratto, il coordinatore nazionale della Gilda chiede un intervento straordinario che riporti subito le retribuzioni del comparto scuola alla pari con gli altri dipendenti pubblici “con i quali – ricorda – scontiamo una forbice di 350 euro lordi mensili. Un divario non più tollerabile e che – conclude il leader della Gilda – riteniamo sia un passo da compiere doverosamente prima di pensare a un’equiparazione con i colleghi europei”.

In questo contesto, già molto complicato, proseguono i problemi sul fronte concorsi. Ancora in questi giorni si sono registrati errori nei quesiti formulati dalla commissione nazionale preposta, ciò significa che i risultati delle prove vanno riconsiderati, quindi le nomine in ruolo non sono affatto certe.

Docente esperto: il decreto va avanti, modifiche impossibili

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Prosegue al Senato l’esame del DL 115 che, come è noto, all’articolo 38 contiene le norme relative alla istituzione della figura del “docente esperto”.
Nel pomeriggio di mercoledì 31 agosto le Commissioni riunite Finanze e Bilancio hanno iniziato ad entrare un po’ nel merito del provvedimento ma si sono soffermate quasi esclusivamente sulle disposizioni a carattere più strettamente economico (super-bonus, caro bollette e così via).

Da segnalare che nella sua relazione introduttiva il senatore del M5S Daniele Pesco ha sottolineato che la questione del docente esperto va approfondita bene sotto il profilo della copertura finanziaria.
Il DL 36, infatti, prevedeva il riconoscimento di un elemento retributivo una tantum per i docenti che parteciperanno alle attività formative “incentivate”, mentre adesso l’articolo 38 del DL 115 prevede il riconoscimento della qualifica di “docente esperto”  con un relativo incremento stipendiale stabile.
QuesQ Questa “novità” introduce quindi un onere finanziaria stabile per la Pubblica Amministrazione e questo – ha fatto sottintendere Pesco – impone che si fissi in qualche modo un tetto di spesa (proprio per questo il numero dei docenti esperti non può superare le 8mila unità all’anno).
Ed è uno dei motivi per cui potrebbe diventare complicato, e forse impossibile, riconoscere la qualificata a un numero maggiore o comunque “imprecisato” di docenti.

Quanto alla possibilità che l’articolo 38 venga abrogato del tutto ci sono molti dubbi. Intanto questa soluzione non sarebbe condivisa dal Governo.
E lo stesso senatore dem Daniele Manca ha evidenziato che, tenuto conto della ristrettezza dei tempi, sarebbe bene limitarsi ai soli emendamenti condivisi da tutte le forze politiche.
Ad ogni modo, fino a questo momento l’unico emendamento soppressivo dell’articolo 38 di cui si ha notizia ufficiale è quello presentato dalla senatrice Loredana De Petris (LeU). Nel corso della seduta di oggi, però, all’annuncio di De Petris non ha fatto seguito nessun intervento di altri senatori.
Nella giornata di giovedì e venerdì non sono in programma ulteriori sedute delle Commissioni che dovrebbero però incontrarsi nuovamente nella mattinata del 6 settembre, poche ore prima dell’avvio dei lavori in aula.

Va detto che in queste ore le Commissioni hanno anche acquisito proposte e osservazioni di altri soggetti.
In un proprio documento, la Cgil ha chiesto lo stralcio dell’articolo 38 osservando che le disposizioni in esso contenute “rappresentano una grave invasione di campo su materie quali la formazione in servizio e la valorizzazione professionale dei docenti, che dovrebbero essere demandate alla contrattazione di settore e alla autonomia professionale dei docenti e non essere definite e finanziate con un decreto”.
Quello previsto dall’articolo 38 sarebbe, secondo la Cgil, “un meccanismo estremamente selettivo, ingiusto e divisivo della categoria, che sottrae risorse che invece andrebbero destinate al rinnovo del CCNL (scaduto da più di tre anni) e alla valorizzazione complessiva di tutto il corpo docente (tra i meno pagati a livello europeo)”.

Docente esperto va abrogato, ecco l’Emendamento zero. Pd e FdI sposano la stessa linea

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Stop al docente esperto. E’ quanto sostiene la proposta della capogruppo di Liberi e Uniti Loredana De Petris nel suo “Emendamento zero”. Una linea su cui convergono Fratelli d’Italia e Partito Democratico, come si è registrato nella seduta delle commissioni Bilancio e Finanze del Senato per l’esame del Dl aiuti bis.

