Andrea Delogu: «Da dislessica…

Andrea Delogu: «Da dislessica non distinguevo “mamma” da “mucca” ma oggi volo a Sanremo»
Vita del 01/02/2023

«Trent’anni fa la mia dislessia non esisteva. Cioè io ero dislessica ma non si sapeva», racconta Andrea Delogu, che tra qualche giorno condurrà Prima Festival, a Sanremo. «La scuola non mi ha aiutata molto. Ho imparato tutto dalla Tv. E oggi, per condurre, ho i miei escamotage: non chiedetemi di leggere il gobbo»
Conduttrice e volto di Rai Radio2 e della tv, scrittrice, autrice e attrice, Andrea Delogu non riesce a stare ferma proprio mai: in questi giorni si prepara a vivere l’esperienza sanremese come conduttrice del Prima Festival, in onda dal 7 all’11 febbraio.

Un sogno? Sì, forse. Ma anche il punto di arrivo di un percorso in salita. «Io sono dislessica: significa che quando leggo le lettere si mischiano nel mio cervello e rendono faticoso il riconoscimento delle parole. Da bambina non conoscevo la differenza tra mamma e mucca: sono due parole di cinque lettere ed entrambe cominciano per emme, ma nella mia testa non ne volevano sapere di mettersi tutte nel verso giusto».

Andrea Delogu è nata nel 1981 e negli anni Novanta la dislessia “non esisteva”. «Cioè, ovviamente esisteva, io ero e sono dislessica e lo so bene, ma pochi ne avevano sentito parlare e quindi se eri il più lento della classe, ti sedevi sempre scomposto, scrivevi male, stavi attento solo per pochi minuti, semplicemente eri scarso. Ma non esisteva un’etichetta diversa per distinguere coloro che avevano un disturbo specifico dell’apprendimento da quelli che invece non avevano voglia di studiare punto e basta».

Delogu ha dovuto fare i conti con questo disagio a lungo, ma ha trovato soluzioni alternative. «Ad esempio ha imparato a leggere recitando (in questo modo riuscivo a guadagnare un po’ di tempo extra e in più a dare un senso alle parole), ho scoperto Internet e la videoscrittura, con il correttore ortografico, i social, il t9 e tutto quello che la tecnologia ha saputo offrire alle mie strategie di sopravvivenza». Lei lo racconta molto bene e in modo ironico nel libro “Dove Finiscono le parole” (Rai libri, 2019).

Come spesso accade alle persone dislessiche, la televisione è stata una sua fedele amica e “strumento compensativo”. «Per me le ore trascorse davanti allo schermo sono state quasi più importanti di quelle in classe. Ho imparato a parlare un italiano corretto dalla televisione, la grammatica sui social, la storia dai documentari e ho conosciuto i grandi classici vedendo i film che ne sono stati tratti. A pensarci bene, se mi sono innamorata della Tv forse è stato proprio per questo: in Tv c’era tutto, immagini e parole, colori e musica, balli e dialoghi, tutto senza pause, senza attese, senza tempi morti. Non dovevi star lì a decifrare lettere e numeri, c’era qualcuno che leggeva per te e poi ti raccontava una storia: bastava aprire occhi e orecchie e stare a guardare quel magico mondo che prendeva vita».

Per me le ore trascorse davanti allo schermo sono state quasi più importanti di quelle in classe. Non dovevi star lì a decifrare lettere e numeri, c’era qualcuno che leggeva per te e poi ti raccontava una storia: bastava aprire occhi e orecchie e stare a guardare quel magico mondo che prendeva vita
 Andrea Delogu 
E oggi in Tv come fa?« Ho trovato i miei escamotage», confessa. «Studio (con calma e con i miei tempi) la scaletta, che è il copione del programma, e poi quando vado in onda so di dover andare dal punto A al punto B e così faccio, improvvisando, seguendo e vivendo quello che accade in studio e ricordando gli “obiettivi” di scaletta che devo raggiungere. Non chiedetemi di leggere il gobbo».

