MI stai a cuore

Promuovere la cultura della prevenzione e della sicurezza, a partire dalla scuola. È questo l’obiettivo di “MI stai a cuore”, la campagna di informazione e sensibilizzazione del Ministero dell’Istruzione sull’uso del Defibrillatore Semiautomatico Esterno (DAE) e sulle misure di primo soccorso, realizzata con il supporto del Ministero della Salute e dell’Inail (Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro). La campagna viene lanciata oggi, in occasione della Giornata mondiale del cuore, con l’hashtag #MIStaiACuore.  

Un video che contiene una chiamata a intervenire in caso di bisogno, testimonianze dirette raccolte fra docenti, studentesse e studenti che hanno partecipato a corsi specifici, materiali e locandine scaricabili: questi i contenuti da oggi a disposizione sul sito www.istruzione.it/mistaiacuore. La campagna nasce nell’ambito dell’attuazione della legge 116 del 2021, approvata dal Parlamento per favorire la progressiva diffusione dei DAE, a partire dalla loro installazione nei luoghi pubblici, e la conoscenza delle manovre di primo soccorso, comprese quelle di disostruzione.   

Già prima dell’approvazione della legge, il Ministero dell’Istruzione si era mosso stanziando oltre 8 milioni di euro per l’acquisto e l’installazione di DAE nelle scuole o per l’attivazione di corsi di primo soccorso. Un budget di circa mille euro a istituto, che ha rappresentato un finanziamento straordinario rispetto alla dotazione ordinaria, erogato con l’obiettivo di garantire l’efficacia del servizio scolastico e contribuire anche all’avvio di questo importante percorso di responsabilizzazione e formazione.

#MIStaiACuore sarà non solo il nome della campagna e del sito dedicato, ma anche l’hashtag che accompagnerà le attività sul web e sui social del Ministero: tutti potranno partecipare postando un video o una foto. Il Ministero dell’Istruzione raccoglierà e rilancerà i messaggi che saranno diffusi dalle scuole. Sarà anche possibile segnalare, attraverso una mail dedicata, le attività svolte o in corso di svolgimento, per costruire una rete di sensibilizzazione fra pari, fra docenti, studenti, dirigenti. Le prime due lettere dell’hashtag della campagna, in maiuscolo, rimandano all’impegno diretto del MI, il Ministero dell’Istruzione, a promuovere temi connessi al benessere e alla salute, anche in linea con il Protocollo siglato con il Ministero competente. Il nome della campagna rimanda, poi, più in generale, alla necessità di prendere a cuore le vite degli altri, intervenendo in caso di pericolo, magari dopo un corso di preparazione come quelli che decine di scuole stanno già organizzando.

Ritorno a scuola, la maggioranza degli studenti avrebbe mantenuto la Dad

da Il Sole 24 Ore

Più di 3 su 4 non avrebbero abbandonato la didattica a distanza per facilitare chi deve assentarsi. Mascherine sparite dalle giornate di quasi tutti gli alunni
di Redazione Scuola

Dalle parole ai fatti. La scuola italiana sembra davvero aver voltato pagina e, dopo due anni e mezzo di piani di emergenza, nella maggior parte dei casi è praticamente tornata alla normalità, applicando pressoché alla lettera le indicazioni contenute nel nuovo, permissivo, protocollo anti-Covid. Ad esempio, in circa 9 classi su 10 le mascherine sono scomparse e in quasi 3 su 4 c’è stato lo stop pure al distanziamento. E che l’aria sia davvero cambiata lo conferma anche quel 75% di studenti che, nonostante il netto allentamento delle restrizioni, all’interno del proprio istituto dice di sentirsi al riparo dal rischio contagio. Eccola, dunque, la fotografia delle prime settimane di scuola, immortalata da Skuola.net grazie al racconto di 2.200 alunni di classi medie e superiori.

Mascherine

La cosa che balza di più all’occhio è sicuramente l’abbandono della misura cardine della battaglia contro il virus. Le mascherine, simbolo della pandemia, non ci sono più: l’86% dei ragazzi intervistati, infatti, dice che nella propria classe non le indossa più nessuno e un altro 8% ha solo qualche compagno che continua a metterle. Solo nel 6% dei casi perlomeno metà classe indossa la mascherina in aula. Ma, molto spesso, si tratta di situazioni quasi indotte dalla scuola, visto che 1 istituto su 10 continua a raccomandarne fortemente l’utilizzo, mentre circa un terzo (31%) ha ricevuto solo un “consiglio”; la fetta più ampia, però, ha lasciato campo libero agli studenti.

Distanziamento e ingressi scaglionati

Che gli istituti siano entrati in una nuova era lo attesta anche il modo in cui si sono organizzati su altri due passaggi chiave nella gestione della pandemia in ambiente scolastico: il distanziamento e gli ingressi scaglionati. Per quanto riguarda il primo fronte, la stragrande maggioranza degli studenti (73%) è tornata ad avere il compagno di banco: il 22% ripristinando appieno i banchi biposto, il 51% unendo nuovamente i banchi monoposto. Solo 1 su 4, alla fine, continuerà a seguire la lezioni “isolato” dagli altri. Qualcosa di simile avviene per l’entrata a scuola: solamente il 16% ha ancora un orario d’accesso prestabilito, diviso per gruppi; nel resto dei casi si entra tutti insieme.Un quadro, quello appena descritto, che trova – come era prevedibile – un ottimo riscontro da parte dei ragazzi: l’84% dice che non vedeva l’ora che si arrivasse all’abolizione delle restrizioni, il 13% ammette di aver ancora un po’ di paura ma di approvare ugualmente tali scelte, appena il 3% avrebbe mantenuto l’attenzione alta un altro po’.

Addio alla Dad

Solo su una cosa gli studenti dissentono: l’addio definitivo alla Dad, anche per i positivi “asintomatici” (costretti a restare a casa). Circa la metà (45%) avrebbe infatti lasciato, in assenza di sintomi importanti, la possibilità di svolgere lezione “a distanza” e ben 1 su 3 avrebbe persino esteso tale opportunità a tutti gli studenti impossibilitati dall’andare a scuola. Ma non basta: 3 studenti su 4 avrebbero addirittura tenuto in piedi la Dad come strumento di supporto alla didattica in generale, per tutti (anche se per il 54% servirebbero degli aggiustamenti al modello).