Ma anche altre forze politiche sembrano andare nella stessa direzione. Per il Movimento 5 Stelle la norma non valorizza equamente il merito e anche la Lega ha espresso perplessità. Da qui la richiesta dell’abrogazione.

Un paradosso che a dare lo stop al docente esperto sia stata la commissione Bilancio e Finanze e non quella Cultura e Istruzione.

La Scuola entra nella campagna elettorale

La Scuola entra nella campagna elettorale

FRANCO BUCCINO

(REPUBBLICA ed. Napoli 1 settembre 2022)

In queste settimane si dedicava, tradizionalmente, molto spazio alla scuola e agli immancabili problemi sempre connessi all’avvio di un nuovo anno scolastico. Quest’anno no, per via della breve, ma intensa, campagna elettorale. Che però, ovviamente, “ingloba” tutto, e quindi anche formazione, istruzione, scuola.

Sul tema ha esordito Letta. In una maniera un po’ incauta ha tirato in ballo gli stipendi degli insegnanti da portare a livello europeo (Sono in buona fede i politici quando lo dicono, ma poi trovano sempre altre urgenze…). Subito dopo ha fatto bene a porre la questione dell’obbligo scolastico a diciott’anni.

Non mi stupisce la prima reazione, di tipo trasversale, di chi si spaventa all’idea di stare più tempo a scuola. Evidentemente molti non ci sono stati o non ci stanno bene: disagio, verrebbe da dire, altro che questioni ideologiche.

In realtà la questione è molto complessa. Intanto fa discutere l’inizio e la fine dell’obbligo. 

Se la scuola dell’infanzia, dai tre ai cinque anni, deve essere “materna”, allora è un surrogato e andrebbe accuratamente evitata. Ma se pensiamo alla qualità e quantità di apprendimenti, all’acquisizione di strumenti per capire e muoversi nel mondo che li circonda, in questa breve fascia d’età, allora la scuola dell’infanzia è la più obbligatoria di tutte. Avere insegnanti laureati, con una laurea specifica, è una bella cosa: altro che insegnanti con solo due anni di scuola superiore. Come avveniva non tanti anni fa e come avviene purtroppo ancora in tanti “asili”. Per amore di verità, bisogna anche dire che a chi è responsabile di formazione interessa la fascia d’età 0-6, tout court! Non perché ci debba essere un obbligo 0-3, ma il diritto dei genitori a lavorare, sì. Il diritto dei bambini, fin dai primi anni, a essere ben seguiti, sì. Da genitori o esterni alla cerchia familiare. In entrambi i casi da persone preparate a svolgere una funzione così delicata. Il ruolo dei genitori rimane fondamentale almeno fino alla maggiore età dei loro figli, e questo vale per tutti i genitori, a prescindere dalle ore che dedicano a loro, e dalle ore in cui li affidano alla scuola!  

Dire poi che l’obbligo termina a diciott’anni, con la maggiore età, è una bella cosa, ma non è vero. Perché oggi in Italia ci si diploma ancora a diciannove anni. Ciò significa dover rivedere i cicli scolastici, così come sono strutturati nel nostro paese. L’operazione non è per niente semplice, ma va affrontata con decisione. Evitando quello che successe ai tempi del ministro Berlinguer, e cioè che per le resistenze della categoria degli insegnanti e degli apparati ministeriali si bloccò il riordino dei cicli. E bisogna anche chiarire, a scanso di equivoci e facili speculazioni, che l’obbligo fino a diciott’anni può essere anche formativo, volendo intendere che non è solo scolastico, ma che può essere assolto anche all’interno della formazione professionale. Laddove esiste un sistema regionale professionale!

Ma il tema dell’obbligo scolastico, e del suo innalzamento, in campagna elettorale impone una serie di considerazioni di natura più politica. In tanti abbiamo raggiunto, anche in assenza di obbligo, diplomi e lauree. Per appartenenza sociale, per volontà dei nostri genitori, per il nostro impegno. In tanti non hanno raggiunto i nostri traguardi. Sono rimasti indietro, li abbiamo persi di vista, sono scomparsi. Da scuola. Certo per responsabilità delle loro famiglie, del loro ambiente sociale, delle loro difficoltà economiche, anche per colpa loro. Ma soprattutto per colpa della scuola, che aveva e ha il compito di portarli al diploma e magari alla laurea. Forse l’obbligo riguarda più la scuola, e chi la organizza, la riforma, la dota delle risorse necessarie, che non il singolo ragazzo. E forse neanche la sua famiglia.

