Ragazzi in Gamba

“Ragazzi in Gamba”, la tecnologia al servizio delle persone con sindrome di down
Il Sole 24 Ore del 23/03/2023

L’imprenditore statunitense Henry Ford (genio dalla visione inclusiva che realizzò un modello di automobili alla portata di tutti) diceva che il vero progresso è tale solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano accessibili a chiunque. Una frase pronunciata più di un secolo fa ma che sottolinea un concetto che ancora oggi, purtroppo, bisogna rimarcare: la possibilità (che si spera diventi normalità) di accedere alle stesse opportunità senza differenze di nessun tipo.

Nasce con questa visione il progetto “Ragazzi in Gamba”, la nuova Skill Alexa inaugurata in occasione della Giornata Mondiale della Sindrome di Down 2023. Attraverso questa nuova implementazione, gli utenti in Italia potranno ascoltare storie interattive realizzate dall’Associazione Italiana Persone Down (AIPD). L’obiettivo è offrire a ragazze e ragazzi con sindrome di Down, e non solo, un supporto utile all’apprendimento e al riconoscimento dei comportamenti adeguati da adottare in situazioni in cui può essere necessario un certo livello di autonomia.

La Sindrome di Down in Italia, i dati
Nel nostro Paese un bambino ogni 1200 nasce con la sindrome di Down, definita dalla scienza come una condizione genetica alla base della più comune forma di disabilità intellettiva nel mondo. Fino a non molti anni fa si pensava che questi bambini sarebbero stati dipendenti per sempre dai loro genitori. L’AIPD, invece, li ha sempre considerati una risorsa dal grande potenziale, perché capaci di contribuire in maniera significativa allo sviluppo e all’arricchimento della nostra società.
Da più di 40 anni, infatti, l’Associazione oggi presieduta da Gianfranco Salbini, combatte un’unica malattia: il pregiudizio: “L’AIPD è nata nel 1979 e da allora si è sempre impegnata nel tracciare un sentiero nella vita delle persone con sindrome di Down – ha detto Salbini – curando ogni aspetto utile ad un corretto inserimento sociale. Con questa nuova collaborazione – conclude il Presidente AIDP – siamo felici di poter aggiungere un altro tassello alla nostra storia ed entrare in una nuova dimensione di informazione a supporto e servizio delle persone con sindrome di Down”.
Oggi l’aspettativa di vita delle persone con sindrome di Down si è allungata, ed è diventato fondamentale pensare anche ad un loro futuro fuori dalla casa genitoriale. “Come Associazione lavoriamo per portare il nostro bagaglio di competenze ed esperienze direttamente sul campo. Da quando siamo nati, cerchiamo di condividere con la scuola, gli operatori sociosanitari e soprattutto le famiglie, un’attenzione particolare verso questo tea. Anche con iniziative formative dedicate. Skill Alexa verrà presentata e proposta nei nostri interventi formativi e di comunicazione. Inoltre, utilizzeremo tutti i canali di informazione dell’AIPD, dal sito internet ai social fino all’intera rete delle sezioni presenti sul territorio nazionale. Si diventa autonomi soprattutto sperimentandosi nella realtà, ma le tecnologie possono supportare e rinforzare questo lavoro in cui crediamo molto. Siamo grati ad Amazon per averci coinvolto in questa avventura che può aprire ulteriori spazi di apprendimento per tutti” ha sottolineato Salbini.

L’apprendimento
Con l’aiuto di una voce narrante di nome Giorgio, la nuova skill racconterà storie che avranno come tema quali comportamenti si possono adottare quando si è da soli. Con un punto di vista pratico (come muoversi da soli in città, per esempio) e allo stesso tempo sociale, illustrando come interagire con gli sconosciuti in contesti diversi.
L’obiettivo del progetto non è tanto promuovere un apprendimento meccanico, quanto piuttosto la capacità di riflessione degli utenti. Così come nella vita reale, infatti, anche in queste storie viene ricordato che la soluzione giusta non è sempre una sola e che da ogni azione scaturiscono una o più conseguenze, di fronte alle quali bisogna essere preparati sapendo come reagire e mettendo da parte paure e insicurezze.
“Il contributo della tecnologia può essere realmente importante solo se messo al servizio del benessere delle persone e della risoluzione dei loro bisogni. Utilizzata in questa direzione, infatti, diventa un valido strumento per rendere l’inclusività sempre più concreta e raggiungibile con un impatto enorme che può riguardare non solo chi la utilizza direttamente, ma anche figure come caregiver, famigliari e amici. Per questo, il nostro obiettivo è di rendere Alexa sempre più intelligente, utile e accessibile” ha dichiarato Giacomo Costantini, business development manager di Amazon Alexa