Prevenzione

Tornando alla quotidianità scolastica, gli istituti sembrano aver pure lavorato duro durante i mesi estivi per alzare le difese contro i possibili attacchi del Covid. In base a quanto dicono i ragazzi, circa 1 su 5 oggi può contare su un sistema per la sanificazione o il ricircolo dell’aria (l’anno scorso i numeri erano nettamente inferiori). Più o meno la stessa platea (18%) ha a disposizione un sistema per la rilevazione della qualità dell’aria, fondamentale per capire quando aprire le finestre, che comunque rimane l’arma principale contro il virus: per ora il 58% tiene le finestre aperte tutto il giorno, il 38% le apre solo al cambio d’ora; quando verrà il freddo si vedrà. Tutt’altro scenario, invece, se ci spostiamo fuori dalle aule.

Trasporti pubblici

Osservando cosa accade in un altro anello centrale della catena: i trasporti pubblici. Se, come visto, gli studenti dentro scuola si sentono al sicuro lo stesso non si può dire per il tragitto che li separa da casa: tra chi prende i mezzi (oltre la metà degli intervistati), solo una minoranza (43%) non ha paura del contagio. Il motivo è presto detto: l’84% riporta una situazione di costante affollamento e, nonostante ci sia ancora l’obbligo di indossare la mascherina a bordo, solamente il 28% viaggia su mezzi in cui grosso modo tutti rispettano la norma; per tutti gli altri andare e tornare da scuola rappresenta una sfida al virus.
«Gli studenti sono felici di essere tornati a scuola in condizioni che ricordano in tutto e per tutto l’epoca pre-pandemia. La percezione è quella di vivere in un ambiente sicuro. Cosa che non si avverte, invece, al di fuori delle aule, ad esempio sui trasporti pubblici. Questo testimonia che la gestione da parte degli istituti di questo ritorno in classe si è rivelata efficace, nonostante i molti disagi degli scorsi anni, complice anche una migliorata situazione pandemica. La domanda è se si riuscirà a resistere all’arrivo della stagione fredda, con un possibile ritorno più aggressivo del virus e la necessità di tenere le finestre aperte anche con le basse temperature dei mesi invernali. In una generale condizione di crisi economica che non può che colpire anche le nostre scuole», commenta Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.


Continuità didattica e valorizzazione dei docenti: l’incentivo spettante dopo 5 anni di permanenza nella stessa sede

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Si è svolto nella mattinata di oggi, 28 settembre, l’incontro di informativa sullo schema di decreto del Ministro dell’istruzione recante “Individuazione dei criteri per l’attribuzione delle risorse per la valorizzazione del personale docente ai sensi del decreto-legge 36/2022, articolo 45, comma 12.

Nella seduta del 25 agosto scorso, il CSPI, Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, aveva espresso parere negativo sul decreto in quesitone.

Pur condividendo “la volontà del legislatore di riconoscere adeguato valore alla continuità didattica, educativa e progettuale a garanzia dello sviluppo personale di ciascun allievo“, il CSPI aveva tuttavia evidenziato che “la continuità non è principio esclusivo di qualità dell’azione formativa poiché su questa ultima incidono anche altre variabili come, ad esempio, la formazione, la ricerca e la sperimentazione. La continuità deve essere vista nell’ottica dello sviluppo di una progettualità di scuola che crea comunità di pratiche, grazie anche alla stabilità dell’assetto organizzativo che
permette il miglioramento dell’offerta formativa
“.

Nel parere era stato inoltre evidenziato come lo schema di decreto risulti “poco efficace e foriero di contraddizioni e problematiche per il personale e per la scuola. Il rischio è quello di introdurre misure inefficaci rispetto ad un obiettivo di gran rilievo come quello di garantire e valorizzare la continuità dell’insegnamento“.

Nel corso dell’informativa di oggi, la FLC CGIL ha sottolineanto come il MI, nel nuovo articolato, abbia operato aggiustamento “di buon senso”.

Tuttavia – sottolinea il Sindacato – resta l’inopportunità della pubblicazione di un Decreto Ministeriale, tenuto conto che la materia della continuità è di competenza contrattuale e la stessa legge indica lo strumento del decreto “nelle more dell’aggiornamento contrattuale” da adottarsi entro il termine del 30 giugno“.

Ma non solo c’è il problema dello strumento: la FLC CGIL sottolinea infatti che l’incentivo spettante dopo 5 anni di permanenza nella stessa sede ammonterebbe a meno di 1.000 euro lordi.


Pcto verso una revisione normativa, ma il problema è la sicurezza nei luoghi di lavoro

da La Tecnica della Scuola

Di Anna Maria Bellesia

Continuano le polemiche sui Pcto (alternanza scuola-lavoro), dopo l’ultimo incidente in cui ha perso la vita uno studente 18enne, e non più rinviabile appare la necessità di una revisione normativa. Non si può tuttavia prescindere dal più vasto problema della sicurezza nel lavoro. Basta guardare i numeri: 600 sono state le vittime solo nei primi sette mesi del 2022.

Reazioni molto differenziate

Dopo l’episodio mortale accaduto il 16 settembre a Noventa di Piave, il terzo nel corso di questo 2022, più gli altri infortuni anche gravi sempre durante i Pcto, le reazioni sono state molto dure da parte della Rete degli Studenti Medi che ne chiedono l’abolizione. “Questa non è scuola, questo non è lavoro”, dicono.

La Cgil non è contraria ai Pcto, purché costituiscano un’opportunità formativa pienamente inserita e valorizzata nei percorsi di studio. Ma è sempre stata contraria all’obbligatorietà e alla precisa quantificazione oraria, introdotte dalla legge 107/2015 (Buona Scuola), anche se il monte ore effettivo è stato poi ridotto dalla legge 145/2018 a causa delle difficoltà organizzative incontrate da molte scuole. Il sindacato è favorevole invece a una revisione normativa, per evitare qualsiasi forma di lavoro gratuito mascherato, escludere l’inserimento in contesti lavorativi a rischio e stabilire standard rigorosi.

Dall’altra parte, c’è chi difende l’efficacia dell’apprendimento on the job con la dovuta attenzione alla sicurezza, come Valentina Aprea, per la quale non ha senso mettere in discussione questa modalità di apprendimento, raccomandata dalla Ue, fondamentale per lo sviluppo delle competenze chiave e delle competenze trasversali, ma bisogna esigere dalle imprese il rispetto delle norme che già ci sono e in particolare degli accompagnamenti personalizzati di ciascuno studente.

