Progetto inclusione per il Gruppo Oldrati

Progetto inclusione per il Gruppo Oldrati
Il Sole 24 Ore del 12/12/2022

BERGAMO. Da progetto pilota a modello consolidato. È quello implementato dal Gruppo Oldrati, società bergamasca tra i principali attori nella produzione di articoli tecnici in gomma, plastica e silicone che ha aperto le porte del mondo del lavoro attivo a centinaia di persone diversamente abili in collaborazione con la cooperativa sociale «A mano a mano».

Oldrati infatti da diversi anni ha avviato un percorso di formazione e supporto definendo le attività da svolgere, le sedi e i reparti con l’obiettivo di raggiungere una buona efficienza produttiva implementando le corrette attività e con la dovuta attenzione alle persone che possono auto sostenersi.

Al centro del progetto c’è il sito produttivo di Palazzolo sull’Oglio, nel bresciano, in cui lavorano circa cento soci della cooperativa diversamente abili impiegati secondo le loro potenzialità. Un modello al centro delle politiche di inclusione del Gruppo.

«Con “A mano a mano” abbiamo in essere un accordo che prevede una collaborazione di lungo periodo e l’obiettivo che condividiamo è proprio di quello di accompagnare i lavoratori con disabilità in un percorso che li porterà verso l’inserimento nel mondo del lavoro e al contempo di soddisfare alcune esigenze tipiche di un’azienda manifatturiera – spiega Manuel Oldrati, amministratore delegato del Gruppo Oldrati -.

Siamo orgogliosi di essere riusciti a fare partire il progetto ma siamo particolarmente orgogliosi del fatto che siamo riusciti a dare continuità a questa iniziativa sociale». Lo staff della cooperativa viene impiegato in diverse mansioni di assemblaggio e confezionamento degli articoli tecnici del Gruppo con il supporto di operatori sociali di «A mano a mano». «Vorremmo che questo modello diventi di una best practice e ci interessa continuarlo nel tempo» conclude Manuel Oldrati.

di Enrico Netti

CoSMo4You

CoSMo4You: l’app per una gestione semplificata della sclerosi multipla
Sanità Digitale del 12/12/2022

CoSMo4You, l’applicazione che mette in contatto specialisti, pazienti e caregiver per facilitare confronto e condivisione, è già disponibile negli store.
Le difficoltà e gli impedimenti dovuti alla pandemia da Covid-19 hanno reso ancora più complessa la gestione della sclerosi multipla, facendo emergere l’esigenza di nuove soluzioni digitali che agevolino il dialogo e la sinergia tra le figure coinvolte nella gestione della malattia. È da questa esigenza che è nato il progetto CoSMo4You, sviluppato da Edra  grazie al contributo non condizionante di BMS, con il patrocinio di SIN e AISM e la collaborazione di un autorevole Board di esperti, tra i quali Luigi Lavorgna, Neurologo presso l’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e Coordinatore del Gruppo digitale della Società italiana di neurologia, Mario Alberto Battaglia, Presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, Sebastiano Bucello, Responsabile Centro Sclerosi Multipla – Presidio Ospedaliero E.Muscatello Augusta – ASP8 SR e Luca Pani, Professore Ordinario di Farmacologia e Psichiatria clinica ed esperto di Scienze regolatorie.

Luigi Lavorgna sottolinea che: “La pandemia da Covid-19 ha portato la necessità di proseguire l’attività clinica in un contesto di distanziamento sociale, ciò ha provocato un’accelerazione della digitalizzazione e un sempre maggiore coinvolgimento della telemedicina. Fare telemedicina in neurologia, nonostante le difficoltà, non è impossibile e CoSMO4you ne è la prova. L’hub digitale consente non solo ai pazienti, ma anche ai medici, di usufruire di strumenti che il digitale mette a disposizione per semplificare i vari processi, creando un dialogo e un rapporto tra pazienti e medici.”

Sebastiano Bucello aggiunge che: “Il progetto CoSMo4you si basa soprattutto sulla comunicazione tra utenti, in questo caso pazienti e caregiver, e personale sanitario afferente al centro sclerosi multipla. L’iniziativa nasce da una serie di esigenze, in primis quella di comunicare in maniera rapida e veloce con il centro ma allo stesso tempo in modo sicuro. L’ecosistema è destinato a quattro fondamentali operatori: medico, infermiere, paziente e caregiver; inoltre, l’app è scaricabile dagli store e consente di poter condividere le informazioni tra pazienti e medici/infermieri”.