“Ragazzi in Gamba”, una storia cominciata nel 1989
Per l’Associazione Italiana Persone Down, diventare “ragazzi in gamba” significa essere in grado di cavarsela da soli. E questo vuol dire anche imparare a comprendere quando e da chi farsi aiutare, integrando le proprie competenze con quelle degli altri Dal 1989, l’AIPD ha sviluppato un progetto chiamato proprio Ragazzi in Gamba: una volta a settimana, il Club dei Ragazzi (un gruppo di amici di età compresa tra i 15 e i 19 anni), organizza uscite al cinema, al bowling o di shopping (compie quindi azioni simili a quelle dei propri coetanei) e impara sul campo come far fronte alle situazioni della vita comune, riprendendosi uno spazio di indipendenza che spesso gli viene sottratto. Alexa diventa oggi l’assistente vocale di Ragazzi in Gamba, raccontando agli utenti gli stessi scenari della vita reale e guidandoli nella riflessione, per scegliere la strada migliore in ogni situazione.
Ne è convinta anche Anna Contardi, Coordinatrice Nazionale AIPD e Assistente Sociale esperta sugli aspetti legati all’educazione delle persone con disabilità intellettiva, che ha dichiarato: “Abbiamo accettato volentieri l’idea di collaborare con Amazon perché pensiamo che le nuove tecnologie possano aiutare le persone con sindrome di Down a raggiungere migliori livelli di autonomia e inclusione sociale. In particolare in questo tempo storico che vede un aumento delle persone con SD in età adulta. Crediamo sia un obiettivo sempre più importante per noi e per la società e siamo convinti che un prodotto pensato per loro potrà migliorare la vita anche di molte altre persone”.

di Giacomo Petruccelli

Potenziare le discipline STEM

l Ministero dell’Istruzione e del Merito ha stanziato 660 milioni: “Necessario colmare il gap che penalizza studentesse e regioni del Sud”

Il 23 marzo il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è intervenuto al convegno della Fondazione I Lincei per la Scuola “L’insegnamento della Matematica: criticità, nuove sfide, idee”, presso l’Accademia dei Lincei. Il Ministro ha evidenziato le criticità esistenti nella preparazione degli studenti italiani in matematica e nelle materie STEM:
“Dobbiamo recuperare i gap che penalizzano in particolare le studentesse e le regioni del Sud”, ha puntualizzato Valditara, “per questo metteremo a disposizione 660 milioni di euro per potenziare l’insegnamento STEM”.
In collaborazione con l’Accademia dei Lincei e con l’Unione Matematica Italiana, il Ministero ha allo studio modalità didattiche nuove e sempre più efficaci, e ha proposto all’Accademia di contribuire alla formazione dei docenti STEM.
“Valorizzeremo anche le Olimpiadi della matematica”, ha aggiunto il Ministro, “occorre stimolare un cambiamento culturale che generi interesse ed entusiasmo nei giovani su tutto il territorio nazionale verso discipline fondamentali per una piena cittadinanza attiva e per la crescita del Paese”.

Autonomia e riorganizzazione rete scolastica

LE CONTRADDIZIONI DELLA POLITICA TRA AUTONOMIA E RIORGANIZZAZIONE DELLA RETE SCOLASTICA

di Gian Carlo Sacchi

Due ministri dello stesso partito, uno sta cercando di decentrare i poteri alle regioni (Calderoli), tra i quali non potranno non rafforzarsi quelli di programmazione della rete scolastica, l’altro (Valditara) è difensore di un provvedimento introdotto nell’ultima legge di bilancio nella quale viene avocata allo stato l’autorizzazione delle scuole autonome secondo il numero degli studenti, lasciando alle regioni solo scelte all’interno del territorio.