Questo dice, «vi potrà sembrare un azzardo, ma vi assicuro che è stata la mia fortuna, perché mi ha permesso di dimostrarmi più umana, più autentica agli occhi del pubblico e credo che gli spettatori lo abbiano apprezzato perché quella che vedono sullo schermo è una donna che non ha difficoltà ad ammettere i propri errori e i propri limiti».

Quando era più piccola però non fu cosi facile: «I miei genitori ci hanno provato in tutti i modi: dall’approccio dolcissimo, alla sgridata, alle lezioni di recupero, a un certo punto i miei hanno persino cercato di responsabilizzarmi decurtandomi dalla paghetta una quota per pagarle, alle punizioni come una settimana senza cartoni animati prima di dormire o il divieto di andare a giocare fuori per dieci giorni. C’è da dire che ce l’hanno messa davvero tutta per aiutarmi, non si sono arresi nemmeno di fronte ai continui fallimenti e, a distanza di anni, mi chiedo come abbiano fatto a non demoralizzarsi. Ah, se avessi avuto una diagnosi di dislessia… ».

Da allora sono trascorsi trent’anni. Andrea Delogu è ambasciatrice di AID, Associazione Italiana Dislessia che punta a far crescere la consapevolezza e la sensibilità verso i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia, disortografia), che in Italia si stima riguardino quasi 3 milioni di persone.

«A me è molto chiaro che noi dislessici non siamo “meno” rispetto a nessuno. Questo non vuol dire però che siamo tutti dei geni. Tuttora, quando dico di essere dislessica, c’è sempre qualcuno che se ne esce con paragoni del tipo: “Lo sai, anche Einstein soffriva di dislessia! E pure Leonardo da Vinci!”. In queste occasioni alzo gli occhi al cielo e mi chiedo per quale motivo nessuno tiri mai fuori un cugino, un amico, un conoscente… Sempre e solo gente che come minimo ha scoperto la teoria della relatività o dipinto la Gioconda. Ecco, sappiate che le affermazioni di questo genere non sono d’aiuto, perché spesso, piuttosto che rincuorare, generano ansia. Non tutti siamo destinati a cambiare la storia della scienza, o dell’arte, o del cinema, dislessici o meno. Io, per esempio, da piccola desideravo soltanto fare un lavoro che mi permettesse di parlare tantissimo. Non so di preciso che cosa pensassi di dover dire, ma oggi sono orgogliosa di aver raggiunto il mio obiettivo. Sono convinta che la dislessia, in un certo senso, per me si è trasformata in un’opportunità».

Oggi Andrea Delogu rilegge in un podcast il suo libro “Dove finiscono le parole – Storia semiseria di una dislessica”, per raccontare il suo rapporto con i disturbi specifici dell’apprendimento in un Paese dove queste caratteristiche sono ancora sconosciute a molti. Come ci si sente quando le parole sembrano soltanto segni indecifrabili e oscuri? E cosa si prova a restare sempre indietro rispetto agli altri? «La storia di Andrea dimostra che nulla è precluso alle persone con DSA: per questo la sua testimonianza, rilanciata dal podcast, è una preziosa fonte di ispirazione», ha dichiarato Andrea Novelli, presidente AID.
Il podcast è disponibile al link https://www.raiplaysound.it/programmi/dovefinisconoleparole

di Sabina Pignataro

1943 – 2023: i bombardamenti sui civili

La Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo costituisce un’importante opportunità, soprattutto per i più giovani, per mobilitare le coscienze contro ogni forma di barbarie e per tenere viva la memoria degli orrori delle guerre e dei conflitti.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito è da tempo impegnato, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG), con cui è stato di recente rinnovato un apposito Protocollo d’intesa, in iniziative e attività in ambito scolastico sul tema delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo e nella promozione, secondo i principi costituzionali, della cultura della pace e del ripudio della guerra.

In particolare, per sollecitare la riflessione delle scuole, il Ministero ha indetto un concorso dal titolo “1943 – 2023: i bombardamenti sui civili. Nell’80° anniversario della Guerra di Liberazione il ricordo delle vittime dei bombardamenti del 1943 e le analogie con il dramma che oggi vivono i civili che, come allora, subiscono le devastanti conseguenze dei bombardamenti”.