CoSMo4you è un sistema di soluzioni digitali, integrato e multi-target, che si pone gli obiettivi di semplificare la gestione degli aspetti pratici quotidiani della Sclerosi Multipla e di favorire il dialogo tra tutte le persone – pazienti, caregiver, specialisti e infermieri – che hanno un ruolo cruciale nel percorso di gestione e cura. È una piattaforma innovativa e preziosa non solo per il medico, che in questo modo riesce a interpretare i bisogni degli assistiti, ma anche agli stessi pazienti che possono ricevere il supporto necessario per l’aderenza alla terapia.

Mario Alberto Battaglia, Presidente della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla, afferma: “Il Barometro 2022 della Sclerosi Multipla conferma che per il 55% delle persone con SM i servizi a distanza sono un’opportunità per migliorare l’accessibilità delle cure, purché non intacchino la qualità e l’umanità delle cure erogate in un rapporto personale tra medico e paziente. Per questo una delle priorità dell’Agenda della Sclerosi Multipla e patologie correlate 2025 è potenziare, nella presa in carico della persona, la dimensione digitale dei servizi. Le stesse persone con SM, nella rinnovata Carta dei Diritti, hanno voluto inserire il diritto alla semplificazione, che si concretizza in una digitalizzazione inclusiva che sostenga e potenzi le abilità personali e le opportunità di ogni persona, favorendo l’unificazione, razionalizzazione e snellimento dei processi di presa in carico. CoSMo4You risponde a tutti questi obiettivi. Dare concretezza al diritto alla digitalizzazione nell’ambito di un’attenzione complessiva per le persone consentirà sempre di più maggiore equità di accesso, semplificazione, interconnessione tra strutture, servizi, operatori e persone”.

Alfredo Berardelli, Presidente di SIN, Società Italiana di Neurologia, sottolinea che: “Abbiamo aderito con piacere al progetto CoSMO4You, iniziativa a favore del percorso di cura dei pazienti affetti da sclerosi multipla. SIN nel corso degli anni ha partecipato a numerosi progetti a favore della ricerca scientifica e della cura e assistenza ai pazienti affetti da malattie neurologiche e continuerà ad impegnarsi in questo senso anche negli anni a venire. Tra gli obiettivi principali della mia presidenza c’è quello di sostenere nuove iniziative digitali, cercando di cogliere e diffondere le diverse opportunità che la sfida al Covid ha fatto emergere.”

Il progetto si sviluppa attraverso tre strumenti digitali:
– Sito web, in cui scoprire tutte le novità relative al progetto e le informazioni utili sulla sclerosi multipla;
– App, per gestire calendari e appuntamenti; raccogliere tutte le informazioni cliniche rilevanti; tenere traccia della progressione grazie al diario del paziente e per comunicare in modo semplice e veloce tra pazienti e medici, anche a distanza;
– Piattaforma P2P, dedicata ai professionisti del settore, sarà un luogo di confronto e arricchimento tra specialisti, sulla base delle proprie esperienze cliniche.

La nuova app – fulcro dell’ecosistema e strumento quotidiano a beneficio di tutte le persone coinvolte nella gestione della sclerosi multipla – è da oggi disponibile gratuitamente sugli store Android e iOS. Per i pazienti, l’accesso alla app richiede l’invito dal proprio medico specialista.

Ludovico Baldessin, Amministratore delegato Edra, commenta: “La sclerosi multipla pone molte sfide critiche alla persona malata. Siamo entusiasti di aver collaborato in maniera sinergica con le associazioni SIN e AISM e, grazie al loro supporto, abbiamo costruito un ecosistema digitale che segna un cambio di paradigma che rimodella il percorso di cura del paziente, valorizzando attraverso processi e strumenti digitali quella che è l’esperienza della persona. Grazie a un sistema complesso di co design, abbiamo messo in pratica soluzioni efficaci per rispondere alle esigenze della persona malata”.

Il progetto CoSMo4you è reso possibile grazie al contributo non condizionante di BMS.
CoSMo4You sclerosi multipla

Caos algoritmo, il giudice riammette a lavoro due insegnanti

da Il Sole 24 Ore

Le due docenti firmeranno un contratto a tempo determinato per l’anno scolastico 2022-23.

di Davide Madeddu

Lasciate a terra e senza cattedra dall’algoritmo, ma riammesse in servizio dal giudice del lavoro. È la vicenda di due insegnanti della scuola dell’infanzia e scuola primaria di Cagliari che proprio da questi giorni riprenderanno servizio in due scuole primarie presenti in altrettanti comuni dell’area metropolitana del capoluogo. A ricostruire la loro vicenda, partita quando sono state assegnate e cattedre in virtù delle graduatorie stilate dall’algoritmo è Giuseppe Corrias, segretario della Uil scuola che ha seguito l’intera vicenda.