I due interventi non hanno gli stessi tempi, ma ci si sarebbe aspettato andassero nella stessa direzione, invece mentre l’uno asseconda le necessità del risparmio statale, l’altro, nell’ottica del regionalismo differenziato, ancora da approvare, parrebbe orientato ad attribuire alle regioni ulteriori competenze con i relativi finanziamenti, secondo quanto sarà derivato dal federalismo fiscale.

La rete scolastica è forse il tema principale in cui si consumano le incertezze politiche nei rapporti tra centro e periferia, in quanto fin dall’attribuzione della personalità giuridica alle scuole fu trasferita alle regioni la competenza nella programmazione territoriale, mentre l’assegnazione delle risorse finanziarie e di personale sono rimaste allo stato. Anche le scuole autonome avrebbero dovuto dire la loro nei provvedimenti di modifica della rete stessa, ma nonostante la Costituzione facesse salva la considerazione dellaloro autonomia, furono estromesse dalle iniziative di riorganizzazione avvenute nel corso degli anni ed assistettero loro malgrado a provvedimenti emanati dall’amministrazione che non tenevano conto ne della coerenza tra gli indirizzi, ne dell’aggregazione dei plessi in base alle esigenze del territorio.

Questa diarchia fin dall’inizio provocò proteste da parte delle regioni e pronunciamenti della Corte Costituzionale finirono per accettare la reclamata competenza regionale ad esempio nell’assegnazione del personale, ma le sentenze non furono applicate da parte dello stato, ed il contenzioso continuò con successo nell’ambito di ricorsi ai TAR da parte di genitori e comuni circa l’autorizzazione delle classi. 

La chiusura netta da parte del ministero circa l’applicazione delle “competenze concorrenti”, peraltro sancite dalla riforma costituzionale del titolo quinto, ha mosso le regioni a statuto ordinario a richiedere il regionalismo differenziato per dare maggiore efficienza all’organizzazione del sistema, sull’onda dell’autonomia già presente in quelle a statuto speciale.

Oggi come allora nello stesso governo di centro-destra si riapre il processo legislativo, in vista della conclusione del decentramento delle competenze , quello cioè relativo all’assegnazione del personale ed al finanziamento, che dovrebbe conferire maggiore spazio di manovra nell’organizzazione del servizio da parte delle autonomie territoriali e scolastiche. Cambiando cioè le modalità di calcolo delle risorse ci potrebbe essere un’offerta più aderente alle esigenze dei territori, magari sviluppando maggiore qualità e perequazione. 

Diverso se, come prevede la finanziaria, il sistema deve seguire il calo degli alunni, la conseguente diminuzione delle dirigenze e quindi la riaggregazione dei plessi di tutti i gradi scolastici, obbedendo a logiche di risparmio e non di reinvestimento che si avrebbe sicuramente mantenendo gli attuali numeri, ad esempio quelli assicurati dal governo Draghi, che andrebbero a beneficio della qualità, dell’equità e di una maggiore flessibilità per potersi accompagnare alle modifiche dei comuni e di altre strutture locali.

Volendo operare un ridimensionamento del sistema su tutto il territorio nazionale, addirittura in un ottica pluriennale, sulla base di stime demografiche, che sappiamo bene non corrispondere al reale movimento della popolazione, non si poteva che mettere in azione un ulteriore contenzioso, ed anche se nella legge è previsto un piccolo coefficiente di compensazione regionale, si è persa un’occasione storica per dare risposte a quelle zone disagiate sul piano territoriale e sociale che della scuola hanno bisogno per la vita della comunità stessa.

Benchè si riaffermi in tutte le occasioni il ruolo della scuola come presidio culturale, come centro civico, e si indichi la plurifunzionalità tra i criteri per le nuove architetture, i parametri dettati dalla burocrazia economica continuano ad essere prevalenti, senza che si possa intervenire per modificare il modo di procedere che non necessariamente, sull’onda di una maggioreautonomia locale, comporterebbe un impegno più oneroso per lo stato, perché si tratterebbe di chiamare il territorio stesso a contribuire, se davvero il servizio fosse una componente ritenuta indispensabile dalla comunità.  

Cosa dirà la Corte Costituzionale questa volta, visti i precedenti ? C’è sicuramente un problema di numeri, che toglie le classi piccole, ma non riduce quelle grandi e concentra le scuole nelle aree urbane, di cui conosciamo le difficoltà e che la pandemia ci ha segnalato la pericolosità, ma quello che conta sono le competenze regionali che di nuovo vengono messe in discussione, mentre un’altra legge dello stesso governo dice di voler ampliare. Agli inizi del secolo questo problema vide in lotta due schieramenti politici opposti, ora il tutto si svolge all’interno dello stesso partito: e a rimetterci è sempre la scuola.