Il problema fondamentale riguarda la sicurezza nei luoghi di lavoro e il rispetto delle norme

Se da un lato lascia sgomenti la morte di tre studenti in pochi mesi durante le attività di alternanza svolte in azienda, pensiamo che nello stesso periodo si contano quasi tre morti al giorno per incidenti sul lavoro. Un fenomeno impressionante, sottovalutato dai media e ignorato dalla campagna elettorale a cui abbiamo appena assistito, attentissima a ogni pettegolezzo, ma cieca e sorda sul problema delle condizioni del lavoro. Nei primi sette mesi del 2022 si registrano oltre 600 vittime di incidenti mortali e 441mila sono state le denunce di infortunio.

E pensare che di sicurezza sul lavoro si parla da decenni, con una legislazione specifica che si è via via sviluppata negli anni, poi riunita e sistemata nel corpus del Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro del 2008, con tutti gli obblighi dettagliati e sanzionati a carico del datore di lavoro e del lavoratore, e con la prevista formazione obbligatoria a carico di chiunque.

È imprescindibile pertanto intervenire al fine di applicare per davvero la legge e accrescere la cultura della sicurezza così tragicamente trascurata.

Un buon segnale pare arrivare proprio in questi giorni dalla nuova presidente delle Corte Costituzionale, Silvana Sciarra, giuslavorista, che, fra le tante dichiarazioni fatte ai giornalisti dopo la sua elezione, ha posto l’accento anche sulla sicurezza nel lavoro. “Il sistema di leggi in Italia sulla tutela della salute nei luoghi di lavoro è molto avanzato”, dice, “A volte però forse ci sono stati errori e omissioni. Bisogna insistere usando le leggi già molto avanzate. Non siamo privi di regole ma c’è una scarsa attenzione nell’attuarle nel modo migliore”.

Pcto verso una revisione normativa

Nello specifico dei Pcto, bisognerà comunque rivedere almeno in parte la normativa, fare maggiore attenzione alle aziende da selezionare, pretendere che il tutor, esterno e interno, sia presente e attivo nella sua funzione, in modo da garantire un effettivo ed efficace supporto ai giovani tanto nelle attività di apprendimento quanto nel rispetto delle norme su salute e sicurezza.

Non si può trascurare però che gli studenti generalmente dimostrano di apprezzare la “dimensione operativa del fare”, che negli istituti tecnici e professionali è da sempre il motivo principale della scelta di questi percorsi, prima ancora che l’Asl (poi diventata Pcto) fosse istituita.

Nei questionari di gradimento che vengono somministrati al termine dell’Asl/Pcto, in larga maggioranza gli studenti si dichiarano soddisfatti dell’esperienza svolta in contesto lavorativo e apprezzano in particolare la coerenza col proprio percorso di studio e con gli interessi personali, e il fatto di essere seguiti adeguatamente dal tutor aziendale.

Una delle ipotesi di revisione dei Pcto è quella di togliere il tetto di ore obbligatorio, che consentirebbe di puntare su esperienze selettive e di qualità, con maggior attenzione a tutti gli aspetti legati alla sicurezza senza privare gli studenti di utili opportunità, che ampliano le loro conoscenze e competenze.

Aule nel caos e danni alle pareti in alcune scuole seggi elettorali a Palermo, Flc-Cgil: “Non è modo di rispettare gli istituti”

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Un rientro in classe dopo la tornata elettorale anomalo per alcuni studenti palermitani iscritti in scuole che hanno ospitato seggi elettorali. Come riporta l’Ansa, gli istituti Boccadifalco Tomasi Lampedusa, Maredolce e la Nazario Sauro sono stati riconsegnati in condizioni pessime dopo la tornata elettorale.

Cabine elettorali ancora montate nelle aule, scatoloni accatastati negli angoli, pareti appena tinteggiate e riempite di nastro adesivo da imballaggio, scotch attaccato pure sui monitor dei computer, brandine con materasso ancora visibili nelle classi, basi in ferro dei tavoli lasciate in mezzo, pannelli di legno appoggiati alle finestre nei corridoi e banchi di scuola fuori posto; questo lo scenario che si sono trovati davanti docenti e studenti al rientro a scuola dopo il voto.

Un istituto messo praticamente a soqquadro, dove è stato difficoltoso ricominciare a fare lezione. “In questi plessi – dice il segretario generale Flc Cgil Fabio Cirino, che ha denunciato la situazione – ci hanno segnalato di aver trovato alla ripresa delle lezioni, dopo la pausa per le consultazioni elettorali, le aule consegnate in questo stato. Gli alunni sono rientrati oggi e stanno facendo lezione nella confusione. E ci auguriamo che sia stata fatta almeno la sanificazione dei locali anti Covid”.

“I locali devono essere restituiti in perfetto stato”

Il sindacato chiede un intervento delle istituzioni per garantire il diritto allo studio in un luogo consono per questi alunni. “I locali sono stati consegnati in perfetto stato e così devono essere restituiti- aggiunge Cirino -. Non è modo di rispettare le scuole, sempre pronte a mettere a disposizione i loro spazi, e chiamate ora a pagare questo prezzo”.

Oltre al danno “logistico”, a quanto pare, ci saranno anche conseguenze concrete in una di queste scuole. “All’Istituto comprensivo Boccadifalco Lampedusa erano state da poco dipinte le pareti e le insegnanti hanno trovato il nastro adesivo dappertutto. Per strapparlo si intaccherà la vernice”, ha spiegato Cirino. “Le direzioni didattiche fanno di tutto per trovare i fondi che dal Comune non riescono a ottenere per la manutenzione straordinaria, fanno di tutto per educare alla bellezza i ragazzi”, ha concluso.

Questa faccenda non farà altro che alimentare tutti coloro che da tempo lamentano il fatto che i seggi elettorali vengano allestiti nelle scuole e che propongono luoghi alternativi che potrebbero ospitarli, come palestre e caserme, per evitare danni agli edifici scolastici e ridurre i giorni di lezione persi.

Gps 2022, tra errori e malfunzionamenti, i sindacati chiedono urgentemente verifiche

da La Tecnica della Scuola

Di Sara Adorno

Continuano le polemiche dei docenti sulle graduatorie provinciali delle supplenze. Tra il malcontento generale e le segnalazioni di errori, i sindacati hanno deciso di passare alle azioni legali.