La vicenda

«Le due insegnanti, nonostante i titoli, sono state scavalcate dall’algoritmo – dice il sindacalista -. Tutto è iniziato quando hanno visto la graduatoria e notato di essere state superate da colleghe con meno punteggio. È stato a quel punto che hanno chiesto di attivare la procedura». Quindi il ricorso all’ufficio provinciale scolastico che, come evidenzia il sindacalista «non ha dato alcuna risposta».

Da qui la decisione di seguire la strada del ricorso davanti al giudice del lavoro attivando «la procedura d’urgenza prevista dall’articolo 700». Il giudice ha quindi accolto il ricorso. Per il momento è un sì all’istanza cautelare promossa dai legali. Le due insegnanti, intanto, firmeranno un contratto a tempo determinato per l’anno scolastico 2022-23. «Le due docenti possono rientrare subito al lavoro – argomenta ancora il sindacalista -. Adesso si deve valutare anche il fatto che, in virtù dell’esclusione e della successiva decisione del giudice, alle due insegnanti vengano retribuiti i due mesi precedenti».

Altri contenziosi in vista

Già da settembre numerosi supplenti avevano iniziato a protestare quando, punteggi e tabelle alla mano, qualcuno aveva denunciato di essere stato scavalcato nella nomina. Protesta che sfociata anche con una manifestazione davanti al provveditorato. Ed è proprio dopo quelle iniziative che sono partite le prime azioni con i ricorsi al giudice del lavoro. Ora le prime sentenze che rivoluzionano quanto stabilito dall’algoritmo. Nel dispositivo, questa la sintesi, il fatto che sia stato utilizzato l’algoritmo non significa di per sé che la procedura sia per forza corretta. Da qui un auspicio affinché il criterio di attribuzione delle cattedre sia rivisto «o abolito al più presto». «Sono numerosi gli insegnanti che hanno presentato ricorso davanti al giudice del lavoro, anche attraverso il nostro sindacato -argomenta ancora -. Purtroppo però. Ci sono stati anche docenti che hanno rinunciato per rassegnazione».


Arretrati per docenti e ATA in pensione: tempi più lunghi per avere l’aumento. Le info

da OrizzonteScuola

Di redazione

In merito all’accredito degli arretrati per il personale scolastico andato in pensione nel corso di vigenza del rinnovo contrattuale (2019/2020/2021/2022), così come segnala la Uil Scuola Rua, ci sono alcune precisazioni da fare.

Docenti e Ata potranno vedersi riconosciuti i benefici economici solo attraverso l’aggiornamento del rispettivo inquadramento economico (compito questo che spetta alla scuola) e, solo dopo che lo stesso sarà vistato dagli organi di controllo (cioè la Ragioneria provinciale dello Stato), potrà essere inviato all’Inps per la liquidazione delle spettanze (adeguamento della pensione e del trattamento TFR/TFS).

Discorso del tutto analogo vale per tutto il personale in pensione, dal 2016 al 2018, ai quali spettano gli arretrati del CCNL 2016/2018 e la liquidazione solo relativa all’anno di servizio, effettivamente svolto.

Più nello specifico, se le scuole destinataria dell’istanza non riescono ad operare sul SIDI perchè c’è il blocco per il personale cessato dal servizio, sarà necessario richiedere all’Ufficio Scolastico di sbloccare l’operatività e poi intervenire.

Ricordiamo a tal proposito, come previsto dall’articolo 48 dell’accordo che hanno raggiunto Aran e sindacati, che “i benefici economici risultanti dalla applicazione dell’art. 47 (Incrementi degli stipendi tabellari) sono computati ai fini previdenziali, secondo gli ordinamenti vigenti, tenendo conto delle decorrenze e degli importi previsti dalle Tabelle A e C, nei confronti del personale comunque cessato dal servizio, con diritto a pensione, nel periodo di vigenza del presente contratto. Agli effetti dell’indennità di buonuscita o di 61 anzianità, del trattamento di fine rapporto, dell’indennità sostitutiva del preavviso, nonché dell’indennità in caso di decesso di cui all’art. 2122 c.c., si considerano solo gli aumenti maturati alla data di cessazione del rapporto di lavoro”.