La mancata applicazione dell’ art. 117 della Costituzione ha messo in sofferenza il centralismo ministeriale di fronte ad evidenti disservizi che si sarebbero potuti attenuare o eliminare con una gestione più decentrata, ma quello che più ha nuociuto al sistema è stata la disequità delle condizioni sociali ed economiche delle diverse aree del nostro paese che spesso si accompagnavano ai fallimenti scolastici ed ai fenomeni di abbandono, che la rigidità delle disposizioni nazionali non consentiva di intervenire adeguatamente rispetto alle domande locali.

La proposta di legge del ministro Calderoli dice di voler rispettare i principi di unità giuridica ed economica, di indivisibilità del paese, in attuazione del decentramento amministrativo, che forse verrà completato ? L’attribuzione di funzioni di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia è consentita subordinatamente alla determinazione dei “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”, come prevede la stessa Costituzione. Tali livelli servono a favorire un’equa ed efficiente allocazione delle risorse e il pieno superamento dei divari territoriali, in risposta alle richieste soprattutto del sud d’Italia, ma che devono guardare anche alle aree interne, alle isole e ad altre realtà territorialmente disagiate.

La procedura indicata è assai complessa, vuole coinvolgere tutti i soggetti istituzionali e la maggiore autonomia viene sancita attraverso un’intesa sottoscritta dal presidente del consiglio dei ministri e dalla regione richiedente. Per chi non entra a far parte delle intese è garantita comunque l’invarianza finanziaria, quella decisa dai predetti livelli essenziali. Sono questi ultimi infatti a richiedere  risorse perequative, come previsto dall’art 119 della Costituzione.

Sono le singole regioni ad avanzare le richieste di maggiore autonomia. Ormai quasi tutte si sono mosse con pronunciamenti più o meno ufficiali e forse solo Veneto e Lombardia hanno pensato ad un trasferimento del sistema scolastico, tenuto conto anche del fatto che in base alla legge Moratti del 2003 entrambe avevano già ipotizzato un intervento sul curricolo locale, mentre ad esempio l’Emilia Romagna aveva demandato tali poteri alle autonomie scolastiche; nessuna delle altre vorrebbe avere tale competenza in via esclusiva. Quindi l’ordinamento generale della scuola potrebbe essere contenuto nelle norme generali che la Costituzione attribuisce allo Stato, ma quasi tutte le regioni si dichiarano interessate ad intervenire sull’istruzione tecnica e professionale, al fine di stabilire un raccordo con il sistema produttivo territoriale e l’apposito canale formativo regionale.

E’ facile pensare che rimanga una scuola statale su tutto il territorio nazionale per quanto riguarda il ciclo di base ed una componente unitaria del secondo ciclo, mentre una maggiore flessibilità è richiesta per gli indirizzi della scuola superiore,  per un collegamento più efficace con l’istruzione terziaria accademica e non. Detto questo però bisogna pensare ad un decentramento della gestione, già iniziata nel 1998 e proseguita con il federalismo fiscale, che ancora però rimane sospesa, procurando disservizi per l’utenza e disagi per il personale. Per quest’ultimo infatti, pur mantenendo un contratto nazionale, si potrebbe pensare ad una dipendenza funzionale dalle regioni, come aveva già sentenziato la Corte Costituzionale nel 2004 per quanto riguardava l’assegnazione, le quali, come avviene nelle province autonome, dovrebbero poter applicare meccanismi incentivanti, previa contrattazione, in base alle esigenze del territorio, compreso il caro vita. Così come, una volta soddisfatti i predetti livelli essenziali, si dovrebbero consentire maggiori investimenti finanziari da parte degli enti territoriali.

Come si vede si può mantenere il sistema unitario rendendolo più flessibile e adatto a soddisfare le esigenze locali; una maggiore autonomia sarebbe utile a tutti, soprattutto a coloro che si trovano in difficoltà se motivati a migliorare la loro situazione, con adeguate garanzie perequative.