Il concorso è organizzato dalla Direzione Generale per lo studente, l’integrazione e l’orientamento scolastico insieme all’ANVCG ed è giunto alla sua VI edizione. Il bando di quest’anno, rivolto a tutti gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, richiedeva lo studio e l’analisi, attraverso la produzione di un elaborato, di un bombardamento avvenuto in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale e di un bombardamento relativo a conflitti recenti.

Sono oltre 450 gli elaborati giunti dalle scuole di tutta Italia. La premiazione del concorso avverrà il prossimo 18 aprile, nella cornice delle celebrazioni dell’80° anniversario della fondazione dell’ANVCG.

Autonomia differenziata: sarà mobilitazione

Autonomia differenziata, FLC CGIL: sarà mobilitazione per fermare la regionalizzazione dell’istruzione

Roma, 1 febbraio – il disegno di legge Calderoli per l’attuazione dell’autonomia differenziata Regioni spacca il paese ed è un attacco all’esercizio dei diritti fondamentali a partire da quello all’istruzione.
La FLC CGIL afferma da anni che la scuola va tenuta fuori dall’autonomia: ricordiamo l’appello unitario promosso nel 2019 per contrastare le intese sottoscritte, anche sul tema dell’istruzione, con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Il segretario generale della FLC CGIL, Francesco Sinopoli dichiara: “Lanciamo un allarme a tutti i cittadini e le cittadine di questo Paese: regionalizzare l’amministrazione, gli organici, lo stipendio del personale della scuola,significa attaccare il ruolo unificante dei contratti nazionali di lavoro, ma, soprattutto, significa frammentare il diritto all’istruzione che deve essere garantito a tutte e tutti a prescindere dal luogo in cui sono nati. L’autonomia produrrà marcate differenze regionali sulla base delle diverse possibilità di spesa dei territori, differenze relative alla professionalità dei docenti, al loro contratto di lavoro, al loro salario, alla mobilità e al reclutamento ma, ancora più grave, differenze nell’offerta formativa per studentesse e studenti”.

“Siamo di fronte – prosegue il dirigente sindacale – a una colossale mistificazione dei reali problemi della scuola. Il governo sposta il dibattito sul dove migliorare la scuola perché in realtà non intende investire da nessuna parte! La realtà è che bisogna colmare le differenze che ci sono non solo tra Nord e Sud, ma anche tra centri e periferie e investire in tutto il Paese su tempo scuola, dotazione e stabilità di docenti e personale ATA, insomma qualificare un’offerta formativa completa per tutti per unire l’Italia e renderla competitiva”.

“La FLC CGIL, aggiunge Sinopoli, ribadisce il proprio NO a qualsiasi ipotesi di regionalizzazione della scuola e dell’istruzione e assieme a sindacati della scuola, giuristi e costituzionalisti, propone una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per la Modifica dell’articolo 116 comma 3 della Costituzione. Sono 50.000 le firme necessarie a portare la legge in Parlamento perché venga discussa”.

“Siamo pronti alla mobilitazione -conclude il segretario generale della FLC- e utilizzeremo ogni strumento, dalle manifestazioni di piazza allo sciopero, per rimettere l’uguaglianza al centro dei processi sociali, abbandonando la strada dell’autonomia differenziata che è uno strumento di frammentazione dei diritti e dell’esercizio della cittadinanza”.

Docente negazionista

“Sulla vicenda del professore di un Itis milanese che ha interrotto una rappresentazione teatrale sulla Shoah, il Ministero, attraverso l’ufficio scolastico territoriale, si è subito attivato chiedendo una relazione sull’accaduto e sull’operato del docente. Il negazionismo dell’Olocausto è assolutamente incompatibile con qualsiasi ruolo pubblico, ancor peggio nei luoghi deputati all’educazione dei giovani”, ha dichiarato il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

Pensioni, rivalutazione degli assegni sopra i 2.100 euro: slitta a marzo l’adeguamento, ecco perché

da OrizzonteScuola

Di redazione

L’Inps, tramite la circolare n. 135 del 22 dicembre 2022, ha annunciato la conclusione delle attività di rivalutazione delle pensioni e prestazioni assistenziali in previsione del pagamento per il 2023.