E noi siamo disposti a vedere il livello della scuola che “si abbassa”? com’è successo nel 1962 con la scuola media unica. Siamo disposti a far convivere i nostri figli in classe con tutti, proprio tutti? Disabili compresi? Com’è successo dal 1977 con la legge 517. Due esempi che purtroppo per molti hanno significato il “decadimento” della scuola. Allora c’è bisogno di un salto culturale tra i cittadini. C’è bisogno soprattutto che la maggioranza di noi non approvi l’ideologia di quei pochi che, non potendo far parte dell’élite che sceglie istruzione, sanità, eccellenti e private, cerca comunque di portare nel pubblico selezione ed emarginazioni. 

Chi si candida a governare, è disposto a sostenere l’innalzamento dell’obbligo, che poi vuol dire istruzione e formazione per tutti, con adeguati strumenti normativi, con la formazione per il personale, con adeguate risorse per la loro realizzazione, con la volontà precisa di ridurre le enormi differenze territoriali, per cui anche, e soprattutto nell’istruzione, il Sud è discriminato? 

Mi sembra che, anche da solo, questo tema giustifichi una scelta attenta e motivata nella cabina elettorale!

Covid scuola, 2,8 milioni di studenti non vaccinati. I numeri più alti a Bolzano e nelle Marche

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Mancano pochi giorni al rientro a scuola e ancora una volta il Covid sarà purtroppo un tema da affrontare. Si tratta del terzo anno che inizierà con la pandemia in corso (il quarto se si considerano i primi mesi del 2020 in cui partì il virus).

Quest’anno si parte con meno restrizioni, niente Dad e in classe senza mascherina (tranne i soggetti fragili), ma bisognerà poi capire come proseguirà la curva dei contagi una volta iniziata la scuola.

Sulle vaccinazioni agli studenti i territori non sono equamente distribuiti. Secondo quanto riporta “Il Sole 24 Ore” sono 2.253 milioni i bambini e le bambine non vaccinati tra i 5 e gli 11 anni, ovvero il 61,6% del totale. A questi si aggiungono 120mila in attesa della seconda dose. Come detto, alcune regioni hanno percentuali di non vaccinati molto alte. La provincia autonoma di Bolzano e le Marche si attestano quasi all’80%. Quasi il doppio della Puglia, miglior regione italiana con il 46% che non ha ricevuto somministrazioni.

Per quanto riguarda gli alunni più grandi, la percentuale di non vaccinati scende al 13,4%, ovvero 620mila studenti con 127mila in attesa della seconda dose. Sono sempre la provincia di Bolzano e le Marche ad avere i numeri più alti (circa il 18%).

Piano delle arti, candidature dal 15 settembre. Tutto quello che bisogna sapere

da Tuttoscuola

Il Ministero ha emanato l’avviso pubblico per la presentazione di progetti finanziati con il Piano delle Arti che, lo ricordiamo,  mira a  promuovere “l’apprendimento, la pratica, la creazione, la conoscenza storico-critica e la fruizione consapevole dei linguaggi artistici, quali requisiti fondamentali del curricolo, nonché la conoscenza del patrimonio culturale del passato e di quello contemporaneo nelle sue diverse dimensioni” (è stato adottato ai sensi dell’articolo 5 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 60, il 12 maggio 2021, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’istruzione). L’avviso emanato dal Ministero definisce ora le finalità, i requisiti e le specifiche caratteristiche richieste per le proposte progettuali che possono essere presentate dalle reti di scuole dell’infanzia e del primo ciclo e dalle reti del secondo ciclo di istruzione. Entro quando bisogna realizzare i progetti finanziati con il Piano delle Arti? L’avviso specifica che si svilupperanno nel corso dell’anno scolastico 2022/2023 ma che possono eventualmente proseguire e concludersi nell’anno scolastico 2023/2024. Ecco di seguito tutto quello che bisogna sapere.

Piano delle Arti: chi può partecipare?