Premio nazionale insegnanti, i docenti si possono candidare entro il 31 marzo 2023

da La Tecnica della Scuola

Di Lara La Gatta

Con la nota 1163 del 15 marzo 2023, il Ministero dell’istruzione e del merito invita i docenti delle scuole di ogni ordine e grado a partecipare ad Atlante – Italian Teacher Award, l’iniziativa promossa dalla United Network, in partnership con “La Repubblica” e “Repubblica Scuola”.

Lo scopo è quello di valorizzare e celebrare il ruolo dei docenti italiani, assegnando un premio all’insegnante che si sia contraddistinto per particolari progettualità extracurricolari.

I docenti interessati a partecipare possono presentare con la propria candidatura un progetto che hanno realizzato nelle loro classi, indicando gli studenti partecipanti e i risultati ottenuti.

Per aderire, è necessario iscriversi gratuitamente alla piattaforma https://www.italianteacheraward.it/.

Il termine ultimo è il 31 marzo 2023.

Frutta e latte nelle scuole. Più fondi, meno burocrazia e prodotti bio: le richieste degli eurodeputati a stati Ue e Commissione

da La Tecnica della Scuola

Di Redazione

Aumentare i finanziamenti del programma Ue per la distribuzione gratuita di frutta e latte nelle scuole. Questa la principale richiesta, così come riporta Ansa, dei deputati della commissione Agricoltura dell’Europarlamento in una proposta di risoluzione adottata con 42 voti a favore e 2 contrari.

Gli eurodeputati hanno invitato inoltre gli Stati membri a spendere almeno il 10% del loro budget in misure educative. La priorità dovrebbe andare ai prodotti locali e stagionali. Le risorse attualmente a disposizione del programma (250 milioni l’anno, ridotte a 220 dopo la Brexit) non sono sufficienti, affermano gli eurodeputati, e hanno impedito alla misura di raggiungere più studenti e di età più diverse.

La spinta verso prodotti non trasformati

Pertanto, gli europarlamentari chiedono alla Commissione e ai paesi dell’Ue di aumentare il budget, per consentire una distribuzione più ampia di frutta, verdura e latticini durante tutto l’anno. Oltre a ciò questi chiedono anche di ridurre la burocrazia, dare alle scuole contratti più lunghi, semplificare le procedure di appalto e che frutta, verdura e latticini da distribuire nelle scuole dell’Ue siano non trasformati, biologici, prodotti localmente e con indicazioni di qualità.

Il programma “Frutta e Verdura nelle scuole”

Frutta e verdura nelle scuole”, il programma promosso dall’Unione Europea, è realizzato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, e svolto in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, il Ministero della Salute, Agea, le Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano.

Il programma è rivolto ai bambini che frequentano la scuola primaria (6-11 anni) e ha lo scopo di incrementare il consumo dei prodotti ortofrutticoli e di accrescere la consapevolezza dei benefici di una sana alimentazione.

PEI: il parere del CSPI sulle disposizioni correttive al decreto interministeriale

da Tuttoscuola

PEI: nell’adunanza plenaria svoltasi lo scorso 20 marzo, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) ha espresso, con voto unanime, parere favorevole sull’art. 7 dello schema di decreto interministeriale concernente le disposizioni correttive al decreto interministeriale 182/2020 recante «Adozione del modello nazionale di piano educativo individualizzato e delle correlate linee guida, nonché modalità di assegnazione delle misure di sostegno agli alunni con disabilità, ai sensi dell’articolo 7, comma 2-ter del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66».

Leggi il parere del CSPI

In materia, infatti, il CSPI si è già pronunciato, lo scorso 13 ottobre, con il proprio previsto parere. A seguito del recepimento da parte dell’Amministrazione di quanto allora suggerito dal Consiglio, il provvedimento – modificato soprattutto nel testo dell’articolo 7 – è stato nuovamente inviato all’organo medesimo.