Dopo la richiesta di accesso agli atti della Gilda degli Insegnanti e la verifica del funzionamento dell’algoritmo da parte dello Snals, intervengono anche Cisl e Uil.

Cisl Scuola: chiediamo il ripristino in presenza delle procedure di nomina

La Cisl Scuola ha dichiarato: “Siamo in attesa che l’Amministrazione disponga la convocazione del tavolo, che la CISL Scuola ritiene debba avere carattere permanente, per un monitoraggio costante in tutto l’arco di tempo interessato alle nomine. Crediamo sia questo il modo più opportuno per affrontare e risolvere i problemi, avendo già sperimentato in precedenti occasioni l’inefficacia pratica di una richiesta di accesso agli algoritmi che comporta tempi di attesa incompatibili con l’urgenza di problemi su cui occorre intervenire immediatamente. Per quanto ci riguarda, qualora si rivelasse impraticabile la possibilità di applicare al sistema i necessari correttivi, siamo pronti a chiedere il ripristino della gestione in presenza delle operazioni di conferimento delle supplenze”.

D’Aprile (Uil): “Ci faremo carico di difendere gratuitamente tutti gli iscritti ingiustamente penalizzati”

“Sono numerose le segnalazioni da parte di tutte le nostre strutture territoriali – afferma il segretario generale della Uil Scuola, Giuseppe D’Aprile – di errori evidenti, che abbiamo più volte segnalato e denunciato nei mesi scorsi, nel conferimento degli incarichi. Situazioni talmente al limite che hanno indotto alcuni ambiti territoriali a bloccare e rifare le nomine”.

“Cosa ancor più grave – commenta D’Aprile – l’assegnazione agli alunni diversamente abili di insegnanti di sostegno non specializzati pur in presenza di docenti specializzati, che precedono in graduatoria e che ad oggi si trovano ancora senza incarico”.

“Lo avevamo denunciato per tempo – aggiunge D’Aprile – ora il nostro ufficio legale ha inviato al Ministero dell’Istruzione un’istanza di accesso agli atti al fine di esercitare il diritto di accesso al software e, dunque, all’algoritmo, che ha gestito la procedura informatizzata delle nomine da GPS per l’anno scolastico 2022/23. Ci faremo carico di difendere gratuitamente tutti gli iscritti ingiustamente penalizzati” dalla procedura informatizzata e anche le famiglie degli alunni diversamente abili che ci stanno segnalando situazioni di disagio e ci chiedono assistenza e supporto”.

Pnrr, per le azioni che coinvolgono gli animatori digitali, 2mila euro a scuola

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Il ministero dell’Istruzione ha emanato il decreto di riparto dei fondi del Pnrr anche in relazione alla formazione degli insegnanti sui temi e le pratiche di didattica digitale integrata.

A quali linee di investimento fanno riferimento tali fondi?

  • Alla 2.1 “Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico”;
  • e alla 3.2 “Scuola 4.0: scuole innovative, cablaggio, nuovi ambienti di apprendimento e laboratori” nell’ambito della Missione 4 – Istruzione e Ricerca – Componente 1 – Potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle Università – del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU“.

Gli animatori digitali

In particolare per la linea di investimento dedicata alla formazione del personale scolastico, l’articolo 2 del decreto prevede delle azioni di coinvolgimento degli animatori digitali: a questo fine a ciascuna istituzione scolastica statale – leggiamo sull’articolo 2 del decreto – è assegnata la somma di euro 2.000,00 (duemila/00) per l’attuazione delle azioni di cui al comma 1 finalizzate alla formazione del personale scolastico alla transizione digitale e al coinvolgimento della comunità scolastica, per garantire il raggiungimento dei target e dei milestones dell’investimento 2.1 “Didattica digitale integrata e formazione alla transizione digitale per il personale scolastico” di cui alla Missione 4 – Componente 1 – del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU.

Un provvedimento che va a ripartire risorse già pianificate a monte, sulla base di attività di coordinamento definite dal decreto ministeriale 291/2021 che dispone una serie di percorsi di formazione organizzati nelle modalità più disparate (on-line, in presenza, miste, corsi di perfezionamento, master, mobilità formative nazionali e internazionali, mentoring/coaching e altro) che fanno capo ai cosiddetti poli formativi responsabili della gestione dei percorsi.

Bullismo e cyberbullismo: ne è vittima 1 adolescente su 5. L’aspetto fisico è il bersaglio preferito dai bulli

da Tuttoscuola

Il ritorno a scuola non vuol dire solo riabbracciare prof e compagni di classe. Per molti studenti, significa anche tornare a fare i conti con il bullismo. Solo considerando gli ultimi mesi dello scorso anno scolastico, infatti, ben 1 alunno su 5 racconta di aver subìto almeno una delle tante forme di prevaricazione in cui si concretizza il fenomeno. A segnalarlo è l’Osservatorio “Bullismo e Cyberbullismo”, condotto da Skuola.net in collaborazione con Citroën Italia, intervistando 3.000 ragazze e ragazzi tra gli 11 e i 19 anni nell’ambito del progetto “RispettAMI”. L’obiettivo della ricerca è proprio quello di tracciare un bilancio del fenomeno al termine del primo anno di ritorno sistematico alla presenza in classe, essendo proprio la scuola l’ambiente dove è più frequente che abbiano origine il bullismo e il cyberbullismo.

Purtroppo, anche solo considerando un periodo relativamente breve come l’ultimo trimestre di lezioni, il 13% degli adolescenti intervistati ha “denunciato” di essere stato vittima di episodi occasionali, mentre per il 7% si è trattato di vessazioni sistematiche. Ma, sin qui, abbiamo parlato di dati generali. Perché ci sono matrici di bullismo molto più frequenti di altre. Quali sono? Quelle che si concentrano soprattutto su tre grandi macro-aree: l’aspetto, l’identità sessuale, l’etnia o l’origine.

Il cosiddetto “body shaming” – che punta a sottolineare, a scopo denigratorio, i difetti fisici o, peggio ancora, eventuali disabilità – è in assoluto la più sfruttata dai bulli. Al secondo posto di questa poco onorevole classifica troviamo, poi, l’orientamento sessuale. In terza posizione, i pregiudizi di natura razzista.