Tempi per l’adeguamento economico dell’assegno di pensione

Si prevedono lunghi, ma non si dovrà perdere neanche un centesimo.

Legge di bilancio: settimana decisiva, il dimensionamento resterà, per la scuola non è previsto molto

da La Tecnica della Scuola

Di Reginaldo Palermo

Settimana decisiva per la legge di bilancio 2023 che – lo ricordiamo – dovrà essere pubblicata nella Gazzetta Ufficiale entro il 31 dicembre prossimo.
I tempi dunque sono molto stretti.
Dopo le prime battute di sabato 10 la Commissione Bilancio della Camera tornerà a lavorare sul disegno di legge a ritmi serrati a partire da mercoledì 14.
Nel corso della settimana si prevedono riunioni a raffica, anche notturne.
La settimana successiva il provvedimento andrà in aula: i lavori inizieranno il giorno 20 e andranno avanti ininterrottamente fino alla notte del 23 dicembre.
Subito dopo la pausa natalizia il disegno di legge passerà al Senato dove ci saranno solo pochissimi giorni per chiudere i lavori.
Numerosi gli emendamenti presentati rispetto al testo degli articolo relativi alla scuola.
Le disposizioni più contestate sono quelle contenute nell’articolo 99 sul dimensionamento scolastico che, una volta a regime, potrebbero voler dire la soppressione di non meno di 600 istituzioni scolastiche.
Su questo si preannunciano già richieste di modifica non solo da parte delle opposizioni ma anche da parte di deputati della stessa maggioranza.
Poi c’è la questione dell’organico aggiuntivo per gli Ata su cui Fratelli d’Italia chiede maggiore attenzione.
E’ possibile che si apra un capitolo anche sul tema dei vincoli alla mobilità perché senza un intervento legislativo è difficile che si possa risolvere completamente la questione a livello contrattuale.
Resta invece lo stanziamento aggiuntivo di 150 milioni di euro per la valorizzazione del personale della scuola.
Il Governo ha già fatto capire che non ci sarà molto spazio per accogliere emendamenti e proposte di modifica, ma, come spesso accade in questi casi, non si può escludere qualche colpo di scena.
Di sicuro, però, le eventuali modifiche non potranno richiedere risorse aggiuntive, quindi, a conti fatti, le possibilità di cambiare qualcosa sono davvero molto ridotte.

Mini naja da 40 giorni, darà punti per la maturità o un esame all’Università: ddl La Russa per imparare il senso civico fa discutere

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Introdurre una mini naja volontaria di 40 giorni e far valere l’esperienza come punti in più alla maturità (se svolta quindi prima delle prove conclusive del secondo ciclo d’istruzione), all’Università oppure come punteggio aggiuntivo nei concorsi pubblici: l’iniziativa – che riguarda giovani tra i 16 e i 25 anni- verrà presto tradotta in un disegno di legge che un gruppo di senatori del Governo Meloni presenterà a Palazzo Madama. Ad annunciarlo è stato il presidente del Senato Ignazio La Russa.

Parlando in chiusura delle celebrazioni organizzate dagli Alpini a Milano per ricordare tutti i caduti, La Russa ha spiegato che è lui il promotore del progetto di legge, ma ha anche sottolineato che non lo presenterà: “come presidente del Senato non posso e lo farà un gruppo di senatori”.

L’estensione da 21 a 40 giorni

A ben vedere, la mini naja già esiste, ma di fatto non è operativa perché “non viene più finanziata da molto tempo” e comunque dura appena tre settimane: il disegno di legge del Centro-Destra vuole portarla a 40 giorni, ma soprattutto, ha spiegato la seconda carica dello Stato, “a fronte di questa partecipazione” verrebbero anche introdotti “una serie di incentivi”.

“Quando c’era il servizio militare – ha detto La Russa – il periodo di addestramento durava 40 giorni, allora noi crediamo che per venire incontro alle richieste arrivate dalle forze armate e soprattutto dagli alpini, sia giusto fare una legge che consenta, volontariamente a chi quindi lo desidera, di passare non tre settimane ma 40 giorni, nelle forze armate“, ad iniziare dal “corpo degli alpini”.

I vantaggi per gli studenti

“A fronte di questa partecipazione – ha continuato il presidente del Senato – noi prevediamo una serie di incentivi che possono essere punti per la maturità per tutti i tipi di scuola, una serie di incentivi per la laurea, come un esame in più o un vantaggio a livello di formazione e un punteggio aggiuntivo per tutti i concorsi pubblici. Ma naturalmente il vero incentivo resta la volontà di aiutare la propria patria anche con un breve periodo”.