Il parere il CSPI:

  • condivide la scelta di voler regolare il passaggio, nella Scuola Secondaria di II Grado, dal PEI differenziato al PEI semplificato, in quanto tale richiesta da parte delle famiglie, in molti casi nell’ultimo anno del percorso, è stata spesso causa di disagio se non di contrapposizione tra la scuola e le famiglie stesse;
  • evidenzia la necessità di chiarire meglio, nell’articolo indicato, le condizioni indicate nei punti a) e b) in quanto il testo, così formulato, prevede che le prove integrative per il rientro in un percorso didattico personalizzato siano richieste nel caso di parere contrario del consiglio di classe (maggioranza dei voti contrari), mentre il rientro senza prove integrative è possibile solo con decisione assunta all’unanimità (tutti favorevoli). Non si tiene conto evidentemente della possibilità che il consiglio di classe possa esprimere, a maggioranza dei voti, parere favorevole al rientro richiesto dalla famiglia, determinando una situazione paradossale: il consiglio di classe non è contrario al rientro, quindi l’alunno non sarebbe obbligato a sostenere prove integrative, ma le prove devono svolgersi comunque perché la decisione del consiglio non è stata unanime;
  • evidenzia altresì che – in caso di passaggio, nell’ultimo anno di corso, da PEI differenziato a PEI semplificato – sarebbe opportuno esplicitare che le eventuali prove integrative debbano svolgersi necessariamente prima dell’avvio dell’anno scolastico.

Docente tutor: dal Mim 150 milioni di euro per avviare personalizzazione dell’istruzione

da Tuttoscuola

Con l’istituzione del tutor e del docente orientatore comincia la grande rivoluzione del merito”: così il Ministro Giuseppe Valditara dopo l’incontro di ieri sera fra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e i Sindacati di categoria, in cui è stato presentato lo schema di decreto che prevede, con uno stanziamento di 150 milioni di euro nel 2023, l’istituzione di due figure professionali dedicate una a sviluppare la personalizzazione dell’istruzione nelle Scuole secondarie di II grado e l’altra a concretizzare l’attività di orientamento: il docente tutor e il docente orientatore. Ecco i tratti principali del provvedimento, che dopo il confronto di ieri sarà sottoposto al parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione.

Il decreto va nella direzione di una scuola che faccia emergere i talenti di ogni studente innescando un percorso virtuoso, volto anche al superamento delle difficoltà frutto di diseguaglianze di natura sociale e territoriale e favorendo le scelte consapevoli per il percorso di studi e di lavoro.

Nello specifico, a partire dall’anno scolastico 2023/2024, il docente tutor avrà il compito di coordinare e sviluppare le attività didattiche a favore di una personalizzazione dell’istruzione nelle classi terze, quarte e quinte delle secondarie di secondo grado, favorendo il recupero per i ragazzi che manifestano maggiori difficoltà e consentendo a quelli che hanno particolari talenti di potenziarli. Il docente orientatore dovrà invece favorire le attività di orientamento per consentire ai ragazzi di fare scelte in linea con le loro aspirazioni, potenzialità e progetti di vita, nella consapevolezza dei diversi percorsi di studi e/o di lavoro e della varietà di offerte dei territori, del mondo produttivo e universitario. Un approccio, questo, che deve avvenire nel rispetto dell’autonomia dei singoli istituti, degli studenti e delle loro famiglie.

Un modello di scuola virtuoso – ha detto Valditara – deve mettere in luce i talenti di ogni singolo studente.  Per questo, con un significativo stanziamento di risorse, come Ministero abbiamo deciso di puntare su figure professionali specializzate che saranno adeguatamente formate, selezionate e pagate.  Il tutto in un confronto costante con le parti sindacali”.

I 150 milioni di euro previsti come dotazione iniziale per l’anno 2023 sono destinati a remunerare le circa 40.000 figure di docente tutor a cui vanno ad aggiungersi quelle di docente orientatore, una per ogni istituto scolastico; saranno distribuiti nelle scuole in maniera proporzionale al numero degli studenti delle classi terze, quarte e quinte delle secondarie di secondo grado (anno scolastico 2023/2024). Saranno poi le scuole a organizzare il servizio nella loro autonomia.

Le istituzioni scolastiche inoltre potranno accedere ai finanziamenti derivanti dal PNRR e dal PON per remunerare attività didattiche di potenziamento sulle discipline e attività innovative per l’orientamento. Le azioni già previste nel PNRR, che saranno oggetto nei prossimi giorni di riparto tra tutte le istituzioni scolastiche, ammontano a circa 600 milioni, con particolare riferimento all’orientamento verso le discipline STEM e con metodologie innovative, alle quali si aggiungono le attività che riguardano l’orientamento come misura di contrasto alla dispersione scolastica, per un importo di ulteriori 1,5 miliardi di euro. Le scuole potranno utilizzare anche le risorse del PON della nuova programmazione 2021-2027 per remunerare attività extracurricolari sull’orientamento didattico per circa 300 milioni.

