Aggressioni e distrazioni

Aggressioni ai docenti e distrazione delle masse

di Mario Maviglia

Con nota 15184 dell’8/02/2023 il solerte Ministro del Merito ha diramato delle istruzioni ai dirigenti scolastici riguardo al “recente, allarmante aumento di episodi di violenza nei confronti degli insegnanti e del personale scolastico – posti in essere all’interno delle scuole, anche nel corso delle lezioni.” Rammentando che tali episodi costituiscono atti illeciti intollerabili che ledono, tra l’altro, “l’autorità e l’autorevolezza dei docenti, nonché la dignità di tutto il personale e compromettonoseriamente la qualità dei servizi, con pregiudizio del fondamentale diritto allo studio”, il Ministro del Merito annuncia che “richiederà l’intervento dell’Avvocatura generale dello Stato al fine di assicurare la rappresentanza e la difesa del personale della scuola, nelle sedi civili e penali, ai sensi dell’articolo 44 del r.d. n. 1611 del 1933.”

Dalla nota emerge la comprensibile preoccupazione del Ministro per questi episodi. Non è dato però conoscere l’entità di questi episodi in termini numerici. Ovviamente se anche un solo docente dovesse essere coinvolto in fatti del genere, meriterebbe la più ampia solidarietà e assistenza da parte dell’Amministrazione. Su questo non si discute; ma perché emanare una nota così allarmante? Evidentemente il Ministro del Merito ha in mano dei dati che noi non conosciamo, dati che fanno pensare ad un’emergenza nazionale.

Oppure, (ma qui denunciamo la nostra capziosità) il Sig. Ministro del Merito con questi annunci crea un ben orchestrato sistema di distrazione delle masse dai veri problemi della scuola (non che le aggressioni ai docenti non lo siano, ma si tratta di collocare i vari problemi in una scala di gravità anche in relazione alla loro entità numerica). In Italia vi sono 8.136 istituzioni scolastiche, comprese le sedi sottodimensionate (fonte MIUR, a.s.2022-2023). Le sedi scolastiche ammontano a 40.466. Il numero totali degli alunni è di 7.286.151 (dall’infanzia alle superiori), di questi 1.557.403 sono alunni di scuola secondaria di I grado e 2.645.849 di II grado. Anche limitando il dato alle sole scuole secondarie di I e II grado, quanti sono gli studenti che si sono resi responsabili degli “episodi di violenza nei confronti degli insegnanti e del personale scolastico” di cui parla il Ministro? Nonè dato saperlo.

Vi sono invece dei dati allarmanti, questi sì conosciuti nella loro consistenza quantitativa, di cui il Sig. Ministro del Merito dovrebbe avere cognizione.

Basta fare un giro in rete o consultare le varie banche dati (compresa quella del Ministero dell’Istruzione) o gli studi condotti in merito e si può facilmente verificare che:

– il 12,7% degli studenti non arriva al diploma di scuola superiore, perché abbandona precocemente gli studi, con una grande differenza tra Nord e Sud del Paese (19,8% in Campania). Peraltro, la dispersione scolastica in Italia è tra le più elevate in UE, dopo quella della Romania (15,3%) e della Spagna (13,3%), ed è comunque ben lontana dall’obiettivo del 9% entro il 2030 stabilito dalla UE.

– Il 9,7% degli studenti con un diploma di scuola superiore nel 2022 presentava una condizione di dispersione “implicita”, cioè non aveva acquisito le competenze minime necessarie (secondo i parametri INVALSI) per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università. Più nello specifico, in Campania, Calabria e Sicilia più del 60% degli studenti non raggiunge il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica non sono raggiunte dal 70% degli studenti in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna.

– Il numero dei NEET nel nostro Paese, ossia i 15-29enni che sono fuori da ogni percorso di lavoro, istruzione o formazione, raggiunge il 23,1% ed è il più alto rispetto alla media UE (13,1%), registrando quasi 10 punti in più rispetto a Spagna (14,1%) e Polonia (13,4%), e più del doppio se si considerano Germania e Francia (9,2%). In regioni come Sicilia, Campania, Calabria e Puglia i 15-29enni NEET superano i coetanei che lavorano (3 giovani NEET ogni 2 giovani occupati).

– Il 58% degli edifici scolastici è privo delle certificazioni di agibilità statica e il 55% di prevenzione incendi; oltre il 40% è privo del collaudo statico (cioè dell’idoneità certificata dell’edificio).  

– Lo stipendio medio dei docenti italiani (29.669 euro) è più basso di quello francese (36.382 euro), spagnolo (38.312 euro) e tedesco (67.138 euro). È più alto di quello dei docenti greci (18.330 euro) e maltesi (28.356 euro). Il Lussemburgo è il Paese dove gli stipendi dei docenti sono i più alti dell’area UE (102.199 euro annui).

Ovviamente i dati appena esposti sono stati ereditati dall’attuale Ministro, ma ci si aspetterebbe che su questi aspetti problematici si concentrassero l’attenzione e le energie del Ministro del Merito che invece sembra voler raffinare sempre più la sua già grande capacità di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica proprio da questi problemi. Una volta è la teoria dell’umiliazione come fattore di crescita, un’altra è il riferimentoai lavori socialmente utili per gli studenti violenti, un’altra ancora riguarda il parametrare lo stipendio al costo della vita nelle singole regioni, o, ancora, aprire la scuola pubblica ai finanziamenti privati.

Occorre però avere fiducia: un giorno o l’altro il responsabile del dicastero di viale Trastevere 76/a Roma comincerà a fare il Ministro ed affronterà, con merito e nel merito, gli annosi problemi della scuola.