Non solo. Il bullismo, per alcune “categorie” di Zedders, diventa ancora più pressante e presente nella quotidianità. Dal punto di vista anagrafico, a finire nel mirino dei bulli sono in particolare preadolescenti e giovani adolescenti: nella fascia d’età 11-16 anni, mediamente il 22% del campione ne è stato vittima negli ultimi mesi; dopodiché, man mano che si cresce, per fortuna i numeri iniziano a scendere. Ma, a volte, è il “genere” che può fare grande differenza, nel bene e nel male. Le femmine, ad esempio, sono molto più esposte al “body shaming” rispetto ai maschi: circa 1 ragazza su 3 è stata recentemente colpita da questo tipo di attacchi, mentre tra i ragazzi la frequenza scende a 1 su 6. Ancora peggiore, se possibile, è la condizione di quei giovani che non si riconoscono nel tradizionale binomio di genere maschio-femmina. Le ragazze e i ragazzi che si definiscono “non binari”, infatti, sono i più vessati in assoluto. Sotto ogni punto di vista: addirittura 4 su 10 sono stati vittime di bullismo proprio per il loro orientamento sessuale, oltre un terzo (35%) è stato come minimo preso in giro per l’aspetto fisico. Gettando le basi per un’adolescenza davvero complicata.

E, come se non bastasse, all’orizzonte si affacciano, soprattutto nell’ambito digitale, nuove forme di vessazione che, più o meno sottilmente, possono avere un impatto negativo sulla psiche di chi le subisce. Una di queste è il cosiddetto “orbiting”, ovvero la pratica che vede una sorta di controllo esterno sui propri canali social da parte di un ex partner – senza alcuna comunicazione diretta ma limitandosi a commentare o lasciare reactions – dopo la conclusione della relazione sentimentale: pur essendo un comportamento codificato solo di recente, ne è già stata vittima il 35% dei giovani coinvolti nella ricerca. Provocando conseguenze da tenere sotto osservazione, in particolare turbamento (in quasi 3 casi su 10), rabbia (per 1 su 4) e tristezza (per 1 su 5). Meno della metà (42%) sostiene invece di non esserne stata in alcun modo “toccata”. Anche qui, nemmeno a dirlo, le “categorie” più colpite sono le ragazze e i “non binary”. A loro, ad ogni modo, è andata comunque meglio rispetto a quanti devono subire un’intromissione ancora più invasiva nella sfera privata, che si concretizza nella circolazione sul web – senza il proprio consenso – di materiali intimi, spesso estorti, da parte di un partner. Stiamo parlando del cosiddetto “non consensual sharing”, una delle manifestazioni più fastidiose del più ampio “revenge porn”: seppur ancora adolescente, ci si è imbattuto almeno una volta il 14% degli intervistati (1 su 7). Un dato che praticamente raddoppia tra coloro che si riconoscono in identità di genere non binarie: al 27% di loro è capitato almeno una volta nella vita di subire questa “aggressione” della propria intimità.

La pandemia non ci ha riconsegnato versioni migliori di noi stessi, come molti auspicavano. I nostri adolescenti continuano a essere piagati dal bullismo che sì, è sempre esistito, ma che attraverso la dimensione digitale, in cui noi tutti siamo immersi, riesce a essere ancora più “efficace”. La scuola, luogo dove nascono tante relazioni tra pari, è sicuramente uno degli ambienti in cui è più probabile che nascano questi fenomeni. Ma è lo stesso in cui possono essere debellati, purché studenti e docenti ricevano una costante formazione in tal senso”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

Ma l’Osservatorio “Bullismo e Cyberbullismo” è solo il primo passo del progetto “RispettAMI”, ideato da Citroën Italia e coordinato da Skuola.net. Un’iniziativa concreta, per promuovere attivamente, nelle scuole e fra gli studenti, la cultura del rispetto come strumento di contrasto ai fenomeni devianti connessi al bullismo. Uno dei passaggi chiave è proprio il back to school 2022: si parte con un progetto pilota che coinvolgerà circa 500 studenti delle Scuole Secondarie di II grado che, una volta “debullizzate” le loro classi, successivamente diventeranno ambassador di una campagna di comunicazione contro bullismo e cyberbullismo, online e “sul campo”, che prevede di raggiungere almeno mezzo milione di adolescenti su Skuola.net e sui rispettivi canali social.

Infatti, in ogni classe coinvolta verranno nominati degli studenti referenti per il contrasto al bullismo, che avranno il compito di coadiuvare i propri docenti nel costante monitoraggio del fenomeno, applicando il protocollo ideato da “MaBasta” (Movimento Anti Bullismo Animato da Studenti Adolescenti), una onlus fondata dagli studenti per aiutare i loro pari a combattere le prevaricazioni tra coetanei, attraverso il coinvolgimento dell’intero gruppo classe – docenti inclusi – con il supporto di giovani peer educator.

Può apparire inconsueto che un marchio automobilistico si rivolga direttamente ai giovani studenti, ma noi di Citroën Italia lo abbiamo voluto fare: abbiamo voluto essere coerenti con i nostri valori, di un Brand vicino alle persone e, ancor di più, di un Brand che guarda alle persone come fonte di ispirazione per i propri progetti; inoltre, in questo particolare momento storico in cui abbiamo lanciato Citroën AMI-100% ëlectric, veicolo che può essere guidato a partire dai 14 anni, il mondo dei più giovani è diventato a noi ancora più caro. Mi fa piacere infine sottolineare che Citroën AMI, malgrado al momento del lancio commerciale abbia ricevuto critiche per il design eccentrico, anticonformista e, direi, rivoluzionario, oggi è un successo culturale (come amo sempre dichiarare) e commerciale, essendo al primo posto nelle vendite della sua categoria”, così Marco Antonini, Brand Manager di Citroën Italia.

Reclutamento per i posti di sostegno: la nuova procedura

da Tuttoscuola

Il Ministero dell’Istruzione ha illustrato alle organizzazioni sindacali, convocate per l’informativa, le caratteristiche della nuova procedura di reclutamento per i posti di sostegno. A darne notizia sul proprio sito è Flc Cgil. Riportiamo di seguito la procedura frutto di una misura introdotta nella Legge di Bilancio 2021 (L 178/2020 art. 1 c. 980), su emendamento di Vittoria Casa (M5S).