La Legge di bilancio 2023 prevede pensioni minime non inferiori a 600 euro per gli over 75, rispetto ai 525 euro del 2022. Per coloro che hanno meno di 75 anni, verrà effettuata una rivalutazione (1,5%) sull’inflazione per un assegno di 570 euro.

La rivalutazione dipenderà dall’importo complessivo della pensione, con solo gli assegni fino a 2.101,52 che riceveranno la rivalutazione al 100%.  Gli assegni più elevati subiranno un aumento progressivamente inferiore in base ai nuovi sei scaglioni.

Ritardo nell’adeguamento delle pensioni

Ad alcuni pensionati non è stato erogato l’aumento previsto per gennaio a causa di problemi riguardanti l’INPS, ma ci si aspettava di ricevere l’aumento nel mese successivo. Tuttavia, come segnalato da molti, questo non sta avvenendo. L’Inps erogherà la rivalutazione e gli arretrati per le pensioni superiori a 2.101,52 euro a marzo.

A cosa è dovuto questo ritardo? Di norma la rivalutazione delle pensioni normalmente avviene a gennaio, quando gli importi dell’anno precedente vengono adeguati all’inflazione dell’anno corrente.

Tuttavia, quest’anno le regole per la rivalutazione sono state cambiate con la Legge di Bilancio e l’Inps non è riuscito a completare i calcoli in tempo per gennaio. A dicembre, l’istituto ha comunicato che. per evitare la corresponsione di somme potenzialmente indebite, la rivalutazione è stata attribuita a tutti i pensionati con importo cumulato inferiore a quattro volte il trattamento minimo dell’anno 2022 (pari a 2.101,52 euro).

Per i pensionati con importo cumulato superiore a tale limite, la rivalutazione verrà attribuita sulla prima rata utile dopo l’approvazione della Legge di Bilancio 2023. Inizialmente si pensava che gli aumenti potessero arrivare a febbraio, ma la nota dell’INPS conferma che slitteranno ulteriormente.

Le sei fasce di rivalutazione

La Manovra 2023 ha stabilito un nuovo sistema di rivalutazione delle pensioni: le pensioni fino a 4 volte il minimo saranno rivalutate al 100%, quelle tra 4 e 5 volte il minimo all’85%, tra 5 e 6 volte il minimo al 53%, tra 6 e 8 volte il minimo al 47%, da 8 a 10 volte il minimo al 37% e per quelle che superano 10 volte il minimo, la rivalutazione sarà al 32%.

Tagli in arrivo: più di 100 scuole perderanno subito autonomia, preside, Dsga e gli assistenti amministrativi

da La Tecnica della Scuola

Di Alessandro Giuliani

Avranno effetto già nel 2023 gli accorpamenti di quasi 700 scuole decise con l’ultima Legge di Bilancio e da adottare nei prossimi anni: la Conferenza delle Regioni sarebbe stata contattata dal ministero dell’Istruzione per decidere quali istituti unire nei prossimi mesi. L’Ansa ha riportato che sul breve periodo tra le Regioni più penalizzate vi sarebbe la Campania, con oltre 140 fusioni, accompagnate da tagli di personale, di dirigenti scolastici (e quindi di Dsga). Segue la Sicilia con 109 accorpamenti, poi la Calabria con 79, la Puglia con 66, la Sardegna con 45, il Lazio con 37. I tagli andrebbero a toccare anche centinaia di posti di personale Ata, in particolare verranno meno gli assistenti amministrativi (quelli di ruolo cambieranno sede, mentre i precari dovranno sperare di essere richiamati altrove) poiché con le scuole autonome salteranno anche centinaia di segreterie didattiche, economiche e del personale.

L’opposizione insorge

La notizia non è piaciuta ad alcuni governatori, soprattutto del Sud: quello della Regione Campania, Vincenzo De Lucaha fatto sapere che ci sono le condizioni di “impugnare la decisione del governo sul dimensionamento scolastico davanti alla Corte Costituzionale. Siamo i primi a farlo e speriamo che altre regioni del Mezzogiorno ci seguano”.