La Russa ha escluso che si possa rendere il periodo di servizio obbligatorio: “oggi come oggi probabilmente costerebbe in termini di risorse più di quanto è possibile oggi ottenere. Ma è un primo passo: se riuscissimo a fare in modo che i giovani dai 16 ai 25 anni possano, se lo vogliono, passare un periodo di 40 giorni a imparare cosa è l’amore per l’Italia e il senso civico, avremo fatto un grande servizio all’Italia“, ha concluso il presidente dell’Aula di Palazzo Madama.

Ruffino (Azione): La Russa ci riporta indietro di 100 anni

Dal Centro-Sinistra sono giunte parole di dissenso verso l’idea di La Russa. Daniela Ruffino, di Azione, ha detto che è “grave che si voglia incentivare la mini-naja concedendo crediti scolastici per il diploma di maturità o addirittura per la laurea. Un medico o un ingegnere mediocri diventeranno più bravi con i crediti maturati in 40 giorni di naja? E il ministero dell’Istruzione e del merito davvero può sostenere che il merito di uno studente si accresce facendo la mini-naja?”.

“Prima la proposta di un incentivo alle coppie che decidono di contrarre regolare matrimonio, ora la mini-naja non troppo volontaria se è vero che dà punteggio e “merito” a scuola. Il presidente La Russa sa che si tratta di cose già viste e sperimentate, diciamo, un secolo fa? Quando sui muri dell’Università o nelle stazioni si leggeva il celebre motto: “Libro e moschetto fascista perfetto”? Attendo con curiosità la prossima proposta di legge per una tassa sul celibato”, ha concluso Ruffino.

Malavasi (Pd): meno cultura, più naja

Ancora più pungente è stata Ilenia Malavasi, deputata del Pd: “Il presidente del Senato, oggi, lancia la ‘straordinaria’ proposta di 40 giorni di naja volontaria, ma incentivata con una serie di bonus, da ‘punti maturità’ a punteggio per la laurea”.

“Considerato che in legge di bilancio non c’è nulla su scuola, cultura, istruzione e che è proprio di questi giorni la proposta di eliminare 18app, diventa chiara l’idea che il governo ha della gioventù: meno cultura, più naja“, ha tenuto a dire la dem.

La naja obbligatoria scomparsa da quasi 20 anni

In Italia, dopo 143 anni di coscrizione obbligatoria è stata cancellata il 29 luglio 2004. L’ultimo giorno di leva obbligatoria è stato il 30 giugno 2005.

Nel 2018, Forza Italia chiese di reintrodurre la naja, quella che lo stesso partito guidato da Silvio Berlusconi decise di cancellare: l’idea di Fi era quella di introdurre un’esperienza di alcuni mesi in ambito militare, decisamente diversa dalla precedente.

L’idea legislativa fu annunciata dall’on. Matteo Perego: si trattava di una ‘naja’ volontaria di sei mesi, da svolgere tra i 18 ed i 22 anni di età, con l’obiettivo dichiarato di “vivere le forze armate e apprenderne i valori”. Alla fine dei sei mesi sarebbe stato rilasciato un attestato valevole anche sotto forma di crediti formativi per l’università.

Al lavoro al MiM il Gruppo dell’’Autorevolezza e del Rispetto’

da Tuttoscuola

Si riunirà a breve al Ministero dell’istruzione e del merito il gruppo di lavoro voluto dal ministro Valditara per l’Autorevolezza e il Rispetto, che dovrà “mettere a punto misure per valorizzare l’autorevolezza degli insegnanti, garantire il rispetto dei medesimi, dei compagni e dei beni pubblici da parte degli studenti”, lavorando in particolare sul rilancio dell’alleanza educativa tra scuola, famiglie e studenti.

Valditara ha coinvolto un gruppo eterogeneo di figure interne ed esterne al mondo della scuola, tra cui Marco Campione (consulente del ministro e già al ministero nella segreteria tecnica del ministro Fedeli e capo segreteria del sottosegretario Faraone), Elena Ugolini (rettrice del liceo bolognese Malpighi, già sottosegretario al ministero dell’istruzione nel Governo Monti con il ministro Francesco Profumo), lo psichiatra Raffaele Morelli (volto noto della Tv e direttore dell’Istituto Riza), Simonetta Matone (in passato sostituto procuratore del Tribunale dei minorenni di Roma e oggi in Parlamento per la Lega), il medico Vittorio Lodolo Doria (esperto della patologia del burnout che colpisce in misura preponderante gli insegnanti), docenti universitari (dal diritto alla psicologia) e dirigenti scolastici, insieme a membri dell’Amministrazione scolastica.