Le reti di scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione e le reti di scuole del secondo ciclo di istruzione composte da almeno tre istituzioni scolastiche e costituite secondo le indicazioni di cui all’articolo 2 dell’Avviso. Ciascuna scuola può partecipare aderendo ad un’unica rete. Qualora la rete sia costituita da scuole di diverso ordine e grado, è necessario sia garantita la prevalenza di uno dei due cicli e che la scuola capofila appartenga allo stesso (es. candidatura al finanziamento previsto per le reti del I ciclo presentata da scuola capofila del I ciclo e altre quattro II.SS., due del I ciclo e due del II ciclo, per un numero complessivo pari a 5). Non è ammessa la partecipazione di singole scuole.

Piano delle Arti: a quanto ammonta il finanziamento?

L’Avviso ripartisce lo stanziamento di ottocentomila euro secondo le seguenti percentuali: il 60% (pari a 480mila euro) da destinarsi ai progetti presentati dalle reti di scuole dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione; il  40% (pari a 320mila euro) da destinarsi ai progetti presentati dalle reti di scuole del secondo ciclo. Il valore di ogni proposta progettuale di rete non deve essere inferiore a dodicimila euro e non deve superare ventiquattromila euro.

Piano delle Arti: chi deciderà quali progetti finanziare?

La Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione, sulla base della valutazione della commissione di cui all’articolo 6, comma 1, lettera b), dell’Avviso, assegnerà a ciascun progetto positivamente valutato una somma tra i 12 e i 24mila euro, modificabile nella misura massima del 10% in eccesso o in difetto (es. finanziamento per un importo minimo pari a € 10.800,00; finanziamento per un importo massimo pari a € 26.400,00). Eventuali somme residue alla fine del riparto dei fondi verranno assegnate ai progetti giudicati idonei anche se afferenti alle somme originariamente destinate alle scuole di altro ciclo di istruzione.

L’elenco dei progetti approvati sarà pubblicato nella pagina del sito istituzionale dedicata al Piano delle Arti (https://www.miur.gov.it/il-piano-delle-arti). L’intero importo del finanziamento verrà erogato prima dell’avvio dei progetti dalla Direzione generale per le risorse umane e finanziarie (DGRUF) alle scuole capofila delle reti individuate quali beneficiarie.

Piano delle Arti: quali proposte possono essere avanzate dalle reti di scuole?

Quelle rientranti nella “MISURA D” cioè la  “promozione da parte delle istituzioni scolastiche, delle reti di scuole, dei poli a orientamento artistico e performativo, di partenariati con i soggetti del Sistema coordinato per la promozione dei «temi della creatività», per la co-progettazione e lo sviluppo dei «temi della creatività» e per la condivisione di risorse laboratoriali, strumentali e professionali anche nell’ambito di accordi quadro preventivamente stipulati dal Ministero dell’istruzione, nonché dal Ministero della cultura, di concerto con il Ministero dell’istruzione”.  In particolare, protocolli di intesa  – di durata almeno annuale – volti a realizzare collaborazioni stabili tra soggetti del sistema coordinato per la promozione dei «temi della creatività» e reti di istituzioni scolastiche presenti sul territorio per la messa a disposizione, in favore delle scuole, di risorse laboratoriali, strumentali e professionali, non presenti nelle scuole, per lo sviluppo dei «temi della creatività»; attivazione di tirocini di studenti universitari e delle istituzioni AFAM, anche in collaborazione con i soggetti del sistema coordinato per la promozione dei «temi della creatività», da svolgersi presso le istituzioni scolastiche al fine di promuovere progetti di sviluppo dei temi della creatività e la co-progettazione di percorsi di ricerca.

I progetti, quindi, sono realizzati prioritariamente valorizzando le collaborazioni tra le reti di istituzioni scolastiche e i soggetti del sistema coordinato per la promozione dei temi della creatività al fine di diffondere attività didattico – educative significative nelle scuole, nei territori e nei luoghi della produzione artistica e culturale quali, ad esempio, musei, teatri, biblioteche, archivi, sale da concerto.

Piano delle Arti: i tempi per presentare le candidature

Le schede progettuali dovranno essere compilate dalla scuola capofila di rete attraverso la piattaforma resa disponibile da INDIRE, a partire dal 15 settembre 2022, al seguente link: http://pianodellearti.indire.it/bandi. La scheda progettuale, dopo la compilazione, deve essere scaricata in formato .pdf, firmata dal dirigente della scuola capofila di rete e inviata all’indirizzo di posta elettronica certificata dgosv@postacert.istruzione.it tassativamente entro le ore 14.00 del 14 ottobre 2022.