Alessio D’Amato, candidato per il centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio, ha detto che il suo raggruppamento condivide “la battaglia di De Luca”, perché bisogna dire “no al decreto Spacca Italia. Chi vota per me sa che vota contro la divisione del Paese che crea di fatto cittadini di serie A e di serie B con danni irreversibili per la scuola e la sanità”, dunque “il decreto Calderoli penalizza Roma e il Lazio”.

Dello stesso parere è la deputata Barbara Floridia, del M5s ed ex sottosegretaria: “la scuola pubblica è chiaramente sotto attacco: Valditara ha riesumato le gabbie salariali, la bozza sulle autonomie, vuole spaccare la scuola pubblica in 20 sistemi scolastici differenti e il governo ha programmato tagli per 4 miliardi e la riduzione degli istituti. È il momento di fare fronte comune”, ha concluso la grillina.

Ma la denatalità è un fattore oggettivo

Tuttavia, le condizioni per la riduzione di scuole autonome sembrerebbero esservi. Ancora di più perché nessun Governo ha pensato bene, ma neanche ha tentato, di ridurre i parametri che portano alla formazione delle classi.

Si calcola che nel prossimo decennio a causa della forte denatalità si passerà dagli attuali 8 milioni abbondanti di alunni a meno di 7 milioni. Fino a sprofondare a circa 6,7 milioni nel 2034.

“Questa forte decrescita, insieme ai vincoli imposti dall’Ue con il Pnrr, è il motivo per il quale la Legge di Bilancio ha previsto una norma sul cosiddetto dimensionamento scolastico con un taglio calcolato di sedi e organico che avranno effetto principalmente a partire dal 2024/2025 ma che farà sentire i primi effetti già dal prossimo anno scolastico”, spiega ancora l’Ansa.

Valditara: si eliminano le reggenze

A sentire il ministro Giuseppe Valditara, quindi, gli accorpamenti delle scuole sarebbero un’operazione molto meno evidente rispetto a quella conseguente al vistoso calo di nascite: il numero uno del dicastero dell’Istruzione, qualche settimana fa, ha definito infatti l’operazione come un “efficientamento della presenza della dirigenza sul territorio, eliminando l’abuso della misura della reggenza” senza prevedere “chiusure di plessi scolastici”.

Inoltre, sempre per Valditara, il Governo Meloni avrebbe “mitigato gli effetti delle normative precedenti e osservato i vincoli dell’Ue in attuazione del PNRR: non si può essere europeisti a corrente alternata”.

La contrarietà dei sindacati

Di diverso avviso si sono detti i sindacati: “si scrive dimensionamento scolastico ma si chiamano tagli. Far passare i tagli previsti dalla legge di bilancio come scelte coerenti con gli obiettivi del PNRR e misure volte all’eliminazione del fenomeno delle reggenze è ridicolo”, ha Francesco Sinopoli, segretario generale Flc-Cgil.

In effetti, verranno meno le reggenze. Ma ai presidi verranno affidati ancora più plessi. A fine 2023 ha provato a spiegare perché l’Usb Scuola: il sindacato di base ha scritto che “la gran parte degli istituti scolastici, in particolare degli istituti comprensivi, è composta da almeno tre plessi, spesso dislocati su comuni diversi con una molteplicità di problemi legati ai trasporti, alla gestione del personale da parte delle segreterie, alla costanza di rapporti con la dirigenza, oltre che alla carenza di organico docente e ATA, con collaboratori scolastici spesso costretti a lavorare in solitaria in un plesso, docenti sballottati da un comune all’altro, referenti di plesso che si ergono a generali di un esercito esausto”.

Ora, con questo dimensionamento, continua l’Usb Scuola, “quanti plessi dovrà gestire, quindi, ogni singolo dirigente scolastico? Quanto aumenterà il carico di lavoro del personale amministrativo che gestisce i lavoratori, mantenendo fermi i limiti alle supplenze, vietate quando la segreteria è composta da più di tre unità e per assenze di durata inferiore ai trenta giorni?”. Si attendono risposte.

