Gabbie salariali o gabbie per matti?

Gabbie salariali o gabbie per matti?

di Mario Maviglia

Il dinamico Ministro del Merito ha ancora una volta colpito nel segno facendo parlare di sé con alcune proposte che hanno suscitato molte reazioni, e non necessariamente positive. Nello specifico, il Ministro ha affermato: “Alla scuola pubblica mancano finanziamenti che potrebbero arrivare dal privato. E al nord il costo della vita è più alto: vanno trovate soluzioni per il personale scolastico di quei territori – dove è forte la mancanza di docenti – con i sindacati e le regioni”. Per la verità il Ministro, com’è suo costume, ha cercato di ritrattare quanto lui stesso aveva affermato; infatti qualche giorno dopo ha dichiarato che le sue affermazioni erano state fraintese o mai dette. Ci sarebbe da dire: “E una lettera vera di notte, falsa di giorno / E poi scuse, accuse e scuse senza ritorno” (De Andrè). Sorge il sospetto che con queste esternazioni il Ministro voglia raggiungere almeno due risultati: a) da una parte essere al centro dell’attenzione mediatica, forse memore della massima andreottiana “Nel bene o nel male purché se ne parli”, traduzione italica dell’aforisma di Oscar Wilde “There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about” (“C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé ed è il non far parlare di sé”); b) dall’altra, con queste prese di posizione il Ministro allontana l’attenzione dell’opinione pubblica dai problemi più reali e urgenti che affliggono la scuola italiana.

Ma facciamo finta che le dichiarazioni siano vere (considerato che ne hanno parlato tutti i giornali) e seguiamo il Ministro nel suo ragionamento. Quando egli afferma che alla scuola pubblica potrebbero arrivare anche finanziamenti privati, il Sig. Ministro dimentica che già oggi ogni istituzione scolastica può accettare donazioni o sponsorizzazioni da parte di privati, talora finalizzate a realizzare specifici progetti, talaltra ad acquisire/riammodernare la strumentazione didattica e tecnologica, oppure come contributo generico al funzionamento della scuola. Forse però il Ministro ha in mente qualcosa d’altro, tipo l’appalto da parte di aziende disponibili a ciò di interi spezzoni di curricolo. Già vediamo docenti in giro per la scuola con magliette con su scritto: “Docente di lettere fornito da IMA-Industria Metallurgica Avanzata SpA”; oppure aule che esibiscono sulla porta d’ingresso cartelli come: “Lezione di Geografia realizzata con il contributo di WorldTravelling-Il Mondo a portata di mano”. Non c’è dubbio che si creerebbe un certo dinamismo all’interno delle scuole. C’è però da chiedersi quale interesse avrebbe un’azienda a “comperare” pezzi di curricolo, a meno che non si miri a condizionare l’insegnamento da parte dei privati. Una prospettiva che potrebbe significare un colpo al cuore per la scuola pubblica, condizionata da logiche di mercato che non le si confanno. Ma su questi aspetti ci saranno, sicuramente, altre esternazioni da parte del Ministro del Merito, seguite, ovviamente, da altrettante rettifiche, modifiche, ritrattazioni, secondo un canone comunicativo ormai noto.

Riguardo alla differenziazione degli stipendi in base alla residenza dei docenti (Nord / Sud), è significativo che il Ministro faccia queste affermazioni quando non ha ancora indicato/reperito le risorse disponibili per il rinnovo del CCNL della Scuola e ben sapendo che gli stipendi dei docenti italiani sono tra i più bassi d’Europa. Un’operazione saggia (ammesso che questo lemma faccia parte del vocabolario del Ministro del Merito) potrebbe essere proprio quella di avvicinare sempre più gli stipendi magistrali italiani a quelli della media UE. E in ogni caso, ci sono già degli elementi oggettivi che potrebbero costituire la base per una diversa articolazione e peso dello stipendio, se si volesse intraprendere questa strada. Ad esempio, è ragionevole pensare che un conto è avere in classe 20 alunni in classe, un altro è averne 30, in termini di carichi di lavoro (compiti da correggere, colloqui da tenere ecc.). Attualmente questo diverso carico di impegni non viene considerato. E ancora: vi sono zone suburbane, periferiche o disagiate/difficili anche urbane (sia al Nord che al Sud) dove fare l’insegnante risulta più “pesante” e problematico che in altre zone. Altri Paesi, come Francia e Finlandia, in questi casi riconoscono un compenso accessorio ai docenti che accettano di lavorare in tali contesti disagevoli. In Italia questo non è previsto.

Se poi si vogliono creare differenziazioni stipendiali in relazione al merito (vocabolo particolarmente amato dal nostro Ministro del Merito, anche se finora non è dato sapere cosa si intenda esattamente) si possono considerare almeno due possibili ipotesi: a) premiare quei docenti che, in possesso di titoli di specializzazione certificati o di esperienza consolidata, mettono a disposizione dei colleghi le loro conoscenze e competenze; b) premiare quegli insegnanti che esprimono una didattica di eccellenza, ma in questo caso bisogna disporre di un sistema di valutazione dei docenti in grado di rilevare queste situazioni di qualità. Altre forme di riconoscimento economico sono già previste dalle norme contrattuali (collaboratori del dirigente scolastico, figure strumentali, figure di coordinamento ecc.), anche se non esiste ancora una regolamentazione in ordine al cosiddetto middle management, che pure nei fatti opera in tutte le scuole; e questo potrebbe essere un tema a cui il Ministro potrebbe dedicar piùproficuamente il suo tempo.

Insomma, prima di ragionare di “gabbie salariali”, si potrebbe avviare una serie di interventi che potrebbero creare un maggior dinamismo nelle retribuzioni e che potrebbero non essere rifiutati dai lavoratori perché legati a dati di fatto o di qualità (pardon, di merito). Realizzare tutto ciò richiede pragmatismo, dialogo con le organizzazioni sindacali e conoscenza di quanto avviene nel concreto lavoro dei docenti. Serve disponibilità ad affrontare realmente i problemi della scuola, disdegnando – per quanto possibile – la bulimia comunicativa. Non dovrebbe essere difficile per un Ministro che del merito ha fatto la sua cifra distintiva.