Una delle tante commissioni che affollano i corridoi del palazzo di Viale Trastevere o un gruppo di lavoro con un incarico delicato e strategico? La risposta si può probabilmente ricavare da quanto dichiarato da Valditara nell’intervista a Tuttoscuola nel numero di dicembre: “L’emergenza prioritaria è quella che rischia di far saltare l’esistenza stessa di un sistema educativo, ovvero la perdita di quell’autorevolezza e di quel rispetto che in ogni società evoluta e prospera caratterizzano il rapporto fra docente e studenti”.

Non sappiamo su quali orientamenti si muoverà il gruppo di lavoro.

Un messaggio distensivo – a nostro avviso – potrebbe porre l’accento sulla promozione di un’educazione alla cittadinanza consapevole e responsabile, che va coltivata come azione preventiva in senso educativo da parte della scuola.

In questo senso esistono esperienze interessanti che puntano non solo sugli apprendimenti attraverso lo studio, ma anche sullo stimolo a mettere in pratica comportamenti responsabili da parte degli studenti. E questo attraverso proposte pedagogiche coinvolgenti e proattive, incentrate sul protagonismo degli studenti all’interno di una strategia didattica guidata dalla scuola, implementata in collaborazione con altri attori sociali (associazioni di volontariato, centri diurni per persone con disabilità, Vigili del Fuoco, musei, etc etc): possono rappresentare efficaci strumenti di prevenzione e al contempo indirizzare una giusta istanza di responsabilizzazione in una chiave non punitiva ma sempre formativa.

Una ricchezza che esiste e che può essere meritorio incoraggiare e innalzare a pratica diffusa, in primo luogo appunto per favorire la prevenzione tra tutti gli studenti, e poi per raccogliere buone soluzioni per tentare un recupero per i casi conclamati. Con una precisa linea di lavoro: valorizzare e sostenere il lavoro che possono fare le scuole.

Premesso che l’autorevolezza va prima di tutto guadagnata e riconosciuta, potrebbe essere opportuno investire sulla formazione dei docenti, prevedere figure strutturali nell’organico scolastico, ad esempio psicologi ed educatori, incentivare la costruzione di reti e percorsi comunitari, uscire dalla logica del programma per entrare in una dimensione più complessa delle Indicazioni nazionali, che, recitano testualmente: “Le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano alla famiglia e agli ambiti sociali. La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione. Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato”.

Valditara: ‘Come sburocratizzerò la scuola’

da Tuttoscuola

Cosa rende una scuola contemporanea?

Non c’è dubbio: la capacità di sviluppare i molteplici ed eterogenei talenti che ogni studente custodisce dentro di sé”. È il pensiero di Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito che in un’intervista a tutto campo a Tuttoscuola, pubblicata nel numero di dicembre della nostra rivista mensile, affronta i punti cruciali del suo programma.

Sull’inafferrabile concetto del merito Valditara ha parole chiare, forse mai così tanto: “La sfida del Merito ha l’obiettivo di affrontare alla radice il grande, irrisolto problema della scuola italiana, ovvero quello di essere di fatto una scuola classista. Oggi chi nasce in un contesto sociale svantaggiato non riesce a migliorare la propria condizione attraverso il percorso scolastico e formativo: la scuola italiana reitera sostanzialmente le diseguaglianze di partenza (basta vedere i dati, anche scomposti per territorio, sulla dispersione scolastica e sull’allarmante fenomeno dei Neet). Vorrei sottolineare che questa cristallizzazione delle diseguaglianze lede un principio costituzionale, chiaramente affermato all’articolo 34, laddove si dice che i ‘capaci e meritevoli’, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Non solo: subito dopo si precisa che è compito della Repubblica rendere ‘effettivo’ questo diritto. Ebbene, la scuola del Merito non è che questo, la riaffermazione di un valore costituzionale, la possibilità che ogni ragazzo e ogni ragazza ce la possano fare indipendentemente dalle loro condizioni di partenza, perché messi in condizioni di coltivare i propri talenti. È la battaglia più bella da fare, la dobbiamo a loro”.