Calendario scolastico 2022/23: quando si torna a scuola Regione per Regione

da Tuttoscuola

Calendario scolastico 2023: le Regioni hanno pubblicato i calendari scolastici per il prossimo anno 2022/23. A parte le festività nazionali, uguali per tutti, infatti, le Regioni con proprie delibere decidono annualmente l’inizio e il termine delle attività didattiche ed eventuali ponti e altre festività. Vediamo di seguito quale sarà il primo giorno di scuola 2022/23 Regione per Regione secondo il nuovo calendario scolastico 2022/23.

Calendario scolastico 2022/23: le date della maturità 2023

È stata registrata dagli organi di controllo l’ordinanza ministeriale recante calendario delle festività e degli esami per l’a.s. 2022/2023. Nello specifico, la maturità 2023 avrà inizio, per l’intero territorio nazionale, con la prima prova scritta, il giorno 21 giugno 2023 alle ore 8:30. L’Esame di Stato conclusivo della Scuola secondaria di I grado si svolgerà nel periodo compreso tra il termine delle lezioni e il 30 giugno 2023, secondo i calendari definiti dalle commissioni d’esame insediate presso le istituzioni scolastiche statali e paritarie.

Calendario scolastico 2022/23: feste e ponti

Vediamo di seguito l’elenco delle festività e dei ponti fissato per il 2022/23:

– il 1° novembre, festa di tutti i Santi;
– l’8 dicembre, Immacolata Concezione;
– il 25 dicembre, Natale;
– il 26 dicembre;
– il 1° gennaio, Capodanno;
– il 6 gennaio, Epifania;
– il giorno di lunedì dopo Pasqua;
– il 25 aprile, anniversario della Liberazione;
– il 1° maggio, festa del lavoro;
– il 2 giugno, festa nazionale della Repubblica;
– la festa del Santo Patrono.

Calendario scolastico 2022/23

Di seguito riportiamo per  il calendario scolastico 2022/23 delle varie Regioni d’Italia. 

VALLE D’AOSTA

Ritorno a scuola: 19 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 7 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: dal 6 al 10 aprile 2023
Termine lezioni: 15 giugno 2023

TRENTINO ALTO ADIGE

Ritorno a scuola: 5 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 5 gennaio 2023
Vacanze di Carnevale: 20 e 21 febbraio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 aprile a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 9 giugno 2023

CALENDARIO SCOLASTICO BOLZANO

Ritorno a scuola: 5 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2022 al 9 gennaio 2023
Vacanze di Carnevale: dal 20 al 26 febbraio 2023
Vacanze di Pasqua: dal 6 all’11 aprile 2023
Termine lezioni: 16 giugno 2023

VENETO

Ritorno a scuola: 12 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2022 all’8 gennaio 2023
Vacanze di Carnevale: dal 20 al 22 febbraio
Vacanze di Pasqua: dal 6 all’8 aprile
Termine lezioni: 10 giugno 2023

FRIULI VENEZIA GIULIA

Ritorno a scuola: 12 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 5 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

PIEMONTE

Ritorno a scuola: 12 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2022 al 7 gennaio 2023
Vacanze di Carnevale: 20 e 21 febbraio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

LOMBARDIA

Ritorno a scuola: 12 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 6 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 8 giugno 2023

LIGURIA

Ritorno a scuola: 14 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 7 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

EMILIA ROMAGNA

Ritorno a scuola: 15 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 5 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 7 giugno 2023

TOSCANA

Ritorno a scuola: 15 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 24 dicembre 2022 al 6 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

UMBRIA

Ritorno a scuola: 14 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 5 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

LAZIO

Ritorno a scuola: 15 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 9 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 8 giugno 2023

ABRUZZO

Ritorno a scuola:12 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 6 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

MARCHE

Ritorno a scuola: 14 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 5 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

CAMPANIA

Ritorno a scuola: 13 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 6 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

MOLISE

Ritorno a scuola: 14 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 6 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

BASILICATA

Ritorno a scuola: 12 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 7 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