Anche secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “invece di prendere al volo l’occasione d’oro della diminuzione del tesso di denatalità e abbinarvi il sostegno dei miliardi del Pnrr alla scuola, si sta procedendo in direzione opposta. Non si possono tagliare le scuole autonome e le unità di personale che vi lavorano, ma occorre sdoppiare le classi, ridurre il numero alunni per classe, aumentare gli organici di insegnanti e Ata, a cominciare dall’organico aggiuntivo che abbiamo avuto nell’ultimo biennio e che è venuto meno nel periodo del massimo bisogno, quale è quello del Pnrr che sta portando progetti e masse di lavoro senza precedenti”, ha concluso Pacifico.

Cristina Costarelli, presidente Anp Lazio, ha tenuto a sottolineare che “è vero che con la norma del dimensionamento non vengono chiusi i plessi ma viene modificata la grandezza dell’istituzione scolastica: prima era possibile anche con i numeri bassi tenere aperte le cosiddette sedi sottodimensionate”.

“Nella previsione di questo nuovo assetto non ci sarebbero più e verrebbero costituite sedi scolastiche più grandi”, ha detto ancora la dirigente del liceo Newton di Roma.

Malattia, assenze che non rientrano nel periodo di comporto: cosa deve indicare il certificato medico

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Per godere del diritto all’esclusione del computo dei giorni di assenza per malattia, di cui al comma 9 dell’art. 17 del CCNL Scuola del 29.11.2007, cosa dovrà essere indicato nella certificazione di malattia?

A questa domanda ha risposto l’ARAN, con orientamento applicativo CIRS103.

Innanzitutto, ricordiamo che, ai sensi del CCNL, il dipendente assente per malattia ha diritto alla conservazione del posto per un periodo di diciotto mesi. Ai fini della maturazione del periodo, si sommano, alle assenze dovute all’ultimo episodio morboso, le assenze per malattia verificatesi nel triennio precedente.

Il suddetto comma 9 prevede che in caso di gravi patologie che richiedano terapie temporaneamente e/o parzialmente
invalidanti sono esclusi dal computo dei giorni di assenza per malattia, oltre ai giorni di ricovero ospedaliero o di day hospital anche quelli di assenza dovuti alle conseguenze certificate delle terapie. Pertanto per i giorni anzidetti di assenza spetta l’intera retribuzione.

L’ARAN, nel rispondere alla domanda, ha dunque chiarito che per il riconoscimento del beneficio di sopra, che esclude dal computo dei giorni di assenza per malattia i giorni di ricovero ospedaliero o di day hospital, nonché quelli di assenza dovuti alle conseguenze certificate delle gravi patologie che richiedono terapie temporaneamente e/o parzialmente invalidanti, il lavoratore dovrà produrre una adeguata e chiara certificazione medica rilasciata dai competenti organismi pubblici da cui, appunto, risulti non solo la condizione morbosa del dipendente, ma anche l’ulteriore attestazione che la stessa si configuri come patologia grave che ha richiesto o richiede l’effettuazione di terapie salvavita. Anche le giornate di assenza dovute agli effetti diretti e/o collaterali provocati dalle citate terapie, dovranno anch’essi essere certificati secondo la normativa vigente.

In ogni caso, l’individuazione di tali patologie spetta soltanto agli organi sanitari a ciò deputati, nulla potendo obiettare altre istituzioni a ciò non dedicate.

IL PARERE

Insegnanti, per gli italiani la perdita di autorevolezza è colpa dei genitori

da Tuttoscuola

ll problema dell’autorevolezza dei docenti non è soltanto un “affare di categoria“, ma è ampiamente avvertito anche dal resto della popolazione italiana. Le cause principali di questa crisi di credibilità sono individuate soprattutto nelle costanti ingerenze dei genitori, che screditano il ruolo dell’insegnante agli occhi dei figli, e le condizioni contrattuali non degne di una figura professionale così importante per la crescita del Paese. È quanto emerge da un sondaggio flash realizzato dalla Swg per la Gilda degli Insegnanti.

Tenendo conto che ogni intervistato ha potuto esprimere due risposte, il primo posto nella classifica dei fattori che determinano la scarsa autorevolezza dei docenti spetta alle eccessive interferenze e al protagonismo dei genitori degli alunni, ritenute la causa principale dalla metà degli italiani. A seguire, precariato e stipendi bassi, che non riconoscono il valore del lavoro dei docenti, di fatto screditandoli (34%).