Come fare? “Dobbiamo smettere di pensare che esista un’istruzione di serie A (quella liceale) e un’istruzione di serie B (quella tecnico-professionale), un’intelligenza di serie A (quella teorica) e un’intelligenza di serie B (quella pratica). Quello che esiste anzitutto sono le persone, i singoli studenti con il loro patrimonio di talenti potenziali, e il compito di una scuola all’avanguardia è quello di riconoscerli, farli emergere e realizzarli, recuperando eventuali gap iniziali. Possiamo dire che la scuola è tanto più contemporanea quanto più riscopre l’arte socratica della maieutica”, dice Valditara.

Principi generali, ma come aiutare concretamente i docenti, i dirigenti scolastici e tutti gli operatori a concentrarsi sulla cura dei talenti? Il ministro fa ai lettori di Tuttoscuola un importante annuncio: “Oggi da un certo punto di vista alla scuola si chiede troppo, compreso un carico abnorme di adempimenti burocratici che nulla c’entrano con l’insegnamento. Per questo ho istituito una commissione di esperti col compito di costruire una radicale semplificazione delle procedure: oggi ci serve anche un grande piano di sburocratizzazione. Io, che di cultura sono liberale, credo molto nella possibilità di costruire uno Stato amico e non vessatorio, in vari settori chiave: come vogliamo un Fisco amico e non più arcigno, così vogliamo una Scuola amica, che possa concentrarsi sulla realizzazione personale di studenti, docenti, personale scolastico tutto. E una Scuola Amica, non c’è dubbio, è anzitutto una Scuola sburocratizzata, quindi una scuola in grado di dedicarsi pienamente alle sfide educative e formative che sono il vero senso della sua missione”.

Nota 12 dicembre 2022, AOODGOSV 34334

Ministero dell’istruzione e del merito
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e
l’internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione
Ufficio I –

Agli Uffici Scolastici Regionali
Al Sovrintendente Scolastico per la Scuola in lingua italiana di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la Scuola delle località ladine di Bolzano
Al Dirigente del Dipartimento Istruzione e cultura per la Provincia di Trento
Al Sovrintendente Scolastico della Regione Valle D’Aosta
Ai Dirigenti/Coordinatori scolastici degli Istituti Tecnici e degli Istituti Professionali

OGGETTO: Gara Nazionale per gli alunni degli istituti professionali e per gli alunni degli istituti tecnici che hanno frequentato il IV anno di corso nell’anno scolastico 2021/2022. Risultati

Progetto PARtime

Convegno sul ruolo della scuola per la parità di genere

INDIRE e Regione Toscana presentano i dati del progetto PARtime sulle scuole

Firenze, 12 dicembre 2022Sono 893 in Toscana i docenti iscritti al progetto PARtime, un percorso formativo progettato da INDIRE e Regione Toscana, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale e di ANCI Toscana. L’iniziativa affronta i temi legati all’educazione della parità di genere, con particolare riguardo alla didattica curricolare. Di questi, il 46% non aveva mai partecipato a nessuna iniziativa sulla promozione della parità nelle strutture scolastiche.

I dati principali sono stati presentati questa mattina nel corso del convegno “Il ruolo della scuola nella promozione della parità Pratiche didattiche e riflessioni per un’azione di sistema”, organizzato da INDIRE e Regione Toscana a Firenze, nel Complesso di Sant’Apollonia.

Hanno preso parte all’iniziativa l’assessora all’Istruzione e alla Formazione della Regione Toscana, Alessandra Nardini, la Presidente di INDIRE, Cristina Grieco, e il gruppo di ricerca INDIRE che ha condotto le attività progettuali, composto da Maria Teresa Sagri, Daniela Bagattini, Beatrice Miotti, Valentina Pedani, Donatella Rangoni, David Grassi.

“Il progetto PARtime – dichiara Cristina Grieco, Presidente di INDIRE – nasce con l’obiettivo di promuovere la cultura del rispetto e della parità nei servizi educativi e nelle scuole toscane di ogni ordine e grado. Si tratta di una proposta di ricerca-azione, in cui l’intervento formativo è parte di una più ampia riflessione di ricerca sul ruolo della scuola rispetto a queste tematiche. In tal senso, INDIRE sta avviando in modo sempre più strutturato e organico progetti e iniziative che possano coinvolgere diversi soggetti istituzionali, enti e realtà del territorio, in un’ottica di rete e di sistema. Questa esperienza di successo condotta insieme alla Regione Toscana può rappresentare per l’Istituto un modello da trasferire anche in altri contesti regionali”.