REQUISITI PER LA FORMAZIONE

Il Ministero comunicherà a ogni istituto il numero minimo di docenti tutor da formare attraverso un percorso definito sull’apposita piattaforma in collaborazione con INDIRE (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa), che avrà la durata di 20 ore e che si concluderà con un esame.

LA CONTRATTAZIONE D’ISTITUTO

Ciascuna scuola, nell’ambito della sua autonomia, individuerà i docenti che parteciperanno alle 20 ore di formazione, preferibilmente nell’ambito di coloro che sono in possesso di alcuni requisiti indicati dal decreto ministeriale, e definisce mediante contrattazione integrativa d’istituto i relativi compensi.

In coerenza con le linee guida sull’orientamento varate prima di Natale 2022, questo è il primo passo di un percorso di sempre maggiore personalizzazione della didattica che coinvolgerà nei prossimi anni tutte le scuole secondarie di primo e secondo grado.

Orientamenti interculturali

Scuola, UNICEF: quasi 2.500 iscritti per l’Officina dedicata agli Orientamenti Interculturali organizzata con il Ministero dell’Istruzione e del Merito 

23 marzo 2023 – Oggi, nell’ambito delle Officine UNICEF, si è svolto l’incontro tematico organizzato dall’UNICEF Italia con il Ministero dell’Istruzione e del Merito“Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunne e alunni provenienti da contesti migratori” che ha visto una nutrita partecipazione di quasi 2.500 iscritti.L’incontro ha avuto come focus la presentazione e la discussione del Documento ministeriale, elaborato dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni e l’educazione interculturale, che innova le precedenti linee-guida sul tema.

“Il tema dell’Intercultura interessa molti aspetti della vita di ognuno di noi e rappresenta il nostro sguardo verso il mondo che cambia. Cambiamenti rapidi che spesso richiedono risposte altrettanto veloci ed efficaci, tanto più nel mondo della scuola dove sempre più spesso un approccio interculturale è fondamentale nella formazione dei bambini e dei giovani in Italia, soprattutto quando parliamo di minorenni provenienti da contesti migratori, perché la scuola di oggi ha bisogno di essere inclusiva, per tutti e tutte, senza alcuna discriminazione” – ha dichiarato Carmela Pace, Presidente dell’UNICEF Italia. “Ringrazio il Ministero dell’Istruzione e del Merito per la disponibilità ad organizzare insieme questo momento di informazione e formazione comune e tutti i rappresentanti del mondo dell’associazionismo e delle Organizzazioni”.

I lavori sono stati aperti dalla Presidente dell’UNICEF Italia, Carmela Pace e dalla Dirigente dell’Ufficio IV, Direzione generale per lo studente, Ministero dell’Istruzione e del Merito Clelia Caiazza; Vinicio Ongini, Direzione generale per lo studente, Ministero dell’Istruzione e del Merito ha presentato il documento di indirizzo del Ministero; Daniela Marrocchi, Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha parlato dell’importanza del sistema educativo 0-6 anni; Graziella Favaro, Coordinamento nazionale centri interculturali, ha trattato il tema: l’Italiano come L2, plurilinguismo e diversità linguistica. A conclusione della prima parte dell’Officina, l’intervento di Italo Fiorin, Università Lumsa di Roma, sul tema educazione civica, cittadinanza, nuove generazioni.

Nella seconda parte dell’incontro si è tenuta una tavola rotonda in cui si è discusso delle esperienze dell’Associazionismo e delle Organizzazioni in Italia con gli interventi di Daunia De Luca, Coordinatrice dell’Ufficio Scuola e Università, UNICEF Italia; Giuseppe Lococo, Protection Associate, UNHCR Representation for Italy, the Holy See and San Marino; Sarah Martelli, Country Coordinator a.i, National Response in Italy, UNICEF Regional Office for Europe and Central Asia; Antonia Labonia, Presidente, Gruppo nazionali Nidi e Infanzia e Viviana Neri, Coordinatrice Consulta Educazione, Forum Permanente del Terzo settore. L’incontro è stato moderato da Laura Baldassarre, Responsabile Advocacy Istituzionale dell’UNICEF Italia.