Reclutamento per i posti di sostegno. Il concorso 

Sarà nazionale ma articolato su base regionale. Potrà essere utilizzato per assegnare i posti di sostegno dei diversi ordini e gradi di scuola che residuano in caso di esaurimento di tutte le altre graduatorie utilizzabili ai fini delle assunzioni a tempo indeterminato (tra cui GAE e graduatorie dei concorsi). Per la scuola secondaria questa procedura potrà restare in piedi fino al 31 dicembre 2025.

Reclutamento per i posti di sostegno. Chi potrà partecipare

I docenti in possesso della specializzazione sul relativo grado. Chi ha conseguito il titolo estero potrà partecipare a pieno titolo se ha ottenuto il riconoscimento. Per chi è in attesa di riconoscimento è prevista la possibilità di partecipare con riserva, per cui l’individuazione può avvenire dopo il riconoscimento.

Reclutamento per i posti di sostegno. Come partecipare e quando

Sarà emanato un apposito decreto dal ministero che definirà il bando e i tempi per presentare l’istanza. Già ora sappiamo che si potrà fare domanda per una sola regione e per tutti i posti per cui si ha il titolo. La graduatoria verrà aggiornata ogni due anni.

Reclutamento per i posti di sostegno. Graduatoria per titoli

I partecipanti saranno inseriti in una graduatoria regionale per titoli. Per la valutazione dei titoli si fa riferimento alla tabella A/7 allegata allordinanza ministeriale 112 del 2022. Inoltre sono acquisiti i titoli eventualmente presentati in occasione della costituzione delle graduatorie provinciali per le supplenze e validati.

Reclutamento per i posti di sostegno. Assegnazione incarico a tempo determinato

I docenti collocati in posizione utile saranno individuati e, con procedura informatizzata, assegnati ad una scuola dove otterranno un contratto di supplenza annuale (31 agosto). E’ previsto che i docenti svolgano il percorso di formazione e prova con test finale  previsto dal decreto ministeriale 226/2022. Chi supera positivamente il percorso sarà ammesso alla prova disciplinare di idoneità con una commissione esterna (sul modello della prova prevista per i docenti da GPS 1 fascia).

Reclutamento per i posti di sostegno. Assunzione a tempo indeterminato

I docenti che supereranno l’anno di formazione e prova e la prova disciplinare saranno assunti a tempo indeterminato a decorrere dal 1° settembre dellanno scolastico successivo a quello dellincarico e confermati in ruolo nella medesima scuola in cui hanno prestato servizio a tempo determinato.

Chi non supera il percorso di formazione e periodo annuale di prova può ripeterlo una volta (articolo 1, comma 119, della legge 13 luglio 2015, n. 107), secondo le modalità previste dallarticolo 14, comma 3 e seguenti, del DM 226 del 2022.

Chi rinvia il percorso di formazione e periodo annuale di prova per giustificati motivi mantiene il contratto a tempo determinato nellistituzione scolastica in cui ha svolto lincarico e reitera il percorso.

Chi non supera la prova disciplinare decade dalla procedura e non viene assunto a tempo indeterminato. In questo caso si viene esclusi dalla graduatoria non vi si può accedere più neanche in diversa regione. Il servizio prestato viene valutato quale incarico a tempo determinato.

Reclutamento per i posti di sostegno. La prova disciplinare

Consiste in un colloquio di idoneità che verifica, in relazione ai programmi vigenti dei concorsi ordinari relativi ai posti di sostegno, il possesso e corretto esercizio, in relazione allesperienza maturata dal docente e validata dal positivo superamento del percorso di formazione e periodo annuale di prova, delle conoscenze e competenze finalizzate a una progettazione educativa individualizzata. Verifica la capacità di elaborare una progettazione educativa che rispetti ritmi e stili di apprendimento ed esigenze di ciascun alunno. Verifica la capacità di elaborare, in stretta collaborazione con gli altri membri del consiglio di classe, interventi equilibrati fra apprendimento e socializzazione e la piena valorizzazione delle capacità e delle potenzialità possedute dal soggetto in formazione. La prova valuta, altresì, la capacità di comprensione e conversazione in lingua inglese almeno al livello B2 del quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue.

Reclutamento per i posti di sostegno. Sedi e orario di svolgimento della prova

Saranno comunicati dagli Uffici Scolastici Regionali almeno dieci giorni prima della data di svolgimento, tramite avviso pubblicato nei rispettivi albi e siti internet.

Reclutamento per i posti di sostegno. Quadri di riferimento per la valutazione della prova disciplinare

Sono quelli redatti dalla Commissione nazionale costituita con decreto del Ministro 5 maggio 2022, n. 109, per la valutazione della prova di cui allarticolo 8, comma 1, lettera b), del decreto del Ministro 30 luglio 2021, n. 242.

Alunni stranieri: 800mila nelle scuole statali, due terzi al Nord

da Tuttoscuola

Alunni stranieri: i dati riportati nel Focus “Principali dati della scuola – Avvio anno scolastico 2022-2023”, elaborati dall’Ufficio statistica del Ministero dell’Istruzione, consentono molte valutazioni sull’andamento del nostro sistema d’istruzione, tra cui la presenza di alunni con cittadinanza non italiana presenti sul territorio.

Complessivamente nelle scuole statali gli alunni stranieri sfiorano le 800 mila unità (esattamente 795.560) e rappresentano il 10,9% dei 7.286.151 alunni che quest’anno siedono sui banchi. Circa due terzi di quegli alunni stranieri si trovano nelle regioni settentrionali, mentre nelle regioni meridionali la loro presenza non va oltre il 3,7%.

Nelle scuole dell’infanzia, dove i bambini stranieri sono oltre 103mila, pari al 12,6% degli 823mila iscritti, la Lombardia ne registra il numero più elevato (22.795), ma è l’Emilia-Romagna la regione con la percentuale più elevata (27,4%), seguita dal Veneto con il 23,9%.

Nella scuola primaria gli alunni con cittadinanza non italiana superano le 300mila unità e sono il 13,3% dei due milioni e 261 mila presenti. Sempre l’Emilia-Romagna ha la percentuale più alta di alunni stranieri in questo settore (22,1%), seguita dalla Lombardia con il 21% e dalla Liguria con il 19,3%. Ma anche nella scuola primaria come nella scuola dell’infanzia è la Lombardia ad avere il maggior numero di scolari iscritti: 82.097.