Accanto a questi due elementi principali, una quota più esigua di italiani indica ulteriori concause, esterne alla categoria, della progressiva perdita di rispettabilità da parte degli insegnanti, tra cui la difficoltà dei giovani di rimanere concentrati e di apprendere (18%), i dirigenti scolastici simili a manager, che si rapportano con gli insegnanti trattandoli come subalterni (16%), e, all’ultimo posto, la visibilità mediatica di alcuni scandali della scuola che screditano l’intera categoria (13%). Infine, 1 italiano su 3 ritiene che il problema abbia anche motivazioni interne alla categoria e che sia da addebitare in parte anche all’incapacità dei docenti di gestire le classi e di relazionarsi con gli alunni.

Come restituire autorevolezza e credibilità a una figura professionale che in passato era tra quelle più prestigiose e rispettate? Le proposte più condivise puntano a un innalzamento della qualità del corpo docente attraverso intervenenti sia sul fronte della formazione che su quello del reclutamento. Notevole importanza, però, rivestono anche i livelli stipendiali e la stabilità lavorativa, leve su cui sarebbe necessario agire secondo due terzi degli italiani. Per l’81% degli italiani potenziare formazione e aggiornamento dei docenti sarebbe cruciale per restituire credibilità alla categoria, così come il miglioramento dei processi di selezione (80%). A seguire, un aiuto molto importante potrebbe provenire anche da politiche mirate ad aumentare gli stipendi, rendendoli più decorosi, e a ridurre il precariato (67%). Molto importante per il 65% sarebbe anche limitare gli spazi di intervento dei genitori e, per la metà degli italiani, sostituire la figura dell’attuale dirigente scolastico con quella di un preside eletto dagli stessi docenti.

L’esito di questo sondaggio ci dice che la percezione degli italiani rispetto al calo di autorevolezza dei docenti – commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – risponde alla realtà che la categoria vive quotidianamente e che purtroppo si riflette anche negli episodi di aggressioni riportati dalle cronache. Alla politica, dunque, chiediamo di mettere in campo strategie efficaci per invertire la rotta, perché la crisi da cui è afflitta la categoria ha inevitabili ripercussioni su tutto il sistema scolastico. Restituire dignità professionale e sociale agli insegnanti significa anche migliorare l’istruzione degli alunni“.

Fuori condotta

“FUORI CONDOTTA”

Un film di FABIO MARTINA con i ragazzi e le ragazze degli Istituti scolastici di scuola primaria e secondaria di primo grado “Ermanno Olmi” e “Sorelle Agazzi”con l’amichevole partecipazione di RENATO SARTI

La scuola come vita di comunità, un film che educa alla libertà 

DISPONIBILE ONLINE PER LE SCUOLE GRAZIE AL SERVIZIO CG EDUCATION

www.cgtv.it/education

Dal 31 gennaio docenti e dirigenti scolastici potranno prenotare la visione del film FUORI CONDOTTA grazie a CG education il servizio streaming di CG entertainment rivolto alle scuole con accesso attraverso la piattaforma www.cgtv.it. La visione online può essere concordata con i referenti di CG in base alle disponibilità di studenti e docenti scrivendo a education@cgentertainment.it.

Oltre ad essere disponibile per studenti e scuole in esclusiva grazie al servizio CG education, il film sarà distribuito su CGtv.it per il pubblico generale e prossimamente sulle principali piattaforme: iTunes, Apple Tv, Prime Video, CGtv, Google Play e Chili.

FUORI CONDOTTA è un film di Fabio Martina con i ragazzi e le ragazze degli Istituti scolastici di scuola primaria e secondaria di primo grado “Ermanno Olmi” e “Sorelle Agazzi” di Milano: gli spettatori sono accompagnati sui banchi di una scuola di periferia, tra i ragazzi e le ragazze, nelle relazioni del corpo docenti, in un viaggio cinematografico che interseca i linguaggi del documentario e della fiction, i registri drammatici e della commedia allo stesso tempo. Con poesia e quotidianità, il lavoro pone al pubblico le domande che ogni adolescente si pone nel periodo scolastico. In più, quello che accade a scuola è il riflesso di scelte che ogni giorno intraprendiamo, anche da adulti: qual è allora il confine tra la libertà individuale e la necessità di regole all’interno di una comunità?