CALABRIA

Ritorno a scuola: 14 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2023 al 7 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

PUGLIA

Ritorno a scuola:  14 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 all’8 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

SICILIA

Ritorno a scuola: 19 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 7 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

SARDEGNA

Ritorno a scuola: 14 settembre 2022
Vacanze di Natale: dal 23 dicembre 2022 al 7 gennaio 2023
Vacanze di Pasqua: da giovedì 6 a martedì 11 aprile 2023
Termine lezioni: 10 giugno 2023

G. Genisi, Terrarossa

Gabriella Genisi, tanto nuova, tanto ammirata

di Antonio Stanca

    La scrittrice Gabriella Genisi è nata a Bari nel 1965, ha cinquantasette anni e molte pubblicazioni al suo attivo. Dopo un esordio poco chiaro, nel 2010 ha cominciato a scrivere romanzi polizieschi dando origine alla famosa serie ispirata al commissario Lolita Lobosco. Nel 2019 è venuta un’altra serie di gialli che avevano come protagonista il maresciallo Chicca Lopez ed erano ambientati nel Salento.

     Nel 2021 su Rai 1 quattro puntate sono state dedicate alla trasposizione televisiva dei primi romanzi, quelli di Lolita Lobosco. Tra gli altri meriti della Genisi va segnalata la cittadinanza onoraria conferitale dal Comune di Cassano All’Ionio, dal quale proveniva suo padre.

    Ora Sonzogno ha pubblicato Terrarossa, nono romanzo della serie Lolita Lobosco. E’ ambientato a Bari e dintorni. “Terrarossa” è il nome di una grossa azienda agricola che si estende fino a territori lontani, ha avuto origini nel passato ed è stata ereditata dalla giovane Assunta Digioia (Suni). E’ un’imprenditrice coraggiosa, decisa a favorire i lavoratori, a salvarli dal diffuso stato di sfruttamento. Nuova è la sua azione tra le aziende agricole pugliesi. Gli operai provengono dal continente africano, dall’Est Europeo e da altri posti sottosviluppati; la nuova proprietaria ha migliorato le condizioni nelle quali sono stati sempre tenuti, ha provveduto alla loro salute, alla loro alimentazione, al loro orario di lavoro, al loro guadagno. Ma se l’applicazione di tali moderne regole l’hanno fatta ammirare, amare dai dipendenti invisa l’hanno resa presso altri dirigenti o proprietari di azienda, presso gli ambienti mafiosi che li proteggono e presso chi all’interno di “Terrarossa” è diventato un personaggio di rilievo, un suo pari, un suo rivale. Qui sarà ordita la tresca che porterà all’omicidio della Suni e del giovane dipendente Kenan. Con questi, un operaio di origine africana, Suni si era messa da qualche tempo dopo essersi lasciata col primo amante. Era giovane e bella e non disdegnava l’amore, non rinunciava ad amare e a farsi amare.

     Sui due omicidi le indagini saranno condotte dalla polizia di Bari, alla quale appartiene il commissario Lolita Lobosco, il personaggio più esposto, il più impegnato in un’operazione che diventerà molto complicata, molto lunga. A liberarla dalla tensione che si accumulerà sarà la maniera propria della Lobosco, la sua solita, quella che le fa alternare l’indagine, il lavoro con un bagno, con l’amore, con una cena, con gli aiuti alla sorella e alla madre impegnate a fare la salsa e con tanti altri diversivi.  Tra molte cose si muove Lolita mentre procede alla scoperta di chi ha ucciso. Piace questo atteggiamento, la fa apparire naturale, disinvolta. Bene è riuscita la Genisi col suo personaggio, nuovo, originale può essere definito nel contesto della letteratura poliziesca. Ne è prova il successo che ha ottenuto e ancora sta ottenendo.

    Altro elemento positivo nella scrittura della Genisi è il linguaggio chiaro, scorrevole che usa e che concorre ad avvicinare il lettore all’opera, a legarlo quasi stesse ascoltando quel che si dice.

   L’ambientazione meridionale pure ha avuto la sua parte nella fortuna di questi romanzi poiché ha rivelato luoghi poco conosciuti, ha evidenziato la loro bellezza, ha incuriosito, ha fatto di certi posti il centro di vicende che solo altrove si credeva potessero succedere.

     C’è tanto di nuovo nella Genisi, tanto da ammirare!