Sono quasi 185mila gli alunni stranieri presenti nelle scuole secondarie di I grado, pari a circa il 12% del milione e 557mila iscritti. In Lombardia gli alunni stranieri di questo settore sfiorano le 50mila unità, ma ancora una volta è l’Emilia-Romagna a registrare la percentuale più elevata di presenze (19,2%).

Infine, nella secondaria di II grado gli studenti stranieri sono oltre 206mila su 2 milioni 646 mila (7,8%). Molti di loro, se fosse stato approvato lo jus scholae, ieri avrebbero potuto votare nelle elezioni politiche come i loro compagni di classe diventati maggiorenni.

In Lombardia sono circa 48mila gli alunni stranieri, ma è sempre l’Emilia-Romagna a registrare la percentuale più alta, 12,8%.

La Sardegna è la regione con la percentuale più bassa di alunni stranieri presenti (2,9%), seguita dalla Campania (3,2%), dalla Puglia (3,6%) e dalla Sicilia (3,9%).

Leggere: forte! Ad alta voce fa crescere l’intelligenza

“LEGGERE: FORTE!”: LA LETTURA AD ALTA VOCE DA PARTE DEGLI INSEGNANTI MIGLIORA LA MOTRICITÀ E L’ICV  (INDICE DI COMPRENSIONE VERBALE) 

LO RIVELANO I DATI DOPO TRE ANNI DELLA POLITICA EDUCATIVA DI REGIONE TOSCANA

I bambini e le bambine del nido aumentano fino al 29,7% la capacità di controllare la motricità globale, la coordinazione e le abilità manipolatorie; nella scuola dell’infanzia la capacità di risolvere problemi interni a situazioni sociali cresce dell’82%; per gli alunni e le alunne della scuola primaria l’Indice di Comprensione Verbale (ICV), ovvero la capacità di formulare e di utilizzare i concetti verbali, migliora del 14,3%.

Sono i risultati – presentati nel convegno online di giovedì 29 settembre – di tre anni di attività di “Leggere: forte! Ad alta voce fa crescere l’intelligenza”, politica educativa della Regione Toscana, realizzata in collaborazione con l’Università degli studi di Perugia, che cura il coordinamento scientifico, Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa), Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana e Cepell (Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura).

L’analisi sugli esiti del triennio sono state condotte dal gruppo di ricerca guidato da Federico Batini, docente dell’Università degli studi di Perugia e responsabile scientifico di “Leggere: forte!”.

“Leggere: Forte!” ha introdotto nelle scuole toscane un tempo quotidiano dedicato alla lettura ad alta voce da parte delle educatrici e degli educatori, delle insegnanti e degli insegnanti per le alunne e gli alunni di tutte le scuole di ogni ordine e grado, a partire dai servizi educativi per la prima infanzia.

Una politica educativa che, attraverso una pratica semplice e potente sviluppa le competenze cognitive di base dei bambini e dei ragazzi, potenzia le loro capacità intellettive, le loro abilità relazionali ed emotive, nonché il pensiero critico, favorendo così un rendimento scolastico positivo e lo sviluppo delle competenze della vita cosiddette “life skills“. In sintesi: l’esposizione all’ascolto della lettura ad alta voce favorisce il successo scolastico.

Il campione coinvolto nella misurazione degli effetti nell’arco dei tre anni è stato composto da circa 2.019 bambini/e della fascia 0-3 anni, circa 740 bambini/e della fascia 3-6 anni e circa 2.588 bambini/e della scuola primaria (oltre a 1.613 studenti delle secondarie di I e II grado).

La misurazione dell’impatto dell’ascolto della lettura è stato effettuato tramite la somministrazione di test specifici a bambini/e e studenti/studentesse a cui è stato letto, nonché a gruppi di controllo costituiti da bambine e bambini con le medesime caratteristiche dei primi, con la sola differenza della non esposizione alla lettura.

Il confronto degli esiti dei test (13.340) effettuati sui due gruppi, prima e dopo il periodo di lettura, ha fornito l’indicazione dell’impatto netto dell’ascolto della lettura.

Le dimensioni indagate nella fascia 0-6 sono state: fine-motricità (manipolazione oggetti, presa e risposta all’informazione tattile); grosso-motricità (postura, movimento dinamico, equilibrio); dominio cognitivo, memoria, velocità di elaborazione, linguaggio recettivosviluppo linguistico e comprensione del testo narrativo. Per la dimensione emotiva invece l’orientamento prosociale e la comprensione delle emozioni.

NIDO: lo strumento di rilevazione utilizzato è stata la scala Bayley-III (Bayley Scales of Infant and Toddler Development – Third Edition) – Scala Motoria (MOT). La scala motoria si propone di valutare il controllo della motricità globale, della coordinazione e delle abilità manipolatorie ed è suddivisa in due sottoscale: (1) Fine-motricità (esamina la manipolazione di oggetti, la presa e la risposta all’informazione tattile); (2) Grosso-motricità (valuta la postura, il movimento dinamico, l’equilibrio e la pianificazione grosso-motoria). Sulla misurazione della motricità i dati parlano chiaro: i bambini sottoposti alla lettura ad alta voce aumentano le loro abilità motorie del 29,7% rispetto al loro punto di partenza.

INFANZIA: è stata usata la prova di Completamento di Storie sull’Orientamento Prosociale che consiste in quattro brevi scenari illustrati, o storie, che descrivono situazioni tipiche della vita quotidiana di bambine e bambini in età prescolare. Ciascuna di esse riguarda i seguenti comportamenti prosociali: (1) confortare, (2) far fare la pace, (3) condividere beni, (4) aiutare. Un miglioramento significativo emerge anche in quest’area, connessa alla capacità di risolvere problemi interni a situazioni sociali, attivando risorse cognitive, di problem solving, ed emotive connesse alla capacità di assumere il punto vista dell’altro. L’incremento che emerge in questo test risulta pari all’82%.