In una scuola secondaria di un quartiere di periferia alcuni studenti, durante una normale mattinata di lezione, decidono di ribellarsi al nuovo Preside. Questi, infatti, si è dimostrato troppo normativo nell’imporre regole ferree per riportare l’ordine all’interno dell’Istituto Scolastico. La colpa, a suo parere, è del predecessore, troppo permissivo e tollerante, e quindi decide di proibire le arti, l’intervallo e l’uso del cortile, trasformando la scuola in un luogo estremamente disciplinato ma insensibile alle problematiche e alle esigenze degli studenti. Alcuni ragazzi decidono dunque di fare qualcosa per cambiare la situazione.

FUORI CONDOTTA è stato realizzato nell’ambito del progetto di cinema a scuola “Ragazzi della Bovisa”, finanziato dal Ministero dell’Istruzione e dalla SIAE, realizzato da Circonvalla Film, in partnership con l’Università degli Studi di Milano Bicocca. Il film è prodotto da Circonvalla Film e Noura con il supporto e il sostegno di Fondazione Cariplo e Fondazione Eos.

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Fabio Martina è autore di documentari e film di fiction. Dopo una laurea in filosofia, la frequentazione della Scuola del Cinema di Milano e una lunga collaborazione con l’azienda Rai nell’area regia, inizia a girare e produrre nella Milano cinematografica, vibrante e sperimentale dei primi anni 2000. I suoi film, che trattano di temi sociali, etici e filosofici, mettono in discussione i cliché e gli stereotipi della società moderna, trovando larga diffusione in festival internazionali e ottenendo successi di pubblico e di critica. Tra i suoi lavori “A due calci dal paradiso” (2006), vincitore del Premio Opera Prima alla 24ª edizione di Sport Movies & Tv – Milano International FICTS Fest, “Che cos’è l’amore” (2015), “L’Assoluto Presente” (2017) e il documentario “L’Estate di Gino” (2018).  

CG Education è il servizio di CG Entertainment rivolto a studenti, insegnanti, formatori, associazioni, enti, operatori impegnati nell’ambito della media literacy e della film education, che fornisce la possibilità di accedere legalmente, in modo sicuro, a un’esperienza di visione guidata del suo listino sulla sua piattaforma digitale, CG Digital.Il catalogo didattico CG include film e documentari che affrontano, con taglio interdisciplinare, le materie oggetto d’insegnamento: dalla storia alla letteratura, dall’arte, declinata in ogni sua ramificazione, alla tecnologia, dal disagio sociale e affettivo allo sguardo geopolitico sugli scenari internazionali e ai temi dell’ecosostenibilità; fino alla riscoperta dei grandi classici restaurati della storia del cinema.Ogni visione potrà essere successivamente approfondita attraverso materiali informativi di supporto.L’acceso ai film avverrà attraverso la piattaforma online CG Digital secondo la modalità più consona al gruppo di riferimento.Per informazioni, proiezioni, elaborazione di percorsi didattici ad hoc, incontri con autori ed esperti e quotazioni è possibile scrivere all’indirizzo education@cgent.it

Sciopero 10 febbraio 2023

Comparto istruzione e ricerca – settore scuola: azione di sciopero prevista per il 10 febbraio 2023 indetta da USB P.I. Scuola e riguardante tutto il personale docente, ata, educativo e dirigente a tempo indeterminato e determinato.

Comparto Istruzione e Ricerca – Sezione Scuola. Azioni di sciopero previste per la giornata del 10 febbraio 2023. Integrazione
Adempimenti previsti dall’Accordo sulle norme di garanzia dei servizi pubblici essenziali del 2 dicembre 2020 (Gazzetta Ufficiale n. 8 del 12 gennaio 2021) con particolare riferimento agli artt. 3 e 10.