Secondo il progetto, educare al rispetto e alla parità è la prima forma di prevenzione della violenza. Per questo, la scuola, fin dai primi anni di formazione degli studenti, viene considerata come uno tra gli attori principali nella decostruzione degli stereotipi e nella promozione dell’uguaglianza e della parità dei diritti.

I DATI

In Toscana sono stati coinvolti in totale i seguenti plessi scolastici: 306 della scuola dell’Infanzia, 441 del primo ciclo e 146 del secondo ciclo. 

La scuola che risulta con più docenti iscritti al progetto è l’Istituto Comprensivo Leonardo da Vinci di Castelfranco di Sotto (PI), con 54 docenti (equamente distribuiti tra infanzia, primaria e secondaria I grado). La seconda scuola è l’Istituto Comprensivo Gino Strada di Sesto Fiorentino 48 docenti; la terza l’Istituto Comprensivo Monte Argentario – Giglio, con 29 iscritti.

Per quanto riguarda le azioni di genere svolte a scuola, il 43% dei docenti usa i libri di testo e le risorse didattiche mentre, sull’origine delle differenze di genere, per l’88% dei docenti rientra nell’educazione impartita in ambito familiare (genitori e parenti).

Sempre secondo lo studio INDIRE, per il 37% dei docenti tra gli stereotipi più frequenti a scuola, c’è la riproposizione di ruoli e aspettative in relazione a determinati contesti, come ad esempio le donne risultano legate ad impegni domestici, ruoli materni e spirito di sopportazione, anziché impegni lavorativi, ruoli paterni e spirito di leadership. Inoltre, per il 53% dei docenti, sono importanti le tematiche di genere nelle discipline e nel curricolo.

“La risposta alla chiamata per ParTime è stata straordinaria – ha detto l’assessora Nardini nel corso di suo intervento di saluto – Quasi 900 adesioni sono un risultato straordinario, il segno che in Toscana c’è una sensibilità diffusa e c’è la volontà di lavorare sui temi della cultura della parità di genere e del rispetto, del contrasto agli stereotipi. Ringrazio sinceramente per la preziosa collaborazione Indire e tutti i soggetti che hanno realizzato ParTime: Ufficio Scolastico Regionale, Anci, Upi. Ma anche docenti, dirigenti, personale scolastico, educatrici e educatori che stanno partecipando a questo progetto, che io credo sia anche un percorso di arricchimento personale oltre ad esserlo sicuramente a livello professionale. Abbiamo voluto offrire a chi lavora nei servizi educativi e nelle scuole scuole toscane, di ogni ordine e grado, uno strumento in più per promuovere la cultura della parità, per comprendere appieno quanto siano dannosi pregiudizi, stereotipi e retaggi culturali che ancora oggi persistono nella nostra società. 

La parità è un diritto umano, la scuola deve essere per eccellenza luogo dell’uguaglianza dei diritti, luogo dove si educa al rispetto delle differenze. Pensiamo che questo sia l’unico modo per costruire una società più giusta, una società che non discrimina e che non accetta le diseguaglianze ma le combatte”.

“Se vogliamo promuovere una cultura di parità e rispetto, se vogliamo innescare quella rivoluzione culturale di cui abbiamo bisogno – ha proseguito Nardini – dobbiamo farlo a partire dalle giovani generazioni e dalla scuola, che insieme alla famiglia svolge un ruolo determinante nella formazione delle bambine e bambini, delle ragazze e dei ragazzi. Per questo ci siamo rivolti a tutte e tutti coloro che lavorano nelle scuole e nei servizi educativi, affinché siano loro le prime e i primi a promuovere questa cultura, a partire dalle più piccole e dai più piccoli. Vogliamo che la parità sia perseguita non solo con un progetto, ma sia un impegno trasversale ad ogni politica educativa, di istruzione e di formazione che mettiamo in campo”. “ParTime – ha concluso l’assessora – speriamo sia una buona pratica magari da esportare a livello nazionale. In Toscana si inserisce nel solco di una Regione che ha fatto dei diritti la sua cifra, un solco che stiamo provando a tracciare con ancora più nettezza. Penso alla scelta, in questa legislatura, di inserire nei nostri PEZ, i Progetti Educativi Zonali, l’obiettivo di promuovere pari opportunità e contrastare stereotipi di genere e al rifinanziamento della legge regionale 16/2009 sulla ‘Cittadinanza di Genere’ prevedendo come azione obbligatoria i progetti di sensibilizzazione nelle scuole”.