Per la fascia scolare invece sono state sondate la capacità di leggere e di comprendere il significato di testi di vario tipo; la capacità di formulare e di utilizzare i concetti verbali e le abilità cognitive come pianificazione, attenzione, simultaneità e successione, attraverso la scala WISC-IV (Wechsler Intelligence Scale for Children 4° edizione) – ICV (Indice di comprensione verbale)

SCUOLA PRIMARIA. L’Indice di Comprensione Verbale (ICV) misura le capacità del soggetto di formulare e di utilizzare i concetti verbali, cioè la capacità di ascoltare una richiesta, di recuperare informazioni precedentemente apprese, di pensare e di esprimere verbalmente la risposta. I dati relativi alle scuole primarie risultano evidenti: bambine e bambini sottoposti alla lettura ad alta voce aumentano le capacità connesse a questo indice fino al 14,3%, rispetto al loro punto di partenza. Per questa misurazione lo staff di ricerca ha utilizzato tre sub-test: Somiglianze, Vocabolario e Comprensione e due test supplementari: Informazione e Ragionamento con le Parole. Risulta rilevante sottolineare come un incremento significativo per il gruppo sottoposto all’attività di lettura ad alta voce sia stato rilevato non solo nell’ICV globale ma anche in alcune sottoscale specifiche come ad esempio Somiglianze, Vocabolario, Comprensione ed Informazione.

“Leggere forte è un progetto importante, un valore aggiunto che semina futuro e che intendiamo continuare a sostenere – ha spiegato l’assessora all’istruzione Alessandra Nardini, nel suo intervento di saluto – Quattro anni fa, quando la Regione Toscana decise di investire su di esso, fece una scelta lungimirante. Questa azione ha coinvolto tutto il sistema 0-6 e le scuole di ogni ordine e grado, ed è diventata una vera e propria politica educativa, finalizzata a favorire il successo formativo nella vita delle bambine e dei bambini e delle studentesse e degli studenti toscani tramite gli effetti che la pratica dell’ascolto della lettura ad alta voce produce: favorisce lo sviluppo delle funzioni cognitive fondamentali, facilita lo sviluppo delle capacità di riconoscere le proprie ed altrui emozioni, facilita lo sviluppo di abilità relazionali, incrementa notevolmente il numero di parole conosciute, aiuta nella costruzione della propria identità, favorisce lo sviluppo del pensiero critico”.

“Voglio sottolineare anche un altro aspetto che mi sta particolarmente a cuore – prosegue l’assessora – Leggere Forte è una politica di democrazia cognitiva: tutte le bambine e tutti i bambini, le ragazze e i ragazzi che frequentano un nido o che vanno a scuola possono beneficiare degli effetti dell’ascolto della lettura ad alta voce, non solo coloro che provengono da contesti familiari in cui si è già abituati alla pratica della lettura. La finalità principale è sicuramente il contrasto della dispersione o, per dirla in positivo, la promozione del successo scolastico, ma questa è anche una politica di promozione della lettura: le bambine e i bambini a cui si legge abitualmente diventano a loro volta grandi lettrici e grandi lettori”.

“I risultati che abbiamo presentato” commenta il prof. Federico Batini “hanno, indubbiamente, una rilevanza scientifica. Contribuiscono a incrementare e chiarire le tipologie di effetti prodotti dalla lettura ad alta voce, a comprendere che questi effetti si possono produrre in tutto il percorso scolare e ad assegnare uno statuto speciale alla didattica della lettura ad alta voce di un adulto per i più piccoli o i più giovani nell’intero sistema educativo e di istruzione. Più importante di questa è, tuttavia, una rilevanza che definirei di tipo civile. Abbiamo potuto osservare dal nido e dai servizi per la prima infanzia sino alle scuole secondarie di secondo grado guadagni importanti di tipo linguistico, sulle abilità di comprensione, sulle abilità cognitive di base, sulla capacità di riconoscere e gestire le emozioni, sulla disposizione nei confronti degli altri e persino nelle abilità motorie. Questo tipo di vantaggi migliorano il percorso scolastico e la vita tout court, sono, come ho avuto modo di dire altre volte… un contributo forse decisivo in direzione di una democrazia cognitiva. Le sezioni e i gruppi classe che hanno aderito a Leggere: forte!, specie quando i loro insegnanti hanno seguito il metodo di lettura ad alta voce proposto (improntato alla quotidianità della pratica, all’intensità delle sessioni di lettura, alla progressività di tempi e testi, alla bibliovarietà delle scelte, alla centratura sugli studenti, al coinvolgimento di tutti gli insegnanti, all’utilizzo di pratiche di socializzazione aperte e rispettose) hanno mostrato crescite sorprendenti in tutte queste dimensioni, ancora più sorprendenti se confrontati con quelle dei loro coetanei che non hanno potuto giovarsi della lettura quotidiana di un adulto. Questi dati ci parlano di una Toscana migliore declinata al futuro, ci parlano della possibilità per un numero sempre maggiore di bambine e bambini, di ragazzi e ragazze di raggiungere il successo formativo. Questi dati ci impegnano, noi adulti per primi, a proseguire con impegno perché sia possibile costruire quel futuro che oggi abbiamo cominciato a intravedere.”

Per l’Ufficio scolastico regionale è intervenuto Roberto Curtolo che ha sottolineato come l’Usr “è fortemente convinto di questo progetto”. “Col passare del tempo – ha aggiunto – ha preso sempre più campo proprio perché abbiamo verificato la notevole forza e incidenza sulla formazione sui giovanissimi, che vuol dire investire sul futuro. È un progetto che aiuta concretamente a contrastare la povertà educativa, a prevenire la dispersione, e favorisce il successo scolastico. Ora il nostro obiettivo è diffonderlo ulteriormente ed estendere le azioni di supporto agli insegnanti che decidono di aderire in tutto il territorio regionale. L’Ufficio scolastico regionale presterà un’attenzione sempre maggiore perché Leggere Forte contribuisce al superamento dei divari, soprattutto nelle fasi successive dell’obbligo scolastico”.

Nota 29 settembre 2022, AOODGSIP 3101

Ministero dell’Istruzione
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione
Direzione generale per lo studente, l’inclusione e l’orientamento scolastico
Ufficio II

Ai Direttori Generali e ai Dirigenti titolari degli Uffici Scolastici Regionali
Al Dipartimento istruzione – Provincia Autonoma di Trento
Alla Sovrintendenza Scolastica per la Provincia di Bolzano
All’Intendenza Scolastica per la Scuola in lingua tedesca – Bolzano
All’Intendenza Scolastica per le Località Ladine – Bolzano
Alla Sovrintendenza agli studi per la Regione Valle d’Aosta
e, p. c. Ai Dirigenti delle Istituzioni scolastiche del primo ciclo d’istruzione statali e paritarie

OGGETTO: Avvio della quarta edizione dell’iniziativa “Il Censimento permanente sui banchi di scuola” per scuole Primarie e Secondarie di I grado a.s. 2022-23.